1
Husserl
La filosofia come scienza rigorosa
2 La fenomenologia: caratteri La fenomenologia: caratteri fondamentali di un movimento di fondamentali di un movimento di pensiero pensiero
La fenomenologia è una forma di
La fenomenologia è una forma di
rigorizzazione della filosofia che cerca di
rigorizzazione della filosofia che cerca di
riorganizzare la conoscenza sulla base di
riorganizzare la conoscenza sulla base di
evidenze certe e apodittiche (= logicamente
evidenze certe e apodittiche (= logicamente
necessarie, secondo l’uso kantiano del
necessarie, secondo l’uso kantiano del
termine)
termine)
In tal senso riprende lo spirito della riflessione
In tal senso riprende lo spirito della riflessione
moderna e cartesiana contro ogni forma di
moderna e cartesiana contro ogni forma di
irrazionalismo.
irrazionalismo.
3
I precursori della fenomenologia:
I precursori della fenomenologia:
Bernhard Bolzano (1781-1848)
Bernhard Bolzano (1781-1848)
Nel suo testoNel suo testo La dottrina della scienza La dottrina della scienza BolzanoBolzano elabora la elabora la dottrina della
dottrina della proposizione in sé e della e della verità in séverità in sé. .
►La La primaprima enuncia un significato logico che non dipende dal enuncia un significato logico che non dipende dal
fatto che esso venga espresso o pensato.
fatto che esso venga espresso o pensato.
►La La secondaseconda riguarda la validità di una proposizione che riguarda la validità di una proposizione che
rimane vera a prescindere dal fatto che sia pensata o
rimane vera a prescindere dal fatto che sia pensata o
espressa.
espressa.
Insomma c’ è un mondo logico e oggettivo di significati
Insomma c’ è un mondo logico e oggettivo di significati
(come per es. il principio di non contraddizione)
(come per es. il principio di non contraddizione)
assolutamente
assolutamente indipendenteindipendente dalle condizioni dalle condizioni soggettivesoggettive
del conoscere.
del conoscere.
4
I precursori della fenomenologia:
I precursori della fenomenologia:
Franz Brentano (1838-1917)
Franz Brentano (1838-1917)
► Nella sua Nella sua Psicologia da un punto di vista empirico Psicologia da un punto di vista empirico
Brentano afferma il carattere
Brentano afferma il carattere intenzionaleintenzionale della della coscienza (da
coscienza (da intentiointentio, concetto scolastico che allude al , concetto scolastico che allude al fatto che un termine o un concetto significa sempre
fatto che un termine o un concetto significa sempre
qualcos’
qualcos’altroaltro da sé). Per Brentano i da sé). Per Brentano i fenomeni psichici fenomeni psichici si si differenziano da quelli
differenziano da quelli fisicifisici per essere intenzionali, cioè per essere intenzionali, cioè per riguardare sempre qualcos’altro da sé. I fenomeni
per riguardare sempre qualcos’altro da sé. I fenomeni
psichici si distinguono in
psichici si distinguono in rappresentazionerappresentazione (l’oggetto è (l’oggetto è puramente presente),
puramente presente), giudiziogiudizio (l’oggetto è affermato o (l’oggetto è affermato o negato), il
negato), il sentimentosentimento (l’oggetto è amato o odiato). (l’oggetto è amato o odiato).
Intentio (tendere a…)
Soggetto(psiche umana) Oggetto – meta del Tendere dell’intentio
5
Le domande di Husserl
Le domande di Husserl
La filosofia husserliana è attraversata dalle
La filosofia husserliana è attraversata dalle
seguenti domande:
seguenti domande:
► Che cosa vediamo effettivamente quando Che cosa vediamo effettivamente quando
gettiamo il nostro sguardo sulla realtà?
gettiamo il nostro sguardo sulla realtà?
►Che cosa ci si mostra?Che cosa ci si mostra?
►Quali evidenze si impongono?Quali evidenze si impongono?
►Che tipo di esseri riempiono il nostro Che tipo di esseri riempiono il nostro
sguardo?
sguardo?
6
La passione per l’evidenza
La passione per l’evidenza
Husserl vuole raggiungere l’evidenza certa di
Husserl vuole raggiungere l’evidenza certa di
come la realtà si offra alla nostra coscienza –
come la realtà si offra alla nostra coscienza –
la quale non pone essa stessa la realtà – e
la quale non pone essa stessa la realtà – e
per fare ciò ritiene che si debba vedere in
per fare ciò ritiene che si debba vedere in
modo diverso il rapporto che instauriamo
modo diverso il rapporto che instauriamo
con essa:
con essa:
No:
No: noi realtà Come ciascuno esterno all’altro, e ciascuno successivamente da unire all’altro nel rapporto conoscitivo
Sì: noi realtà Come ciascuno originariamente in rapporto con l’altro.
7
Io come “apertura”
Io come “apertura”
IO realtà io Spazio aperto,braccia spalancate che permettono alle cose di
manifestarsi nella loro evidenza
Ciò che viene incontro all’io che si impone e riempie quell’apertura
8 8
Gli esordi psicologistici di Husserl
Gli esordi psicologistici di Husserl
Husserl, allievo del filosofo-psicologo Brentano, ha però
Husserl, allievo del filosofo-psicologo Brentano, ha però
interessi anche nell’ambito della
interessi anche nell’ambito della matematicamatematica (è stato a (è stato a Berlino allievo di Weierstrass). Uno dei suoi primi
Berlino allievo di Weierstrass). Uno dei suoi primi
importanti lavori è la
importanti lavori è la Filosofia dell’aritmetica Filosofia dell’aritmetica (1891). Qui, (1891). Qui, cercando una chiarificazione filosofica della matematica
cercando una chiarificazione filosofica della matematica
pura, giunge alla conclusione che per comprendere i
pura, giunge alla conclusione che per comprendere i
concetti che stanno alla base della matematica, occorre
concetti che stanno alla base della matematica, occorre
individuare i fenomeni concreti da cui essi sono astratti e
individuare i fenomeni concreti da cui essi sono astratti e
chiarire la natura di questa astrazione
chiarire la natura di questa astrazione. Insomma per . Insomma per capire un concetto come il numero non si può far altro
capire un concetto come il numero non si può far altro
che conoscere la
che conoscere la dinamica psicologicadinamica psicologica mediante la quale mediante la quale noi dalle cose astraiamo questo concetto.
noi dalle cose astraiamo questo concetto.
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9 9
Il numero è qualcosa di fisico o
Il numero è qualcosa di fisico o
psichico?
psichico?
Se non si trova negli oggetti reali, l’origine del numero
Se non si trova negli oggetti reali, l’origine del numero
deve trovarsi in un
deve trovarsi in un atto psichicoatto psichico. Ma allora riflettendo . Ma allora riflettendo su questo atto dovrei trovare il numero come concetto.
su questo atto dovrei trovare il numero come concetto.
