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L'italiano in testa: vagabondaggio onomastico tra le acconciature postunitarie

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Academic year: 2021

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RIO

N

International Series 4

[LESSICO E ONOMASTICA 4]

SOCIETÀ

EDITRICE ROMANA

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI ROMA TRE DIPARTIMENTO DI ITALIANISTICA

Lessicografia

e

onomastica

nei 150 anni

dell’Italia unita

Atti delle Giornate internazionali di Studio

Università degli Studi Roma Tre

28-29 ottobre 2011

PAOLO D’ACHILLE – ENZO CAFFARELLI

Editors

a cura di

(2)

RIO

N

International Series 4

[Lessico e onomastica 4]

Lessicografia e onomastica

nei 150 anni dell’Italia unita

Atti delle Giornate internazionali di Studio

Università degli Studi Roma Tre

28-29 ottobre 2011

Lexicography and Onomastics

in the 150 years of the Unified Italy

Proceedings from the International Study Days

University of Roma Tre

October, 28

th

-29

th

2011

a cura di

Paolo D’Achille – Enzo Caffarelli

(3)

Lessicografia e onomastica nei 150 anni dell’Italia unita

Atti delle Giornate internazionali di Studio Università degli Studi Roma Tre

28-29 ottobre 2011

Lexicography and Onomastics in the 150 years of the Unified Italy

Proceedings from the International Study Days University of Roma Tre

October, 28th-29th2011

Parole chiave: antonomasia, antroponimo, crematonimo, deonimico, deonomastica, dizionario,

eponimo, etnonimo, fraseologia, lessicalizzazione, lessicografia, nome proprio, odonimo, Risorgimento, soprannome, titolo, toponimo, Unità d’Italia.

Key words: anthroponym, antonomasia, chrematonym, deonomastics, deonymic, dictionary,

eponym, ethnonym, lexicalization, lexicography, phraseology, proper name, Risorgimento, street name, title, toponym, Unità d’Italia.

Curatori/Editors: Paolo D’Achille / Enzo Caffarelli Organizzatori delle Giornate di Studio:

Dipartimento di Italianistica, Università degli Studi Roma Tre in collaborazione con RION«Rivista Italiana di Onomastica»

Organisers of the Study Days:

The Department of Italian Studies, University of Roma Tre in collaboration with RION«Rivista Italiana di Onomastica»

Il volume è stato co-finanziato dal Dipartimento di Italianistica, Università degli Studi Roma Tre. This volume was co-financed by the Department of Italian Studies, University of Roma Tre.

© Società Editrice Romana (SER) 2012 piazza Cola di Rienzo 85, I-00192 Roma

+39.06.36004654 – Fax +39.06.36790123 – E-mail: ordini@editriceromana.it – Web: www.editriceromana.com

Stampato in Roma nel giugno 2012 dalla STR Press, via Carpi 19, I-00040 Pomezia. ISSN 1124-8890

Acquisto del volume: € 45,00 sul conto corrente postale nº 16423006 intestato a Società Editrice Romana srl, piazza Cola di Rienzo 85, I-00192 Roma o tramite bonifico bancario: Poste Italiane Spa, IBAN: IT 93 O 07061 03200 000016423006, indicando la causale del versamento “QuadRIOn 4”.

Purchase of the book (foreign countries): € 50,00 – Bank transfer to: Poste Italiane Spa, IBAN: IT 93 O 07061 03200 000016423006 – BIC BPPIITRRXXX.

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Introduzione / Introduction

PAOLOD’ACHILLE/ ENZOCAFFARELLI(Roma) VII-XXI

1. Chiamare gli italiani per nome

ALDAROSSEBASTIANO(Torino), Sostantivi astratti nell’onomastica

personale: prospettiva diacronica 3-40 LORENZOCOVERI(Genova), Maria, Anna, Giulia e le altre.

Onomastica femminile nella canzone italiana 41-58 LAURARICCI(Siena), Onomastica (para)letteraria: stereotipia

e ipercaratterizzazione nelle scritture di genere 59-78 MARINACASTIGLIONE/ MICHELEBURGIO(Palermo), Dinamiche

della percezione comunitaria attraverso i soprannomi etnici.

Da Pitrè a oggi, in Sicilia 79-99 PAOLOD’ACHILLE(Roma), Fatta l’Italia, bisogna(va) nominare

gli italiani: gli etnici “nazionali” dall’Unità a oggi 101-120

2. Il nome proprio nel dizionario, in tavola e in testa

ILDECONSALES(Roma), Lessicografia ed enciclopedismo: il ruolo

dell’onomastica nelle edizioni del Nuovo dizionario della lingua

italiana in servigio della gioventù di Francesco Cerruti 123-137 ROBERTORANDACCIO(Cagliari), Garibaldi aveva la zazzera.

Mitografie risorgimentali nei lessici postunitari e moderni 139-155 SERGIOLUBELLO(Salerno), Gastronimi e deonomastica:

150 anni d’Italia in cucina 157-168 ELENAPAPA(Torino), Da Cavour a Menelik: in tavola tra storia

e cronaca 169-186 DANIELACACIA(Torino), L’italiano in testa: vagabondaggio

onomastico tra le acconciature postunitarie 187-208 ILARIAMINGIONI(Roma), I deantroponimici nella lessicografia

dall’Unità ad oggi 209-224 RICCARDOCIMAGLIA(Roma), Titoli fortunati, ovvero “fari

brillanti e seducenti sirene” nella lessicografia italiana 225-245

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FRANCESCOSESTITO(Roma), Dalle affusolate montigiane

agli Arredamenti Afforesi: sondaggi sui deonimici tratti

da nomi di quartieri 273-287 ENZOCAFFARELLI(Roma), Da viale dello Scorfano a piazza

delle Giunchiglie, angolo via della Centralinista. L’enciclopedismo

a cielo aperto dei nuovi odonimi delessicali come alternativa

all’endogenesi preunitaria e all’ipertrofia dedicatoria postunitaria 289-320 PAOLACOTTICELLI-KURRAS(Verona), I nomi commerciali a cavallo

di due secoli: continuità e innovazione 321-347 ANDREAVIVIANI(Roma), Vicende di prodotti e di parole:

un micro-corpus dal corpo 349-357 ARTURGAŁKOWSKI(Łódź), I nomi degli eventi organizzati

sul territorio italiano e all’estero in occasione del 150º anniversario

dell’Unità d’Italia: un’analisi linguistico-culturale 359-371

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tra le acconciature postunitarie

Daniela Cacia (Torino)

S

INTESI. Il contributo esamina le denominazioni di tagli e pettinature dalla fine del-l’Ottocento ad oggi, allo scopo di rilevare la presenza del nome proprio di persona e di luogo in questo specifico settore del lessico della moda; pervenire a una classificazione tipologica delle denominazioni; valutarne la persistenza nell’italiano contemporaneo. Dall’analisi emergono personaggi e luoghi evocativi, che di epoca in epoca hanno la-sciato involontaria traccia di sé nella storia dell’acconciatura e della lingua italiana.

Ci avventureremo in un territorio ancora in larga parte inesplorato del lessico della moda, prendendo in esame i nomi delle acconciature sfoggiate dagli ita-liani nell’ultimo secolo e mezzo. All’interno del multiforme patrimonio lessi-cale che se ne ricava, s’incontrano locuzioni ispirate alla modalità dell’esecuzio-ne (taglio a spiga di grano),1alla foggia dell’acconciatura (punto interrogativo,2

linea fifty-fifty),3al potenziale stato d’animo o modo d’essere che l’acconciatura

sarebbe in grado di regalare (parrucca pazzerella).4Fantasiosa appare anche la

componente deonomastica, rappresentata dalle denominazioni che traggono origine da un nome proprio di persona (pettinatura alla Simon Le Bon),5da un

1 «Estetica», XXXIV(gennaio-febbraio 1979), 1, p. 57: «Gli Scarano hanno [...] adottato come

“cavallo di battaglia” per la moda invernale il taglio personalizzato “a spiga di grano” esegui-to con la punta delle forbici sui capelli presi a ciocche in senso longitudinale; l’asciugatura a brushing completa l’insieme della linea».

2 «Estetica», XXIV(maggio-giugno 1969), 3, p. 89: «“Punto interrogativo” è il nome di questa

nuovissima pettinatura che il Salone Elizabeth Arden di Parigi presenta per la primavera-estate». Si tratta di una pettinatura con capelli raccolti in modo tale da formare una specie di punto interrogativo.

