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LA CNA E L'ARTIGIANATO MACERATESE. APPUNTI DI STORIE

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Academic year: 2021

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(1)

Lorenzo Compagnucci

La CNA e

l’Artigianato

Maceratese

Appunti di Storie

LA

CN

A E L

’ARTIGIANA

TO MACERA

TESE

-

App

unti d

i Storie

Confederazione Nazionale

dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa Associazione Territoriale di Macerata

-di Macerata dove ha conseguito il dottorato -di ricerca (PhD) sotto la supervisione della Prof.ssa Francesca Spigarelli. È cultore della materia per gli insegnamenti di economia politica, economia e politiche dell’innovazione, economia manageriale e fondamenti e metodi per l’analisi empirica nelle scienze sociali. I suoi temi di ricerca riguardano l’economia applicata, in particolare la Terza Missione dell’università, imprenditorialità, forme di collaborazione per l’innovazione, block- chain, globalizzazione della Cina e industrie culturali e creative. È membro della segreteria scientifica della Società Italiana di Economia e Politica Industriale (SIEPI) ed è membro del c.MET05, Centro Universitario Nazionale di Economia Applicata. Collabora con l’Ufficio per la Valorizzazione della Ricerca ILO e Placement dell’Università di Macerata per la definizione e l’implementazione delle iniziative di Terza Missione dell’Ateneo. Contribuisce alle attività scientifiche del Laboratorio Umanistico per la Creatività e l’Innovazione (LUCI) e del CreaHUB, Atelier di idee per imprese culturali e creative. Ha conseguito l’abilitazione per l’esercizio della professione di avvocato. Ha svolto un’intensa attività di ricerca, di docenza e di partecipazione a conferenze in Cina, U.S.A., Etiopia, Regno Unito, Repubblica d’Irlanda, Danimarca, Norvegia, Croazia, Spagna e Portogallo. È autore di studi scientifici di economia applicata pubblicati su riviste nazionali e internazionali.

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La CNA e l’Artigianato

Maceratese

Appunti di Storie

Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa Associazione Territoriale di Macerata

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-Indice

Prefazione a cura di Giorgio Ligliani 5

Prefazione a cura di Luciano Ramadori 7

Introduzione 9 1. Dal secondo dopoguerra agli anni Sessanta:

le origini della CNA 11

1.1 Il secondo dopoguerra e gli artigiani 11

1.2 La nascita della CNA Nazionale e la rappresentanza di Macerata 12 1.3 Le origini della Federazione Provinciale degli Artigiani di Macerata 15 1.4 La mobilitazione degli artigiani: nella società e in piazza 17 1.5 La Legge n. 860 del 1956 e gli anni Sessanta 18 1.6 La formazione professionale e la scuola per acconciatori

di Macerata 19

2. Gli anni Settanta: lo sviluppo dell’artigianato 23

2.1 Lo sviluppo dell’artigianato in Italia 23

2.2 L’artigianato nella Regione Marche 24

2.3 La nuova identità della CNA Macerata 24

2.4 Le esigenze degli artigiani e la strategia della CNA 28

2.5 Il decentramento delle sedi 29

2.6 La Cooperativa Artigiana di Garanzia “Giuseppe Salomoni” 31 3. Gli anni Ottanta: la crescita dei servizi alle imprese 37

3.1 Gli artigiani e il contesto economico 37

3.2 Dalla legge del 1956 alla nuova legge quadro del 1985 38 3.3 L’evoluzione della CNA Nazionale e Regionale 41

3.4 Un’identità che cambia a livello locale 41

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3.6 I servizi di internazionalizzazione 47 3.7 Il settore calzaturiero e la mobilitazione sindacale 53

3.8 Studi e convegni 55

3.9 Appunti di storie 59

3.10 Galleria fotografica 65

4. Gli anni Novanta: la comunità locale e le nuove sfide 87

4.1 Il contesto economico 87

4.2 La CNA Macerata, il sisma e le nuove sfide 88

4.3 Il processo di digitalizzazione 90

4.4 La trasformazione politica della CNA 91

4.5 Manifestazioni culturali 95

4.6 Galleria fotografica 101

5. Conclusioni 111

Bibliografia 113

Sitografia 115

È con profondo piacere e soddisfazione che mi rivolgo alle artigiane e agli artigiani, alle imprenditrici e agli imprenditori che compongono la CNA – Associazione Territoriale di Macerata, per presentare questo lavoro di ricer-ca che la nostra Associazione ha promosso e sostenuto, in collaborazione con l’Università di Macerata, per indagare e ricostruire la storia della CNA nel periodo che va dalla sua fondazione fino alla fine degli anni Novanta del secolo scorso.

L’incarico di Presidente che ho svolto in questi anni, così come l’incarico svolto da quelli che mi hanno preceduto e che sarà svolto da quelli che mi seguiranno, è un incarico pro-tempore, e nulla meglio di una ricerca stori-ca riesce a spiegare il signifistori-cato di questa locuzione latina che, appunto, associa l’idea della temporaneità del ruolo a colei o colui che si trova a guidare una struttura articolata e complessa come la nostra.

Come emerge chiaramente dalle pagine che seguono, infatti, la CNA è qual-cosa che è nata prima di noi e del nostro essere imprenditori, e lo sforzo che tutti dobbiamo fare, e che stiamo facendo, è che essa continui anche nei decenni successivi alla fine della nostra personale attività imprenditoriale. Nello stesso tempo, il valore di una ricerca storica sull’Associazione è rac-chiuso nel significato che questa ci permette di cogliere rispetto alle con-nessioni tra passato, presente e futuro. Solo avendo ben chiaro il percorso affrontato nel passato, infatti, possiamo meglio muoverci nel presente e immaginare quali potranno essere gli scenari che ci aspettano, nel breve, medio e lungo periodo.

Non si tratta solo di un’operazione tesa a ricostruire la memoria della nostra Associazione e dei nostri associati, quindi, ma di un tassello fondamentale che, ancorandoci saldamente ad un passato fatto di passioni, intuizioni, re-lazioni costruite e consolidate con le imprese e con il territorio, produzioni di sapere e di competenze, può permetterci di affrontare meglio le sfide che verranno senza perdere di vista le ragioni fondanti del nostro fare im-presa e del ruolo sociale della CNA.

Prefazione

Giorgio Ligliani

(5)

Il lavoro qui presentato nasce dalle sollecitazioni che ci sono pervenute negli anni da parte di ex dirigenti della CNA della provincia di Macerata: artigiane e artigiani, imprenditrici e imprenditori che si sono rivolti all’Asso-ciazione per chiedere che si cominciasse a lavorare a un primo tentativo di ricostruzione delle vicende che hanno portato la CNA a diventare una grande Associazione di categoria, presente e diffusa nel territorio, dove le imprese possono trovare sostegno, supporto e servizi.

Il lavoro di raccolta dei documenti è durato fino a quando abbiamo con-tattato Lorenzo Compagnucci, esperto di economia applicata e politiche industriali che stava svolgendo il dottorato di ricerca presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Macerata. Abbiamo quindi deciso di af-fidare al suo punto di vista e alla sua competenza l’analisi della documen-tazione e la stesura di questa ricerca, che non ha l’ambizione di rappresen-tare un punto di arrivo definitivo, ma un tassello della nostra memoria, un lavoro da cui potrebbero muoversi nuove e successive ricerche.

A quest’opera hanno collaborato molti colleghi ed ex dirigenti, fornendo testimonianze preziose per ricostruire i contesti che hanno fatto da sfondo ai passaggi più significativi nella vita della nostra Associazione, che affonda le proprie radici nell’opera di ricostruzione dell’Italia appena uscita dalla Se-conda Guerra Mondiale, finalmente proiettata verso la democrazia: politica, sociale ed economica.

In queste pagine, i loro ricordi accompagnano i passaggi più importanti: dalla costituzione dell’Associazione allo sviluppo dell’artigianato, dalla fase di crescita dei servizi fino alle nuove sfide che la CNA ha raccolto negli anni Novanta, in un clima di trasformazione epocale che, se ci pensiamo bene, può trasmetterci insegnamenti anche per il presente che ci troviamo a vivere e gli scenari che dovremo affrontare, attraverso la valorizzazione delle com-petenze e del nostro capitale umano. Magari partendo proprio da queste pagine e dalla nostra storia, nella convinzione che la conoscenza del nostro passato ci permetterà di affrontare meglio il futuro.

Prefazione

Luciano Ramadori

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Questo lavoro nasce dalla volontà della CNA - Associazione Territoriale di Macerata - di realizzare un approfondimento, accessibile a tutti, sull’evolu-zione dell’artigianato e della CNA nella Provincia di Macerata, in collabora-zione con l’Università degli Studi di Macerata. Senza pretesa di esaustività, l’obiettivo è quello di non disperdere le esperienze e le storie delle perso-ne che hanno contribuito a plasmare l’identità dell’Associazioperso-ne dal secon-do secon-dopoguerra alla fine degli anni Novanta del secolo scorso.

