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Introduction to RDA (Resource Description and Access): some reflections on the monograph by Carlo Bianchini and Mauro Guerrini

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Introduzione a RDA (Resource Description and Access):

alcune riflessioni sulla monografia di Carlo Bianchini e

Mauro Guerrini

I

ntroduzione a RDA. Linee guida per rappresentare e scoprire le risorse, la

monografia di Carlo Bianchini e Mauro Guerrini pubblicata da Editrice Bibliografica nel 2014,1 si apre con una prefazione di Barbara B. Tillet

per poi indirizzarsi al lettore:

Il volume si rivolge principalmente a quattro categorie di lettori […]: gli studenti di biblioteconomia nelle università italiane, gli aspiranti bibliotecari che deside-rano acquisire conoscenze sul nuovo standard internazionale di catalogazione e i bibliotecari che vogliono aggiornare le proprie conoscenze. La quarta categoria riguarda chiunque voglia descrivere e rendere accessibili in rete risorse di

qual-siasi tipo2.

Le riflessioni proposte in questo articolo nascono dalla lettura del volume, intrapresa da un bibliotecario che si occupa di catalogazione e che affronta «lo studio della teoria e della tecnica di descrizione e accesso alla risorsa»3

condizionato dalla prassi, in rapporto ad uno specifico contesto operativo. L’assimilazione di un nuovo modello concettuale, quello proposto da FRBR fin dal 1998 e ripreso da RDA, implica per il catalogatore l’inevitabile confronto con la teoria e la pratica catalografica acquisita e consolidata nel tempo.

Sebbene le conoscenze pregresse favoriscano un approccio più consape-vole alle nuove linee guida, i meccanismi elaborati nella pratica quotidiana a scopo produttivo non facilitano la riconversione, almeno in una fase iniziale. 1. Carlo Bianchini, Mauro Guerrini. Introduzione a RDA. Linee guida per rappresentare

e scoprire le risorse. Milano, Editrice Bibliografica, (Biblioteconomia e scienza

dell’informa-zione, 3), 2014. Il volume è stato presentato dal Prof. Guerrini il 23 ottobre 2014 a Perugia, in un incontro organizzato dall’Università degli Studi di Perugia in collaborazione con l’AIB Sezione Umbria.

2. Ivi, p.15. 3. Ibidem.

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Non è immediato, ad esempio, non considerare più la ‘lingua’ in funzione della ‘pubblicazione’ ma dover astrarre l’informazione per attribuirla all’enti-tà espressione (si noti ad esempio che la maschera di ricerca di SBN permette ad oggi di scegliere la ‘lingua di pubblicazione’). Oppure considerare il ‘tipo di contenuto’ (testo, suono, immagine…) un attributo dell’espressione e non più una caratteristica della risorsa che si sta catalogando. Il ‘supporto’ e il ‘tipo di media’ restano invece attributi della manifestazione.

L’importanza data da RDA a ‘contenuto’, ‘media’ e ‘supporto’, per con-sentire la descrizione di qualunque tipo di risorsa, contribuisce ad allontana-re sempallontana-re più il concetto di ‘pubblicazione’, ancora caro al catalogatoallontana-re ma superato non senza difficoltà anche da ISBD. Infatti «Nel tentativo di adatta-re la terminologia ISBD ai termini FRBR opera, espadatta-ressione, manifestazione,

item e di sostituire termini come pubblicazione, il gruppo ha incontrato

qual-che difficoltà»4, come viene specificato nell’Edizione Consolidata 2011 dove,

tuttavia, «Un cambiamento consiste nell’uso del termine risorsa al posto di

item e di pubblicazione»5.

Nella prospettiva di applicare RDA, per stare al passo con gli sviluppi del-la tecnologia e delle modalità di diffusione dell’informazione, il catalogatore ha dunque bisogno di riorganizzare in questo nuovo modello concettuale i criteri operativi di cui già dispone. In tal senso il volume Introduzione a

RDA può offrire qualche facilitazione. Nei primi capitoli, infatti, viene

rap-presentato in modo sintetico ed efficace il contesto in cui le linee guida si inseriscono, specialmente in relazione all’evoluzione del web (semantico), all’utilizzo della tecnologia dei linked data e all’aumento del numero degli attori interessati alla creazione e alla condivisione dei dati bibliografici. Dal quarto capitolo in poi, intitolato Struttura di RDA e organizzazione del testo, si entra nel merito delle regole che vengono illustrate in modo organico e sintetico nei loro aspetti più significativi. La lettura del volume agevola in questo modo una prima consultazione del testo di RDA6 che, per il

momen-to, non è ancora disponibile in versione italiana.7 Inoltre il manuale on-line,

pubblicato sulla piattaforma RDA Toolkit,8 è piuttosto ampio e articolato 4. ISBD International Standard Bibliographic Description. Edizione consolidata. Edizione italiana a cura dell’Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche. Roma, ICCU, 2012, p. X.

