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Il romanzo processuale: un perfetto connubio tra legge e letteratura. John Grisham e "L'ombra del Sicomoro"

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(1)

Avvertenza

...I

Premessa

...II

"Law and Literature"

...1

1.1 Legal Narratology, Richard A. Posner...1

1.2 Literature as an institution, Bernhard Schlink...3

1.3 Poethics: and other strategies of law and literature, Serge Gavronsky ...4

1.4 Law and Literature, Maria Aristodemou...5

1.5 Poethics and other strategies of law and literature, Richard Weisberg...6

1.6 The legal imagination - Studies in the Nature of Legal Thought and

Expression, James B. White ...9

1.7 Law and Literature: Possibilities and Perspectives, Ian Ward ...12

1.8 Approaching the Literary, Jerome Bruner...15

1.9 Narrative and Rhetoric in the Law, Paul Gewirtz ...17

1.10 The Law as Narrative and Rhetoric, Peter Brooks...21

1.11 Proclaming Trials as Narratives: Premises and Pretenses, Robert Weisberg....23

John Grisham

...26

2.1 Biografia ...26

2.2 Bibliografia grishamiana...27

2.3 Trasposizioni cinematografiche...29

2.4 Interviste a John Grisham ...30

Sycamore Row (L'ombra del Sicomoro)

...48

3.1 Il romanzo...49

3.1.1 Capitolo I...49

3.1.2 Capitolo II...50

3.1.3 Capitolo III...50

3.1.4 Capitolo IV...57

3.1.5 Capitolo V...57

3.1.6 Capitolo VI...58

(2)

3.1.8 Capitoli VIII - IX...60

3.1.9 Capitolo X...60

3.1.10 Capitolo XI...62

3.1.11 Capitolo XII...63

3.1.12 Capitolo XIII...66

3.1.13 Capitolo XIV...67

3.1.14 Capitolo XV...68

3.1.15 Capitolo XVI...68

3.1.16 Capitolo XVII...69

3.1.17 Capitolo XVIII...69

3.1.18 Capitolo XIX...76

3.1.19 Capitolo XX...76

3.1.20 Capitolo XXI...77

3.1.21 Capitolo XXII...77

3.1.22 Capitoli XXIII - XXIV...82

3.1.23 Capitolo XXV...83

3.1.24 Capitoli XXVI - XXXI...84

3.1.25 Capitoli XXXII - XXXVIII...86

3.1.26 Capitoli XXXIX - XL...88

3.1.27 Capitolo XLI...101

3.1.28 Capitolo XLII...126

3.1.29 Capitolo XLIII...130

3.1.30 Capitolo XLIV...139

3.1.31 Capitolo XLV...145

3.1.32 Capitolo XLVI...145

3.1.33 Capitolo XLVII...146

3.1.34 Capitolo XLVIII...153

3.2 Sycamore Row: esemplare romanzo processuale...154

3.3 Sycamore Row: un'opera teatrale all'interno del romanzo...161

Bibliografia di riferimento

...165

(3)

Bibliografia secondaria...166

Bibliografia consultata...167

(4)

Avvertenza

In questo elaborato di tesi sono inserite varie citazioni, riprese da fonti in lingua

inglese e americana, collocate presso la British Library (Londra), dove mi sono

personalmente recato per condurre le mie ricerche; la traduzione qui proposta del

romanzo trattato - Sycamore Row (L'ombra del Sicomoro) - è presa dall'edizione

italiana Mondadori; per quanto riguarda i saggi, gli articoli presenti nel primo

capitolo e le interviste nel secondo, mi sono assunto personalmente la

responsabilità di offrire una mia traduzione, indicata dal mio nome e cognome

inseriti tra parentesi quadre.

(5)

Premessa

Che cos'è la giustizia? Derivante dal latino justitia, sostantivo astratto

discendente dall'aggettivo iustus, formato a sua volta dal sostantivo judicium, con

giustizia si intende l'insieme delle norme e dei principi etico - morali e giuridici

che stanno alla base dei rapporti sociali tra gli individui. Dalla cultura greco -

latina sono state tramandate ai contemporanei una serie di pratiche e precetti che

riguardano la giustizia e la sua amministrazione all'interno di una comunità, quali

le leggi tramandate oralmente o per iscritto, la loro interpretazione e

applicazione, una serie di norme che tutelano gli imputati riguardo il loro

trattamento e i loro diritti umani e infine - più importante tra tutte - sono giunte a

noi una serie di tecniche e studi di arte retorica e oratoria adottate durante i

processi da accusatori e difensori.

Lo svolgimento del procedimento civile o penale, in tutte le sue fasi, è raccontato

seguendo una serie di canoni e norme che rendono la narrazione formale e

austera.

Le forme del discorso prevalenti sono il racconto del testimone, l'interrogatorio e

l'arringa: attraverso questi due diversi tipi di discorso - il primo e il secondo

dialogici, che prevedono l'interlocuzione tra i rappresentanti delle due parti e

della giustizia con le parti stesse ed eventuali testimoni, il terzo monologico, nel

quale i legali dell'accusa e della difesa parlano di fronte al giudice e alla giuria,

cercando di convincere entrambi della forza delle loro ragioni - chi è chiamato a

emettere il verdetto riguardo la contesa ha modo di essere sufficientemente

informato sullo svolgimento dei fatti, in quanto è reso partecipe delle diverse

versioni che ogni legale e ogni assistito fornisce riguardo l'argomento di cui si

(6)

tratta. Il momento fondamentale nell'applicazione delle leggi e delle norme

giuridiche di una comunità all'interno della stessa è il processo

1

. Anticamente

tutti i cittadini prendevano parte al processo e, in alcuni casi, erano chiamati a

esprimere il proprio parere riguardo la controversia in atto; nelle società più

moderne e più complesse si è deciso di delegare il dovere di giudizio a un

collegio istituzionale composto dal giudice, dai procuratori e dalla giuria, che

assume ruolo fondamentale nell'applicazione della giustizia.

Con l'evoluzione della società e dei sistemi di comunicazione di massa nasce, a

partire dall'Ottocento, la «cronaca giudiziaria», ossia la raccolta di tutti gli scritti

e, in generale, delle testimonianze di procedimenti civili o penali. Non essendo

più la possibilità di assistere ai processi pubblici confinata agli uditori presenti in

aula al momento dello svolgimento dell'atto processuale, tutti hanno avuto modo

di venire a contatto con il particolare lessico, la sintassi e la retorica propri del

linguaggio e della forma giuridica.

I temi inerenti all'ambito giuridico, quali il rapporto che intercorre tra la colpa

dell'imputato e la giusta pena da attribuire, le motivazioni che hanno portato la

persona a compiere il reato - qualunque esso sia -, i vari stadi di procedura penale

o civile da affrontare nel corso dell'esecuzione dell'atto giuridico e lo scontro tra

le parti avverse in sede processuale, hanno popolato e popolano i romanzi di ogni

1 procèsso s. m. [dal lat. processus -us, propr. «avanzamento, progresso», der. di procedĕre «procedere»; il sign. giuridico è del lat. mediev. (ellissi di processus iudicii «svolgimento del giudizio»). Nel linguaggio giur., complesso delle attività e delle forme mediante le quali vengono risolte le controversie tra due soggetti da un terzo imparziale e disinteressato (il giudice), oltre che dotato del potere effettivo di imporre con autorità alle parti l'accettazione della sua sentenza: la storia del diritto ha progressivamente formalizzato e legalizzato la dinamica del processo fino a farne il momento emblematico e riassuntivo dell'intera esperienza giuridica: p. civile, penale, amministrativo, secondo la natura della controversia; p. di cognizione, di esecuzione; fare, celebrare, istruire, aprire, chiudere un p.; essere, mettere, mandare sotto p., essere sottoposto o sottoporre qualcuno a un procedimento penale. In partic., p. accusatorio, forma di processo penale marcatamente garantista, tipico degli ordinamenti anglosassoni e di recente introdotto, anche se non integralmente, nell'ordinamento italiano, caratterizzato dall'assoluta parità di poteri processuali riconosciuti all'accusa e alla difesa; p. inquisitorio, forma di processo penale, tipica degli ordinamenti giuridici dell'Europa continentale, caratterizzata da una spiccata asimmetria tra i poteri processuali della difesa e quelli dell'accusa a vantaggio di quest'ultima, favorita nell'accertamento dei fatti portati in giudizio.