3 «Estetica», XIII(gennaio-febbraio 1958), 1, pp. 42-43: «i capelli sono corti da una parte e

lunghi dall’altra: davanti o dietro, dall’uno o dall’altro lato [...] se la Natura ha voluto che la bellezza non fosse simmetria assoluta, perché dovrebbe esserlo l’Arte? Benvenuta dunque la nuova linea “fifty-fifty”».

4 «Estetica», XXIV(marzo-aprile 1969), 2, p. 62: «“Pazzerella”. La pettinatura pazzerella,

alle-gra, soffice, fatta di tanti riccioli a molla, spettinati ad arte, di volume misurato o smisurato a seconda dei casi».

5 «la Repubblica», 22.3.1995: «Giacomo, bolognese, che ha ripreso a studiare dopo la

“co-mune”, è rosso come un peperone, perfino le orecchie scoperte da una pettinatura alla Si-mon Le Bon seconda maniera, sono color carminio».

(7)

riferimento toponimico (linea Dresda)6o etnonimico (basette alla spagnola),7

da un nome proprio di altro tipo, come titoli di film (stile Tiffany),8oggetti (lo

Chassepôt),9periodi storico-culturali (acconciatura Belle époque).10

Sulle locuzioni a carattere deonomastico il tempo stende talvolta un velo opaco, il cui spessore è inversamente proporzionale alla risonanza di cui go-dono, e più spesso godettero, persone e luoghi citati. Se il successo del film

Colazione da Tiffany, interpretato da Audrey Hepburn nel 1961,11garantisce

tuttora al deonimico Tiffany un buon grado di trasparenza, grazie anche al prestigio della gioielleria newyorkese, la pettinatura alla Simon Le Bon verrà intesa soltanto dagli ex adolescenti che negli anni Ottanta del Novecento bal-larono sulle note dei Duran Duran, di cui Simon Le Bon era (ed è) il cantan-te, mentre ormai del tutto oscuro appare alla maggioranza dei parlanti il rife-rimento alla base dello Chassepôt, che fu il nome di un fucile a retrocarica, utilizzato sul finire dell’Ottocento dall’esercito francese, ideato da Antoine-Alphonse Chassepot.12

6 «Estetica», V(luglio-agosto 1950), 4, p. 20: «“Dresda” è il nome di questa creazione di

Gu-ro. E “Dresda” fa pensare alla leggerezza, alla levigatezza delle antiche porcellane di Sasso-nia. In queste onde luminose che fanno un alone intorno al volto, c’è infatti un’eco del buon tempo antico, ma nella franca semplicità di linee sulla nuca ritroviamo tutta la prati-cità dei dinamici tempi moderni».

7 ANGELOLIBERATI, Il manuale del parrucchiere. Il moderno taglio dei capelli delle signore e dei

bambini, Milano, Hoepli 1926 (2ª ed. riveduta), pp. 123-24: «Le basette, dette alla

spagno-la, sono molto più lunghe delle precedenti ed anche larghe tendenti all’ovale, poiché si estendono verso la parte superiore degli zigomi, piuttosto irregolarmente, perché sulla parte anteriore non si tagliano col rasoio, ed esse sono lasciate crescere liberamente, salvo poi a pareggiarle colle forbici verso l’estremità ed anche per tutta la periferia, qualora fossero troppo folte: anch’esse debbono essere lisciate dall’alto in basso».

8 «Il Giornale», 15.12.2009: «Oggi le acconciature variano dallo stile “Tiffany” classico e

sim-metrico allo stile “Westwood” acconciature d’effetto, moderne, asimmetriche e irregolari».

9 «Corriere delle Dame», 7.10.1867, pp. 313-14: «vennero approvate diverse fogge novelle di

chignon [...] il Chassepôt, il Campo di Marte, ecc., tutti chignons che hanno nella forma o

ne-gli ornamenti qualche caratteristico che ricorda la ragione del loro battesimo» (cfr. GIUSEP

-PESERGIO, Parole di moda. Il “Corriere delle Dame” e il lessico della moda nell’Ottocento, Mi-lano, Franco Angeli 2010, pp. 325-26).

10 «Estetica», XXIV(marzo-aprile 1969), 2, allegato, pp. 7-8: «L’idea di riportare in voga

l’ac-conciatura “Belle époque” è affiorata l’inverno scorso negli ambienti della Haute Coiffure francese [...] La lunghezza dei capelli è notevole [...] si rende indispensabile la cosiddetta “cotonatura” la quale dovrà fare da supporto al movimento rigonfio attorno al viso».

11 Diretto da Blake Edwards, il film è tratto, con molte libertà, dal romanzo di Truman Capote. 12 Il fucile venne adottato nel 1866, anno della prima attestazione del nome in francese (TLFi

= Trésor de la langue française informatisé, disponibile all’indirizzo <http://atilf.atilf.fr>). Al-l’anno successivo risale la prima occorrenza nel «Corriere delle Dame» (cfr. n. 9).

(8)

Il contributo si propone di valutare appunto la consistenza del nome pro-prio di persona e di luogo nelle denominazioni di tagli, pettinature e accon-ciature maschili e femminili dalla metà dell’Ottocento ad oggi e di pervenire a una classificazione tipologica delle stesse, controllandone la tenuta nell’ita-liano contemporaneo.

1. Il corpus d’indagine

I dati provengono da fonti eterogenee: a) repertori basati sulla campionatura di riviste femminili di fine Ottocento, quali il lavoro Parole di moda di Giu-seppe Sergio,13che restituisce una quarantina di denominazioni attestate nel

«Corriere delle Dame» dal 1804 al 1875; b) saggi sulla storia del costume e della moda;14c) pubblicazioni per gli operatori del settore (manuali per

par-rucchieri,15memorie,16periodici); d) archivi disponibili in rete delle

principa-li testate giornaprincipa-listiche nazionaprincipa-li17e di riviste femminili contemporanee.18

Particolarmente feconda è stata la consultazione del periodico, edito a Torino dal 1946, «Estetica dell’acconciatura e del viso: pubblicazione bimestrale per gli acconciatori e case di bellezza», divenuto dal 1948 «Estetica: rivista di bellezza», dal 1979, con la nascita dell’edizione italiano-inglese, «Estetica. Hairdressing & beauty», presente tuttora sul mercato internazionale in versione online.19

La registrazione lessicografica è stata verificata sui principali repertori del-la lingua italiana20e sui dizionari di deonomastica a cura di Bruno

Migliori-13 SERGIO, Parole di moda, cit.

14 ROSITALEVIPISETZKY, Storia del costume in Italia, vol. V, L’Ottocento, Milano, Istituto

edi-toriale italiano 1969; LUDMILAKYBALOVA/ OLGAHERBENOVA/ MILENALAMAROVA,

Petti-nature e accessori della pettinatura, in MASSIMOBALDINI/ COSTANZABALDINI(a cura di), Il

linguaggio dei capelli, Roma, Armando 2004, pp. 179-89 (tratto dall’Enciclopedia illustrata della moda, Milano, Mondadori 2002; ed. originale Praga, Artia 1966).

15 LIBERATI, Il manuale..., cit.

16 DINAAZZOLINI, Per amore dei capelli, Milano, Baldini Castoldi Dalai, 2010. 17 Il monitoraggio delle attestazioni è stato effettuato partendo da parole chiave. 18 «Elle» (<www.elle.it>), «Grazia» (<www.grazia.it>), «Vogue» (<www.vogue.it>).

19 <www.estetica.it>. Sono state prese in esame le annate 1949 e 1950, 1958, 1968, 1969, 1979,

1989. Sebbene inevitabilmente parziale, la ricognizione restituisce dati assai rappresentativi.

20 Si citano con l’indicazione delle sigle poi adottate: DEI= CARLOBATTISTI/ GIOVANNIALES -SIO, Dizionario etimologico italiano, Firenze, Barbèra 1950-57, 5 voll.; GDLI= SALVATORE

BATTAGLIA, Grande dizionario della lingua italiana, Torino, UTET1961-2002, 21 voll.; GRADIT = TULLIODEMAURO, Grande dizionario italiano dell’uso, Torino, UTET1999-2007 (edizio-ne elettronica su chiavetta); DELIn = MANLIOCORTELAZZO/ MICHELEA. CORTELAZZO, Il

(9)

ni,21di Enzo La Stella T.22e, limitatamente ai derivati da nomi geografici, di

Wolfgang Schweickard.23

Data l’eterogeneità delle fonti, terremo separate le denominazioni che fan-no parte del lessico settoriale (di seguito LS) da quelle attestate nel linguaggio

giornalistico contemporaneo (LG), al fine di distinguere tra locuzioni

condivi-se a livello di categoria e quelle scaturite dalla fantasia del singolo redattore.24

Per meglio chiarire i motivi della scelta, citeremo il taglio alla Casini, che fi-gura bene nel titolo di un articolo del quotidiano «Il Giornale» dedicato a un salone di bellezza milanese frequentato da esponenti del mondo politico («Ta-glio “alla Casini” dal coiffeur vip», 29.4.2010), ma che difficilmente riusci-rebbe ad acclimatarsi come tecnicismo. In totale sono stati raccolti 306 deo-nimi (205 tratti dal LS, 101 dal LG).

