• Non ci sono risultati.

STUDIO GENETICO MOLECOLARE DELLE SINDROMI MALFORMARIVE DEL CERVELLETTO E DEL TRONCOENCEFALO MEDIANTE UTILIZZO DI TECNICHE DI “NEXT GENERATION SEQUENCING”

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "STUDIO GENETICO MOLECOLARE DELLE SINDROMI MALFORMARIVE DEL CERVELLETTO E DEL TRONCOENCEFALO MEDIANTE UTILIZZO DI TECNICHE DI “NEXT GENERATION SEQUENCING”"

Copied!
179
0
0

Testo completo

(1)

1

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MESSINA

FACOLTÀ DI SCIENZE MM. FF. NN.

Dipartimento di Scienze Chimiche, Biologiche, Farmaceutiche ed Ambientali Dottorato in Biologia Applicata e Medicina Sperimentale

Curriculum: Medicina Sperimentale

- XXX Ciclo -

Coordinatore: Prof. Salvatore Cuzzocrea

STUDIO GENETICO MOLECOLARE DELLE SINDROMI

MALFORMARIVE DEL CERVELLETTO E DEL TRONCOENCEFALO MEDIANTE UTILIZZO DI TECNICHE DI “NEXT GENERATION

SEQUENCING”

Tesi di Dottorato della:

Dott.ssa Alessia MICALIZZI

Tutor:

Ch.mo Prof. Salvatore CUZZOCREA Ch.ma Prof.ssa Enza Maria VALENTE

(2)

2

Ad Andrea Poretti (1977-2017)

“Se ho fatto una qualche scoperta di valore, è dovuta più alla paziente attenzione che ad ogni altro talento”

Isaac Newton In te c’erano entrambe!

(3)

3

SOMMARIO

INTRODUZIONE GENERALE ... 6

OBIETTIVO DELLA TESI ... 10

MATERIALI E METODI ... 12

RECLUTAMENTO DEI PAZIENTI E VALUTAZIONE CLINICA ... 12

CLASSIFICAZIONE NEURORADIOLOGICA (WP1) ... 12

ESTRAZIONE DEL DNA ... 13

VALUTAZIONE QUALITATIVA E QUANTITATIVA DEL DNA ... 14

POLYMERASE CHAIN REACTION (PCR) ... 14

MLPA-MULTIPLE LIGATION PROBE AMPLIFICATION ... 16

REAL TIME-PCR SU DNA GENOMICO ... 17

PROTOCOLLI NEXT GENERATION SEQUENCING (NGS) PER ANALISI DI PAZIENTI SJ ... 18

Protocollo Targetseq Custom (Life Technologies) su Piattaforma Solid 5500xL ... 18

Protocollo SureSelectQXT Target Enrichment (Agilent Technologies) su Piattaforma MiSeq (Illumina) ... 21

PROTOCOLLI NGS PER ANALISI DI PAZIENTI CON NPCA ... 23

Protocollo TruSeq Custom Amplicon (Illumina) su piattaforma MiSeq (Illumina) ... 23

PROTOCOLLO WES CON SURESELECTXTTARGET ENRICHMENT SYSTEM (CREV1-AGILENT TECHNOLOGIES) SU PIATTAFORMA HISEQ 2500(ILLUMINA) ... 25

PROTOCOLLO CUSTOM HD-CGHMICROARRAY SU PIATTAFORMA SURESCAN MICROARRAY SCANNER (AGILENT TECHNOLOGIES) ... 26

ANALISI BIOINFORMATICA DATI NGS ... 27

CAPITOLO I: SINDROME DI JOUBERT ... 29

INTRODUZIONE ... 29

Quadro clinico ed iter diagnostico della Sindrome di Joubert ... 30

Basi genetiche della sindrome di Joubert ... 33

Overlap clinico e genetico con altre ciliopatie e “mutational load” ... 34

RISULTATIEDISCUSSIONE ... 38

ANALISI MUTAZIONALE DEI PAZIENTI SJ... 38

(4)

4

Studio mutazionale del gene CEP120 in pazienti JS (Roosing et al., 2016) ... 44

Identificazione di un nuovo gene-malattia mediante analisi di WES (De Mori et al., 2017)... 46

CAPITOLO II: IPOPLASIA PONTOCEREBELLARE... 51

INTRODUZIONE ... 51

Quadro clinico ed iter diagnostico delle PCH... 52

Basi clinico-genetiche delle PCH ... 53

PCH1 SMA-like ... 54 PCH2-4-5 TSEN-correlate... 56 PCH3 PCLO-correlata ... 57 PCH6 RARS-correlata ... 58 PCH7 TOE1-correlata ... 58 PCH8 CHMP1A-correlata ... 59 PCH10 CLP1-correlata ... 60 PCH11 TBC1D23-correlata ... 61 PCH RELN- VLDLR-correlate ... 62 PCH CASK-correlata ... 63 RISULTATI E DISCUSSIONE ... 65

ANALISI MUTAZIONALE NGS DEI PAZIENTI SJ ... 65

Analisi mutazionale gene EXOSC3 ... 66

Analisi mutazionale gene RARS2 ... 67

Analisi mutazionale gene TOE1 ... 67

Analisi mutazionale gene CASK ... 68

Analisi mutazionale in un paziente con mutazione nei geni PMM2 e ATP2B3. ... 72

Mutazione missenso nel gene VLDLR associato ad una forma lieve di Sindrome da Dysequilibrium (Micalizzi et al., 2016) ... 74

CAPITOLO II: DISPLASIA CEREBELLARE ... 78

INTRODUZIONE ... 78

BASI CLINICHE E GENETICHE DELLE DC... 80

Tubulinopatie ... 86

RISULTATIEDISCUSSIONE ... 88

(5)

5

Studio mutazionale in pazienti con diasplasia cerebellare tubulina-correlata (Romaniello et al., 2017) .... 94

CAPITOLO IV: RISULTATI IN PROGRESS* ... 99

MUTAZIONI DEL GENE GSX2 CAUSANO ANOMALIE CONGENITE DELLA GIUNZIONE DIENCEFALO

-MESENCEFALICA ... 100 ATROFIA CEREBELLARE NON PROGRESSIVA NEI DISORDINI BRAT1-CORRELATI ... 102 IDENTIFICAZIONE DI UN POSSIBILE NUOVO GENE-MALATTIA DELLE TUBULINOPATIE... 104 STUDIO MUTAZIONALE DEL GENE ROBO3 IN PAZIENTI CON OFTALMOPLEGIA ESTERNA PROGRESSIVA CON SCOLIOSI PROGRESSIVA (HGPPS) AD ESORDIO PRECOCE ... 106 IDENTIFICAZIONE DELLA VARIANTE ARG480TRP NEL GENE SPTBN2 IN UN PAZIENTE CON UNA FORMA

CONGENITA DI SCA5 ASSOCIATA A DEFICIT COGNITIVO ... 109

(6)

6

INTRODUZIONE GENERALE

I difetti congeniti del cervelletto e del troncoencefalo (“Cerebellar and Brainstem

Congenital Defects” - CBCD) rappresentano un gruppo clinicamente e

geneticamente eterogeneo di patologie rare (incidenza stimata 1/5000 nati),

accomunate da un alterato sviluppo embrionale delle strutture della fossa cranica

posteriore. Tale sviluppo è un processo lungo e complesso, che si estende a partire

dalla terza settimana di gravidanza fino a 20 mesi di vita postnatale, ed è

strettamente regolato da molteplici cascate di geni,. Nella maggior parte dei casi

la diagnosi di un CBCD può essere effettuata già in epoca prenatale mediante

ecografia nel secondo trimestre, rappresentando una delle più comuni cause di

interruzione volontaria di gravidanza (Forzano et al. 2007). Il tasso diagnostico di

tali malformazioni è in progressivo aumento grazie ai progressi nelle tecniche di

neuroimaging pre- e post-natale. L'associazione di segni tipici del coinvolgimento

cerebellare, quali atassia congenita non progressiva (“non-progressive congenital

ataxia” - NPCA) e anomalie dei movimenti oculari, con un ampio spettro di segni

neurologici (ritardo dello sviluppo psicomotorio, disabilità intellettiva, alterazioni

comportamentali), e non neurologici (caratterizzati da variabile coinvolgimento

multiorgano) rende queste condizioni altamente disabilitanti (Parisi and Dobyns

2003; Tavano et al. 2007; Millen and Gleeson 2008; Strata et al. 2011). Molti

quesiti riguardo la nosologia e la prognosi dei CBCD restano ancora largamente

irrisolti, così come il tasso di mortalità e l’aspettativa di vita (Barkovich et al.

(7)

7

terapie specifiche e la riabilitazione motoria e cognitiva resta l’unica strategia

fondamentale per migliorare la qualità di vita dei pazienti e favorire il loro

inserimento nel contesto sociale.