Vocabolario della lingua italiana, Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani Roma, 1991

(7)

epoca. È proprio attraverso tali romanzi che si può tracciare la linea evolutiva

delle diverse istituzioni statali che si sono susseguite nel corso della storia:

saremo di fronte per quanto riguarda il Medioevo e il Rinascimento alla

rappresentazione di scene giudiziarie in cui è il signore o il monarca che è

chiamato a essere giudice di contese tra cittadini o di infrazioni alla legge da lui

stabilita commesse dagli stessi, fino ad arrivare all'ingresso nella scena

giudiziaria dei cosiddetti «podestà», giudici investiti del potere decisionale che

sono chiamati ad emettere sentenze, eseguite poi da coloro che hanno ricevuto il

potere esecutivo dagli stessi signori di corte.

Avvicinandosi all'epoca moderna, si dovrà affrontare una serie di problematiche

ben più complesse che investono l'ambito legale e giudiziario delle comunità

civili, essendo introdotti temi quali la violenza privata, la criminalità organizzata

e non, dissidi familiari derivanti dalla lettura testamentaria del capo famiglia con

il conseguente scontento da parte di coloro che sono chiamati ad ereditare i beni

del defunto, se non, in alcuni casi, persino i debiti dello stesso.

Alcuni esempi di opere che rientrano in questa caratterizzazione sono i romanzi

di Charles Dickens, Bleak House (Casa Desolata) (1852/53) e Great

expectations (Grandi speranze) (1860/61) o il romanzo di Anthony Trollope

Orley farm (1861), nel quale la protagonista, lady Mason, dopo essere stata

accusata di falsificazione dell'atto testamentario del marito, viene processata e

assolta, nonostante la sua colpevolezza.

Guardando la letteratura giudiziaria da un punto di vista generale, in grado di

offrire una visione d'insieme della stessa, risultano evidenti alcune differenze a

livello giuridico e legislativo che suggeriscono l'importanza da dare non

solamente all'epoca di cui si parla, ma anche alla collocazione geografica della

comunità interessata.

Vi sono differenze sostanziali anche per quanto concerne il tempo che intercorre

tra la fase inquisitoria e quella processuale e la maggiore importanza che la prima

(8)

può assumere rispetto alla seconda o viceversa: nei regimi dispotici, a cui

abbiamo già fatto riferimento, sarà impossibile non notare una prevaricazione del

procedimento inquisitorio su quello processuale, in quanto il potere del despota

di emettere sentenze e di attribuire pene sovrasta nettamente ogni tentativo

difensivo a favore dell'imputato.

Numerose sono le testimonianze pervenuteci, ad esempio, dall'età della

Controriforma, epoca che offre eclatanti casi di persecuzione, dovuta a una totale

intolleranza di qualunque forma di quella che all'epoca era considerata eresia, nei

confronti dei pensatori, gli scienziati e gli intellettuali in genere. Altri racconti di

storie di sopraffazione di questo tipo sono romanzi come Преступление и

наказание

(Delitto e castigo) (1866) o Братья Карамазовы (I fratelli

Karamazov) (1879) di Fëdor Dostoevskij, nei quali emerge l'assolutismo

dispotico del sistema legale zarista, che investiva il «magistrato esaminatore» di

quasi assoluta autonomia e pieno potere, offrendogli strumenti importanti e

innovativi per condurre personalmente indagini e interrogatori, giungendo alla

risoluzione dei casi con l'individuazione del presunto colpevole del delitto per cui

si era avviato il procedimento investigativo. Nel primo romanzo sopracitato di

Dostoevskij, ad esempio, il magistrato inquisitore Porfirij Petrovič conduce un

pressante interrogatorio al protagonista Raskol'nikov, addentrandosi nella sua

psiche e studiando nel profondo il suo animo, con l'intento di estorcergli più

informazioni possibili, utili a sostenere l'accusa a suo carico.

Parlando di letteratura giudiziaria, elemento importante da tenere in

considerazione è il sistema giuridico anglosassone, in cui è ravvisabile un

attaccamento assai meno meticoloso e sistematico alle leggi scritte, prestabilite

per la comunità: fondamentale è la fase processuale, nella quale tutto ciò che è

stato detto e registrato nella fase inquisitoria può essere dialetticamente rimesso

in discussione dalle parti in sede di dibattito in aula al cospetto della corte e della

giuria giudicante; a partire dalle dichiarazioni di apertura, proseguendo con gli

(9)

interrogatori dei testimoni, seguiti dalla valutazione della cause psichiche e

morali che hanno condotto al delitto ed attenuanti a favore dell'imputato,

concludendo con le arringhe dei legali rappresentanti, ogni avvocato viene

considerato al pari degli altri, le sue dichiarazioni vengono ascoltate e tenute in

considerazione tanto quelle dei colleghi, senza attribuire maggior importanza

all'azzusa piuttosto che alla difesa

2

. In questo sistema giuridico il processo è il

momento culminante dell'indagine, non un proforma nella quale nulla si decide e

nulla si modifica, in quanto già tutto è stato stabilito durante le fasi preliminari,

ma un vero e proprio dibattito, all'insegna di colpi di scena e battute tono su tono

con forte caratterizzazione teatrale, alla fine del quale i presupposti con cui si è

iniziato potrebbero risultare stravolti: ne deriva un effetto di suspence e trasporto

emotivo che diventa "conditio sine qua non" per il suo esito. I personaggi sono

pieni di pathos e di drammaticità ed inscenano in aula monologhi o scambi

dialettici che trasportano chi assiste in uno stato d'animo che molto si avvicina al

loro, rendendo a pieno il proprio punto di vista e fornendo agli uditori tutti gli

strumenti utili per costruirsi nella mente una precisa idea di colpevolezza o

innocenza dell'imputato in causa. Tutto ciò è ovviamente riportato dalla penna

dello scrittore, che abilmente riesce a far immedesimare il lettore all'interno della

scena, tanto da divenire uditore del processo e da crearsi una sua opinione

riguardo la verità e la risoluzione del caso.

Queste caratteristiche teatrali e narrative che ha assunto il processo nella sua

evoluzione temporale, fanno sì che esso abbia preso piede sempre più all'interno

della letteratura moderna in prosa, andando a creare un vero e proprio genere

letterario, il «romanzo processuale», da non confondere con il già diffuso e

canonizzato romanzo giallo o thriller. Come si legge nel Dizionario dei temi

lettari:

2 cfr. Ceserani, R. - Domenichelli, M. - Fasano, P., Grande dizionario enciclopedico, Dizionario dei temi letterari, UTET, Torino 2007

(10)

Nel romanzo giudiziario, a differenza di quanto avviene nel giallo classico, il problema non è di sapere chi è stato a commettere il delitto [...], ma di sapere in che modo e con che mezzi il giudice inquisitore riuscirà a ricostruire lo svolgimento della vicenda e a strappare al colpevole la confessione della verità, divenendo di solito quest'ultima un nuovo racconto [...]; oppure di sapere in che modo il giudice e la giuria sapranno districarsi fra le tesi accusatorie e quelle della difesa e applicare la giustizia in modo equo3.

