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Variazione del microbiota intestinale in pazienti anziani malnutriti dopo reintegro calorico proteico con dieta polimerica arricchita con HMB

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Academic year: 2021

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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PISA

Dipartimento di Scienze del Farmaco

Corso di laurea Magistrale in Scienze della Nutrizione Umana

TESI DI LAUREA

VARIAZIONE DEL MICROBIOTA INTESTINALE IN

PAZIENTI ANZIANI MALNUTRITI DOPO REINTEGRO

CALORICO PROTEICO CON DIETA POLIMERICA

ARRICCHITA CON HMB

RELATORI CANDIDATO

Chiar.ma Prof.ssa Maria Claudia Gargini Dott. Salvatore Spada

Chiar.mo Dott. Sebastiano Percolla

ANNO ACCADEMICO

2017/2018

(2)

INDICE

I.

Introduzione

1 Il microbiota intestinale pag ……….1

1.1 funzione del microbiota………2

1.2Funzione metabolica………2

1.3Funzione trofica………...3

1.4Funzione protettiva………..3

2 Stati di Malnutrizione nell’anziano………4

2.1Malnutrizione legata a eventi para fisiologici………..5

2.2Malnutrizione legata a eventi patologici………..5

3 Scopo della tesi……….6

II. Materiali e metodi………...7

1. Campione analizzato………...7

2. Valutazione nutrizionale su 84 pazienti………8

2.1 MNA test (Mini Nutritional Assessment)………..12

2.2 Karnofsky Performance status………...15

3. Valutazione nutrizionale su 20 pazienti malnutriti………16

3.1 calcolo fabbisogno proteico………..16

3.2 calcolo fabbisogno energetico………...18

4. Descrizione Microbiopassport………..21

4.1 Estrazione del DNA genomico batterico………21

4.2 Analisi HPLC di acidi grassi volatili………..23

4.3 Parametri di Base………...24

4.4 Legenda grafica e rappresentazione del report………..24

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4.6 Microbiota e salute………27 4.6.1 Indici positivi………27 • Immunomodulazione • Gut Brain-Axis • Effetto Barriera 4.6.2 Indici negativi………28 • Malattie Infiammatorie Intestinali

• Permeabilità intestinale “Leaky gut” • Obesità, Diabete e sindrome metabolica

• Accumulo di Colesterolo e Patologie Cardiovascolari • Invecchiamento

5. Integratore “Ensure plus advanced”………..31

III. Risultati ………..33

1 Valutazione nutrizionale su 84 pazienti………33

• Risultati MNA test

• Risultati indice di Karnofsky

2 Identificazione pazienti malnutriti………35

• Principali patologie dei 20 pazienti • Analisi bioumorali dei 20 pazienti

3.Microbiopassport prima dell’integrazione………..37

• Grafico Analisi descrittiva • Grafico efficienza metabolica • Grafico Indice alfa90 di diversità • Grafico Indice di Disbiosi microbica • Grafico Immunomodulazione

• Grafico Gut Brain-Axis • Grafico Effetto Barriera

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• Grafico Permeabilità intestinale “Leaky gut” • Grafico Obesità, Diabete e sindrome metabolica

• Grafico Accumulo di Colesterolo e Patologie Cardiovascolari • Grafico invecchiamento

4. Risultati dopo reintegro calorico-proteico con HMB………46

• Difficoltà/complicanze durante assunzione integratori………..46 • Indice di dibiosi

• Indice di biodiversità

• Analisi delle principali classi di batteri dominanti • Indice di efficienza metabolica

• Microbiota e salute

IV. Conclusioni………..49 V. Bibliografia………...50

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I. Introduzione

Il microbiota intestinale è la comunità microbica che risiede nel nostro tratto

gastrointestinale ed è unico per composizione in ogni individuo. Con i suoi miliardi di cellule batteriche, il microbiota intestinale è uno degli ecosistemi più ricchi e diversificati sul pianeta. Il patrimonio genetico dei batteri che risiedono nel nostro intestino contiene 150 volte più geni rispetto a quello umano e preserva la nostra salute esercitando essenziali funzioni fisiologiche e metaboliche che altrimenti il nostro organismo non sarebbe in grado di svolgere, contribuendo attivamente alla digestione dei nutrienti e al corretto funzionamento del sistema immunitario.

