I Incontro Interregionale
I Incontro Interregionale
SIMEU
SIMEU
(Abruzzo – Lazio – Umbria):
(Abruzzo – Lazio – Umbria):
“
“
LA MEDICINA
LA MEDICINA
NELL’AREA CRITICA”
NELL’AREA CRITICA”
25 – 26 Settembre 2009
SANTO STEFANO DI
SESSANIO
Dr. Marco Melillo
Dr. Marco Melillo
S.O.C. Medicina d’Urgenza e di Pronto Soccorso
S.O.C. Medicina d’Urgenza e di Pronto Soccorso
Ospedale L. Parodi Delfino – Colleferro (Roma)
Ospedale L. Parodi Delfino – Colleferro (Roma) (Direttore: Dr. Mario Pagliei)
(Direttore: Dr. Mario Pagliei)
26 Settembre 2009
26 Settembre 2009
LE INFEZIONI DEI TESSUTI MOLLI
LE INFEZIONI DEI TESSUTI MOLLI
IN PRONTO SOCCORSO
La rilevanza del problema
RILEVANZA DEL PROBLEMA
• Le infezioni della cute e del sottocutaneo (SSTIs)
rappresentano uno dei disturbi in cui più
frequentemente s’imbatte il medico di medicina di
emergenza
• La maggior parte delle infezioni cutanee (celluliti,
follicoliti, foruncolosi, infezioni legate al trauma ed
alle ferite) possono essere prontamente trattate
• Alcuni casi, tuttavia, specie se associati a
patologie associate e/o batteriemia, possono
portare all’ospedalizzazione del paziente e, in
alcuni pazienti, produrre una morbilità e persino
una mortalità rilevante
RILEVANZA DEL PROBLEMA
• Causa frequente di SSTIs sono i germi
Gram +
,
benchè vi sia incertezza circa il ruolo patogenico
dagli Enterococchi
• Un’indagine condotta in 38 centri medici
statunitensi e canadesi ha rivelato come agente
etiologico
più
comunemente
coinvolto
lo
Staphylococcus Aureus
(43%)
• Altri patogeni coinvolti sono
Streptococci
β-emolitici
e bacilli
Gram -
, inclusi
Pseudomonas
Aeruginosa
,
Escherichia Coli
,
Enterobacter spp.
e
altri
Enterobatteri
Doern GV, Jones RN, Pfaller MA et Al: Bacterial pathogens isolated from patients with skin and soft tissue infections: frequency of occurrence and antimicrobial susceptibility patterns from the SENTRY Antimicrobial Surveillance Program (United States and Canada,
LE INFEZIONI DI CUTE E SOTTOCUTANEO:
UN RINNOVATO INTERESSE
• Alla base di questo “rinnovato interesse” per le infezioni di cute e tessuti molli e, di conseguenza, della “rinascita” del dibattito sul trattamento ottimale di esse, troviamo fattori quali:
• cambiamento degli agenti etiologici • cambiamento della sensibilità agli
antimicrobici
• ri-emergenza a livello mondiale di ceppi streptococcici responsabili di sepsi da Streptococco gruppo A e di shock settico
LE INFEZIONI DI CUTE E SOTTOCUTANEO:
UN RINNOVATO INTERESSE
• Inoltre, fattori quali:
• la diffusione della chirurgia dei trapianti
• lo sviluppo della chemioterapia per malattia neoplastica
• l’impatto demografico dell’infezione da virus HIV nei pazienti
• hanno fatto sì che venga osservato nei Dipartimenti di Emergenza un maggior numero di pazienti immunocompromessi con infezioni cutanee, molti dei quali (insieme ai pazienti diabetici) a rischio di
Le infezioni gravi dei tessuti molli
LA FASCITE NECROTIZZANTE
LA FASCITE NECROTIZZANTE
FASCITE NECROTIZZANTE
• L’infezione colpisce più comunemente le estremità ed il perineo
• E’ una grave infezione dei tessuti molli tipicamente provocata da
un’infezione combinata di microrganismi aerobi ed anaerobi che causa necrosi del tessuto sottocutaneo, includendo in genere il piano fasciale
• E’ caratterizzata da una grave compromissione delle condizioni
generali del paziente e presenta una quota di mortalità non trascurabile, intorno al 30 %
FASCITE NECROTIZZANTE
• Tipo I: infezione combinata con batteri anaerobi e anaerobi facoltativi, senza isolamento di streptococchi di gruppo A (Streptococcus pyogenes)
• La classificazione generalmente applicata, offre a considerare,sulla base agli agenti etiologici, due differenti tipi di malattia:
Giuliano A, Lewis F Jr, Hadley K, Blaisdell FW:
Bacteriology of necrotizing fasciitis. Am. J. Surg. 1977;
• Tipo II: Streptococcus di gruppo A svolge il ruolo maggiore con o senza infezione simultanea con Staphylococcus aureus o Staphylococcus epidemidis
FASCITE NECROTIZZANTE
• Enterococchi
• Altri microrganismi responsabili della
infezione sono rappresentati da:
Elliot DC, Kufera JA, Myers RAM: Necrotizing soft tissue infections. Ann. Surg. 1996; 225: 672-83
• Peptostreptococchi • Escherichia coli • Proteus spp. • Bacteroides spp. • Clostridium perfrigens • vari miceti
PATOGENESI DELLA FASCITE NECROTIZZANTE