2. Ripartizione tipologica

2.1. Denominazioni contenenti un nome proprio registrate nel lessico settoriale

Le denominazioni di tagli e acconciature sono state ripartite sulla base dell’e-ponimo in lessemi e locuzioni derivati: da antroponimi (69% delle attestazio-ni);25da toponimi (6%); da etnonimi (18%); da altri nomi propri (7%). La

prospettiva cronologica fa da sfondo alla classificazione tipologica, poiché, al-l’interno di ciascuna categoria, i dati sono stati raggruppati in base al periodo di attestazione (o più raramente di riferimento)26dell’occorrenza,

precisa-mente in: denominazioni risalenti ad epoche precedenti l’Ottocento (2% del totale); alla prima (14%) o alla seconda metà (20%) dell’Ottocento; alla pri-ma (17%) o alla seconda metà (47%) del Novecento.

1999 (2ª ed. in volume unico); DISC= FRANCESCOSABATINI/ VITTORIOCOLETTI, Il

Saba-tini Coletti. Dizionario della lingua italiana, Milano, Rizzoli-Larousse 2003 (ed.

elettroni-ca); Lo Zingarelli 2012. Il Vocabolario della lingua italiana di NICOLAZINGARELLI, Bologna, Zanichelli 2011 (ed. elettronica).

21 BRUNOMIGLIORINI, Dal nome proprio al nome comune, Firenze, Olschki 1968 (rist.

fotosta-tica dell’ed. del 1927 con supplemento).

22 ENZOLASTELLAT., Dalie, dedali e damigiane: dal nome proprio al nome comune. Dizionario

storico di deonomastica, Bologna, Zanichelli 1990.

23 WOLFGANGSCHWEICKARD, Deonomasticon Italicum, Tübingen, Niemeyer 1997 ss. 24 Ringrazio il professor Paolo D’Achille per il prezioso suggerimento.

25 Le attestazioni nel LSsono, come detto, 205.

26 La precisazione vale per le acconciature storiche, ad esempio nel caso della pettinatura à la

Maintenon, registrata in KYBALOVA/ HERBENOVA/ LAMAROVA, Pettinature e accessori, cit., p. 180, databile al XVII secolo: trae nome dalla marchesa di Maintenon, moglie segreta di Luigi XIV.

(10)

La serie dei deonimici risalenti a nomi propri di persona è copiosa per tutto l’arco di tempo considerato. Al primo posto per frequenza si collocano le de-nominazioni riferite a personaggi storici, di varia provenienza (42% dei dean-troponimici). Molto prolifici appaiono i regnanti francesi (acconciatura Carlo

VII;27à la Napoléon o linea N, lanciata per l’anniversario della nascita di

Na-poleone Bonaparte;28pizzo o pizzetto alla Napoleone III),29accompagnati

dal-le consorti ufficiali (Maria Antonietta;30acconciatura Giuseppina)31e da uno 27 «Corriere delle Dame», 6.2.1850: «acconciature o turbanti Carlo VII» (in SERGIO, Parole di

moda, cit., pp. 259-60). Per motivi di spazio fornirò indicazioni biografiche soltanto sugli

eponimi meno noti.

28 «Estetica», XXIV(luglio-agosto 1969), 4, allegato, p. 77: «Un’elegante interpretazione della

linea “N”. Duecento anni or sono e precisamente il 15 agosto 1769 nasceva ad Ajaccio Na-poleone Bonaparte. La rinnovata attualità della figura del grande corso ha indotto la Haute Coiffeure Française a lanciare una nuova linea d’acconciatura che s’ispira all’epoca del Pri-mo Impero, nel quadro della Pri-moda odierna che vuole capelli corti proiettati in avanti e sim-metrie di volumi. Caratteristica particolare: la frangia sulla nuca». Precedentemente in «Estetica», V(marzo-aprile 1950), 2, p. 21: «La tendenza [...] è quella detta del “colpo di vento” o à la Napoléon. Ma precisiamo, se c’è una parentela con la Moda che fece furore fra il 1792 e il 1820, è una parentela un po’ alla lontana».

29 LIBERATI, Il manuale..., cit., pp. 121-22: «Il pizzo alla Napoleone III [...] è formato da un

ovale la cui punta stretta poggia sul labbro inferiore. Esso deve essere diminuito leggermen-te in giro, senza tagliare corto, anzi debbono essere spuntati appena i peli in giro, in manie-ra che anche il restante non svolazzi e rimanga ben fisso, secondo la forma di origine».

30 «Estetica», IV(maggio-giugno 1949), 3, p. 18: «i concorrenti lavoravano sulla pedana

attor-no alle monumentali teste di posticci e guarnizioni ispirate a classici modelli del passato: “Malibran”, “Maria Antonietta”, “Consolato”. [...] Il pubblico non si stancava di ammirare le leggere navicelle inalberate sulle testine settecentesche, o le cascate solenni e complicatis-sime di riccioli di ispirazione “Consolato”, così come le piume arroganti della “Malibran”».

31 «Corriere delle Dame», 5.06.1871: «Acconciatura Giuseppina, composta di bandò alla

rus-sa, ondulati a rialzo lateralmente a radice dritta. Chignon a treccie allacciate» (in SERGIO,

(11)

A destra il taglio all’Umberto secondo

Il manuale del parrucchiere di Angelo

Liberati (1926).

A sinistra il taglio alla Mascagni e qui sotto il pizzetto alla Napoleone III se-condo Il manuale del parrucchiere di Angelo Liberati (1926).

(12)

stuolo di amanti, note spesso attraverso la casata nobiliare (à l’Agnès Sorel;32

acconciatura Duchessa di Montespan;33alla Pompadour o pettinatura

Pompa-dour, dal nome con cui era nota Jeanne-Antoinette Poisson, favorita di Luigi

XV),34mentre a esponenti delle dinastie inglesi risalgono l’acconciatura

Ma-ria Stuarda,35lo stile eduardiano,36lo stile elisabettiano.37

Con l’unificazione italiana fanno capolino sulle teste dei neo-italiani i

ca-pelli all’Umberto (o all’umberta), una delle poche locuzioni registrate dalla

les-sicografia ufficiale, che si otteneva, come spiega un manuale per parrucchieri del 1926, tagliando i capelli corti a spazzola, della stessa misura e senza scri-minatura, alla maniera del re d’Italia Umberto I di Savoia:

Taglio di capelli a spazzola, detto all’Umberto I [...] fatto il piano, a seconda della for-ma da darsi ai capelli, si taglieranno quelli dei lati: se per esempio la forfor-ma dovrà es-sere rotonda, gli angoli si faranno più bassi e rotondi, seguendo questa forma sino al-le tempie: se poi la tagliatura deve essere quadrata all’Umberto, o piatta, si faranno meno rotondi agli angoli, alla sommità e sulle tempie, in modo che ai lati rimangano schiacciati sì da formare una linea quasi verticale.38

La locuzione ricorre ancora nel 1979 sulle pagine della rivista «Estetica»:

Palace. Questa, con capelli ultracorti, non è soltanto un’acconciatura indeformabile ma addirittura “indistruttibile”. Si richiama un pochino a quella foggia in voga negli anni ’20 che portava il nome di “Umberto”.39

32 Con riferimento alla celebre amante del re di Francia Carlo VII. Per l’attestazione cfr. KY -BALOVA/ HERBENOVA/ LAMAROVA, Pettinature e accessori, cit., p. 180.

33 Françoise-Athénaïs de Rochechouart de Mortemart, marchesa di Montespan, amante di Luigi

XIV. «Estetica», XXIII(luglio-agosto 1968), 4, allegato, p. 77: «L’acconciatura “Duchessa di Mon-tespan” presenta una apparente analogia con quella detta “alla Fontange” [...] Si tracciano dappri-ma due scriminature che, partendo dalle tempia, vadano a congiungersi sulla sommità del capo, e poi una terza che tagli le prime due, andando da un orecchio all’altro. I capelli della parte po-steriore vengono raccolti, sollevati ed annodati sulla sommità del capo in modo da costituire in quel punto un caposaldo per la costruzione. Su questo caposaldo si fissa l’armatura di sostegno».

34 Per le numerose attestazioni si rimanda a SERGIO, Parole di moda, cit., p. 497, e a LEVIPI -SETZKY, Storia del costume, cit., p. 213.