Un microbiota sano ci protegge da diverse patologie (obesità, diabete di tipo II, sindrome metabolica, malattie infiammatorie intestinali, diverticoli, cancro del colon-retto, artrite reumatoide, e allergie) calibrando e regolando le nostre funzioni metaboliche e immunitarie. Diversamente, un’alterata composizione dell’ecosistema (disbiosi) può favorire l’insorgenza di tali patologie. Anche disturbi ricorrenti di lieve o moderata entità (coliti episodiche, diarree ricorrenti, stipsi, flatulenza, difficoltà digestive e disturbi uro-ginecologici) possono essere correlate ad un microbiota dalla composizione non equilibrata. Un microbiota dal profilo sano costituisce inoltre un requisito essenziale per il successo di terapie, sia in ambito nutrizionale che farmacologico, consentendo un completo recupero dello stato di salute. Conoscere la composizione del nostro microbiota significa avere uno strumento per preservarne o migliorarne l’equilibrio grazie ad opportune modifiche della dieta e dello stile di vita, favorendone il mantenimento o il recupero di un profilo sano.

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1.1 Funzioni del microbiota

- Effetto tossico anti- H. pylori; - Idrolisi delle tossine;

- Metabolismo Sali biliari; - Sintesi AA e vitamine B e K;

- Stimolo alla risposta immune nei confronti dei patogeni; - Inibizione competitiva dei meccanismi di adesione batterica; - Proliferazione e differenziazione della mucosa intestinale; - Produzione di Ossido Nitrico;

- Stimolo maturazione sistema immunitario (placche di Peyer e cell.IgA secernenti); - Produzione di molecole con azione battericida o batteriostatica;

- Controlli attività infiammatoria (allergie, IBD) maggiore rilascio di interluchine, istamina, 5HT;

- Competizione per i nutrienti; - Proprietà antibiotico simili;

1.2 Funzione metabolica

Sintesi vitamine B, K, PP acido folico e contribuiscono all’assorbimento di ioni calcio, magnesio e ferro.

Sono coinvolti nel metabolismo anaerobio delle proteine e peptidi con formazione di composti fenolici come NH3, gas come idrogeno e anidride carbonica; nella

fermentazione dei carboidrati non digeribili con produzione di SCFA come acetato che serve come substrato per la lipogenesi, propionato per la gluconeogenesi, contribuisce alla formazione del glucosio per il 7%; il butirrato per la sintesi delle membrane cellulari dei colonociti (trofismo/turnover cellulare).

Ogni giorno 6-18 gr/die di proteine raggiungono il colon dove ci agiscono gli enzimi come proteasi, deaminasi, decarbossilasi, avviene l’idrolisi delle proteine da parte di

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bacteroides, clostridium, fusabacterium, streptococchi, lactobacilli, con rilascio di metaboliti tossici come fenoli, indoli, ione ammonio e amine.

Il metabolismo dei Grassi, emulsionati dai sali biliari e poi assorbiti nel tenue, il microbiota svolge la funzione di deconiugazione / idrossilazione dei Sali biliari, va a modificare l’attività della lipo-proteinlipasi (LPL): con blocco della produzione Fiaf (inibitore dellaLPL) è incrementa l’accumulo di trigliceridi nel tessuto adiposo quindi va regolare la lipogenesi.

1.2 Funzione trofica

- Proliferazione e differenzziazione epitelio intestinale; - Aumento del flusso ematico;

- Sviluppo delle cripte e dei villi;

- Regolazione della permeabilità e dell’assorbimento; - Secrezione di mucine.

