Sant’Agostino e la scoperta della
libertà
L’etica
L’etica è quella disciplina filosofica che intende
produrre delle valutazioni razionali dei
comportamenti umani. Dunque essa è scienza
della valutazione e dell’orientamento del
comportamento, scienza che ha a che fare da un
lato con le azioni che compiamo e dall’altro con
il nostro giudizio sulle medesime azioni.
La libertà e le azioni
Le azioni possono essere considerati degli eventi oggettivi (accade che tizio fa x e y) oppure come
elementi che scaturiscono da un precisa intenzionalità (il soggetto tizio è all’origine dell’azione x e y). In questo secondo caso emerge la domanda non solo sulla qualità oggettiva dell’azione (se migliora la situazione esistente o se la peggiora) ma anche sulla possibilità del soggetto di attribuirsela come propria e risponderne. Se è
possibile domandarsi in che misura un soggetto può rispondere delle sue azioni, deve entrare nell’ambito della ricerca il problema della libertà.
Libertà di fare o non fare
• E’ evidente infatti che se uno è chiamato a rispondere di ciò che fa, ciò avviene perché poteva anche non farlo. E se poteva non farlo è del tutto lecito domandare: «Perché lo hai fatto?». La libertà di fare o non fare è dunque un prerequisito necessario alla valutazione di un’azione. Il giudizio cambia perché l’azione non è solo “qualcosa che avviene” ma è un nostro prodotto, dunque vanno considerati non solo gli effetti, ma anche le circostanze soggettive che l’hanno generata, che entrano a determinare la sua valutazione. La
circostanza soggettiva fondamentale è la volontà che è presupposta libera, dunque un’azione sarà più o meno lodevole o biasimevole in base alla sua volontarietà (per esempio, molto banalmente, uno stesso omicidio è valutato in modo diverso a seconda che sia per legittima difesa, preterintenzionale o premeditato).
Che cosa è la libertà?
• E’ molto difficile dare una definizione di questo
concetto che non sia operativa, cioè provvisoria e
fornita al solo scopo di poter ulteriormente
progredire nella ricerca per giungere solo alla fine
ad un idea adeguata.
• Possiamo abbozzare in via preliminare:
“la libertà coincide con una mancanza di fattori che
possano determinare in modo ineludibile il
compimento o l’omissione di un gesto, oppure la
scelta di compiere il gesto x invece che il gesto y
più o meno differente da x”.
Premesse e conseguenze
• Dunque se le premesse di un’azione possono essere considerate le condizioni soggettive e oggettive che immediatamente nel tempo e contiguamente nello spazio la precedono, libertà significa che da tali
premesse possono seguire, tramite la mediazione del soggetto agente, indeterminatamente le
conseguenze x o y più o meno reciprocamente diverse e alternative.
Esempio
• Tizio è su una barca in un mare in tempesta (condizione oggettiva), è spaventato e ferito,
desidera ovviamente salvare la pelle (condizione soggettiva), può buttarsi in mare e raggiungere la spiaggia a nuoto, se ce la fa, oppure rimanere
aggrappato ad una fune che gli consente di restare a bordo, in attesa che il mare divenga meno mosso (se non affonda prima). Egli decide: si butta e si salva.
Domanda
• Era Tizio libero di buttarsi o no? Si può pensare che in quelle condizioni tutti sarebbero stati necessariamente spinti a buttarsi e dunque Tizio ha fatto semplicemente ciò che non poteva non fare; oppure si può pensare
che di fronte all’alternativa, ha valutato sapendo di poter fare l’una e l’altra cosa, e poi ha scelto facendo prevalere alcune considerazioni o sentimenti o
speranze, su altre. In questo secondo caso le
circostanze non hanno determinato la sua azione, ma il buttarsi ha avuto la sua prima origine nella volontà,
stante anche la possibilità contraria che pure avrebbe potuto esser fatta valere.
Dunque…
• E’ libera quell’azione non stabilita a priori dalle
circostanze, in relazione alla quale un
osservatore esterno delle stesse circostanze
non potrebbe in alcun modo prevedere con
certezza il compiersi dell’azione.
La riflessione sulla libertà
• Il tentativo di pensare la libertà può dirsi antico quanto l’uomo: ogni legge, consuetudine,
educazione, regime politico, presuppone una qualche nozione di libertà, almeno per quel che riguarda la
lode del merito e il biasimo del torto. Tuttavia le
preoccupazioni di tale pensiero sono state per lo più pratiche, si è quasi sempre cercato di determinare quali dovessero essere le conseguenze della libertà umana e quindi delle azioni che ne discendono,
Nella nostra civiltà
• Nella nostra civiltà il pensiero originario dei Greci, del quale siamo eredi (non sempre all’altezza), ha
considerato la libertà prevalentemente secondo quell’indirizzo pratico- politico che tende a vederla come prerequisito della vigenza di leggi e di sanzioni. Da un punto di vista religioso è sembrato invece
nutrire seri dubbi sulla totale disponibilità delle nostre azioni e delle loro conseguenze: la tragedia greca pone la libertà umana in irresolubile contrasto con un fato pre-determinato, al quale neppure gli dei possono ribellarsi.
Nella filosofia
• Nella filosofia la ricerca dei primi grandi
protagonisti del pensiero sembra essere
orientata ad individuare le leggi del cosmo,
sentite come il naturale contesto dove una
vita sensata poteva essere vissuta. Di qui il
sostanziale disinteresse per i problemi più
specificamente etico-antropologici, almeno
fino a Socrate e ai sofisti.
Socrate e i sofisti
• Socrate e i sofisti invece tralasciano le
questioni fisico-cosmologiche, per rivolgersi
all’indagine dell’uomo. Tale questione li
accomuna ma li separa profondamente la
soluzione data alla questione antropologica.
I sofisti
Per i sofisti un contesto di generale inconoscibilità della natura profonda delle cose e dell’uomo conduceva ad affermare l’apertura di un ventaglio molto ampio di possibilità all’azione umana, che però veniva
“pagato” con la loro indifferenza etica (relativismo). La conseguenza è che l’uomo sofista appare libero, ma gli è precluso il senso ultimo della sua libertà, essendogli del tutta ignota la direzione positiva o negativa verso cui le sue azioni tendono.
Socrate
• Per Socrate al contrario è necessario stabilire che cosa sia la virtù e orientarsi ad essa perché la vita umana abbia un
significato assoluto (che può anche andare oltre la morte dell’individuo, come il filosofo stesso ha testimoniato).
Tuttavia il sapere relativo alla virtù, non appena sia raggiunto, obbliga in qualche modo l’azione. Infatti nessuno, dice lui, che sappia dove stia il bene, compie coscientemente il male.
Questa forma di intellettualismo etico, dove i valori una volta conosciuti obbligano come delle leggi di natura, elude il
problema della libertà e inaugura uno stile filosofico che sarà fatto proprio dal più grande degli allievi di Socrate, Platone.