Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana
Dipartimento di Economia Aziendale Sanità e Sociale
Corso di Laurea in Cure Infermieristiche
A.a 2017-2018
Lavoro di Tesi (Bachelor Thesis)
Strategie ed interventi per promuovere la prevenzione delle
malattie cardiovascolari
Approccio secondo la medicina di genere
Elementi fondamentali per un percorso verso il cambiamento
Autore:
Direttore:
Gregory Bianchi
Mauro Realini
Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana
Dipartimento di Economia Aziendale Sanità e Sociale
Corso di Laurea in Cure Infermieristiche
A.a 2017-2018
Lavoro di Tesi (Bachelor Thesis)
Strategie ed interventi per promuovere la prevenzione delle
malattie cardiovascolari
Approccio secondo la medicina di genere
Elementi fondamentali per un percorso verso il cambiamento
Autore:
Direttore:
Gregory Bianchi
Mauro Realini
Luogo: Manno Data: 31.07.2018
ABSTRACT Introduzione
Nonostante i continui progressi nel campo medico e dell’assistenza infermieristica le patologie cardiovascolari sono la prima causa di mortalità e morbosità dei paesi occidentali. Secondo l’Europe Society of Cardiology ogni anno si riscontrano 6 mio di nuovi casi di malattie cardiovascolari, dei costi stimati pari a 210 miliardi di euro. Le patologie cardiovascolari vengono erroneamente classificate come prevalentemente maschili;; i dati invece stabiliscono che i decessi colpiscono il 43% degli uomini e il 54% delle donne in Europa. L’enfasi sulla salute delle donne nel rivolgersi ad un approccio di genere non significa minimizzare l’impatto del genere sulla salute degli uomini, ma provare a superare quel principio che ha sempre posto gli uomini come la “norma” nel campo della formazione, della ricerca e dei servizi sanitari. La medicina di genere è una scienza multidisciplinare che attraverso la ricerca si propone di studiare e di identificare le differenze tra uomo e donna, non solo nella frequenza e nel modo con cui si manifestano le malattie ma anche nella risposta alle varie terapie.
Obiettivo
La presente tesi ha come obiettivo quello di: definire le patologie cardiovascolari per mezzo della letteratura ed articoli scientifici e definire cosa sia la medicina di genere, di cosa si occupa, quale peso ha nel mondo contemporaneo;; identificare attraverso una revisione della letteratura le principali strategie ed interventi infermieristici per la promozione della salute in cardiologia nell’ottica della salute di genere;; verificare se l’utilizzo nella pratica infermieristica attraverso un approccio di genere nella prevenzione delle malattie cardiovascolari può portare ad un miglioramento di salute di donne e di uomini.
Metodologia di ricerca
La metodologia di lavoro che intendo adoperare consiste nella revisione della letteratura scientifica che tratta le tematiche relative al ruolo infermieristico nella prevenzione delle patologie cardiovascolari attraverso un approccio della differenziazione di genere. La ricerca delle fonti informative è stata effettuata utilizzando la banca dati internazionale PubMed. Oltre alle banca dati utilizzerò libri di testo siti web e riviste online tramite motore di ricerca Google e Google Scholar.
Risultati e conclusioni
Lo studio del ruolo biologico delle differenze legate al genere e lo sviluppo della medicina di genere rappresenta un passo importante nei diversi campi delle scienze biomediche. La dimensione di genere nella salute è dunque una necessità di metodo e analisi che può divenire strumento di programmazione sanitaria.
Emerge dalla ricerca l’esigenza di applicare la medicina di genere nell’approccio con la persona e l’importanza che assume l’infermiere in tale ambito. L’impiego di un’ottica di genere nella pratica assistenziale, nella formazione e nella ricerca, come metodo e strumento, come elemento di riflessione per la professione infermieristica, è indispensabile. Questo con il fine di erogare una qualità di cura migliore, promuovendo la salute e favorendo una diminuzione del rischio
Sommario 1 Introduzione ... 1 1.1 Motivazione ... 1 1.2 Obiettivi ... 2 1.3 Metodologia ... 2 2 Quadro teorico ... 4
2.1 Definizione di malattia cronica ... 4
2.2 Malattie cardiovascolari ... 4
2.2.1 Contesto delle malattie cardiovascolari ... 5
2.2.2 Sintomi ... 6
2.2.3 Le principali malattie dell’apparato cardiovascolare ... 6
2.2.3.1 L’infarto miocardico acuto ... 6
2.2.3.2 L’angina pectoris ... 7
2.2.3.3 Ictus cerebri ... 8
2.2.4 L’ aterosclerosi ... 8
2.3 Promozione della salute ... 9
2.3.1 Costruttivi di salute ... 12
2.3.1.1 Approccio olistico ... 12
2.3.1.2 Approccio ecologico ... 12
2.3.1.3 Approccio salutogenico ... 13
2.4 La medicina di genere ... 13
2.4.1 La nascita della medicina di genere ... 13
2.4.2 La necessità di un approccio di genere ... 16
2.4.3 I fattori di rischio cardiovascolare e diversità di genere ... 19
2.4.3.1 Fattori gender-specifici ... 22
2.4.4 Risk score e focus sulle donne ... 23
2.4.5 Una questione di differenze ... 24
2.4.5.1 Cuore, clinica, esami ... 25
2.4.6 Implicazioni farmacologiche di genere ... 26
2.4.6.1 La farmacocinetica ... 28
2.4.6.2 La farmacodinamica ... 30
2.4.6.3 Le reazioni avverse ai farmaci ... 30
2.4.6.4 Le prospettive farmacologiche future ... 32
2.4.7 Quanta consapevolezza e percezione di rischio cardiovascolare hanno le donne? 32 2.4.8 Breve accenno alla promozione della medicina di genere negli ultimi anni ... 34
2.4.8.1 A livello internazionale ed europeo ... 34
2.4.8.2 E a livello della Confederazione e nel cantone Ticino? ... 35
2.5 L’assistenza infermieristica ... 36
2.5.1 L’infermiere nella promozione della salute e nella prevenzione cardiovascolare ... 36
2.5.2 L’applicabilità dell’approccio di genere nell’ottica cardiovascolare ... 39
3 Discussioni ... 41
3.1 Punti di forza e di debolezza dell’elaborato ... 41
3.2 Riflessioni personali sul lavoro di tesi ... 41
4 Conclusioni ... 42
5 Bibliografia ... 45
1 Introduzione
Il presente elaborato vale come lavoro di tesi per l’ottenimento del titolo di studio Bachelor in Cure Infermieristiche. Esso costituisce una revisione della letteratura scientifica in ambito della promozione della salute nel ramo delle malattie cardiovascolari attraverso un approccio della medicina di genere. La tesi vuole riportare attraverso delle evidenze ed articoli scientifici, una visione globale delle principali patologie cardiovascolari, il ruolo determinante che ha la promozione della salute e l’importanza che potrebbe avere un approccio secondo la medicina di genere, avendo prima definito di cosa si tratta. La decisone di applicare un argomento vasto come quello della promozione della salute e della medicina di genere al tema delle patologie cardiovascolari nasce prima di tutto da un fattore di tipo epidemiologico essendo una problematica che a livello mondiale ha i più alti tassi di mortalità e morbosità (European Cardiovascular Disease Statistic, 2017). Visto che la medicina di genere tratta un campo vasto, si è posto il focus dell’approccio di genere nella prevenzione delle malattie cardiovascolari in quanto vi sono diverse differenze significative tra i due sessi;; infatti i dati sottolineano come un approccio specifico per le donne e per gli uomini sia necessario. Inoltre, la scelta è ricaduta nella cardiologia in quanto è la specialità più avanzata delle conoscenze della medicina di genere, in particolare nella prevenzione e nei fattori di rischio.
