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Per un dialogo libero in Europa – Quadrimestrale internazionale di Pedagogia direttore scienti!co supervisore scienti!co-editoriale direttore responsabile segretario di redazione Napoli “Federico II”), Cristina Ispas (Università “Eftimie Murgu, Reşiţa – Romania), Emilio Lastrucci
università “G. d’Annunzio”,
Chieti-nunzio”, ChietiLUMSA Caltanissetta-na)Presidente nazionale APEI, Palermo segretario di redazione
Michele Borrelli
Serio, Viale della Libertà, 33 – 87028 PRAIA A MARE (Cosenza).
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EMILIO LASTRUCCI 5
IL DISCORSO DI FINE ANNO 2018
DI SERGIO MATTARELLA 14 MEDIA/EDUCATION: INFORMAZIONE, COMUNICAZIONE, EDUCAZIONE PARLANDO AI GIOVANI. DI GIUSEPPE SERIO 18 DI ROSA GRAZIA ROMANO 25 DI MONICA DI CLEMENTE 42 DI FIORELLA PAONE 49 DI FRANCO BLEZA 57 DI EMILIO LASTRUCCI 67 DI GREGORIO PRISCO 95 DI ANGELA PASCALE 105 » 118 DI ROCCO ARTIFONI 121 » 124 » 150 » 153 » 159
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La Pedagogia accademica in Italia è stata coltivata per cinquant’anni quasi esclusivamente nei Magisteri, Facoltà un po’particolari istituite come tali nel 1935 dal ministro De Vecchi, su istituzioni preesistenti. In mezzo secolo di onorevolissimo servizio, quella Facoltà atipica, alla quale si potevano immatricolare anche coloro che avevano un anno di meno di scuola secondaria, ha dato un’eccellente formazione iniziale a direttori didattici, ispettori tecnici della scuola, professori di varie materie, dalle Lettere alle Lingue alla Geogra!a alle Scienze Umane, e ha anche fatto a tempo a laureare quelli che sarebbero stati i primi Pedagogisti di professione. Questo non signi!cava che la Pedagogia avesse una vocazione o un clinamen verso la scuola, specie verso alcuni particolari settori della scuola, né che non fosse una scienza sociale al pari delle altre.
Ci vuole parecchio lavoro di esegesi e anamnesi per avviare almeno la comprensione di quali dif!coltà spaventose si siano evocate ai primi anni ’90 quando caddero le restrizioni suddette e si trattava di riprogettare la Facoltà e la didattica erogata per formare professionisti sociali, e anche scolastici, in una prospettiva più generale che è quella propria della Pedagogia dalle sue origini, dalla Grecia Classica e dai So!sti. E pure, anche la Pedagogia internazionale dell’ultimo secolo ed oltre era lì a fornire le idee e i metodi, i nostri affezionati lettori lo sanno e ancora troveranno testimonianza che speriamo probanti anche in questo numero. Certo, il prezzo pagato a qualche decennio di durissima egemonia neoidealistica, decenni di Gap rispetto alla Pedagogia internazionale, non si sarebbe scontato facilmente, e l’apertura al pluralismo nel secondo dopoguerra è stata all’insegna del disordine e della mescolanza tra i massimi Pedagogisti a lungo ignorati dai più in Italia a tutta una varietà di personaggi meritevoli per l’impegno in campo educativo in senso lato, ma privi di una sintesi teorica speci!camente pedagogica originale. Diremmo, in questo caso correttamente, molti educatori e ben pochi Pedagogisti; quegli “educatori” senza teoria alle spalle che servirono ad alimentare la confusione e non facilitarono il necessario discernimento.
Ma che ancora un quarto di secolo fa, e per certi versi anche oggi, si seguiti ad alimentare confusione in materia è decisamente grave. La nuova strutturazione accademica inglobava coerentemente lo scolastico, con la consapevolezza che anche i problemi scolastici non si potevano più risolvere, se mai lo si era potuto prima,
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per linee interne della scuola, bensì nell’inquadramento di teorie e procedure pedagogiche generali, sociali e professionali.
La legge 205/2017 ci ha dato la sanzione normativa. Ma quando avremo un corpo di Pedagogisti in esercizio, libero professionali oppure dipendenti o in convenzione, come abbiamo Psicologi, Avvocati, Architetti, Farmacisti, Assistenti sociali e via elencando?
Noi proviamo a fare la nostra parte, testimoniando che cosa signi!chi essere Pedagogista e come si possa esercitare questa antica professione a base scienti!ca di dif!cile riemersione recente. Dif!cile, quanto evidentemente necessaria: non v’è chi non veda che se c’è un’emergenza sociale non risolta e non affrontata, e sempre in via di peggioramento, è l’emergenza educativa.
Cominciamo con la dott.ssa Monica Di Clemente che i nostri lettori hanno già avuto modo di conoscere e d’apprezzare. Essa ci presenta il suo lavoro, testimoniando che cosa sia un Pedagogista, come Consulente Pedagogista del Consultorio Familiare A. Ge Onlus di Ortona (CH). è titolo che evoca ef!cacemente il lavoro fatto e la sua importanza, un progetto di Screening sullo sviluppo del linguaggio e della comunicazione. Non sarà super!uo segnalare che la Dottoressa Magistrale è anche Educatrice di Nido.
Altra testimonianza, di importanza analoga e altrettanto probante, ci è offerta dalla Ph.D. Fiorella Paone, Assegnista di Ricerca alla “d’Annunzio” di Chieti-Pescara su progetto pedagogico. Il suo lavoro, anche in questo caso parte di un discorso avviato da tempo e che continuerà, riguarda “ ”. Si tratta di Pedagogia sociale o istituzionale? Qui come altrove, è Pedagogia professionale, branca della Pedagogia generale di crescente importanza.
Chiudiamo questa rubrica con un sintetico resoconto di una conferenza che abbiamo tenuto presso un’istanza associativa di grande cospicuità e di alto livello, ” o meglio partendo da qui. Anche la Pedagogia deve saper parlare di sé stessa a coloro che non sono propri disciplinaristi come fanno le altre professioni. Noi ci proviamo.