• Questi microrganismi si diffondono al tessuto
sottocutaneo generalmente da un’ulcerazione od un’infezione contigue oppure a seguito di un trauma
• Il coinvolgimento del perineo (cosiddetta
gangrena di Fournier), rappresenta di solito una complicanza di un intervento chirurgico recente, di ascessi perirettali, di infezioni di ghiandole periuretrali o di un’infezione retroperitoneale da perforazione di visceri addominali
• Streptococchi possono provenire per via
LA GANGRENA DI FOURNIER E’ CARATTERIZZATA DA EDEMA MASSIVO DELLO SCROTO E DEL PENE, CON ESTENSIONE AL PERINEO O ALLA PARETE ADDOMINALE E ALLE GAMBE)
PATOGENESI DELLA FASCITE NECROTIZZANTE
• La fascite necrotizzante produce ischemia
tessutale dovuta all’estesa occlusione trombotica di piccoli vasi sanguigni sottocutanei
• Il metabolismo anaerobio produce idrogeno
ed azoto, gas relativamente insolubili che possono accumularsi nel sottocute
• L’occlusione vascolare dà esito ad un infarto
ed una necrosi cutanea, che facilita la crescita di germi anaerobi obbligati (p.es. Bacteroides), mentre la promozione del
metabolismo anaerobio da parte di
microrganismi quali E. coli dà esito a gangrena
PATOGENESI DELLA FASCITE NECROTIZZANTE
CON L’INFEZIONE TESSUTALE, IN PRESENZA DI FATTORI PREDISPONENTI (SOPRATTUTTO L’IMMUNOSOPPRESSIONE),
VIENE AD ATTIVARSI UNA CASCATA DI CITOKINE,
INTERLEUKINE, TNF ED α-INTERFERON,
CHE CONDUCE ALLA TROMBOSI CAPILLARE ED ALLA CONSEGUENTE GANGRENA ISCHEMICA
FASCITE NECROTIZZANTE:
FATTORI PREDISPONENTI
FASCITE NECROTIZZANTE:
FATTORI PREDISPONENTI
MANIFESTAZIONI CLINICHE
DELLA FASCITE NECROTIZZANTE
• La fascite necrotizzante causata da batteri misti aerobi e anaerobi inizia con una soluzione di continuità della mucosa (p.es. gastrointestinale o del tratto genitourinario); la porta d’ingresso può
essere una neoplasia, un diverticolo, emorroidi, fissurazioni anali o lacerazioni uretrali
• Altri fattori predisponenti comprendono le malattie vascolari
periferiche, il diabete mellito, interventi chirurgici o traumi penetranti nell’addome
MANIFESTAZIONI CLINICHE
DELLA FASCITE NECROTIZZANTE
• La presenza di gas nei tessuti profondi, che si manifesta con un caratteristico crepitio dei tessuti molli, caratterizza generalmente la fascite necrotizzante causata da batteri misti aerobi e anaerobi, mentre non è di solito presente quando l’agente etiologico è Streptococcus pyogenes
• La fascite necrotizzante da Streptococcus pyogenes inizia spesso profondamente nella zona di un trauma minore non penetrante (p.es. da una contusione od uno strappo muscolare). La contaminazione di questa sede avviene probabilmente a seguito di una betteriemia transitoria (anche se la maggior parte dei soggetti non riferisce la presenza di precedenti infezioni streptococciche)
CLINICA DELLA FASCITE NECROTIZZANTE:
ALCUNE CONSIDERAZIONI
• La stessa progressione dell’infezione porta tra l’altro ad una
progressiva anestesia dell’area interessata, per la distruzione delle fibre nervose sensitive da parte del processo necrotico
• Il sintomo dolore, generalmente intenso, può essere lieve o
addirittura assente in presenza di aree denervate da neuropatia periferica
FASCITE NECROTIZZANTE: SEGNI E SINTOMI
• La diagnosi precoce può essere difficile quando il dolore e
l’iperpiressia di natura non determinata sono gli unici segni di presentazione
• Successivamente si verifica una tumefazione che è seguita da
edema teso e da dolorabilità
• Con la progressione dell’infezione, si verifica un indurimento di
colore rosso scuro dell’epidermide, associato alla presenza di bolle contenenti un fluido bluastro o porpora, e successivamente la cute diviene friabile ed acquista un colore bluastro, marrone o nero
FASCITE NECROTIZZANTE: SEGNI E SINTOMI
• A questo punto si verifica un’estesa trombosi dei vasi ematici a
livello delle papille dermiche
• L’estensione dell’infezione a livello della fascia profonda
determina una colorazione brunastra-grigia; la rapida diffusione avviene lungo i piani fasciali, attraverso i canali venosi e i vasi linfatici. I muscoli sono in un primo momento risparmiati
• Negli stadi tardivi i pazienti presentano fenomeni tossici (marcata iperpiressia, tachicardia, obnubilamento del sensorio) e
frequentemente manifestano ipotensione fino allo shock ed insufficienza multiorgano. In questa fase è richiesto un supporto emodinamico aggressivo.