La presentazione clinica di tali difetti può essere estremamente variabile. A causa

del ruolo cruciale del cervelletto in diverse funzioni non motorie (per esempio

percettivo, neuro-visivo, linguistico, cognitivo, affettivo) (Tavano et al. 2007;

Steinlin 2008), i segni neurologici dei CBCD non sono limitati esclusivamente

all’atassia, ma includono frequentemente l'ipotonia neonatale, la presenza di movimenti oculari anomali (nistagmo, strabismo, aprassia oculomotoria), il

ritardo dello sviluppo psicomotorio e deficit cognitivo di grado variabile. Mentre

tali caratteristiche cliniche spesso non consentono, soprattutto all’esordio, di

distinguere tra loro diverse malformazioni, la risonanza magnetica nucleare

(RMN) cerebrale è spesso l’esame dirimente per un corretto inquadramento

diagnostico dei CBCD (Bosemani et al. 2015).

Negli ultimi decenni, i progressi nel campo della genetica e delle neuroimmagini

hanno portato ad un miglioramento significativo nella definizione dei CBCD. Le

diverse classificazioni ad oggi proposte (che comprendono sia le forme ereditarie

che quelle acquisite) sono basate su criteri di genetica molecolare e di biologia

dello sviluppo o sul fenotipo neuroradiologico (Barkovich et al. 2009;

Jissendi-Tchofo et al. 2009; Doherty et al. 2013).

Una prima classificazione di tali difetti è stata presentata da Barkovich (Barkovich

(8)

8

base dei meccanismi di sviluppo genetici e cellulari che regolano l’embriologia

del sistema nervoso centrale:

a. malformazioni secondarie a difetti precoci di differenziazione lungo l’asse

antero-posteriore o dorso-ventrale e malformazioni secondarie a difetti di

specificazione nelle zone germinali del mesencefalo e del romboencefalo;

b. malformazioni dovute a difetti generalizzati dello sviluppo cerebrale, con

particolare coinvolgimento del cervelletto e del tronco encefalico;

c. malformazioni dovute a difetti regionali dello sviluppo cerebrale, con

particolare coinvolgimento del cervelletto e del tronco encefalico (patogenesi

parzialmente conosciuta);

d. difetti secondari ad ipoplasia ed atrofia combinate, in disturbi degenerativi con

possibile esordio prenatale.

Una più recente classificazione è stata proposta da Poretti nel 2016. Il lavoro pone

l’accento sul ruolo chiave che i segni neuroradiologici hanno nel work-up diagnostico dei pazienti con tali difetti. Viene considerato esclusivamente il

pattern neuroadiologico presente nelle condizioni malformative della fossa

cranica posteriore, suddividendole in tre categorie: i) prevalentemente cerebellari;

ii) cerebellari e cerebrali; iii) prevalentemente cerebrali.

Nell’ultimo decennio sono stati identificati numerosi geni correlati ad alcune forme mendeliane di CBCD, come la Sindrome di Joubert (“Joubert Syndrome”, JS) e l’Ipoplasia Ponto-Cerebellare (“Ponto-Cerebellar Hypoplasia”, PCH) (Namavar et al. 2011a). Molti altri CBCD occorrono invece in casi sporadici,

(9)

9

suggerendo che i meccanismi patogenetici più comuni siano rappresentati da

mutazioni o riarrangiamenti genomici de novo. Ad oggi, i determinanti genetici

di molti CBCD risultano ancora sconosciuti ed attualmente i test genetici

disponibili riguardano soltanto poche condizioni ad eredità mendeliana, rendendo

(10)

10

OBIETTIVO DELLA TESI

Il gruppo di Neurogenetica diretto dalla Prof.ssa Enza Maria Valente si occupa da

anni di CBCD, ed ha apportato importanti contributi scientifici alla comprensione

delle loro basi genetiche. Uno dei progetti, finanziato dall’European Research

Council (ERC), si propone di migliorare le conoscenze sui CBCD attraverso la

creazione di un network italiano multidisciplinare e lo svolgimento di 4

workpackages (WP), che prevedono rispettivamente: 1) raccolta di dati e

campioni di pazienti con CBCD, caratterizzazione neuroradiologica, definizione

delle correlazioni genotipo-fenotipo e follow-up a medio e lungo termine; 2)

studio delle basi genetiche dei CBCD a trasmissione mendeliana (in particolare

JS e PCH) mediante analisi molecolare di geni noti e identificazione di nuovi geni

attraverso tecnologie di “next generation sequencing”(NGS); 3) studio delle basi genetiche dei CBCD sporadici mediante la ricerca di riarrangiamenti genomici

atti ad identificare perdite o guadagni di dose (Copy Number Variations, CNVs)

di uno o più geni che possano essere messi in correlazione col quadro

malformativo (tecnologia SNP-array ad alta risoluzione); 4) studi funzionali

basati sullo sviluppo di un nuovo modello in vitro da cellule staminali embrionali

murine per testare il ruolo dei geni noti o candidati per lo sviluppo del cervelletto

e del troncoencefalo, e valutare l’effetto patogenetico delle varianti identificate.

Scopo del progetto è quello di sviluppare una classificazione neuroradiologica più

dettagliata, identificare nuovi geni causativi e definire la prevalenza e lo spettro

(11)

11

disponibili e lo sviluppo di strategie di riabilitazione mirate per le diverse

condizioni.

In particolare, oggetto di questa tesi di dottorato sono stati i risultati del WP2, che

si pone come obiettivo lo studio delle basi genetiche dei CBCD a trasmissione

(12)

12

MATERIALI E METODI

Reclutamento dei pazienti e valutazione clinica

Sono state reclutate ad oggi circa 1200 famiglie con differenti forme di CBCD. A

ciascun probando ed a ciascun componente del nucleo familiare è stato attribuito

un numero progressivo riconducibile al soggetto corrispondente inserito

all’interno di uno specifico database, protetto da password e consultabile esclusivamente dal personale impegnato nel progetto di ricerca. I pazienti sono

stati inviati da numerosi centri clinici nazionali ed internazionali, appartenenti a

17 nazioni (Austria, Belgio, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Francia, Germania,

Grecia, India, Inghilterra, Irlanda, Islanda, Israele, Italia, Olanda, Pakistan,

Spagna, Portogallo e Turchia). I dati clinici di ogni paziente sono stati raccolti

grazie ad un questionario dedicato che contempla le diverse tappe dell’approccio

diagnostico al paziente e che prevede, pertanto, il lavoro di un team

multispecialistico. Il questionario è articolato in sezioni, ciascuna corrispondente

ad un’area di valutazione clinica specifica suddivisa per organo o apparato, che consente di ottenere informazioni dettagliate sulla funzionalità degli

organi/apparati maggiormente colpiti dalla sindrome quali il SNC, l’occhio, il

rene ed il fegato.

Classificazione neuroradiologica

Per validare ed eventualmente migliorare le classificazioni precedentemente

(13)

13

neuroimmagini di ciascun paziente sono state valutate dal gruppo di

neuroradiologi afferenti al progetto. Il fenotipo neuroradiologico è stato definito

mediante l’assegnazione di punteggi specifici, secondo uno schema sviluppato a

partire dalle classificazioni preesistenti (figura 1). Tale approccio ha consentito di

inquadrare i pazienti sulla base dei segni neuroradiologici presenti e ne ha favorito

un rapido indirizzamento verso le indagini cliniche e genetiche più appropriate.

Figura 1: Schema di valutazione neuroradiologica sviluppato dai neuroradiologi afferenti al progetto per la

classificazione dei pazienti CCM

Estrazione del DNA

Il DNA genomico è stato estratto a partire da 2-10 ml di sangue periferico

addizionato ad anticoagulante EDTA e conservato a -20°C. Quando possibile, per

ogni famiglia è stato eseguito il prelievo nel probando, nei genitori ed in eventuali

fratelli affetti o sani. Per ogni soggetto prelevato è stato ottenuto un consenso

informato scritto. Il DNA genomico è stato ottenuto usando un kit di estrazione

commerciale, NucleoSpin® Blood L-XL-QuickPure (MACHEREY-NAGEL).

(14)

14

una singola fase di lavaggio. Il DNA genomico è successivamente eluito, in

condizioni di bassa forza ionica, in un tampone di eluizione leggermente alcalino.

Valutazione qualitativa e quantitativa del DNA

Prima dell’utilizzo per l’analisi molecolare, il DNA è stato misurato allo spettrofotometro Nanodrop 1000 (Thermo Scientific) per valutarne la

concentrazione e la purezza nei valori di assorbanza a 260, 280 e 230. Per la

valutazione qualitativa è stata eseguita, inoltre, la corsa elettroforetica su gel

d’agarosio (0,8%) con etidio bromuro, confrontando il DNA estratto con un marcatore di riferimento. La corsa su gel è stata visualizzata sul GelDoc2000

(Bio-Rad). Per esperimenti di NGS, un’ulteriore valutazione quantitativa del

DNA genomico è stata effettuata mediante analisi al Qubit® 2.0 Fluorometer

(INVITROGEN) che utilizza dye fluorescenti per misurare la concentrazione

delle molecole d’interesse specifico, al contrario del NanoDrop® ed altri spettrofotometri UV che usano assorbanza UV e non sono in grado di discriminare

la presenza di acidi nucleici degradati, nucleotidi liberi e di altri contaminanti. La

quantizzazione mediante Qubit® consente anche di leggere concentrazioni molto

basse di DNA o RNA con una sensibilità ed accuratezza maggiore.