La sensibilizzazione alla medicina di genere nella pratica delle cure infermieristiche è necessaria non solo per permettere una cura attenta ai diversi bisogni di donne e uomini, ma nel campo della prevenzione premetterebbe di scongiurare eventi che potrebbero essere letali per il paziente (Stramba-Badiale, 2010).
Questo lavoro si prefigge di essere uno spunto di riflessione per tutti i professionisti sanitari, i quali possono promuovere nella popolazione uno stile di vita corretto attraverso un approccio di genere, tenendo dunque conto delle importanti differenze esistenti tra il sesso maschile e quello femminile.
1.1 Motivazione
Non è stato evidente individuare un argomento che mi incentivasse a tal punto da redigere un lavoro di tesi;; sono stato indeciso sino all’ultimo su diverse aree tematiche.
Quello che mi ha spinto e dato la motivazione per la scelta finale è stato quello di trovare un tema che riguardasse il sistema cardiovascolare, difatti sin dalle prime lezioni trattate in classe la tematica della cardiologia mi è apparsa molto attrattiva e tali argomenti mi incuriosiscono parecchio al punto da individuarli per sviluppare il mio lavoro di Bachelor.
Ho scelto anche questo campo in quanto durante gli stage mi sono imbattuto in pazienti che manifestavano patologie cardiovascolari, e da quel poco che ho visto, si tende più a curare lo stato acuto con i medicamenti tralasciando degli interventi preventivi che potrebbero lenire il problema. Come appreso durante questo percorso scolastico, il ruolo dell’infermiere non si limita solo al campo della cura, ma si estende dalla promozione ed educazione della salute, sostenendola, valorizzandola e promuovendola passando attraverso la prevenzione primaria, riconoscendo atteggiamenti a rischio, per giungere alla cura della malattia conclamata prevenendone e limitandone le ricadute e/o un eventuale peggioramento. Non da ultimo il processo trasversale a tutti questi;; la ricerca e formazione continua.
La volontà di portare questo tipo di lavoro mi motiva nell’evidenziare quanto la promozione della salute, gli elementi verso un cambiamento, in ambito cardiologico possano progredire, consapevole di quanto una tendenza sociale e culturale come la nostra occidentale sia interessata da stili di vita malsani che concorrono all’insorgenza di patologie cardiovascolari e in molte altre gravi malattie. In qualità di futuro professionista della salute, ritengo sia molto importante il saper riconoscere il potenziale individuale e collettivo in termini di responsabilità nei confronti del raggiungimento, del mantenimento del benessere e della salute.
Ricercando nelle banche dati, mi sono imbattuto successivamente in un articolo scientifico che trattava la prevenzione delle malattie cardiovascolari attraverso un approccio della medicina di genere, definendo quanto sia necessario un approccio specifico per le donne e per gli uomini. Da questo articolo nasce la motivazione di andare maggiormente a fondo in questa modalità di prevenzione e cura relativamente nuova e a me non conosciuta, verificandone la veracità e, se l’adozione nella pratica infermieristica di una prospettiva di genere, possa portare ad un miglioramento nella salute di donne e uomini.
1.2 Obiettivi
Definire le patologie cardiovascolari per mezzo della letteratura ed articoli scientifici e definire cosa sia la medicina di genere, di cosa si occupa, quale peso ha nel mondo contemporaneo.
Identificare attraverso una revisione della letteratura le principali strategie ed interventi infermieristici per la promozione della salute in cardiologia definendo quali sono gli elementi fondamentali per cui il paziente riesce a cambiare i comportamenti errati intraprendendo così un percorso terapeutico modificandone il proprio stile di vita nell’ottica della salute di genere.
Verificare se l’utilizzo nella pratica infermieristica attraverso un approccio di genere nella prevenzione delle malattie cardiovascolari può portare ad un miglioramento di salute di donne e di uomini.
1.3 Metodologia
La revisione della letteratura viene tradizionalmente considerata come un’analisi sistemica e critica della letteratura accademica più autorevole pubblicata, relativa ad un determinato argomento. Letteratura accademica può riferirsi sia alla letteratura scientifica basata su dati (ricerca) sia alla letteratura concettuale (teorica). La letteratura basata sui dati è costituita dai resoconti della ricerca, mentre quella concettuale o teorica è composta da teorie. Lo scopo della revisione della letteratura è quello di sviluppare una valida base di conoscenze per condurre la ricerca e gestire una pratica professionale basata sulle evidenze (LoBiondo-Wood, Haber, & Palese, 2004).
La metodologia di lavoro che intendo adoperare consiste nella revisione della letteratura scientifica che tratta le tematiche relative al ruolo infermieristico nella prevenzione delle patologie cardiovascolari attraverso un approccio della differenziazione di genere.
Questa metodologia di ricerca ritengo che possa essere un procedimento utile per imparare ad utilizzare in modo adeguato le banche dati sempre valide in un prossimo futuro per essere sempre in continuo aggiornamento.
La ricerca delle fonti informative è stata effettuata utilizzando la banca dati internazionale PubMed. Oltre alle bache dati utilizzerò libri di testo siti web e riviste online tramite motore di ricerca Google e Google Scholar.