Ma il concetto del
Ma il concetto del collegare, collegare, che sarebbe l’essenza che sarebbe l’essenza dell’atto psichico del numerare, esprime il significato
dell’atto psichico del numerare, esprime il significato
profondo di 1-2-3 etc.? Oppure nel collegare si trovano
profondo di 1-2-3 etc.? Oppure nel collegare si trovano
già come suoi contenuti 1-2-3 etc.?
già come suoi contenuti 1-2-3 etc.?
Husserl è insoddisfatto della sua spiegazione. A questo
Husserl è insoddisfatto della sua spiegazione. A questo
punto interviene la critica di Frege alla sua
punto interviene la critica di Frege alla sua Filosofia Filosofia dell’aritmetica.
dell’aritmetica.
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La critica di FREGE
La critica di FREGE
Friedrich Ludwig Gottlob Frege (1848 – 1925) grande
Friedrich Ludwig Gottlob Frege (1848 – 1925) grande
matematico, logico e filosofo tedesco rileva che Husserl
matematico, logico e filosofo tedesco rileva che Husserl
ha una concezione ingenua del numero giacché «una
ha una concezione ingenua del numero giacché «una
descrizione dei processi mentali che precedono
descrizione dei processi mentali che precedono
l’enunciazione di un giudizio numerico non può mai,
l’enunciazione di un giudizio numerico non può mai,
anche se esatta, sostituire una vera determinazione del
anche se esatta, sostituire una vera determinazione del
concetto di numero. Non potremo mai invocarla per la
concetto di numero. Non potremo mai invocarla per la
dimostrazione di qualche teorema, né apprenderemo da
dimostrazione di qualche teorema, né apprenderemo da
essa alcuna proprietà dei numeri.
essa alcuna proprietà dei numeri. La psicologia ci La psicologia ci restituisce giudizi di fatto, mentre la matematica
restituisce giudizi di fatto, mentre la matematica
tratta giudizi universali e oggettivi
tratta giudizi universali e oggettivi».».
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11 11
IL NUMERO…
IL NUMERO…
Il numero deriverebbe dall’atto psichico del
Il numero deriverebbe dall’atto psichico del
“collegare assieme”, cioè della creazione di
“collegare assieme”, cioè della creazione di
un aggregato di oggetti con cui la nostra
un aggregato di oggetti con cui la nostra
coscienza li “intende assieme” o li
coscienza li “intende assieme” o li
comprende in uno a prescindere dai loro
comprende in uno a prescindere dai loro
caratteri peculiari. Esso non si trova negli
caratteri peculiari. Esso non si trova negli
oggetti reali, ma nella mente che forma
oggetti reali, ma nella mente che forma
l’aggregato.
l’aggregato.
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…
…
TUTTAVIA…
TUTTAVIA…
Se Se ioio enuncio il giudizio 2+2=4, poi lo fa enuncio il giudizio 2+2=4, poi lo fa un’altra un’altra
persona
persona (un bambino), poi un’(un bambino), poi un’altra ancoraaltra ancora, abbiamo , abbiamo tre tre stati mentali differenti
stati mentali differenti, tre atti differenti diversi da persona , tre atti differenti diversi da persona a persona, ma un’
a persona, ma un’unica “verità” unica “verità” che non cambia a che non cambia a seconda che al risultato si sia giunti attraverso il
seconda che al risultato si sia giunti attraverso il
pallottoliere o con un veloce calcolo mentale. Capire come
pallottoliere o con un veloce calcolo mentale. Capire come
si arriva mentalmente, quali siano i processi psichici che
si arriva mentalmente, quali siano i processi psichici che
sono coinvolti nel contare e nel fare operazioni con i
sono coinvolti nel contare e nel fare operazioni con i
numeri non serve a nulla per giustificare il fatto che 2+2=4
numeri non serve a nulla per giustificare il fatto che 2+2=4
oppure che il quadrato costruito sull’ipotenusa è uguale alla
oppure che il quadrato costruito sull’ipotenusa è uguale alla
somma dei quadrati costruiti sui cateti
somma dei quadrati costruiti sui cateti. Queste verità sono . Queste verità sono tali sia che io le capisca, sia che non le capisca, sia che io
tali sia che io le capisca, sia che non le capisca, sia che io
le colga subito sia che mi serva del tempo
le colga subito sia che mi serva del tempo..
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Oltre lo psicologismo
Oltre lo psicologismo
Accogliendo la critica di Frege e approfondendo le
Accogliendo la critica di Frege e approfondendo le
analisi di Bolzano, Husserl si forma la convinzione che
analisi di Bolzano, Husserl si forma la convinzione che
le leggi logiche sono
le leggi logiche sono rigorosamente universali rigorosamente universali e e necessarie e non possono dipendere da leggi
necessarie e non possono dipendere da leggi
psicologiche, le quali, essendo generalizzazioni
psicologiche, le quali, essendo generalizzazioni
ottenute per induzione, non sono affatto necessarie.
ottenute per induzione, non sono affatto necessarie.
I fatti di coscienza appaiono e scompaiono, mentre la
I fatti di coscienza appaiono e scompaiono, mentre la
verità è eterna, cioè è
verità è eterna, cioè è un’idea sovratemporaleun’idea sovratemporale. Per . Per es. tale è il principio di non-contraddizione, la cui
es. tale è il principio di non-contraddizione, la cui
validità non dipende dal sentimento di certezza che
validità non dipende dal sentimento di certezza che
accompagna la sua formulazione: piuttosto è la sua
accompagna la sua formulazione: piuttosto è la sua
verità apodittica a generare questo sentimento.
verità apodittica a generare questo sentimento.
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14 14
Oggetti ideali
Oggetti ideali
I numeri, arriva così a dire Husserl, non I numeri, arriva così a dire Husserl, non
appartengono al mondo fisico, ma
appartengono al mondo fisico, ma
nemmeno a quello psichico, così come
nemmeno a quello psichico, così come
tutti i concetti formali della logica. Essi non
tutti i concetti formali della logica. Essi non
sono oggetti reali, concreti ed esterni, ma
sono oggetti reali, concreti ed esterni, ma
oggetti ideali
oggetti ideali, cioè contenuti astratti , cioè contenuti astratti della coscienza:
della coscienza:
io
io Oggetto id.
realtà
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15 15
Oggetti ideali 2
Oggetti ideali 2
Gli oggetti ideali, come i numeri e le proposizioni logiche, Gli oggetti ideali, come i numeri e le proposizioni logiche,
non sono né atti psichici, né oggetti fisici (mutevoli,
non sono né atti psichici, né oggetti fisici (mutevoli,
diversi a seconda dello spazio e del tempo) ma sono
diversi a seconda dello spazio e del tempo) ma sono
contenuti della ragione
contenuti della ragione, cioè oggetti attraverso cui le , cioè oggetti attraverso cui le cose sono pensabili, ma che
cose sono pensabili, ma che non prendono parte alla non prendono parte alla modificabilità e al divenire delle cose esistenti
modificabilità e al divenire delle cose esistenti. . Attraverso la proposizione 2+2=4 posso indicare la
Attraverso la proposizione 2+2=4 posso indicare la
somma di due gruppi di due oggetti, qualunque sia il
somma di due gruppi di due oggetti, qualunque sia il
loro stato e la loro condizione, a prescindere dalla loro
loro stato e la loro condizione, a prescindere dalla loro
concretezza fattuale e al fatto che questi nel tempo
concretezza fattuale e al fatto che questi nel tempo
possono deteriorarsi o cambiare di aspetto. Tale
possono deteriorarsi o cambiare di aspetto. Tale
proposizione sarà valida per qualunque somma di due
proposizione sarà valida per qualunque somma di due
gruppi di due oggetti in eterno.
gruppi di due oggetti in eterno.