35 «Estetica», V(gennaio-febbraio 1950), 1, p. 22: «Acconciatura “Gran gala” – ispirazione

“Maria Stuarda”».

36 «Estetica», XXIV(maggio-giugno 1969), 3, p. 51: «“Gran sera” made in England. [...] Lo

sti-le è visibilmente “eduardiano” e si confà al gusto della donna ingsti-lese, la quasti-le predilige, an-che per l’acconciatura, un’eleganza un po’ sofisticata con opulenti chignons».

37 «Estetica», XXIV(luglio-agosto 1969), 4, s.p.: «Lionello Tombel, stilista del salone milanese

di Luciano Rossi, è l’ideatore di questa bella acconciatura di stile elisabettiano».

38 LIBERATI, Il manuale..., cit., p. 88.

(13)

Intorno al 1860, la barba alla Cavour, che circonda il viso, si contrappone al-la barba alal-la Cialdini, ristretta al mento, dal nome del generale e politico En-rico Cialdini (1811-1892).40Quanto ai baffi, come spiega Liberati nel 1926: Anche la curva dei baffi ha il suo nome speciale. Vi è quella detta alla Vittorio

Ema-nuele III, la quale si ottiene rovesciando i peli in alto, ed anziché far rimanere i peli

te-si te-si rovesceranno un poco in avanti, in proste-simità delle punte, da sembrare ondulate

mentre

La piega detta alla Guglielmo II, si fa parimenti col ferro senza incavo, però, esso si adopera per le sole punte, le quali, invece di rotondeggiare nella base debbono forma-re un angolo acuto ben marcato. [...] i peli del baffo si piegheranno in sotto, cioè ver-so il labbro, con il ferro scanalato, e non troppo grosver-so, facendo convergere le punte verso la parte esterna delle labbra.41

Alla storia greca e romana s’ispirano alcune acconciature, tra le quali citeremo

Helene e Spartacus,42la forma detta Caracalla e il taglio alla Titus.43Tali

locu-zioni sono da accostare a quelle che rievocano personaggi mitologici e leggen-dari (Cyclope,44Medusa,45Icaro...).46

Ispirati a rappresentanti del mondo politico internazionale la pettinatura

al-la Soraya, omaggio alal-la “principessa triste” Soraya di Persia e lo stile Jackie Ken-nedy;47l’Evita o Evita styles,48in ricordo della first lady argentina Evita Perón. 40 LEVIPISETZKY, Storia del costume, cit., p. 297.

41 Cfr. per entrambe le attestazioni LIBERATI, Il manuale..., cit., pp. 131-32.

42 «Estetica», XXIV(marzo-aprile 1969), 2, p. 64: «I loro nomi evocano [...] la Grecia antica:

“La belle Helene” e “Spartacus”». Nel caso di Helene però il riferimento potrebbe anche es-sere all’operetta di Offenbach La belle Hélène.

43 LIBERATI, Il manuale..., cit., pp. 21-22: «col declinare del detto secolo [XVIII], e con la

ri-voluzione, s’introdusse l’uso dei capelli corti e dritti denominati “alla Titus” (rotondi) e di quelli arricciati nella forma detta Caracalla».

44 L’acconciatura presenta un diadema al centro della fronte, cfr. «Estetica», XXIV

(gennaio-febbraio 1969), 1, p. 88.

45 «Estetica», XXIV(marzo-aprile 1969), 2, p. 80: «La seconda [acconciatura] si chiama “Medusa” e

sem-bra appunto evocare la mitica Gorgone, con la testa cinta di serpenti, che pietrificava chi la guardasse».

46 «Estetica», XIII(marzo-aprile 1958), 2, p. 21: «“Icaro”. Henry Machart ha battezzato questo

suo riuscitissimo modello con il leggendario nome di Icaro. Anche qui i capelli sono sfuma-ti corsfuma-tissimi sul collo risalendo poi con opulenza e morbidezza alla nuca e ai lasfuma-ti».

47 AZZOLINI, Per amore dei capelli, cit., p. 30: «Andavano di moda le pettinature “alla Soraya”,

con “banana”, oppure “alla gatto” stile Jackie Kennedy, con cotonatura e lacca”».

48 «Estetica», XXXIV(gennaio-febbraio 1979), 1, p. 216: «Stile “Evita” de I Sargassi: dalla teoria

alla pratica»; «Estetica», XXXIV(marzo-aprile 1979), 2, p. 70: «“Evita Styles” è anche contrap-posizione di fogge assai elaborate [...] a fogge più sportive, più semplici, meno sofisticate».

(14)

Piuttosto nutrita la serie degli antroponimi generici (25%), che contengono un nome proprio di persona, generalmente femminile, attinto spesso dal baci-no dei baci-nomi stranieri. Tale tendenza predomina nella seconda metà del XX se-colo. Alcuni esempi: Margot (1968), Susan (1969), Glenda (1979), Cindy (1979), Paula (1989), Charlotte (1989), Christine (1989), Lisa (1989).49

L’11% delle locuzioni deantroponimiche prende spunto dalle arti: alla mu-sica risalgono il taglio alla Mascagni (o Mascagni50ed anche popolarmente

mascagna)51e la Malibran;52alla danza l’acconciatura Cerrito;53la pittura è

rappresentata sia da artisti (capelli alla Raffaello,54linea Toulouse-Lautrec)55sia

da personaggi raffigurati (alla Gioconda, alla Fornarina,56Saskia).57

Le denominazioni ascrivibili al panorama letterario (8%) mostrano predi-lezione per i poeti (pettinatura Petrarca, alla Petrarca)58e per le scrittrici del

passato (alla Ninon,59à la Sévigné o alla Sévigné),60ma non mancano riferi-49 Tutti gli esempi derivano dalla rivista «Estetica».

50 LIBERATI, Il manuale..., cit., p. 103: «Una forma che si mantiene costante, pur con qualche

variante, è quella detta alla Mascagni, con una differenza di sfilzatura e di sfumatura molto accentuata sino, cioè, sulla bozza occipitale e che il pubblico vorrebbe estesa anche alle tem-pie mostrando chiaro il cuoio cappelluto tutto all’intorno. Forma, questa, evidentemente antiestetica ed irragionevole alla quale i parrucchieri dovrebbero ribellarsi».

51 Indica un «tipo di acconciatura maschile con i capelli, piuttosto lunghi, pettinati

all’indie-tro e senza scriminatura» (Vocabolario Treccani on-line, <www.treccani.it/vocabolario>).

52 Cfr. n. 30. Dal nome d’arte della cantante e compositrice Maria Malibran (1808-1836). 53 Dal nome della ballerina italiana Fanny Cerrito (nome d’arte di Francesca Teresa Giuseppa

Raffaela Cerrito, 1817-1909). «Corriere delle Dame», 5.2.1849, s.p.: «Le questuanti [per beneficenza] erano gli artisti dei vari teatri di Parigi, fra i quali notavasi la Cerrito che ha da-to nome quest’anno a varie mode carnevalesche, e specialmente ad un’acconciatura formata di un cordone di fiori che si dice assai graziosa».

54 Per le attestazioni si veda § 4.3.

55 «Estetica», XXIV(maggio-giugno 1969), 3, allegato, p. 37: «La sua linea “Toulouse-Lautrec”

è chiaramente ispirata alle figure celeberrime del grande pittore di Montmartre».

56 LIBERATI, Il manuale..., cit., p. 215: «Taglio di capelli alla “Gioconda” [...] Taglio di capelli

alla “Fornarina”».

57 Dal nome della moglie di Rembrandt, come spiegato in «Estetica», XXIV(gennaio-febbraio

1969), 1, allegato, pp. 70-71: «Saskia. La nuova linea germanica per l’inverno».

58 LEVIPISETZKY, Storia del costume, cit., p. 213: «Di ispirazione italiana e letteraria un po’ vaga sono le

corone di foglie d’alloro delle acconciature alla Petrarca o alla Beatrice [...] L’acconciatura alla Beatri-ce è completata da un piccolo velo delicatissimo di blonda, che ha “alcun ché di poetico” che si adat-ta “alle giovani e pure fisionomie”; quella alla Petrarca, oltre al velo, ha due lunghe barbe di pizzo».

59 SERGIO, Parole di moda, cit., p. 458. LEVIPISETZKY, Storia del costume, cit., p. 67: «quando

questi riccetti sono “boccoli sciolti”, tutti della stessa lunghezza, si dicono alla Ninon».