Polymerase Chain Reaction (PCR)

L’amplificazione delle regioni codificanti e delle giunzioni esone-introne dei geni analizzati è stata eseguita mediante PCR (Polymerase Chain Reaction - reazione

polimerasica a catena) utilizzando primers specifici per ciascun frammento.

(15)

15

Tutti gli esoni sono stati amplificati in un volume finale di 25µl contenenti 5 µl di

buffer reaction 10X, 4 µl dNTPs (200 μM), 5 µl primers senso ed antisenso (10µM), 15-30 ng di DNA genomico e 1U di TaqGo DNA Polymerase

(PROMEGA). Le reazioni di PCR sono state condotte utilizzando i termociclatori

C100 Thermal Cycler e C1000 Touch™ Thermal Cycler (Bio-Rad, Hercules, CA,

USA). Gli amplificati di PCR sono stati sottoposti ad analisi elettroforetica su gel

d’agarosio al 1.8% o Qiexcel (QIAGEN) per verificare la specificità e la resa dei frammenti. I prodotti destinati al sequenziamento diretto sono stati purificati

utilizzando ExoSAP-IT (Affymetrix). Tale metodo di purifica utilizza l’attività di

due enzimi idrolitici, Exonuclease I and Shrimp Alkaline Phosphatase (SAP), che

sono in grado di degradare dNTP in eccesso ed i primers e prodotti di PCR a

singolo filamento presenti nella PCR. L’ExoSAP-IT aggiunto al prodotto di PCR viene incubato a 37°C per 15 minuti e successivamente a 80°C per 15 minuti per

inattivare gli enzimi.

Sequenziamento diretto con metodo Sanger

La reazione di sequenza è stata eseguita in entrambe le direzioni, senso ed

antisenso, utilizzando protocolli standard della chimica del Big Dye Terminator

(Applied Biosystems) e come templato l’amplificato di PCR e sono state eseguite

con un termociclatore C1000 Touch™ Thermal Cycler (Bio-Rad, Hercules, CA,

USA). I prodotti di sequenza sono stati purificati utilizzando le colonnine (DyeEx

2.0 Spin Kit, Qiagen) o le piastre (Montage Seq96, Millipore), come da protocollo

(16)

16

miscelato con 20 µl di formammide, denaturato per 2 minuti a 95°C e risolto

mediante elettroforesi capillare sul sequenziatore automatico ABI Prism 3130

Genetic Analyser (Applied Biosystems). La lettura degli elettroferogrammi è stata

effettuata utilizzando i programmi dedicati SeqAnalysis (Applied Biosystems) e

Mutation Surveyor (SoftGenetics) confrontando la sequenza ottenuta con la

sequenza di riferimento presente nel database dell’NCBI

(http://www.ncbi.nlm.nih.gov). Per confermare la patogenicità dei cambi

aminoacidici individuati, è stata studiata la segregazione all’interno del nucleo familiare ed è stata valutata la frequenza nella popolazione (MAF).

MLPA-Multiple Ligation Probe Amplification

Lo screening delle delezioni esoniche del gene CASK è stato effettuato

utilizzando il saggio SALSA MLPA P398-A1 CASK (MRC-Holland,

Amsterdam, The Netherlands) che consente di identificare eventuali

sbilanciamenti di dose del gene CASK. Il saggio è stato eseguito secondo il

protocollo specifico “MLPA® DNA Protocol version MDP-005”. Due μL di

amplificato sono stati miscelati a 5μL di Liz 500 size standard e a 20 μL di formammide e sono stati sottoposti ad analisi elettroforetica mediante un

sequenziatore automatico ABI PRISM 3100 Genetic Analyzer (Applied

Biosystem, Foster City, CA). L’area di ogni frammento è stata quantificata con il programma GeneScan Analysis Software versione 3.7 (Applied Biosystem,

Foster City, CA). I risultati ottenuti sono stati analizzati mediante il software

(17)

17

evidenziava dal rapporto tra l’area dei picchi rappresentanti il numero di copie alleliche del paziente rispetto al soggetto di controllo, rispettivamente di <0.7 o

>1.3, mentre un valore di circa 1 indicava l’assenza di queste.

Real Time-PCR su DNA genomico

Tutti i pazienti analizzati tramite CASK-MLPA che sono risultati portatori di

delezioni o duplicazioni esoniche o multi-esoniche sono stati analizzati, per

confermare la mutazione identificata, mediante Real Time-PCR quantitativa

(qRT-PCR) su DNA genomico, utilizzando primers intragenici specifici per la

regione d’interesse. La reazione di qRT-PCR, basata sul saggio SYBR Green (Applied Biosystem), è stata effettuata sull’ABI 7000 (Applied Biosystems).

Sono state eseguite contemporaneamente due reazioni di quantificazione: una per

i geni da testare e l’altra per il gene della telomerasi (TERT), usato come calibratore interno. Le reazioni di PCR sono state effettuate utilizzando 12.5 µl di

SYBR Green 2X (Invitrogen), 0.25 µl di ciascun primer foward e reverse 10μM

e 60 ng di DNA (15 ng/µl), per un volume finale di 25 µl. I cicli di PCR erano: 2’ a 50°C, 2’ di denaturazione a 95°C e 40 cicli ciascuno di 15’’ a 95°C e di 1’ a 58°C. Ogni campione del trios familiare è stato processato con un campione di

controllo disomico che è stato utilizzato per la normalizzazione. Il numero di

copie per ogni gene è stato determinato utilizzando il metodo del calcolo dei valori

di ΔΔCt, come descritto da Carbone e collaboratori (Carbone et al., 2008). Nel confronto delle fluorescenze tra il DNA da testare e il DNA di controllo, utilizzato

(18)

18

normalità, un valore inferiore a 0.7 indice della presenza di una delezione e un

risultato superiore o pari a 1.3 indice della presenza di una duplicazione. Ogni

coppia di primers è stata disegnata mediante il software “Primer Express 2.0” (Applied Biosystems).

Protocolli Next Generation Sequencing (NGS) per analisi di pazienti con JS Protocollo Targetseq Custom (Life Technologies) su Piattaforma Solid 5500xL Il protocollo di preparazione “TargetSeq Custom” permette di arricchire specifiche regioni di interesse dal DNA genomico. Per questo progetto sono stati

disegnati due pannelli con un numero totale di 120 geni ciliari, causativi o

candidati per ciliopatie. I due chip coprono tutte le regioni esoniche e 25 basi

introniche fiancheggianti gli esoni e le regioni UTR (“Untranslated region”), per un totale di circa 900 Kb. I campioni sono stati modificati per essere poi

sequenziati su sequenziatore Solid5500_xL (Life Technologies). In questa

preparazione, specifici adattatori “forward” e “reverse” sono stati aggiunti alle

estremità dei frammenti di DNA genomico. Questa prima fase è stata

automatizzata grazie all’utilizzo di uno strumento, AB Libery Builder (Life Technologies), che consente la preparazione contemporanea di 13 campioni. Nel

dettaglio, tre microgrammi di DNA genomico di buona qualità sono stati

frammentati utilizzando un sistema Covaris S2. Questo step permette di ottenere

frammenti di DNA genomico con una grandezza di circa 150-200 paia di basi. Il

DNA frammentato viene poi inserito in specifiche cartucce contenenti tutti i

(19)

19

automatico le fasi di “riparazione delle estremità del DNA”, di “A-tailing”, di ligazione e relative purifiche. In questo momento vengono anche inseriti alle

librerie in costruzione i “barcode”, brevi sequenze di 10 nucleotidi che saranno poi necessarie per distinguere ciascuna librerie dopo la creazione di un unico pool.

Una volta terminate queste fasi, i campioni così modificati sono stati amplificati

utilizzando l’enzima “Platinum® PCR Amplification” attraverso una reazione di PCR di 6 cicli. Il prodotto della reazione è stato successivamente purificato

tramite “Agencourt AMPure® XP Reagent”. In questa fase della preparazione le librerie devono essere controllate e quantificate. Per quantificare le librerie e

contemporaneamente controllarne la loro qualità è stato utilizzato lo strumento

2100 Bioanalyzer™ (Agilent Technologies). Dopo aver eseguito questo controllo le librerie sono state unite in un unico pool. La fase successiva è rappresentata

l’ibridazione delle librerie durante la quale vengono “catturate” le regioni genomiche di interesse attraverso sonde a RNA specifiche per queste regioni.