Lo scopo del romanzo giallo è quello di innescare nella mente del lettore un

meccanismo investigativo che lo porta a immedesimarsi nei panni del detective e

a congetturare durante la lettura alla ricerca del colpevole, tenendo presente,

come il detective stesso, tutti gli indizi, le prove e le considerazioni di coloro che

agiscono e interagiscono all'interno dell'indagine, al fine di riuscire a scovare il

colpevole ancor prima di chi nel romanzo conduce le indagini.

Per quanto riguarda il romanzo giudiziario (o processuale) chi legge è chiamato

invece, essendo stato messo a conoscenza dell'identità del colpevole fin dai primi

capitoli, a condurre un approfondimento della personalità dell'imputato,

analizzando tutti i passaggi giuridici a cui questo è sottoposto, trasportando il

proprio io non più nei panni di investigatore ma in generale di giurato o di

giudice, e ricercando negli interrogatori e nelle sedute giudiziarie le cause morali

e psicologiche che hanno condotto quest'ultimo al compimento del reato. Dovrà

dunque essere in grado di mantenere un alto livello di oggettività e distaccamento

da coloro che gli sfilano di fronte come in una scena teatrale durante il

dibattimento, per non incorrere nel rischio di assumere a priori come veritiera

l'una o l'altra versione e analizzarle entrambe con occhio critico e indifferente,

non fermandosi al primo grado di scelta che normalmente si pone di fronte ai

protagonisti della narrativa piu diffusa (romanzi di avventura, piuttosto che

fantasy o thriller o gialli), una scelta binaria che si divide tra il compiere o meno

un'azione: bisognerà che egli tenga in considerazione tutte quelle possibili

3 Ceserani, R. - Domenichelli, M. - Fasano, P., cit.

(11)

alternative che si prospettano rispetto alla scelta finale assunta da chi si sta

giudicando e, come già detto, tutte le motivazioni che conducono ad una scelta

piuttosto che a un'altra; tutto dunque riporta al carattere del protagonista, alla sua

morale, alla sua etica, che si palesa attraverso le scelte che egli compie e le

giustificazoni che egli muove a favore di queste in sede inquisitoria e

procedurale

4

.

I personaggi non conserveranno dunque quello spessore che li ha sempre

accompagnati negli altri generi letterari, perchè quello spessore andrà a

caratterizzare proprio le scelte che essi faranno e il carattere che essi

dimostreranno di avere.

Tutti questi elementi sono accompagnati da un importante 'ingrediente' letterario,

abilmente inserito e sfruttato, per far sì che mai cali l'attenzione del 'pubblico' al

quale la scena è sottoposta, che culmina nel momento in cui vi è l'attesa del

verdetto, della decisione finale di quegli attori - i giurati e i giudici - che l'autore

ha deciso di chiamare in causa per giudicare il suo attore principale - il

protagonista -, dello svelamento della verità ultima, della pronuncia della

sentenza: la suspence.

Secondo Remo Ceserani

5

proprio questa suspence e la moltitudine di narrazioni,

ognuna rappresentante di un diverso punto di vista, che si incontrano

costantemente nel testo e ne creano il centro, attorno al quale tutto ruota, possono

essere assunte come peculiarità del nuovo genere «romanzo giudiziario» che

ricorre, linguisticamente e strutturalmente parlando, a forme che attingono

contemporaneamente e dal giuridico e dal letterario.

Fatto assodato è che dal Ventesimo secolo, la componente legale e, nello

4 Weisberg ha coniato il termine «procedurale» per indicare un tipo di romanzo scritto tra il 1860 e il 1960 che, mettendo in scena protagonisti che sono avvocati o uomini di legge in genere, avrebbe sui/lle lettori/rici il potere di mettere in dubbio qualunque cieca e ingenua fiducia nella parola e nel linguaggio, facendo proliferare versioni narrative successive di eventi anteriori. Un romanzo teso non ad appurare il classico «who do it», la ricostruzione dei fatti [...] come nel romanzo giallo, ma ad approfondire «who said what», chi ha detto cosa, con quali fini, secondo quali modalità.

Ceserani, R. - Domenichelli, M. - Fasano, P., Grande dizionario enciclopedico, Dizionario dei temi letterari, UTET, Torino 2007

(12)

specifico, processuale popola sempre più le opere di famosi scrittori come John

Grisham, i quali, coi loro capolavori, collaborano alla creazione e alla diffusione

di "legal thriller" (come li ha definiti lo stesso Grisham in alcune interviste) che

sempre di più riempiono le biblioteche dei lettori contemporanei.

(13)

1

"Law and Literature"

Il movimento Law and Literature (Legge e Letteratura) e in generale gli studi di

letteratura comparata che associano la materia legale a quella umanistica, nati

negli anni Ottanta/Novanta negli USA, ha come punto focale l'interesse nello

studio e analisi degli elementi letterari inseriti nel contesto dell'insegnamento

della giurisprudenza, dei processi, delle confessioni e degli interrogatori e

l'analisi del "come" la materia giuridica si fonda perfettamente con il contesto

puramente narrativo quale quello dei romanzi.

In questo primo capitolo introduttivo si cercherà di delineare un profilo di tale

movimento e di ricercare gli aspetti peculiari della suddetta contaminazione

interdisciplinare, passando in rassegna gli scritti dei giuristi maggiormente

impegnati in questo studio e prendendo in considerazione anche quelli di due

importanti teorici della letteratura, quali Peter Brooks e Jerome Bruner.

1.1 Legal Narratology, Richard A. Posner

Un racconto presenta una successione di eventi, reali o inventati, ed è costruito

col fine di informare riguardo un fatto accaduto oppure ingannare riportando

situazioni non avvenute.

(14)

inizio, un corpo centrale ed una fine

6

e deve essere costruita in modo che, nella

mente del lettore o dell'uditore, ognuna delle tre parti possa essere messa in

relazione con le altre e la fine possa essere vista come prodotto di un processo di

sviluppo degli eventi che iniziano nel "beginning" e si evolvono nel "middle";

non è necessario che la storia sia vera, quanto coerente, comprensibile e pregna

di significato.

7

I racconti, nel sistema giuridico americano, assumono fondamentale importanza,

in quanto le parti coinvolte nel processo sottopongono al pubblico una 'storia',

tenendo fede alla retorica legale inserita in un contesto narrativo; gli avvocati

dell'accusa devono dimostrare ogni elemento della loro argomentazione,

basandosi su prove inconfutabili, attorno alle quali costruiscono una intelaiatura

narrativa volta a sensibilizzare la giuria e il giudice a favore della loro posizione

piuttosto che l'altra; allo stesso modo i legali della controparte dovranno

presentare una strategia difensiva volta a inficiare gli sforzi del pubblico

ministero, costruendo attorno alle prove certe una versione degli accadimenti che

faccia pendere l'esito della contesa a favore dell'imputato, inserendo nelle loro

argomentazoni elementi esterni al processo, ma che possono avere salda presa

nella mente e nella coscienza degli uditori.