Motore di
ricerca
Stringhe di ricerca Articoli identificati Filtro di ricerca Articoli selezionati Articoli inclusi
PubMed Cardiovascular disease AND prevention programme AND nurse
146 Free full text, 10 years
17 9
Cardiovascular disease
prevention AND gender differences AND woman
AND health 364 Free full text, 5 years 11 4 Cardiovascular disease prevention AND gender AND woman AND health
AND nurse 74 Free full text, 5 years 8 3 Cardiovascular disease AND sex differences AND pharmacology AND
gender medicine 373 Free full text, 10 years 6 5 Cardiovascular diseases AND risk factor AND gender differences AND
nurse
75 Free full text 5 2
Female AND gender
differences) AND Cardiovascular disease
AND age AND nurse
100 Free full text, 5 years
6 4
Progetto Veneto Anziani AND cardiovascular
disease
10 Free full text 1 1
Sex differences AND gender medicine AND
lifestyle
48 Free full text 3 2
Google Schoolar
Medicina di genere AND differenze AND
prevenzione
6 - 6 6
TOTALE ARTICOLI 1196 63 36
Altre fonti Materiale
selezionato
Materiale incluso
Goolge, Firefox 45 37
Libri di testo 16 11
Totale 61 48
2 Quadro teorico
2.1 Definizione di malattia cronica
“La vita fa ciò che può: salute e malattia non sono che due forme dello sforzo di vivere…che è la vita stessa”.
Andre Compte-Sponville (Lacroix, Assal, & Ciaccio, 2013).
Le malattie croniche costituiscono la principale causa di morte nel mondo industrializzato e in via di sviluppo, l’Organizzazione della Sanità le definisce come un’”epidemia invisibile”. Sono dei processi morbosi che presentano sintomi che non si risolvono nel tempo né generalmente giungono a miglioramento con i farmaci né tantomeno con intervento medico. Sono croniche tutte quelle patologie caratterizzate da un lento e progressivo declino delle normali funzioni fisiologiche. Esse comprendono le malattie cardiovascolari, le malattie metaboliche, le malattie genetiche, i tumori, le malattie dell’apparato muscolo scheletrico, le malattie respiratorie croniche, le malattie neurologiche (sclerosi, alzheimer, parkinson). Nel complesso sono malattie che trovano le loro origini in età giovanile, impiegando però qualche tempo, anche decenni, prima di dare un vero e proprio disturbo alla persona colpita e quindi poter essere diagnosticata. Alla base delle principali malattie croniche vi sono dei fattori di rischio distinguibili in modificabili e in non modificabili. Questo genere di malattie, oltre che avere un grosso riscontro nell’ambito della mortalità, lo sono anche nel senso di invalidità tanto che è stata introdotta un’unità di misura calcolante gli anni di vita persi a causa della disabilità data dalla malattia;; questa unità di misura si chiama DALY1 (Disability Adjusted Life Year) (Lacroix
et al., 2013).
La maggior parte delle malattie, sebbene sia curabile dal punto di vista medico, non è ancora guaribile. Queste malattie rappresentano per coloro che ne sono affetti, l’ingresso in una condizione cronica, caratterizzata dalla lunga durata e da eventuali aggravamenti. Tutti i pazienti affetti da una malattia cronica soffrono di una perdita del sentimento di integrità, senza contare la minaccia di uno scompenso o di un deterioramento del loro stato (Lacroix et al., 2013).
2.2 Malattie cardiovascolari
Nella definizione di malattie cardiovascolari, rientrano tutte quelle patologie a carico del cuore e dei vasi sanguigni;; le più frequenti sono quelle di origine aterosclerotica.
Arteriosclerosi letteralmente significa sclerosi, indurimento dell’arteria, per irrigidimento del vaso stesso, a causa della calcificazione della tunica media dell’arteria. Qualsiasi arteria può esserne colpita, ma in primis vengono interessate l’aorta, le coronarie e il sistema cerebrale. La lesione base dell’arteriosclerosi consiste in una placca aterosclerotica o ateroma con origine nello strato intimale dell’arteria. È costituita da due elementi: un nucleo centrale detto “core”, e un rivestimento chiamato “cappuccio fibroso”. Il core è formato da una raccolta di colesterolo mentre il cappuccio da materiale inerte come collagene e da cellule muscolari lisce e cellule infiammatorie. Le placche modificano
1
DALY: Il Disability-Adjusted Life Year è una misura della gravità globale di una malattia, espressa come il
profondamente i vasi portando inizialmente una maggiore rigidità parietale e successivamente ostruzione del lume con impedimento alla normale circolazione del sangue (Vanuzzo, 2010).
Le malattie cardiovascolari sono in particolare le malattie ischemiche del cuore tra cui l’infarto acuto del miocardio, l’angina pectoris, le cardiomiopatie, l’insufficienza cardiaca, le aritmie e le malattie cerebrovascolari, fra cui l’ictus ischemico ed emorragico (Cerci & Infermieri degenza cardiologia, 2008).
2.2.1 Contesto delle malattie cardiovascolari
Le malattie cardiovascolari sono patologie croniche che possono svilupparsi in modo insidioso lungo l’intero arco della vita e che progrediscono generalmente verso stadi avanzati dal momento dell’esordio della sintomatologia. Ancora oggi rappresentano la causa principale delle morti premature in Europa, nonostante si registri negli ultimi decenni una considerevole diminuzione della mortalità cardiovascolare in molti paesi europei. Si stima che oltre l’80% della mortalità totale per le malattie cardiovascolari si verifichi attualmente nei paesi in via di sviluppo. Queste patologie comportano una disabilità di massa: nei prossimi decenni si prevede un incremento degli anni di vita aggiustati per disabilità (DALY), passando da una perdita di 85 milioni di DALY del 1990 ad una perdita stimata di 150 milioni di DALY nel 2020 a livello mondiale, confermandosi quindi la maggior causa somatica (non psichica) responsabile della perdita di produttività (Perk, De Backer, Gohlke, Graham, & Reiner, 2012).
Le malattie che interessano l’apparato cardiovascolare sono al primo posto in termini epidemiologici nei paesi industrializzati e in via di sviluppo;; ogni anno le malattie cardiovascolari riguardano un terzo delle morti presenti sul territorio americano. Circa 92,1 milioni di americani vive con una forma di malattia cardiovascolare o presenta una malattia vascolare successivamente ad un riscontro di ictus. I costi si stimano siano complessivamente più di 316 miliardi di euro. Sempre a livello di territorio americano soffrono di patologie cardiovascolari maggiormente le donne rispetto agli uomini;; 47,7% in sesso femminile, 46,0% quello maschile (Benjamin, Blaha, Cushman, Das, & Chuive, 2017). A livello Europeo, secondo l’Europe Society of Cadiology, ogni anno si riscontrano 6 mio di nuovi casi di malattie cardiovascolari, con una percentuale di mortalità del 37% e dei costi stimati pari a 210 miliardi di euro (European Cardiovascular Disease Statistic, 2017).