Questo processo avviene attraverso due successive reazioni di ibridazione,

identiche fra loro, nelle quali le sonde a RNA si appaiano con il DNA

complementare. Le sonde appaiate con il DNA d’interesse sono state recuperate, e dopo la loro eliminazione le librerie ibridate sono state purificate e

successivamente amplificate. Attraverso lo strumento 2100 Bioanalyzer™ (Agilent Technologies) è stata verificata l’integrità delle librerie, ne è stata determinata la lunghezza media (circa 260 paia di basi) e la quantità. Si è

(20)

20

pool, in cui i precedenti pools sono stati mescolati per raggiungere il totale di 24

campioni. Le librerie così costruite sono state successivamente preparate per

essere sequenziate mediante PCR in emulsione. Riassumendo, le librerie sono

state emulsionate meccanicamente in una miscela di acqua ed olio con delle biglie,

alle quali si attaccano grazie a specifici adattatori. Da questa emulsione si formano

dei “micro-reattori” in fase acquosa ognuno contenente il mix di amplificazione e non più di una biglia ciascuno. A questo punto le biglie emulsionate sono state

sottoposte a PCR per clonare ed amplificare ogni molecola di DNA stampo. La

successiva fase di arricchimento permette il recupero delle biglie che legano il

DNA amplificato (libreria), il loro lavaggio ed il loro arricchimento. In questa fase

è stata anche arricchita la popolazione totale di biglie che portano DNA

amplificato, eliminando le “biglie vuote”. Al termine di questi step le biglie sono

state modificate alla loro estremità 3’ tramite l’enzima Terminal Trasferasi (20 U/μL); questa modifica rende le biglie “appiccicose” e consente la deposizione delle stesse sul flowchip per il sequenziamento. L’emulsione è stata quantificata

tramite lo spettrofotometro NanoDrop® ND-1000, in funzione “Cell Cultures” ad

assorbanza A600, in modo tale da poter calcolare la concentrazione

dell’emulsione e caricare per ogni lane circa 230-250 milioni di beads. Dopo aver misurato la concentrazione dell’emulsione, sono stati prelevati i microlitri corrispondenti ad una concentrazione 230-250 milioni di beads, queste sono state

(21)

21

biglie sono pronte per essere deposte sul flowchip, che verrà posizionato nel

sequenziatore Solid5500_xL per essere analizzato.

Protocollo SureSelectQXT Target Enrichment (Agilent Technologies) su Piattaforma MiSeq (Illumina)

Il protocollo di preparazione “SureSelectQXT” permette l’arricchimento di regioni genomiche d’interesse. Nella seconda fase del progetto, si è proceduto con il disegno di un nuovo pannello di dimensioni ridotte rispetto ai precedenti,

includendo un numero totale di 56 geni causativi di JS e sindrome di Meckel. Il

pannello contiene tutte le regioni esoniche e 25 basi introniche fiancheggianti gli

esoni per un totale di circa 304 Kb. Le sonde sono state disegnante utilizzando

SureDesign Software (Agilent Technologies), un sistema automatizzato che

utilizza algoritmi specifici per il disegno delle sonde d’interesse. Il Protocollo SureSelectQXT permette di sequenziare quantità molto basse di DNA. Il DNA

genomico (gDNA) utilizzato per la preparazione delle librerie è pari a 50 ng con

rapporti di qualità 260/280 superiori a 1.8-2.0. Inizialmente, il gDNA è stato

frammentato enzimaticamente, ed alle estremità dei frammenti prodotti sono stati

attaccati degli adattatori, che successivamente sono stati riparati ed amplificati

mediante PCR. Il prodotto è stato purificato tramite “Agencourt AMPure® XP

Reagent”. L’integrità, la qualità e la quantità delle librerie prodotte per ciascun

campione è stata controllata mediante la TapeStation 2200 (Agilent

Technologies). Sulla base della quantizzazione sono stati utilizzati, in accordo con

la dimensione totale delle sonde disegnate del pannello d’interesse (<3Mb), concentrazioni variabili da 500 a 750 ng di ciascun gDNA in un volume totale di

(22)

22

12 uL. Le singole librerie sono state ibridate con la Capture Library Hybridization

Mix, costituita dalle sonde target-specifiche del pannello, in una reazione di 60

cicli (65°C 1’- 37°C 3’’).

Dopo l'ibridazione, le molecole arricchite nelle regioni targhettate sono state

catturate mediante l’utilizzo di biglie di streptavidina. Tale passaggio, fondamentale per isolare le regioni d’interesse, è stato effettuato nel mixer a 1800 rpm per 30 minuti. A ciascun DNA post-cattura, legato alle biglie di streptavidina,

sono stati aggiunti index primers specifici, in una reazione di amplificazione di

12 cicli (98°C 30’’- 58°C 30’’ – 72°C 1’). Le librerie di DNA targhettato sono state purificate tramite “Agencourt AMPure® XP Reagent”. La qualità e la

quantità dei campioni arricchiti è stata controllata mediante la TapeStation 2200

(Agilent Technologies). Dopo aver misurato la concentrazione delle librerie (nM),

è stato calcolato il volume da prelevare da ciascuna di esse per preparare il pool

finale, che varia in base alla concentrazione desiderata (tra 2-10nM) ed è

strettamente correlato alla concentrazione iniziale di ciascun campione arricchito.

Infine, è stata caricata sul sequenziatore MiSeq (Illumina) una concentrazione del

pool finale variabile tra 8pM a 12pM. Per il sequenziamento sono stati caricati

pool da 24 campioni utilizzando una cartuccia MiSeq kit v2 (150 cicli) con una

(23)

23

Protocolli NGS per analisi di pazienti con NPCA

Protocollo TruSeq Custom Amplicon (Illumina) su piattaforma MiSeq (Illumina)

Per l’analisi di pazienti con altre NPCA non-JS, è stato utilizzato il protocollo di sequenziamento TruSeq Custom Amplicon (TSCA) che consente di analizzare

dalle 2kb alle 650Kb di DNA genomico fino ad un numero massimo di 1536

ampliconi per ciascun campione, permettendo di multiplexare fino a 96 campioni

contemporaneamente. E’ stato disegnato un pannello di 44 geni costituito da geni

noti associati a differenti forme di NPCA con l’esclusione dei geni causativi di

JS. Le sonde dei geni d’interesse sono state disegnate utilizzando DesignStudio

Software (Illumina), un sistema automatico che disegna coppie di probes

specifiche per le regioni esoniche utilizzando un algoritmo che tiene conto di una

serie di fattori, tra cui le regioni ricche in GC, la specificità, l’interazione tra le

sonde ed il coverage. Gli ampliconi candidati (lunghezza 425bp) sono stati

visualizzati e valutati sulla base di uno score assegnato. Per valori bassi di score

si è resa necessaria la modifica di alcuni parametri al fine di migliorare il coverage

delle regioni d’interesse. Nel disegno dello studio, il coverage finale ottenuto è stato del 96%. È stato utilizzato il protocollo TSCA v1.5 (Part # 15027983 Rev.

C-Agosto 2013), partendo da una concentrazione di gDNA di 250ng con rapporti

260/280 superiori a 1.8-2.0. Ciascuna sonda è costituita da sequenze

target-specifiche associati ad adattatori universali che sono stati utilizzati

successivamente nella reazione di amplificazione. Il pool di sonde (Custom

(24)

24

utilizzando il buffer di ibridazione ed incubando nell’Heat Block (Hybex Microsample Incubator- Scigene) a 95°C per 1 minuto, poi la temperatura è stata

fatta scendere gradualmente a 40°C in circa 80 minuti, un passaggio fondamentale

per l’ibridazione. Il passaggio successivo è stata l’estensione-ibridazione, reazione che porta alla formazione di prodotti costituiti dalle regioni target; la

DNA polimerasi estende dall’oligonucleotide a monte lungo la regione target e la DNA ligasi esegue la ligazione all'estremità 5' dell’oligonucleotide a valle. Nello step seguente i prodotti dell’estensione-ligazione sono stati amplificati utilizzando

degli index primers (i5 ed i7) e degli adattatori necessari per la generazione dei

cluster (P5 e P7). Gli index aggiunti sono fondamentali per indicizzare i campioni

e consentirne l’unicità quando verranno multiplexati. Le librerie prodotte sono state controllate su gel di agarosio al 2%, successivamente purificate utilizzando

biglie AMPure XP ed etanolo all’80%, ed infine normalizzate con un protocollo basato su biglie che consente di ottenere una distribuzione omogenea della

concentrazione di ciascun campione. Tutte le librerie normalizzate sono state

unite in un'unica libreria prelevandone 5uL da ciascuna; da questo pool finale, il

cui volume dipende dal numero di campioni, 20uL sono stati aggiunti a 580uL di

buffer HT1 (Hybridization buffer) e denaturati a 95°C per 2 minuti. Per la corsa

al MiSeq è stata utilizzata la cartuccia MiSeq kit v3 che aumenta la densità dei

cluster e la lunghezza delle reads (fino a 25M di reads con 600 cicli) e fornisce

(25)

25

Protocollo WES con SureSelectXT Target Enrichment System (CRE V1- Agilent Technologies) su Piattaforma HiSeq 2500 (Illumina)

Il “SureSelectXT CRE V1” è un protocollo che consente di analizzare l’intero

esoma, garantendo una profondità di lettura di almeno 20X per i 3654 geni

clinicamente rilevanti (dati OMIM, HGMD e ClinVar). Tale protocollo è stato

utilizzato per analisi Whole Exome Sequencing (WES) su famiglie selezionate.