Il volume cerca di tracciare il dialogo che la CNA Macerata ha tessuto con gli artigiani fin dall’inizio, ispirandosi all’articolo 45 della Costituzione ita-liana, in base al quale «La Repubblica riconosce la funzione sociale della

cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata. La legge ne promuove e favorisce l’incremento con i mezzi più idonei e ne assicura, con gli opportuni controlli, il carattere e le finalità.» Il comma

2 prosegue affermando che «La legge provvede alla tutela e allo sviluppo

dell’artigianato». L’art. 45 Cost. afferma la funzione sociale dell’artigianato

e rappresenta lo “statuto costitutivo” dell’impresa artigiana. Oltre al ricono-scimento costituzionale, gli artigiani sono uomini, donne, giovani e famiglie che contribuiscono alla crescita del Paese. Queste persone si caratterizza-no per l’impegcaratterizza-no quotidiacaratterizza-no, la passione, la creatività, la capacità di incaratterizza-no- inno-vazione, la prevalenza della componente di abilità manuale nei processi produttivi, i rapporti con i collaboratori e i familiari all’interno dell’azienda e le relazioni con gli altri artigiani e la comunità locale.

Dal punto di vista metodologico la ricerca è basata su articoli scientifici pub-blicati su riviste nazionali e internazionali, monografie scientifiche, rapporti realizzati da istituti di ricerca e articoli tratti dalla stampa periodica. Inoltre, tra novembre 2019 e maggio 2020 sono state realizzate numerose interviste con artigiani, imprenditori, funzionari, dirigenti ed ex collaboratori della CNA Macerata, cioè coloro che hanno contribuito alla crescita dell’Associazione. E’ stata poi svolta una ricerca, raccolta e selezione di documenti d’archivio e materiali fotografici che completano i contenuti dei testi e delle interviste.

Introduzione

Lorenzo Compagnucci

(7)

AGLI ANNI SESSANTA:

LE ORIGINI DELLA CNA

1

1.1. Il secondo dopoguerra e gli artigiani

L’Italia affronta enormi difficoltà economiche e sociali negli anni immediatamen-te successivi alla Seconda Guerra Mondiale. Tra il 1946 e il 1948 la disoccupazio-ne è pari al 10% della forza lavoro. Il tasso di disoccupaziodisoccupazio-ne italiano rimadisoccupazio-ne il più elevato in Europa fino al 1958, oscillando tra il 7-9% a fronte dell’1-2% della Fran-cia. Negli stessi anni la Germania riduce la disoccupazione al 3%. Gli occupati italiani sono principalmente impiegati nel settore agricolo che nel 1951 assorbe oltre il 40% della forza lavoro. Allo stesso tempo l’agricoltura è poco produttiva e profondamente arretrata, mentre le poche attività industriali risentono degli effetti devastanti del secondo conflitto mondiale (Barca, 1999; Pesole, 1997). Durante gli anni Cinquanta l’Italia inizia a cambiare fisionomia: il settore agrico-lo perde il 13,5% degli occupati, passando dal 43,9% al 30,4%. Diversamente, l’industria cresce dal 29,4% al 37,4%, così come il settore terziario dei servizi registra un considerevole aumento di addetti, dal 26,7% al 32,22%. Alla fine degli anni Cinquanta l’Italia non è più un Paese prevalentemente agricolo. Lo sviluppo industriale è favorito da molteplici fattori, quali la buona congiuntu-ra internazionale e il consolidamento di alcuni poli produttivi stcongiuntu-rategici come quello automobilistico, stimolato dalla motorizzazione di massa. Inoltre, grazie alla guida di Enrico Mattei, l’Ente Nazionale Idrocarburi (Eni) intraprende azioni dirette all’approvvigionamento energetico per lo sviluppo industriale. Parallela-mente lo Stato inizia a investire nel piano casa Fanfani e in infrastrutture come l’Autostrada del Sole. Non mancano poi gli interventi per il Mezzogiorno (De Nicolò, 2016a).

Tra il 1951 e il 1961 l’artigianato vive profonde difficoltà e registra un considere-vole declino dell’occupazione che passa dal 21,2% al 17,8%. Pesole afferma che queste percentuali non restituiscono l’immagine reale del «dissanguamento» delle professioni artigiane, in particolare nell’Italia meridionale (Pesole, 1997). Secondo De Nicolò la struttura produttiva dell’artigianato era fortemente ar-retrata. Questa condizione era accentuata dalla depressione economica che spingeva molti disoccupati ad «improvvisarsi artigiani». A ciò si aggiunge il fatto che l’artigianato aveva sofferto l’andamento alterno dei prezzi, prima inflattivo e poi, per effetto delle politiche einaudiane, deflattivo. Ne era derivata una restrizione dei consumi e la penalizzazione della domanda interna di prodotti. Tuttavia, l’orgoglio degli artigiani e una loro crescente partecipazione alla vita pubblica alimentavano la necessità di un generale ammodernamento del com-parto artigiano (De Nicolò, 2016a).

Lo studio è suddiviso in quattro capitoli che analizzano la storia della CNA Macerata dal secondo dopoguerra alla fine degli anni Novanta. Ogni capi-tolo illustra brevemente il quadro economico e sociale di riferimento. Viene poi proposta una selezione di temi che sono stati al centro del dibattito dell’Associazione. Vengono inoltre presentati contenuti e aneddoti tratti dalle interviste svolte con alcuni degli attori chiave della storia della CNA Macerata.

Il primo capitolo descrive le origini democratiche della CNA dal secondo dopoguerra agli anni Sessanta. Vengono illustrate le prime iniziative sin-dacali sul territorio, gli effetti della legge quadro del 1956 sull’artigianato e l’importanza della formazione professionale per il comparto artigiano. Il secondo capitolo analizza lo sviluppo dell’artigianato durante gli anni Set-tanta. Sono descritte le azioni intraprese dalla CNA Macerata per rispon-dere alle esigenze di un artigianato e una società che cambiano. In questo periodo emerge l’importanza dei servizi di credito e inizia ad affermarsi la strategia di decentramento delle sedi dell’Associazione.

Il terzo capitolo presenta la rapida espansione dei servizi erogati alle im-prese artigiane dalla CNA a partire dagli anni Ottanta. A fronte di un con-testo internazionale sempre più dinamico, si configura un nuovo rapporto tra associati e rappresentanti dell’organizzazione. All’attività sindacale si affiancano servizi di consulenza, ricerca, internazionalizzazione e misure a sostegno di settori strategici come quello calzaturiero.

Il quarto capitolo analizza gli anni Novanta che sono caratterizzati da una profonda trasformazione politica che investe l’attività sindacale, la riforma delle pensioni, lo sviluppo dei servizi informatici e il ruolo crescente dei giovani e delle donne nella direzione delle imprese artigiane. Il quarto ca-pitolo propone poi alcune riflessioni sul devastante sisma del 1997. Una tragedia indelebile nelle vite di molte comunità marchigiane ed umbre che sono state supportate anche dalle associazioni del territorio, come la CNA Macerata.

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1.2 La nascita della CNA Nazionale e la rappresentanza di Macerata

Il Patto di Roma del giugno 1944 è il momento più significativo della rinascita del movimento sindacale grazie all’abolizione dell’ordinamento corporativo. In-fatti, il sostegno delle forze antifasciste prospetta un’unità sindacale che non ammette distinzioni di opinioni politiche e religiose. Dal punto di vista giuridico l’artigianato torna però ad essere un settore sostanzialmente “deregolato” e così rimarrà fino alla prima legge quadro del settore, cioè la Legge n. 860 del 15 luglio 1956 (De Nicolò, 2016a).

De Nicolò evidenzia che «seppure non fosse stata fissata con esattezza la

definizione dell’attività artigiana, colpisce l’immediata “esplosione” del suo as-sociazionismo, come se la compressione del periodo fascista dovesse essere compensata». Infatti, a partire dalla metà del 1944 moltissime associazioni si

costituiscono spontaneamente nei territori liberati dall’occupazione tedesca e dal controllo fascista. Nel giugno 1944 viene fondata l’Associazione genera-le dell’artigianato italiano. Successivamente altre associazioni vedono la luce, come la Confederazione generale dell’artigianato italiano e associazioni pro-vinciali artigiane che si uniscono all’Unione provinciale delle leghe artigiane di Roma (De Nicolò, 2016a).

A distanza di un paio di anni, il 9 dicembre 1946, viene stipulato l’atto costitu-tivo (Figura 1) della Confederazione Nazionale dell’Artigianato da un gruppo di 24 persone che ricoprono cariche direttive di associazioni sindacali a livello provinciale oppure locale. La fotografia delle persone riunite a Roma davanti al notaio Antonio Ventura mostra una neonata Confederazione che ha il pro-prio asse nel Centro-Nord: Torino, Milano, Monza, Genova, La Spezia, Trento, Verona e Udine contano 11 presenze. Bologna, Firenze, Perugia, Reggio Emilia, Siena, Urbino, Roma, Pescara e Macerata sono rappresentate da 12 persone. Guardando la provenienza professionale dei rappresentanti, la categoria dei sarti registra 3 presenze, 2 sono falegnami, 2 meccanici e 2 barbieri. Sono inol-tre presenti un fotografo, un disegnatore, un pittore verniciatore, un tipografo, uno scultore, un maniscalco, un decoratore, un fabbro, un carradore e un oro-logiaio. Tra questi esponenti vi è anche Pietro Evangelista, nato a Buenos Aires e domiciliato a Macerata, presidente dell’Unione Provinciale degli Artigiani di Macerata (De Nicolò, 2016a).