FASCITE NECROTIZZANTE: DIAGNOSI
• Anamnesi ed esame obiettivo • Leucocitosi
• Presenza di gas nei tessuti molli all’esame
radiografico diretto
• Positività delle emocolture
• Deterioramento dello stato metabolico e
compromissione dei parametri emodinamici del paziente
• La sopravvivenza del paziente, vista la
rapida progressione della malattia, è
legata all’immediata diagnosi e
trattamento chirurgico di fascectomia ed estesa necrosectomia, che prevengono la
FASCITE NECROTIZZANTE: PROGNOSI
• L’infezione non trattata conduce a sepsi
con MOF (multiple-organ failure)
• L’età avanzata, le eventuali comorbilità
presenti, il ritardo di diagnosi e di trattamento terapeutico e l’insufficiente debridement chirurgico peggiorano la prognosi LA PERCENTUALE DI LA PERCENTUALE DI MORTALITA’ SI AGGIRA MORTALITA’ SI AGGIRA INTORNO AL 30 % INTORNO AL 30 %
FASCITE NECROTIZZANTE:
FINALITA’ DELLA CHIRURGIA PRECOCE
L’ESPLORAZIONE CHIRURGICA PRECOCE ED AGGRESSIVA È ESSENZIALE NEI PAZIENTI CON SOSPETTA FASCITE
NECROTIZZANTE AL FINE DI:
• Visualizzare le strutture profonde • Rimuovere il tessuto necrotico • Ridurre la compressione locale
• Ottenere materiale adeguato per la
colorazione di Gram e per
l’allestimento di colture per aerobi ed anaerobi
FASCITE NECROTIZZANTE:
FINALITA’ DELLA CHIRURGIA PRECOCE
• L’evidenza di bolle, ecchimosi, fluttuazioni, crepitii e la
diffusione sistemica dell’infezione richiede l’immediata esplorazione chirurgica ed il debridement
• L’incisione iniziale deve essere estesa fino a quando lo
strumento o il dito non riesce più a separare cute e sottocute dalla fascia profonda
FASCITE NECROTIZZANTE:
FINALITA’ DELLA CHIRURGIA PRECOCE
• Di routine il trattamento dovrebbe essere ripetuto ogni 1-2
giorni con ulteriore incisione e debridement, se necessario
• Può rendersi necessaria l’amputazione di un’estremità
L’ ERRORE PIU’ COMUNE E’ DATO DA
FASCITE NECROTIZZANTE: TERAPIA
• Un trattamento antibiotico empirico appropriato, in attesa degli
esami colturali, dovrebbe comprendere ampicillina/sulbactam, cefoxitina o la seguente combinazione:
• Se si sospetta un’infezione simultanea con batteri Gram – deve
essere aggiunto metronidazolo
(1) clindamicina, 600-900 mg i.v. ogni 8 h o metronidazolo 750 mg ogni 6 h +
(2) ampicillina o ampicillina/sulbactam 2-3 g. i.v. ogni 6 h +
(3) gentamicina 1-1.5 mg/Kg ogni 8 h
• A prescindere dalle procedure chirurgiche è necessaria una
terapia antibiotica ad ampio spettro; gli antibiotici di prima scelta includono una combinazione di ampicillina con un inibitore delle β-lattamasi
FASCITE NECROTIZZANTE: TERAPIA
• La scelta dell’antibiotico deve essere riconsiderata sulla base
della colorazione di Gram e della coltura dei tessuti ottenuti in corso di trattamento chirurgico
• Fluidoterapia in dosi generose può essere necessaria prima e
dopo il trattamento chirurgico del paziente
• L’osservazione del paziente in Unità di Terapia Intensiva è
fondamentale per l’immediato trattamento di possibili complicanze a livello sistemico
FASCITE NECROTIZZANTE: OPZIONI
TERAPEUTICHE ALTERNATIVE
• L’ossigenoterapia iperbarica può essere
utilizzata per accelerare il processo di guarigione
Riseman JF, Zamboni WA, Curtis A, et Al: Hyperbaric oxygen therapy for necrotizing fasciitis reduces mortality and the need for debridements. Surgery 1990; 108: 847-50
Argenta LC, Morykwas MJ: Vacuum-assisted closure: a new method for wound control and treatment: clinical experience. Ann. Plast. Surg. 1997; 38: 563-76
• La VAC® (Vacuum-assisted closure) è
utile nel trattamento di ampie perdite di sostanza (consente il drenaggio della ferita, guida la riduzione volumetrica della perdita di sostanza, mantiene un ambiente umido, induce neoangiogenesi e si comporta come una barriera contro i batteri)
INFEZIONI DA PIEDE DIABETICO
INFEZIONI DA PIEDE DIABETICO
PERCORSI CHE CONDUCONO ALL’ULCERA PLANTARE
PERCORSI CHE CONDUCONO ALL’ULCERA PLANTARE
NEL DIABETICO
NEL DIABETICO
Fonte:
Documento di Consenso Internazionale sul piede diabetico
CLASSIFICAZIONE CLINICA DI WAGNER
DELLE ULCERE DIABETICHE
GRADO 2
GRADO 2
Ulcerazione profonda con coinvolgimento ed esposizione delle sottostanti strutture aponeurotiche,
GRADO 1
GRADO 1
Ulcerazione superficiale della cute e del sottocutaneo. Non viene fatta nessuna ulteriore distinzione riguardo alla larghezza dell’ulcera
GRADO 0
GRADO 0
Non c’è soluzione di continuo della cute. Possono essere presenti condizioni predisponenti (dita a martello, alluce valgo, piede cavo, piede di Charcot, ridotta vascolarizzazione, etc.) a rischio per
l’instaurarsi di una lesione cutanea
Wagner FW: Orthopedic rehabilitation of the dysvascular limb. Ortho. Clin. North Am. 1978; 9: 325-49
CLASSIFICAZIONE CLINICA DI WAGNER
DELLE ULCERE DIABETICHE
GRADO 5
GRADO 5
Gangrena umida o secca estesa a quasi tutto il piede
GRADO 4
GRADO 4