Si arriverà ad uno scontro dialettico nel quale ogni parte avrà come obiettivo

quello di convincere chi ascolta che la propria versione dei fatti è più plausibile

dell'altra proposta; in quest'ottica è evidente come la capacità oratoria, retorica e

argomentativa dell'oratore risulti determinante nella scelta di condanna o

6 Questa struttura ha radici antiche, risale infatti alla Poetica di Aristotele:

"È stato da noi convenuto che la tragedia è imitazione di un’azione compiuta e costituente un tutto che abbia una certa grandezza, giacché può esserci anche un tutto che non ha nessuna grandezza. Ma il tutto è ciò che ha principio, mezzo e fine. Principio è quel che non deve di necessità essere dopo altro, mentre dopo di esso per sua natura qualche altra cosa c'è o nasce; fine al contrario è quel che per sua natura è dopo altro o di necessità o per lo più, mentre dopo di esso non c’è niente; mezzo poi è quel che è esso stesso dopo altro e dopo di esso c'è altro. E dunque i racconti composti bene non debbono né incominciare donde capita né finire dove capita, ma valersi delle forme ora indicate."

Aristotele, Poetica, a cura di Pierluigi Donini, Piccola Biblioteca Einaudi Classici, 2008

7 cfr. Posner, R. A., Legal Narratology, in Law's stories: Narrative and Rhetoric in the Law, Peter Brooks and Paul Gewirtz, eds. Yale University Press, 1996.

(15)

assoluzione per l'imputato e di riflesso vittoria o sconfitta per l'accusatore.

Entrambe le parti dovranno escogitare degli stratagemmi accusatori o difensivi

ricorrendo a diverse 'armi' e astuzie messe loro a disposizione dall'autore:

l'accusa potrà ricorrere al pathos provocato dal racconto di squarci di vita della

vittima prima e dopo l'evento scatenante il procedimento giuridico, enfatizzando

sulle conseguenze e ripercussioni che lo stesso ha avuto nell'esistenza della

famiglia della stessa; la difesa ricercherà invece nelle cause che stanno dietro

l'atto compiuto motivo di giustificazione e spiegazione delle azioni dell'imputato,

scavando - o facendo credere di scavare - nell'animo dello stesso e nella sua

psiche, trovando argomenti validi a sostenere una "obbligatorietà" nel

comportamento del proprio cliente, sempre che non si riesca a dimostrare

l'innocenza dell'imputato, o comunque a far in modo di invalidare ogni prova a

suo carico, non permettendo di dimostrare il contrario.

1.2 Literature as an institution, Bernhard Schlink

La collaborazione e contaminazione tra due discipline quali legge e letteratura è

elemento pericoloso ai fini del dibattito processuale: è bene prestare molta

attenzione nell'introdurre precetti di retorica e forma letterari all'interno delle

procedure giuridiche per non incorrere nel fatale errore di trasformare il processo

in una tragedia o commedia, perdendo di vista il fine ultimo del dibattito, il

giungere allo scioglimento della controversia, dunque alla verità.

Nonostante ciò non bisogna dimenticare due importanti novità che il movimento

Law and Literature ha portato - e inserito ormai saldamente - all'interno

dell'insegnamento della materia legale, come ci ricorda Bernhard Schlink:

anzitutto il concetto di interpretazione, secondariamente, e più in generale, il

nuovo approccio verso la materia legale. Due innovazioni che hanno avuto presa

(16)

differente all'interno dei vari sistemi giuridici: la prima ha avuto largo successo

ed è oggi tenuta in maggior considerazione nel sistema legale americano, essendo

la tradizione europea più propensa ad attribuire all'interpretazione importanza

minore rispetto alla ricerca del movente, all'identificazione dei principi violati -

con la conseguente considerazione di quanto questi siano stati violati dall'atto

compiuto dall'imputato - e all'assegnazione di una pena pari alla gravità del

crimine commesso; la seconda invece ha avuto maggiore impatto proprio sul

sistema giuridico europeo in quanto, come è noto, la nostra tradizione affronta i

problemi legali in maniera più astratta e dottrinale

8

, rispetto all'"usus" tipico

americano, dove grande peso hanno le arringhe e in generale le fasi processuali

che spesso possono modificare il parere iniziale formatosi nella mente del

giudice e dei giurati, se non (in alcuni casi) ribaltarlo del tutto.

1.3 Poethics: and other strategies of law and literature, Serge Gavronsky

Serge Gavronsky inizia il suo intervento Poethics: and other strategies of law

and literature con una citazione di Montaigne:

Il y a plus affaire à interpréter les interprétations qu'à interpréter les choses

che traduce in maniera molto fedele:

we need to interpret interpretations more than we need to interpret things.9

8 cfr. Schlink, B., Literature as an institution, in "Cardozo Law Review", 2435, 2004-2005

9 "C'è piu lavoro nell'interpretare le interpretazioni che nell'interpretare le cose" [Alessandro Masetti] "Dobbiamo interpretare le interpretazioni molto più di quanto dobbiamo interpretare le cose" [Alessandro Masetti]

Gavronsky, S., Poethics: and other strategies of law and literature, in "Cardozo Law Review", 1127, 1994-1994.

(17)

L'interpretazione sta, per Gavronsky, alla base di ogni attività di analisi testuale e

segue tre punti di interesse principali: la flessibilità, l'utilità e la brevità. Partendo

da questo, si evidenziano due distinti registri linguistici: "the manner", ossia la

maniera in cui le leggi, i decreti e le sentenze hanno influenzato la società; "the

rhetoric", ossia la questione di distinguere tra testimonianze veritiere e

testimonianze nelle quali potrebbero esser stati inseriti degli elementi esterni e

non collegati ai fatti se non per menzogna, tramite un meccanismo di filtraggio

della verità. Tutti i passaggi attraverso i quali si approda da un linguaggio

standard, quotidiano, non contaminato da retorica ad uno "di target" come viene

definito da Gavronsky, apportano al primo tipo delle modifiche sostanziali per

quanto riguarda la retorica e la messa a punto oratoria, facendo sì che spesso - se

non sempre - si vada a inficiare la verità contenutavi all'interno, non sempre

riscontrabile nel secondo.

La professionalità è dunque elemento imprescindibile per tutti coloro che,

lavorando in uffici pubblici, sono soggetti a ricevere incarichi che implicano una

grande responsabilità morale. La retorica è una disciplina varia, che nasconde

dentro sé due diverse vie di utilizzo: avremo un giusto utilizzo di retorica quando

si raggiungerà una perfetta cooperazione di moralità e arte dell'eloquenza;

avremo invece l'uso maggiormente condannabile se si penserà alla retorica come

arte con elevato potere di eloquenza, dunque retorica come arma per raggiungere

un proprio fine o scopo, privando le proprie azioni di coscienza etica e morale.

1.4 Law and Literature, Maria Aristodemou

Maria Aristodemou nell'articolo contenuto all'interno della rivista "Law and

Literature" sostiene che la legge, il racconto legale in sede processuale, sia, di

base, una storia, un racconto per l'appunto, come ogni altro tipo di racconto in

(18)

ambito letterario; la sua visione della legge è quella di una donna che vive tale

materia come esclusivamente confinata all'uso da parte degli uomini, come se le

donne fossero discriminate e tenute lontane dagli ambiti d'interesse da essa

coinvolti.

La struttura delle narrazioni creatie in ambito legale è paragonabile ad un

labirinto nel quale le donne sono costrette a vagare, costruito nei secoli dagli

uomini per proteggere il loro "mistero"; una volta all'interno di tale labirinto, gli

"outsider" - come vengono definiti dalla Aristodemou -, ossia le donne, si trovano

disorientate e confuse. Il compito della letteratura è qui quello di rivelare e

letteralmente sconvolgere attraverso i propri artifici retorici e stilistici più di

quello che sarebbe rivelato da un'analisi diretta di tale materia

10

.

Per enfatizzare questo aspetto della letteratura, convergente nella materia legale

Maria Aristodemou cita il lavoro di Angela Carter:

fairytales "part fantasy, part utopia" are indispensable "for beginning to envisage an alternative form of social organization"11.