Nello stesso anno si svolge il primo congresso della Confederazione Nazionale dell’Artigianato che si chiude con l’approvazione dello Statuto dell’Associazio-ne (Figura 2). Lo Statuto definisce la CNA come «espressiodell’Associazio-ne di tutte le forze

artigiane d’Italia». L’Associazione si pone gli ambiziosi obiettivi di

promuove-re lo sviluppo economico e tecnico del settopromuove-re e di ppromuove-restapromuove-re assistenza alle associazioni presso qualsiasi «amministrazione, autorità e organizzazione», in ambito nazionale ed internazionale. Le finalità perseguite della neo-costituita

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zioni; promozione di accordi e attività di carattere nazionale; costituzione di organismi aventi lo scopo di prestare assistenza sociale, economica, tecnica, artistica; svolgimento di un’opera di conciliazione tra lavoratori e datori di lavo-ro (De Nicolò, 2016a)1.

Nonostante la CNA avesse iniziato a compiere passi in avanti sotto l’aspetto organizzativo, nel 1952, in occasione del IV Congresso Nazionale, il Presidente Varlecchi sottolineava che l’artigianato continuava a versare in una profonda crisi. La grave depressione del comparto artigiano era dovuta soprattutto al fatto che in Italia «gli artigiani sono un’alternativa anziché un completamento

dell’industria, sono un surrogato anziché una integrazione delle attività produt-tive industriali». Varlecchi aggiungeva che «attualmente la maggioranza degli artigiani producono direttamente per il mercato, per i consumi della misera popolazione urbana e rurale; essi non hanno in generale un’industria fiorente per la quale lavorare, non svolgono un’attività che integri e completi quella industriale; e anche in alcuni settori dell’industria leggera, sostituiscono (e non integrano) l’attività industriale. L’artigianato italiano ha dunque accentuato ca-rattere popolare; il suo rinnovamento va cercato nel quadro della rinascita economica generale; questa esigenza si presenta in modo particolarmente drammatico e urgente, per il Mezzogiorno» (De Nicolò, 2016a).

1.3 Le origini della Federazione Provinciale degli Artigiani di Macerata Il fermento dell’associazionismo sindacale e gli ambiziosi obiettivi della neo-co-stituita CNA Nazionale, “contagiano” anche i fondatori della Federazione Pro-vinciale degli Artigiani di Macerata che sarebbe poi diventata la CNA Macerata. La prima associazione locale si era costituita all’indomani della Seconda Guer-ra Mondiale gGuer-razie alla volontà e all’impegno del partigiano Giuseppe Salo-moni2 e di alcuni artigiani come Giulio Valentini (artigiano-panettiere) e Pietro

Evangelista. Quest’ultimo aveva partecipato, in qualità di Presidente dell’Unio-ne Provinciale degli Artigiani di Macerata, alla stipula dell’atto costitutivo della CNA Nazionale nel dicembre 1946.

Questo primo e ristretto gruppo di volontari era fortemente animato da principi di onestà, serietà e dedizione nei confronti del prossimo. Tutti loro sacrificava-no spesso la propria vita lavorativa e la famiglia per intraprendere azioni sinda-cali che onoravano con energia e puntualità. In particolare, Giuseppe Salomoni fu un artigiano falegname che visse in prima persona il secondo conflitto mon-diale, affrontando con coraggio gli eventi tragici della guerra. Infatti Salomoni, nato a Cingoli il 20 giugno 1903, fu un perseguitato politico ed antifascista,

1 De Ascna, b. 1 Atto Costitutivo e Statuti (1946-1977), f. 1.2. Statuto approvato al Congresso

nazio-nale di unificazione artigiana, Roma 5-10 dicembre 1946.

2 Primo Segretario CNA – Associazione Territoriale di Macerata.

Figura 2. Prima pagina dello Statuto della CNA Nazionale

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divenne capo partigiano e poi Presidente del Comitato Comunale di Libera-zione di Cingoli. Salomoni assunse la carica di sindaco di Cingoli dal 1944 al 1951. Successivamente, a metà degli anni Cinquanta, Salomoni si candidò alla Camera dei Deputati e ricoprì anche la carica di Segretario del Comitato Pro-vinciale ANPI (Associazione Nazionale dei Partigiani Italiani). Infine, Salomoni fu il principale promotore dell’associazionismo artigiano maceratese, diventando segretario della Federazione Provinciale degli Artigiani, dal dopoguerra fino alla sua morte nel 1970.

Piero Giustozzi (ex Presidente CNA – Associazione Territoriale di Macerata) afferma che «a Salomoni e al gruppo iniziale di volontari se ne aggiunsero

altri tra gli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta». Nel frattempo l’ex Presidente

indica i faldoni contenenti i vecchi incartamenti della CNA, le targhe ricevute negli anni, i libri di diritto sindacale, sull’artigianato e sulla storia dei Comuni delle Marche, che appesantiscono le scaffalature di casa. Guardandosi intorno Giustozzi dice: «questo è tutto quello che si trovava nel mio ufficio, qui dentro

c’è tutta la mia vita». Sorridendo afferma: «io gli anni ce li ho!». Poi richiama alla

memoria alcuni degli associati che hanno contribuito con grande impegno alla crescita della CNA a partire dagli anni Cinquanta. Tra gli associati vi sono l’ex Presidente Sergio Mazzanti, Giovanni Luciani, Vincenzo Palmini, Luigi Silenzi, Mariano Contigiani, Luciano Pascucci, Mario Pianesi, Vincenzo Pica, Roberto Violini, Francesco Diomedi, Nazzareno Toso, Massimo Lanzavecchia, Luciano Ramadori, Graziano Ciccarelli, Marino Sabbatini, Elio Zanconi, Umberto Zanco-ni e Oliviero ZancoZanco-ni. Poi Giustozzi, con occhi scherzosi, indica Silvano Gattari3

e Giuseppe Ciarlantini4 che siedono di fronte a lui, dichiarando con orgoglio e

profonda stima: «questi disgraziati sono tutti allievi miei!».

Nel secondo dopoguerra, i primi artigiani associati dispongono di un’unica sede provinciale - e di una sola stanza - in via Tommaso Lauri, nel centro storico di Macerata. Al primo Segretario Giuseppe Salomoni subentra Ismaele Zanconi e seguono due importanti avvenimenti: il trasferimento nella sede provinciale di via Morbiducci e l’apertura dei primi uffici decentrati nei Comuni di Civitano-va Marche e Matelica. Si tenga presente che a quel tempo l’essere associato non era collegato alla possibilità di ricevere particolari servizi. Infatti, l’essere associato dipendeva semplicemente dall’orientamento ideologico e dalla fi-ducia riposta nelle persone che rappresentavano l’organizzazione. La carica ideale era molto profonda e ci si muoveva principalmente a livello personale più che attraverso organismi. Questa tipologia di rapporti ha provocato anche momenti di tensione, mettendo a dura prova l’unità e la volontà dei primi asso-ciati maceratesi. Tuttavia, gli artigiani si sono serrati con compattezza e hanno proseguito insieme il cammino dell’Associazione.

3 Ex Segretario CNA - Associazione Territoriale di Macerata. 4 Ex Funzionario CNA - Associazione Territoriale di Macerata.

1.4 La mobilitazione degli artigiani: nella società e in piazza

Piero Giustozzi nasce a Macerata e frequenta i primi tre anni delle scuole ele-mentari nei pressi di Piaggia della Torre, dove si trovava anche il salone di proprietà di suo padre, Ennio Giustozzi. Verso i 14 anni inizia a frequentare il salone e si avvicina al mestiere di barbiere. Giustozzi ricorda che nel secondo dopoguerra il padre aveva ottenuto un appalto di sette anni per conto dell’A-eronautica Militare presso le Casermette di Macerata. L’appalto prevedeva la gestione di tre barbierie: una riservata agli ufficiali e sottoufficiali, e due per i soldati semplici, per un totale di un migliaio circa di militari.

Giustozzi racconta che il padre lo incaricò di aiutarlo nella gestione delle bar-bierie dove erano impiegati sette dipendenti: «mentre mio padre proseguiva

l’attività nel salone di Piaggia della Torre, io facevo la spola tra il negozio di mio padre e le Casermette. Ero un ragazzo molto giovane. Allora un po’ con-trollavo, un po’ osservavo il lavoro degli altri e quello di mio padre in negozio. Così imparavo questo mestiere».

Concluso l’appalto alle Casermette, verso la fine degli anni Cinquanta, Giu-stozzi subentra progressivamente nella gestione del salone di famiglia, fino ad inaugurare la propria attività, trasferendola in un nuovo locale. L’ex Presidente afferma: «negli anni avevo costruito una buona clientela e avevo sviluppato

una certa personalità grazie a mio padre che mi aveva insegnato il mestiere e coinvolto nella gestione dei negozi. Stavo discretamente, andavo bene».