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Le Ricerche logiche
Le Ricerche logiche
(1900-1901: 1° vol.: Prolegomeni ad una logica pura; 2° vol.: Sei
(1900-1901: 1° vol.: Prolegomeni ad una logica pura; 2° vol.: Sei
ricerche sulla fenomenologia e la teoria della conoscenza)
ricerche sulla fenomenologia e la teoria della conoscenza)
Dopo avere definito i numeri e le Dopo avere definito i numeri e le
proposizioni della logica, Husserl vuole
proposizioni della logica, Husserl vuole
approfondire i suoi fondamenti al fine di
approfondire i suoi fondamenti al fine di
costruire una
costruire una dottrina della scienzadottrina della scienza, cioè di , cioè di
dare rigore a tutte le scienze. Queste
dare rigore a tutte le scienze. Queste
ultime sono ciascuna
ultime sono ciascuna un corpo di un corpo di proposizioni vere collegate in unità
proposizioni vere collegate in unità
sistematiche tramite connessioni
sistematiche tramite connessioni
inferenziali tra i loro contenuti
inferenziali tra i loro contenuti..
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La logica e le scienze
La logica e le scienze
La logica stabilisce le
La logica stabilisce le regole a priori per le quali regole a priori per le quali i nessi tra i concetti della scienza sono da
i nessi tra i concetti della scienza sono da
ritenersi veri
ritenersi veri (p. es. se un corpo è esteso non (p. es. se un corpo è esteso non può ritenersi al tempo stesso inesteso per il
può ritenersi al tempo stesso inesteso per il
principio di non contraddizione). Cercare la verità
principio di non contraddizione). Cercare la verità
della scienza in base ai suoi principi logici supremi
della scienza in base ai suoi principi logici supremi
ci consente di essere più consapevoli del suo
ci consente di essere più consapevoli del suo
valore di verità a prescindere dalla maestria con
valore di verità a prescindere dalla maestria con
cui noi manipoliamo i dati empirici e costruiamo
cui noi manipoliamo i dati empirici e costruiamo
teorie esatte.
teorie esatte.
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18 18
L’idea di una logica pura
L’idea di una logica pura
La logica, come disciplina sganciata dai dati di
La logica, come disciplina sganciata dai dati di
fatto, determina le condizioni ideali di
fatto, determina le condizioni ideali di
possibilità di una scienza intesa come teoria.
possibilità di una scienza intesa come teoria.
In generale nella conoscenza vi è
In generale nella conoscenza vi è
1)
1) un aspetto un aspetto realereale: il darsi di fatto degli atti : il darsi di fatto degli atti
psichici;
psichici;
2)
2) un aspetto un aspetto idealeideale, in cui bisogna , in cui bisogna
prescindere dai dati psichici per giungere ad
prescindere dai dati psichici per giungere ad
una conoscenza valida in modo universale e
una conoscenza valida in modo universale e
necessario.
necessario.
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19 19
Aspetti noetici e puramente
Aspetti noetici e puramente
logici della conoscenza
logici della conoscenza
1)1) Sono chiamate NOETICHE quelle Sono chiamate NOETICHE quelle capacità di capacità di
comprendere proposizioni vere e
comprendere proposizioni vere e
deduzioni
deduzioni che il soggetto possiede (non che il soggetto possiede (non puramente reali come l’avere un cervello, ma
puramente reali come l’avere un cervello, ma
in qualche modo ideali come proprietà della
in qualche modo ideali come proprietà della
soggettività pensante sebbene ancora legate
soggettività pensante sebbene ancora legate
ad una dimensione psichicamente fattuale).
ad una dimensione psichicamente fattuale).
2)
2) Sono PURAMENTE LOGICHE le Sono PURAMENTE LOGICHE le proposizioni proposizioni
vere stesse
vere stesse che non si basano sul soggetto che non si basano sul soggetto ma sulla verità in sé del contenuto della
ma sulla verità in sé del contenuto della
conoscenza.
conoscenza.
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20 20
La verità è ciò che è
La verità è ciò che è
Riguardo al secondo aspetto, Husserl dice che i principi sono ciò
Riguardo al secondo aspetto, Husserl dice che i principi sono ciò
che sono, sia che li comprendiamo o no. Non dipende da noi la
che sono, sia che li comprendiamo o no. Non dipende da noi la
loro validità, ma dalla loro validità dipende il fatto che noi li
loro validità, ma dalla loro validità dipende il fatto che noi li
comprendiamo.
comprendiamo.
ESSI SONO LE CONDIZIONI OBIETTIVE
ESSI SONO LE CONDIZIONI OBIETTIVE
IDEALI DELLA POSSIBILIT
IDEALI DELLA POSSIBILITÀÀ DI CONOSCENZA DI CONOSCENZA La logica si occupa di queste condizioni come di contenuti non
La logica si occupa di queste condizioni come di contenuti non
empirici ma formali.
empirici ma formali.
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21 21
Tre tipi di contenuti
Tre tipi di contenuti
1)
1) Quelli primitivi – verità, concetto, proposizione, Quelli primitivi – verità, concetto, proposizione,
inferenza, premessa, conseguenza etc.
inferenza, premessa, conseguenza etc.
2)
2) Quelli corrispondenti ai concetti che indicano le Quelli corrispondenti ai concetti che indicano le
diverse modalità in cui si presenta un
diverse modalità in cui si presenta un
contenuto logico – oggetto, stato di cose,
contenuto logico – oggetto, stato di cose,
unità, pluralità, relazione, connessione etc.
unità, pluralità, relazione, connessione etc.
3)
3) Quelli relativi alle forme connettive elementari Quelli relativi alle forme connettive elementari
con cui i concetti primitivi possono collegarsi
con cui i concetti primitivi possono collegarsi
fra loro: soggetto-predicato;
fra loro: soggetto-predicato;
congiunzione-disgiunzione; ipotesi etc.
disgiunzione; ipotesi etc.
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22
Come si conoscono questi oggetti?
I concetti, oggetto di conoscenza valida, vengono PRESENTIFICATI nel soggetto come
ESSENZE
in un processo che viene da H. chiamato IDEAZIONE ADEGUATA
E vanno così a formare lo scheletro logico delle scienze (dimodoché la logica risulta essere la scienza di tutte le scienze).