A livello territoriale i dati statistici non cambiano molto;; l’ufficio federale di statistica nel 2014, dichiara che un terzo delle persone muore a causa di malattie cardiovascolari (33%). Questo dato continua a ridursi costantemente considerando che nel 1995 si attestava al 41% (Ufficio federale di statistica, 2014).
In ambito cardiologico sono stati identificati dei fattori di rischio definiti non modificabili concernenti l’età della persona interessata, al genere sessuale e alla familiarità di quest’ultima, e dei fattori di rischio modificabili, inerenti lo stile e le abitudini di vita (Calabrò, D’Andrea, & Sarubbi, 2006). Oggigiorno si è pressoché consapevoli che, ad esempio il fumo, l’ipercolesterolemia, l’ipertensione arteriosa espongono al rischio di malattie cardiovascolari, ma è molto meno diffusa la conoscenza delle sinergie tra questi fattori. Questi si presentano associati ad una interazione fattoriale e non semplicemente additiva. Bisogna dunque abituarsi a ragionare in termini di multifattorialità e di rischio cardiovascolare globale, inteso come prodotto di diverse variabili, misurabili e qualificabili separatamente, ma interagenti e sinergiche. Questo per definire un trattamento personalizzato
stabilito in funzione del rischio assoluto individuale, delle priorità e delle abitudini del paziente (Tombesi, 2006).
2.2.2 Sintomi
I sintomi principali delle malattie cardiovascolari sono la dispnea, il dolore toracico, le palpitazioni, la sincope e l’astenia.
La dispnea viene descritta dal paziente come “affanno, mancanza o fame d’aria, angoscia, soffocamento, oppressione”, e l’intensità del sintomo non è solo legato all’intensità della patologia cardiaca ma anche a fattori psicologici. Nel cardiopatico è solitamente un’espressione di congestione (accumulo di liquidi) a livello polmonare. La congestione polmonare, determina un’alterazione dello scambio dei gas a livello del circolo polmonare (dagli alveoli ai capillari polmonari), che genera una riduzione della concentrazione ematica di ossigeno (ipossiemia), che a sua volta attiva dei recettori polmonari che stimolano il sistema nervoso ad aumentare la profondità e la frequenza degli atti respiratori (Calabrò et al., 2006).
Il dolore toracico provoca una sensazione di strangolamento, è associato a pesantezza, parestesie e dolore ad un braccio o entrambe. Per formulare un giudizio diagnostico del dolore toracico bisogna precisare le circostanze di insorgenza (in genere con sforzi fisici, emozioni, esposizione al freddo), la sede (retrosternale), l’irradiazione (alla spalla e braccio sinistro o ad entrambi), la durata (di solito breve 1-4 minuti;; se maggiore 30 minuti potrebbe trattarsi di infarto miocardio acuto), i fattori scatenanti e quelli allevianti. Il meccanismo di questo tipo di dolore è un’ipossia del miocardio secondario ad un flusso coronarico inadeguato.
La palpitazione, o anche definita come cardiopalmo, è una fastidiosa sensazione di battito cardiaco avvertita al petto o al collo dovuta a diversi disturbi del ritmo cardiaco o a sindrome ansiosa. Nei soggetti normali l’attività cardiaca non è mai percepita a riposo.
La sincope è una transitoria perdita di coscienza che in genere causa caduta al suolo dovuta ad una brusca riduzione del flusso sanguigno al cervello. La sincope cardiaca può essere causata da una grave ostruzione del flusso ventricolare sinistro o da disturbi del ritmo cardiaco. La più frequente è la sindrome di Morgagni Adams Stokes.
L’astenia è riferita dal paziente come sensazione di “stanchezza cronica, facile affaticabilità”, essa consiste in stanchezza e letargia solitamente associata a insufficienza cardiaca e aritmia. È causata da una riduzione della quantità di sangue pompato dal cuore verso la periferia e verso le masse muscolari che non vengono adeguatamente irrorate in rapporto al loro fabbisogno metabolico, da una scarsa perfusione celebrale e di origine iatrogena (ipotassiemia, dall’uso cronico di diuretici nei pazienti con scompenso cardiaco) (Calabrò et al., 2006).
2.2.3 Le principali malattie dell’apparato cardiovascolare 2.2.3.1 L’infarto miocardico acuto
Indica la necrosi provocata da ischemia prolungata, seguente ad inadeguata perfusione del miocardio per squilibrio fra richiesta e offerta di ossigeno, spesso secondaria all’occlusione di una coronaria causata da un trombo. È la più importante forma di malattia cardiaca ischemica dei paesi industrializzati.
Vengono riconosciute alcune categorie di infarto:
• Infarto miocardico spontaneo correlato ad un evento coronarico primario, come nel caso di un’erosione, fissurazione o dissensione della placca
• Infarto miocardico secondario a uno squilibrio tra richiesta e offerta di ossigeno, come nel caso di anemia, aritmie, insufficienza respiratoria, ipotensione, spasmo coronarico.
• Morte cardiaca improvvisa, con arresto cardiaco.
• Infarto miocardico correlato ad intervento coronarico percutaneo, o di bypass aorto- coronarico
L’infarto miocardico si manifesta solitamente con dolore al centro del torace, tendendo ad irradiarsi tipicamente verso la spalla o all’arto superiore sinistro. Il dolore è in generale molto forte, di tipo costrittivo, mai trafittivo o puntorio, sovente accompagnato da sudorazione algida e un senso imminente di morte. Sintomi minori possono essere l’astenia, la nausea, il vomito. Differente dall’angina, dove il dolore dura al massimo 10-15 minuti, nell’infarto miocardico dura più di 30-40 minuti e non è alleviato né dal riposo, né dall’assunzione di farmaci. Tuttavia il dolore può essere anche lieve e circa il 20% degli infarti miocardici acuti è silente o non riconosciuto dal paziente come un evento patologico grave.
Spesso si riscontra ipertensione e tachicardia in corso di infarto anteriore o laterale ed un’ipotensione associata a bradicardia in quelli inferiori (per l’influenza dell’innervazione vagale).
La diagnosi si pone su tre elementi: la storia clinica, l’ECG e l’analisi degli enzimi cardiaci.