60 SERGIO, Parole di moda, cit., p. 539. LEVIPISETZKY, Storia del costume, cit., p. 140: «Le

pet-tinature all’inglese, con i ricci cadenti sulla tempia, sono preferite dalle giovinette. [...] Più tardi la moda si diffonde e le ciocche di ricci diventano «immense»: i ricci più corti sono detti à la Vallière o alla Sévigné».

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menti a personaggi di opere letterarie (acconciature alla Beatrice, coiffure

Ro-meo,61Peter Pan).62

Allo spettacolo (8%) si attinge a partire dalla seconda metà del XX secolo. Con la sola eccezione del taglio alla Mina,63il lessico settoriale sfrutta il

fasci-no evocativo del cinema, dando luogo a defasci-nominazioni ancora oggi traspa-renti (pettinatura Rodolfo Valentino,64Divina Garbo,65alla Mia Farrow...),66

salvo in rari casi (linea Isa Pola,67pettinatura alla Kay Kendall).68

Abbastanza sfruttati come eponimi sono gli etnonimi, il cui apporto decresce progressivamente. Se nella prima metà dell’Ottocento le riviste di moda si di-stricano tra l’acconciatura algerina, napoletana, siciliana, il bandò all’ateniese, lo chignon inglese e i capelli alla creola,69e ancora nella prima metà del

Nove-cento i manuali dei parrucchieri distinguono tra basette alla napolitana, alla

spagnola, all’inglese, alla tedesca,70baffi con piegatura alla Tedesca oppure alla

Creola,71nella seconda metà del Novecento sopravvivono soltanto lo stile

pa-risienne,72lo stile indiano,73la linea italiana Milanesina.74

61 «Estetica», XXIV(maggio-giugno 1969), 3, p. 66: «la “coiffure Romeo” di Carita».

62 «Estetica», XIII(novembre-dicembre 1958), 6, allegato, p. 19: «“Peter Pan” una giovanile

creazione di Federico Ferri [...]» ispirata al «berrettaccio di “Peter Pan”, così com’è riprodot-to nelle policrome copertine dei libri di Mondadori; un berretriprodot-to che, guarda caso, è proprio di moda quest’anno e sembra fatto apposta per calzare le più moderne acconciature».

63 AZZOLINI, Per amore dei capelli, cit., p. 35: «Poi Mina tornò. [...] Creai per lei un taglio: una

testa lunga, riccia e libera che si muoveva. Era nato il taglio “alla Mina”».

64 «Estetica», XXXIV(marzo-aprile 1979), 2, pp. 268-69: «Questo stile fa un preciso

riferimen-to alla foggia che veniva chiamata Rodolfo Valentino».

65 «Estetica», XXIII(marzo-aprile 1968), 2, allegato, p. 8: «1968 – Un anno nel quale la moda

si ispira profondamente ai ricordi degli anni ’30: è un ritorno alle larghe onde che hanno ornato il viso ed ispirato delle famose linee che contribuirono a dare una personalità alle stelle dell’epoca e concretatesi nella: “Divina Garbo”».

66 «Estetica», XXIII(marzo-aprile 1968), 2, p. 38: «Un’acconciatura alla “Mia Farrow” [...] con

le semiboccole cortissime che coprono appena l’attaccatura sulla fronte».

67 «Estetica», XXIII(gennaio-febbraio 1968), 1, p. 48, dal nome della «famosa “stella” del

cine-ma degli anni ’30».

68 «Estetica», XXIV(settembre-ottobre 1969), 5, p. 35: «acconciature “alla Kay Kendall”».

Ri-prende il nome d’arte dell’attrice britannica Justine Kay McCarthy (1926-1959).

69 Cfr. per tutti SERGIO, Parole di moda, cit., alle rispettive voci. 70 LIBERATI, Il manuale..., cit., pp. 122-25.

71 LIBERATI, Il manuale..., cit., p. 132.

72 «Estetica», XXIII(maggio-giugno 1968), 3, allegato, p. 32: «Stile “parisienne”. Grande

suc-cesso della stagione, l’acconciatura a boccole trova in questa nuovissima foggia un’illustra-zione giovanile e perfettamente commerciale».

73 «Estetica», XXIV(maggio-giugno 1969), 3, allegato, p. 55.

74 «Estetica», XIII(marzo-aprile 1958), 2, allegato, copertina: «La nuova linea italiana

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Il riferimento toponimico presente nelle denominazioni delle acconciature lungo tutta l’estensione cronologica del corpus è solitamente a una città stra-niera (Dresda, Bagdad, Vienna Line, accanto a Divina Grecia75e pettinatura

all’Alsazia),76ma assai interessanti appaiono le locuzioni che contengono un

riferimento microtoponimico, che la foggia della pettinatura tende più o me-no esplicitamente a richiamare (Piccadilly, dal me-nome della celebre piazza di Londra;77Rond Point, «discreto e fervente omaggio ai Champs Elysées»).78

Presente sporadicamente nel lessico settoriale dell’Ottocento, ma prevalente sul finire del Novecento, la tendenza di denominare le acconciature partendo da nomi propri di varia natura, come testate giornalistiche (linea Esquire), ti-toli di film (Funny girl), mezzi di trasporto (linea maschile “Apollo”, Caravelle), composizioni musicali (Barcarola). Poiché il riferimento al nome proprio può non essere immediato o, in taluni casi, potrebbe essere frainteso, al nome del-la pettinatura si accompagna quasi sempre una glossa esplicativa:

«Estetica», XXXIV(maggio-giugno 1979), 3, p. 143: «“Esquire”: così si chiama la nuo-va moda giapponese. Anche i giapponesi [...] fanno un salto nostalgico all’indietro negli anni ’40-50 [...]. Erano anche gli anni del successo della famosa rivista “Esqui-re” [...] Lo charme delle modelle di “Esqui“Esqui-re” di quegli anni ha ispirato i creatori giapponesi [...] di oggi».

«Estetica», XXIV(maggio-giugno 1969), 3, p. 76: «Funny girl. Il nome, di palpitante

attualità grazie al film omonimo, ci fa pensare alla “ragazza bizzarra” che, all’inizio del secolo, sembrava presagire l’emancipazione della donna. È un ritorno agli anni mi-gliori del “Moulin Rouge” e di Toulouse Lautrec».

«Estetica», XXIV(maggio-giugno 1969), 3, allegato, pp. 90-91: «il “British Hair

Fa-shion Council” ha tenuto a battesimo la nuova moda inglese di primavera-estate 1969. Si tratta della linea femminile “Samantha” e della linea maschile “Apollo”. [...] La linea maschile “Apollo” è stata evidentemente dedicata ai tre astronauti americani della missione lunare».

75 «Estetica», XXIII(marzo-aprile 1968), 2, allegato, p. 8. 76 SERGIO, Parole di moda, cit., p. 264.

77 «Estetica», XXIV(marzo-aprile 1969), 2, allegato, p. 64, senza spiegazioni.

78 «Estetica», XIII(gennaio-febbraio 1958), 1, allegato, p. 68: «la nuova linea maschile,

battez-zata “Rond Point” in discreto e fervente omaggio ai Champs Elysées: rendez-vous dell’ele-ganza mondiale. [...] Come si esegue la “Rond Point”. Questa nuova linea deve il suo nome alla tecnica dell’impostazione e cioè ad un taglio circolare che si esegue partendo da un punto della sommità del capo, punto che deve essere determinato dall’acconciatore, tenuto conto della forma del capo e del viso del cliente».

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«Estetica», XIII(marzo-aprile 1958), 2, p. 17: «La nuova linea di pettinatura per la

prossima stagione primavera-estate, lanciata dalla Haute Coiffure Française e Coiffu-re CCoiffu-reation, si chiama “Caravelle”. [...] il nome di Caravella che per noi italiani è le-gato alla leggendaria impresa di Cristoforo Colombo [...] è diventato anche per i francesi l’equivalente di grande prestigio nazionale dopo la costruzione del nuovo ae-reo di linea appunto denominato “Caravelle”; un apparecchio bi-rettore per trasporto passeggeri che è oggi il più veloce del mondo [...] le teste [...] appaiono, nella grande maggioranza, molto voluminose con capelli gonfi ed abbondanti [...] i movimenti dei lati vengono a raggiungere quelli che sfiorano le tempie, la parte posteriore con movi-menti aerei e discendenti, accuratamente lavorati, presenta una ricca amalgama di ca-pelli che scendono fin sulla nuca dando alla testa un’insolita ampiezza che fa apparire la capigliatura gonfia e opulenta».

«Estetica», XXIII(novembre-dicembre 1968), 6, p. 46: «“Barcarola”. Il nome “Barcarola” è

ben noto agli amatori di musica classica perché corrisponde ad una composizione musica-le modellata su antiche canzoni di gondolieri veneziani. Studiata nel quadro delmusica-le ultime tendenze della moda, “Barcarola” spicca per la sua grazia e per i movimenti a boccole e on-de che s’intrecciano sulla sommità on-del capo».