In questo periodo Giustozzi e suo padre sono entrambi iscritti all’associazione locale della Confartigianato. Tuttavia, Piero matura proprie idee politiche e pia-nifica scelte organizzative che sono differenti rispetto a quelle adottate dal pa-dre. Infatti, Giustozzi inizia a nutrire interesse per le azioni sindacali intraprese da Giuseppe Salomoni e per gli ideali espressi dalla Federazione Provinciale degli Artigiani di Macerata. Decide allora di passare dalla Confartigianato a quella che sarebbe diventata la CNA Macerata. Giustozzi ricorda con ammi-razione le iniziative di Salomoni tese alla ricerca di associati nella Provincia di Macerata che percorreva «in lungo e in largo con il suo motorino». E’ in questa fase che Salomoni chiede a Giustozzi un supporto tecnico per l’organizzazione e il coordinamento della categoria dei barbieri.

Durante la metà degli anni Sessanta, la mobilitazione del mondo artigiano di-venta uno dei connotati peculiari dell’Associazione. Il gruppo maceratese de-finisce, con propri strumenti, un’identità fortemente radicata nell’aggregazione dal basso degli artigiani. Sono quindi all’ordine del giorno i riferimenti ai mo-menti assembleari, alla piazza e ai dibattiti politici che suscitano tensioni co-struttive tra gli stessi associati. Non va dimenticato che l’Associazione macera-tese tende sempre un occhio alle azioni della CNA Nazionale. Infatti, al rifiuto di una caratterizzazione corporativa si uniscono sia la costruzione di un rapporto

(11)

diretto con gli artigiani che uno sguardo d’orizzonte largo, volto a trasformare la CNA in una delle forze maggiormente impegnate nel rinnovamento sociale del Paese (De Nicolò, 2016a).

L’attività sindacale impegna quotidianamente gli associati e lo stesso Giustozzi che verso la fine degli anni Sessanta viene nominato responsabile della cate-goria dei barbieri della CNA Macerata. Giustozzi organizza così riunioni con i barbieri dell’area maceratese e stringe rapporti con professionisti provenienti dalle altre province della Regione Marche. Poi riceve la proposta di altri due barbieri di costituire una società ed acquistare un locale in Piaggia della Torre. Di lì a poco Giustozzi e i soci aprono il Salone Tris.

Giustozzi sottolinea che l’Associazione gli lasciava ampio margine di manovra nell’organizzazione delle attività sindacali. Tuttavia afferma: «ero uno scellerato

perché partivo da casa la mattina presto per lavorare nel mio salone. Poi dalle 13 alle 15 mi spostavo al sindacato per occuparmi delle questioni della cate-goria. Nel pomeriggio ritornavo in negozio e la sera mi trattenevo in sede fino a tardi. Era dura, c’era la famiglia e il lavoro al salone. Mai mancato un giorno dal negozio!». Giustozzi prosegue affermando che negli anni del sindacato era

un personaggio «focoso e scomodo. Forse ero così a causa della mia

educa-zione che mi ha sempre spinto a lottare in prima persona. Ho sempre avuto una faccia tosta, tremenda. Questo mi ha portato a sviluppare rapporti con tante persone diverse, professionisti, intellettuali e rappresentanti delle istitu-zioni locali e nazionali». Poi, sorridendo, ricorda che intorno al 1973 «dopo un po’ di tempo è successo che sono diventato Presidente della CNA Macerata. Credo che abbiano riconosciuto la mia particolare personalità e apprezzato l’impegno dedicato quotidianamente al sindacato e al mio salone».

1.5 La Legge n. 860 del 1956 e gli anni Sessanta

Nel gennaio 1955 viene accolta con favore la disciplina sull’apprendistato che definisce il rapporto di lavoro tra apprendista e titolare come un rapporto “a causa mista”, in cui entrambe le parti traggono beneficio. Il compenso dell’ap-prendista è costituito dal salario e dalla formazione professionale ricevuta. La nuova disciplina dell’apprendistato intende inoltre rendere l’artigianato un set-tore di accoglienza per gli addetti del setset-tore agricolo che stavano abbando-nando in modo massiccio le campagne per stabilizzarsi nelle città.

L’anno seguente si giunge alla rielaborazione complessiva del comparto arti-giano. Viene infatti introdotta la Legge n. 860 del 25 luglio 1956 che sostitui-sce, a trent’anni di distanza, la precedente, ormai superata dalla trasformazione della società e del settore artigiano. Le principali novità riguardano la qualifica-zione della figura dell’artigiano, l’organizzaqualifica-zione e la responsabilità del lavoro: «si considerano artigiani gli imprenditori che esercitano un’attività, anche

arti-stica, per la produzione di beni e di servizi organizzata prevalentemente con il

lavoro proprio e dei componenti la famiglia, sia che l’attività venga esercitata in luogo fisso, sia in forma ambulante o di posteggio, anche se impieghino attrezzature meccaniche, fonti di energia o in genere sussidi della tecnica più idonei ai loro scopi produttivi».

De Nicolò evidenzia che il termine impresa artigiana conferiva maggiore digni-tà rispetto a quello di bottega incluso nella scelta linguistica del regime fasci-sta. Quindi il Legislatore riconosceva finalmente credibilità e dignità produttiva all’artigianato. Rimanevano comunque da definire alcuni aspetti rilevanti come la disciplina fallimentare e l’adeguamento delle Commissioni Provinciali e Re-gionali dell’Artigianato alle future competenze delle Regioni (De Nicolò, 2016a). Nonostante le nuove disposizioni di legge guardassero all’economia che mu-tava, nel 1963 il ciclo espansivo della produzione italiana conobbe un primo arresto. Il vantaggio del consistente abbassamento dei dazi si stava esaurendo e le possibilità di esportazioni si erano ridotte. I salari erano cresciuti e il più alto costo del lavoro aveva causato un aumento dei costi di produzione. A ciò si ag-giungevano strategie di governo che avevano determinato una considerevole riduzione degli investimenti.

Questo rallentamento coinvolse anche il mondo dell’artigianato. Tuttavia, iniziò a nascere un legame particolare tra alcune professioni artigiane e il lavoro industriale, che diede progressivamente corso al fenomeno degli artigiani con-toterzisti: alcune fasi della lavorazione industriale vennero decentrate a van-taggio dei laboratori artigiani (Castronovo, 1980). In questi anni le esportazioni artigiane italiane passarono dai 481 miliardi e mezzo di lire del 1964 ai 763 del 1967. Inoltre, tra il 1961 e il 1971 le imprese artigiane italiane aumentarono di numero passando da 752.629 a 883.512 (Maida, 2007).

1.6 La formazione professionale e la scuola per acconciatori di Macerata Verso la fine degli anni Sessanta l’espansione del comparto artigianato è co-stantemente supportata dalla mobilitazione sindacale organizzata dalla CNA Macerata. La crescita generale dell’artigianato e dell’Associazione stessa è fa-vorita dall’attivismo, a volte “focoso”, degli associati che dedicano il proprio tempo, spesso a titolo gratuito, per tutelare gli interessi della categoria. Infatti, Giovanni Luciani5 racconta che «l’Associazione si è sviluppata proprio grazie a coloro che davano molto più di quello che ricevevano, dedicando un impegno profondo all’artigianato e agli associati». Dall’altra parte, le novità normative

e il nuovo contesto economico e sociale, spingono la CNA a sensibilizzare gli apprendisti e gli artigiani circa l’importanza della formazione professionale. Quest’ultima viene concepita come uno strumento per garantire la

sopravvi-5 Ex Presidente Regionale dell’Unione Nazionale Artigiani Calzaturieri, UNAC; ex Vice

(12)

venza e l’adattamento delle attività locali alle mutate condizioni sociali e del mercato.

In questo quadro generale l’attività sindacale consente a Giustozzi di instaura-re rapporti con barbieri attivi fuori provincia e nelle altinstaura-re instaura-regioni italiane. Dall’in-contro con i rappresentanti dell’associazione di categoria di Perugia nasce l’i-dea di istituire una scuola professionale per parrucchieri a Macerata. Giustozzi assume allora l’iniziativa di fondare la scuola in collaborazione con i colleghi di Perugia e i maceratesi Vincenzo Pica e Umberto Marchiori: «andai al Comune

di Macerata dicendo che avevamo bisogno di uno spazio perché dovevamo avviare la scuola per parrucchieri. Così riuscii ad ottenere prima un locale, poi un altro locale ancora e pian piano la scuola ha avuto un intero palazzo a disposizione». Poi, sorridendo, racconta con soddisfazione che i locali del

Comune vennero presi in uso a titolo gratuito. La scuola ebbe la sua prima sede in vicolo Costa, era autonoma e si appoggiava formalmente alla CNA Provinciale di Macerata, avvalendosi anche della collaborazione della FIBMA (Figure 3 e 4).

Giustozzi prosegue affermando «all’inizio io e i miei colleghi eravamo come

pesci fuor d’acqua perché non sapevamo come avviare i corsi della scuola. Tuttavia, venivano i colleghi umbri che già gestivano la scuola di Perugia ed erano in grado di insegnare le nuove tecniche di taglio, con occhio alle nuove mode e gusti». I primi associati della CNA Macerata si recavano in Umbria per

imparare dai colleghi perugini e acquisire le competenze necessarie a poten-ziare la nascente scuola maceratese. Questo percorso ha favorito la crescita di diversi professionisti maceratesi e l’affermazione di una scuola dove i giovani conseguivano una qualificazione tecnico-pratica, proiettandosi verso il mondo del lavoro. Alle lezioni dei maestri di Perugia partecipavano non solo gli accon-ciatori maceratesi ma anche allievi provenienti da San Benedetto del Tronto e dalle altre province marchigiane. Inoltre, gli allievi della scuola iniziavano ad avvicinarsi alla CNA, alimentando così il bacino degli associati.

