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Il ruolo degli Uffici di Trasferimento Tecnologico (UTT) negli atenei italiani

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Academic year: 2021

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Testo completo

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Seminiamo ricerca per

raccogliere innovazione

Autori

A. Bax, S. Corrieri, C. Daniele, L. Guarnieri, A. Piccaluga, L. Ramaciotti

Presentazione

R. Pietrabissa

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SEMINIAMO RICERCA PER

RACCOGLIERE INNOVAZIONE

X RAPPORTO NETVAL

SULLA VALORIZZAZIONE DELLA RICERCA

NELLE UNIVERSITÀ ITALIANE

Il presente rapporto, insieme ai precedenti, è disponibile online:

http://www.netval.it

Il gruppo di lavoro

Il presente rapporto è stato predisposto da un gruppo di lavoro coordinato da Andrea Piccaluga e composto da: Antonio Bax dell’Università del Salento, Sabrina Corrieri dell’Università di Roma ‘Tor Vergata’, Claudia Daniele della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Luca Guarnieri dell’Università di Verona e Laura Ramaciotti dell’Università di Ferrara. La redazione del rapporto è stata possibile grazie al contributo di tutti i componenti del Consiglio Direttivo Netval e di tutti i delegati al trasferimento tecnologico (TT) delle università che hanno fornito dati, informazioni e commenti di fondamentale importanza. Un ringraziamento particolare al Presidente Netval, Prof. Riccardo Pietrabissa e alla Segreteria Generale, nella persona di Daniela Traiani.

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Netval - Network per la Valorizzazione della Ricerca Universitaria c/o UNIMITT - Università degli Studi di Milano

Via Festa del Perdono, 7 20122 - Milano (MI) www.netval.it

© Copyright 2013 Netval - Tutti i diritti riservati ISBN 978-88-6550-189-4

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Prefazione

Prefazione

Il decimo rapporto Netval continua a mostrare un progresso nella linea intrapresa dalle università e dagli enti di ricerca italiani per portare i risultati della ricerca pubblica verso la generazione di ricadute economiche, industriali, culturali. Ancora una volta nel presentare il rapporto ci rallegriamo per l'attività delle università e degli enti di ricerca italiani nel generare brevetti e spin-off, nel promuovere queste attività, nel raccoglierne i frutti. L'indicatore è però sempre numerico, quantitativo ed è difficile capire se i risultati qualitativi conducono il Paese a un adeguato investimento in queste attività, se si possa considerare consolidato che investire in ricerca e sviluppare le attività di trasferimento tecnologico siano una necessità.

È spesso arduo fare confronti tra le università italiane e quelle di altri paesi, è diverso il modello, è diversa l'autonomia e la responsabilità, sono diversi gli investimenti, spesso è diverso il ruolo che le università svolgono nel proprio paese. Però è opportuno talvolta capire come queste differenze possano essere alla base di una nuova riflessione sulla missione dell'università.

Sul sito web della University of California, una grande università costituita da 10 campus che si distribuiscono lungo lo stato della California, sono reperibili i dati economici e finanziari dell'università, consultabili, in particolare, grazie a un documento dal titolo significativo di “Economic Impact” (http://www.universityofcalifornia.edu/news/documents/economic_impact_summary.pdf). È un testo sintetico nel quale viene illustrato cosa fa l'università per rendere conto dell'investimento in denaro ricevuto dallo Stato della California. Alcune affermazioni contenute nel documento sono: su 3.35 miliardi di dollari ricevuti (circa il 50% del FFO italiano) la University of California genera un'attività economica di 46.3 miliardi di dollari; ogni riduzione di un dollaro di investimento dello Stato nell'università produrrebbe una riduzione di 2.1 dollari di risultato economico; la University of California possiede 3.802 brevetti attivi. Sarebbe interessante disporre di questi dati per le nostre università ma, benché si sappia quando spende lo Stato nell'università, non conosciamo l'effetto economico sul Paese; benché sia nota la riduzione di investimenti di ciascuno degli ultimi anni, non siamo in grado di misurarne l'effetto sull'economia italiana; certamente il rapporto Netval ci dice quanti brevetti attivi ci sono nelle università italiane, 2.787.

Da questo paragone è possibile trarre qualche considerazione, non certo quantitativa vista la differenza del sistema americano con quello italiano, ma di impostazione. La University of California fa parte di un sistema culturale, scientifico, formativo, ma anche economico e industriale, dichiara di essere il terzo maggiore datore di lavoro della California (questo capita anche per alcune università di provincia da noi) e di avere un'associazione di ex alunni con 16 milioni di persone, di cui 1 milione

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vive in California. L'investimento dello Stato è quindi ben motivato. Investire dollari nell'università significa creare le premesse per generare nuovo sapere, per vederlo trasmettere alle persone, per generare soluzioni tecnologiche con cui competere sui mercati. Risulta chiaro che per fare un buon vino occorre partire da buona uva e che coltivare la vite da frutti nel tempo. Per questo si chiama investimento.

Il rapporto Netval da dieci anni ci racconta lo sforzo che le università e gli enti di ricerca compiono per valorizzare i risultati della ricerca pubblica, sforzi che non vengono sostenuti dal Paese, basti pensare che ancora nel 2013 abbiamo una legge che da il diritto al brevetto all'inventore e non all'università, basti pensare che in Italia non è riconosciuto il ruolo di manager della ricerca e del trasferimento tecnologico, ruolo che nella maggior parte delle università straniere è attribuito a persone con un PhD scientifico che gestiscono processi economici, contratti e relazioni con le imprese.

Quest'anno le università hanno cominciato ad essere misurate anche sulla cosiddetta "terza missione" e presto saranno identificati i criteri per farlo. Auspichiamo che questo passaggio induca i decisori a considerare l'importanza delle attività di trasferimento tecnologico non tanto per la quantità di brevetti o di spin-off prodotti, quanto piuttosto per l'impegno nel generare ricadute sul territorio e che la conseguenza possa essere un ritorno a investire nella ricerca pubblica che noi consideriamo come uno dei principali semi con cui raccogliere l'innovazione per il rilancio del Paese.

Riccardo Pietrabissa

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Netval

Netval

Fondato nel novembre del 2002 come network tra università e trasformato in associazione nel settembre 2007, il Network per la Valorizzazione della Ricerca Universitaria (Netval)1 oggi annovera

59 membri (figura I), di cui 55 università. Queste ultime rappresentano il 66,3% di tutti gli atenei italiani (compresi quelli senza discipline scientifico-tecnologiche), nonché il 76,2% degli studenti e

l’80,4% dei docenti sul totale nazionale. Ciò che più rileva, tuttavia, è che le università aderenti a Netval vantano il 82,9% dei docenti afferenti a settori disciplinari scientifici e tecnologici (S&T) e il

90,2% del numero complessivo di imprese spin-off della ricerca pubblica (n=1.082 al 31.12.2012) ad

oggi identificate in Italia.

Tra i membri dell’associazione si rileva anche la presenza di tre Enti Pubblici di Ricerca (EPR), ovvero l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA), il

Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) ed il Centro Italiano Ricerche Aerospaziali (CIRA).

Nel 2012 si è avuto l’ingresso tra i soci Netval del Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in

Agricoltura (CRA) e dell’Istituto Nazionale per la Fisica Nucleare (INFN).

Netval ha già reso operative numerose iniziative, quali:

 la progettazione e realizzazione di piani di formazione annuali per figure professionali interne agli atenei, dedicate TT;

 l’individuazione di temi fondamentali allo sviluppo dell’attività di TT e successiva organizzazione di gruppi tematici operativi;

 l’interazione con Ministeri ed enti sia nazionali che esteri;

 la partecipazione in rappresentanza italiana all’associazione europea ProTon Europe.

Lo scopo fondamentale di Netval è la diffusione delle informazioni e della cultura del TT in Italia attraverso iniziative volte a mettere in contatto gli Uffici di Trasferimento Tecnologico (UTT) delle università attraverso incontri, corsi di formazione e partecipazione a gruppi tematici. In particolare, dalla sua costituzione, Netval ha sviluppato il più completo e aggiornato programma di formazione disponibile in Italia sul tema della valorizzazione dei risultati della ricerca pubblica e ha nel corso degli anni ampliato la propria offerta formativa con provata soddisfazione da parte dei partecipanti, costituiti soprattutto da personale degli UTT di Enti Pubblici di Ricerca.