Gangrena umida o secca limitata all’avampiede
GRADO 3
GRADO 3
Ulcerazione profonda con osteomielite, infezione profonda con formazione di aree ascessuali, coinvolgimento dei tendini e delle capsule articolari
Wagner FW: Orthopedic rehabilitation of the dysvascular limb. Ortho. Clin. North Am. 1978; 9: 325-49
INFEZIONI DA PIEDE DIABETICO:
PRESENTAZIONE CLINICA
• Aspetti caratteristici nell’ulcera diabetica infetta sono la presenza di eritema e di essudato purulento
• Anche l’iperpiressia è spesso assente
• Uno scompenso glicemico (non
spiegabile altrimenti) può anche essere una “spia” iniziale di grave infezione tessutale
• Data la presenza di neuropatia in
questi pazienti, il dolore può essere assente
INFEZIONI DA PIEDE DIABETICO:
CLASSIFICAZIONE DELL’INFEZIONE
• La tipizzazione colturale e la stadiazione
clinica dello stato infettivo di un’ulcera sono fondamentali nella scelta di un’antibioticoterapia appropriata e delle tecniche chirurgiche da intraprendere
• Si possono individuare tre livelli principali
di gravità strettamente correlati alla profondità ed all’estensione della lesione:
• forme leggere • forme moderate • forme gravi
Pittet D, Wyssa B, Herter-Clavel C, Kursteiner K, Vaucher J, Lew PD:
Outcome of diabetic foot infection treated conservatively. Arch. Intern. Med. 1999; 159: 851-5
Gibbons GW, Eliopoulos GM: Infection of the diabetic foot. in Konzak GP, Hoar CSJ, Rowbotham JL, Wheelock FCJ, Gibbons GW, Capbell D (eds):
• Ulcera spesso superficiale (Grado 1 di Wagner)
• Può essere presente, seppur raro, un essudato similpurulento
con iperemia della cute perilesionale e edema
• Non c’è infezione dei tessuti profondi e delle strutture
aponeurotiche e tendinee
FORME LEGGERE
FORME LEGGERE
• Non ci sono reattività e tossicità sistemiche (iperpiressia,
iperglicemia, malessere, etc.)
• Il trattamento si limita alla bonifica del fondo e cruentazione
con cucchiaio di Volkmann, detersione con soluzione fisiologica e medicazione occludente
• Terapia antibiotica NON necessaria (a meno di esami colturali positivi, specie per Staphylococcus aureus); in tal caso può essere sufficiente un ciclo di terapia antibiotica mirata per os per almeno 2 settimane
• Ulcera profonda (Grado 2 e 3 di Wagner)
• In caso di infezione acuta di recente attivazione i tessuti
superficiali e profondi sono coinvolti dalla reazione infiammatoria (iperemia ed ipertermia locale della cute, edema rispetto ai tessuti circostanti ed essudato di tipo similpurulento)
FORME MODERATE
FORME MODERATE
• Queste forme acute, che sono le più pericolose per la
possibile rapida diffusione ai tessuti circostanti e più profondi debbono essere tempestivamente trattate con ampi drenaggi chirurgici e con l’asportazione di tutte quelle strutture tendinee ed ossee coinvolte dal processo settico
• Queste infezioni possono presentare il rischio di una
diffusione locale, rimanendo confinate al piede, ma se non vengono tempestivamente trattate, possono rappresentare un rischio per la conservazione dell’estremità
• Nelle forme non sufficientemente drenate sono presenti i
segni di intossicazione sistemica (iperpiressia, astenia, scompenso glicemico)
FORME MODERATE
FORME MODERATE
• L’antibioticoterapia, in genere in monoterapia, può essere per
via orale o parenterale, ma è necessario un controllo chirurgico adeguato dell’infezione (asportazione dei tessuti osteo-tendinei infetti, drenaggio e messa a piatto dei recessi) e che
l’estensione locale dell’infezione sia limitata alla sede dell’ulcera
• Rappresentano un peggioramento di un’infezione più
localizzata, non adeguatamente e tempestivamente trattata
• Si tratta di infezioni polimicrobiche che si estendono
rapidamente ai tessuti più profondi con tendenza alla diffusione, per via sottofasciale, lungo i compartimenti muscolari di gamba
FORME GRAVI
FORME GRAVI
• Sono caratterizzate da segni e sintomi tipici dell’infezione
sistemica (iperpiressia, astenia, anoressia, ipotensione arteriosa fino allo shock settico)
• Manifestazioni a carico del SNC, quali torpore e sonnolenza
alternati a stati di agitazione sono espressione dell’intossicazione settica aggravata dall’iperglicemia (in genere su livelli non inferiori a 300-400 mg/dl)
• Si tratta di quadri clinici che espongono il paziente a rischio della vita (specie in caso di coinvolgimento per via ematica o linfatica dell’infezione ad organi quali polmone, fegato e rene)
• E’ necessario il ricovero ed il trattamento deve prevedere:
FORME GRAVI
FORME GRAVI
• uso di associazioni di antibiotici per via parenterale
• controllo attento dei parametri vitali del paziente (attività
cardiaca, respiratoria e renale) e degli squilibri metabolici (iperglicemia ed acidosi metabolica)
• ricorso ad immediati ed invasivi interventi chirurgici di
drenaggio e bonifica dei tessuti infetti e necrotici coinvolti