1.4 Funzione protettiva;

- Sviluppo dell’immunità cellulare, maturazione del tessuto linfoide associato alla mucosa intestinale (GALT);

- Acidificazione dell’ambiente intestinale in modo da ostacolare la contaminazione di patogeni esogeni;

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2 Stati di malnutrizione nell’anziano

Il rapporto tra età e stato nutrizionale è di difficile inquadramento, specie perché l'avanzare dell'età si associa frequentemente alla presenza di patologie; la malnutrizione può infatti essere causa di malattia così come la malattia può essere

all’origine della malnutrizione. Tutte le modifiche adattative funzionali dell'organismo in corso di malnutrizione

proteico-energetica hanno infatti una caratteristica di base unificante: la carenza di substrati energetici e proteici necessari per l'attività dei meccanismi di difesa immunitari, che invece, se sollecitati, determinano un aumentato fabbisogno proteico ed energetico. I deficit nutrizionali, quindi, favoriscono il mantenimento delle patologie, o ne predispongono ad altre, in particolare quelle infettive. Analogamente l'età avanzata si caratterizza per una compromissione dell'immunità cellulare e umorale, conseguente sia -principalmente- alla riduzione del turnover proteico che del M.B. Negli anziani tali fenomeni si sommano l'un l'altro, con aggravamento della prognosi specie se istituzionalizzati o ricoverati.

La composizione corporea dell'anziano risente di una serie di adattamenti, tra cui l'aumento del tessuto adiposo (con localizzazione prevalentemente addominale) e la diminuzione delle masse muscolari e dell'acqua corporea totale.

· Tessuto adiposo +35% · Muscoli scheletrici - 40% . Volume plasmatico - 8% · Acqua corporea totale - 17% · Acqua extracellulare - 40%

La riduzione del turnover proteico comporta infatti, negli anni, una progressiva riduzione del rapporto tra massa magra (muscolare), fortemente idratata e massa grassa, scarsamente idratata, con conseguente riduzione dell’acqua totale corporea (e aumento del rischio di disidratazione) e riduzione del M.B. per riduzione della massa protoplasmatica attiva. Il fabbisogno energetico diminuisce infatti di circa il 20%, in parte per riduzione del metabolismo basale ma soprattutto per diminuzione dell’attività motoria.

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2.1 Malnutrizione legata a eventi para fisiologici

• Disturbi della masticazione (carie – edentulia - protesi dentarie – gengiviti – piorrea - ipotrofie muscolari con riduzione dell'attività muscolare masticatoria,

prolungamento della fase orale della deglutizione e modificazioni posturali facciali con incapacità a mantenere correttamente il cibo in bocca - riduzione della

salivazione)

• Riduzione della capacità gustativa; • Riduzione della funzione olfattiva;

• Riduzione dell'assorbimento gastrointestinale; • Riduzione delle secrezioni gastrointestinali; • Disturbi funzionali ostruttivi gastrointestinali;

• Difettosa attività del centro della fame ipotalamico a genesi vascolare.

2.2

Malnutrizione

legata

a

eventi

patologici

Le cause invece patologiche della Malnutrizione Proteico-Energetica sono teoricamente quasi tutte le malattie sia acute che croniche, nella misura in cui - ed è frequente - interferiscono con le condizioni para fisiologiche dell'anziano:[2]

• Neoplasie • BPCO

• Infezioni • Malattie dell'apparato digerente • Ipertiroidismo • Diabete Mellito

• Demenza • Cardiopatie

• Depressione • Cirrosi epatica • Interferenze farmacologiche • Cardiopatie

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3. Lo scopo della tesi

Valutare la variazione del microbiota intestinale dopo integrazione con dieta polimerica arricchita con FOS e HMB, della durata di due mesi, in 20 pazienti anziani malnutriti ricoverati presso una Residenza Assistenziale e presso una casa di cura riabilitativa e ribadire come una alterazione del microbiota intestinale possa influire sulla qualità della vita del paziente e sul normale invecchiamento fisiologico. Lo stato di malnutrizione e di autonomia dei pazienti è stato diagnosticato avvalendosi dell’MNA TEST e della scala di Karnofsky. Lo stato di disbiosi è stato valutato su campione fecale avvalendosi dell’analisi sulla frazione 16 S ribosomiale “Microbiopassport” della Start-up innovativa Wellmicro Srl dell’Università di Bologna.