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Figura I - Atenei ed altri EPR partecipanti a Netval (n=59) e loro distribuzione territoriale al 13.12.2012

Negli ultimi cinque anni Netval si è fatto promotore di statement tematici sui temi più importanti e critici per migliorare e favorire il trasferimento di tecnologia e di conoscenza in Italia. Un esempio molto concreto con effetti e ricadute positive anche nella quotidiana gestione della Proprietà Intellettuale (PI) è rappresentato dalla promozione della “collaborazione responsabile” per la gestione della protezione della PI generata nelle varie forme di ricerca cooperativa tra le università e gli altri EPR e le imprese.

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Consiglio Direttivo

Compongono il Consiglio Direttivo di Netval:

Riccardo Pietrabissa (Politecnico di Milano) - Presidente

Nato a Pisa nel 1956, laureato nel 1981 in Ingegneria Meccanica all’Università di Pisa, Dottore di Ricerca nel 1987 in Bioingegneria presso il Politecnico di Milano. Dal 2001 è Professore di I fascia di Bioingegneria Industriale al Politecnico di Milano dove insegna “Progettazione di Endoprotesi” e “Brevetti e proprietà industriale”. È coautore di circa 200 pubblicazioni di cui circa 70 su riviste internazionali. Ha fondato nel 2000 il Laboratorio di Meccanica delle Strutture Biologiche (LaBS), che ha diretto fino al 2004. Nel 2001 ha avviato e fino al 2006 diretto l’ufficio di trasferimento tecnologico (TTO) del Politecnico di Milano come Delegato del Rettore. Dal 2005 al 2010 è stato Prorettore Vicario del Polo regionale di Lecco del Politecnico di Milano. Dal 2011 al 2012 è stato Direttore facente funzioni del Dipartimento di Tecnologie dell'Informazione e delle Comunicazioni (ICT) e del Dipartimento di Sistemi di Produzione del CNR. È membro del Consiglio Scientifico Generale del CNR e Presidente del Gruppo Nazionale di Bioingegneria.

Manuela Croatto (Università di Udine) - Vicepresidente

È responsabile delle Relazioni esterne dell’Università di Udine dopo una lunga esperienza nell’ambito della gestione e valorizzazione delle attività di ricerca. Fedele alla massima greca "Spesso le grandi imprese nascono da piccole opportunità" (Demostene), è impegnata a costruire "opportunità": per docenti e ricercatori, per i dottorandi di ricerca, per il sistema economico imprenditoriale, per il territorio di riferimento, per i colleghi e soprattutto per i giovani.

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Riccardo Barberi (Università della Calabria) – Consigliere

Professore Ordinario di Fisica Applicata presso l’Unical e ricercatore associato al laboratorio IPCF del CNR. Collabora regolarmente con le Università di Parigi VI e Parigi VII. Specializzato nella fisica della Soft Matter è autore di 140 pubblicazioni ISI e di 15 brevetti. Il suo fattore h è 20 con più di 1500 citazioni complessive. Dal 2004 al 2012 è stato Delegato del Rettore per il TT dell’Unical e dal 2008 anche Delegato per la Ricerca. Dopo averlo creato e avviato, oggi dirige Technest, l’incubatore di imprese hi-tech dell’Università della Calabria.

Andrea Berti (Università di Padova) - Consigliere

Dirigente dell’Università di Padova dal 2001, è responsabile dell’Area Ricerca e Trasferimento di Tecnologia. Membro del Consiglio Direttivo di Netval e di PNI Cube. Esperto di tutela e valorizzazione dei risultati della ricerca pubblica e di business planning di imprese innovative. Direttore dell’incubatore universitario Start Cube e fondatore della business plan competition Start Cup Veneto. In precedenza si è occupato di relazioni internazionali e di placement all’Università di Padova e, prima ancora, di start-up di banche e di consulenza strategica in McKinsey Italia. Laureato in Statistica Economica, ha conseguito un MBA al Dartmouth College (USA).

Massimiliano Granieri (Università di Foggia) – Consigliere

È professore associato di Diritto privato comparato presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Foggia e Delegato del Rettore ai Rapporti con le Imprese. È membro della giunta esecutiva dell’Agenzia Regionale pugliese per le Tecnologie e l’Innovazione, siede nel consiglio di amministrazione di MI.TO. Technology e della fondazione Unisalento. È consulente della European Patent Academy dell’Ufficio Europeo dei Brevetti.

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Sabrina Luccarini (Università di Roma "La Sapienza") - Consigliere

Coordinatore dell’Ufficio Valorizzazione Ricerca Scientifica della Sapienza, laurea in Scienze Politiche, è membro della Commissione Innovazione, della Commissione Brevetti e del Comitato Spin-off Sapienza. “1% ispiration & 99% traspiration” è il “mantra” alla base dell’azione quotidiana costantemente tesa a raggiungere gli obiettivi di TT in un contesto stimolante ma complesso come quello de La Sapienza.

Andrea Piccaluga (Scuola Superiore Sant’Anna) - Consigliere

È professore di Economia e Gestione delle Imprese presso la Scuola Superiore Sant'Anna, dove è Delegato al Trasferimento Tecnologico e Coordinatore del PhD in Management. Durante il dottorato di ricerca ha iniziato a occuparsi di management dell'innovazione e della Ricerca e Sviluppo e la partecipazione alle attività di Netval gli hanno consentito di approfondire i suoi interessi scientifici e pratici nei confronti delle dinamiche di trasferimento tecnologico tra pubblico e privato. È attualmente responsabile della survey annuale di Netval e di quella, a livello europeo, di ProTon Europe. Svolge attività di ricerca presso l'Istituto di Management della Scuola Superiore Sant'Anna.

Laura Ramaciotti (Università di Ferrara) - Consigliere

Professore Associato di Politiche per l'innovazione presso l'Università di Ferrara. Ha collaborato con Invitalia nello start up e consolidamento di imprese innovative. Impegnata dal 2000 ad oggi in attività di ricerca e istituzionali sul trasferimento tecnologico. Attualmente membro del CDA di Netval, Pnicube e del Consorzio Impat, gestore di finanziamenti del Ministero dello Sviluppo Economico a sostegno di iniziative imprenditoriali innovative. È membro del Consiglio di Territorio di Unicredit SpA per l’Emilia Romagna e membro della Commissione trasferimento tecnologico dell'Università di Ferrara di cui è stata anche delegata del Rettore. Collabora dal 2001 con Aster, l'agenzia di sviluppo della Regione Emilia Romagna in particolare nella gestione della Sovvenzione Globale Spinner orientata, principalmente, al finanziamento di idee imprenditoriali innovative e/o ad alto contenuto di conoscenza e alla Ricerca industriale, sviluppo pre-competitivo, trasferimento tecnologico.

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Maurizio Sobrero (Università di Bologna) – Consigliere

Ph.D. MIT, Ordinario di Gestione dell'Innovazione presso l’Università di Bologna. È autore di numerose pubblicazioni sull’economia e la gestione dell’innovazione. Ha insegnato in Sud America, Cina e in numerosi paesi europei. Ha svolto consulenze per diverse imprese e istituzioni in Italia e all'estero. Consigliere indipendente e Presidente del Comitato per il Controllo Interno di Zignago Vetro Spa dal 2007, dal 2012 è Founding Faculty Fellow dello Skolkovo Institute of Science and Technology.

Segreteria Generale

Daniela Traiani

Laureata in Economia e Finanza Internazionale nel 2011 presso l’Università degli Studi di Milano. Nello stesso anno entra a far parte dell’organico di Netval nel ruolo di Segretario Generale, occupandosi dell’organizzazione delle attività del network - pianificazione e gestione di progetti, corsi di formazione e gruppi di lavoro - e del coordinamento tra gli organi associativi .

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Gruppi di lavoro

Gruppo Formazione

Il gruppo si occupa della progettazione delle attività formative.

Responsabile: Giuseppe Conti (Dirigente Università di Bologna)

Ingegnere gestionale, Master in gestione delle Università e dei Centri di Ricerca Pubblici. Fondatore ed in passato Direttore dell'Ufficio di Trasferimento Tecnologico (TTO) del Politecnico di Milano, è attualmente Dirigente dell'Area Ricerca e Trasferimento Tecnologico dell'Università di Bologna e Responsabile della formazione Netval dal 2010. In passato membro del Board di ProTon Europe in rappresentanza dell'Italia.