UNA VOLTA TRATTATO CHIRURGICAMENTE IL FOCOLAIO SETTICO ED INIZIATA LA TERAPIA ANTIBIOTICA
FORME PARTICOLARI DI INFEZIONE:
L’INFEZIONE DA PIOGENI
• Responsabili dell’infezione sono microrganismi che stimolano
un’intensa reazione di difesa immunitaria mediata dai granulociti neutrofili; si tratta sia di batteri Gram + (Streptococchi, Stafilococchi, Enterococchi), che Gram – (Pseudomonas aeruginosa, Colibacilli)
• La sofferenza tessutale e dei leucociti e la liberazione locale di
enzimi proteolitici di origine leucocitaria determinano il formarsi di un caratteristico liquido denso, giallastro e cremoso detto pus
• Nella fase di acuzie dell’infezione da piogeni i tessuti
presentano la tipica reattività della flogosi (rubor, tumor, calor) ed il dolore da irritazione delle terminazioni sensitive coinvolte dal processo infiammatorio. Si associa frequentemente anche la functio lesa delle articolazioni interessate
FORME PARTICOLARI DI INFEZIONE:
L’INFEZIONE DA PIOGENI
• In particolare, l’infezione da Pseudomonas aeruginosa si
distingue facilmente per la presenza di un essudato purulento di colore verdastro e di odore caratteristico
• Talora, l’infezione da piogeni ed il traumatismo stimolano la
formazione, sul fondo dell’ulcera, di una proliferazione di tessuto di granulazione (granuloma piogeno), che non è stabile e non deve essere confuso con un normale tessuto di riparazione neoformato
• Questa forma reattiva di granuloma deve essere asportata in
corso di medicazione per favorire l’eradicazione dell’infezione e la formazione di tessuto più stabile
FORME PARTICOLARI DI INFEZIONE:
L’ASCESSO
• Raccolta in una cavità neoformata di un’infezione da piogeni
• Nelle forme acute è conseguenza dell’accumularsi dell’infezione in un’area profonda ed è caratterizzato dai segni tipici dell’infezione da piogeni (eritema, edema, dolore ed ipertermia al termotatto)
• Nelle forme cronicizzate la cavità è delimitata da una parete
con all’interno uno strato (membrana piogenica) di fibrina, leucociti e microrganismi ed all’esterno un tessuto di granulazione sostituito, negli strati più periferici, da tessuto fibroso più compatto, di tipo cicatriaziale
FORME PARTICOLARI DI INFEZIONE:
L’ASCESSO
• Se la raccolta purulenta non si è
drenata spontaneamente
all’esterno attraverso l’ulcera, l’arco longitudinale mediale della concavità plantare tende a scomparire per l’edema e la raccolta di pus negli spazi sottostanti, la cute è tesa ed assume una tonalità violacea
• Il dolore è mitigato dalla neuropatia diabetica, ma è esacerbato dalla palpazione (che consente di apprezzare alla palpazione bimanuale liquido libero sotto tensione negli spazi sottostanti)
FORME PARTICOLARI DI INFEZIONE:
L’ASCESSO
• Nelle forme non trattate tempestivamente l’edema si estende anche al dorso del piede e compaiono i segni sistemici (iperpiressia, malessere, astenia, scompenso glicemico e glicosuria)
• Il trattamento è chirurgico (drenaggio mediante controapertura e messa a piatto dell’area con bonifica dei tessuti infetti o necrotici) e farmacologico, (terapia antibiotica ad ampio spettro)
• Infezione moderata o grave con
tendenza alla necrosi tessutale ed alla formazione di pus che tende ad estendersi rapidamente
• L’infezione è sostenuta da germi
piogeni che, attraverso la liberazione locale di enzimi proteolitici, non consente ai tessuti di creare una reazione fibrotica di contrasto
• Nel piede diabetico si osserva specie
nelle infezioni del dorso piede dove, facilitata dalla lassità del tessuto sottocutaneo, si può diffondere al di sopra del piano fasciale
FORME PARTICOLARI DI INFEZIONE:
IL FLEMMONE
• Se l’infezione si sviluppa al di sopra
dell’aponeurosi dorsale, è sufficiente la bonifica del tessuto cutaneo e sottocutaneo sofferenti mediante ampie incisioni longitudinali della cute
• Nelle estensioni sottofasciali, si
dovranno rimuovere i tendini estensori delle dita (cosa che non comporta un eccessivo danno funzionale)
con esposizione, sul fondo, dei muscoli interossei dorsali, da cui può partire nuovo tessuto di granulazione
FORME PARTICOLARI DI INFEZIONE:
IL FLEMMONE
• E’ una caratteristica dei pazienti diabetici
ed è conseguente alla virulentazione di una flora batterica mista aerobia ed anaerobia nell’ambito dei tessuti necrotici
• La contaminazione da piogeni è
responsabile dell’edema e della
secrezione purulenta (che rendono la demarcazione tra tessuto necrotico e quello più vitale irregolare e sfumata)
FORME PARTICOLARI DI INFEZIONE:
LA GANGRENA UMIDA
• La necrosi tessutale può essere
pre-esistente all’infezione (ischemia critica da arteriopatia ostruttiva) o conseguente ad un
focolaio settico responsabile di fenomeni trombotici occlusivi di alcune arteriole terminali (gangrena infettiva che si realizza in un piede normovascolarizzato)
• Il trattamento della gangrena infettiva
consiste nella bonifica chirurgica