23
La connessione tra gli oggetti ideali
e gli atti psichici
• Nel secondo volume delle Ricerche logiche è studiato il rapporto fra le essenze ideali degli oggetti logici e i dati di fatto psichici e reali.
IL MEDIATORE TRA I DUE è IL LINGUAGGIO.
L’essenza, cioè l’oggetto logico, è colto e si manifesta nell’espressione linguistica.
24
Il linguaggio
• Il linguaggio si configura come una serie di segni, nati dai rapporti sociali, che è convenzionalmente correlata a determinati significati. Le espressioni del linguaggio possono perdere nella comunicazione la loro univocità e diventare equivoche (p. es. con la parola calcio posso intendere sia il gioco, sia l’elemento chimico) e il linguaggio può alludere, quando si comunica, non al suo significato proprio, quanto allo stato d’animo del parlante (quando si parla a suocera perché nuora intenda, per es.). Quindi per utilizzare il linguaggio in un senso propriamente conoscitivo è necessario depurarlo dalle incrostazioni nate dalla comunicazione e dalla sua equivocità, per
limitarlo alla sua funzione ESPRESSIVA che riguarda ciò che
esso significa, cioè il puro contenuto logico di cui si può affermare la verità o falsità.
• Tramite questa operazione si passa propriamente da dati di fatto psichici a contenuti logici ideali.
25
Fenomenologia dei vissuti
Ciò che ci consente di descrivere le esperienze specifiche in cui vengono colti i contenuti logici e in cui li si esprime linguisticamente in concetti e significati è una FENOMENOLOGIA DEI VISSUTI
Ossia un’indagine su ciò che io vivo, sull’oggetto di un mio vissuto che mi si offre alla riflessione e, in quanto mi si offre, è FENOMENO.
26
Il vissuto fondamentale: la visione
dell’essenza
Vissuto di primaria importanza è’ quello dell’intuizione
categoriale o visione/intuizione dell’essenza. Vi sono due tipi
di intuizione:
1)Sensibile – ha struttura semplice e si identifica con la percezione sensibile come atto psichico RIVOLTO alla cosa esterna che ci appare in un sol colpo non appena su di essa cade il mio sguardo – p. es. (1) questo rosso che io vedo qui ed ora e che scompare se giro lo sguardo; p. es. (2) il libro sopra un tavolo; 2)Categoriale: ha struttura complessa e si fonda sulla percezione sensibile COGLIENDONE LA STRUTTURA ESSENZIALE O IDEALE – p. es. (1) il rosso universale come essenza del colore rosso; p. es. (2) l’essere sopra del libro rispetto al tavolo come struttura logica di tutto ciò che è sopra qualcos’altro.
La prima riguarda un oggetto esterno, la seconda riguarda …
27
L’intuizione categoriale o visione
d’essenza
• … LA MESSA IN FORMA LOGICA della percezione sensibile come strutturazione OGGETTIVA di ciò che è primariamente esperito.
In tal modo, a motivo di questo processo di
derivazione del categoriale dal sensibile,
i contenuti raggiunti possono riapplicarsi al sensibile, determinando al tempo stesso la condizione ideale della scienza.
28
Kant e Husserl
• Quest’idea di un elemento categoriale che si applica al sensibile è del tutto simile alle operazioni kantiane dell’intelletto sulla sensibilità tuttavia, dice Husserl, non vi è un intelletto puro – completamente separato dalla sensibilità – ma un intelletto in cui l’oggetto della percezione sensibile è un
correlato intenzionale necessario che
permette la strutturazione logica dei dati sensibili.
29
Kant e Husserl 2
• Ciò significa che non esiste un’intuizione sensibile che mi presenta dei dati assolutamente scollegati fra loro ai quali io applico una categoria (per esempio un tavolo e il colore giallo ai quali applico la categoria “essere” arrivando a dire “il tavolo è giallo”), ma che già nell’intuizione sensibile emerge una strutturazione logica del fenomeno in quanto esso mi presenta, rispetto al mio campo percettivo pieno di oggetti, l’emergere di un oggetto che si differenzia dagli altri (il tavolo) e l’appartenenza del colore giallo a questo oggetto. Il giudizio logico semplicemente esplicita queste relazioni scegliendole tra le altre che si presentano nelle mie possibilità di conoscenza, e dà loro la forma logica del giudizio S è P.
30
Il carattere specifico della logica
• La logica è data da un atto puramente categoriale, nel senso che essa prescinde dai contenuti sensibili, che sono arbitrariamente sostituiti da simboli algebrici («Il tavolo è giallo» con «S è P»). A questo punto l’intuizione appare puramente categoriale, cioè sembra offrire contenuti di pensiero assolutamente disgiunti dalla sensibilità cui essi si riferiscono, anche se in fondo ogni contenuto logico si desume dall’autostrutturazione logica dei materiali sensibili.
31
Kant e Husserl
intelletto sensibilità coscienza Percez sens Intuiz categoriale intenzionalità sussunzione arete-consulenzafilosofica.it32
Il vissuto intuitivo
Il vissuto intuitivo è
• SIA ciò che si identifica con il
contenuto dell’intuizione categoriale
(cioè la cosa stessa - Zu den
Sachen selbst – alle cose stesse, è
motto dell’intera fenomenologia);
• SIA l’atto del vivere la conoscenza,
cioè l’atto conoscitivo in sé.
33
Dall’oggetto al soggetto
Come questo «in sé» della datità logica giunge ad apprensione nella conoscenza, ridiventando così “soggettivo”?
Indagando questo problema si passa
propriamente dalla logica alla
fenomenologia.
Che studia la datità non solo dei vissuti della logica MA DI QUELLI DI QUALUNQUE
OGGETTO.
34
L’intenzionalità
L’analisi di ciò che è soggettivo nella conoscenza, cioè della coscienza, porta con sé lo studio dell’intenzionalità.
La coscienza è da identificarsi con il vissuto
intenzionale, cioè quel vissuto che si riferisce ad
un oggetto secondo qualche modalità: nei vissuti intenzionali.
Un oggetto è inteso cioè vi è un tendere ad esso nella modalità della rappresentazione, del giudizio, del desiderio etc.
35
Il rapporto intenzionale
• Non è dato dalla coesistenza di due cose separate (io-soggetto e oggetto) che poi entrerebbero in relazione
MA
è un fenomeno unitario: se la coscienza vive il riferimento intenzionale ad un oggetto, CON CIÒ STESSO l’oggetto si rende intenzionalmente presente.
36
Intenzionalità come fenomeno
unitario
Dunque l’intenzionalità è quel fenomeno unitario – né fisico né psichico, ma trascendentale - per il quale la coscienza è sempre in riferimento a qualcos’altro da sé.
L’atto intenzionale non si dirige su ciò che è REALMENTE il contenuto proprio, bensì al suo SIGNIFICATO. Siamo nell’ambito in cui abbiamo a che fare ancora con oggetti
del pensiero, con oggetti, ma solo in quanto sentiti e
pensati, non in quanto oggetti esterni. Tutto ciò che abbiamo detto (sensibilità, intuizione categoriale etc.) riguarda l’esperienza, ciò che la coscienza vive, non essendo posto ancora il problema della corrispondenza tra ciò che la coscienza vive e la realtà esterna alla coscienza.
