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Guarda Marco Ottaiano, «Madrid, romanzo urbano», Napoli, Pironti, 2013, 200 pp.

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Madrid, romanzo urbano Marco Ottaiano Napoli, Pironti, 2013, 200 pp.

recensione di Danilo Manera

Q

uesto innovativo e convincente studio, che ha per sottotitolo Topografie letterarie

nella ‘novela’ spagnola contemporanea, poggia

su un solido fondamento teorico, che vede la città come un testo dotato di una propria grammatica e un proprio vocabolario, con un patrimonio di simboli, archivi della me-moria e luoghi o toponimi che sono insieme marchio e palinsesto di un’identità cangian-te. Questa valenza semiotica da un lato con-sente ai narratori molteplici interpretazioni e dall’altro permette ad alcune città di rappre-sentare il mondo, o più concretamente una nazione e una società. È quel che indubbia-mente accade a Madrid, pur essendo capitale relativamente recente (1561), alta in mezzo alla meseta, senza mare né un grande fiume, al centro di tutto e al contempo lontana da tutto. Dalla scena urbana barocca al flusso di maschere postmoderno, Madrid si è posta come crocicchio della storia e della cultura spagnola, basti pensare al Novecento: tra il

’98 e l’Edad de Plata, e poi durante la guerra civile e il franchismo, la transizione e la

movi-da, la globalizzazione e l’indignazione. E oggi

viene riletta e riscritta di fronte al futuro. In queste pagine, Ottaiano mostra, con dovizia d’esempi, l’articolato ruolo di Madrid all’in-terno del romanzo spagnolo, concentrandosi in particolare sull’ultimo ventennio, a cavallo tra il XX e il XXI secolo.

È curioso notare che la Madrid letteraria viene costruita soprattutto da autori nati al-trove, che spesso vi si sono trasferiti, maga-ri anche giovanissimi, rendendola loro città d’adozione (delle voci qui maggiormente

studiate, solo tre sono completamente ma-drilene: Ramón Gómez de la Serna, Franci-sco Umbral e David Trueba), e ciò conferma il carattere di «città-Spagna» che ingloba i forestieri, al di là dei localismi. Indimentica-bili per intensità le Madrid del canario Pérez Galdós e del basco Baroja, anche se a spedire in orbita avanguardista la capitale fu Ramón, che vi riassunse l’universo e individuò il suo

aleph nel Rastro, soffrendo poi la lunga

di-stanza bonaerense. Nel dopoguerra, è la volta di Cela, Sánchez Ferlosio, Martín-Santos: un galego, un romano-estremegno e un basco nato in Marocco. Finemente, Ottaiano sot-tolinea il ruolo di ponte costituito dall’opera di Umbral tra la generazione neorealista e i romanzieri fioriti soprattutto a partire dagli anni ’90.

Ecco dunque Juan José Millás, valenzano d’origine, per cui l’esperienza urbana è sem-pre fondamentale come strumento di cono-scenza e decodificazione. Nei romanzi La

soledad era esto (1990) ed El mundo (2008) il paesaggio cittadino collima con quello inte-riore, il corpo è come un quartiere, l’indagi-ne su di sé diventa una sorta di pedinamen-to per le strade. Nel percorso di formazione narrato in Últimas noticias del paraíso (2000)

da Clara Sánchez (nata a Guadalajara),

l’ur-banización residenziale, piatta e deprimente

benché confortevole, si contrappone a una Madrid vista come rutilante centro dei de-sideri. Una miscela neobarocca di appassio-nata erudizione e spigliato camaleontismo permette a Juan Manuel de Prada (nato a Ba-racaldo e cresciuto tra Zamora e Salamanca) Tintas. Quaderni di letterature iberiche e iberoamericane, 3 (2013), pp. 276-277. issn: 2240-5437.