2.2. Denominazioni contenenti un nome proprio registrate nel lessico giornalistico

Come illustra il grafico, anche nel lessico giornalistico contemporaneo79

pre-valgono le denominazioni deantroponimiche (86%), rispetto a quelle risalen-ti ad etnonimi (8%) e ad altri nomi propri (6%).

79 Si omettono, con poche eccezioni, i passi in cui ricorre la locuzione deonimica, data la

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Per denominare e descrivere un particolare taglio di capelli, i giornalisti ricorro-no prevalentemente ai divi cinematografici (30% delle occorrenze deantroponi-miche) e in subordine televisivi (6%). Alcuni esempi: ciuffo alla Elvis Presley,

ta-glio alla Richard Gere, pettinatura alla Yul Brinner; riccioli alla Greta Garbo, ca-schetto alla Liza Minnelli, caca-schetto alla Catherine Spaak, pettinatura alla Bardot.

Ai serial televisivi s’ispirano il taglio alla Rachel e la pettinatura alla Fonzie. Il pri-mo compare anche sotto forma di deonimico assoluto (il Rachel), a designare una pettinatura molto in voga negli anni Novanta del Novecento, dal nome del-la protagonista di Friends, interpretata dall’attrice americana Jennifer Aniston.80

Il secondo riprende il soprannome di Arthur Fonzarelli nella serie Happy Days. In ambito musicale troviamo locuzioni deonimiche (23%) basate su nomi di cantanti internazionali (ciuffo alla Boy George, acconciatura alla Winehouse,

pettinatura alla Grace Jones) e nazionali (ciuffo alla Little Tony, caschetto stile Anna Oxa, caschetto alla Caterina Caselli) del panorama contemporaneo, con

poche eccezioni (acconciatura alla Turandot, pettinatura alla Rossini).

Tra i personaggi storici (13%) sopravvivono tenacemente Bonaparte (ciuffo

alla Bonaparte) e la marchesa Pompadour (pettinatura Pompadour), ma

guada-gnano terreno le principesse d’Inghilterra, rappresentate nel nostro corpus dal

ciuffo alla Lady D e dalla acconciatura alla Kate Middleton,81che dà origine

an-che a un deonimico assoluto (un Kate).82Non mancano antroponimi di

uomi-ni politici italiauomi-ni: dalla pettinatura sgarbiana alla pettinatura alla Gianuomi-ni Letta. A differenza del lessico settoriale, il linguaggio giornalistico contempora-neo trova ispirazione anche dallo sport, in particolare dal calcio (12%): dalla

pettinatura alla Bobby Charlton al taglio alla Thiago Motta, dalla pettinatura alla Beckham al ciuffo alla Inzaghi, alle treccine alla Drogba.

A un tipo particolare di letteratura, ovvero al mondo dei fumetti, si rifà una serie di locuzioni pari all’8% della sottocategoria dei deantroponimici83

80 «Grazia.it», 19.1.2011: «Jennifer Aniston: “Il Rachel è il taglio più brutto che abbia mai

vi-sto”»; «Elle.it», 23.2.2011: «Dopo aver ammesso in un’intervista di aver sempre odiato il ce-lebre taglio alla Rachel dei tempi di Friends, la nostra Jen è tornata sui passi del corto, op-tando stavolta per un bob scalato, accompagnato da un biondo più deciso rispetto alla sua nuance tradizionale».

81 «Il Giornale», 22.5.2011: «L’acconciatura alla Kate Middleton è superata. Se non amate lo

chignon si possono lasciare i capelli tutti sciolti ma devono essere gonfi e mossi, rigorosa-mente curati».

82 «Vogue.it», 25.11.2010: «“Mi farebbe un Kate?”. È scoppiato il fenomeno Middleton. E

dopo l’attenzione per i suoi vestiti, ora i magazines inglesi sono concentrati sulla sua accon-ciatura, che tutte le teen vogliono imitare».

83 Completano la schiera delle denominazioni di acconciature tratte da antroponimi due

(19)

(caschetto stile Betty Boop, ciuffo alla Tin Tin, ciuffo alla Bart Simpson,

accon-ciatura da signorina Rottermaier...).84

Minoritario l’apporto delle restanti categorie. Ci limiteremo a osservare che il linguaggio giornalistico contemporaneo non attinge più a toponimi per desi-gnare un taglio di capelli, ma presenta e/o mantiene alcuni, non numerosi, etnici (acconciatura eritrea, pettinatura giamaicana, taglio alla tedesca...).

3. Osservazioni morfologiche

Il 43% circa delle denominazioni reperite nell’intero corpus si presenta sotto forma di locuzione, costruita accostando un nome comune (acconciatura,

pet-tinatura, taglio, ciuffo...) a un sintagma preposizionale, il quale risulta formato

quasi sempre dalla preposizione alla (in alcuni casi presente in forma francese

à / à la), cui segue nel 36% dei casi un nome proprio di persona, nel 7% un

aggettivo sostantivato indicante provenienza.85

Le locuzioni costituite da N + a + Np ricorrono nel corpus lungo tutto l’ar-co cronologil’ar-co preso in esame, sia nelle riviste di settore sia, e prevalentemen-te, nel linguaggio giornalistico. Com’è noto,86il costrutto giunge in italiano

nel corso del Settecento per tramite francese e trova favorevole accoglienza nel linguaggio tecnico-scientifico.

Nelle locuzioni deantroponimiche, la stringa può ammettere talvolta mo-dificazioni interne, realizzate attraverso l’inserimento di elementi aggiuntivi, che non pongono a rischio l’unità semantica del composto:

– acconciatura alla Winehouse – acconciatura voluminosa alla Amy Winehouse – pettinatura alla Marylin Monroe – pettinatura biondo platino alla Marilyn Monroe.

In rari casi la preposizione alla è sostituita dalla preposizione da e ancor più raramente dalla preposizione di:

– acconciatura da madonna rinascimentale – acconciatura da “sorelle Brontë”

84 Il riferimento è alla rigida (nei modi e nell’acconciatura) educatrice di Clara, amica di

Hei-di, nell’omonimo cartone.

85 In un solo caso alla stringa N + a segue un toponimo (pettinatura all’Alsazia).

86 BRUNOMIGLIORINI, Storia della lingua italiana, Milano, Bompiani 2004, p. 490 (1ª ed.

1960). In merito all’influsso del francese sulla lingua italiana si rimanda a ANDREADARDI,

Dalla provincia all’Europa. L’influsso del francese sull’italiano tra il 1650 e il 1715, Firenze, Le

(20)

– acconciatura da signorina Rottermaier – pettinatura da Clark Gable

– caschetto di Nino D’Angelo (vs. frangetta alla Ninodangelo).

L’elemento onomastico derivato da antroponimo o da aggettivo etnico può trovarsi anche senza preposizione, all’interno di una stringa formata rispetti-vamente da N + Np (17%) oppure da N + aggettivo (7%).

La categoria morfologica formata da N + Np interessa prevalentemente le riviste settoriali dalla seconda metà dell’Ottocento a oggi. Il costrutto segue l’ordine romanzo determinato + determinante (il tipo stile Botticelli). In due soli casi viene data preminenza semantica all’elemento collocato a destra, se-condo la sequenza determinante + determinato, tipicamente anglo-america-na: Vienna Line (1968) e Evita styles (1969), che si presentano appunto in ve-ste linguistica straniera.

I deonimici assoluti, quelli cioè formati da un unico lessema, risalente a un nome proprio attraverso procedimenti retorici di vario tipo, sono 73 (pari al 24%), di cui 53 registrati nella seconda metà del Novecento. Tale modalità di denominazione prevale nelle riviste specializzate (68 occorrenze). Nella mag-gior parte dei casi, tuttavia, le nuove formazioni non riescono a emanciparsi dal contesto settoriale e a passare all’uso stabile in lingua.

4. Tra effimerismi e risemantizzazioni

Il destino delle denominazioni che abbiamo reperito è determinato dalla mu-tevolezza ma anche dalla ricorsività che caratterizza il mondo della moda. Si possono verificare 5 casi, che elencherò in ordine decrescente per frequenza.

(21)

4.1. Effimerismi

Per effimerismi intendo le voci che ricorrono un’unica volta nel corpus, non registrate dalla lessicografia ufficiale e non attestate nell’italiano contempora-neo (alcuni esempi: Saskia, Barcarola, Rond Point...).