Gruppo Legale

Il gruppo si occupa della normativa e delle questioni legali in materia di proprietà intellettuale.

Responsabile: Antonio Bax (Ufficio Affari Istituzionali Università del Salento) Avvocato, è attualmente in servizio presso l'Ufficio Affari Istituzionali dell'Università del Salento, dove si occupa tra l'altro degli aspetti legali della proprietà intellettuale. È stato componente, presso il medesimo Ateneo, della Commissione Tecnica Brevetti dal 2002 al 2006 e, successivamente, segretario della Commissione per la Valorizzazione della Ricerca e per le imprese spin-off, incarico tuttora ricoperto. Ha svolto attività di formazione e di consulenza presso enti pubblici ed aziende private in materia di valorizzazione della ricerca e trasferimento tecnologico.

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Gruppo sulla Proprietà Intellettuale nei Progetti Europei

Il gruppo si occupa della definizione di linee guida per le università per ciò che concerne la gestione della proprietà industriale all'interno dei Consortium Agreement.

Responsabile: Vanessa Ravagni (Area Ricerca Università di Trento)

Responsabile della Divisione Supporto alla Ricerca Scientifica e al Trasferimento Tecnologico dell'Università degli Studi di Trento, coordina le attività di supporto alla partecipazione ai bandi di finanziamento della ricerca, di trasferimento tecnologico e di valutazione della ricerca. Partecipa ai lavori della Commissione brevetti e della Commissione spin-off e start-up di Ateneo.

Gli autori del rapporto

Andrea Piccaluga (Scuola Superiore Sant’Anna)

È professore di Economia e Gestione delle Imprese presso la Scuola Superiore Sant'Anna, dove è Delegato al Trasferimento Tecnologico e Coordinatore del PhD in Management. Durante il dottorato di ricerca ha iniziato a occuparsi di management dell'innovazione e della Ricerca e Sviluppo e la partecipazione alle attività di Netval gli hanno consentito di approfondire i suoi interessi scientifici e pratici nei confronti delle dinamiche di trasferimento tecnologico tra pubblico e privato. È attualmente responsabile della survey annuale di Netval e di quella, a

livello europeo, di ProTon Europe. Svolge attività di ricerca presso l'Istituto di Management della Scuola Superiore Sant'Anna.

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Antonio Bax (Ufficio Affari Istituzionali Università del Salento)

Avvocato, è attualmente in servizio presso l'Ufficio Affari Istituzionali dell'Università del Salento, dove si occupa tra l'altro degli aspetti legali della proprietà intellettuale. È stato componente, presso il medesimo Ateneo, della Commissione Tecnica Brevetti dal 2002 al 2006 e, successivamente, segretario della Commissione per la Valorizzazione della Ricerca e per le imprese spin-off, incarico tuttora ricoperto. Ha svolto attività di formazione e di consulenza presso enti pubblici ed aziende private in materia di valorizzazione della ricerca e trasferimento tecnologico.

Sabrina Corrieri (Università di Roma “Tor Vergata”)

Laurea in economia gestionale con esperienza decennale nell’industria nel settore del controllo strategico è attualmente responsabile del Coordinamento attività di ricerca Sett. IV - Spin-off

& Start up - dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” e

membro della Commissione Valorizzazione dei Risultati della Ricerca e Trasferimento Tecnologico (CVRTT) della stessa Università. Dal 1999 si occupa di valorizzazione dei risultati della ricerca pubblica e

Trasferimento Tecnologico con particolare riguardo al sostegno di iniziative di Spin-off e Rapporti con l’Impresa, collaborando dapprima con il Parco Scientifico e Tecnologico Romano e poi istituzionalmente nel Coordinamento Attività di Ricerca. Collabora con il dipartimento di Studi sull’Impresa, Governo e Filosofia, cattedra di Economia dell’innovazione, svolge attività di ricerca e docenza su questi temi e partecipa a commissioni e gruppi di lavoro per la valutazione di progetti imprenditoriali. È componente del gruppo di lavoro dell’Associazione NetVal in materia di Formazione e Legale.

Claudia Daniele (Scuola Superiore Sant’Anna)

Laureata in Sociologia presso l’Università di Pisa, è borsista post-laurea presso l’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Svolge attività di ricerca sulle attività di trasferimento tecnologico nelle Università italiane ed europee, curando l’elaborazione statistica delle surveys annuali Netval e ProTon Europe.

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Luca Guarnieri (Università di Verona)

Dal 2004 si occupa delle attività di trasferimento di conoscenze e tecnologie presso l’Università di Verona. Come responsabile del Liaison Office cura gli accordi di collaborazione fra l’Ateneo e le imprese, segue le spin-off e le idee innovative, promuove la valorizzazione e la tutela delle invenzioni universitarie derivanti dai prodotti della ricerca. È referente per Verona del Comitato Organizzatore di Start Cup Veneto e coordina per l’Università di Verona i rapporti con il Comitato Scientifico dell’ufficio di trasferimento di tecnologia di Confindustria Verona.

Laura Ramaciotti (Università di Ferrara)

Professore Associato di Politiche per l'innovazione presso l'Università di Ferrara. Ha collaborato con Invitalia nello start up e consolidamento di imprese innovative. Impegnata dal 2000 ad oggi in attività di ricerca e istituzionali sul trasferimento tecnologico. Attualmente membro del CDA di Netval, Pnicube e del Consorzio Impat, gestore di finanziamenti del Ministero dello Sviluppo Economico a sostegno di iniziative imprenditoriali innovative. È membro del Consiglio di Territorio di Unicredit SpA per l’Emilia Romagna e membro della Commissione trasferimento tecnologico dell'Università di Ferrara di cui è stata anche delegata del Rettore. Collabora dal 2001 con Aster, l'agenzia di sviluppo della Regione Emilia Romagna in particolare nella gestione della Sovvenzione Globale Spinner orientata, principalmente, al finanziamento di idee imprenditoriali innovative e/o ad alto contenuto di conoscenza e alla Ricerca industriale, sviluppo pre-competitivo, trasferimento tecnologico.

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Indice

Indice

Nota metodologica e guida alla lettura ... 20

1. Executive Summary ... 23

1.1. Consistenza e ruolo degli UTT ... 25

1.2. Il personale degli UTT ... 26

1.3. Domande di brevetti ... 26

1.4. Brevetti concessi ... 26

1.5. Brevetti in portafoglio ... 26

1.6. Spesa per la protezione della PI ... 27

1.7. Contratti di licenza ... 27

1.8. Le imprese spin-off ... 28

2. Il ruolo degli Uffici di Trasferimento Tecnologico (UTT)negli atenei italiani ... 30

2.1. Chi semina ... 30

2.2. Con chi si semina ... 31

2.3. Il terreno di semina ... 32

2.4. Quanta semenza c’è? ... 32

2.5. I semi per la ricerca ... 33

2.6. Perché si semina ... 35

2.7. Incentivi a seminare ... 39

2.8. L’Unità Trasferimento Tecnologico (UTT) dell’ENEA ... 41

2.9. Il Servizio Valutazione, Trasferimento e Innovazione del CRA ... 43

2.10. L’INFN e le sue attività di Trasferimento Tecnologico... 46

2.11. Consiglio Nazionale delle Ricerche ... 51

3. Le risorse a disposizione degli UTT ... 59

3.1. Risorse umane ... 59

3.2. Risorse finanziarie ... 64

4. Dalle invenzioni ai brevetti ... 66

4.1. Invenzioni identificate ... 69

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4.3. Depositi annuali ... 71