mediante asportazione di tutti i tessuti necrotici ed infetti ed associata ad una
terapia antibiotica mirata, anche con associazione di più farmaci
• In caso di presenza di ischemia critica del
piede, questa dovrà ovviamente essere corretta contestualmente con terapia medica o con rivascolarizzazione chirurgica
FORME PARTICOLARI DI INFEZIONE:
LA GANGRENA UMIDA
• La cellulite e la fascite necrotizzante rappresentano una
grave forma di infezione che si
estende rapidamente ed
estesamente alle strutture muscolo-aponeurotiche dell’arto con necrosi di cute, sottocute, delle aponeurosi e, talora, dei muscoli
• L’infezione si presenta inizialmente
con un’iperemia localizzata e con uno stato di tensione dei tessuti, che sono edematosi, doloranti con flittene superficiali (espressione di sofferenza cutanea)
FORME PARTICOLARI DI INFEZIONE:
L’INFEZIONE NECROTIZZANTE
FORME PARTICOLARI DI INFEZIONE:
L’INFEZIONE NECROTIZZANTE
• La sintomatologia dolorosa, per la
neuropatia diabetica, è in genere
minore rispetto alla gravità del quadro clinico
• In circa metà dei casi si ha
produzione di gas evidenziabile alla palpazione con un tipico crepitio e documentabile con un esame Rx diretto dell’arto
• Responsabili del quadro clinico
sono Streptococcus pyogenes e
Staphylococcus aureus (tra i germi aerobi) e i Bacteroides, i
Peptostreptococchi e Clostridium perfrigens (tra gli anaerobi)
FORME PARTICOLARI DI INFEZIONE:
L’INFEZIONE NECROTIZZANTE
• La flora batterica è frequentemente
polimicrobica e mostra un’attività sinergica
• Molti batteri liberano localmente
enzimi proteolitici (ialuronidasi, collagenasi), che facilitano una diffusione più rapida dell’infezione e potenti tossine con attività citotossica locale e responsabili di shock settico
Sentochnik DE: Deep soft-tissue infections in diabetic patients. Infect. Dis. Clin. North Am. 1995; 9: 53-64
Cone LA, Woodand DR, Schlievert PM, Tomory GS: Clinical and bacterilogic observations of a toxic shock-like syndrome due to Streptococcus pyogenes. NEJM 1987; 317: 146-9
FORME PARTICOLARI DI INFEZIONE:
L’INFEZIONE NECROTIZZANTE
• L’evoluzione e l’aggravamento del quadro clinico possono essere
molto rapidi per la diffusione del quadro infettivo con segni sistemici di intossicazione (iperpiressia elevata, prostrazione, tachicardia, ipotensione, iperglicemia e stato confusionale)
• La mortalità di queste infezioni è elevata (> 40% dei casi) se non tempestivamente trattate con ampi drenaggi chirurgici, terapia antibiotica parenterale ed eventuale O2-terapia iperbarica
• Spesso sono necessarie amputazioni maggiori per rimuovere il
focolaio principale di infezione, non altrimenti controllabile
Rouse TM, Malangoni MA, Schulte WJ: Necrotizing fascitis: a preventable disaster. Surgery 1982; 92: 765-70
Reyzelman AM, Lipsky BA, Hadi SA, Harkless LB, Armstrong DG: The increased prevalence of severe necrotizing infections caused by
non-INFEZIONI DA PIEDE DIABETICO:
L’ESAME COLTURALE
• L’individuazione dei microrganismi
responsabili dell’infezione mediante esame colturale e la determinazione “in vitro” della sensibilità o resistenza ai diversi antibiotici dei batteri isolati rappresenta un
aspetto fondamentale per il corretto trattamento farmacologico
• Il prelievo di materiale da sottoporre a coltura microbiologica può essere fatto con 3 diverse modalità:
• tampone
• prelievo dell’essudato con siringa • biopsia tessutale
TAMPONE PER ESAME COLTURALE
• La tecnica che trova maggiore diffusione d’impiego per la facilità di uso e
la disponibilità del materiale necessario è quella del tampone per contatto del fondo dell’ulcera o dopo cruentazione superficiale dei tessuti
• Il prelievo da lesioni anfrattuose può essere effettuato con un cucchiaio di
Volkmann:
• dopo disinfezione della cute circostante, si procede, tenendo divaricati i bordi
dell’ulcera, alla raccolta sul fondo del materiale con il cucchiaio, nei recessi più profondi
• il materiale raccolto viene posto in contatto con un tampone che viene, quindi,
riposto nell’apposita provetta sterile
• Se sul fondo della provetta esiste un terreno di coltura, la semina del
campione in termostato può avvenire entro 3 ore da prelievo, altrimenti il tempo a disposizione si riduce a meno di 1 ora
Pellizzer G, Strazzabosco M, Presi S, Furlan F, Lora L, Benedetti P, Bonato M, Erle G, De Lalla F: Deep tissue biopsy Vs. superficial swab culture monitoring in the microbiological assessment of
limb-PRELIEVO DELL’ESSUDATO CON SIRINGA
• L’aspirazione dell’essudato con siringa è una tecnica alternativa
cui si può fare ricorso in caso di secrezione di tipo purulento, inviando poi il liquido in provetta sterile per esame microbiologico
• In questo caso, se la quantità di liquido aspirato è superiore a 2-3 cc il tempo a disposizione per il trasporto al laboratorio microbiologico è di circa 60 minuti, mentre per quantitativi inferiori