In questo periodo è forte la collaborazione tra la CNA e la scuola per par-rucchieri in occasione delle competizioni nazionali di categoria che venivano organizzate a Macerata. La scuola per parrucchieri aveva tessuto una fitta rete di professionisti che confluivano periodicamente a Macerata per confrontarsi e proporre tecniche innovative. In particolare il 1975 fu un anno che vide premia-re e compensapremia-re con grosse soddisfazioni i sacrifici compiuti da tutta

l’Associa-Figura 3. Tariffario FIBMA - CNA Macerata.

Figura 4. Lettera intestata del Centro Artistico Acconciatori Maschili Macerata (CAAMM) e scuola professionale.

(13)

LO SVILUPPO

DELL’ARTIGIANATO

2

2.1 Lo sviluppo dell’artigianato in Italia

I Paesi dell’Europa occidentale vivono un tasso medio di crescita del 5% du-rante i 25 anni successivi al secondo conflitto mondiale. La crisi petrolifera del 1973 interrompe questa fase e avvia l’Italia verso un decennio particolarmente difficile durante il quale i termini più ricorrenti sono: inflazione, stagnazione, disoccupazione e deficit. La moneta si svaluta progressivamente e i tassi di interesse crescono, causando seri ostacoli al credito alle imprese. A ciò si ag-giungono l’aumento della spesa pubblica e lo stato di crisi delle finanze pub-bliche (De Nicolò, 2016b).

Al generale ridimensionamento dei grandi stabilimenti produttivi, si affianca la crescita del numero delle unità artigiane e delle piccole imprese. Emerge quin-di un nuovo ruolo dell’artigianato nell’ambito del decentramento dell’attività produttiva italiana. In particolare si diffonde il sistema di produzione definito «specializzazione flessibile». Questo sistema si basa sulla capacità delle im-prese di utilizzare i fattori della produzione in fasi del processo che non sono tipiche di una sola produzione ma sono contemplate in cicli di più produzioni (Favaretto, 1984).

Pesole suggerisce di non interpretare la crescita dell’artigianato come un effet-to direteffet-to della crisi della grande industria. Lo sviluppo del compareffet-to artigiano ha un nesso con la questione energetica del 1973 che ha determinato l’arresto della crescita degli stabilimenti di grandi dimensioni, la diminuzione dei redditi, l’aumento della disoccupazione e dell’inflazione a livelli mai raggiunti nel se-condo dopoguerra. Allo stesso tempo, la divisione internazionale del lavoro e l’aumento del costo dei prodotti energetici hanno progressivamente orientato il settore manifatturiero verso comparti flessibili e di piccole dimensioni, accen-tuandone così le potenzialità (Pesole, 1997).

Dal punto di vita statistico, durante gli anni Settanta le imprese artigiane cresco-no dal 39,24% al 41,47% del totale delle imprese italiane e i titolari di impresa artigiana aumentano da 820.297 a 846.349. Nello stesso periodo il complesso delle imprese non artigiane diminuisce, passando dal 60,76% al 59,53% (Peso-le, 1997). Il censimento industriale del 1981 registra la crescita delle imprese fino a 9 addetti, considerate artigiane, dal 21% al 24%. Ai primi posti della crescita artigiana vi sono i settori dell’edilizia, meccanica, ottica e abbigliamento. Scen-dendo ancora, in ordine di occupati, si trovano l’artigianato del legno e delle fibre, gli autotrasporti e le barbierie (Banca d’Italia, 1982; Santagostino, 1986). zione. Infatti, l’organizzazione del Primo Trofeo Sferisterio - Festival Nazionale

della Moda e del Colore - riscosse larghi consensi a livello nazionale e diverse

menzioni internazionali. L’affermazione tecnica degli oltre 160 allievi macera-tesi fu un segnale concreto del buon livello raggiunto dalla scuola che venne adottata come modello di riferimento da altre realtà italiane.

La scuola di Macerata raggiunse il culmine nel 19° campionato italiano svoltosi a Genova, dove fu presente con il direttore tecnico Umberto Marchiori in qua-lità di giurato nazionale. Nella stessa occasione il maestro Dario Marchegiani si laureò campione italiano del 1975 per la specialità La Moda Commerciale

(Personalizzata), risultando anche 6° assoluto nella classifica generale di tutte

le prove e il più giovane concorrente rientrato in classifica. A ciò si aggiunsero gli ottimi piazzamenti di Roberto Violini6 e del direttore artistico Enrico Pacifici,

sempre attivi e ai vertici in ogni competizione.

(14)

Rispetto al mercato estero, nel 1977 le imprese artigiane raggiungono percen-tuali importanti nelle esportazioni: il 50% nel settore degli utensili e giocattoli; il 36% nei comparti del vetro e della ceramica; il 35% nel settore del legno e mo-bilio; infine gli artigiani registrano il 33% delle esportazioni nei settori dell’abbi-gliamento, pelle e cuoio (Banca d’Italia, 1982; Santagostino, 1986). E’ opportuno considerare che questa crescita non è stata solo di tipo quantitativo ma ha espresso anche una «naturale predisposizione all’innovazione», favorendo la costituzione dei primi distretti industriali nelle Regioni italiane del Centro-Nord-Est (Becattini, 1987).

2.2 L’artigianato nella Regione Marche

Tra il 1971 e il 1981 la Regione Marche ha registrato un’evoluzione del sistema produttivo simile a quella nazionale, con un’accentuata crescita dell’artigianato (Favaretto, 1984). Infatti gli artigiani marchigiani, insieme a quelli veneti, aveva-no fatto segnare i tassi di espansione più elevati dal 1971 al 1976. Secondo una ricerca della Fondazione Agnelli, nel 1976 vi erano 51.844 titolari di imprese artigiane nella Regione Marche. Questo dato evidenzia lo sviluppo dall’anno precedente quando invece le imprese erano 42.480. Il Veneto e la Regione Marche sono state le uniche realtà dove la variazione registrata dal 1971 al 1976 è risultata superiore al 20%, cioè al di sopra della variazione media nazionale che era intorno all’11%. Va poi considerato che nel 1976 la regione marchigiana era la prima in Italia per il peso degli addetti di età fino a 30 anni nel comparto artigiano: il 23,9% degli artigiani marchigiani non aveva compiuto 30 anni ri-spetto ad una media italiana del 19,1%, il 31,1% aveva da 31 a 40 anni, il 35,5% da 41 a 55, e solo il 9,5% oltre i 55 anni (Pagetta, 1978).

2.3 La nuova identità della CNA Macerata

Nonostante il grande sforzo e l’impegno di Salomoni e dei primi associati, la CNA provinciale ha una limitata dimensione e presenza sul territorio. Oltre alla sede di Macerata, intorno alla metà degli anni Settanta sono operativi soltanto gli uffici di Civitanova Marche e quello di Matelica che è coordinato da Sante Belardinelli in qualità di Responsabile di zona e delle aree interne. L’impegno e la passione profuse da Belardinelli risultano fondamentali per la crescita della sede di Matelica e dell’intera Associazione. Nel corso degli anni Belardinelli si fa promotore di molteplici iniziative che interessano le aree interne in modo capillare. In particolare, Belardinelli intreccia profondi rapporti di stima e di col-laborazione con gli artigiani e gli imprenditori dei Comuni di Castelraimondo e Camerino. Questo paziente e costante lavoro di tessitura porterà nell’apertura di una nuova sede proprio a Camerino, all’inizio degli anni Ottanta.

Per quanto riguarda poi l’organigramma dell’Associazione, nel 1974 Piero Giu-stozzi subentra a Sergio Mazzanti che aveva ricoperto la carica di Presidente

dal 1955. Inizia quindi una nuova fase di trasformazione della CNA Macerata. Silvano Gattari7 e Giuseppe Ciarlantini8 evidenziano che l’arrivo di Piero

Giu-stozzi (Presidente fino al 1988) e di Vincenzo Palmini9 è stato di particolare

rile-vanza vista poi la lunga permanenza degli stessi ai vertici provinciali e regionali dell’Associazione. Palmini venne chiamato da Giustozzi a ricoprire il ruolo di Segretario della CNA provinciale e tra i due esisteva un rapporto di profondo ri-spetto e reciproca stima. Entrambi sostenevano con determinazione la neces-sità di dotare la CNA di servizi e strumenti per gli artigiani associati, avvalendosi di risorse umane con competenze specifiche.

Dal 1976, su impulso di Palmini, vengono organizzate le prime collaborazioni con la locale associazione della Confartigianato. Inoltre inizia a crearsi un mo-vimento di forze giovani che favorisce lo sviluppo dell’Associazione e il trasfe-rimento della sede provinciale nei più ampi locali di via Garibaldi.