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di ricreare in Las máscaras del héroe (1996), attorno alla figura sventurata e fascinosa del

malagueño Pedro Luis de Gálvez (1882-1940), ammutinato poeta bohemio, la Madrid dei primi decenni del Novecento, provincialotta e rivoluzionaria, incanaglita e perversa, con tocchi di deformazione esperpentica che ne accentuano la modernità posticcia, quasi storpia, eppure ribollente.

La città onnicomprensiva e stracolma si contrappone agli spazi dell’altrove sia in

Cuatro amigos (1999) di David Trueba che in

El cielo de Madrid (2005) di Julio Llamazares. Nel primo romanzo, la provincia vacanziera è cercata come fuga che fa sentire distante Madrid, rendendola così «implicita», oltre che meta dell’inevitabile ritorno al labirin-to metropolitano. Nel secondo, Madrid è protagonista a tutto tondo, sviscerata nella sua realtà e nelle sue prospettive, a differen-za di altri titoli dell’autore leonese, dedicati alla mitizzazione del mondo rurale monta-no-campagnolo che si svuota e scompare. Ma la Madrid più sorprendente e futuribile è la «città liquida» dell’asturiano Rafael Reig in due atipici noir: Sangre a borbotones (2002)

e Todo está perdonado (2011), dove si disciol-gono i contorni non solo della storia come la conosciamo, ma anche dei generi letterari.

Il lavoro di Ottaiano offre infine anche una serie di altri spunti sulle risonanze madrile-ne madrile-nel romanzo spagnolo dei nostri tempi, segnalando opere in cui si ravvisa chiara-mente la «metropolizzazione dell’immagi-nario», cioè dove la città trascende il ruolo di mera ambientazione e si intreccia con forza alle vicende narrate. Rafael Chirbes, Manuel Longares, Antonio Muñoz Molina, José Ángel Mañas, Juan Madrid, Almudena

Grandes, Luis Antonio de Villena sono forse i casi più significativi, anche se la panorami-ca tratteggiata dal critico è molto più vasta (include perfino un affondo storico-artistico di Eduardo Mendoza e uno avveniristico di Rosa Montero) e sprona ad estenderla, ma-gari anche in direzione dei racconti, dove un’opera immancabile è certo la trilogia sulla Madrid della Guerra Civile di Juan Eduardo Zúñiga. Volendo citare alcuni dei possibili sviluppi delle ricerche qui intraprese, viene da ricordare che il Comune di Madrid di-spone di un Cuerpo de Cronistas Oficiales de la Villa de Madrid, onorifico ma consul-tabile per esigenze municipali, con sede ac-canto all’Instituto de Estudios Madrileños. Nel corso del tempo, tra costoro, per lo più giornalisti e storici, non sono mancati bravi scrittori, come i madrileni Emilio Carrere

(1881-1947), Pedro de Répide (1882-1948) e Tomás Borrás (1891-1976), senza contare l’in-stancabile poligrafo Federico Carlos Sainz de Robles (1898-1983). Nei loro libri c’è una Madrid castiza, ma non necessariamente o banalmente costumbrista, che si potrebbe re-cuperare. Sarebbe inoltre interessante com-parare in modo altrettanto sistematico questi risultati con l’esame delle Madrid disegnate da autori attuali spagnoli di espressione non castigliana («periferici» letterariamente ri-spetto alla capitale della nazione unitaria) o ispanoamericani (in buona misura «spiazza-ti» rispetto alla città emblema della «madre-patria» linguistica), specie quelli che hanno fatto di Madrid la loro residenza abituale. Ma sono ipotesi aperte proprio dalla qualità stimolante di volumi come questo, accolto in una promettente nuova collana, Puerta del Sol, diretta da Augusto Guarino.

Tintas. Quaderni di letterature iberiche e iberoamericane, 3 (2013), pp. 276-277. issn: 2240-5437. http://riviste.unimi.it/index.php/tintas

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Marco Ottaiano, Madrid, romanzo urbano [Danilo Manera]

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