2.2.3.2 L’angina pectoris
L’angina pectoris si manifesta quando l’apporto di ossigeno al cuore non è più sufficiente. La causa sono restringimenti (stenosi) delle arterie coronarie, solitamente conseguenti ad arteriosclerosi. I sintomi caratterizzanti sono dolori al petto sotto forma di crisi con forte oppressione, sensazione di costrizione o bruciore generalmente dietro lo sterno. Può essere associato a dispnea. A riposo i dolori non durano più di 15 minuti, se la durata è maggiore c’è il sospetto che si possa trattare di un infarto cardiaco. Se il paziente assume della nitroglicerina i dolori scompaiono. Si distinguono due forme di angina pectoris:
• Angina pectoris stabile, dove le crisi di dolore hanno sempre lo stesso aspetto e i dolori cessano se il paziente si mette a riposo e assume medicamenti. È la forma più comune. La patogenesi di questa forma di angina consiste nella riduzione della perfusione coronarica fino a livelli critici, rendendo il cuore vulnerabile ad un aumento della domanda prodotta dall’attività fisica, dall’eccitamento emozionale o da qualsiasi stato aumenti il carico di lavoro del cuore. Questa forma è associata ad un sottoslivellamento del tratto ST, visibile all’esame elettrocardiografico, perché l’ischemia è intensa e vi è poca perfusione nella regione sottoendocardica del ventricolo sinistro. Solitamente essa non dura più di qualche minuto e regredisce con il riposo.
• Angina pectoris instabile, le cui caratteristiche delle crisi di dolore mutano (crisi più frequenti, dolori più forti, insufficiente effetto dei medicamenti), oppure il dolore insorge a riposo. Nell’angina pectoris instabile vi è un alto rischio di infarto cardiaco: perciò i pazienti vanno ricoverati subito in ospedale. Essa è provocata da un improvviso aumento del grado di ostruzione dell’arteria coronaria, come ad esempio a causa della rottura di una placca
ateromatosa e dal conseguente processo di aggregazione delle piastrine (L’angina pectoris Fondazione Svizzera di Cardiologia, 2014).
2.2.3.3 Ictus cerebri
L’ictus celebrale (colpo apoplettico) è la conseguenza di un disturbo dell’irrorazione sanguigna del cervello. Se al cervello non arriva più abbastanza ossigeno le cellule celebrali muoiono in pochi minuti. Si distinguono principalmente tre forme di ictus celebrale:
• Ictus ischemico (circa l’85% degli ictus celebrali);; un coagulo di sangue occlude un’arteria cerebrale.
• Ictus emorragico (circa il 10% degli ictus cerebrali);; un vaso sanguigno cerebrale si rompe e il sangue si riversa nel tessuto cerebrale. Questa forma è quella con una prognosi peggiore • Ictus emorragico subaracnoide (circa il 5% degli ictus celebrali);; un vaso sanguigno nella
zona delle meningi si spezza e il sangue riversa tra le meningi e il cervello.
Solitamente l’ictus cerebri viene definito come sindrome clinica di origine vascolare caratterizzata dall’insorgenza rapida ed acuta di sintomi neurologici focali o da uno stato comatoso della durata di più di 24 ore che possono portare alla morte.
La causa più frequente dell’ictus cerebrale, così come nel caso dell’infarto cardiaco, è l’aterotrombosi, nella quale un vaso sanguigno è occluso da una trombosi o da un’embolia. La trombosi è un coagulo di sangue che si forma in un determinato punto di un’alterazione vascolari di tipo arteriosclerotico. Si parla invece di embolia quando una parte del coagulo di sangue si stacca dal punto in cui si è formato e viene trasportato dal sangue circolante, occludendo poi un vaso sanguigno situato altrove. L’ipertensione è uno dei principali fattori di rischio sia di ictus ischemici che emorragici, mentre alla base di una emorragia subaracnoidea generalmente vi sono delle dilatazioni a forma di sacco di vasi sanguigni cerebrali, i cosiddetti aneurismi.
I sintomi in caso di ictus cerebrale nella maggior parte dei casi sono: paralisi improvvisa, disturbi della sensibilità o debolezza, per lo più soltanto da un lato del corpo (braccia, volto, gamba), cecità improvvisa spessa da un solo occhio o visione doppia, anomalie del linguaggio o difficoltà di capire quanto viene detto, forte vertigine con incapacità di camminare, mal di testa improvviso (Ictus cerebrale - Fondazione Svizzera di Cardiologia, 2014).
2.2.4 L’ aterosclerosi
Uno dei motivi principali della comparsa delle malattie cardiovascolari è, come già citato precedentemente, il fenomeno dell’aterosclerosi o aterosi. È una malattia vascolare cronica con un comportamento dinamico, cioè che le lesioni si evolvono con il tempo. Iniziano nella prima infanzia come strie lipidiche (a carattere reversibile) e non corso di pochi decenni tendono a diventare placche aterosclerotiche, soprattutto nella persone predisposte e poco attente ai fattori di rischio (Calabrò et al., 2006).
L’aterosclerosi è una forma di arteriosclerosi (indurimento, ispessimento, perdita di elasticità tissutale detta anche sclerosi della parete arteriosa), caratterizzata da una infiammazione cronica dell’intima (strato interno delle arterie a contatto con il sangue) delle arterie.
Questa infiammazione è dovuta fondamentalmente all’accumulo e alla ossidazione delle lipoproteine nella parete arteriosa che produce un insieme dinamico di varie lesioni multifocali, la più tipica è la placca aterosclerotica (Fondazione Svizzera di Cardiologia, n.d.).
È un processo per cui si formano sulla parete intima dei vasi sanguigni alcuni depositi, che possono essere più o meno estesi, di grasso (prevalentemente colesterolo) che viene inglobato in una sorta di incrostazione (ateroma o placca aterosclerotica), che protrude, sporge, nel lume vascolare. La placca è costituita da piastrine, tessuto fibroso, cellule muscolari, globuli bianchi che cercano di rimuovere il grasso in eccesso. Tuttavia i macrofagi, una volta assorbiti i grassi, non riescono più a rientrare nel torrente sanguigno finendo per produrre danni ulteriori. La placca aterosclerotica di per sé contribuisce a restringere il lume del vaso e provoca dei vortici e delle turbolenze nel flusso laminare sanguigno, provocando con il tempo un danneggiamento della parete del vaso stesso (Volpe, 2011).