deve essere immediato
Durante la puntura del tappo di plastica dei contenitori di raccolta (provetta sterile o matraccio) bisogna avere l’accortezza di sterilizzare la superficie di gomma con soluzione alcolica iodata, per evitare contaminazioni
INFEZIONI DA PIEDE DIABETICO:
L’ESAME COLTURALE
• La tecnica del tampone esclude la possibilita’ di studiare la presenza di germi anaerobi, che richiedono prelievi in assenza di aria
• E’ quindi necessaria una valutazione costante dell’ulcera per escludere la
presenza di segni clinici di infezione da germi anaerobi (odore fetido, scarso trofismo tessutale, secrezione scura e maleodorante)
IN QUESTI CASI RICORRERE AL PRELIEVO DI LIQUIDO O DI
IN QUESTI CASI RICORRERE AL PRELIEVO DI LIQUIDO O DI
TESSUTO CON PUNTURA PERCUTANEA E RACCOLTA IN
TESSUTO CON PUNTURA PERCUTANEA E RACCOLTA IN
MATRACCIO PER COLTURA DA GERMI ANAEROBI
INFEZIONI DA PIEDE DIABETICO:
TERAPIA
• Il sollevamento dell’arto può aiutare a ridurre l’edema
• Il controllo del diabete e manovre chirurgiche quali il drenaggio
di ascessi ed il debridement del tessuto necrotico sono
componenti fondamentali della terapia
• Il trattamento antibiotico ottimale per queste infezioni è ancora
materia di controversia, soprattutto a causa dell’ampia varietà di batteri (aerobi ed anaerobi) in causa, pertanto è appropriata una
terapia ad ampio spettro
• Generalmente, infezioni minori richiederanno una copertura per i
Cocchi Gram + aerobi; al riguardo, antibiotici quali clindamicina,
cefalexina o dicloxacillina sono efficaci in caso di prevalenza di microrganismi Gram +
INFEZIONI DA PIEDE DIABETICO:
TERAPIA
• I farmaci di impiego più razionale sono: ticarcillina-acido clavulanico, piperacillina in associazione con tazobactam,
ampicillina-sulbactam, altri β-lattamici e cefoxitina
• Per infezioni che mettono a rischio l’arto è necessaria una
copertura (talora con una terapia combinata) nei confronti di Cocchi Gram +, aerobi Gram – ed anaerobi. Per il trattamento iniziale è preferibile una terapia parenterale i.v.
• La ciprofloxacina è un eccellente farmaco di scelta, soprattutto in caso di prevalenza di Gram -. Quando viene iniziata una copertura empirica con ciprofloxacina, si raccomanda l’aggiunta di una copertura degli anaerobi con clindamicina (o in alternativa con ceftazidima od ofloxacina)
• Una volta constatato un netto miglioramento delle condizioni
Cavallini M: Il piede diabetico visto dal chirurgo. Dip.to di Chirurgia “P. Valdoni”. Università degli Studi
PRINCIPALI FARMACI PRINCIPALI FARMACI ANTIBIOTICI UTILIZZATI IN ANTIBIOTICI UTILIZZATI IN TRATTAMENTO TRATTAMENTO AMBULATORIALE PER AMBULATORIALE PER INFEZIONI INFEZIONI
LIEVI-MODERATE DEL PIEDE
MODERATE DEL PIEDE
DIABETICO
Le nuove sfide terapeutiche
LE NUOVE SFIDE TERAPEUTICHE
• L’esistenza di ceppi batterici
antibiotico-resistenti, come Staphylococcus aureus meticillino-resistenti (MRSA) ed
Enterococchi vancomicino-resistenti
(VRE) ha reso più complesso il trattamento delle infezioni gravi da Gram +
• L’emergenza più recente di MRSA
vancomicino-intermedi (VISA),
vancomicino-intermedi eterogenei (hVISA) e vancomicino-resistenti (VRSA), ha ulteriormente compromesso le opzioni terapeutiche e stimolato nel contempo la ricerca verso nuovi antibiotici
INFEZIONI DA MRSA:
PAZIENTI A RISCHIO
INFEZIONI COMPLICATE DELLA CUTE E
DELLE STRUTTURE CUTANEE (cSSIs)
• I patogeni tipicamente implicati includono
ceppi di Staphylococcus aureus meticillino-resistenti (MRSA) e meticillino-sensibili
(MSSA)
• E’ divenuto via via più comune imbattersi in
cSSIs causate da batteri resistenti (recenti studi negli USA sottolineano il problema serio e crescente di MRSA associati in comunità e rappresentano il più comune focolaio di infezione cutanea e dei tessuti molli identificabile nei pazienti afferenti ai Dipartimenti di Emergenza in numerose aree metropolitane)
Fridkin SK, Hageman JC, Morrison M et Al: Methicillin-resistant Staphylococcus aureus disease in three communities. N. Engl. J. Med. 2005; 352: 1436-44
Moran GJ, Krishnadasan A, Gorwitz RJ et Al: Methicillin-resistant S. aureus infections among patients in the emergency department. N. Engl. J. Med. 2006; 355: 666-74
INFEZIONI COMPLICATE DELLA CUTE E
DELLE STRUTTURE CUTANEE (cSSIs)
LA MAGGIORE DIFFICOLTÀ NEL
LA MAGGIORE DIFFICOLTÀ NEL
TRATTAMENTO SI RIPERCUOTE SU
TRATTAMENTO SI RIPERCUOTE SU
UN AUMENTO DEI COSTI SANITARI
UN AUMENTO DEI COSTI SANITARI
(degenza più prolungata, aumento della diagnostica di laboratorio e maggiore costo legato ai farmaci)
Lee SY, Kuti JL, Nicolau DP: Antimicrobial management of complicated skin and skin structure infections in the era of emerging resistance. Surg. Infect. (Larchmt) 2005; 6: 283-95
Segreti J: Efficacy of current agents used in the treatment of Gram-positive infections and the consequences of resistance.