La letteratura diventa dunque elemento imprescindibile per capire e comprendere

la legge nelle sue sfaccettature più oscure e artificiose, in modo da poter arrivare

a "intravedere" una "forma alternativa di organizzazione sociale".

1.5 Poethics and other strategies of law and literature, Richard Weisberg

Enorme peso assume, all'interno di uno studio della contaminazione che

10 cfr. Aristodemou, M., Law and literature, Oxford and New York: Oxford University Press, 2000, 304 pp.

11 "Un pò di fantasia e un pò di utopia sono indispensabili per iniziare a intravedere una forma alternativa di organizzazione sociale" [Alessandro Masetti]

(19)

coinvolge la materia legale e quella letteraria, l'opera di Richard Weisberg,

Poethics and other strategies of law and literature. Secondo lo studioso ci sono

due "strade" in cui la letteratura può essere maestra di legge: la prima

"by the how

of literature"

(attraverso il come della letteratura), cioè attraverso ciò che la

letteratura significa; la seconda

"by the what of literature"

(attraverso il che cosa

della letteratura), cioè attraverso una

"razionale riarticolazione"

delle lezioni che la

letteratura porta con sé, messe a servizio della materia legale

12

.

Nel momento in cui si prende in esame - come nel nostro caso - un romanzo che

riporti un processo o comunque racconti le vicende di un legale inserito nel suo

ambito giuridico, le due "strade" vengono percorse e la letteratura si fa maestra di

legge in entrambe, infatti ci insegna come il legale si comporta e come funziona

il procedimento giuridico ("how"), oltre che fornirci un'idea di che cosa sia la

legge, che cosa sia quella macchina ricca di meccanismi sottili, clausole e

strategie che muove l'intero procedimento ("what").

Sia l'avvocato che lo scrittore sono dunque più vicini e simili di quanto si pensi:

entrambi hanno un sottile filo sul quale stanno in equilibrio, un filo che divide lo

stile e la forma dalla sostanza, il contenuto dalla funzione e dallo scopo:

nonostante navighino in due diversi mari, i pericoli, le difficoltà e le attenzioni

volgono verso lo stesso obiettivo, passando per stesse coordinate.

Esiste però una sostanziale differenza tra "le parole" della letteratura e quelle

della legge:

the "meaning" of a story does exist but it lies in the words. [...] The poetic method always insists on the unity of the words used with the sense expressed by those words. [...] Judicial language is always more than the mere translation of a "holding" into words13.

12 cfr. Weisberg, R., Poethics and other strategies of law and literature, New York, Columbia University Press, 1992

13 Il "significato" di una storia esiste ma si cela nelle parole. [...] Il metodo poetico insiste sempre sull'unità delle parole usate con il significato espresso da quelle parole. [...] Il linguaggio giuridico è sempre (qualcosa) più che la mera traduzione di un "patrimonio" in parole. [Alessandro Masetti] Weisberg, R., cit., pp.5-6

(20)

E, riprendendo il pensiero di Cardozo, Weisberg scrive:

Words create law. They neither distort it nor stand in its way. Words do not translate the thought of justice, words are justice, and words can be the absence of justice14.

Solitamente si tende a compiere una distinzione semplice, per quanto riguarda

una sentenza giudiziaria, tra la forma di tale sentenza e la sua sostanza. Cardozo

propone un'alternativa a questa distinzione, indicando tre precetti da seguire

nell'analisi, ma soprattutto nella formulazione, di una sentenza: anzitutto sostiene

che il "patrimonio" di una sentenza, quindi il suo significato, non può essere

estratto dalle parole che lo contengono senza che questo subisca alcuna

alterazione; secondariamente afferma che nessuna opinione con un "outcome"

(risultato, nel senso di messa a punto letteraria) fuorviato, può essere definita ben

realizzata; infine dichiara che anche le opinioni che hanno avuto in passato effetti

salutari e sono state "ampiamente applaudite", perderanno potere col passare del

tempo se non riescono a trovare il giusto equilibrio tra forma e significato nel

loro esito finale

15

.

Ogni qual volta un giudice emette una sentenza, traduce in parole il suo 'potere' e

deve prestare attenzione nel selezionare il corretto linguaggio e la corretta forma

per produrre un risultato finale che sia coerente: una sentenza che risulti errata, o

non del tutto corretta nella forma del suo "outcome", rischia di essere inficiata

anche per quanto riguarda il contenuto.

An opinion that fails to achieve justice through language will not "win its way"16.

14 Le parole creano la legge. Esse non la distorcono mai, né stanno per conto loro. Le parole non traducono il pensiero della giustizia, le parole sono la giustizia, e le parole possono essere l'assenza di giustizia. [Alessandro Masetti]

Weisberg, R., cit., p.6 15 ibid.

16 Un'opinione che fallisce nell'ottenere giustizia attraverso il linguaggio, non vincerà "a sua volta". [Alessandro Masetti] Weisberg, R., cit., p.8-9

(21)

1.6 The legal imagination - Studies in the Nature of Legal Thought and

Expression, James B. White

James B. White nel libro The legal imagination - Studies in the Nature of Legal

Thought and Expression (L'immaginazione legale - Studi nella Natura del

Pensiero e dell'Espressione Legale), ha come fine ultimo quello di trovare e

spiegare le correlazioni che intercorrono tra la legge e le altre attività intellettuali;

è uno studio volto all'analisi dell'uso che gli uomini di legge fanno delle parole.

Anche qui si parte da una premessa già nota: gli avvocati sono "uomini letterati",

tutto ciò che fanno lo fanno con le parole, parole attraverso le quali è possibile

definire la loro stessa esistenza, intesa come formazione culturale e, per

l'appunto, letteraria, dal punto di vista oratorio, retorico e stilistico. Da qui si

approda al concetto che l'autore ha della materia legale:

law is not a science - at least the "social science" some would call it - but an art17.

Ne consegue che l'uomo di legge non è un mero fruitore delle parole, quali

strumenti di lavoro del giurista, ma un artista che con le sue parole (come il

pittore con i suoi colori) costruisce opere d'arte.

Il giurista deve individuare e definire il suo linguaggio professionale, per poi

tracciare una linea distintiva tra quello che egli fa con questo linguaggio e

qualunque altra cosa egli faccia: la sua esperienza professionale e il suo uso del

linguaggio in generale non devono essere confinati all'uso che egli fa delle

parole.

Prendiamo in esame, ad esempio, la distinzione tra avvocato penalista e civile:

l'avvocato penalista dirà che è il suo istinto a suggerirgli quando obiettare e

quando tacere, l'avvocato civile dirà che il giudizio è la qualità più importante.

17 La legge non è una scienza - o una scienza sociale come qualcuno la chiama - ma un'arte. [Alessandro

Masetti]

White, James B., The legal imagination - Studies in the Nature of Legal Thought and Expression, Little, Brown and Company, Boston, 1973, pp. xxxiv-xxxv

(22)

Questo dimostra che fattori non-verbali concorrono nel rendere un avvocato

degno di tale titolo, ed è fondamentale distinguere sempre l'esperienza "verbale"

da quella "non verbale".

