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Giorgio Manganelli, Estrosità rigorose di un consulente letterario, a cura di Salvatore Silvano Nigro, Milano, Adelphi, 2016. [Recensione]

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Sinestesieonline

PERIODICO QUADRIMESTRALE DI STUDI SULLA LETTERATURA E LE ARTI SUPPLEMENTO DELLA RIVISTA «SINESTESIE»

ISSN 2280-6849

«Sinestesieonline» - N. 18 - Anno 5 - Dicembre 2016 www.rivistasinestesie.it

Antonio D’Ambrosio

G

IORGIO

M

ANGANELLI

, Estrosità rigorose di un consulente

letterario, a cura di Salvatore Silvano Nigro, Milano,

Adelphi, 2016, pp. 332, € 15

Abstracts

Nel ripercorrere le tappe dell’avventura editoriale di Giorgio Manganelli, il libro curato da Nigro presenta le lettere che l’autore ha scambiato con gli addetti delle case editrici con cui ha collaborato (Garzanti, Einaudi, Mondadori, Rizzoli, Adelphi) e i giudizi “e-strosi” che in questa lunga militanza ha avanzato sui testi italiani e inglesi, in vista di una eventuale pubblicazione.

Runningthrough the steps of the editorialadventure of Giorgio Manganelli, the book edited by Nigropresents the letters the authorexchanged with the employees of the publishinghouses he worked with (Garzanti, Einaudi, Mondadori, Rizzoli, Adelphi) and the “whimsical” opinions he proposed in this long militancy on italian and englishtexts, in view of an eventualpublica-tion.

Parole chiave

editoria – letteratura italiana – letteratura inglese – lettura editoriale - Manganelli

Contatti

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All’attività editorialesvolta da Giorgio Manganelli ha finalmente reso giustizia Sal-vatore Silvano Nigro pubblicando per Adelphi Estrosità rigorose di un consulente

let-terario, una raccolta della corrispondenza che lo scrittore milanese intrattenne con gli

addetti delle case editrici e dei giudizi relativi alla pubblicazione o meno di testi inglesi e italiani.

La militanza editoriale di Manganelli comincia nel 1961, quando per Garzanti ini-zia a valutare in curiose schede di lettura lapubblicabilità dei libri che le redazioni ro-mana e meneghina gli sottopongono. Tali schede costituisconoquello che Nigro ha de-finitoun «diario di lettura», «un grande esercizio critico, e una scuola di studiosa minu-zia e di esattezza» (p. 290). Ma nel 1964 il rapporto con Garzanti iniminu-zia a incrinarsi, quando Feltrinelli pubblica la sua opera prima, Hilarotragedia, che riscuote un gran-successo. E Manganelli sente il bisogno di giustificarsi con l’editore presso cui lavora-va, adducendo come scusa il fatto che il libro appena uscito era «largamente sperimen-tale», che poco si addiceva alla politica garziantiana.

Ad accogliere Manganelli sarà Einaudi, insieme a quella grande «guarnigione» composta tra gli altri da Fossati, Davico Bonino, Ponchiroli e Calvino, suoi principali interlocutori. Gli attenti occhi del giudice einaudiano, dall’ottobre 1964 al febbraio 1975,passano al vaglio numerose prove di traduzione dall’inglese, la cui accettazione o il cui rifiuto sono sempre debitamente giustificati.

L’avventura più coinvolgente di questo periodo è la direzione, con Sanguineti e Davico Bonino, della serie italiana della «Ricerca letteraria», che vedrà Manganelli occuparsi, oltre alla scelta dei testi, anche della veste grafica che ogni libro deve indos-sare.

L’attenzione alla produzione italianasi travaserà anche nella «Biblioteca di Scrittori Italiani» della Fondazione Pietro Bembo-Ugo Guanda Editore, che mira-va a fornire una nuomira-va lettura della «nostra letteratura, una lettura che si allontani dagli schemi, affascinanti ma riduttivi, di un De Sanctis o di Croce»; a «restituire alla letteratura italiana certi caratteri che le sono propri: in primo luogo la lettera-rietà»; una collana «che unisca testi trascurati o dimenticati a testi noti letti in mo-do nuovo, che restituisca la congruità letteraria intera della nostra letteratura» (pp. 18-19).

Quando i rapporti con la Casa torinese scemano, Manganelli si rivolge a Sere-ni, direttore letterario della Mondadori, che già voleva sottrarre il consulente a Ei-naudi, e pertanto si adopera per rendergli disponibile uno spazio sulla rivista «E-poca» insieme ad altri contratti di consulenza. Ma l’esperienza mondadoriana dura poco, fino al novembre del ’72. Passa di nuovo a via Biancamano, quindi a Rizzo-li che lo accolse come autore e giornaRizzo-lista, riappropriandosi dell’originario ruolo di consulente solo nell’88 presso Adelphi.

Manganelli è stata unapersonalità davvero versatile, capace di adattarsi a diffe-renti ambienti lavorativi e di rispondere energicamente alle loro diverse esigenze. Con un savoirfaire unico. Il titolo da questa angolazione è azzeccatissimo: le opi-nioni sui testi sono davvero estrose, originali, a tratti anche bizzarre, ma manife-stanoun rigore da professore. Ad esempio:

«[…] Ableman,Vac:l’autore sostiene che “Vac” vale vacuum e vacation. Forse possia-mo suggerire un’altra accezione. Di rado tanta fatica lessicale e sintattica è stata sprecata

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per un testo prospettivamente destinato ad “Amica”» (lettera a Fossati del 22/09/1968, p. 73).

E talvolta i suoi «sì» arrivano del tutto inaspettati: «West of Suez di Osborne è cosa di rara bruttezza, di una goffa opacità moralistica; lo trovo repellente. Pub-blichiamolo» (lettera a Fossati del 24/01/1977, p. 97).

Insomma, si tratta di una raccolta di opinioni adatta non solo agli studiosi di edito-ria e letteratura, ma anche a chi voglia lavorare o già lavori nella redazione di una casa editrice: il confronto con il maestro Manganelli può solo che far bene.

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