Sono stati analizzati trios (costituiti da probando, madre e padre) nei casi sporadici

oppure 2 o più soggetti affetti appartenenti ad uno stesso nucleo familiare. Una

concentrazione totale di 250 ng di gDNA di ciascun campione è stato frammentato

utilizzando un sistema Covaris S2. Questo step permette di ottenere frammenti di

DNA genomico con una grandezza di circa 120-150 paia di basi. Il DNA

frammentato viene sottoposto inizialmente ad una reazione di “riparazione delle

estremità”, poi ad una adenilazione al 3’ per rendere le molecole più stabili, ligato con adattori paired-end, ed infine amplificato. Ciascuna delle tre reazioni è

seguita da una purifica con “Agencourt AMPure® XP Reagent”. La libreria

prodotta viene controllata mediante l’uso del Bioanalyzer 2100, per verificarne la qualità e la quantità. Il passaggio successivo si basa sull’ibridizzazione delle

librerie di gDNA preparate con Capture Library target-specifica. Dopo

l'ibridazione, le molecole prodotte coi target specifici vengono catturate con le

biglie di streptavidina e sottoposto ad amplificazione post-cattura. Alle librerie

prodotte vengono aggiunti specifici index per ogni campione e sottoposti ad

amplificazione, seguita da una purifica con “Agencourt AMPure® XP Reagent”.

(26)

26

aver misurato la concentrazione delle librerie (nM), è stato calcolato il volume da

prelevare da ciascuna di esse per preparare il pool finale, che varia in base alla

concentrazione desiderata (tra 2-10nM) ed è strettamente correlato alla

concentrazione iniziale di ciascun campione arricchito. Infine, è stata caricata sul

sequenziatore HiSeq 2500 (Illumina) una concentrazione del pool finale variabile

tra 8pM a 12pM. Per il sequenziamento sono stati caricati pool da 8 campioni

utilizzando una cartuccia HiSeq Rapid Run kit v2 (200 cicli) con una lunghezza

delle reads 2x100bp fornendo un output e una qualità dati ottimali.

Protocollo Custom HD-CGH Microarray su piattaforma SureScan Microarray Scanner (Agilent Technologies)

Dall’analisi NGS di alcuni pazienti con JS sono state identificate varianti patogenetiche eterozigoti in singoli alleli. Considerando il limite diagnostico della

tecnica NGS utilizzata, che non permette di identificare CNVs, è stato disegnato

un Array Custom HD 8x15k (Agilent Technologies) ad alta densità sui geni

associati alla sindrome, con obiettivo di individuare eventuali

delezioni/duplicazioni intrageniche patogenetiche anche nel secondo allele del

gene con una sola mutazione eterozigote emersa dalla prima analisi. Per il disegno

è stato utilizzato il software SureDesign (Agilent) con uno spacing delle sonde di

circa 100bp in corrispondenza degli esoni e circa 500bp in corrispondenza delle

sequenze non codificanti. Ogni campione è stato processato utilizzando il

protocollo standard “Agilent Oligonucleotide Array-Based CGH for Genomic

DNA Analysis” (Part Number G4410-90010) utilizzando una concentrazione

(27)

27

introdotto nella piattaforma SureScan Microarray Scanner (Agilent

Technologies). Le immagini relative ai fluorocromi di ogni microarray sono state

acquisite ed analizzate utilizzando il software Agilent Scan Control (Agilent

Technologies). I dati sono stati elaborati mediante il software Feature Extraction

(v9.5) ed analizzati tramite il software CGH Agilent CytoGenomics Edition

3.0.6.6 (algoritmo ADM-2; release hg19) (Agilent Technologies). Per ciascun

cromosoma, il programma di elaborazione dati calcola automaticamente le

intensità di segnale di ogni spot, sottrae il rumore di fondo e definisce i rapporti

di intensità dei due fluorocromi relativi ad ogni oligomero, che vengono riportati

su un grafico. Una deviazione da un rapporto modale pari a 0, che indica la linea

di base, costituisce la presenza di un’aberrazione nel numero di copie del DNA genomico del paziente, che si traduce rispettivamente in una delezione per ≤ a

-0.57 e in una duplicazione per valori ≥ a +-0.57.

Analisi bioinformatica dati NGS

Le short-reads prodotte dal sequenziamento dei campioni sono state allineate al

genoma di riferimento hg19 tramite tre software distinti: Lifescope, Shrimp e

Bowtie. Considerando punteggi di qualità sito-specifici e relativi al mapping

globale delle reads, è stato scelto il miglior allineamento e, quindi, sono stati

selezionati i migliori BAM files. Di questi, sono stati esaminati preliminarmente

i valori di coverage per-base e per-esone ed è stata prodotta una stima delle regioni

potenzialmente “deboli”, cioè maggiormente soggette ad ospitare varianti “false positive”. I BAM files sono stati successivamente scansionati da tre diversi

(28)

28

variant callers: DiBayes & SOLiD Small Indel Tool, GATK e SAMtools. Alle

varianti ottenute dall’analisi sono stati assegnati dei punteggi in base alla loro frequenza di ricorrenza nella popolazione (dbSNP, 1000 Genomes, Exome

Variant Server (EVS), Exome Aggregation Consortium(ExAC), genome

Aggregation Database (GnomAD)), all’impatto sulla proteina codificata

(ANNOVAR, snpEff) ed infine al loro grado di conservazione (phyloP, GERP++,

SiPhy). La patogenicità di ogni singola variante è stata inoltre verificata in silico

tramite sei software di predizione: PolyPhen-2, SIFT,

MutationAssessor,MutationTaster, Provean, CADD. Le varianti così annotate

sono state sottoposte a filtraggio progressivo in modo tale da escludere

preliminarmente tutte le varianti non-geniche, introniche e sinonime non

occorrenti in siti canonici di splicing. Le varianti risultanti dal filtraggio sono state

ridotte ulteriormente di numero, esaminando solo quelle non presenti nei controlli

in-house, e con valori di MAF ≥0.01 nei database on line dbSNP 138, EVS, ExAC

e GnomAD ed escludendo quelle predette come benigne da tutti i predittori di

(29)

29

CAPITOLO I: SINDROME DI JOUBERT

INTRODUZIONE

La sindrome di Joubert (JS) rappresenta la più comune forma di atassia cerebellare

congenita ad eredità autosomica recessiva o X-linked. La diagnosi viene effettuata

mediante l’identificazione in RMN di una malformazione complessa e peculiare, denominata “segno del dente molare” (molar tooth sign, MTS) (Maria et al. 1997).

Tale segno caratteristico deriva dalla coesistenza di: 1) ipodisplasia del verme

cerebellare; 2) ispessimento ed orizzontalizzazione dei peduncoli cerebellari

superiori; 3) assottigliamento dell’istmo ed approfondimento della fossa interpeduncolare (figura 2). Nelle sezioni assiali di RMN encefalo, al livello della

giunzione ponto-mesencefalica, tali anomalie conferiscono al ponte l’aspetto di

un dente, da cui il termine “MTS”. La JS è una condizione clinicamente e

geneticamente eterogenea, ma che riconosce un meccanismo patogenetico

comune nella disfunzione di un organello subcellulare quasi ubiquitario, il cilio

primario (figura 3). In molti tessuti adulti, il cilio primario rappresenta un sensore

di segnali extracellulari e li trasduce all'interno delle cellule al fine di regolarne la

stabilità, la polarità o la proliferazione. L’alterazione di queste funzioni sensoriali a livello di cellule specializzate, quali l'epitelio renale, l’epitelio del dotto biliare o dei fotorecettori retinici, spiega molti dei difetti a carico di vari organi osservati

(30)

30

Figura 2: Neuroimmagini di un bambino di due anni con sindrome di Joubert pura (pannelli superiori) confrontati

con un bambino sano (pannelli inferiori). (A) L’immagine mediosagittale T1-pesata mostra una moderata ipoplasia e displasia del verme cerebellare (frecce) con una distorsione secondaria ed ampiamento del quarto ventricolo con spostamento rostrale del fastigium (punta della freccia). Si può osservare anche un’approfondimento della fossa interpeducolare. (asterisco). (B) Immagine Parasagittale T1-pesata mostra i peduncoli cerebellari superiori inspessiti, allungati e orizzontalizzati (freccia). (C) L’immagine assiale T1-pesata alla giuzione pontomesencefalica mostra il segno del dente molare con approfondimento della fossa interpeduncolare (punta della freccia) e peduncoli cerebellari superiori inspessiti, allungati e orizzontalizzati (frecce). Inoltre il verme cerebellare sembra essere ipoplasico. (D) L’immagine coronale T1-pesata mostra i peduncoli cerebellari superiori inspessiti (frecce) (Romani et al, 2013).