(11)

II. Materiali e Metodi

1. Campione analizzato

Il campione analizzato per questo studio comprende 84 pazienti di cui 60 femmine e 24 maschi principalmente anziani, di età compresa dai 57 ai 94 anni, con età media di 79 anni.

71%

29% F

M

Percentuale uomini e donne

80 77

75 76 77 78 79 80 81

ETÀ MEDIA F ETÀ MEDIA M

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La valutazione clinica ha evidenziato le patologie rappresentate:

2.Valutazione nutrizionale

E’ stato effettuata la valutazione nutrizionale ed il grado di autonomia di 84 pazienti utilizzando l’ MNA test (Mini Nutritional Assessment) ed il Karnofsky Performance status.

La valutazione nutrizionale ha lo scopo di identificare le conseguenze metaboliche di uno stato non fisiologico come il digiuno o l’insufficiente apporto di nutrienti, cui si associa lo sviluppo della malnutrizione, che a sua volta può associarsi ad una patologia di base. Per la valutazione nutrizionale e l’identificazione delle conseguenze metaboliche della malnutrizione si utilizzano dati anamnestici, valutazioni cliniche, misure antropometriche, e parametri biochimici. Un’anamnesi fisiologica e patologica approfondita ed un esame obiettivo accurato sono indispensabili per una corretta valutazione nutrizionale. Il principale parametro utilizzato per valutare l’entità della malnutrizione è la perdita di peso corporeo. L’entità del calo ponderale in grado di condizionare un peggioramento dell’evoluzione clinica varia in letteratura; tuttavia in molti studi si accetta come significativo un calo ponderale involontario negli ultimi 6 mesi > 10% rispetto al peso abituale, o maggiore del 5% in un mese. In assenza del

0,00% 10,00% 20,00% 30,00% 40,00% 50,00% 60,00% 70,00%

Patologie 84 pazienti

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peso abituale può essere considerato indicativo di malnutrizione un peso corporeo inferiore del 20% rispetto al peso ideale. Nonostante la sua semplicità ed economicità, tuttavia, tale strumento è ancora ampiamente negletto. La mancata registrazione del peso del paziente al momento del ricovero rimane sorprendentemente, ancora oggi, una rilevante concausa della Malnutrizione Proteico-Calorica (MPC) in ambito ospedaliero, confermando l’assoluta necessità di aumentare il grado di sensibilità nei confronti della MPC tra il personale sanitario medico e paramedico. In aggiunta al peso corporeo, la presenza di MPC induce alterazioni in una serie di altri parametri clinici che possono essere utilizzati per diagnosticare e quantificare la MPC. In particolare l’indice creatinina/altezza che stima la massa magra in quanto la creatinina urinaria costituisce il prodotto finale del metabolismo della creatina presente principalmente nel tessuto muscolare [creatininuria delle 24 ore/creatinina urinaria ideale (valutata in funzione di altezza e sesso secondo le tabelle di riferimento) x 100], ed alcune proteine plasmatiche che ben si correlano con lo stato nutrizionale e la gravità della patologia di base: l’albumina che quando è bassa si associa ad una prognosi più sfavorevole; la transferrina che con la sua breve emivita (8 giorni) ed il suo pool corporeo relativamente piccolo riflette fedelmente la perdita ed il recupero del patrimonio proteico; la prealbumina che con l’emivita di 2-3 giorni può aiutare a monitorare la risposta al trattamento nutrizionale. Una classificazione della MPC basata su indici antropometrici, immunologici e biochimici è riportata nella Tabella I.