4.2. Deonimici scomparsi dall’uso

Con il mutare dei tempi e delle mode, scompare l’acconciatura e, con essa, scompare anche la denominazione. A rappresentare la categoria riesumeremo la fontange, acconciatura troppo elaborata per i nostri tempi, che godette di ampio consenso nella seconda metà del XVII secolo, epoca in cui la ricercatez-za del costume raggiunse l’apice tra i capelli, attraverso l’impiego di parrucche, merletti, pettini e ornamenti assai vistosi. La denominazione, che riprende il titolo nobiliare di Marie-Angélique duchessa di Fontanges, amante di Luigi XIV, s’incontra nel corpus sia sotto forma di deonimico assoluto (fontange), sia all’interno di locuzioni (nodi fontanges, nodi alla Fontange). Il passato successo dell’acconciatura è testimoniato, come ricorda Migliorini, dall’accoglimento del termine in alcuni dialetti (è il caso del piemontese fontange, con il significa-to di ‘nodo di nastri sui capelli’).87Oggi la voce sopravvive esclusivamente

nel-le opere nel-lessicografiche. Nel linguaggio giornalistico ricorre sporadicamente e sempre in contesti d’uso limitati, all’interno di brani che trattano dell’evolu-zione del costume attraverso i secoli, come nei seguenti esempi:

«La Stampa», 21.3.1966: «La pettinatura era ancora più brutta dell’abito. Le donne non portavano, contrariamente agli uomini imparruccati fino alle spalle, la parrucca, ma un copricapo complicatissimo e monumentale che si chiamava fontange. [...] Il se-vero censore che scrisse l’inascoltato trattato Contre le luxe, la descrive così: “... una specie di edificio a diversi piani fatto di filo di ferro sul quale erano cuciti dei nastri, il tutto finito da una specie di cuffia che tratteneva il chignon. Secondo la maniera in cui erano cuciti i nastri, la pettinatura alla fontange veniva chiamata alla duchessa o alla moschettiera o alla mezza luna o al decimo cielo”».

«Stampa Sera», 28.9.1982: «Le bambole divennero le messaggere della moda di quel-l’epoca [...]. Queste bambole manichino presero il nome di Grande Pandora e Piccola

Pandora. La prima destinata a presentare le toelette di gala, gli abiti eleganti ed

elabo-rati; la seconda a far conoscere le ultime novità in fatto di biancheria intima, di abiti da viaggio e da casa. [...] Le Pandore partivano dalla Francia per raggiungere famose clienti in Inghilterra, Germania, Spagna e Italia. [...] I particolari erano tenuti in gran

(22)

conto. Nella seconda metà del ’600 si confezionarono bambole con la famosa alta ac-conciatura fontange detta anche alla fettuccia. Una specie di copricapo complicatissi-mo, creato con tela inamidata, nastri di seta e pizzi, il tutto adattato su di una cuffia che tratteneva la treccia di capelli».

Accostabili ai deonimici scomparsi dall’uso sono le denominazioni riferite a eponimi oggi dimenticati, per esempio la già citata acconciatura Cerrito.88

Il taglio di capelli alla Raffaello (a sinistra) e alla Gioconda (a destra) secondo Il

manuale del parrucchiere di Angelo Liberati (1926).

4.3. Deonimici con cambio di eponimo

Capita talvolta che la pettinatura e la corrispondente denominazione vengano mantenuti nel corso del tempo. Si assiste però a un cambio di eponimo. La locuzione alla raffaella89segnalava un tempo un’acconciatura con capelli

lisci, lunghi fino alle spalle, acconciati come quelli dipinti da Raffaello San-zio, specialmente negli autoritratti giovanili. La locuzione compare ancora nel

88 Cfr. n. 53.

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manuale per parrucchieri scritto da Liberati nel 1926 («Taglio di capelli alla “Raffaello”»).90Oggi l’eponimo è cambiato: l’acconciatura alla Raffaella fa

pensare immediatamente al taglio di capelli reso celebre da Raffaella Carrà e mantenuto fedelmente per diversi decenni, tanto da entrare nell’immaginario collettivo.

4.4. Deonimici con eponimi concorrenti

La ricorsività delle acconciature, unita al rapido mutare dei modelli socio-cul-turali di riferimento, determina, in prospettiva cronologica, l’attribuzione di eponimi differenti allo stesso tipo di acconciatura. È il caso del caschetto di capelli lisci, neri e con frangia, che un tempo era definito alla Louise Brooks, con riferimento alla più famosa attrice del cinema muto degli anni Venti, e che divenne in seguito il caschetto alla Valentina, omaggio linguistico alla protagonista del fumetto ideato da Crepax nel 1965, che peraltro l’autore di-segnò ispirandosi proprio a Louise Brooks.

4.5. Risemantizzazioni

Il deonimico o la locuzione contenente un nome proprio subisce talvolta una risemantizzazione. Assai interessante è l’evoluzione semantica del catogan o

cadogan. Inizialmente il termine catogan o cadogan indica una pettinatura91

maschile e trae nome dal titolo del primo conte di Cadogan, William (1675-1726), che aveva l’abitudine di raccogliere i lunghi capelli sulla nuca, forman-do una coda, la quale poteva essere tenuta ferma da un semplice fiocco o no-do di velluto, oppure poteva essere attorcigliata e raccolta in una reticella. Af-fermatasi alla corte francese di Filippo d’Orléans, l’acconciatura fu poi adot-tata dalla fanteria prussiana di Federico Guglielmo I. La prima attestazione della locuzione en cadogan in lingua francese risale al 1768; come cadogan ri-corre in lingua inglese nel 1780 circa.92

Il significato iniziale di catogan o cadogan ‘codino maschile’ è presente ancora nel corso del Novecento, come mostrano gli esempi seguenti:

«Gazzetta Piemontese», appendice al quotidiano «La Stampa», 8.4.1903: «La Signora di Chantegrolle. Romanzo di Andre Godard;

90 LIBERATI, Il manuale del parrucchiere, cit., p. 214.

91 Sull’evoluzione dell’acconciatura si veda KYBALOVA/ HERBENOVA/ LAMAROVA, Pettinature

e accessori, cit., pp. 182-83.

(24)

[...] In quel momento Giacomo [...] che s’era occupato dei cavalli, fece la sua en-trata. Portava la divisa dei fantaccini, calzoni corti [...] I suoi capelli legati alla catogan erano ricoperti d’un cuoio nero»;

«La Stampa», 12.7.1932: «i Torinesi avevano visto comparire per la prima volta il nuovo Re, a cavallo in mezzo al suo Stato Maggiore, tutti, come li descrive il Marche-se Costa de Beauregard, vêtus à la mode d’autrefois, avec la perruque, le catogan et les

chapeaux à la Fréderic II».

Già nella seconda metà del Settecento, tuttavia, fu chiamata catogan un’accon-ciatura femminile, del tutto simile al catogan maschile, basata cioè su capelli più o meno morbidamente raccolti a formare una coda o una treccia, fermata sulla nuca. Con questo significato il termine ricorre più volte nelle riviste di moda di fine Ottocento ed è ancora attestato nel quotidiano «La Stampa» all’i-nizio del Novecento:

«Corriere delle Dame», 4.6.1864, p. 2: «Consistono questi cappelli [...] in una confu-sione di cose messe insieme in maniera variata, appropriata alla età e alla fisionomia: un turbine, un nuvolaccio di tulle aggruppato intorno a delle chiome increspate, ri-gonfie, pettinate o spettinate a radici dritte e terminanti didietro in una gran matassa che dicesi catogan. [...] [I]l volto è tutto scoperto, e con esso l’orecchie, gli orecchini, i bandò sul fronte e la coda dei capelli didietro, che dicesi catogan»;

Due esempi di “Catogan”. Fonte: (a sinistra) «Estetica», XXIV(marzo-aprile

(25)

«Corriere delle Dame», 6.6.1870, pp. 177-80: «Le pettinature sono torreggianti sulla cervice, e cascano posteriormente e quasi trascuratamente in catogan, a larghe matasse»;93 «La Stampa», 27.3.1907: «Chi avrebbe immaginato che [le donne di Creta] invece del tipo classico greco avessero un nasino retroussée, portassero riccioli sulla fronte e capelli annodati sulla nuca in un catogan?».