37
Qualità e materia
• Nel vissuto si distinguono
1) qualità: a seconda che si tratti di
ricordo,
dubbio,
desiderio
o
rappresentazione;
2) materia: il contenuto e il significato
ideale dell’oggetto cui si riferiscono il
ricordo,
il
dubbio
o
la
rappresentazione.
38
La fenomenologia pura o
trascedentale
L’interpretazione del concetto di vissuto fin qui data da H. non sembra rigorosamente distinta da ciò che dall’inizio ha individuato negli atti psichici soggettivi. Nelle
IDEE PER UNA FENOMENOLOGIA PURA E UNA FILOSOFIA FENOMENOLOGICA
(1913)
egli cerca di risolvere questo problema.
39
Una teoria della conoscenza
diversa dalla psicologia
• Si tratta di andare oltre tutti i residui psicologistici e trovare una facoltà universale e necessaria che ci parli non del conoscere di Tizio o Caio ma del conoscere in sé: non un dato di fatto ma
un’ essenza. La fenomenologia è scienza
di tali essenze che, certo, parte da fenomeni reali,
MA RIDOTTI TRASCENDENTALMENTE
40
Riduzione eidetica
• Riprendendo le ricerche logiche, la prima parte delle Idee (primo volume) rielabora il discorso sull’intuizione categoriale. Essa avviene per riduzione eidetica che permette la “trasformazione” dell’intuizione sensibile in un vedere “eidetico” attraverso quella che H. chiama variazione eidetica.
La variazione eidetica
• Parlando di variazione eidetica H. non fa altro che rielaborare la dottrina dell’intuizione categoriale delle Ricerche logiche. Quest’ultima è visione di essenze nella loro forma logica e invariabile. Allo stesso modo la variazione eidetica ci permette di giungere alla struttura invariante di un fenomeno, cioè a quanto appartiene per essenza a quel fenomeno a prescindere dai vari modi in cui esso di volta in volta ci si presenta.
41 arete-consulenzafilosofica.it
42
Variazione eidetica
Ecco un esempio di un processo di variazione eidetica:
Nel caso si voglia individuare l’essenza del SUONO, bisogna riprodurre la percezione di un suono in condizioni diverse (variazione) di esperibilità per trovare ciò che, se venisse meno, determinerebbe il venir meno del percepito stesso, cioè del suono in quanto tale (p.es. la durata in questo caso fa parte dell’essenza del suono).
43
E il soggetto?
I vissuti così esperiti – CIOÈ I FENOMENI NELLA LORO ESSENZA - rimangono vissuti di una coscienza umana empirica e quindi condizionata da tutto ciò che di fatto influenza l’uomo in quanto ente naturale e psichico. Sono sempre io in quanto soggetto empirico, reale, qui ed ora, che vivo e percepisco un fenomeno. La mia stessa coscienza è un evento come tutti gli altri, rimane “qualcosa” che potrebbe non esserci cioè non ha i caratteri di indubitabilità e certezza che sono richiesti ad una conoscenza vera e certissima.
•
La riduzione trascendentale
Per superare questa condizionatezza è necessaria una
RIDUZIONE TRASCENDENTALE
per giungere alla coscienza come fenomeno
IRREALE O TRASCENDENTALE O
IDEALE.
44 arete-consulenzafilosofica.it
45
Epoché
Ciò avviene attraverso l’epoché fenomenologica che consiste in una
SOSPENSIONE O MESSA FRA PARENTESI DELL’ATTEGGIAMENTO NATURALE (tesi
naturale)
il quale dà per scontati un mondo esistente di cose, di beni e di valori, cioè l’intera realtà esterna alla coscienza ed anche la coscienza come fatto empirico (tutto insomma: sia io sia il mondo potremmo non esistere).
46
Messa fra parentesi
• L’epoché mette tra parentesi tutto quanto trascende la coscienza e anche l’idea “naturale” che la coscienza sia un fatto psichico
(non che il mondo smetta di esistere, ma tutto quanto costituisce il presupposto del mio rapporto con il mondo mi obbligo a non usarlo nella mia riflessione sulla conoscenza).
47
Dubbio
• Quindi per me tutto ciò che
costituisce la realtà esterna è
soggetto a dubbio. Ma dunque
dubitando di tutto il mondo dubito
anche
della
mia
esistenza
empirica.
Residuo fenomenologico
• Ciò che rimane dopo il dubbio è il fatto che dubito: tutto può essere incerto, ma non la coscienza che dubita (e, dubitando, dubita sempre di qualcosa: intenzionalità). Dunque la riduzione trascendentale elimina tutto ma lascia un residuo: qualcosa rimane e ciò che rimane è la coscienza che si rivolge a qualcosa, che compie un atto. Tale coscienza è un puro sguardo meditante che si rivolge al mondo.
48 arete-consulenzafilosofica.it
49
Coscienza e psiche
Dopo l’epoché la coscienza deve apparire ESCLUSIVAMENTE come un lato del rapporto conoscitivo senza una connotazione reale.
Essa non corrisponde alla mia o alla tua psiche e agli atti singoli che la psiche compie, ma con la
forma del pensare in sé, con la capacità
trascendentale - cioè relativa al pensare a prescindere da chi concretamente pensa - di conoscere intenzionalmente oggetti.
50
Coscienza e psiche: Husserl e
Cartesio
• Husserl avverte che la riduzione cartesiana altro non fu che una riduzione psicologica, in quanto frutto di una semplice introspezione. Il vero passo in avanti, secondo Husserl, sarà l'attuazione della riduzione fenomenologica trascendentale. «Se io mi attengo puramente a ciò che capita al mio sguardo meditante, mediante la libera epoché rivolta all'essere del mondo dell'esperienza, è allora un fatto significativo che io con il mio vivere rimango intatto nel mio valore di essere, comunque stia poi la cosa riguardo all'essere e al non-essere del mondo o comunque io mi possa decidere al riguardo. Quest‘ io che mi rimane necessariamente in virtù di tale epoché e la vita dell'io [sein Ich-leben] non costituiscono un pezzo del mondo, sicché dire "io sono, ego cogito" voglia dire: io, quest'uomo qui, sono. Né, di più, io sono colui il quale si ritrova nell'esperienza naturale di sé come uomo; io non sono l'uomo che si trova nella limitazione astrattiva al puro stato interiore dell'esperienza di sé puramente psicologica e che scopre la sua propria e pura mens sive animus sive intellectus, non sono nemmeno un'anima che coglie se stessa separatamente.» Qui Husserl precisa ancora che gli esseri umani, percepiti alla maniera di Cartesio, non sono che gli oggetti delle scienze, dalla biologia all'antropologia, non esclusa la psicologia. Al contrario, l'epoché esclude totalmente il mondo dal dominio del giudizio. La riduzione trascendentale "attinge" «il suo senso intero ed il suo valor d'essere, quello che esso ha per me, da me in quanto io trascendentale».