TABELLA I – VALUTAZIONE NUTRIZIONALE

Malnutrizione

Parametro Lieve Moderata Grave Calo ponderale (su peso abituale) 5-10% 11-20% >20% IMC (o BMI) (kg/m2) 17-18.4 16-16.9 < 16 Indice creatinina/altezza 99-80 79-60 < 60 Albumina (g/dL) 3.5-3.0 2.9-2.5 < 2.5 Transferrina (mg/dL) 200-150 149-100 < 100 Prealbumina (mg/dL) 18-22 10-17 < 10

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Retinol-binding protein (mg/dL) 2.9-2.5 2.4-2.1 < 2.1 Linfociti /mm3 1500-1200 1199-800 < 800

Qualora non sia acquisibile alcuna informazione sul peso abituale ci si può riferire alla stima del peso ideale Calo ponderale (su peso ideale) 10-20% 21-40% > 40%

Occorre sottolineare che soprattutto i parametri sierici non sono indici specifici dello stato di nutrizione (per esempio l’ipoalbuminemia può essere dovuta semplicemente a emo diluizione, a una maldistribuzione tra compartimento intra- ed extra-vascolare, a una ridotta sintesi epatica o a una ripartizione nella priorità dei processi sintetici epatici nella sepsi; la linfopenia può essere dovuta a tossicità midollare, ecc.). Di conseguenza pur rappresentando spesso tali parametri dei marcatori di presenza e di gravità di malattia, essi non necessariamente indicano che il supporto nutrizionale sia indispensabile, né le loro modificazioni sono sempre rilevanti ai fini della valutazione di efficacia del trattamento nutrizionale. Recentemente si è consolidato un certo consenso nel considerare anche l’indice di massa corporea (IMC, spesso indicato con BMI, Body Mass Index) [IMC = peso (kg)/altezza2 (m2)] tra gli indicatori di uno stato di malnutrizione. Valori di IMC < 18.5 kg/m2 sono oggi considerati indicatori di MPC, valori di IMC di 14-15 kg/m2 sono associati ad aumentata mortalità, valori > 25 kg/m2 indicano sovrappeso e quelli > 30 kg/m2 obesità. L’IMC non è di utilità per valutare lo stato di nutrizione nella magrezza costituzionale o nei pazienti obesi che, pur avendo perduto molti kg, rimangono sovrappeso. La diagnosi e la quantificazione della MPC non presentano, dunque ad un occhio esperto, particolari difficoltà. Nella pratica clinica possono essere adottati diversi protocolli di valutazione. Uno screening nutrizionale iniziale dovrebbe di regola essere effettuato entro 48 ore dal ricovero, per identificare i pazienti malnutriti o a rischio di diventar lo e stabilire se è necessaria una valutazione nutrizionale più approfondita. Gli indicatori più frequentemente utilizzati si possono ottenere in modo semplice e rapido, sono specifici, riproducibili e di alta efficienza economica: patologia di base; variazioni ponderali; introiti alimentari; eventuali perdite di nutrienti; livello di attività fisica autonoma; giudizio clinico basato sull’esame obiettivo con rilievo di perdita di massa muscolare scheletrica (in particolare dei muscoli temporali, deltoidei, tricipiti e quadricipiti ed interossei della mano) e di grasso sottocutaneo eventuale presenza di cachessia, edemi, glossite,