5. Ivi, p. XI. Si ricorda che questa stessa edizione introduce anche l’Area 0 ‘Area della forma del contenuto e del tipo di supporto’.

6. Il testo integrale può essere consultato per ora solo in inglese, francese e tedesco sulla piattaforma RDA Toolkit dell’ALA a seguito di sottoscrizione.

7. Della traduzione italiana si sta occupando il Comitato di coordinamento per la

traduzio-ne italiana delle regole di catalogaziotraduzio-ne RDA, presieduto dal direttore dell’ICCU Rosa Caffo,

e il Gruppo di lavoro tecnico per la traduzione delle regole di catalogazione RDA, coordinato dal prof. Mauro Guerrini.

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anche se è corredato da una serie di strumenti che lo rendono molto ‘maneg-gevole’, come un indice con struttura ad albero navigabile e sempre visibile oppure link ipertestuali per note e rinvii.

In Introduzione a RDA non mancano peraltro raffronti tra la catalogazio-ne presente/passata e la sua evoluziocatalogazio-ne, come dimostra l’esempio che segue. Si riportano qui due immagini tratte dal volume di Bianchini e Guerrini9 che

rappresentano il modello logico del catalogo attuale (Scenario 2) confrontato con quello del catalogo secondo FRBR (Scenario 1):

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Questi schemi mostrano con immediatezza comunicativa come la de-scrizione bibliografica non costituisca più l’elemento centrale nel modello FRBR, che è invece caratterizzato da un più complesso reticolo di legami entità-relazione. In RDA la risorsa che il catalogatore ha ‘in mano’ (che sia su supporto fisico o meno) resta comunque l’elemento di partenza della ca-talogazione: la manifestazione, ossia la «materializzazione fisica dell’Espres-sione dell’Opera»10, è l’entità trattata nella prima sezione delle linee guida

che è dedicata appunto alla «Registrazione degli attributi di manifestazione e item».11 Parimenti è interessante notare che RDA include ISBD nelle

indi-cazioni relative alla sintassi dei dati descrittivi (Appendice D).

Accanto alle problematiche teoriche e concettuali, il bibliotecario che svolge attività di catalogazione si pone facilmente altri interrogativi sui svolti pratici e lavorativi inerenti all’applicazione di RDA, che possono ri-guardare ad esempio l’integrazione dei nuovi dati con i record già esistenti, la possibile variazione del carico di lavoro (anche al cospetto di risorse limi-tate), le possibilità di ricerca simultanea in diversi contenitori al fine di mas-simizzare il soddisfacimento dei bisogni informativi degli utenti della propria biblioteca ed altro. Queste domande trovano risposta solo in relazione a spe-cifici contesti bibliotecari, nei quali svolgono una funzione determinante i sistemi informatizzati.

L’evoluzione dei software di catalogazione diventa pertanto fondamenta-le, sia per quanto riguarda la compatibilità delle nuove regole con i formati e i protocolli in uso, sia per quanto concerne le facilitazioni che i software offrono ai catalogatori a livello di interfaccia e di procedure operative. Come dice Barbara B. Tillett:

Il catalogatore dovrebbe avere a disposizione sistemi con semplici modelli (tem-plate) che traducano in dati digitali i dati che vengono forniti con le risorse acqui-site, sistemi con menu a tendina per selezionare il vocabolario controllato, e che propongono collegamenti a opere/espressione esistenti12.

Alcuni software di nuova generazione permettono già di raggruppare i dati in base alle relazioni FRBR e vantano una infrastruttura per la gestione dei metadati flessibile, che può essere implementata con l’aggiunta di

even-10. Ivi, p. 37. 11. Ivi, p. 77.

12. Le RDA e l’ambiente dei linked data. Intervista a Barbara Tillett, a cura di Angela Contessi e Alejandro Gadea Raga. GUMARC21 Gruppo Utenti Marc21 <http://gumarc21. unicatt.it/>, ultima cons.: 22.11.2014.

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tuali nuovi schemi di codificazione.13 Gli strumenti di questo tipo, per ora,

supportano generalmente formati noti, come MARC, Dublin Core, MODS. I formati MARC probabilmente continueranno ad essere utilizzati nel prossimo futuro, data la loro ampia diffusione. In particolare MARC21 sem-bra darne conferma mediante la pubblicazione di continui aggiornamenti, che vanno in direzione di una sempre maggiore rispondenza di questo forma-to alle innovazioni introdotte da RDA.14 Anche la piattaforma RDA Toolkit

include nei propri strumenti le mappature RDA-MARC21 e MARC21-RDA sia per la descrizione bibliografica che per l’authority, oltre ad alcuni esempi di catalogazione RDA in MARC, pure questi sia per il bibliografico che per l’authority. Il volume Introduzione a RDA di Bianchini e Guerrini propo-ne ugualmente degli esempi di catalogaziopropo-ne conforme a RDA realizzati in MARC21 e forniti dall’editore Casalini Libri.

