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Rivista di Criminologia, Vittimologia e Sicurezza Vol. III - N. 2 - Maggio-Agosto 2009 137

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di Roberta Bisi

Professore ordinario di “sociologia giuridica, della devianza e mutamento sociale”, Facoltà di Scienze Politiche

“Roberto Ruffilli” – Forlì, Università di Bologna.

Malpezzi P. (a cura di), I Bandi di Bernardino

Spada durante la peste del 1630 in Bologna -Aspetti medici e scientifici (a cura di M. Lugaresi), Casanova Editore, Faenza, 2008, 397 pp. 25,00€.

In questo interessante e sapientemente curato volume viene ben delineata la figura del brisighellese Bernardino Spada evidenziando, attraverso una raccolta di “bandi e provisioni” dello Spada, Cardinale Legato a Bologna, lo sforzo dal medesimo compiuto per limitare la diffusione della peste negli anni 1630 e 1631.

Il prof. Pietro Malpezzi (1930-2007), che nacque e visse a Brisighella (Ravenna), in questo suo coinvolgente lavoro, pubblicato postumo, dopo aver ripercorso le tappe fondamentali della vita di Bernardino Spada (1594-1661), contraddistinte dai tanti e prestigiosi incarichi alla corte pontificia,

ci informa che Spada rientrò nel 1627 a Roma dalla Francia e che, dopo pochi mesi, Papa Barberini lo invierà Legato a Bologna dove fu talmente apprezzato e stimato dal Papa e dal popolo bolognese che, trascorso il triennio di

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carica legatizia, resterà a Bologna come Collegato. Nei quattro anni trascorsi a Bologna, egli riuscirà ad appianare molte discordie, bandirà l’uso indiscriminato delle armi e porterà a risoluzione importanti affari di governo nei settori più disparati.

Proprio a Bologna, durante la peste del 1630 che afflisse la città, Spada riuscì a mettere in evidenza la sua saggezza e le sue doti di grande lungimiranza ed umanità, testimoniate dal cospicuo materiale, costituito da bandi, provisioni, ordini e notificazioni, che evidenzia un impegno politico, amministrativo e religioso davvero ragguardevole. La prova della fiducia che papa Urbano VIII riponeva nei confronti di Bernardino Spada è fornita anche dal breve documento “Paterna Charitas” (8 maggio 1630) in cui il Papa, facendo leva sulla prudenza, sull’onestà e sulle capacità organizzative del cardinale, gli concede particolari facoltà su Bologna, sui suoi abitanti, sugli ordini religiosi, affinché i pericoli del contagio fossero il più possibile contenuti. La seconda parte del volume, curata dalla dottoressa Marialuisa Lugaresi, riguarda gli aspetti medici e scientifici di questa malattia epidemica. Marialuisa Lugaresi ripercorre il fenomeno della peste nella storia dell’umanità, coniugando la sua competenza medica ad un attento ed oculato lavoro di ricerca di fonti storiografiche. Ed allora apprendiamo che la trattatistica medica, che fin dalle età antica e medievale, si occupava di alimentazione

assegnando ai cibi un ruolo assai importante per il mantenimento della salute, non trascurava la dieta delle persone sane e di quelle ammalate, costrette a convivere con questo terribile morbo. La dieta di chi voleva evitare il contagio prevedeva il consumo di carni magre, vino chiaro e secco, pane ben cotto. Si trattava di consigli, come sottolinea Marialuisa Lugaresi, dettati più dal buon senso che dalla vera e realistica cognizione di cause ed effetti. Interessanti anche le osservazioni sulla divisione esistente tra medici, colti e benestanti, e chirurghi, abituati a trattare con il sangue e le secrezioni umane: questa distinzione non scompare neppure durante le grandi epidemie di peste dove i primi, davanti all’ammalato, propongono, in modo schizzinoso e raffinato, le loro teorie, mentre i secondi, dotati di dinamico spirito pratico, avanzano le loro strategie terapeutiche. Nel ripercorrere la trattatistica medica, emerge ancora la realtà di una farmacopea dei ricchi, che comprendeva elaborate ricette confezionate con ingredienti costosi, contrapposta ad una farmacopea dei poveri i quali dovevano accontentarsi di “croste di pane ben arrostito intinto in buon aceto con un poco de ruta et qualche volta un poco de cipolla, bevendosi sopra doi dita de bon vino puro”, come suggerito da Marsilio Ficino.

Un volume quindi di grande interesse poiché in grado di offrire al lettore una molteplicità di spunti di riflessione che delineano, in modo pregevole, un preciso momento storico.

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