Figura 3: Rappresentazione schematica della struttura del cilio primario e dei suoi complessi proteici (Romani

et al, 2013)

Quadro clinico ed iter diagnostico della Sindrome di Joubert

Il sospetto di JS deve essere posto in tutti i neonati che nei primi giorni di vita

(31)

31

oculomotoria, nistagmo orizzontale o rotatorio o movimenti oculari erratici)

associati a disturbi del pattern respiratorio, in particolare episodi alternati di apnea

e tachipnea che si presentano in epoca neonatale e nella maggior parte dei casi

tendono a scomparire nei primi anni di vita. Può essere presente anche strabismo,

ptosi ed ambliopia. L’ipotonia muscolare, che si osserva per lo più nella prima infanzia, evolve successivamente in atassia. È inoltre presente quasi sempre un

ritardo nell’acquisizione delle tappe psicomotorie e in molti pazienti anche una disabilità intellettiva (Braddock et al. 2006). Tuttavia, le capacità cognitive si

collocano all’interno di uno spettro variabile che va dal riscontro di un quoziente intellettivo normale ad una marcata compromissione delle competenze motorie,

del linguaggio e delle funzioni adattive. Il deficit cognitivo spesso si associa ad

alterazioni comportamentali e dello spettro autistico e a disturbi del sonno

(Brancati et al. 2010). Il quadro clinico della JS può essere ulteriormente

complicato dal possibile coinvolgimento di alcuni organi, in particolar modo la

retina, i reni, il fegato e lo scheletro. Il coinvolgimento renale e del fegato può

causare elevata morbilità e mortalità e necessita di un regolare follow-up.

Caratteristiche cliniche più rare includono colobomi corioretinici o del nervo

ottico, malformazioni cardiache congenite, situs inversus, scoliosi, displasia

scheletrica, malattia di Hirschsprung, difetti oro-faciali della linea mediana come

labio e/o palatoschisi, lingua lobulata con frenuli multipli e tumori molli della

lingua. In particolare, l'associazione della JS con polidattilia mesassiale e/o alcuni

(32)

32

superiore) definisce la Sindrome oro-facio-digitale di tipo VI (OFDVI) (Poretti et

al. 2012). La variabilità delle manifestazioni cliniche associate all’MTS non

rappresenta sindromi cliniche distinte, ma rientra in un vasto spettro di fenotipi

che sono caratteristici della sindrome stessa (figura 4).

Nei feti affetti l’esame ecografico mirato allo studio morfologico, eseguito tra la 20a e la 22a settimana di gestazione, è in grado di rilevare un’eventuale ipoplasia del verme cerebellare, che può essere anche associata ad altre anomalie come la

polidattilia, l’encefalocele occipitale o entrambi. Posto dunque il sospetto

ecografico di una malformazione cerebellare, si rende necessario come

approfondimento diagnostico l’utilizzo della risonanza magnetica fetale da cui sarà possibile rilevare la presenza dell’MTS (Fluss et al. 2006; Saleem and Zaki

2010; Pugash et al. 2011). Ad oggi, la diagnosi genetica prenatale di JS può essere

offerta a tutte le famiglie con un figlio affetto, in cui sia stata precedentemente

identificata la mutazione responsabile della malattia. Tali mutazioni possono

essere ricercate nel campione di DNA fetale ottenuto mediante prelievo di villi

coriali (tra l’11a e la 13a settimana di gestazione) o di liquido amniotico (tra la 16a e 18a settimana di gestazione). In epoca perinatale, la prognosi è relativa alla

gravità delle alterazioni respiratorie, in particolare, episodi ricorrenti e prolungati

di apnea possono portare alla necessità di assistenza con ventilazione meccanica

(33)

33

si risolvono spontaneamente nei primi mesi di vita, sebbene disturbi respiratori

sonno-correlati possano persistere fino all'infanzia (Kamdar et al. 2011).

Figura 4: Spettro di organi coinvolti nella sindrome di Joubert e classificazione dei sottogruppi clinici (in

grassetto) (Romani et al, 2013)

L’approccio, sia per quanto riguarda la diagnosi che la gestione del paziente, deve essere di tipo multidisciplinare, deve pertanto coinvolgere più specialisti non solo

per la valutazione neurologica e neuropsichiatrica ma anche per la valutazione

della funzionalità degli organi principalmente interessati.

Basi genetiche della sindrome di Joubert

Le basi genetiche della JS sono estremamente complesse e ad oggi comprese

soltanto in parte, nonostante il notevole contributo alla scoperta di nuovi

geni-malattia apportato negli ultimi anni dalle tecniche di NGS. Ad oggi sono stati

(34)

34

sono ad oggi identificabili soltanto in circa il 60-70% dei pazienti, suggerendo

ulteriore eterogeneità genetica.

Overlap clinico e genetico con altre ciliopatie e “mutational load”

L'elevata variabilità clinica della JS acquisisce ulteriore complessità se si

considera il notevole grado di sovrapposizione clinico-genetica con altre

ciliopatie come la nefronoftisi isolata (NPHP), la sindrome di Senior-Loken

(SLS), la sindrome di Bardet-Biedl (BBS), la sindrome di Meckel (MKS) e

ciliopatie scheletriche come le “short rib polydactylies” (Tabella 1). Il principale

esempio di questa sovrapposizione è rappresentata dalla MKS, una grave

condizione malformativa, spesso letale in utero, che si presenta con encefalocele

ed altre anomalie della fossa cranica posteriore, malformazione dei dotti epatici,

rene policistico e polidattilia. Per alcuni geni causativi sia di JS che di MKS (es.

TMEM67), sono emerse interessanti correlazioni genotipo-fenotipo, con una

maggiore occorrenza di mutazioni troncanti nei pazienti MKS ed una prevalenza

di mutazioni missenso con conservata produzione della proteina mutata nei

pazienti JS. Ad oggi sono noti ben 19 geni mutati in entrambe le ciliopatie,

(Brancati et al. 2007; Delous et al. 2007; Mougou-Zerelli et al. 2009; Tallila et al.

2009; Iannicelli et al. 2010) (Valente et al. 2010; Dowdle et al. 2011; Thomas et

al. 2012; Romani et al. 2014; Lambacher et al. 2016). L’elevata variabilità clinica

e genetica nelle ciliopatie può essere in parte spiegata da un modello di eredità

oligogenico, in cui mutazioni, varianti rare e polimorfismi in loci differenti

(35)

35

(Zaghloul and Katsanis 2010). Ad esempio, la variante p.R830W nel gene AHI1

è stata associata ad un aumentato rischio di sviluppare danni retinici nei pazienti

con nefronoftisi portatori della delezione omozigote del gene NPHP1 (Tory et al.

2007). Analogamente, la variante p.A229T nel gene RPGRIP1L sembra

aumentare il rischio di sviluppare degenerazione retinica nei pazienti affetti da

ciliopatie con mutazioni in altri geni (Khanna et al. 2009). Le varianti in

eterozigosi nei geni ciliari possono essere, quindi, responsabili dell’elevata

variabilità fenotipica, supportando il concetto del “mutational load”, che è la somma di tutte le mutazioni ed alterazione genomiche che contribuiscono a

(36)

36

JBTS locus Gene Protein Prevalent JS phenotypes Genetic overlap with other

ciliopathies

JBTS1 9q34 INPP5E Inositol polyphosphate-5-phosphatase JS±retina; (JS+fegato) MORM

JBTS2 11q12 TMEM216 Transmembrane protein 216 JS± rene; (JS+fegato, OFDVI) MKS2

JBTS3 6q23 AHI1 Jouberin JS±retina (JS+rene) -

JBTS4 2q13 NPHP1 Nephrocystin 1 JS+ rene NPHP1, SLSN1

JBTS5 12q21 CEP290 Centrosomal protein 290kDa JS+retina+ rene MKS4, NPHP6*, SLSN6, BBS14,

LCA10

JBTS6 8q22 TMEM67 Meckelin JS+ fegato (JS+rene) MKS3, NPHP11, BBS*

JBTS7 16q12 RPGRIP1L Protein fantom JS+ rene; (JS+ fegato) MKS5, NPHP8

JBTS8 3q11 ARL13B ADP-ribosylation factor-like 13B JS -

JBTS9 4p15 CC2D2A coiled-coil and C2 domain containing protein 2A JS±retina MKS6

JBTS10 Xp22 OFD1 oral-facial-digital syndrome 1 Fenotipo variabile OFD1, SGB2

JBTS11* 2q24 TTC21B tetratricopeptide repeat protein 21B -- MKS§, NPHP12, ATD4

JBTS12 15q26 KIF7 Kinesin-like protein 7 JS, (OFDVI) ACS, HLS2, MEDF

JBTS13 12q24 TCTN1 Tectonic-1 JS±retina -

JBTS14 2q33 TMEM237 Transmembrane protein 237 JS+ rene MKS§

JBTS15 7q32 CEP41 Centrosomal protein 41kDa JS MKS§

JBTS16 11q12 TMEM138 Transmembrane protein 138 Fenotipo variabile MKS§

JBTS17 5p13 C5Orf42 Uncharacterized protein C5orf42 JS±retina±caratteristiche OFD MKS§ + OFDIV

JBTS18 10q24 TCTN3 Tectonic-3 JS± caratteristiche OFD OFD4+ caratteristiche MKS

JBTS19 16q12 ZNF423 Zinc finger protein 423 JS+ rene NPHP14

JBTS20 16q23 TMEM231 Transmembrane protein 231 JS+retina+ rene MKS11

JBTS24 12q24 TCTN2 Tectonic-2 JS MKS8

JBTS21 8q13 CSPP1 Centrosome and spindle pole-associated protein 1 JS MKS-JATD

JBTS22 2q37 PDE6D Retinal rhodopsin-sentitive cGMP 3’, 5’-cyclic phosfodiesterase

subunit δ JS+ rene +retina -

JBTS§ 1q42 EXOC8 Exocyst complex component 8 JS -

JBTS28 17q22 MKS1 Meckel syndrome, type 1 JS±retina MKS1, BBS13

JBTS27 17p11 B9D1 B9 Domain-Containing Protein 1 JS MKS9

JBTS§ 19q13 B9D2 B9 Domain-Containing Protein 2 JS MKS10

JBTS25 1p36 CEP104 Centrosomal protein 104kDa JS -

JBTS 17p13 TMEM107 Transmembrane protein 107 JS+retina MKS13, OFDXVI

JBTS26 16p12 KIAA0556 Katanin-Interacting Protein 0056 JS -

(37)