4.4. Estensioni e nazionalizzazioni ... 72

4.5. Concessioni annuali ... 74

4.6. Portafoglio titoli attivi ... 76

4.7. La spesa per la protezione della PI ... 78

4.8. Accordi di riservatezza ... 81

5. Dai brevetti al licensing ... 82

5.1. Licenze e opzioni concluse ... 83

5.2. Licenze e opzioni con ritorni ... 85

5.3. Licenze e opzioni attive in portafoglio ... 86

5.4. Entrate da licenze e opzioni concluse nell’anno ... 88

5.5. Entrate da licenze e opzioni attive in portafoglio ... 89

5.6. Entrate da contratti di cessione stipulati nell’anno ... 92

6. La valorizzazione tramite imprese spin-off ... 94

6.1. Cenni sull’evoluzione normativa delle imprese spin-off ... 99

6.2. Spin-off e Start up innovative ... 105

6.3. Le imprese spin-off in Italia: uno sguardo di insieme ... 107

7. Benchmark nazionale ... 120

7.1. Indicatori di percezione... 121

7.2. Indicatori di performance ... 124

7.2.1. Invenzioni e domande di priorità... 127

7.2.2. Concessioni e portafoglio titoli attivi ... 127

7.2.3. Contratti ed entrate da licensing ... 128

7.2.4. Imprese spin-off ... 128

7.2.5. Produttività dei docenti S&T ... 128

7.2.6. Produttività dei fondi per la ricerca ... 129

7.2.7. Produttività del personale degli UTT ... 129

7.2.8. Produttività del budget degli UTT ... 129

7.2.9. Produttività della spesa per la protezione della PI ... 130

Appendice ... 131

A. Il questionario d’indagine ... 131

B. Il peso delle università rispondenti ... 143

C. Approfondimento statistico ... 144

C.1. Il ruolo degli UTT negli atenei italiani ... 144

C.2. Le risorse a disposizione degli UTT ... 147

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C.4. Dai brevetti al licensing ... 150 D. Elenco delle abbreviazioni ... 152 E. Glossario ... 154

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Nota metodologica e guida alla lettura

Nota metodologica e

guida alla lettura

Nota metodologica

In occasione delle dieci indagini finora svolte, le università italiane hanno ricevuto per e-mail un messaggio con un apposito questionario allegato, indirizzato al Rettore e/o al Responsabile dell’UTT, o comunque al responsabile di attività sostanzialmente riconducibili al TT o alla valorizzazione della ricerca. Al messaggio hanno fatto seguito ulteriori comunicazioni per e-mail o per telefono, per ringraziare per l’avvenuta compilazione del questionario, per sollecitarne la compilazione o per fornire chiarimenti.

Nel corso dell’elaborazione dei dati, poiché alcuni atenei sono stati invitati a compilare il questionario nonostante le loro attività nel campo della gestione della PI e del supporto ai processi di spin-off non siano ancora state pienamente attivate e/o formalizzate, le statistiche relative a tali ambiti di attività sono state calcolate senza prendere in considerazione quelle università. In particolare, si è proceduto a non includere nelle elaborazioni statistiche quegli atenei in cui una data attività non venga ancora svolta, mentre qualora un’attività venga effettivamente realizzata, ma non abbia prodotto specifici output nell’anno considerato, la relativa università è stata computata ai fini delle elaborazioni, indicando pari a 0 il risultato da essa raggiunto in uno specifico ambito nell’anno di analisi. In considerazione di ciò, la numerosità del campione (n) varia da elaborazione a elaborazione.

La numerosità del campione non rimane costante da un anno all’altro: ciò dipende sia dalla nascita di nuovi UTT (in particolare negli anni più recenti), sia dalla disponibilità mostrata dagli stessi a rispondere a tutte le rilevazioni annuali. Da un punto di vista statistico, quindi, apparirebbe più corretto riferirsi a un campione “omogeneo”, rappresentato cioè da quegli uffici che hanno fornito in modo costante nel tempo le informazioni necessarie, in particolare riguardo a valutazioni sul trend dei fenomeni osservati. Queste elaborazioni sono state oggetto di analisi da parte del gruppo di ricerca, evidenziando trend sostanzialmente allineati rispetto a quelli del campione nel suo complesso. In considerazione di ciò si procederà nel presente rapporto a limitarci alla presentazione dei risultati relativi alla generalità dei rispondenti.

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Inoltre, in considerazione del rilevante contributo apportato dalle università cosiddette ‘esperte’ ai risultati relativi alle diverse attività di TT svolte dal panel di atenei rispondenti, si è proceduto a riportare in ciascuna elaborazione le evidenze empiriche (in termini sia assoluti che medi) attribuibili alle cosiddette ‘top 5’, ossia alle cinque università che in ciascuna attività di TT hanno registrato i risultati più significativi su base annuale2. Nel presente rapporto vengono dunque esposte e commentate le evidenze relative alla totalità degli atenei rispondenti a ciascuna edizione dell’indagine, riportando altresì i risultati ascrivibili alle università cosiddette ‘top 5’, interpretati anche in una logica di incidenza percentuale rivestita sulla totalità dei rispondenti.

Guida alla lettura

Per agevolare la lettura e la consultazione del presente rapporto, si è proceduto alla redazione di diverse sezioni, caratterizzate da un diverso livello di dettaglio con riferimento sia alle evidenze statistiche fornite, sia agli approfondimenti qualitativi e speculativi volti a favorire la comprensione delle dinamiche che hanno interessato i vari indicatori nel corso del periodo oggetto di indagine. In particolare, la sezione 1 (“Executive Summary”) riporta sinteticamente i punti fondamentali emersi nel corso della presente edizione dell’indagine, sia relativamente all’intero campione delle università rispondenti, sia con riferimento alle università ‘top 5’.

Le sezioni 2-5 descrivono dettagliatamente i principali risultati emersi dall’elaborazione dei dati raccolti nel corso delle varie edizioni dell’indagine Netval, sia relativamente alla generalità dei rispondenti, sia con riguardo alle università ‘top 5’. In particolare, verranno presentate le evidenze relative al ruolo degli UTT (sezione 2), alle risorse a disposizione di questi ultimi (sezione 3), all’insieme di step necessari per passare dalle invenzioni ai brevetti (sezione 4) e dai brevetti al licensing (sezione 5).

La sezione 6 (“La valorizzazione tramite imprese spin-off”) riporta brevemente dei cenni sull’evoluzione normativa delle spin-off e alcune evidenze empiriche sul fenomeno di tali imprese della ricerca pubblica in Italia, ottenute dall’analisi di una banca dati originale presso l’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna, alla cui creazione e mantenimento hanno contribuito sensibilmente i dati raccolti di anno in anno attraverso la conduzione dell’indagine Netval.

Nella sezione 7 (“Benchmark nazionale”), oltre a presentare due indicatori di percezione calcolati grazie ai giudizi espressi da ogni UTT sulla qualità degli altri uffici italiani e sull’intensità delle relazioni con essi intrattenute, viene proposta una serie di indicatori di performance specifici.

2 Le università considerate come ‘top 5’ non sono necessariamente le medesime per tutti gli indicatori oggetto

di studio. Si è infatti proceduto, di volta in volta a considerare relativamente a ciascuna variabile oggetto di analisi le evidenze dei cinque atenei che in ciascun anno si sono rivelati i più performanti, a prescindere sia dai risultati da essi raggiunti con riferimento ad altre variabili sia dalle performance da essi registrate negli anni precedenti e successivi.

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Infine, l’appendice, oltre a riportare il questionario d’indagine (sezione A) ed a presentare il peso delle università rispondenti sul totale nazionale, sia in termini di studenti iscritti che di docenti di ruolo (sezione B), propone un approfondimento statistico (sezione C), presentando e confrontando evidenze empiriche caratterizzate da un elevato grado di dettaglio e relative alle sezioni 2-5. Un elenco delle abbreviazioni (sezione D) e un glossario (sezione E) chiudono il rapporto.

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1. Executive Summary

1. Executive Summary

La tesi di fondo proposta nel rapporto Netval dello scorso anno era che gli Uffici di Trasferimento Tecnologico (UTT) delle università e degli Enti Pubblici di Ricerca italiani erano pronti ad evolvere e dare il proprio contributo per migliorare l’ecosistema dell’innovazione nel suo complesso.

Il titolo del rapporto di quest’anno ci ricorda che i frutti arrivano se una serie di passaggi viene adeguatamente curata. Il terreno va preparato, i semi gettati, le piantine innaffiate e protette e così via. Si tratta quindi di un processo articolato, delicato e soprattutto che richiede un certo tempo. Un agricoltore direbbe: “ci vuole il suo tempo”. Ora, non è che il trasferimento tecnologico dipenda da Madre Natura, dalla pioggia o dai tempi fisiologici di maturazione delle piante, ma anch’esso necessita del “suo tempo”. Ed infatti gli Uffici di Trasferimento Tecnologico danno a poco a poco il loro contributo incrementale, anche in un periodo in cui magari i semi non abbondano, in cui bisogna The tenth edition of the Netval’s survey includes data about 2011 from most Italian universities.