Quando la stenosi dell’arteria supera un certo livello, il passaggio del sangue diventa sempre più difficoltoso e questo comporta che la nutrizione dei tessuti a valle del punto in questione risulta compromessa. Inoltre la placca si può rompere per svariati motivi, dando origine a due tipi di fenomeni. Il primo dei quali è costituito dai pezzetti di placca che entrano nel torrente ematico procedendo in avanti fino ad incontrare vasi dal lume sempre inferiore. Il pezzetto di placca resterà incuneato a questo livello e impedisce l’ulteriore passaggio ematico;; questo fenomeno è definito come embolia. Se l’ostruzione permane nel tempo si produce il fenomeno dell’ischemia (necrosi cellulare) e si arriva all’infarto. Il secondo fenomeno riguarda la placca stessa. A livello della spaccatura si attiva il sistema coagulativo che va ad ostruire in modo totale il lume del vaso sanguigno formando un trombo costituito da piastrine e dai componenti del sistema della coagulazione;; in particolar modo dalla fibrina. Anche in questo caso si avranno fenomeni ischemici con danno dei tessuti. Si parla in questo caso di trombosi (Volpe, 2011).
2.3 Promozione della salute
La promozione della salute si rivolge verso l’oggetto della salute. La salute viene definita nella costituzione del 1948 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), come uno stato di completo benessere fisico, sociale e mentale, e non soltanto l’assenza di malattia o di infermità. In promozione della salute, la salute viene descritta non tanto come una condizione astratta, quanto un mezzo finalizzato ad un obiettivo che, in termini operativi, si può considerare una risorsa che permette alle persone di condurre una vita produttiva sul piano individuale, sociale ed economico (Barbera & Tortone, 2012).
Il termine e il significato di salute assume dunque una dimensione che conduce ad un pattern bio- psico-socio-spirituale, in cui gli esseri umani sono inseriti in una rete di relazioni biologiche, psicologiche e sociali che influenzano la salute sia singolarmente sia attraverso complesse interazioni reciproche (Simonelli & Simonelli, 2016).
La salute è una risorsa per la vita quotidiana e non lo scopo dell’esistenza. Si tratta di un concetto positivo che valorizza le risorse sociali e personali, oltre alle capacità fisiche (Barbera & Tortone, 2012).
La definizione dell’OMS di salute utilizza il termine benessere, introducendone il tema della soggettività. La soggettività è un elemento che incide in maniera determinante sul sistema salute;; infatti la ricerca bio-medica e sociale ha dimostrato come l’atteggiamento del soggetto, il suo vissuto,
possa influire sul suo stato di salute o di malattia. La soggettività è l’importanza del contributo che il soggetto può apportare nel descrivere i propri bisogni e la propria salute, e nel decidere su quanto può e vuole fare per promuoverla e difenderla (Modolo, 1989).
Salute e benessere, hanno entrambi l’obiettivo di raggiungere un’adeguata qualità di vita, descritta dall’OMS come un insieme di percezione che gli individui hanno della propria collocazione nella vita in relazione al contesto culturale e al sistema di valori in cui vivono e rispetto alle proprie aspettative, obiettivi, standard ed interessi (WHO, World Health Organization, 2018).
Si tratta di un concetto ampio che comprende lo stato di salute fisico e psichico dell’individuo, il livello di indipendenza, le relazioni sociali, le credenze personali e il rapporto con le caratteristiche salienti dell’ambiente. La qualità di vita, descritta in questa definizione, si riferisce ad una valutazione soggettiva che comprende dimensioni positive e negative e che è inserita in un determinato contesto culturale, sociale e ambientale (WHO, World Health Organization, 2018).
L’OMS definisce inoltre sei grandi aree in grado di descrivere gli aspetti chiave della qualità di vita: un ambito fisico, un ambito psicologico, il livello di indipendenza, le relazioni sociali, l’ambiente e le credenze personali (Simonelli & Simonelli, 2016).
In una società in cui spesso vige il dovere di essere sani la performance diviene la concezione di salute, comportandone una maggior consapevolezza dell’importanza di prevenzione della malattia e della promozione della salute, di forme di sefl-care2 e self-help3, di una concezione più comprensiva
della salute basata su stili di vita sani (Barbera & Tortone, 2012). Il filosofo, economista e sociologo tedesco Max Weber, analizza e approfondisce il concetto di stile di vita come interconnessione dialettica che egli identifica tra chance di vita, data dalla struttura sociale, e scelte di vita, frutto della selezione da parte dell’attore sociale tra le chance di vita disponibili (Modolo, 1989). L’interazione tra libertà soggettiva (scelte di vita) e possibilità determinate dalla struttura sociale (chance di vita) divine così il risultato di stile di vita.
Nel 1986 l’OMS definisce la promozione della salute come il processo che consente alle persone di esercitare un maggiore controllo sulla propria salute e di migliorarla. Questa rappresenta un processo sociale e politico che non comprende esclusivamente azioni volte a rafforzare le abilità e le capacità dei singoli individui, ma anche azioni volte a modificare le condizioni sociali, ambientali ed economiche, in modo da attenuare il loro impatto sulla salute del singolo e della collettività (Barbera & Tortone, 2012). Nel 1995 Taylor definisce la promozione della salute come una filosofia generale, che ha come nucleo centrale l’idea che la salute e il benessere siano una conquista e una responsabilità collettiva e individuale, Green e Kreuter nel 1999 la definiscono come un campo interdisciplinare nel quale confluiscono una molteplicità di discipline, programmi, pratiche e politiche relativi alla salute (Zani & Cicognami, 2000).
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Self care: ogni attività intrapresa da individui, famiglie, comunità con l’intento di migliorare o rigenerare il
benessere, prevenire i rischi o trattare disagi, affezioni e malattie. Richiede un atteggiamento attivo e responsabile per far fronte alle difficoltà di salute e di poter utilizzare le risorse di cura disponibili nel proprio ambiente di vita (WHO, World Health Organization, 2018).
3
Self help: azioni intraprese dai non addetti ai lavori (ad esempio coloro che non sono professionisti del settore
sanitario) per mobilizzare le risorse necessarie a promuovere, mantenere e ristabilire la salute dei singoli individui o delle comunità. Self help può includere anche l’auto cura, per esempio l’auto medicazione e il primo soccorso nel contesto sociale della vita quotidiana (Barbera & Tortone, 2012).
Più pragmaticamente, Elwles e Simnet nel 1999, sono dell’opinione che è utile e pratico usare il concetto di promozione della salute con il termine “ombrello” per indicare una gamma di attività, mentre nel 1998 Abound la definisce in un’azione politica, sociale ed educativa che rafforza la consapevolezza pubblica della salute e incentiva gli stili di vita sani. L’azione della comunità in favore della salute, rende le persone “potenti” nell’esercitare i propri diritti e responsabilità nel modellare gli ambienti, i sistemi e le politiche che conducono alla salute e al benessere (Zani & Cicognami, 2000). Qualche anno prima, nel 1989, l’American Journal of Healt Promotion, disse che la “definizione di salute 2.0” è quella scritta da Michael P. O’Donnell:
La promozione della Salute è l'arte e la scienza di aiutare le persone a scoprire le sinergie tra le loro passioni principali e la salute ottimale, migliorando la loro motivazione a lottare per la salute ottimale, e supportandoli nel cambiare il loro stile di vita e orientarsi verso uno stato di salute ottimale. La salute ottimale è un equilibrio dinamico di salute fisica, emotiva, sociale, spirituale e intellettuale. Cambiare stile di vita può essere facilitato da una combinazione di esperienze di apprendimento che migliorano la consapevolezza, aumentano la motivazione, costruiscono competenze e, più importante, tramite la creazione di opportunità che consentono l'accesso ad ambienti che rendono le pratiche positive di salute la scelta più semplice (Michael P. O’Donnell, 1989).
