Introduzione
In un’intervista pubblicata poco dopo la sua morte, Michel Foucault, rispondendo ad una domanda nella quale gli veniva chiesto se ci fosse una sorta di complementarietà fra le due coppie di nozioni potere-sapere e soggetto-verità, alle quali si era numerose volte riferito nelle sue opere, rispose così: “il mio problema è sempre stato quello dei rapporti fra soggetto e verità: come il soggetto entri in un certo gioco di verità. […] Sono stato così indotto a porre il problema sapere/potere, che, per me, non è il problema fondamentale, ma uno strumento che permette di analizzare, nel modo più esatto, il problema dei rapporti fra soggetto e giochi di verità”1.
Che quindi il problema fondamentale dell’opera di Foucault sia quello del rapporto fra soggetto e verità, non possiamo dubitarne: ciononostante, dimostrare questa predominanza tematica può risultare spesso più difficile di quanto la
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M. Foucault, L’etica della cura di sé come pratica della libertà, in A. Pandolfi [a cura di]
Archivio Foucault 3 – Estetica dell’esistenza, etica, politica, Giacomo Feltrinelli Editore, Milano
risposta di Foucault farebbe credere. L’opera del filosofo francese, infatti, pur non essendo vastissima per dimensioni, e comunque molto complessa e variegata: in essa si mischiano temi e problemi eterogenei che, almeno superficialmente, sembrano essere difficilmente unificabili. E, tuttavia, è l’autore stesso a darci, nella succitata intervista come anche in altri passi, una possibile chiave di lettura – quella dei rapporti fra soggetto e verità, appunto – che dovrebbe aiutarci a gettare sul complesso della sua opera una luce chiarificatrice.
Utilizzare questa chiave di lettura senza chiarire che cosa Foucault intenda con essa, però, rischia di aprire la strada ad un’interpretazione fuorviante del pensiero del filosofo francese, la quale ridurrebbe quel percorso complesso e variegato, di cui abbiamo accennato, agli oggetti e alle istanze metodologiche che appartengono solamente alle ultime opere, ovvero quelle specificamente dedicate al soggetto, all’etica e all’estetica dell’esistenza. Pertanto, se vogliamo utilizzare questa chiave di lettura, prima di tutto dobbiamo chiederci: qual è il vero significato di ciò che Foucault considera il fulcro tematico, l’oggetto fondamentale di ogni sua ricerca, ovvero i rapporti fra soggetto e verità?
Per rispondere a questa domanda, non possiamo che porre in atto un’analisi dell’intera opera (œuvre) del pensatore francese, e prendere in considerazione ogni singola opera (ouvrage) come facente parte di un tutto che essa aiuta a costituire2; e, se in questo percorso non vogliamo andare alla cieca, abbiamo bisogno di un filo conduttore, seguendo il quale ci sarà possibile giungere alla meta, ovvero ad un’interpretazione complessiva dell’œuvre foucaultiana. Il filo conduttore che abbiamo scelto è quello della filosofia di Kant:
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Operazione, questa, certamente molto poco foucaultiana, ma non per questo meno necessaria o indispensabile per la chiarificazione di una struttura concettuale così complessa come quella che
del suo pensiero critico, nonché delle teorizzazioni da lui proposte del concetto di illuminismo.
Quest’ultimo aspetto è senza dubbio quello più semplice da individuare, in quanto lo stesso Foucault propone un’indagine minuziosa su questa tematica in tre occasioni, ovvero, nella conferenza Illuminismo e critica e nei due testi, pubblicati nel 1984 con il medesimo titolo, Che cos’è l’illuminismo?. Tuttavia, proprio per il ruolo centrale che viene dato dal filosofo francese al concetto kantiano di illuminismo, nonché per rendere conto di quella distinzione che egli pone fra l’illuminismo e la critica kantiani, abbiamo deciso di anteporre all’analisi dell’opera di Foucault, che costituisce l’argomento principale di questa tesi, una prima sezione, che potremmo definire introduttiva, volta a svelare il processo che ha portato alla genesi del – tanto breve quanto concettualmente ricco – articolo di Kant Risposta alla domanda: che cos’è illuminismo?, e che renda conto dell’originalità e della novità della risposta data dal filosofo tedesco ad una domanda che aleggiava da tempo sul movimento illuminista berlinese e alla quale in quegli anni si cominciava a cercare risposta. In tal modo, verrà messo in luce anche il processo di maturazione e, in parte, modificazione cui il concetto di illuminismo fu soggetto in alcune delle opere di Kant successive al succitato articolo, e per dimostrare infine come illuminismo e critica costituiscano due momenti distinti di una medesima ricerca.
Per quanto riguarda il primo aspetto, e quindi per dimostrare che il concetto di critica, kantianamente inteso, può essere considerato anch’esso un punto di riferimento per l’interpretazione del pensiero di Michel Foucault, bisogna superare, al contrario che per il concetto di illuminismo, alcune difficoltà. Tali
difficoltà si concentrano principalmente nel fatto di dover prendere almeno parzialmente le distanze da quella lunga tradizione interpretativa che ha visto nel filosofo francese solamente l’implacabile oppositore del soggetto trascendentale: problema, quest’ultimo, fra i più importanti della filosofia contemporanea. Negare
toto corde tale interpretazione sarebbe senza dubbio un errore, tanto più se
pensiamo all’esposizione storica delle origini tematiche della filosofia contemporanea, data da Foucault ne Le parole e le cose e nella quale Kant viene considerato come il capostipite di quella svolta antropologica contro cui si scaglia il filosofo di Poitiers.