61 universities responded to the survey, accounting for 83.8% of total number of students and

86.4% of the total number of professors. The results showed a substantially positive trend in technology transfer dynamics, if compared with 2010 data:

- an increase in the average number of KT staff (FTEs) from 3.6 to 3.8;

- a decrease in the average annual budget of Italian KTOs, from € 226.4 K to € 217.3 K; - a decrease in the average number of invention disclosures from 9.5 to 9.4;

- an increase in average priority patent applications, up to 6.2 (27.4 for “top 5” universities); - a significant growth of the active patents in portfolio, up to 2.787;

- an increase in the average amount of IPR expenditure, up to € 57.9 K;

- an increase in the average number of licences/options executed, from 1.2 to 1.3;

- an increase in average licensing revenues, from € 30.6 K to € 31.4 K and also in those executed, from € 3.9 K to € 8.1 K (€ 61.4 K for “top 5” universities);

- a small decrease in the average number of spin-offs created in 2011, from 2.9 to 2.6, with a total number of active spin-offs equal to 1,082 (December 31st 2012).

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proteggersi dal vento e dal freddo e in cui anche – ma questo lo direbbe l’agricoltore al momento della vendita – i clienti non hanno molto denaro per pagare i nostri frutti.

I dati raccolti nel rapporto Netval inducono comunque ad un moderato ottimismo. Non mancano evidenze empiriche che dimostrano che gli UTT stanno lavorando molto e piuttosto bene, come non mancano le evidenti indicazioni che c’è ancora molto da fare. Ma vediamo nel dettaglio alcuni dati: - gli addetti impegnati negli Uffici di Trasferimento Tecnologico sono leggermente aumentati,

passando da 3,6 a 3,8. Sappiamo che le università stanno attraversando un momento non facile dal punto di vista delle risorse finanziarie e dei punti organico. In un certo senso possiamo già essere contenti che il numero non sia calato, anche se in realtà siamo ancora sotto la media europea. Incoraggiante il fatto che è aumentata la percentuale di personale strutturato;

- il budget medio annuale degli UTT è leggermente calato, passando da 226,4 a 217,3 K Euro, ma anche questo è un dato abbastanza in linea con il trend attuale; agli UTT è chiesto di fare lo stesso, e se possibile meglio, con un po’ di risorse in meno;

- il numero medio di invenzioni identificate nelle università è leggermente calato, passando da 9,5 a 9,4, ma sappiamo che le università italiane non sono particolarmente appassionate di questo tipo di “schedatura” delle invenzioni. Molte di più sono le invenzioni che vengono esaminate dagli uffici;

- il numero medio di domande di priorità è aumentato, da 5,2 a 6,2 (ben 27,4 per le università “top 5”); le università sanno che devono brevettare, ma senza esagerare e hanno migliorato la fase di analisi delle invenzioni;

- è aumentato il numero totale dei brevetti presenti nel portafoglio delle 50 università che hanno partecipato all’indagine, arrivato a 2.787 brevetti, che costituisce un patrimonio di un certo valore, al quale andrebbero idealmente aggiunti i brevetti che non sono a titolarità di docenti e ricercatori universitari ma nei quali uno di essi figura come inventore; il numero medio di brevetti in portafoglio è invece passato da 50 a 55,7;

- la spesa media sostenuta per la protezione della PI è aumentata, passando da 43,7 a 57,9 mila Euro; si tratta di una spesa che le università cercano di tenere sotto controllo e che inevitabilmente aumenta un po’ di anno in anno, anche per il mantenimento dei brevetti in portafoglio;

- è stato registrato un lieve aumento del numero medio di licenze e/o opzioni concluse nell’anno, passate da 1,2 a 1,3; per le università ‘top 5’ il dato è pari a 6,6; si tratta però ancora di numeri al di sotto della media europea;

- sono aumentate le entrate medie derivanti da licenze attive nell’anno, passate da 30,6 a 31,4 mila Euro, e di quelle derivanti da tutte le licenze concluse, da 3,9 a 8,1 mila Euro (61,4 mila Euro per le università “top 5”); anche in questo caso, si tratta di aumenti che però ci tengono ancora lontani dai migliori casi europei;

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- è diminuito lievemente il numero medio delle spin-off create nel 2011, passato da 2,9 a 2,6, arrivando ad un totale pari a 1.082 imprese attive al 31.12.2012; sappiamo però che nel campo delle imprese spin-off abbiamo ormai obiettivi più di qualità che di quantità.

1.1. Consistenza e ruolo degli UTT

Nel corso di tutte le edizioni dell'indagine si è riscontrata una tendenza generalizzata verso la creazione di UTT interni all'università di appartenenza (fattispecie che al 31 dicembre 2011 interessa il 96,3% delle università italiane). Nella maggioranza dei casi (86,8%) gli UTT offrono i propri servizi ad

un’unica università e il 44,3% degli atenei rispondenti possiede o partecipa ad un parco scientifico,

mentre nel 42,6% dei casi si rileva la partecipazione ad un incubatore di impresa. Relativamente ai

fondi per la ricerca scientifica e tecnologica, nel 2011 essi ammontano in media a circa 29 milioni di

Euro per ateneo, in aumento rispetto all’anno precedente. Se si considerano le università ‘top 5’, che dispongono di fondi per la ricerca di importo medio estremamente elevato (pari a circa 116 milioni di Euro per ateneo), si nota invece un lieve calo rispetto al 2010. Per quanto riguarda la provenienza dei

fondi per la ricerca, quelli provenienti dal governo centrale (pari al 35,5% nel 2011) rappresentano

ancora una volta la fonte principale, fino a superare il peso dei fondi provenienti dai contratti di R&C

e i servizi tecnici finanziati da terzi (17,7%). Sostanzialmente stabili nell’intero periodo appaiono le

quote percentuali dei fondi propri delle università (10,9%) e dei fondi provenienti dall’Unione Europea (UE; 12,6%). La quinta fonte in ordine di importanza (12,3%) è rappresentata dalla regione di

localizzazione dell’ateneo e dagli altri enti locali, progressivamente sempre più coinvolti nella politica

della ricerca delle università.

In relazione agli obiettivi istituzionali degli UTT, quello di gestire in modo appropriato i risultati della

ricerca da un punto di vista sia legale che commerciale è diventato nel corso dell’ultimo periodo

l’obiettivo più importante, seguito a poca distanza dalla possibilità di generare risorse aggiuntive per

l’università e i suoi dipartimenti. La possibilità di generare ricadute sull’economia regionale

rappresenta un altro obiettivo perseguito con costanza dagli UTT delle università, rivestendo un’importanza superiore rispetto alla generazione di ricadute sull’economia nazionale. Infine, l’eventualità di generare ricavi per il personale accademico ha mantenuto una rilevanza contenuta nel periodo considerato.

Per quel che riguarda le diverse funzioni svolte dagli UTT, nel 2011 emerge come la gestione della PI rappresenti la funzione principale degli UTT (96,2%), seguita a breve distanza dal supporto alla

creazione di imprese spin-off (90,6%) e dalle attività di licensing (75,5%). Incidenze percentuali

minori, seppur significative, sono rivestite dalla gestione dei contratti di ricerca e collaborazione con

l’industria (43,4%) e dei contratti di ricerca e consulenza (35,8%). Lo sviluppo professionale continuo

(30,2%), la gestione dei fondi per la ricerca (20,8%), la gestione di fondi di seed capital (28,3%), la

fornitura di servizi tecnici (17%) costituiscono funzioni svolte dagli UTT con minor frequenza, mentre

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1.2. Il personale degli UTT

Nel 2011 presso gli UTT italiani risultano complessivamente impiegate 201,2 unità di personale

universitario equivalente a tempo pieno (ETP), per un valore medio pari a 3,8 unità. Nelle università

‘top 5’ risultano impiegate - in media - circa 11 unità di personale per UTT, quasi il doppio dello staff mediamente impiegato presso gli UTT della totalità dei rispondenti.

Considerando il rapporto tra lo staff degli UTT ed il personale docente impiegato presso gli atenei in discipline scientifico-tecnologiche (S&T), si rileva nel 2011 la presenza di 7 addetti ETP ogni mille

docenti in discipline S&T di ruolo presso le università rispondenti. Considerando l’evoluzione di tale

indicatore nel tempo, si nota un sensibile incremento nel periodo 2004-2011.

