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Eparine e cancro: evidenze sperimentali di un effetto antiproliferativo su linee cellulari di tumore del polmone umano

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Academic year: 2021

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Dal punto di vista clinico l’associazione tromboembolismo e neoplasia é nota da tempo. Nel paziente affetto da cancro, infatti, le manifestazioni trombotiche sono ricorrenti e molto diverse tra loro, coinvolgendo sia il distretto venoso che quello arterioso e potendo talora esprimersi come gravi forme sistemiche quali ad esempio la coagulazione intravascolare disseminata. La trombosi venosa profonda é la complicanza trombotica più frequente (circa l’80% dei casi). Lo stato di ipercoagulabilità, tipico di questi pazienti, richiede così trattamenti con farmaci anticoagulanti, comprese le eparine. Molti anni fa tali cure evidenziavano già in alcuni studi la capacità di prolungare la sopravvivenza dei pazienti con neoplasie. Si è cominciato a pensare che ciò potesse essere dovuto non solo all’ormai noto effetto anticoagulante ma ad un loro possibile effetto antitumorale. Per questo un grande interesse si è registrato negli ultimi anni e promettenti risultati di recenti studi clinici randomizzati hanno suggerito che l’effetto favorevole la sopravvivenza di alcuni farmaci antitrombotici non sembra essere dovuto solo all’effetto anticoagulante e hanno confermato la loro capacità di ridurre la mortalità dovuta al tumore. In differenti modelli sperimentali, ci sono evidenze che supportano l’ipotesi che le varie classi di eparine inibiscono l’angiogenesi e la formazione di metastasi. In questo particolare contesto sono state impiegate soprattutto le eparine a basso peso molecolare derivate con metodi chimici o enzimatici dall’eparina standard (non frazionata), un glicosamminoglicano naturale altamente solfatato dotato di diverse attività biologiche ed estratto da tessuti di mammifero ricchi in mastociti come il fegato, polmone e mucosa intestinale. Tali metodi consentono di ottenere delle molecole di minor peso molecolare che hanno tuttavia proprietà biochimiche e farmacologiche differenti e numerosi vantaggi rispetto all’eparina intera (ad es. minor rischio emorragico). Nel presente lavoro di tesi è stato valutato l’effetto di tre antitrombotici come l’eparina non frazionata e due eparine a basso peso molecolare (enoxaparina e nadroparina) sulla vitalità di cellule tumorali dell’epitelio del polmone umano. E’ stato impiegato anche il fondaparinux, un pentasaccaride di sintesi avente attività anticoagulante simile alle eparine frazionate ma per le sue piccole dimensioni non presenta ad esempio attività antimetastatica. Le linee cellulari utilizzate sono state le A549 e le CALU 6. Le prime sono cellule neoplastiche in coltura continua ottenute originariamente da pazienti con carcinoma bronchiolo-alveolare; le altre sono cellule neoplastiche in coltura continua derivate da carcinoma polmonare anaplastico. La vitalità cellulare è stata analizzata mediante il saggio colorimetrico MTT. I risultati preliminari mostrano che tutte e tre le eparine determinano una riduzione significativa della vitalità, facendo ipotizzare un potenziale effetto antiproliferativo. Tale riduzione potrebbe essere spiegata mediante l’induzione di meccanismi apoptotici. Allo scopo di verificare questa ipotesi, sono attualmente in corso studi di citofluorimetria per la valutazione dell’apoptosi con uso di Annessina V/PI e attraverso la frammentazione del DNA. Successivamente verranno condotti test di proliferazione con bromodeossiuridina. Sulla base dei dati ottenuti fino ad oggi ci potrebbe essere la necessità di nuovi studi che valutino un eventuale ruolo terapeutico delle eparine nel carcinoma polmonare, da aggiungere così alla migliore terapia attualmente disponibile.

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