L’anno seguente, nel 1977, l’XI Congresso Provinciale della CNA Macerata se-gna, rispetto al passato, una massiccia partecipazione degli artigiani associati. A questi si aggiungono i rappresentanti dei partiti politici, delle organizzazioni sindacali e delle organizzazioni di categoria, e degli Enti locali. Ciò sottolinea l’interesse per le iniziative della CNA Macerata, specialmente in un periodo molto delicato per la comunità maceratese e l’Italia intera. Negli atti dell’XI Con-gresso Provinciale si legge che «data la gravità della crisi economica, sociale

e morale che sta attraversando il Paese, noi ci auguriamo che la numerosa partecipazione degli associati al congresso sia anche occasione di un franco e serio confronto teso a contribuire, al di là di eventuali e possibili divergenze, al rilancio, su basi nuove, dello sviluppo economico, produttivo e alla difesa e consolidamento dell’ordine democratico, uscito dalla Resistenza» (CNA

Mace-rata, 1977).

Sempre alla fine degli anni Settanta si consolida la nuova qualificazione sinda-cale dell’Associazione grazie all’inserimento dei quadri sindacali. Viene quin-di favorita la verticalizzazione come strumento fondamentale nel processo quin-di unificazione della categoria artigiana che la CNA stava pazientemente amal-gamando. La volontà e lo spirito degli artigiani portano alla costituzione del-le prime federazioni di categoria: SNO; FITA; FNAM; FIBMA; FNAE; e FNAA. Questo periodo è poi caratterizzato dalle lotte sindacali per i contratti degli autotrasportatori, le riunioni unitarie degli acconciatori, la formazione del con-sorzio unitario degli acconciatori, la nascita del concon-sorzio CRASMI per i sarti e la costituzione di altri consorzi come quelli dei pavimentisti e dei calzaturieri. In particolare, va ricordato il COM - Consorzio odontotecnici maceratesi – che

7 Ex Segretario CNA – Associazione Territoriale di Macerata. 8 Ex Funzionario CNA - Associazione Territoriale di Macerata.

(15)

è stato costituito nel gennaio del 1977 e ha rappresentato la prima società coo-perativa in Italia a consorziare imprese artigiane odontotecniche. La sua finalità era quella di fornire protesi dentarie al Servizio Sanitario Locale, mantenendo prezzi vantaggiosi per l’utenza e garantendo, nel contempo, la miglior qualità delle prestazioni. In una relazione del 1981 si può leggere che «la sua nascita

fu la conclusione quasi naturale del lavoro avviato da tempo da parte della categoria e della Organizzazione sindacale» perché, «a fronte della situazione nella quale ci si trovava, si individuò in una struttura economico associativa lo strumento capace di affrontare con maggiore incisività alcuni problemi e di avviarli a soluzione» (COM, 1981). I progetti e i propositi del Consorzio (in

primis quello di realizzare un servizio di odontoprotesi sociale), furono imme-diatamente accolti con favore dai dirigenti delle strutture del Servizio Sanitario Locale attenti alle esigenze delle categorie di soggetti in condizioni di partico-lare vulnerabilità. Tuttavia, il Consorzio incontrò anche l’avversione di alcune categorie professionali che erano contrarie all’estensione di un vero e proprio «servizio odontoprotesico sociale a tutti i lavoratori nelle sedi degli

ambula-tori d’assistenza» (CNA – SNO, 1977). Gli ambulaambula-tori d’assistenza affidarono il

servizio al Consorzio tramite gare d’appalto in vari comuni del territorio: Mace-rata, Corridonia, Civitanova Marche, Morrovalle, Tolentino, Cingoli e Camerino. Il COM ha sempre fatto capo alla CNA Macerata, che è stata sostenitrice e promotrice della sua costituzione e ne cura tuttora gli adempimenti civilistici, amministrativi e fiscali.

Figura 5. il Presidente COM Silvano Pettinari con la moglie.

Figura 6. Programma XI Congresso Provinciale CNA Macerata - 5 giugno 1977.

(16)

2.4 Le esigenze degli artigiani e la strategia della CNA

Nel 1977 Vincenzo Palmini10 affermava che «dopo 30 anni, le forze democrati-che, che furono l’espressione dell’Unità Nazionale nella lotta per la liberazio-ne del Paese dal Nazifascismo e che, liberazio-nell’unità diedero vita alla Repubblica e alla Costituzione, sentono oggi l’esigenza di uno sforzo comune, di larghe intese, per far uscire l’Italia dalla drammatica crisi in cui versa. […] L’Italia si è trovata ad affrontare questa situazione di crisi dei vecchi equilibri politici ed economici, in condizioni di difficoltà per la povertà di materie prime e fonti energetiche come il petrolio. Il Paese paga le conseguenze più gravi rispetto ad altri perché la crisi si è scaricata su un’economia strutturalmente gracile che ha fondato la sua espansione sull’esasperazione e la distorsio-ne dei consumi individuali, sull’arretratezza dell’agricoltura, sul progressivo impoverimento del meridione, sull’aggravarsi degli squilibri economici, so-ciali e territoriali, su una stagnazione o riduzione degli investimenti produt-tivi. Da questi caratteri strutturali della crisi hanno avuto origine il pesante debito della bilancia commerciale con l’estero, il crescente disavanzo pub-blico, l’aumento incontrollato dei prezzi, la precarietà della moneta italiana, il preoccupante fenomeno della disoccupazione giovanile in generale ed intellettuale in particolare. La situazione è stata ulteriormente inquinata da scandali, corruzione e fenomeni di disgregazione della nostra economia, degenerazione della società civile. Le forze eversive hanno tentato un pe-ricoloso attacco alle istituzioni democratiche per bloccare ogni azione di rinnovamento della società» (CNA Macerata, 1977).

Nonostante questo preoccupante quadro generale gli artigiani continuano ad investire risorse nell’ammodernamento e potenziamento dei propri laboratori. Ciò grazie alla maggiore flessibilità determinata dalle piccole dimensioni delle aziende, dall’elevata specializzazione dei dipendenti e dallo spirito imprendi-toriale dei titolari. Inoltre, il comparto artigiano si rivela come un importante fattore di stabilità e di aumento del livello di occupazione. Nel 1976 il settore artigiano crea 64.000 nuovi posti di lavoro a livello nazionale. Nello stesso anno l’artigianato della Regione Marche contribuisce fortemente alla crescita dell’occupazione, specialmente tra i giovani, creando 3.757 posti di lavoro sul totale di 4.000 nuovi ingressi nei settori produttivi.

Tuttavia, nella Provincia di Macerata, gli artigiani del settore dei servizi (accon-ciatura, impiantistica, lavanderia) e del settore della sartoria registrano segnali di crisi per la diminuzione del potere di acquisto, e per l’impossibilità di sca-ricare sulle prestazioni gli aumentati costi di produzione. Questi ultimi erano cresciuti a causa dell’incremento dei prezzi, delle tariffe pubbliche e del carico fiscale e previdenziale.

10 Ex Segretario CNA – Associazione Territoriale di Macerata.

Verso la fine degli anni Settanta, altri importanti settori dell’economia (calzatu-re, maglieria) di intere zone maceratesi subiscono una preoccupante flessione per la restrizione del mercato interno e per la concorrenza emergente di Paesi come Taiwan, Thailandia, Corea e Brasile. Inoltre, le aziende del settore edile, del legno e dei trasporti si trovano in difficoltà per la carenza di manodopera qualificata. Questa situazione viene poi aggravata dall’estendersi del fenome-no del lavoro sommerso nell’intero comparto artigiafenome-no.

A fronte di questa difficile fase dell’artigianato locale, la CNA Macerata elabora una strategia dello sviluppo che può essere sintetizzata nelle azioni seguenti: a) l’applicazione della legge sull’occupazione giovanile e la quantificazione dei

nuovi posti di lavoro. A ciò si aggiunge la partecipazione alla definizione di un piano generale della Regione Marche insieme alle altre forze politiche, sindacali e sociali;

b) la corretta applicazione della legge regionale sull’istruzione professionale. Una nuova visione dell’istruzione professionale esige un processo di rifor-ma della scuola media superiore. Una riforrifor-ma che realizzi una scuola unica, all’interno della quale vi siano opzioni di diverso genere, per garantire una formazione unitaria alle nuove generazioni. E’ necessario incoraggiare l’ap-prendimento di nozioni intellettuali e manuali, così da favorire una compren-sione critica della realtà e la rivalutazione del lavoro manuale;

c) un’azione incisiva contro il lavoro sommerso;

d) lo sviluppo di nuovi rapporti con la Regione Marche e gli Enti locali per pro-muovere un’indagine conoscitiva dei fondi stanziati in bilancio per l’artigia-nato ed il loro utilizzo. È necessario formulare proposte nel quadro di una visione programmata degli interventi;

e) lo sviluppo delle forme consortili per l’acquisizione di lavoro e materie prime al fine di supportare l’attività produttiva e contribuire all’azione contro l’au-mento dei prezzi (CNA Macerata, 1977).

2.5 Il decentramento delle sedi

Alla fine degli anni Settanta «l’Associazione vuole un sindacato più

democra-tico, nel quale sia decisiva la partecipazione di tutti gli artigiani. La via della sindacalizzazione è dura nella Provincia di Macerata e colma di difficoltà, in particolare per ragioni storiche e culturali paternalistiche e clientelari. Auspi-chiamo quindi ad un sindacato più unitario, autonomo da organi di partito, che sappia dialogare con tutti gli artigiani sulla base delle problematiche dell’inte-ra categoria» (CNA Macedell’inte-rata, 1977).