1.3. Domande di brevetti

Nel 2011 le università che hanno partecipato al rapporto Netval hanno presentato 319 domande di

priorità (+152,3% rispetto al 2004, +11,1% rispetto al 2010), per una media di 6,2 domande per

ateneo. In particolare, il 76,4% delle domande è stato depositato in Italia, un ulteriore 10,6% in Europa, il 6,2% negli USA ed il residuo 6,8% in altri Paesi. Per le università ‘top 5’, il numero complessivo di depositi nel 2011 è pari a 137 (con un’incidenza sul numero totale di domande depositate dalla generalità dei rispondenti pari al 42,9%), per una media di circa 27 depositi per UTT (con un incremento del 107,6% rispetto al 2004 ed un aumento rispetto al 2010, +11,4%).

1.4. Brevetti concessi

Con riferimento ai brevetti effettivamente concessi, nel 2011 sono stati complessivamente ottenuti 231 brevetti (+208% rispetto al 2004 e -36,4% rispetto al 2010), con una media per ateneo di 4,7 brevetti per università (+193,7% rispetto al 2004 e -30,9% rispetto al 2010). Il numero dei brevetti concessi alle università ‘top 5’ nel 2010 è pari a 98, per una media di 19,6 concessioni per UTT (+145% rispetto al 2004 e -48,1% rispetto al 2010).

1.5. Brevetti in portafoglio

Alla fine del 2011, il numero di brevetti detenuti in portafoglio3 dalle università italiane ammonta complessivamente a 2.787 unità (+134,4% rispetto al 2005), per una media di 55,7 titoli attivi (+135% rispetto al 2005 e +11,4% rispetto al 2010), evidenziando un trend di crescita nell’arco di tempo in

3 Il volume dei brevetti attivi complessivamente presenti in portafoglio è rappresentato dall’insieme delle

domande in attesa di concessione e dei brevetti concessi di titolarità/co-titolarità dell’università al 31 dicembre di ciascun anno. Tale grandezza include dunque il totale dei titoli attivi, decurtato dei casi di dismissione, cessione e vendita.

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esame. Nel 2011, infatti, le 5 università più ‘performanti’ contano nel proprio portafoglio 1.107 brevetti attivi (pari al 39,7% del volume titoli attivi relativo all’intero campione), per una media di 221,4 titoli per ateneo (+108,1% rispetto al 2005 e +8,3% rispetto al 2010). Con riferimento alla composizione dei brevetti attivi al 31.12.2011 in base all’ufficio brevettuale di competenza, sono i brevetti italiani a rivestire l’incidenza maggiore, sia per il campione nel suo complesso (53%), che per le università ‘top 5’ (52,3%).

1.6. Spesa per la protezione della PI

La spesa sostenuta per la protezione della PI4 nel 2011 ammonta complessivamente a circa 2,5 milioni di Euro (+90,8% rispetto al 2004 e +11,8% rispetto al 2010), per un importo medio pari a circa 58 mila Euro per università (+82,1% rispetto al 2004 e +32,5% rispetto al 2010). Per le università ‘top

5’ nel 2011 ammonta complessivamente a circa 1.087 mila Euro, pari – in media – a circa 217 mila

Euro per UTT. Nel 2011 il costo per la protezione della PI mediamente associato a ciascun titolo

attivo in portafoglio a fine anno risulta pari a 898,7 Euro (+10,6% rispetto al 2010 e -41,1% rispetto

al 2005). La quota media a carico dei licenziatari è stata pari al 15,6% nel 2011, mostrandosi in aumento diminuzione rispetto al valore medio rilevato nel precedente anno.

1.7. Contratti di licenza

Nel 2011 sono stati complessivamente stipulati 66 contratti di licenza e/o opzione, per una media di 1,3 accordi per ateneo. Tali performance risultano in aumento rispetto al 2010. Le evidenze relative alle università ‘top 5’ mostrano che nel 2011 il numero complessivo di accordi conclusi è di 33 (con una incidenza pari al 50% sui risultati relativi alla generalità del campione), pari – in media – a 6,6 contratti per ateneo (performance pressoché aumentata rispetto al 2004, ma che tuttavia registra un decremento rispetto al periodo precedente). Si registra quindi un aumento del numero di contratti di licenza conclusi sia per le università ‘top 5’ che per il resto dei rispondenti. Con riferimento alla

provenienza geografica dei partner industriali dei contratti di licenza e/o opzione conclusi nel 2011,

gli atenei hanno stipulato accordi con imprese italiane pari al 73,5%, diminuendo il numero di

imprese extra-europee (8,8%), mentre è aumentato il numero di accordi con Paesi europei (17,6%).

Relativamente al numero di contratti di licenza e/o opzione attivi nel portafoglio al 31 dicembre 2011, si contano complessivamente 292 accordi (+163,1% rispetto al 2004 e -5,8% rispetto al 2010), pari in media a 5,9 contratti in portafoglio per ateneo rispondente (+110,7% rispetto al 2004 e -4,8 rispetto al 2010). Per quanto attiene le università ‘top 5’, il portafoglio contratti include 159 accordi attivi (per un’incidenza del 54,4% sui risultati relativi all’intero campione), pari – in media – a ben 31,8 licenze e/o opzioni per UTT, in lieve diminuzione rispetto al 2010.

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Con riferimento alle entrate derivanti da licenze e opzioni concluse in ciascun anno, nel 2011 esse ammontano complessivamente a circa 323 mila Euro, per un valore medio pari a 8,1 mila Euro. I risultati relativi alle università ‘top 5’ mostrano lo stesso trend: nel 2011 hanno ottenuto introiti di importo complessivo pari a circa 307 mila Euro, per una media di 61,4 mila Euro per ateneo. Emergono quindi due trend molto chiari. Il primo, che sono aumentate le entrate da licenze rispetto al dato molto basso registrato nel 2010. Il secondo, che dal 2010 al 2011 si è ulteriormente rafforzato il ruolo di primo piano, quasi egemonico, degli atenei ‘top 5’ nell’ottenere entrate da licenze.

Le entrate derivanti dai contratti di licenza e/o opzione attivi al 31 dicembre 2011 ammontano complessivamente a oltre 1,2 milioni di Euro, per un valore medio pari a 31,4 mila Euro, in linea rispetto agli anni precedenti. I ritorni economici registrati dalle università ‘top 5’ assumono importi annuali significativamente maggiori rispetto alla generalità del campione: l’ammontare complessivo dei ritorni economici da contratti attivi al 31 dicembre 2011 è pari a circa 1,1 milioni di Euro, per una media di circa 214 mila Euro per UTT. Le performance medie assumono valori più elevati includendo nell’analisi le sole università rispondenti che esibiscano nell’anno considerato un portafoglio

licenze/opzioni attive non nullo. Nel 2011, il loro ammontare medio è infatti pari a 41,4 mila Euro

per UTT, in lieve diminuzione (-9,8%) rispetto al 2010.

1.8. Le imprese spin-off

Circa l’87,1% delle 1.082 imprese spin-off5 ad oggi da noi rilevate6 e attive nel territorio nazionale è stato costituito nel corso dell’ultimo decennio. In particolare, nel 2011 sono state costituite 96 unità7 (pari all’8,9% del numero complessivo di imprese spin-off ad oggi identificate nel nostro Paese). Il tasso di sopravvivenza è particolarmente elevato. Il fenomeno è tuttora concentrato e consolidato principalmente al Centro-Nord, ma in recente espansione anche al Sud e nelle Isole: il 49,3% delle spin-off identificate è localizzato nell’Italia Settentrionale, il Centro ne ospita il 27,2%, mentre nella parte meridionale ed insulare del Paese risiede il residuo 23,5%. Le considerazioni sopra esposte appaiono supportate anche dall’analisi delle regioni di localizzazione delle imprese spin-off attive al 31 dicembre 2012: è infatti la Lombardia la regione che ospita il maggior numero di spin-off (11,4%). Livelli di concentrazione minori, seppure elevati, si registrano in Toscana (10,9%), Emilia Romagna (10,8%), Piemonte (9,4%), Lazio (7,7%) e Puglia (7,4%).