I cataloghi che si basano su MARC si adeguano pertanto all’aggiorna-mento dei formati, come avviene per esempio nel caso di Aleph, il sistema integrato per le biblioteche prodotto da Ex Libris. È significativo che nella versione 22, rilasciata nel 2014, sia stato aggiunto l’accesso diretto a RDA

Toolkit nell’editing di catalogazione: il programma permette ora di

visualiz-zare direttamente il paragrafo RDA relativo al campo che si sta compilando. Questo, ovviamente, se si utilizza MARC21.

Gli ultimi aggiornamenti di UNIMARC Bibliographic, 3rd edition, e UNIMARC Authorities, 3rd edition, risalgono invece al 2012 e sono dispo-nibili sul sito dell’IFLA.15 Molte novità dell’update sono apportate nell’ottica

della catalogazione su modello FRBR e tengono in considerazione le crescen-ti esigenze di costruire legami tra i dacrescen-ti. In questa direzione va ad esempio l’aggiunta del sottocampo $o nel blocco 7xx del formato bibliografico che permette di inserire l’ISNI (International Standard Name Identifier) o un altro identificatore internazionale per i nomi.

Un’importante innovazione è data dall’introduzione di nuovi campi per l’identificazione di opere ed espressioni e la creazione dei relativi punti di accesso autorizzati. Si tratta nella fattispecie dei campi

- 506 per il punto d’accesso autorizzato – identificazione opera; - 507 per il punto d’accesso autorizzato – identificazione espressione; 13. È ad esempio il caso di Alma, la nuova piattaforma di servizi per la biblioteca prodot-ta da Ex Libris. Cfr. John Larson, URM Product Manager di Ex Libris, intervisprodot-ta rilasciaprodot-ta il 05.07.2011 alla redazione di RDA Toolkit. RDA Toolkit, <http://www.rdatoolkit.org/blog/ archive/201107>, ultima cons.: 22.11.2014.

14. Cfr. Library of Congress, <http://www.loc.gov/marc/RDAinMARC.html>. Si segna-la che nel mese di ottobre 2014 è uscito anche l’aggiornamento n. 19 di MARC21.

15. IFLA. Publications from UNIMARC, <http://www.ifla.org/publications/33>, ulti-ma cons.: 22.11.2014.

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- 576 per il punto d’accesso autorizzato – identificazione nome / opera; - 577 per il punto d’accesso autorizzato – identificazione nome / espres-sione;

Questi trovano corrispondenza negli aggiornamenti di UNIMARC Au-thorities con cui si introducono i campi x31, x32, x41, x42 nei blocchi 2xx, 4xx, 5xx, e 7xx. È da notare che è stata rivista anche la terminologia del blocco 5xx bibliografico, dove viene abbandonato il termine ‘uniform title’ a favore ‘access point’, ‘preferred access point’ e ‘data’.

Viene esteso anche l’utilizzo del sottocampo $4 ‘Relator code’ per il codi-ce che definiscodi-ce il ruolo di un nome in relazione ad un’altra entità (tipi sta-biliti in appendice C). Nel sottocampo $5 ‘Relationship control’ dei blocchi 4xx e 5xx viene invece aggiunta una nuova posizione per distinguere il tipo di legame che intercorre tra l’agente e l’opera o un’espressione: ‘creator of a work’ o ‘contributor to an expression of a work’.

Un altro esempio interessante, in linea anche con quanto previsto da RDA 7.7 ‘Intended Audience’, è dato dal campo codificato 100 nelle posizioni re-lative al ‘codice del destinatario’, dove viene prevista esplicitamente la possi-bilità di conformarsi a FRBR, indicando il destinatario come attributo dell’o-pera/espressione e non più come informazione inerente alla pubblicazione. Altre piccole modifiche sono in linea con RDA, come ad esempio l’aggiunta del sottocampo $7 in 720 che permette di specificare il tipo di famiglia, in conformità con quanto previsto da RDA 10.3 ‘Type of Family’.

A conclusione di questa breve riflessione che, come si detto, nasce dalla lettura di Introduzione a RDA. Linee guida per rappresentare e scoprire le

ri-sorse di Carlo Bianchini e Mauro Guerrini, si esprime dunque

apprezzamen-to per il volume che illustra un cambiamenapprezzamen-to già in atapprezzamen-to, dal quale deriveran-no probabilmente nuove sfide per gli addetti ai lavori. Gli interrogativi che il catalogatore si pone riguardo ai risvolti pratici dell’applicazione di RDA non potranno che essere affrontati in relazione a specifici contesti operativi. Nell’attesa che sia disponibile la versione italiana di RDA e che si profilino meglio, anche a livello nazionale, le prospettive e le modalità di utilizzo delle linee guida, si potrebbe valutare l’utilità di intraprendere una lettura anali-tica di RDA, anche in rapporto alle possibilità di applicazione offerte dagli strumenti attualmente disponibili, nel tentativo di preparare gradualmente il terreno a future e più profonde innovazioni.

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