37

Tabella 1: *mutazioni riportate in eterozigosi; § locus non assegnato: JS: solo caratteristiche neuroradiologiche. Abbreviazioni: ACS: Acrocallosal syndrome; ATD:

Asphyxiating thoracic dystrophy (Jeune syndrome); BBS: Bardet-Biedl syndrome; HLS: Hydrolethalus syndrome; LCA: Leber congenital amaurosis; MEDF: macrocephaly, multiple epiphyseal dysplasia and distinctive facial appearance; MORM: mental retardation, truncal obesity, retinal dystrophy, and micropenis; MKS: Meckel syndrome; NPHP: Nephronophthisis; OFD: Oro-facio-digital syndrome; SGB: Simpson-Golabi-Behmel syndrome; SLSN: Senior-Löken syndrome; JATD: Jeune asphyxiating thoracic dystrophy.; SRTD: Short-rib thoracic dysplasia;TCDOE: Cerebellar dysraphia with occipital encephalocele; SHH:Sonic Hedgehog

JBTS§ 11q13 C2CD3 C2 Domain-Containing Protein 3 JS+OFD OFDXVI

JBTS§ 1p36 NPHP4 Nephrocystin 4 JS+ rene NPHP4, SLSN4

JBTS§ 5q23 CEP120 Centrosomal protein 120kDa JS TCDOE, MKS, JATD, OFD

JBTS23 14q23 KIAA0586 Katanin-Interacting Protein 0086 JS SRTD14

JBTS§ 10q24 SUFU Suppressor of Fused Homolog JS+SHH-related disorders -

JBTS§ 2p15 TMEM17 Transmembrane protein 17 JS+OFD OFD

JBTS§ 12q21 POC1B POC1 centriolar protein homolog B JS -

(38)

38

RISULTATI E DISCUSSIONE

Analisi mutazionale dei pazienti JS

Come parte del presente progetto di dottorato, è stata impiegata la tecnologia NGS

di Target Resequencing per effettuare l’analisi simultanea e rapida di un ampio

numero di geni coinvolti in ciliopatie in pazienti affetti da JS. La casistica oggetto

di studio include tutti i pazienti inseriti nel database tra il 2004 ad oggi con

mutazioni non precedentemente diagnosticate.

Sono stati disegnati due pannelli (“chip”): il primo costituito da 120 geni ciliari

(geni JS noti, geni JS candidati identificati con WES in progetti paralleli o

collaborazioni internazionali e geni codificanti per proteine che fanno parte dei

pathways di Shh, Wnt e PCP) è stato utilizzato nelle prime fasi di screening dei

pazienti, mentre il secondo (in uso negli ultimi 12 mesi) è costituito soltanto da

56 geni noti associati a JS e MKS.

Il totale dei probandi con JS ad oggi analizzati è di 416. L’analisi di filtraggio si

è basata sulla ricerca di varianti nonsenso, missenso non sinonime e di frameshift

con MAF (Minor Allele Frequency) < 0.01 in regioni esoniche o di splicing.

Mutazioni patogenetiche, sia in omozigosi che in eterozigosi composta sono state

identificate in 239 pazienti. Per confermare le mutazioni riscontrate, sono stati

effettuati studi di segregazione nel nucleo familiare di ciascun paziente, ed i

genitori sono risultati tutti portatori sani come atteso. La percentuale dei mutati

per gli esperimenti eseguiti è pari al 57% (239/416), in accordo con i dati della

(39)

39

Grafico 1: Distribuzione della percentuale di geni mutati riscontrati nella casistica totale raccolta e la loro

correlazioni con i fenotipi clinici.

L’impiego della tecnologia NGS ha consentito di diagnosticare in tempi rapidi un numero elevato di mutazioni patogenetiche, rispetto alle tecniche tradizionali

utilizzate in precedenza che richiedevano tempi di analisi molto più lunghi.

In 66 pazienti sono state identificate varianti patogenetiche in singoli alleli.

Recentemente Lindstrand e collaboratori hanno descritto 72 pazienti affetti da

BBS studiati per la ricerca di CNV patogenetiche mediante l’utilizzo di un Array

Custom 4x180k costituito da 94 geni di cui 17 associati a BBS e la restante parte

correlati ad altre ciliopatie. Lo studio ha permesso l’identificazione di

duplicazioni/delezioni muti-esoniche in 17 pazienti affetti (18,5%) (Lindstrand et

al. 2016). Alla luce di tale risultato e considerando il limite diagnostico della

tecnica NGS utilizzata, che non permette di identificare CNV, è stato disegnato

un Array Custom HD 8x15k (Agilent Technologies) ad alta densità sui geni

associati alla JS con l’obiettivo di individuare eventuali delezioni/duplicazioni

(40)

40

eterozigote emersa dalla prima analisi. L’analisi dell’Array Custom è tuttora in

corso.

Tra le famiglie negative all’analisi di Target Resequencing sono state sottoposte

a WES 5 famiglie. L’analisi dei dati preliminari ha permesso, ad oggi,

l’identificazione del difetto molecolare responsabile del fenotipo patologico in un nucleo familiare in cui è stata evidenziata la presenza di due varianti in eterozigosi

composta nel gene SUFU.

Studio mutazionale del gene C5orf42 in pazienti JS (Romani et al. 2015)

Il gene C5orf42 è stato identificato dal gruppo di Srour e collaboratori in 10

pazienti con un fenotipo neuroradiologico e clinico di JS pura, in un solo caso

associato a polidattilia pre- e post-assiale (Srour et al. 2012). Successivamente

sono stati descritti altri pazienti con fenotipo JS puro associato in un caso a

retinopatia ed in un altro ad encefalocele occipitale (Alazami et al. 2012; Ohba et

al. 2013). Quest’ultimo difetto cerebrale è stato riportato in un feto mutato in

C5orf42 in associazione con labioschisi e palatoschisi, dotto arterioso pervio e

idrocefalo in assenza di polidattilia o altri segni oro-facciali.

Nel 2014, Lopez e collaboratori hanno eseguito WES in 11 famiglie con sindrome

OFDVI individuando mutazioni nel gene C5Orf42 in 9 pazienti (82%),

suggerendo che questo gene potrebbe rappresentare la principale causa genetica

di tale condizione (Lopez et al. 2013). Precedentemente mutazioni rare nei geni

(41)

41

OFDVI (Coene et al. 2009; Valente et al. 2010; Darmency-Stamboul et al. 2013),

ma la definizione genetica di questa sindrome è rimasta a lungo non determinata.

Dei 12 pazienti mutati riportati da Lopez e collaboratori, soltanto 4 erano viventi

e rientravano nei criteri diagnostici di OFDVI: tutti avevano MTS associato a

multipli frenuli linguali con o senza amartomi (criterio diagnostico) e polidattilia

pre-assiale, variabilmente associata ad altri difetti di tipo oro-facio-digitali. Due

di essi mostravano anche amartomi ipotalamici e altri difetti a carico del sistema

nervoso centrale (porencefalia, eterotopia nodulare, polimicrogiria, agenesia del

corpo calloso). Gli altri otto pazienti (da 6 famiglie) erano feti con anomalie

cerebellari assimilabili all’MTS e varie combinazioni di polidattilia pre-, meso- o

post-assiale; in tali feti le caratteristiche orali erano assenti o difficilmente

valutabili (solo un paziente presentava frenuli multipli). Inoltre, alcuni pazienti

presentavano anomalie scheletriche associate, difetti cardiaci, utero setto e

microftalmia (tabella 2) (Lopez et al. 2013).

Ad oggi, dei 416 probandi analizzati sono state identificate mutazioni

patogenetiche nel gene C5orf42 in 36 pazienti, che rappresentano il 9% della

casistica. Tale risultato indica un coinvolgimento rilevante del gene C5orf42 nella

patogenesi della JS.

Nell’ambito del progetto di dottorato, nel 2015 è stato oggetto di una pubblicazione sulla rivista Human Genetics (Paper Allegato) un studio condotto

su 17 pazienti della casistica (fino al 2014) con diagnosi di OFDVI (Romani et al.

(42)

42

Dei diciassette probandi analizzati soltanto tre (17,6%) sono risultati portatori di

varianti patogenetiche nel gene C5orf42, una percentuale molto più bassa di

quella descritta da Lopez (9/11 - 82%). I tre pazienti mutati presentavano MTS

associato ad amartomi linguali e polidattilia meso e/o post-assiale; in un paziente,

inoltre, erano presenti frenuli multipli e la RMN mostrava la presenza di

amartoma ipotalamico, corpo calloso sottile e polimicrogiria bilaterale (paziente

11 in (Poretti et al. 2012)). Lo screening ha inoltre consentito di identificare una

mutazione emizigote nel gene OFD1 (c.2315dupT; p. P772Tfs*4) in un quarto

paziente (COR211) con sindrome OFDVI (JS con frenuli linguali multipli e

polidattilia post-assiale delle mani). Nessun’altra mutazione patogenetica è stata

riscontrata nei rimanenti 14 pazienti con fenotipo OFDVI.