Relativamente ai settori di attività delle spin-off attive in Italia al 31 dicembre 2012, circa un terzo di tali imprese (il 27,8% per la precisione) è attivo nel campo delle ICT, che costituisce il settore più

5 Il numero di imprese spin-off è aggiornato al 31 dicembre 2012.

6 Non solo quelle provenienti dagli atenei che hanno preso parte all’indagine, bensì la generalità delle imprese

spin-off della ricerca pubblica in Italia, gemmate sia dalle università che da altri Enti Pubblici di Ricerca (EPR).

7 Il dato relativo al 2011 è da considerarsi largamente provvisorio e destinato ad aumentare, poiché la visibilità

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popolato, sebbene il peso relativo sia progressivamente diminuito nel tempo e siano cresciute le imprese attive nei comparti life sciences (attualmente il secondo settore più rappresentato, con un’incidenza del 16,3% sul totale) e dell’energia e ambiente (15,9%). Seguono i comparti dei servizi per l’innovazione (14,7%), del biomedicale (8,4%) e dell’elettronica (7,5%), mentre si rilevano quote più modeste per il settore delle nanotecnologie e dei nuovi materiali (3,5%), dell’automazione industriale (3,4%), della conservazione dei beni culturali (1,8%) ed - infine - dell’aerospaziale (0,6%). Relativamente alle università e/o altro EPR di origine, è sostanzialmente nelle regioni più popolate in termini di spin-off che risultano localizzati le università e gli altri EPR più dinamici in termini di numero di imprese generate. Sono evidenti i casi di università che hanno puntato molto sulle imprese spin-off, in tempi diversi, come il Politecnico di Torino (le cui spin-off rappresentano il 5,7% del totale nazionale), l’Università di Padova (4%), l’Università di Bologna (3,7%), le Università di Udine e Pisa (3%), infine, il Politecnico di Milano, l’Università Politecnica delle Marche, la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, l’Università di Perugia e l’Università di Roma ‘Tor Vergata’ (2,9%). Con riferimento alle evidenze relative alle università ‘top 5’, da queste ultime sono state ad oggi gemmate complessivamente 269 imprese spin-off (con un’incidenza pari al 24,9% sul totale nazionale), pari – in media – ad un portafoglio di quasi 54 imprese attive per EPR di origine.

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2. Il ruolo degli Uffici di Trasferimento Tecnologico (UTT)

negli atenei italiani

2. Il ruolo degli Uffici di

Trasferimento Tecnologico (UTT)

negli atenei italiani

2.1. Chi semina

61 Università partecipanti all’indagine8: 55 Università generaliste e 6 Università in ambito scientifico-tecnologico. I dati sono stati ottenuti da un questionario che è stato inviato a tutte le

università italiane9.

8 A tal proposito, si ringraziano per aver preso parte alla presente indagine (in ordine alfabetico): Libera

Università di Bolzano; Libera Università “Maria SS.ma Annunziata” (Roma); Politecnico di Bari; Politecnico di Milano; Politecnico di Torino; Scuola Normale Superiore (Pisa); Scuola Superiore Sant’Anna (Pisa); Seconda Università di Napoli; SISSA (Trieste); Università ‘Ca’ Foscari’ (Venezia); Università Cattolica del Sacro Cuore (Roma); Università ‘IUAV’ (Venezia); Università ‘L’Orientale’ (Napoli); Università ‘La Sapienza’ (Roma); Università ‘Magna Graecia’ (Catanzaro); Università ‘Tor Vergata’ (Roma); Università ‘Tuscia’ (Viterbo); Università Campus Bio-Medico (Roma); Università Commerciale ‘Luigi Bocconi’ (Milano); Università de L’Aquila; Università del Molise; Università del Piemonte Orientale ‘Amedeo Avogadro’ (Vercelli); Università del Salento; Università del Sannio (Benevento); Università dell’Insubria (Varese); Università della Basilicata; Università della Calabria; Università della Valle d’Aosta; Università di Bari; Università di Bergamo; Università di Bologna; Università di Brescia; Università di Cagliari; Università di Camerino; Università di Catania; Università di Chieti-Pescara; Università di Ferrara; Università di Firenze; Università di Foggia; Università di Genova; Università di Macerata; Università di Messina; Università di Milano; Università di Milano-Bicocca; Università di Modena e Reggio Emilia; Università di Padova; Università di Pavia; Università di Perugia; Università di Pisa; Università di Roma Tre; Università di Salerno; Università di Sassari; Università di Siena; Università di Teramo; Università di Torino; Università di Trento; Università di Trieste; Università di Verona; Università di Urbino; Università Politecnica delle Marche; Università Telematica ‘Guglielmo Marconi’.

9 In questa sede è utile precisare che non sono state considerate dal computo delle medie, le università che -

pur avendo risposto nell’anno in corso o in quelli precedenti alla parte anagrafica ed a quella generale del questionario - non risultano attive né con riferimento all’attività di brevettazione, né relativamente alla

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2.2. Con chi si semina

61 Uffici di trasferimento tecnologico delle università, 29 dei quali costituiti fra il 2004 e il 2006.

L’Ufficio di Trasferimento Tecnologico (UTT) o Industrial Liaison Office (ILO)è nel 96,3% dei casi un ufficio interno all'ateneo e rappresenta la realtà che giornalmente nelle università italiane si occupa della valorizzazione dei risultati della ricerca. Il trasferimento di tecnologia, anche se è preferibile parlare di attività di trasferimento di conoscenze visto che riguarda sia università generaliste che scientifico tecnologiche, è formalmente presente nel panorama accademico da una decina di anni (figura 2.1). I primi UTT sono stati costituiti negli anni ’90, ma è solo tra il 2001 e il 2008 che la maggior parte delle università hanno istituito uno specifico ufficio, con un boom negli anni dal 2004 al 2006 in quanto la metà degli atenei che oggi hanno un UTT hanno anche potuto usufruire di specifici contributi statali. In poche realtà, solo 8%, grazie a specifici progetti quali FIXO o finanziamenti regionali ad hoc, sono stati incentivati servizi di trasferimento tecnologico con organizzazione e coordinamento a livello regionale. Ormai, di fatto, quasi tutte le università e gli enti pubblici di ricerca dispongono di una struttura formalizzata di TT.

Figura 2.1 - Anno di costituzione degli UTT (n=61)

creazione di imprese spin-off. Inoltre, non tutte le 61 università hanno risposto alla totalità delle domande: di conseguenza, la numerosità del campione dei rispondenti può risultare diversa nelle varie elaborazioni statistiche. N u m er o di UT T

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2.3. Il terreno di semina

Il 44,3% degli UTT è collegato o partecipa ad un Parco Scientifico, mentre il 42,6% partecipa ad un incubatore.

Come si può notare in figura 2.2 è in costante calo la partecipazione a parchi scientifici. Anche in questo caso le motivazioni sono molteplici ma principalmente il dato non deve tradire il costante rapporto fra i responsabili degli UTT e le strutture dei parchi: molto spesso il rapporto di collaborazione continua anche oltre gli accordi ufficiali.

Stabile è anche la partecipazione delle Università direttamente o degli UTT ad un incubatore di

impresa. In questo caso i valori si sono progressivamente assestati attorno al 40% degli intervistati.

Uno dei motivi che hanno favorito tali collaborazioni è grazie anche all’attività promossa dall’associazione PNI Cube (www.pnicube.it), Associazione degli Incubatori e delle Business Plan Competition e Netval, che spesso favorisce il contatto fra le Università e gli incubatori.

Figura 2.2 - Partecipazione a parchi scientifici ed a incubatori di impresa (n2004=65; n2006=66; n2008=57; n2010=65; n2011=61)

2.4. Quanta semenza c’è?

218 milioni di Euro è il budget medio dal 2004 al 2011 delle Università rispondenti e 784 milioni quello delle Università ‘top 5’.

Il bilancio di un Ateneo nella sua globalità presenta un indice interessante da cui partire per capire quali siano le risorse a disposizione (figura 2.3) per svolgere le “classiche” attività di ricerca e didattica ed inoltre servizi dedicati alla “terza missione”. Mentre per l’intero campione nell’ultimo

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quadriennio il budget è rimasto invariato, per le università ‘top 5’ nel 2011 vi è stato un ulteriore aumento, confermando il trend di progressiva crescita nell’intero periodo oggetto di analisi. In particolare, nel 2011 il budget mediamente a disposizione delle università ‘top fivÈ ammonta a circa 784 milioni di Euro per ateneo rispondente (+33% rispetto al 2004).