Ponendo l'attenzione sulla sentenza ultima pronunciata alla fine del procedimento

giuridico, è possibile che si provi la sensazione di essere di fronte ad un qualcosa

di incompleto, incompiuto, alla sensazione che qualcosa, qualche significato

secondo sia celato dietro le parole della sentenza stessa. Ogni qual volta si

raggiunge un verdetto, dietro questo c'è molto di più: la giuria è stata chiamata

ad ascoltare diverse versioni di una stessa storia, fonderle assieme per giungere

alla verità e, soprattutto, è chiamata a giudicare le azioni dei protagonisti di tale

storia; nel fare ciò ogni giurato si trova costantemente immerso nella lotta

mentale tra la fedeltà alla legge e ciò che umanamente a lui sembra essere stato il

comportamento più corretto, la reazione più appropriata. Quando si giunge alla

conclusione del processo, in verità, è successo molto più del semplice

raggiungimento di un verdetto.

La descrizione di un evento è di per sé cosa assai arbitraria e, soprattutto in

ambito giudiziario, rimarrà sempre qualcosa di "non detto" all'interno di ogni

versione presentata in aula: il "detto" non sarà mai precisamente fedele

all'"accaduto". Il giudice e la giuria dovranno dunque continuamente varcare la

soglia posta tra "il detto" e "il non detto" e dovranno autonomamente ricreare con

gli elementi a loro disposizione un fatto di cui nessuno potrà mai essere

totalmente a conoscenza.

Tornando all'uso delle parole e all'aspetto letterario della legge White esprime

così la sua posizione:

it is almost possible to describe the legal system of language as a linguistically separate dialect, with a peculiar vocabulary and peculiar constructions18.

18 È possibile descrivere il sistema del linguaggio legale come un dialetto linguisticamente separato, con un vocabolario peculiare e delle costruzioni (sintattiche) peculiari. [Alessandro Masetti]

(23)

Questo comporta delle conseguenze, difficili da individuare e analizzare in toto.

Se da una parte l'idea di un linguaggio così specificamente settoriale e oscuro ci

riporta indietro nel tempo, facendoci sentire "parte del passato" - si noti che sono

talvolta di uso attuale forme e termini caratteristici del linguaggio di alcuni

decenni fa -, d'altra parte è proprio questo linguaggio specifico e specificamente

ristretto al suo ambito che definisce l'attuale letteratura giudiziaria e, inserito in

un contesto letterario rende la 'incomprensibile' materia legale intellegibile, di

conseguenza fruibile, anche per coloro che non compiono studi specifici di

settore.

La base di una conoscenza approfondita del linguaggio è l'esperienza: illimitata,

mai completa, tramite l'esperienza l'individuo in generale, il giurista nel nostro

caso, arricchisce continuamente il proprio bagaglio culturale, letterario e

linguistico, aumentando la sua capacità di affrontare diverse situazioni giuridiche

e argomentare le sue tesi in orazioni o scritti. L'esperienza dona anche alcune

capacità che sono irraggiungibili se non attraverso essa: la facoltà di discernere il

non visibile dal visibile, quindi cogliere gli aspetti nascosti del comportamento e

dei pronunciamenti altrui e quella di giudicare la singola parte all'interno del

tutto, non farsi influenzare cioè da tutto ciò che ruota attorno ad un accadimento

ma essere in grado di analizzarlo oggettivamente, arrivando a costruire una

propria opinione pura, non compromessa da fattori esterni ad esso.

Per ottenere un buon risultato chi scrive di legge o ne parla, chi in generale

attinge al "dialetto" legale, deve essere in grado di controllare al meglio lo

strumento linguistico con cui deve confrontarsi; il giurista ha un vantaggio in

questo: è egli stesso che crea o ha creato il sistema del linguaggio legale, ed è

sempre lui che può cambiarlo e riscriverlo per renderlo più consono al fine cui si

deve giungere, per arrivare a dire ciò che si vuole dire. Il buon uomo di legge è

costantemente immerso nel suo lavoro, impegnato nel modificare i modi in cui la

legge - attraverso sé - può esprimersi, può esprimere l'esperienza, includendo ciò

(24)

che è possibile fosse stato tralasciato in precedenza o eliminando ciò che era stato

preso in considerazione ma che, con l'evoluzione della società, della lingua e

dell'uomo in generale, adesso può risultare obsoleto.

Fino a questo momento si è guardato alla letteratura legale come strumento per

crearsi un'opinione riguardo le altre persone; modificando questo punto di vista si

potrà arrivare a definire tale letteratura come un modo che le persone hanno di

parlare di altre persone: partendo dal giudizio che si formula attraverso ciò che si

legge o si sente su un altro individuo, è possibile stabilire le relazioni che

intercorrono tra gli individui e capire in che modo il comportamento di uno possa

influire su quello dell'altro. A questo punto la nostra attenzione verso la forma, la

"regola" (stilistica e retorica) della letteratura legale andrà diminuendo in favore

di una maggiore concentrazione su quelli che sono i passaggi che portano alla

creazione delle aspettative sociali e alla ricerca e analisi delle connessioni tra una

determinata esperienza sociale e i modi che si hanno per esprimere tale

esperienza con il linguaggio.

1.7 Law and Literature: Possibilities and Perspectives, Ian Ward

Personalità importante che offre al movimento "Law and Literature" un

contributo significativo è Ian Ward, con il libro Law and Literature: Possibilities

and Perspectives, nel quale lo studioso assume come punto di partenza per la sua

trattazione la moderna distinzione tra due diverse vie di analisi di un testo che

abbia, allo stesso tempo, aspetti giuridici e letterari: "law in literature" e "law as

literature" ("legge in letteratura" e "legge come letteratura") dove, nel primo caso,

si mirerà alla ricerca di testi letterari rilevanti che trattino argomenti di materia

legale e che quindi siano un buon materiale di studio anche per gli studenti di

legge; nel secondo caso ci si concentrerà nell'applicare le tecniche di analisi e

(25)

critica letteraria sopra testi puramente giuridici

19

. Come lo stesso Ward fa notare,

non sempre è possibile distinguere questi due approcci in maniera netta e

delineata, in quanto entrambi i metodi di avvicinamento al testo sono da tenere

in considerazione nella maggior parte dei casi, risultando essere l'uno

complementare all'altro.

Ciò che solitamente si pensa abbia funzione di contraddistinguere un testo

letterario da qualunque altro tipo di testo è l'uso al suo interno di figure retoriche

(prime fra tutte la metafora e la similitudine) e l'uso della narrazione descrittiva

rispetto a quella argomentativa e dialogica.

Ward suggerisce che peculiarità del raccontare una storia (lo "storytelling"

20

) è

proprio la storia stessa, caratterizzata da sequenze - siano esse dialogiche,

descrittive, narrative o argomentative - e inserita all'interno di un contesto ben

delineato, qualunque esso sia - storico, epico fantastico, ecc. -.

Nel caso in cui un testo parli di materia legale, anch'essa inserita in un contesto e

scandita da sequenze precise, dal punto di vista letterario, è impossibile

distinguere questo testo da altri sulla base delle figure retoriche e del "criterio"

della narrazione; tenendo poi conto della flessibilità di qualunque testo letterario,

che permette una notevole alternanza tra diversi tipi di "discorsi" - come meglio

si vedrà più avanti - e permette dunque di creare continui passaggi dalla materia

legale a quella non legale, creando una sorta di punto di incontro tra le due, tale

distinzione risulta essere ancora più ardua.

Utilizzando i criteri di analisi "law in literature" e "law as literature" di cui sopra,

Ward evidenzia due obiettivi che tale analisi si propone e che, a prima vista,

possono sembrare paradossali: anzitutto la necessità di un contributo esterno al

linguaggio per rinnovare il linguaggio stesso, essendo esso strumento, materiale

posto sotto il nostro controllo, che può essere continuamente ridisegnato e

modificato, privandolo dell'ordinarietà con la quale rischia di essere

19 cfr. Ward, I., Law and Literature: Possibilities and Perspectives, Cambridge University Press, 1995 20 ibid.