Eppure il DEIinterpreta la voce cadogan come «nastro che nella prima metà

dell’Ottocento serviva ad annodare i capelli». La consultazione degli archivi

online dei quotidiani nazionali permette di fare chiarezza sul valore semantico

del termine catogan/cadogan, che intorno alla metà del Novecento e poi so-prattutto negli anni Sessanta subisce una vera e propria risemantizzazione. Nel 1964, nei commenti alle pettinature sfoggiate al concorso ippico di Ro-ma, leggiamo «si sono visti molti nodi di raso catogan». Nello stesso anno, la principessa Irene d’Olanda giunge a Roma sfoggiando un «catogan (cioè na-stro spagnolo) sulla nuca, e diadema»:

«La Stampa», 27.4.1964: «Quest’anno [...] il tailleur di chanel è meno diffuso che nella primavera del 1963, e, accanto ai cappelli-bouquets tipici del concorso di Piazza di Siena, si sono visti molti nodi di raso catogan, e turbanti annodati di chiffon, alla Laurence d’Arabia»;

«La Stampa», 29.4.1964: «Irene è giunta spensierata a Roma dove oggi si sposa con don Carlo [...] Per la festa di questa sera al Grand Hotel, il parrucchiere di Irene ha inventato un’altra pettinatura, di ispirazione 1900: catogan (cioè nastro spagnolo) sul-la nuca, e diadema».

Sfogliando le riviste di settore di quegli anni scopriamo che il catogan fu rilan-ciato nell’autunno del 1968. Il termine compare sia al maschile («il catogan») sia al femminile («la catogan»). Al maschile assume il valore di ‘nodo’, già rile-vato dal DEI, ed anche di ‘posticcio’, sotto forma di coda arrotolata o di

chi-gnon, applicato su capelli veri:

«Estetica», XXIV(luglio-agosto 1969), 4, p. 35: «Estate: capelli in libertà. [...] Si tratta d’acconciature che si trasformano facilmente con posticci diversi: un “catogan” piat-to, un “pouf ” e una parrucca intera con capelli corti»

«Estetica», XXIV(settembre-ottobre 1969), 5, p. 35: «una foggia con capelli portati

all’indietro (salvo qualche leggerissima boccola sulle tempie e sulle guance) in modo da formare un grosso catogan annodato sulla nuca. Il catogan è un tema essenziale per le acconciature da sera di Carita. Quella creata per Jean Patou sono dei piccoli

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chignon avvolti a chiocciola sulla nuca, attorno ai quali sono applicati dei “pouf ” posticci oppure lunghe ciocche che scivolano sul dorso. Per Emmanuel Ungaro, in-vece, Carita è più audace: essa ha immaginato il “catogan-ficelle”: una parrucca lun-ga divisa da una scriminatura al centro, sulla quale si fissa una lunlun-ga coda di cavallo annodata da un catogan».

Al femminile ricorre sia con riferimento alla «linea» definita «Catogan» o «Catogane», sia per designare una tecnica specifica di taglio. In entrambi i ca-si, l’acconciatura finale appare sostanzialmente rivisitata, rispetto al catogan sei-settecentesco:

«Estetica», XXIII(novembre-dicembre 1968), 6, p. 35: «“Catogan” la linea parigina

ufficiale per l’inverno 1968-69. Nel 1813, l’ammiraglio inglese conte Giorgio Ca-dogan si vide affidare il comando di una spedizione incaricata di distruggere la città di Zara. Il clamore destato dalla tremenda missione ebbe singolari conse-guenze: moltissime donne inglesi adottarono una pettinatura che, in una certa mi-sura, riproduce la foggia della parrucca del conte. Non sappiamo quanto sia dura-ta quesdura-ta moda detdura-ta della “Cadogan” o, per una deformazione del nome, della “Catogan”. Perché riparliamo d’eventi tanto lontani? Per una ragione molto sem-plice: a distanza di oltre un secolo e mezzo, la “Catogan” ritorna agli onori della ribalta, lanciata clamorosamente, in edizione riveduta e corretta, dalla “Haute Coiffure Française et Coiffure Création”, quale linea ufficiale di Parigi, per l’in-verno 1968-69»;

«Estetica», XXIV(marzo-aprile 1969), 2, allegato, p. 83: «La “Catogan” interpretata da

Robert Garreau [...]

“La Catogan” vuole, in primo luogo, liberare al massimo il viso, restituendogli tut-ta la sua luminosità»;

«Estetica», XXXIV(marzo-aprile 1979), 2, p. 246: «Franco Amprimo del Club di

Ro-ma riscopre la foggia “Catogan” per le diciottenni».

Ci troviamo quindi di fronte a un deonimico che ha subito una prima rise-mantizzazione nel lessico comune – da ‘coda’ (maschile e poi femminile) a ‘nodo’ – e ha acquisito nel lessico settoriale ulteriori significati specifici.

5. Per concludere

Dall’indagine è emersa l’assoluta creatività lessicale delle riviste specializzate nel settore, che adottano scelte linguistiche varie e multiformi. Per denomina-re un’acconciatura si attinge a un bacino di eponimi ampio e culturalmente sfaccettato, prendendo spunto di volta in volta da personalità rappresentative

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del tempo o di periodi precedenti, da artisti, danzatrici, scrittrici, e più di re-cente dai protagonisti dello spettacolo. I riferimenti toponimici mantengono ancora un alto potere evocativo, specie quelli legati a paesi e atmosfere lonta-ne, in un’epoca in cui i voli a basso costo e i programmi televisivi di argomen-to geografico-turistico non avevano ancora trasformaargomen-to l’esotico in ordinario. Analogamente, la buona produttività degli etnonimi può trovare spiegazione nella specializzazione del fenomeno moda, che un tempo proponeva pettina-ture e tipi di abbigliamento differenti nei vari paesi e che oggi subisce, anche linguisticamente, gli effetti della globalizzazione. Un esempio eloquente è rappresentato proprio dalla rivista «Estetica», che, nella versione online, mette a disposizione in diverse lingue gli articoli, con identico corredo fotografico, dunque con tagli standardizzati da una parte all’altra del globo.

La creatività lessicale del linguaggio giornalistico contemporaneo, che po-tenzialmente non è in discussione, appare tuttavia limitata a una sola catego-ria tipologica (locuzioni deantroponimiche). Con il mutare dei modelli socia-li e culturasocia-li di riferimento, anche gsocia-li eponimi mutano, facendo cadere nel di-menticatoio molti deonimici del passato. Ad essere richiamati nelle denomi-nazioni delle acconciature sono oggi prevalentemente musicisti, calciatori, personaggi dei fumetti.

Attraverso le denominazioni di questo micro-settore del linguaggio della moda sfilano persone e a volte luoghi evocativi, che di epoca in epoca hanno lasciato involontaria traccia di sé nella storia dell’acconciatura, del costume e della lingua italiana.

ABSTRACT.

DANIELACACIA, Onomastic references in Italian words for hairstyle across post-1861 Italy

The contribution examines the names of the various types of haircuts and hairstyles from the end of the nineteenth century to the present day. The purpose is to assess the presence of proper names in this specific field of lexicon, as well as to classify them according to type and to assess their survival in contemporary Italian. From this analysis evocative characters and places that have involuntarily left their mark on the history of coiffure and the Italian language will emerge.

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Quaderni Internazionali di RIO

N

4

RIO

N

International Series 4

Comitato d’onore /Honour Committee

ANTONIM. BADIAi MARGARIT(Barcelona), PIERRE-HENRIBILLY(Paris),

MONIQUEBOURIN(Paris), DUNJABROZOVIC´ -RONCˇEVIC´ (Zagreb), RITACAPRINI(Genova), LAURACASSI(Firenze), LUIGILUCACAVALLI-SFORZA(Stanford),

JEAN-PIERRECHAMBON(Paris), ALEKSANDRACIES´LIKOWA(Kraków), PAOLOD’ACHILLE(Roma), TULLIODEMAURO(Roma), ERNSTEICHLER(Leipzig),

SHEILAM. EMBLETON(Toronto), JEANGERMAIN(Louvain-la-Neuve), MIHÁLYHAIDÚ(Budapest), WOLFGANGHAUBRICHS(Saarbrücken),

MILOSLAVAKNAPPOVÁ(Praha), DIETERKREMER(Leipzig), ANDRÉLAPIERRE(Ottawa), EDWIND. LAWSON(Fredonia, NY), RAMÓNLORENZO(Santiago de Compostela),

OTTAVIOLURATI(Basel), WILHELMF. H. NICOLAISEN(Aberdeen), MAXPFISTER(Saarbrücken), PAOLOPOCCETTI(Roma), WOLFGANGSCHWEICKARD(Saarbrücken), LUCASERIANNI(Roma), HEIKKISOLIN(Helsinki), ALEKSANDRAV. SUPERANSKAYA(Moscva), JÜRGENUNTERMANN(Köln), WILLYVANLANGENDONCK(Leuven),

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Direttore / Editor-in-chief

ENZOCAFFARELLI(Roma)

Comitato scientifico di questo volume / Scientific Committee of this volume

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