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stomatite, alterata cicatrizzazione, ecc. albuminemia e conta dei linfociti totali. Inoltre, poiché, come si è detto, la Nutrizione Artificiale rappresenta uno strumento preventivo, oltre che terapeutico, della MPC, se ne deve presupporre l’impiego anche in soggetti che presentino un concreto rischio di MPC. Nei pazienti che si ritengano a rischio di MPC la valutazione deve essere accurata e presuppone un’indagine più approfondita, la Valutazione Nutrizionale, comprendente anamnesi (medica, nutrizionale e farmacologica) ed esame obiettivo orientati in senso nutrizionale unitamente a misure antropometriche e ad esami di laboratorio indicatori dello stato di nutrizione. I dati così ottenuti devono essere poi riordinati e valutati per formulare la diagnosi nutrizionale. A tal fine sono state messe a punto alcune associazioni standardizzate di indici al fine di consentire la formulazione di un punteggio valutativo, quali ad esempio la SGA (Subjective Global Assessment) o la MNA (Mini Nutritional Assessment) per soggetti in età avanzata. La SGA comprende la raccolta di dati anamnestici (calo ponderale, introito alimentare, sintomi gastrointestinali, diagnosi, capacità funzionale) ed un esame obiettivo delle masse muscolari, della massa grassa e della presenza di edema. Nonostante i limiti della SGA, rappresentati da una possibile eccessiva complessità per indagini di screening in caso di risorse limitate e dalla possibile incompletezza legata alla mancanza di indici obiettivi dello stato di nutrizione, esso risulta un valido strumento attraverso il quale può essere posta l’indicazione alla NA in ambito ospedaliero. La MNA prevede rilievi di tipo anamnestico (appetito, calo ponderale, tipo di diagnosi, attività motoria, problemi neuropsichiatrici) associati al calcolo dell’indice di massa corporea

[IMC = peso(kg)/altezza (m)2], eventualmente completata da una valutazione sull’autonomia funzionale, l’assunzione di farmaci, la presenza di decubiti, ulcere cutanee, il rilievo della circonferenza del braccio e del polpaccio. Sono stati sviluppati e studiati altri indici multifattoriali, quelli prognostici, che utilizzano differenti associazioni di parametri nutrizionali: il Prognostic Nutritional Index (PNI), il Nutritional Risk Index (NRI), e il Prognostic Inflammatory Nutritional Index (PINI), i primi due utilizzati per valutare il rischio di morbilità e mortalità perioperatoria, ed il terzo il rischio di complicanze infettive e morte. Questi indici prognostici non sono però entrati nella routine clinica per la loro complessità. Tecniche più complesse quali la calorimetria indiretta e l’analisi della composizione corporea non sono di uso abituale per la loro complessità e costo, e perché non è stata dimostrata la loro utilità

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nella valutazione della prognosi o nel migliorare l’efficacia di un supporto nutrizionale. La Valutazione dello stato nutrizionale, comprende anche una valutazione metabolica che include un’indagine sul funzionamento di organi ed apparati e su alterazioni del metabolismo che possono influenzare la perdita di massa magra e la risposta metabolica al trattamento nutrizionale. Esiste infatti una relazione molto stretta tra lo stato nutrizionale e la gravità della patologia di base, ed il supporto nutrizionale può migliorare l’efficacia della terapia specifica per la patologia di base, prevenire lo sviluppo della malnutrizione e favorire la guarigione. Per questi stretti legami tra la malnutrizione e la malattia, la valutazione nutrizionale non è un’indagine statica, ma oltre all’identificazione del paziente malnutrito o a rischio di diventarlo, deve anche essere utilizzata per monitorare i cambiamenti nutrizionali e le eventuali carenze che si sviluppano durante l’evoluzione della malattia di base. [3]

2.1 MNA test (Mini Nutritional Assessment);

Composto da 18 items:

i primi 6 sono detti di screening: massimo score parziale possibile 14 punti; se si totalizzano12 o più, normalità nutrizionale, se 11 punti o meno necessità di proseguire con le altre domande (valutazione globale).

Valutazione globale massimo 16 punti. Punteggio massimo totale raggiungibile è di 30 punti.

Griglia di valutazione:

-Punti 30-24: paziente ben nutrito; -Punti 23,5-17: paziente a rischio; -punti <17: paziente malnutrito;

Altezza: misura tallone-ginocchio per pazienti allettati. Uomini: altezza(cm)= (2.08*altezza del ginocchio) +59.01 Donne: altezza(cm)= (1.91*altezza del ginocchio) +75

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2. Valutazione su 20 pazienti malnutriti

Dopo la valutazione nutrizionale effettuata al nostro campione, si sono selezionati 20 dei pazienti malnutriti e calcolato il loro fabbisogno proteico ed energetico, al fine di determinare la quota esatta di integratore da somministrare.