• (Meditazioni cartesiane -1931) .
51
Carattere fenomenale del
trascendente
• Tutto ciò che invece trascende la coscienza risulta essere come un fenomeno: il trascendente ha un carattere “fenomenale”. Esso cioè appare come un oggetto che si offre alla coscienza
Dobbiamo pensare a noi stessi, prima dell’epoché, come ad un teatro in cui noi siamo immersi.
52
Il teatro della coscienza
In tale teatro quotidiano noi eliminiamo (mettiamo tra parentesi) via via tutti gli oggetti, il pubblico, le sedie, la scenografia, le
tende, i lampadari etc.: li sospendiamo, facciamo epoché da essi.
Che cosa ne risulta?
1) la coscienza intenzionale come pura scena, come puro scenario in cui si danno le cose, come vivere o come vissuto che vive qualcosa. Ciò appare come l’assoluto di cui in ogni caso non si può fare a meno come CONDIZIONE DI POSSIBILITÀ DELLA MANIFESTAZIONE DI TUTTE LE TRASCENDENZE MONDANE
2) gli oggetti trascendenti come ciò che si rappresenta in questo vivere, i quali però appaiono, dopo la loro riduzione eidetica, come pure essenze, o fenomeni.
53
Dopo l’epoché
La coscienza è coscienza pura liberata dall’empirico, è coscienza trascendentale come condizione di possibilità della manifestazione di tutte le trascendenze mondane.
Dunque l’essenza della coscienza quando conosce l’oggetto è di essere
NOESI (teatro) il cui oggetto è un NOEMA (il
contenuto degli atti con cui noi pensiamo le cose).
54
Noesi e noema
• Il noema è il correlato
OGGETTIVO della noesi
• La noesi è il correlato
SOGGETTIVO del noema
I mondi possibili non sono che
correlati di modificazioni
eideticamente possibili dell’idea di
coscienza esperiente.
55
La costituzione della cosa
• Le ricerche sopra questo argomento ambiscono a mostrare le modalità in cui la coscienza intenziona e “legge” i vari oggetti (la cosa materiale, quella spirituale, la psiche). Tali ricerche sono state pubblicate in parte nelle Meditazioni
cartesiane (1931) in parte nel secondo
volume delle Idee per una fenomenologia
pura e una filosofia fenomenologica
comparso postumo.
56
Come si dà la cosa?
La cosa – qui parliamo in particolare di quella materiale – si offre alla coscienza in una serie di vissuti, cioè non in un solo atto ma in molteplici. P. es. un cubo non è colto nella sua totalità, ma in una serie di adombramenti, cioè in una sua faccia, poi nel luogo in cui è posto, poi, se gli giro attorno, in un’altra faccia, poi in una determinata luce e così via. In tutti questi vissuti, nel loro FLUSSO, il cubo però mi appare come UNA SOLA COSA. Se io lo colgo come una stessa cosa deve intervenire allora una sorta di SINTESI.
57
Sintesi formale
• La sintesi, da un punto di vista formale è data dalla COSCIENZA DEL TEMPO. Cioè i vissuti della cosa si danno alla coscienza sempre in un ordine di successione che determina l’idea di tempo in noi. L’ordine dei vissuti istituisce un ordine anche nei loro oggetti noematici, per cui ogni apparizione del nostro cubo ha una sua temporalità.
58
Sintesi materiale
• A differenza di Kant esiste però anche una
sintesi materiale che dipende dal
contenuto stesso di ciò che si manifesta. In ogni percezione esterna i lati propriamente percepiti contengono indicazioni circa i lati intenzionati in maniera ancora secondaria, non ancora percepiti, ma solo anticipati nel modo dell’ASPETTAZIONE come lati che poi VENGONO alla percezione.
59
Sintesi materiale 2: la sintesi
passiva
• Il lato percepito impone dunque l’aspettazione
di un altro lato, il quale, una volta percepito,
richiama il vissuto con cui avevamo percepito il primo e ne annuncia un altro ancora in base al contenuto di ciò che appare (un lato del cubo ha un modo di apparire del tutto analogo ad un altro lato). L’associazione analogica dei contenuti
(cioè in virtù della loro somiglianza) dà luogo a quella che H. chiama
SINTESI PASSIVA
60
Che cosa succede nella conoscenza (cioè come la coscienza trascendentale legge il mondo)?
1) Dubbio sul mondo (epoché);
2) Residuo fenomenologico: coscienza
trascendentale cioè noesi + contenuto del pensiero cioè noema;
Non so se il mondo esterno esiste. Ho solo a mia disposizione una coscienza intenzionale che pensa i suoi contenuti.
61
Che cosa succede? 2
I contenuti di coscienza mi appaiono dati sensibilmente in un’intuizione sensibile che me ne restituisce una struttura logico-categoriale. Io non so se il tavolo che percepisco esista realmente fuori di me ma non posso dubitare di percepire un tavolo. Il tavolo percepito (noema) è un
FENOMENO indubitabile. Sul tavolo
posso formulare un giudizio categoriale.
62
Che cosa succede? 3
• Come lo formulo? I miei atti scorrono sull’oggetto (presunto esistente) tavolo scoprendone via via aspetti diversi. Ogni aspetto che conosco si ricollega ad uno conosciuto in precedenza grazie all’analogia e al rimando che vi sono tra i vari aspetti di un identico tavolo (sintesi passiva). Ciò genera l’attesa (sintesi formale, tempo) che l’aspetto successivo confermi gli aspetti precedenti. Questa attesa viene confermata o delusa dalle successive percezioni dell’oggetto (per esempio mi si conferma che è un tavolo dal fatto che avvicinandomi scopro che la sua parte superiore è piana e non concava come un lettino per bambini).
Che cosa succede 4
• Così io posso formulare un giudizio certo seppur limitato ai dati che ho appreso nella mia esperienza conoscitiva:
“X è Y: questo oggetto è un tavolo” poiché ho potuto appurare che ha una certa estensione, colore, forma etc. anche se molti aspetti possono non essere entrati nel mio campo percettivo perché non li ho presi di mira (intenzionati) o perché mi sono sfuggiti per le loro caratteristiche (p. es. una scheggiatura piccolissima di un suo spigolo).
63 arete-consulenzafilosofica.it
64
Il corpo
Nella conoscenza che ho del mio tavolo il mio corpo vivo è un mezzo molto importante perché attraverso il mio corpo mi sono mosso e ho potuto verificare tutti gli aspetti dell’oggetto. Il corpo infatti è lo strumento di qualsiasi
percezione ma è anche CIÒ RISPETTO A CUI si danno tutti i contenuti nella loro relazione spaziale. E’ il punto
zero in base al quale ci si orienta spazialmente. Esso ci permette di collocarci in una posizione tale da poter percepire gli oggetti. Dunque svolge una funzione trascendentale
Il corpo è Leib, corpo vivo, sentito dall’interno (cfr. il concetto non husserliano di propriocezione), soggetto di motivazioni, decisioni etc., mentre in quanto oggetto fra gli oggetti si qualifica come Koerper.