Tuttavia, generalizzare tale affermazione e dire che, al di là di ciò che già è detto nei succitati testi sull’illuminismo, non è possibile rinvenire nell’opera di Foucault riferimenti alla questione critica kantiana se non in senso negativo e oppositorio, sarebbe un errore ancora più grave. Questo errore, infatti, porta con se anche la negazione di quella originalissima ripresa del progetto critico kantiano che costituisce, a nostro parere, il cuore ancora pulsante della filosofia di Michel Foucault.
Come abbiamo detto in precedenza, tentare di ricostruire l’unità tematica e metodologica dell’œuvre foucaultiana significa analizzare gli ouvrages, a partire dai quali reperire i temi e i metodi da riunificare. Per facilitare questo processo, metteremo in pratica una partizione cronologica dell’opera di Foucault; senza pretendere di imporre limiti definitivi, né di erigere confini invalicabili, possiamo suddividerla in tre momenti fondamentali3.
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L’utilizzo di tale partizione, adottata anche nei principali studi critici dedicati al filosofo francese (si veda, ad esempio, S. Catucci, Introduzione a Foucault, Laterza, Roma-Bari 2000), e che ha
Il primo, situato bibliograficamente tra la pubblicazione del libro Storia
della follia nell’età classica e quella del primo testo da Foucault esplicitamente
dedicato alla definizione della propria metodologia di ricerca, ovvero
L’archeologia del sapere, è orientato allo studio di alcune tematiche
paradigmatiche, quali la follia o la nascita della medicina in senso moderno, a partire dalle quali è possibile individuare il percorso seguito dalle analisi concettuali e dalle modificazioni strutturali caratteristiche del pensiero moderno. A partire da questi analisi, lo scopo di Foucault è quello di rintracciare le cause delle trasformazioni avvenute negli ambiti relativi alle conoscenze, agli oggetti e ai metodi cui storicamente, di volta in volta, ci si è rivolti per ottenere queste conoscenze. Con il succitato trattato metodologico L’archeologia del sapere, poi, tale primo periodo termina e culmina nella definizione di una nuova metodologia, quella archeologica appunto, il cui scopo è di rendere conto delle trasformazioni inerenti a quelle che Foucault definisce formazioni discorsive, le quali costituiscono la struttura epistemica cui un certo genere di discorsi fanno riferimento.
Il secondo periodo ha inizio con una lunga pausa, corrispondente ai sei anni intercorsi tra la pubblicazione de L’archeologia del sapere e quella di
Sorvegliare e punire. In quest’ultimo libro l’attenzione si sposta, in modo
apparentemente piuttosto brusco e radicale, sull’individuazione dei procedimenti attraverso cui il potere politico applica determinate conoscenze ai soggetti, e di come questa applicazione conduca all’individuazione di nuovi oggetti e campi di
nelle differenze relative tanto alle diverse tematiche affrontate quanto alle metodologie adoperate da Foucault lungo il corso della sua produzione filosofica.
conoscenza – oltre che, naturalmente, a delle pratiche di potere fondate su basi che vengono accettate in quanto riconosciute come scientifiche.
Anche il terzo periodo, infine, si apre con un lungo silenzio: quello che ha luogo fra la pubblicazione di La volontà di sapere, primo volume dedicato al tema della storia della sessualità, e la pubblicazione de L’uso dei piaceri e de La cura di
sé, rispettivamente secondo e terzo volume del progetto sulla sessualità, che non
verrà mai completato a causa della prematura scomparsa di Foucault, nel 1984. Questo terzo periodo, il cui percorso può essere ricostruito soprattutto grazie ai corsi tenuti al Collège de France, e in particolar modo quelli del 1977-1978 (Sicurezza, territorio, popolazione) e del 1981-1982 (L’ermeneutica del soggetto), nonché a partire dai numerosi articoli pubblicati e dalle innumerevoli interviste rilasciate dal filosofo francese, è caratterizzato da un forte interesse per la filosofia antica, e precisamente per il periodo ellenistico-romano, nel quale sarebbero rintracciabili, secondo Foucault, i fondamenti di una filosofia del soggetto completamente diversa da quella a cui noi moderni siamo abituati.
Allo scopo di ricostituire l’unità dell’opera foucaultiana a partire dall’affermazione secondo cui i rapporti fra soggetto e verità costituiscono il tema centrale della sua ricerca, ad ogni livello di questa tripartizione cercheremo di portare alla luce quegli aspetti, sia tematici che metodologici, che dimostrano come l’influenza kantiana nel pensiero di Foucault non sia circoscrivibile solamente a quell’atteggiamento critico e illuminista a partire dal quale il filosofo francese caratterizza – piuttosto tardi, peraltro, e dopo oltre 20 anni di intenso lavoro filosofico – il suo pensiero e parte della filosofia moderna, bensì come tale influenza sia ben più profonda e radicata, costituendo il suolo su cui poggiano le
fondamenta delle strutture concettuali e metodologiche che caratterizzano l’œuvre di Michel Foucault.