3.1 Calcolo fabbisogno proteico

Il calcolo dei fabbisogni nutrizionali è strettamente dipendente dall’identificazione dello stato nutrizionale, dello stato metabolico, dalla patologia di base e delle relative terapie, ed infine dal programma terapeutico (via di somministrazione e durata della NA). La determinazione qualitativa e quantitativa del supporto nutrizionale ha come punto di partenza l’identificazione dei fabbisogni del singolo soggetto in condizioni normali, e valuta le modificazioni necessarie per tenere conto delle particolari condizioni cliniche in grado di modificare la tolleranza ai vari substrati. Al fine di non incorrere in sovra- o sotto-stime, il calcolo dei fabbisogni deve riferirsi al peso reale del paziente, considerando il peso ideale solo nei casi che si discostano nettamente dalla normalità. La minima quantità di nutrienti necessaria per mantenere uno stato di salute è stata calcolata in Italia dall’Istituto Nazionale della Nutrizione (LARN, Livelli di Assunzione Raccomandati di energia e Nutrienti per la popolazione italiana) dall’Organizzazione Mondiale della Sanità , e negli Stati Uniti (Recommended Dietary Allowance, RDA, e Adeguate Intake, AI) dal Food and Nutrition Board. Anche se questi apporti raccomandati prendono in considerazione alcune variabili individuali, essi derivano da studi epidemiologici su soggetti sani che si alimentano normalmente, ed hanno lo scopo di ridurre il rischio di sindromi carenziali in soggetti sani. Pertanto, gli apporti minimi raccomandati non si riferiscono a pazienti con patologie acute o croniche, e vanno quindi utilizzati solo come punto di partenza nel calcolo dei fabbisogni nutrizionali.

Fabbisogno di macronutrienti

Due sono i concetti fondamentali per impostare la terapia nutrizionale:

1) Gli apporti devono mantenersi entro un Range ben definito, per evitare errori per difetto od eccesso (quest’ultimo clinicamente più rischioso).

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2) All'interno del range ci si muove per gradi (Steps) di incremento o decremento, fino a che si ottiene l'obiettivo terapeutico o si toccano i limiti del range.

Questo tipo di impostazione evita di imporre valori medi, che non sempre si adattano al singolo paziente, e consente di studiare ed adottare una dieta personalizzata sulla base di elementi accessibili in qualsiasi routine clinica.

I fabbisogni proteici, e le loro variazioni per effetto della patologia di base e dello stato metabolico del paziente, non sono misurabili nella pratica clinica ma possono solo essere stimati mediante il bilancio dell’azoto (N), cioè dalla differenza tra azoto introdotto e azoto perduto. In pratica: Calcolo delle perdite di azoto in condizioni di digiuno o con apporto glucidico non superiore a 100 g/die senza apporto azotato: Perdita di azoto in grammi / 24 ore = Urea urinaria (g/24 ore) x 0.4665 +3#

o meglio:

{Urea urinaria (g/24 ore) + variazioni urea plasmatica*} x 0.4665 + 3g# = N perso (g/24 ore)

*variazioni urea plasmatica (∆ urea) = (urea plasmatica g/dL 24a ora – urea plasmatica g/dL 1a ora) x 50% (per gli uomini e 60% per le donne) del peso corporeo (kg) # perdite di N al di fuori dell’urea urinaria (fecali, urinarie non ureiche e perdite minori) che nel soggetto senza patologie intestinali vengono considerate in media di tre grammi al giorno (8)