Silvano Gattari e Giuseppe Ciarlantini raccontano che tra il 1974 e il 1977 il nu-mero degli associati della CNA Macerata aumenta significativamente. Infatti gli

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iscritti passano da 100 circa ad oltre 200. La maggior parte degli associati era-no edili, fornai, acconciatori e idraulici. L’Associazione inizia quindi ad acquisire forza grazie ad una più ampia base per lo sviluppo unitario delle varie catego-rie. Parallelamente, il processo di decentramento delle sedi porta all’apertura di nuovi locali nei comuni di Cingoli, Corridonia, Monte San Giusto, Recanati e Tolentino, oltre al rafforzamento delle sedi di Macerata e Civitanova Marche. Alla strategia di decentramento si accompagna l’organizzazione di 19 congres-si nei Comuni della Provincia, formando altrettanti Direttivi Comunali (Figura 8).

Nelle Zone Montane è poi fondamentale la riforma dell’apprendistato per far fronte a fattori critici come la formazione professionale della manodopera e l’occupazione giovanile. Roberto Violini11, che ha aperto la sua parrucchieria a

Cingoli nel 1966, evidenzia che la costituzione della Zona Montana ha favorito il decentramento sotto molteplici aspetti: qualificazione dei servizi; potenzia-mento della capacità decisionale; una più efficace organizzazione della cate-goria a livello locale; decentramento delle proposte sindacali verso le comu-nità montane; rafforzamento della gestione finanziaria e autofinanziamento di ogni struttura.

11 Artigiano parrucchiere in attività – ex Presidente CNA Comunale Cingoli.

Violini precisa che il decentramento delle sedi della CNA è stato un percorso lungo, caratterizzato da impegno quotidiano, passione ed accesi dibattiti politi-ci sin dai primi anni Settanta. E’ in questi anni che Violini si avvipoliti-cina all’Assopoliti-cia- all’Associa-zione grazie all’instancabile Giuseppe Corsi, il quale era fortemente impegnato nell’avvio della sede della CNA di Cingoli. Violini ricorda le giornate trascorse con Giuliano Polonara spostandosi sul territorio di bottega in bottega per in-contrare gli artigiani e presentare i servizi offerti dall’Associazione. La costante attività di promozione favorisce il progressivo allargamento della base asso-ciativa e così intorno al 1973 viene aperta al pubblico la sede CNA di Cingoli. Gli anni Settanta sono caratterizzati da frequenti riunioni con gli artigiani del Comune di Cingoli per discutere i problemi di carattere generale del comparto artigiano e quelli specifici delle singole categorie. Violini sottolinea che l’As-sociazione si poneva come un attore al servizio delle esigenze degli artigiani, indipendentemente dagli orientamenti politici. La CNA di Cingoli supportava le diverse categorie e in particolare il comparto dell’edilizia, che è sempre stato un settore strategico per l’economia e l’occupazione locale. A tal fine l’Associa-zione prestava consulenza contabile e incentivava la costitul’Associa-zione di consorzi per rafforzare l’unità della categoria.

2.6 La Cooperativa Artigiana di Garanzia “Giuseppe Salomoni”

La Cooperativa Artigiana di Garanzia Giuseppe Salomoni si costituisce a Ma-cerata il 21 settembre 1975, su impulso della CNA MaMa-cerata e per l’iniziativa di 25 soci artigiani. La Cooperativa viene così chiamata in memoria di Giuseppe Salomoni morto nel 1970. Roberto Cappelloni12 afferma che i primi soci fondatori

sono stati sia la spina dorsale della Cooperativa, sia i poli di aggregazione dei numerosi soci che sarebbero poi venuti. La nascita della Cooperativa Salomoni prende spunto da analoghe iniziative intraprese nel pesarese e nell’anconetano. Della fase di costituzione, Cappelloni ricorda le difficoltà incontrate nel reperire i soci necessari nel numero previsto dalla legge. Riferisce inoltre l’importanza de-gli ideali e dell’impegno quotidiano di personaggi chiave come Mazzanti e Zan-coni, sempre vicini alla Cooperativa e all’Associazione. Cappelloni precisa poi che la Cooperativa si è costituita con un capitale sociale iniziale di lire 250.000, suddiviso nelle 25 quote di lire 10.000 dei soci fondatori. Questo capitale, insuf-ficiente anche per le esigenze minime, è stato incrementato dalle quote sociali sottoscritte dagli artigiani maceratesi e dai contributi previsti dalla legge.

Va ricordato che nell’area maceratese operava già da tempo la Cooperativa

Artigiana di Garanzia M. Pierucci, che faceva riferimento alla

Confederazio-ne GeConfederazio-nerale Italiana dell’Artigianato (CGIA). Nell’anno della costituzioConfederazio-ne della

12 Funzionario UNICO credito e consulenza alle imprese; ex Funzionario CNA – Associazione

Territoriale di Macerata.

(18)

Cooperativa Salomoni, la Pierucci vantava 15 anni di vita, oltre 1.000 soci e garanzie prestate per oltre un miliardo di lire. A ciò si aggiungevano un forte radicamento a livello provinciale, rapporti consolidati con la Cassa di Risparmio di Macerata, la Camera di Commercio e la Regione Marche.

Subito iniziò il confronto tra le due cooperative. Al riguardo Gattari e Ciarlantini richiamano le parole del Segretario Palmini che diceva: «la nascita della

Coo-perativa Salomoni è stata la risposta della CNA Macerata ai servizi di garanzia sul credito che venivano offerti dalla Confartigianato. C’era una sana competi-zione che portava ad una crescita reciproca delle Associazioni».

Nei primi anni di vita la Cooperativa Salomoni rivolge l’attenzione agli artigia-ni non iscritti ad altri orgaartigia-nismi associativi. Gli ambiziosi obiettivi di costituire un’alternativa alla Pierucci e di recuperare il terreno perduto vengono raggiunti grazie alla forza di volontà e al contributo economico degli artigiani. In questo periodo la Cooperativa rappresenta l’elemento propulsore che porta ad una maggiore presenza della CNA nel territorio maceratese. Parallelamente, le ini-ziative politico-sindacali della CNA danno impulso alla crescita della Coopera-tiva, nelle sue dimensioni e funzioni.

Le Figure 9-14 riguardano materiali e documenti della Cooperativa Salomoni.

In un contesto di scarsa disponibilità del credito, Gattari e Ciarlantini sottoline-ano che la Cooperativa Salomoni è stata di vitale importanza per gli artigiani. Infatti, «visti i tassi bancari, la Salomoni fu una vera e propria boccata

d’ossige-no per gli artigiani locali». La Cooperativa è nata dunque da esigenze pratiche

Figura 9. Cooperativa Artigiana di Garanzia Giuseppe Salomoni - Bilancio consuntivo 1979.

Figura 10. Cooperativa Artigiana di Garanzia Giuseppe Salomoni - Dati 1988.

(19)

e profondamente sentite, che possono così esemplificarsi: rapportarsi con gli istituti di credito ad un livello meno subalterno; disporre di una garanzia indi-spensabile e difficilmente attivabile, in special modo nella fase di avvio dell’atti-vità e per le piccole realtà artigiane; affiancare all’Artigiancassa uno strumento più rapido e meno burocratico; attivare fonti di finanziamento che con l’inter-vento della Regione Marche possano offrire condizioni più convenienti rispetto a quelle praticate normalmente dalle banche; dotarsi di una struttura che sup-porti l’artigiano nelle decisioni di gestione finanziaria a lui non familiari.

Cappelloni racconta che i soci della Cooperativa hanno sempre perseguito con impegno gli obiettivi enunciati dall’atto costitutivo e ribaditi dall’art. 2 dello Statuto: «la Cooperativa è basata sui principi della mutualità e non ha fini di

lucro, si propone di promuovere il miglioramento e l’ammodernamento delle produzioni artigiane, fornendo garanzie per agevolare la concessione ai pro-pri soci di crediti bancari destinati all’esercizio delle imprese». Inizialmente la

Cooperativa ha operato nel finanziamento a breve termine e ha prestato la sua garanzia alle imprese artigiane, privilegiando la crescita della compagine sociale rispetto all’adozione di particolari cautele nell’erogazione dei finanzia-menti. Nonostante questa linea, nel 1976, alla fine del primo esercizio, i risultati sono considerevoli: 261 soci e 136 operazioni effettuate, per un ammontare

Figura 12. Soci fondatori e collaboratori in occasione dell’assemblea straordinaria

(20)

GLI ANNI OTTANTA:

LA CRESCITA DEI SERVIZI

ALLE IMPRESE

3

complessivo di lire 262.050.000. In seguito è stato introdotto il ricorso ad una scrupolosa istruttoria per l’affidamento delle imprese artigiane finanziate. La rigidità della nuova procedura di finanziamento rispondeva alla duplice esi-genza di contenere al minimo il rischio di insolvenze e avviare efficaci azioni di recupero dei crediti in sofferenza.

Figura 14. Da sinistra Mariano Contigiani e Maurizio Tritarelli Presidente della Cooperativa Salomoni.