(26)

caratterizzato; contemporaneamente la volontà di "intellectualise"

21

(intellettualizzare) gli studi in materia legale:

The essence of 'law as literature' is the suggestion that the techniques and methods of literary theory and analysis are appropriate to legal scholarship.22

Il raggiungimento di tali obiettivi comporta l'assunzione delle tecniche letterarie

anche da parte degli studenti in giurisprudenza e la loro applicazione nell'analisi

dei testi che sono chiamati ad interpretare.

Siamo di fronte più che mai non alla semplice identificazione e distinzione di due

discipline, ma alla loro piena "integrazione": non è solamente un affiancare legge

e letteratura per Ward, perchè per lui la legge è letteratura, in quanto "any reading

of either a literary or a legal text is at once an act of 'creation'" ("ogni lettura di un

testo letterario o giuridico che sia, è possibile grazie ad un primitivo atto di

"creazione" [Alessandro Masetti])

23

.

In definitiva lo studioso esplica apertamente la sua posizione: si dovrà sempre

tenere conto di qualunque interrelazione la materia legale abbia con le altre

discipline, ma, anzitutto, ci si dovrà concentrare su quella con la letteratura, in

quanto tra le molte caratteristiche e sfaccettature che il movimento "law and

literature" sta assumendo nel tempo, la principale è e rimane quella di 'meglio

educare' - nel senso di istruire - gli studenti di giurisprudenza, che devono essere

formati anche sulla natura del linguaggio e preparati in modo da poter fare di

esso il miglior uso possibile

24

.

21 ibid.

22 L'essenza di 'legge come letteratura' è la convinzione che le tecniche e i metodi della teoria e dell'analisi letteraria siano appropriati per la formazione scolastica legale. [Alessandro Masetti] Ward, I., cit.

23 Ward, I., cit. 24 ibid.

(27)

1.8 Approaching the Literary, Jerome Bruner

Bruner, prendendo come riferimento la teoria di Piaget, suddivide in due fasi lo

sviluppo cognitivo: la fase operativo - concreta e quella operativo - formale.

Partendo da questo sostiene una visione della letteratura secondo la quale ogni

opera, soprattutto quelle che vengono considerate "capolavori", rappresenta un

mondo in cui i lettori possono entrare ed essere ispirati da profonde intuizioni

che emergono direttamente dal loro atto di lettura; tali intuizioni non sono tanto

ciò che l'autore ha scritto o sott'inteso, quanto i pensieri prodotti nell'atto della

lettura da coloro ai quali il testo è stato sottoposto.

Molti studiosi cercano di affrontare i testi letterari in modo da capire che cosa li

renda grandi opere e molte teorie letterarie sono state formulate, basti pensare, ad

esempio, a "la struttura del suono della poesia" di Roman Jakobson, "la struttura

della morfologia delle fiabe" di Vladimir Propp, "la struttura grammaticale di

motivi drammatici all'interno dei testi" di Kenneth Burke e "la struttura del testo

scritto" di Roland Barthes

25

.

Bruner ritiene che queste teorie non possano penetrare "particolari momenti della

creazione ispirata"

26

, essendo presi in esame solamente i testi in quanto tali, non

considerando il coinvolgimento dei lettori; nonostante le trame letterarie

mostrino, di per sé, la ricchezza di vari micro cosmi indipendenti, le teorie che

analizzano la superficie del testo tendono a perdere il momento in cui esso è stato

creato e il livello di apprezzamento dei fruitori, elementi che concorrono a

trasformare un semplice lavoro letterario in un capolavoro.

Così Bruner propone un approccio alternativo, per condurre un'analisi che le

canoniche teorie letterarie non possono afferrare:

What give great fiction its power: what in the text and what in the reader?27

25 cfr. Bruner, J., Approaching the Literary, in Actual Minds, Possible Worlds, Cambridge, Massachusetts and London: Harvard University Press, 1987

26 cfr. ibid.

(28)

Solo quando, concentrandosi sull'interazione effettiva tra testi e lettori, siamo in

grado di comprendere il momento in cui sono emerse le idee primordiali nella

mente dell'autore e riusciamo dunque a risalire fino all'avvenimento della

creazione, si potrà a pieno arrivare all'essenza della grandezza dell'opera.

Questo porta al riconoscimento dell'esistenza di un "testo virtuale", una sorta di

descrizione di come il lettore è in grado di leggere il testo stesso, che rappresenta

esattamente l'interazione tra chi legge e ciò che si sta leggendo. Il testo virtuale

può mostrare, di per sé, come avviene la sua comprensione, dunque può

descrivere la coscienza del lettore; a sua volta la profondità o genere di coscienza

del lettore può rappresentare la profondità o il genere del testo e viceversa.

L' esistenza di un lettore è indispensabile.

Bruner ha sollevato sette questioni pregiudiziali

28

:

Do all readers assign multiple meanings to stories?

How can we characterize these multiple meanings?

What kinds of category systems best capture this “meaning attribution” process, and how idiosyncratic is it?

Is interpretation affected by genre, and what does genre mean psychologically?

How are multiple meanings triggered?

What is there in the text that produces this multiple effect?

How can one characterize the susceptibility of readers to polysemy?

ossia:

Tutti i lettori attribuiscono significati molteplici a una medesima storia?

Come possiamo caratterizzare questi molteplici significati ?

Quali tipi di sistemi di categorizzazione catturano al meglio questo

[Alessandro Masetti]

Bruner, J., Approaching the Literary, cit.

(29)

processo di "meaning attribution" (attribuzione di significato [Alessandro

Masetti]), e in che modo tale attribuzione può risultare idiosincratica?

L'interpretazione di un testo è dovuta al genere in cui esso è inscritto? E

quale significato psicologico ha il genere stesso?

Come vengono attivati molteplici significati ?

Quali sono i differenti elementi presenti nel testo che producono differenti

effetti nel lettore?

Come si può caratterizzare la suscettibilità dei lettori alla polisemia ?

Il ruolo di lettore che Bruner arriva a sottolineare non è più limitato al campo

della letteratura, ma si estende a tutto l'insieme delle scienze umane e sociali,

ognuna delle quali utilizza il medesimo strumento nella ricerca intellettuale: il

linguaggio.

In conclusione, per Bruner, ogni attività intellettuale può essere considerata come

un "atto di lettura", quindi, per esteso, letteratura.

1.9 Narrative and Rhetoric in the Law, Paul Gewirtz

Seguono le prime righe dell'articolo di Gewirtz contenuto in Law's stories.

Narrative and rhetoric in the law, raccolta di articoli curata da Gewirtz stesso

assieme a Paul Brooks

29

, esplicative della nuova chiave di lettura che lo studioso

intende dare alla materia legale:

Books about law typically treat it as a bundle of rules and social policies. This book is different. It looks at law not as rules and policies but as stories, explanations, performances, linguistic exchanges - as narratives and rhetoric30.

29 Brooks, P. - Gewirtz, P., Law's stories. Narrative and rhetoric in the law, New Haven, Yale University Press, 1996

(30)

Per ognuno, studenti o spettatori, le aule di tribunale nelle quali si manifesta la

legge dovrebbero essere una sorta di arena, dove si mettono in scena le vicende

umane e dove le storie, gli accadimenti, vengono presentati e descritti in modi

differenti, in base alle differenti voci da cui sono narrati.

Secondo Gewirtz, analizzare e considerare la materia legale come fosse narrativa

o retorica comporta molteplici conseguenze: anzitutto significa mettere in

relazione i racconti - dunque la parte narrativa - con la materia legale e le regole

che essa porta con sè; dopodichè si tratta di porre attenzione al "come" giudici,

avvocati e giurati recepiscono, percepiscono e usano le storie che vengono loro

sottoposte; infine è necessario valutare come e perchè una storia apparentemente

"sicura" possa essere messa in discussione, riferendosi dunque alla retorica delle

"opinioni" giudiziarie

31

.