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Ma la cosa esiste realmente?
• Abbiamo detto che il dato di sensazione è
assolutamente certo: nessuno può
smentire che io percepisco qualcosa se lo sto percependo. Ciò che viene percepito
è il fenomeno, cioè la cosa come si manifesta alla coscienza. Ma tale cosa è
veramente la cosa stessa? È l’oggetto esterno? Oppure l’oggetto esterno, come diceva Hume, può non esistere?
66
Sì, la cosa esterna esiste
realmente
• La credenza nell’esistenza della cosa non nasce da un’abitudine irrazionale (Hume), ma dal fatto che le attese che di volta in volta nascono dal suo presentarsi alla coscienza, vengono via via riempite da una sequenza coerente di percezioni. Cioè se io guardo il mio tavolo, ho via via delle attese sui lati che non vedo, che vengono riempite in modo coerente al concetto di tavolo. Scopro che ha 4 “gambe”, un ripiano, che vi è appoggiato il mio pc, che è un corpo solido, pesante, resistente, colorato etc., il tutto in modo da formare coerentemente proprio l’oggetto tavolo, mentre se si deformasse o scomparisse e riapparisse, il decorso percettivo mi suggerirebbe che è un’allucinazione e che ho esagerato con il Barbera.
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L’intersoggettività trascendentale
• Per mezzo di una MIA opera di riduzione trascendentale giungo alla coscienza
trascendentale come condizione di
possibilità della conoscenza. Se è così, IO sono la condizione di possibilità della conoscenza? Da ciò non risulterebbe un solipsismo, sebbene trascendentale?
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L’IO aperto agli ALTRI
• In realtà l’Io è costitutivamente aperto agli altri IO proprio all’interno dei suoi vissuti. In essi infatti appare un corpo fenomenologicamente simile al mio con cui il mio Io EMPATIZZA. Ciò significa che, intuendo nei miei vissuti un corpo simile al mio, io trasferisco ad esso le medesime caratteristiche del mio corpo vivo. La riduzione trascendentale e il suo risultato, la coscienza trascendentale, dunque non sono solo mie ma appannaggio di tutti. L’oggetto quindi si costituisce in modo da tener sempre presente la dimensione dell’INTERSOGGETTIVITÀ.
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L’oggetto come lo vediamo NOI
• Ciò significa che anche l’altro opera le mie medesime sintesi percettive, ma da un altro punto di vista di cui io sempre tengo conto. Così
ciò che io vedo diventa una sintesi di ciò che vedo io e di ciò che vede lui e la cosa vista
nella mia percezione implica anche i dati di cui vengo a conoscenza grazie alla percezione dell’altro, garantendo ancor più il suo carattere di verità e di adeguamento alla cosa stessa.
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La filosofia e il suo compito
La filosofia e il suo compito
(
(La filosofia come scienza rigorosaLa filosofia come scienza rigorosa - 1911) - 1911)
L’obiettivo ultimo della ricerca gnoseologica L’obiettivo ultimo della ricerca gnoseologica
di H. trascende tale problematica “tecnica”.
di H. trascende tale problematica “tecnica”.
Per lui il rigore filosofico ha la finalità di
Per lui il rigore filosofico ha la finalità di
giungere ad un
giungere ad un criterio di vita etico-religiosa criterio di vita etico-religiosa
razionalmente fondata e regolata da pure
razionalmente fondata e regolata da pure
norme razionali. Come mai le scienze, che pur
norme razionali. Come mai le scienze, che pur
perseguono un analogo rigore, non hanno
perseguono un analogo rigore, non hanno
raggiunto una simile meta?
raggiunto una simile meta?
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La crisi delle scienze europee (1936)
La crisi delle scienze europee (1936)
Le scienze europee scontano una crisi Le scienze europee scontano una crisi
riguardante il senso della loro scientificità,
riguardante il senso della loro scientificità,
cioè la perdita di coscienza dello scopo ultimo
cioè la perdita di coscienza dello scopo ultimo
del fare scienza. Il rigore scientifico così ha
del fare scienza. Il rigore scientifico così ha
finito per condurre ad una ricerca su puri fatti,
finito per condurre ad una ricerca su puri fatti,
che non risulta in grado di fondare una vita
che non risulta in grado di fondare una vita
razionale e diventa fine a se stessa.
razionale e diventa fine a se stessa.
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L’autolimitazione della ragione
L’autolimitazione della ragione
La ragione scientifica alla ricerca dell’esattezza
La ragione scientifica alla ricerca dell’esattezza
più precisa ha limitato il campo dell’indagine
più precisa ha limitato il campo dell’indagine
razionale ai puri fatti
razionale ai puri fatti
MA “LE MERE SCIENZE DI FATTI CREANO
MA “LE MERE SCIENZE DI FATTI CREANO
MERI UOMINI DI FATTO”
MERI UOMINI DI FATTO”
Anche se in origine la scienza nasce dalla
Anche se in origine la scienza nasce dalla
filosofia come ambizione alla conoscenza
filosofia come ambizione alla conoscenza
razionale e universale della totalità dell’essere.
razionale e universale della totalità dell’essere.
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La matematizzazione della natura
La matematizzazione della natura
Alle origini della crisi sta la matematizzazione
Alle origini della crisi sta la matematizzazione
galileiana della natura che ha comportato
galileiana della natura che ha comportato
un aumento dell’esattezza
un aumento dell’esattezza
MA ANCHE
MA ANCHE
l’esclusione dall’indagine di tutto ciò che è
l’esclusione dall’indagine di tutto ciò che è
QUALITATIVO: sia le qualità secondarie e soggettive
QUALITATIVO: sia le qualità secondarie e soggettive
dei corpi, sia tutta la sfera dei v
dei corpi, sia tutta la sfera dei valori etico, estetico-alori etico, estetico-culturali
culturali che influenzano in modo decisivo la ns. che influenzano in modo decisivo la ns. esistenza. Tutto ciò è confinato dalla scienza
esistenza. Tutto ciò è confinato dalla scienza
matematizzante nella sfera del SOGGETTIVO
matematizzante nella sfera del SOGGETTIVO arete-consulenzafilosofica.it
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Matematica e mondo della vita
Matematica e mondo della vita
La struttura delle scienze matematiche si è
La struttura delle scienze matematiche si è
dunque imposta sulla sfera della nostra
dunque imposta sulla sfera della nostra
esperienza quotidiana
esperienza quotidiana
IL MONDO DELLA VITA
IL MONDO DELLA VITA
escludendola dall’interesse come sfera pre ed
escludendola dall’interesse come sfera pre ed
extrascientifica.
extrascientifica.
