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Pisa: pratiche urbane fra percezione e gestione dello spazio pubblico

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Academic year: 2021

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"Pisa: pratiche urbane fra percezione e gestione dello spazio pubblico". Abstract Sara Barossi. A.a. 2011/12

Il lavoro di tesi presenta una serie di riflessioni sulle trasformazioni della città e sui cambiamenti delle politiche urbane, prendendo in esame il caso della città di Pisa.

La prima parte ha carattere introduttivo e analizza gli effetti sulle città (grandi e piccole) dell’ avvento delle nuove tecnologie e del passaggio dal sistema fordista di produzione, al sistema post-fordista. Infatti parlare di città, significa anche parlare dei cambiamenti più generali che coinvolgono gli assetti a livello mondiale del potere. Le disuguaglianze a livello macro si riflettono a livello micro, la dualità che prevede centralità e marginalità si rivela nella vita urbana. Nello spazio urbano in frantumi [Paone 2008] si producono differenti stili e ritmi di vita ed aumentano le polarizzazioni sociali. Ne risulta un quadro particolare: una apparente coesione su scala globale per quanto riguarda la circolazione del capitale e delle informazioni e un frantumarsi delle relazioni e dei rapporti a livello locale. L'ossessione per la sicurezza e per l'incolumità personale, produce effetti di tipo spaziale e psicologico,

condizionando le pratiche quotidiane e la fisionomia della città stessa.

La seconda parte del lavoro, è dedicata alla città di Pisa. La prospettiva di analisi che ho scelto per descrivere la città è doppia e doppia è l'identità della città che ne consegue. Da un lato affronto le politiche di gestione dello spazio pubblico (la "stagione delle ordinanze", che riflette la tendenza nazionale tra il 2001 e il 2008) e gli strumenti di pianificazione urbana soffermandomi soprattutto sulla nascita dei quartieri periferici e la conseguente espulsione dei ceti popolari dal centro storico, fenomeno che è alla base di un processo di gentrificazione di alcune aree della città. In questa parte del lavoro uso perciò una prospettiva che definirei "verticale" che riguarda la gestione e la rappresentazione della città dall'alto.

L’altra prospettiva di analisi che ho adottato per descrivere Pisa, è prevalentemente una prospettiva "orizzontale", quella delle storie locali e delle geografie umane, delle narrazioni, attraverso interviste di profondità, racconti e mappe mentali, ricche di salienza intrinseca.

Nell'ultima parte del lavoro proseguo la narrazione di Pisa raccontando di un'"umanità periferica" nel centro cittadino. Dalla presenza del carcere Don Bosco percepita da alcuni intervistati come

un'anomalia perché visibile, nel cuore del tessuto cittadino, a Piazza delle Vettovaglie, una piazza poliedrica, uno spazio conteso tra istanze di ordine e controllo da parte dell'amministrazione comunale e dei comitati anti-degrado di cittadini; e la presenza di coloro che effettivamente vivono quello spazio, che vi trascorrono quasi l'intera giornata, quegli attori indesiderati, "periferici", clochard, presunti spacciatori, soggetti considerati "visibilmente pericolosi e crudeli". Attraverso interviste che si sono tradotte in vere e proprie narrazioni, sono emerse storie di una povertà che si presenta in forme non assolute, ma relative e multidimensionali, un disagio sociale che non troverà le sue risposte solamente in questioni di decoro e riqualificazione urbane. Nel quadro delle norme regionali in materia di "sicurezza urbana", a partire dal 2001, è sempre presente il riferimento diretto alle azioni per la riqualificazione urbana dal punto di vista delle caratteristiche fisico-spaziali dello spazio pubblico (potenziamento di illuminazione e videosorveglianza), come una delle componenti necessarie per prevenire e combattere le manifestazioni che generano insicurezza, insicurezza che è diffusa, verso minacce che si dovrebbero temere, paura che è incertezza e ignoranza delle reali minacce [Bauman 2006].Le altre componenti riguardano l'azione sociale e l'azione di controllo e repressione.

Piazza delle Vettovaglie è lo spazio pubblico che rischia di morire. Uno spazio fatto di attori desiderati e di attori indesiderati, uno spazio di passaggio, di utenza e di consumo, regolamentato e denaturalizzato a suon di ordinanze. Quello che dovrebbe essere uno "spazio sociale" che dovrebbe essere caratterizzato da dinamiche relazionali, si trasforma in uno spazio regolamentato, prescrittivo, degli usi e consumi, un non-luogo, ove telecamere, polizie private e tutta una serie di super controlli caratterizzano questi luoghi dove per essere tranquillamente ammessi senza subire controlli, bisogna corrispondere a determinati requisiti.

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