I risultati ottenuti confermano che le mutazioni di C5Orf42 possono causare

OFDVI di gravità variabile, ma indicano anche che il fenotipo OFDVI ha una più

ampia eterogeneità genetica rispetto a quanto descritto da Lopez.

Oltre ai tre casi con fenotipo OFDVI, sono stati individuati altri 19 pazienti

portatori di mutazioni in C5Orf42, di cui 18 con fenotipo JS puro ed uno soltanto

con retinopatia. Le caratteristiche cliniche e neuroradiologiche sono descritte in

tabella 2.

L'identificazione di mutazioni C5Orf42 in pazienti con un fenotipo di JS pura è

pienamente in linea con i risultati precedentemente riportati in letteratura. Infatti,

considerando i pazienti finora riportati con mutazioni patogenetiche di C5Orf42

(43)

43

soltanto in due casi), mentre meno di un terzo presenta i criteri diagnostici

d’inclusione della sindrome OFDVI.

Il coinvolgimento renale o epatico non è stato mai riportato in associazione con

le mutazioni in C5Orf42, mentre la polidattilia, di qualsiasi tipo, sembra essere un

evento più frequente, presente nel 42% dei pazienti.

Fino ad oggi non sono stati pubblicati screening del gene C5Orf42 in feti con

MKS. Un ruolo di questo gene nella patogenesi di questa sindrome letale sembra

improbabile sia per l’assenza di associazione con la malattia cistica renale che la fibrosi epatica congenita, che sono due principali caratteristiche diagnostiche

della MKS, sia per la rara presenza di encefalocele occipitale, che è stato descritto

in percentuali molto basse. Non è possibile, ad oggi, definire chiare correlazioni

genotipo-fenotipo, poiché mutazioni troncanti e missenso del gene C5Orf42 sono

distribuite lungo la sequenza dell’intero gene e sono state riscontrate sia in pazienti con un JS pura che con OFDVI indipendentemente dalla severità del

quadro clinico. È possibile ipotizzare, come già suggerito per altre ciliopatie, che

ulteriori varianti non ancora identificate in geni differenti possono agire come

modificatori genetici del fenotipo ed influenzare, di conseguenza, la penetranza e

l'espressione delle caratteristiche ora-facio-digitali dei pazienti portatori di

mutazioni nel gene C5Orf42. Allo stato attuale, l'identificazione di tali

modificatori, quindi, rappresenta una delle più grandi sfide che ha come fine una

(44)

44 Srour AJHG Srour JMG Alazami HuMu Ohba Neurogen Lopez HumGen Shaheen EJHG Present study TOTAL (%) Nr. di pazienti 10 1 3 2 12 1 22 51 Fenotipi clinici#: - JS pura 10 1 2 2 - - 19 34 (66%) - JS con retina - - 1 - - - 1 2 (4%) - JS con rene - - - - - COR - - - - - JS with fegato - - - - - OFDVI (inclusi feti) - - - - 12(8 feti) - 3 15 (31%) - feti MKS-like - - - 1 - 1 (2%) Caratter. cliniche§: - segni neurologici 10 1 3 2 4 - 19 39 (100%) - retinopatia - - 1 - - - 1 2 (5%) -coinvolgimento rene/fegato - - - 0 - caratteristiche oro-facciali - - - - 6 1 3 10 (21%) - amartoma linguale / frenuli multipli* - - - - 5 - 3 8 (17%) - altre oro-facciali** - - - - 4 1 - 5 (10%) - polidattilia 1 - - - 12 - 7 20 (42%) -polid.mesoassiale* - - - - 6 - 2 8 (17%) - polid.preassiale 1 - - - 12 - 2 15 (31%) - polid.postassiale 1 - - - 9 - 4 14 (29%) - altri difetti SNC - - 1 - 9 1 4 15 (31%) - amartoma ipotalam* - - - - 5 - 1 6 (12%) - encefalocele occip. - - 1 - - 1 1 3 (6%) - altri difetti SNC*** - - - - 4 - 2 6 (12%) - altri difetti cong.**** - - - 1 7 1 3 12 (25%)

Tabella 2: Prevalenza delle caratteristiche cliniche dei pazienti mutate in C5Orf42 descritti fino ad oggi: #come

descritto in Romani et al, 2013;§ non sono conteggiati nelle percentuali i 3 pazienti senza questionario clinico*sufficiente per la diagnosi di OFDVI in associazione con MTS (Poretti et al, OJRD 2013); **labio e/o palate schisi, alterazioni dentarie, lingua lobulata, frenula corti; ***porencefalia, eterotropia nodulare, polimicrogiria, alterazioni del corpo calloso, idrocefalo, arinencefalia; ****alterazioni delle ossa corte e lunghe, cubito valgo,difetti cardiac ed aortici, utero setto, microftalmia, morbo di Hirschsprung, scoliosi.

Studio mutazionale del gene CEP120 in pazienti JS (Roosing et al. 2016)

Recentemente, mutazioni in CEP120 sono state riportate in quattro individui con

(45)

45

ciliopatia scheletrica (Shaheen et al. 2015). Nell’ambito di questo dottorato, il

lavoro svolto in collaborazione con il gruppo del prof. Gleeson ha permesso

l'identificazione di mutazioni nel gene CEP120 in uno spettro di fenotipi che

vanno dalla JS pura a condizioni più gravi con caratteristiche fenotipiche che si

sovrappongono con altre ciliopatie distinte come MKS, JATD e OFD. Inoltre,

abbiamo descritto un paziente con disrafia tetto-cerebellare ed encefalocele

occipitale (tectal and cerebellar dysraphia with occipital encephalocele –

TCDOE) con varianti patogenetiche in questo gene, identificando la possibile

causa genetica di tale condizione. Lo scopo dello studio è stato di descrivere la

frequenza e lo spettro fenotipico delle mutazioni nel gene CEP120, oggetto della

pubblicazione su Journal of Medical Genetics (Roosing et al. 2016) (Paper

Allegato).

L’analisi è stata condotta su un numero totale di 491 pazienti di cui: 346 provenienti dal nostro screening di target resequencing di 120 geni ciliari, e 145,

di cui 21 feti affetti da MKS e uno da TCDOE, analizzati nel laboratorio Gleeson

mediante WES. Mutazioni bialleliche sono state individuate in 4 probandi affetti

da una forma di JS pura (0,8%) e due feti con diagnosi di MKS e TCDOE. Sono

stati, inoltre, analizzati 15 pazienti con fenotipo ODFVI, tutti risultati negativi

all’analisi mutazionale del gene suggerendo che mutazioni di CEP120 non contribuiscano a questo specifico fenotipo. In conclusione, tale studio aggiunge

CEP120 alla lista di geni causativi di ciliopatie clinicamente distinte ma

Figura

Figura  1:  Schema  di  valutazione  neuroradiologica  sviluppato  dai  neuroradiologi  afferenti  al  progetto  per  la
Figura 3: Rappresentazione schematica della struttura del cilio primario e dei suoi complessi proteici (Romani
Figura  4:  Spettro  di  organi  coinvolti  nella  sindrome  di  Joubert  e  classificazione  dei  sottogruppi  clinici  (in
Tabella  1:  *mutazioni  riportate  in  eterozigosi;  §  locus  non  assegnato:  JS:  solo  caratteristiche  neuroradiologiche
+7

Riferimenti

Documenti correlati

The metabolic fluxes and substrate utilization of the main metabolic pathways of energy metabolism in the mouse tissue/organ systems and the whole body are quantified using

Figure S3: CL signals obtained upon analysing cortisol-free oral fluid samples employing cortisol-HRP conjugate solutions prepared at three concentration levels (1:250, 1:500 and

2 Penso, solo nel panorama italiano, ad A. Grilli, L’educazione in Cicerone, «Rendiconti dell’Istituto Lombardo, Accademia di Scienze e Lettere, Classe di Lettere, Scienze morali e

Sample Selection and Luminosity Estimates We compile L X measurements from X-ray torus modeling of NuSTAR data and L Bol results from IR spectral /SED modeling from the

Recall that the binding free energy calculation consists of three steps: restraint removal, ligand ΔG, and ligand-complex ΔG; of these, only the latter depends on protein

L’opera di Dennis è invece il pastiche di un genere molto diffuso, l’autobiografia autorizzata di una diva: lo scarto comico nasce dal fatto che la protagonista è

The pattern in the solid state is strictly dependent on electronic and steric properties of L, and a moltitude of weak forces like aurophilic interactions, hydrogen bonds or π –

Strikingly, over-expression of HuR in HuROE cells rescued the destabiliza- tion effect of DHTS to control levels (Supplementary Fig. S3B, compare bars 7 and 8), supporting the