La carta di Ottawa individua tre strategie essenziali per la promozione della salute:
- Advocacy, con lo scopo di creare le condizioni (sociali, ambientali, economiche) essenziali per la salute,
- Enabling, con il fine di abilitare le persone a raggiungere il loro massimo potenziale di salute - Mediating, con l’obiettivo di mediare tra i diversi interessi esistenti nella società nel perseguire
obiettivi di salute (The Ottawa Charter for Health Promotion, 1986).
Queste strategie sono supportate da cinque aree d’azione prioritarie, come delineato nella Carta di Ottawa. Queste sono: costruire una politica pubblica per la salute, creare ambienti favorevoli alla salute, rafforzare l’azione della comunità, sviluppare le abilità personali, ri-orientare i servizi sanitari (The Ottawa Charter for Health Promotion, 1986).
La Dichiarazione di Jakarta, per la promozione della salute nel XXI secolo, risalente al luglio 1997, conferma che queste strategie e queste aree d’azione sono significative per tutti i paesi definendo che gli approcci che si basano sulle cinque aree d’azione sono più efficaci per il miglioramento della salute. Precisa inoltre che l’alfabetizzazione alla salute e le conoscenze relative alla salute favoriscono la partecipazione;; difatti l’accesso all’istruzione e all’informazione è essenziale per ottenere la partecipazione efficace e l’empowerment4 delle persone e della comunità (Barbera & Tortone, 2012).
Il concetto di empowerment consolida da un lato le capacità del singolo individuo di prendere decisioni e di assumere il proprio controllo della vita, dall’altro conferma l’azione a livello collettivo
4 Empowerment: processo attraverso il quale le persone acquisiscono un maggior controllo rispetto alle
decisioni e alle azioni che riguardano la propria salute. Può essere un processo sociale, culturale, psicologico o politico attraverso il quale gli individui sono in grado di esprimere i propri bisogni e preoccupazioni, individuare le strategie per essere coinvolti nel processo decisionale e intraprendere azioni che consentano loro di soddisfare tali bisogni (Barbera & Tortone, 2012).
per riuscire a influenzare e controllare maggiormente i determinanti5 della salute (allegato 1-2) e la
qualità di vita nella propria comunità (Anniverno et al., 2011).
Per la promozione della salute nel XXI secolo, la dichiarazione Jakarta ha individuato cinque priorità: promuovere una responsabilità sociale per la salute, aumentare gli investimenti per il miglioramento della salute, ampliare la partnership per la promozione della salute, accrescere le capacità della comunità ed attribuire maggiore potere agli individui, e garantire un’infrastruttura per la promozione della salute (Barbera & Tortone, 2012).
2.3.1 Costruttivi di salute 2.3.1.1 Approccio olistico
Secondo l’olismo, termine coniato da Jan Christiaan Smuts e che deriva dal greco olos cioè tutto, le proprietà di un dato sistema non sono determinate dalla somma delle sue componenti bensì è il sistema in generale che determina il comportamento delle parti (si oppone al riduzionismo). Secondo questo approccio la salute/malattia si deve giudicare a livello del complesso sistema uomo, in cui i fattori biologici, psicologici e sociali sono fortemente interconnessi (Gramigna, 2014).
La promozione della salute secondo l’approccio olistico osserva i comportamenti individuali come ad esempio il senso di responsabilità, l’attività fisica, la crescita spirituale, una corretta alimentazione, relazioni interpersonali soddisfacenti e la gestione dello stress (Gramigna, 2014).
Quest’ultimo allarga la prospettiva di un precedente modello biomedico ed introduce il concetto di salute positiva e non la semplice assenza di sintomi. Al dualismo di mente e corpo viene contrapposto il concetto dell’essere umano quale unità funzionale che va trattata nel suo insieme. L’approccio olistico si integra secondo una logica sincronica con la promozione della salute in quanto mette le base di una visione della persona nel suo insieme, come interazione tra corpo, mente e spirito. (Bitti & Gremigni, 2016).
2.3.1.2 Approccio ecologico
L’approccio ecologico aggiunge una importante connotazione all’approccio olistico e cioè la contestualizzazione dei fenomeni da indagare nell’ambiente naturale e sociale e le relative interazioni. Ha contribuito a sviluppare la visione sistemica, inserendo in modo concettuale l’organismo (come un sistema dotato di varie componenti) all’interno di un contesto che interagisce con esso. La salute costituisce l’esito di interdipendenza fra individuo e i suoi sottosistemi di vita, come la famiglia, la scuola, la comunità (Simonelli & Simonelli, 2016).
Per promuovere la salute questo ecosistema deve offrire le condizioni sociali ed economiche che facilitano gli stili di vita sani, così come deve fornire informazioni e consentire l’acquisizione di abilità necessarie affinché gli individui possano prendere decisioni riguardo al proprio comportamento in modo da mantenere la salute, ed infine deve offrire beni e servizi che favoriscono la salute (Zani & Cicognami, 2000).
Green e Kreuter nel 1999 individuano quattro aspetti su cui l’approccio ecologico può fornire contributi importanti. Questi sono: interdipendenza tra i sistemi (prima di modificare un sistema occorre considerare e prevedere gli effetti sugli altri), importanza di condurre interventi multilivello e
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Determinanti della salute: insieme di fattori personali, sociali, economici ed ambientali che determinano lo
multisettoriali (si richiedono interventi diretti a livelli differenti), concezione transazionale del comportamento (il funzionamento dell’organismo è mediato dall’interazione comportamento- ambiente: l’ambiente limita e la modifica dell’ambiente induce quella del comportamento, nudging6). Vale a dire che la promozione della salute può raggiungere i suoi risultati esercitando effetti sull’ambiente, ma anche il comportamento dei gruppi, degli individui e delle organizzazioni influenza i loro ambienti;; importanza della consapevolezza della specificità ambientale (la medesima persona si comporta in modo diverso in ambiti differenti: focus non solo sul singolo, ma sul suo ambiente di appartenenza) (Zani & Cicognami, 2000).