3.1 Gli artigiani e il contesto economico

I dati del censimento generale della popolazione italiana del 1981 tracciano un profondo cambiamento sociale dell’Italia rispetto ai quindici anni precedenti. Il processo di urbanizzazione nelle città superiori a 50.000 abitanti si accentua ulteriormente. Infatti, i cittadini insediati nei centri urbani arrivano al 37% della popolazione totale. Inoltre, l’analfabetismo scende al 3% mentre il semianalfa-betismo cala al 18,2%. Il censimento del 1981 riporta che il 72% dei giovani in età scolare è iscritto alla scuola secondaria rispetto al 9,8% del 1951. Inoltre un quarto degli iscritti alla scuola superiore inizia un corso di laurea universitario. Tutte le statistiche registrano quindi un aumento generale del tasso di scolariz-zazione. Ciò è determinato principalmente dall’istituzione della scuola media unica e l’introduzione dell’istruzione obbligatoria per otto anni13.

Diversamente, sotto l’aspetto economico, la situazione dell’Italia va a carat-terizzarsi in senso negativo. Lo sviluppo economico è in fase di progressivo rallentamento mentre i settori manifatturieri continuano ad avere un ruolo de-terminante nell’apparato produttivo. Tuttavia, i settori manifatturieri sono anche i più fragili perché maggiormente esposti alla congiuntura interna ed esterna nonché alla concorrenza dei Paesi emergenti.

Dal punto di vista statistico, nel 1984 l’Italia presenta dati contrastanti: il pro-dotto interno lordo (PIL) registra un incremento del 2% rispetto al 1983 ed il processo inflattivo si attenua rispetto agli anni precedenti attestandosi intorno all’8%. Dall’altra parte, si riscontrano elementi negativi come il persistere di un differenziale di inflazione rispetto alla media europea del 3,3% in più; un incremento delle importazioni del 33,2% determinato in parte dall’accenno di ripresa; una contrazione dell’esportazione di prodotti italiani con un calo di 10 punti percentuali (dal 17,6% del 1983 al 7,6% del 1984); il passivo di circa 19 mila miliardi di lire toccato all’inizio del 1985 dalla bilancia commerciale a causa del-la maggiorazione dei prezzi delle merci importate. Infine, nel 1984 il volume del commercio italiano registra un incremento del 5,5%, cioè una crescita inferiore all’incremento del 9% del commercio mondiale (CNA Regione Marche, 1982). Sul fronte dell’occupazione la manodopera agricola scende dal 42,2% del 1951 all’11,2% del 1981; la quota di occupati nel settore industriale diminuisce dal

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della CNA Nazionale: «La 860 è diventata un vestito troppo stretto per le

esi-genze delle nostre aziende e del Paese»15.

A partire dalla metà degli anni Settanta la CNA avvia un’azione unitaria per ot-tenere una nuova normativa generale per l’artigianato. La CNA Nazionale e le Associazioni locali organizzano mobilitazioni e una lunga serie di dichiarazioni. Si aggiunge un’intesa attività mediatica attraverso continui articoli sui periodici autogestiti e sui quotidiani nazionali.

Seguono allora duri commenti e molteplici rinvii nel processo di approvazione della nuova legge (CNA Macerata, 1985b). Soltanto dopo un iter decennale, l’11 luglio 1985, il testo definitivo della nuova Legge quadro n. 443 viene approvato dalla Camera e dal Senato, con il solo voto d’astensione del Movimento sociale italiano. La legge entra in vigore l’8 settembre 1985 e riscuote largo consen-so tra gli asconsen-sociati della CNA perché contiene gran parte delle proposte che erano state avanzate dall’Associazione nel corso degli anni (De Nicolò, 2016b). I 13 articoli della nuova legge riscrivono in parte quella del 1956 e allo stesso tempo presentano importanti novità. In primo luogo, la Legge n. 443 allinea la legislazione nazionale alla nuova realtà istituzionale tracciata dall’art. 117 della Costituzione secondo cui la disciplina dell’artigianato spetta alle Regioni. Un’al-tra novità riguarda l’art 2 della legge quadro che individua con maggiore pre-cisione la figura dell’imprenditore artigiano: «è imprenditore artigiano colui che

esercita personalmente, professionalmente e in qualità di titolare, l’impresa artigiana, assumendone la piena responsabilità con tutti gli oneri e i rischi ine-renti alla sua direzione e gestione e svolgendo in misura prevalente il proprio lavoro, anche manuale, nel processo produttivo».

Emerge quindi la dimensione imprenditoriale dell’artigiano. Al titolare dell’im-presa artigiana spettano la responsabilità, gli oneri e i rischi tipici di un’attività imprenditoriale. Viene inoltre favorita l’adozione di un ciclo produttivo moder-nizzato in senso tecnologico e manageriale all’interno dei laboratori artigiani. L’art. 4 della Legge n. 443 consente un’espansione dell’impresa artigiana ri-spetto alla rigidità dimensionale sancita dalla legge del 1956. Infatti, la nuova legge eleva il numero massimo dei dipendenti delle imprese artigiane, diver-sificandole in base al tipo di processo produttivo: 18 dipendenti per le imprese che non lavorano in serie; 9 per quelle che lavorano in serie; 8 per le imprese autotrasportatrici; 10 per l’edilizia; e 32 per le aziende dei mestieri artistici e tradizionali. Il numero massimo dei dipendenti è comprensivo degli apprendisti ed è ulteriormente elevabile a condizione che si tratti di nuovi apprendisti. E’ prevista inoltre la partecipazione dell’azienda all’istruzione artigiana in regime

15 Ascna, b. 13, Consiglio direttivo, f. 5.29 (Roma) 21-22 giugno 1978. Documentazione. Relazione

di Mauro Tognoni al Consiglio Nazionale della CNA 44,3% del 1971 al 39,8% del 198114. In particolare, si verifica un calo del 5,7%

dell’occupazione nelle industrie con almeno 500 dipendenti. Questo fenome-no conferma il processo di terziarizzazione in atto e il ruolo crescente dell’arti-gianato nella difesa dei livelli occupazionali (CNA Regione Marche, 1982). Sulla capacità di un artigianato innovativo di favorire l’occupazione insisteva anche il Segretario della CNA Nazionale Mauro Tognoni, sottolineando che tra il 1982 e il 1984 l’artigianato aveva creato 200.000 nuovi posti di lavoro e vi erano concrete possibilità di espansione negli anni successivi (De Nicolò, 2016b; Miceli, 1985).

Guardando alla Provincia di Macerata, agli inizi degli anni Ottanta vi sono 40.000 addetti all’industria manifatturiera, di questi più del 30% sono occupati nell’artigianato, in piccole e piccolissime imprese che costituiscono oltre l’80% delle aziende attive nella Provincia. A quel tempo i rappresentanti della CNA Macerata evidenziavano che i dati sull’artigianato erano conosciuti da pochi, soprattutto perché quasi nessuno tentava di disaggregarli, ampliarli e analiz-zarli. Uno studio sistematico del fenomeno avrebbe probabilmente consentito di comprendere quali fattori avevano favorito lo sviluppo dell’artigianato oppu-re saoppu-rebbe stato possibile individuaoppu-re le condizioni per la qualificazione di un artigianato diffuso per il futuro dell’area maceratese (CNA Macerata, 1986a). 3.2 Dalla legge del 1956 alla nuova legge quadro del 1985

La Legge n. 860 del 25 luglio 1956, nota come legge quadro per l’artigianato, ha svolto una funzione essenziale perché ha fornito una prima qualificazio-ne giuridica al comparto artigianato durante il secondo dopoguerra. Tuttavia, negli anni Ottanta la legge appare piuttosto anacronistica in un contesto eco-nomico e sociale che è profondamente mutato. Infatti, De Nicolò precisa che dall’entrata in vigore della Legge n. 860 l’Italia ha attraversato almeno tre cicli fondamentali: l’uscita del Paese dalla fase ricostruttiva, gli anni dello sviluppo economico e la recessione derivante dalla prima crisi petrolifera degli inizi de-gli anni Settanta (De Nicolò, 2016b).

Tra gli anni Cinquanta e Ottanta il peso economico, sociale e politico dell’arti-gianato è cresciuto attraverso la promozione di spazi di organizzazione produt-tiva e di rapporti integrati con gli altri settori. Inoltre, nelle città italiane si è af-fermata una presenza massiccia dell’artigianato di servizio che garantisce una maggiore qualità della vita. Tuttavia, la Legge del 1956 non risulta più in grado di assecondare il processo di evoluzione dell’artigianato, la sua saldatura con il complesso delle attività economiche e con le trasformazioni tecnologiche del processo produttivo (Mataloni, 1987). Nelle riunioni e nei dibattiti pubblici del tempo ricorre spesso la metafora espressa da Mauro Tognoni - Segretario

Figura

Figura 4. Lettera intestata del Centro Artistico Acconciatori Maschili Macerata (CAAMM)  e scuola professionale.
Figura 8. Il decentramento delle sedi CNA delle Zone Macerata e Tolentino – 1980.
Figura 11. Regole di adesione alla Cooperativa Salomoni e prestiti di esercizio – 1989.
Figura 14. Da sinistra Mariano Contigiani e Maurizio Tritarelli Presidente della Cooperativa Salomoni.
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