Al di là di questo, comunque, guardare alla legge come narrativa e retorica

significa spostare la propria attenzione dalla sostanza alla forma, dal contenuto,

cioè l'idea espressa, al linguaggio, dalle leggi scritte alla loro applicazione. Non

si è più nell'ambito di "dove sta" la legge, ma di "come è fatta" la legge stessa: al

centro dello studio non sarà più solamente il contenuto della sentenza emessa dal

giudice o del verdetto raggiunto dalla giuria, bensì anche le parole, le strutture, le

costruzioni artificiose usate per formulare tale sentenza o tale verdetto.

Anche Gewirtz rimanda ai due distinti approcci già citati "law in literature" e

"law as literature"

32

, scrivendo:

"Law in literature" usually refers to work that examines the representations of law and lawyers in fiction.

[...]

Law as literature examines law and legal texts the way a literary text might be

Questo libro è diverso. Esso guarda alla legge non come regole e norme ma come storie, delucidazioni, comportamenti, scambi linguistici - come narrativa e retorica. [Alessandro Masetti] Gewirtz, P., Narrative and Rhetoric in the Law, cit.

31 ibid. 32 cfr. par. 1.7

(31)

examined, sometimes with help of tools provided by literary theory and literary criticism33.

Dopodichè aggiunge:

Both law and literature attempt to shape reality through language, use distinctive methods and forms to do so, and require interpretation.

[...]

But law can be treated "as literature" in broader sense, by becoming more self-conscious about the form, structure and rhetoric of legal texts, legal arguments, and other phoenomena of the legal culture34.

Il contesto legale nel quale viene inserita una storia 'non legale' è fondamentale

per la ricerca e l'analisi dell'aspetto narrativo della materia giuridica: lo

"storytelling" (il raccontare una storia) a sfondo legale è possibile solamente se si

dispone di un'adeguata cultura e formazione in merito all'argomento di cui si sta

parlando, sia esso civile o penale.

Gewirtz esprime così la sua posizione:

The goal of storytelling in law is to persuade an official decisionmaker that one's story is true, to win the case, and thus to invoke the coercive force of the state on one's behalf35.

33 "Legge in letteratura" solitamente fa riferimento al lavoro che esamina le rappresentazioni della legge e degli avvocati nelle "fiction".

[...]

Legge come letteratura esamina la legge e i testi legali come dovrebbe essere esaminato un testo letterario, a volte con l'aiuto di strumenti provenienti dalla teoria e dalla critica letteraria. [Alessandro Masetti]

Gewirtz, P., Narrative and Rhetoric in the Law, cit.

34 Sia legge che letteratura tentano di dare forma alla realtà attraverso il linguaggio, utilizzando forme e metodi distintivi per farlo, che richiedono uno sforzo interpretativo.

[...]

Ma la legge può essere considerata "come letteratura" in senso più ampio, diventando piu cosciente della forma, struttura e retorica dei testi, degli argomenti e degli altri fenomeni legali, legati alla cultura giuridica. [Alessandro Masetti]

Gewirtz, P., Narrative and Rhetoric in the Law, cit.

35 L'obiettivo della narrazione nella legge è quello di convincere un giurato (dunque la giuria, per esteso) che la propria storia è vera per vincere la causa e, quindi, invocare la forza coercitiva dello Stato a

(32)

Un processo, ricorda lo studioso, è composto da una serie di racconti molteplici e

frammentari, che gli avvocati devono abilmente plasmare per riuscire a far sì che

l'attenzione degli uditori e dei "decisionmakers" (coloro che prendono le

decisioni) si focalizzino su un argomento, su un passaggio, su un momento del

racconto, piuttosto che su un altro. Si giungerà così, prima della fine del

procedimento giuridico, alla creazione di più versioni complete di una storia;

ogni versione contenente una serie di eventi nella loro successione. La verità

riguardo il reato è frammentata in ognuna di queste versioni, celata e plasmata,

tanto da essere difficilmente ricostruibile.

La sentenza finale assume un ruolo fondamentale - spiega Gewirtz - nel sistema

legale americano; non è solamente il resoconto di come la corte o la giuria

ricostruisce gli accadimenti secondo una sua idea di verità dei fatti, è anche una

dichiarazione e spiegazione del "come" e del "perchè" si è giunti a tale

ricostruzione; spiegazione che assume tre funzioni principali: punto di

riferimento per la comunità riguardo cosa sia la legge; modello per altri giudici o

giurati, attraverso il quale i secondi possano evitare di commettere errori

nell'emissioni delle loro sentenze; strumento di persuasione a non commettere un

simile reato per tutti coloro che hanno seguito il processo e udito il verdetto

emesso dalla corte con l'attribuzione di una giusta pena, commisurata al reato

commesso.

In virtù di questa triplice funzione, le sentenze processuali sono, a partire dagli

anni Ottanta, i testi più studiati all'interno delle scuole di legge, nonostante

spesso l'approccio letterario verso tali scritti venga ignorato, assieme alle

caratteristiche retoriche e narrative contenute al loro interno

36

.

favore del proprio conto. [Alessandro Masetti] Gewirtz, P., Narrative and Rhetoric in the Law, cit. 36 cfr. ibid.

(33)

1.10 The Law as Narrative and Rhetoric, Peter Brooks

Una constatazione di fatto è l'incipit dell'articolo di Peter Brooks: ormai è

evidente quanto i precetti di retorica e forma tradizionalmente adottati negli

scritti letterari stiano assumendo sempre più importanza anche all'interno degli

scritti legali

37

.

Rhetoric, the art of persuasion and, by extension, the organization of discourse, is a property of all statements. Narrative appears to be one of our large, all-pervasive ways of organizing and speaking the world - the way we make sense of meanings that unfold in and through time38.

È evidente anche come ogni scritto di tipo giuridico abbia lo stesso fine

esplicativo e persuasivo, proprio degli scritti letterari; non c'è dubbio dunque sul

fatto che molte caratteristiche dei testi letterari siano comuni anche ai testi

giuridici, quali, ad esempio, lo sfondo narrativo del testo - sopra il quale si

costruisce l'apparato argomentativo, descrittivo, dialogico o esplicativo - o la

componente retorica del linguaggio, che si inserisce a prescindere dal tipo di

linguaggio utilizzato - che sia quello comune piuttosto che letterario o settoriale.

I metodi interpretativi adottati nello studio dei testi letterari possono essere presi

in considerazione anche nell'analisi di testi giuridici, considerando il prestigio e

la notorietà che la teoria letteraria vanta attualmente nell'ambito degli studi

umanistici in generale.

Sia i giudici che gli avvocati devono tener presente che il fine ultimo del loro

lavoro è rispettivamente quello di trasmettere un messaggio universale celato nel

particolare di una singola sentenza e quello di indurre nella mente e nell'animo

37 cfr. Brooks, P., The law as Narrative and Rhetoric, in Brooks, P. - Gewirtz, P., Law's stories.

Narrative and rhetoric in the law, New Haven, Yale University Press, 1996

38 La retorica, l'arte della persuasione e, per estensione, l'organizzazione del discorso, è una proprietà di tutte le dichiarazioni. La narrativa sembra essere uno dei grandi e intensi modi di organizzare le idee e parlare al pubblico - il modo in cui diamo un senso ai significati che si svolgono dentro e attraverso il tempo. [Alessandro Masetti]

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