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Galileo, Euclide e il mondo della vita
Galileo, Euclide e il mondo della vita
Tuttavia la base su cui Galileo ha fondato la sua scienza è la
Tuttavia la base su cui Galileo ha fondato la sua scienza è la
geometria euclidea che a sua volta ha avuto origine
geometria euclidea che a sua volta ha avuto origine
nell’astrazione e nella progressiva idealizzazione della
nell’astrazione e nella progressiva idealizzazione della
forma percepita nel mondo immediatamente intuitivo, cioè
forma percepita nel mondo immediatamente intuitivo, cioè
prescientifico.
prescientifico.
Anche Euclide alla fine elabora un modello che deve
Anche Euclide alla fine elabora un modello che deve
servire a CAPIRE MEGLIO quel mondo della vita che
servire a CAPIRE MEGLIO quel mondo della vita che
costituisce il suo orizzonte esistenziale concreto. La scienza
costituisce il suo orizzonte esistenziale concreto. La scienza
galileiana perde il legame con tale orizzonte e limita la
galileiana perde il legame con tale orizzonte e limita la
conoscenza alle sole forme astratte del modello euclideo.
conoscenza alle sole forme astratte del modello euclideo.
Qui sta la sua grave e decisiva dimenticanza.
Qui sta la sua grave e decisiva dimenticanza.
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Il fine della storia umana
Il fine della storia umana
Capire il senso del
Capire il senso del gesto originario che ha dato gesto originario che ha dato origine alle scienze
origine alle scienze, significa anche capire il compito , significa anche capire il compito che esse devono mantenere, che allude proprio alla
che esse devono mantenere, che allude proprio alla fondazione razionale dell’esistenza
fondazione razionale dell’esistenza nella sua nella sua interezza, basata su un’interpretazione complessiva
interezza, basata su un’interpretazione complessiva
della totalità dell’essere.
della totalità dell’essere.
Tale fine ci è tramandato dalla storia della riflessione
Tale fine ci è tramandato dalla storia della riflessione
scientifica.
scientifica.
Come nel caso della scienza, in ogni ambito della nostra
Come nel caso della scienza, in ogni ambito della nostra
vita culturale noi dobbiamo essere consapevoli di stare
vita culturale noi dobbiamo essere consapevoli di stare
dentro una tradizione storico spirituale che ci tramanda
dentro una tradizione storico spirituale che ci tramanda
un scopo da raggiungere
un scopo da raggiungere..
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Il fine universale della tradizione
Il fine universale della tradizione
filosofica
filosofica
La tradizione filosofica è però speciale. Non solo
La tradizione filosofica è però speciale. Non solo
ci tramanda il più alto dei fini ma si occupa
ci tramanda il più alto dei fini ma si occupa
specificamente di indagare la qualità e la
specificamente di indagare la qualità e la
plausibilità razionale dei fini delle singole
plausibilità razionale dei fini delle singole
tradizioni culturali, compreso quello della stessa
tradizioni culturali, compreso quello della stessa
tradizione filosofica.
tradizione filosofica. In altri termini, essa ci In altri termini, essa ci tramanda un compito CRITICO
tramanda un compito CRITICO dal quale far dal quale far emergere il movimento storico di rivelazione
emergere il movimento storico di rivelazione
della ragione universale.
della ragione universale.
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Autocritica filosofica
Autocritica filosofica
Un esempio di autocritica della tradizione
Un esempio di autocritica della tradizione
filosofica, risiede nell’individuazione dell’esito
filosofica, risiede nell’individuazione dell’esito
della matematizzazione galileiana della natura:
della matematizzazione galileiana della natura:
la nascita di un dualismo tra mondo fisico delle
la nascita di un dualismo tra mondo fisico delle
cose corporee e mondo psichico privato di una
cose corporee e mondo psichico privato di una
reale autonomia dal mondo naturale. Tale
reale autonomia dal mondo naturale. Tale
dualismo trova la sua formulazione in Cartesio e
dualismo trova la sua formulazione in Cartesio e
nella sua teoria circa la
nella sua teoria circa la res extensares extensa e la e la res res cogitans
cogitans..
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L’errore di Cartesio… e di Kant
L’errore di Cartesio… e di Kant
La La res cogitans res cogitans cartesiana tuttavia rimane un residuo di mondo cartesiana tuttavia rimane un residuo di mondo
naturale, in quanto riguarda il mio
naturale, in quanto riguarda il mio io empiricoio empirico inteso inteso psicologicamente.
psicologicamente.
Kant arriverà a determinare le condizioni di possibilità della Kant arriverà a determinare le condizioni di possibilità della
conoscenza, ma per lui esse risiedevano in un
conoscenza, ma per lui esse risiedevano in un intelletto puro intelletto puro che non riceveva nulla dalla sensibilità, ma anzi che “metteva”
che non riceveva nulla dalla sensibilità, ma anzi che “metteva”
le sue categorie nel sensibile (in tal senso la sensazione forniva
le sue categorie nel sensibile (in tal senso la sensazione forniva
solo il materiale, mentre la forma proveniva sempre da
solo il materiale, mentre la forma proveniva sempre da
strutture a priori). Viceversa per Husserl la soggettività
strutture a priori). Viceversa per Husserl la soggettività
trascendentale riceve il proprio contenuto dalla percezione
trascendentale riceve il proprio contenuto dalla percezione
sensibile e non si limita ad un a-priori puro ed esclusivamente
sensibile e non si limita ad un a-priori puro ed esclusivamente
matematizzante, bensì cerca
matematizzante, bensì cerca l’essenza ideale l’essenza ideale che PROVIENE che PROVIENE dal sensibile e dalle sue qualità
dal sensibile e dalle sue qualità
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Il mondo della vita
Il mondo della vita
Vi Vi sono due modi di pensare il mondo della vitasono due modi di pensare il mondo della vita1) “il riferimento al mondo che ci è dato nell’intuizione come
1) “il riferimento al mondo che ci è dato nell’intuizione come fondamento fondamento dimenticato dell’indagine scientifica
dimenticato dell’indagine scientifica essenzialmente relativo alla essenzialmente relativo alla diversità dei singoli soggetti che fanno esperienza e in grado di generare, a
diversità dei singoli soggetti che fanno esperienza e in grado di generare, a
partire da questo criterio, le diverse tradizioni storico-culturali.
partire da questo criterio, le diverse tradizioni storico-culturali.
2) quel mondo di esperienze che, malgrado la loro relatività, hanno
2) quel mondo di esperienze che, malgrado la loro relatività, hanno
un’
un’omogeneità di fondoomogeneità di fondo, un’identità di strutture portanti che non sono , un’identità di strutture portanti che non sono relative alle singole culture, ma sono comuni a tutti gli uomini e
relative alle singole culture, ma sono comuni a tutti gli uomini e
permettono loro di comprendersi.
permettono loro di comprendersi.
L’ontologia del mondo della vita ha il compito di individuare tali strutture
L’ontologia del mondo della vita ha il compito di individuare tali strutture
essenziali e l’ultima parte della
essenziali e l’ultima parte della Crisi delle scienze europeeCrisi delle scienze europee è dedicata a tale è dedicata a tale nuovo compito per la fenomenologia.
nuovo compito per la fenomenologia.
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