2.3.1.3 Approccio salutogenico
Approccio coniato da Aaron Antonovsky, il quale si distanzia dall’approccio patogenico, centrato sulle cause ed evoluzione delle malattie, ma pone l’attenzione sui fattori e i processi di generazione di della salute. Per promuovere la salute è necessario comprendere le condizioni e i meccanismi che favoriscono i miglioramenti dello stato di salute, indipendentemente dalla condizione di salute o malattia delle persona (Eriksson, 2017).
Il pensiero salutogenico ha come presupposto quello di definire che tutte le persone siano più o meno sane, e contemporaneamente più o meno malate;; da qui si tratta di sapere in che modo un individuo può diventare più sano o meno malato (Simonelli & Simonelli, 2016).
Antonovsky interpreta la salute secondo un modello di “continuum fra salute e malattia” che posiziona ogni persona in un determinato punto di questa linea in un preciso momento. Ciò significa che in qualsiasi punto una persona si trovi sulla linea di continuum, essa potrà disporre sempre di risorse e opportunità per favorire lo spostamento della condizione personale verso il polo della salute (Simonelli & Simonelli, 2016).
Approccio che si pone la domanda del perché le persone rimangono sane, Antonovsky risponde così: “Le persone rimangono sane perché sviluppano un Sense of coherence (SOC), (allegato 3),
caratterizzato da un “pervasivo e duraturo senso di fiducia nel fatto che il mondo è prevedibile e che c’è un’alta probabilità che le cose riusciranno nel modo che ci si può ragionevolmente attendere” (A. Antonovsky, 1987)
La prevedibilità, l’ottimismo e la fiducia in se stessi sono gli elementi centrali di questo stile di pensiero (Eriksson, 2017).
Il sociologo creò la metafora del fiume (la salute nel fiume della vita), utilizzandola come similitudine dello sviluppo della salute, secondo cui per promuovere la salute non è sufficiente cercare di evitare lo stress o di costruire ponti per evitare che le persone cadono nel fiume, ma le persone devono imparare a nuotarvici (Eriksson & Lindström, 2008).
2.4 La medicina di genere
2.4.1 La nascita della medicina di genere
La medicina di genere è una scienza multidisciplinare che attraverso la ricerca si propone di studiare e di identificare le differenze tra uomo e donna, non solo nella frequenza e nel modo con cui si manifestano le malattie ma anche nella risposta alle varie terapie. L’obbiettivo finale di tale studio è
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Nudging: atto di spingere in modo gentile i cittadini verso comportamenti più efficaci per sé stessi e per la
quello di definire dei percorsi preventivi, terapeutici, diagnostici e assistenziali specifici per ciascuno dei due sessi. Per cercare di diffondere questa nuova disciplina medica supportata nel corso degli anni da numerose e consolidate evidenze scientifiche, tutti gli enti istituzionali che hanno come obiettivo la promozione della salute hanno promosso numerose iniziative con lo scopo che l’appropriatezza delle cure sia sempre più consona al genere singolo (Michieli, Parretti, Rocchi, & Dogà, 2015).
Le origini di questo concetto risalgono alla fine degli anni ottanta, dove ci si rese conto della non perfetta equivalenza tra maschio e femmina e del conseguente trattamento medico inadeguato per le donne. Inseguito a queste considerazioni, il Dipartimento della Salute degli Stati Uniti, istituì una task force dedicata alla medicina di genere pubblicando un rapporto che conteneva un’ammissione significativa: della biologia di base della donna, tranne la fisiologia dei genitali e della mammella, sappiamo poco o nulla. È iniziata così un’azione di stimolo per colmare queste lacune (Gabaglio & Manacorda, 2013).
Una di queste, e forse la più rappresentativa, fu nel 1991. Healy B., cardiologa americana, descrisse una malattia che chiamò “Sindrome di Yentl”. Yentl, eroina di una storia del Premio Nobel I.B. Singer, dovette radersi i capelli e vestirsi da uomo per poter accedere alla scuola ebraica. Healy descrive quindi sul New Journal of Medicine la discriminazione che aveva constatato nell’istituto di cardiologia che dirigeva: le donne erano meno ospedalizzate, meno sottoposte a indagini diagnostiche e terapeutiche rispetto agli uomini. Inoltre erano pressoché o poco rappresentate nelle sperimentazioni per introdurre nuovi farmaci e nuove tecniche diagnostiche e terapeutiche (Healy, 1991).
Questo articolo suscitò molto scalpore in tutto il mondo, ma fu un buon punto di partenza per dare forza alla medicina di genere, il cui obiettivo è comprendere i meccanismi attraverso i quali le differenze legate al genere possono agire sullo stato di salute, sull’insorgenza e il decorso di molte malattie, nonché sugli outcomes delle terapie (Baggio, Basili, & Lenzi, 2014).
Questa introduzione di una prospettiva di genere necessita una distinzione fondamentale fra il significato di sesso e genere. Il WHO (Whorld Health Organization) definisce il termine genere, come tutti quei comportamenti, ruoli sociali, valori, sentimenti che la società conferisce ai due sessi mentre il termine sesso sta ad indicare le caratteristiche biologiche della persona che distinguono l’uomo dalla donna (WHO, World Health Organization, 2018).
Alcuni esempi di caratteristiche di genere sono: in molti stati le donne guadagnano molto meno degli uomini a parità di lavoro, in Arabia gli uomini guidano le auto mentre le donne non possono farlo, in Vietnam il fumo non è considerato appropriato per le donne;; mentre per quello che concerne il sesso alcuni esempi sono: le donne hanno il ciclo mestruale gli uomini no, gli uomini hanno le ossa più massicce delle donne, le donne sviluppano capacità di allattare (Michieli et al., 2015). Il WHO riconosce che il sesso e il genere sono importanti determinati della salute;; essi regolano le condizioni di salute e malattia degli uomini e delle donne pertanto, in ogni programma che riguarda la salute, le differenze di genere devono essere considerate (WHO, World Health Organization, 2018).
A partire dal 2001 l’Istitute of Medicine, comincia a sottolineare l’importanza di distinguere tra il termine sesso, usato come una classificazione di maschio e femmina relativa alle funzioni riproduttive, e al termine genere in riferimento al modo di una persona di vedersi come maschio o femmina, al proprio ruolo sociale (Anniverno et al., 2011).
In termini di stato di salute e accesso ai servizi sanitari i fattori biologici e sociali determinano delle differenze tra gli uomini e le donne. È per questo motivo che si sta passando da uno studio di tipo