Clin. Microbiol. Infect. 2005; 11 (Suppl 3): 29-35
Nathwani D: Impact of methicillin-resistant Staphylococcus aureus infections on key health economic outcomes: does reducing the length of hospital stay matter ? J. Antimicrob.
LA DAPTOMICINA
• Primo di una nuova classe di antibiotici,
è un lipopeptide ciclico dotato di un nuovo meccanismo di azione
• E’ altamente attiva contro la maggior
parte dei germi Gram +, compresi MRSA e ceppi resistenti a oxacillina, vancomicina e linezolid
IL TRATTAMENTO CON DAPTOMICINA
IL TRATTAMENTO CON DAPTOMICINA
DELLE SSTIs PRESENTA UN
DELLE SSTIs PRESENTA UN
75%
75%
DI DI SUCCESSI (PARAGONABILE ALLASUCCESSI (PARAGONABILE ALLA
VANCOMICINA)
VANCOMICINA)
• L’impiego di daptomicina è stato
approvato anche per le batteriemie da MRSA, comprese quelle associate ad endocardite destra
LA DAPTOMICINA
MECCANISMO DI AZIONE MECCANISMO DI AZIONE
• E’ in relazione alla sua struttura
• La sua coda lipofilica si inserisce all’interno della
membrana citoplasmatica della parete cellulare dei batteri Gram +, processo dipendente dalla presenza di ioni Ca++
• Il ruolo del Ca++ non è del tutto chiaro, ma
sembrerebbe indurre una modificazione strutturale della molecola di daptomicina che permetterebbe l’interazione tra antibiotico e membrana batterica
• E’ stato ipotizzato che molecole multiple di
daptomicina oligomerizzandosi produrrebbero canali trans-membrana che permetterebbero la fuoriuscita di K+
• In conseguenza di tale efflusso, si verificherebbe la
depolarizzazione della membrana cellulare che condurrebbe alla rapida inibizione della sintesi di proteine, DNA e RNA
Conclusioni
CONCLUSIONI
• Il ricorso sempre più frequente dei pazienti alle strutture di P.S. come prima, e spesso unica, struttura sanitaria di riferimento, pone il Medico dell’Emergenza di fronte alla necessità di acquisire la basi scientifiche per impostare su base razionale, supportata dall’evidenza, il trattamento di queste patologie
• Il Medico dell’Emergenza, specie se opera in una struttura ospedaliera periferica, non è il più delle volte supportato da specialisti Infettivologi
• Né ha il tempo, operando nella fase di maggiore acuzie e talora di vera e propria emergenza, di potere impostare una terapia specifica sulla base di ulteriori accertamenti che richiederebbero comunque tempo (p.es. esami colturali con antibiogrammi)
VISTA IN QUEST’OTTICA, LA FUNZIONE
VISTA IN QUEST’OTTICA, LA FUNZIONE
DEL MEDICO DELLA EMERGENZA COME
DEL MEDICO DELLA EMERGENZA COME
“PRIMO FILTRO” PER IL
“PRIMO FILTRO” PER IL
CONTENIMENTO DI SPESE SANITARIE
CONTENIMENTO DI SPESE SANITARIE
INCONGRUE (RICOVERI OSPEDALIERI
INCONGRUE (RICOVERI OSPEDALIERI
NON APPROPRIATI, RICORSO A
NON APPROPRIATI, RICORSO A
TERAPIE COSTOSE NON IDONEE) E’
TERAPIE COSTOSE NON IDONEE) E’
TUTT’ALTRO CHE TRASCURABILE
IN CASO DI INFEZIONI DI ESTREMA
IN CASO DI INFEZIONI DI ESTREMA
GRAVITA’ IL RUOLO DEL MEDICO DI
GRAVITA’ IL RUOLO DEL MEDICO DI
EMERGENZA E’ FONDAMENTALE, A
EMERGENZA E’ FONDAMENTALE, A
PARTIRE DA UN TEMPESTIVO
PARTIRE DA UN TEMPESTIVO
SOSPETTO DIAGNOSTICO PER FORNIRE
SOSPETTO DIAGNOSTICO PER FORNIRE
AL PAZIENTE UN TRATTAMENTO
AL PAZIENTE UN TRATTAMENTO
ADEGUATO PRECOCE E PER
ADEGUATO PRECOCE E PER
INDIRIZZARLO VERSO PERCORSI
INDIRIZZARLO VERSO PERCORSI
TERAPEUTICI APPROPRIATI (CHE
TERAPEUTICI APPROPRIATI (CHE
DOVRANNO TALORA CONTEMPLARE UN
DOVRANNO TALORA CONTEMPLARE UN
TRATTAMENTO