Figura 2.3 - Budget medio annuale delle università (n2004=51; n2006=57; n2008=56; n2010=59; n2011=54)

2.5. I semi per la ricerca

28,9 milioni di Euro è il budget medio per la ricerca scientifica e tecnologica, mentre 111 milioni è il dato per le Università ‘top 5’.

A differenza del budget medio annuale per la ricerca scientifica per le università rispondenti, in aumento negli ultimi cinque anni, quello per le università ‘top 5’ è calato nell’ultimo anno di riferimento (figura 2.4).

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Figura 2.4 - Importo medio dei fondi per la ricerca delle università (n2004=51; n2006=58; n2008=53; n2010=57; n2011=55)

Nello specifico, se si analizzano le voci relative alla tabella 2.1 si noterà che un terzo dei fondi dedicati alla ricerca proviene dal governo centrale, pari al 35,5% nel 2011 a fronte di un trend in diminuzione nei contratti di R&C e servizi tecnici finanziati da terzi che nell’ultimo triennio è sceso di 8 punti. Passa dal 12,7% al 10,9% la quota percentuale dei fondi propri delle università, mentre aumentano di 2 punti e mezzo i fondi dell’Unione Europea (UE). Interessante è invece notare come i fondi provenienti dalla Regione di localizzazione dell’ateneo e dagli altri enti locali, siano progressivamente cresciuti tornando ai valori del 2008 dopo una importante flessione nello scorso anno. Tale aumento è probabilmente da attribuire ai bandi regionali, che poggiano su fondi POR dell’Unione Europea, che finanziano diversi progetti di ricerca. Infine è sconfortante il dato relativo alle donazioni (poco più dell’1%) che invece è una buona fonte di finanziamento nei sistemi anglosassoni.

V al o ri m ed i ( in m ili o n i di eu ro )

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Tabella 2.1 - Provenienza dei fondi per la ricerca nelle università

Provenienza

Quota percentuale sul totale dei fondi per la ricerca

2004 2006 2008 2010 2011

(n=51) (n=58) (n=52) (n=55) (n=53)

Governo centrale 37,5 30,4 23,5 40,5 35,5

Contratti di R&C finanziati da terzi e servizi

tecnici 19,0 22,7 25,3 18,3 17,7

Fondi propri dell’università 15,1 14,4 15,9 12,7 10,9

Unione Europea 10,8 10,4 11,1 10,1 12,6

Regione e altri enti locali 4,4 7,8 12,3 7,3 12,3

Donazioni 1,6 1,6 0,8 1,3 1,0

Altre fonti 11,5 12,8 11,1 9,9 10,1

Totale fondi per la ricerca 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

2.6. Perché si semina

Obiettivo 1: Valorizzare in modo appropriato i risultati della ricerca Obiettivo 2: Generare risorse aggiuntive per la ricerca

Gli obiettivi principali che si pongono gli UTT riguardano come gestire in modo appropriato i risultati

della ricerca (figura 2.5) e come generare risorse aggiuntive per l’università e i suoi dipartimenti (i

punteggi medi sono entrambi vicini al 4,6). La possibilità di generare ricadute sull’economia regionale rappresenta un altro obiettivo perseguito con costanza dagli UTT delle università rispondenti nel 2011 (il valore si attesta al 4), e che riveste un’importanza superiore rispetto alla generazione di

ricadute sull’economia nazionale (3,3). Infine, l’eventualità di generare ricavi per il personale accademico ha mantenuto una rilevanza contenuta e pressoché stabile nel periodo considerato.

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Figura 2.5 – Importanza degli obiettivi istituzionali degli UTT (= poco importante;  = molto importante)

Promozione della valorizzazione in chiave economica dei risultati e delle competenze della ricerca scientifica e tecnologica e diffusione di una cultura imprenditoriale della ricerca ed il sostegno alle iniziative di spin-off (94,5%) sono i principali macro-obiettivi che caratterizzano la Mission degli UTT.

Segue con il 90,9% (più 5 punti rispetto alla scorsa rilevazione) sostegno alle politiche di

brevettazione dei risultati della ricerca ed al potenziamento delle capacità dell’università di cedere e/o dare in licenza i brevetti e dalla promozione del trasferimento tecnologico e dei processi di sviluppo economico a livello locale e regionale. È stato invece indicato da una percentuale

leggermente più bassa di università (74,5%) l’obiettivo legato al potenziamento delle capacità

dell’università e dei singoli dipartimenti di stipulare contratti e/o convenzioni di ricerca con imprese ed altre organizzazioni.

(39)

Tabella 2.2 - Mission degli UTT

Obiettivi dell'UTT

Quota percentuale di università* 2004 (n=43) 2006 (n=51) 2008 (n=46) 2010 (n=54) 2011 (n=55)

Diffondere una cultura imprenditoriale della ricerca e

sostenere le iniziative di spin-off 69,8 86,3 91,3 92,6 94,5

Promuovere la valorizzazione in chiave economica dei risultati e delle competenze della ricerca scientifica e tecnologica

74,4 86,3 93,5 92,6 92,7

Promuovere il trasferimento tecnologico ed i processi di

sviluppo economico a livello locale e regionale 69,8 74,5 89,1 83,3 87,3 Sostenere le politiche di brevettazione dei risultati della

ricerca e potenziare le capacità dell'università di sfruttare commercialmente i diritti derivanti dal proprio portafoglio brevetti (cessioni e licensing)

72,1 82,4 82,6 85,2 90,9

Potenziare le capacità dell'università, e dei singoli dipartimenti, di stipulare contratti e/o convenzioni di ricerca con imprese ed altre organizzazioni

60,5 74,5 69,6 72,2 74,5

Nota: (*) ammesse risposte multiple

I due ambiti più frequentemente regolati e trattati dagli UTT delle università rispondenti sono la

creazione di imprese spin-off (92,7%) e la proprietà delle invenzioni (83,6%). Dal grafico in figura 2.6 si

rileva inoltre che la collaborazione con l’industria e per la conduzione di ricerche a contratto, pari al 75,9% nel 2011, contro il 67,4% nel 2004 sia maggiormente considerata nelle specifiche politiche sul trasferimento tecnologico negli atenei partecipanti alla presente rilevazione. Infine, mentre per il copyright il dato rimane invariato, è molto significativo l’incremento delle attività dedicate alla risoluzione di conflitti di interesse (il cui peso percentuale è pari al 30,9% nel 2011 ben più alto però di quanto era nel 2004). Con tutta probabilità questo dato è stato influenzato dal “Decreto Gelmini” (D.M. 168/2011) ”D.M. 168/2011 concernente la definizione dei criteri di partecipazione di professori e ricercatori universitari a società aventi caratteristiche di spin-off o start up universitari in attuazione di quanto previsto all'articolo 6, comma 9, della legge 30 dicembre 2010, n. 240. (che ha normato delle incompatibilità assolute e ha lasciato poi ogni singolo ateneo la libertà di definire il perimetro del fenomeno).

(40)

Figura 2.6 - Specifiche politiche di TT definite dagli UTT (n2004=43; n2011=55)

Per quel che riguarda le diverse funzioni svolte dagli UTT (figura 2.7), nel 2011 emerge molto chiaramente l’incremento sostanziale della gestione della PI, seguita a breve distanza dal supporto

alla creazione di imprese spin-off. Di fatto molti uffici hanno concentrato le proprie forse e

competenze su queste due attività lasciando quasi invariate invece le attività di licensing (75,5%). Fra le restanti funzioni è utile sottolineare come con il 43,4% il personale degli UTT si dedichi alla gestione dei contratti di ricerca e collaborazione con l’industria, a scapito della gestione dei contratti

di ricerca e consulenza che con il 34,6% ha subito una flessione di 13 punti rispetto al 2004. Lo sviluppo professionale continuo (30,2%), la gestione dei fondi per la ricerca (20,8%), la fornitura di servizi tecnici (17%), la gestione di fondi di seed capital (28,3% incrementata di molto) costituiscono

funzioni svolte dagli UTT con minor frequenza, mentre la gestione di parchi scientifici/incubatori (15,1%) rappresenta una funzione marginale degli UTT italiani.

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