Azoto (g) x 6.25 = proteine (g) perse

Osservazioni: a) L’urea che non è stata eliminata con le urine (aumento della azotemia) o che è stata eliminata in grande quantità (riduzione della azotemia) deve essere considerata nel calcolo della perdita di azoto: variazione del N ureico plasmatico ∆ urea o ∆ BUN). b) L’urea urinaria rappresenta circa 80% dell’azoto totale urinario. c) Le perdite di N al di fuori dell’urea urinaria (fecali, urinarie non ureiche come NH3, creatinina, aminoacidi, e perdite minori) sono considerate in media di tre grammi al giorno nel soggetto senza patologie intestinali (10). La perdita di azoto è utilizzata anche per definire lo stato metabolico del paziente: normale (perdita di N < 5 g/die), catabolismo lieve (perdita di N = 5 - 10 g/die), catabolismo aumentato (perdita di N = 10 - 15 g/die), catabolismo grave (perdita di N > 15 g/die). Il fabbisogno proteico (6.25 g di proteine = 1 g di azoto) viene programmato in relazione alla finalità della NA:

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contenimento delle perdite, ripristino del patrimonio proteico perduto, mantenimento delle scorte proteiche. Il fabbisogno proteico dell’adulto in assenza di insufficienza d’organo (con funzione renale ed epatica normale) varia tra 0.8 e 2 g/kg/die (fabbisogno di azoto 0.13-0.35 g/kg/die), e si riduce nell’anziano (11). Il 25-30% dell’apporto proteico deve essere costituito da aminoacidi essenziali (circa 180 mg/kg/die) (12). La somministrazione di aminoacidi influenza l’escrezione di azoto e quindi, al fine di valutare lo stato metabolico (o il grado di catabolismo) del paziente, la determinazione della perdita dell’azoto deve essere fatta in condizioni di digiuno (azoturia basale eventualmente corretta per le variazioni dell’azotemia). In corso di NA il massimo bilancio positivo di azoto ottenibile usualmente non è superiore a 3 g/die. Solo il 60% dell’azoto somministrato viene metabolicamente utilizzato a scopi plastici, il restante 40% viene ossidato. Anche la somministrazione di azoto deve iniziare dal limite inferiore del range indicato, proseguendo secondo step di 0.025-0.05 g/kg fino al raggiungimento dell’obiettivo, e comunque senza superare il limite superiore.

L’apporto massimo di azoto In caso di perdite massive (paziente gravemente ipercatabolico, ustionato), il limite al bilancio positivo è dato dal raggiungimento dell’apporto di N massimo possibile (0.4 g/kg/die). L’utilizzazione metabolica massimale dell’azoto esogeno è usualmente non superiore al 60% di quello somministrato; la parte restante (40%) viene ossidata.

3.2 Calcolo del fabbisogno energetico

Il fabbisogno calorico, in chilocalorie (Kcal) o chilojoules (Kj), è specifico per ogni paziente: esso è determinato dal dispendio energetico basale (BEE, Basal Energy Expenditure) e dal grado di attività fisica, e varia con l’assunzione degli alimenti e con gli stati patologici. La misura del BEE si effettua con la calorimetria indiretta. Nel caso in cui non si disponga di tecniche di misurazione personalizzata del dispendio energetico (calorimetria indiretta), è possibile ricorrere alla formula di Harris-Benedict (H-B), che fornisce una stima sufficientemente accurata del fabbisogno energetico totale. La formula prevede correzioni per i coefficienti di attività e di patologia. Altre formule sono state calcolate per stimare il fabbisogno energetico, e nel complesso si evince che i pazienti si giovano di apporti calorici giornalieri compresi fra 20 e 35 Kcal

(22)

(o 85-145 kj) per kg di peso attuale. Fa eccezione il paziente obeso per il quale l’unico metodo sicuro per la determinazione dei fabbisogni è la calorimetria indiretta. In questa categoria di pazienti la formula di Harris-Benedict sottostima i fabbisogni se si utilizza il peso ideale e li sovrastima se si utilizza il peso attuale. In mancanza della calorimetria indiretta, viene utilizzato un “peso corretto” [(peso attuale x 0.25) + peso ideale] con il quale si tenta di meglio valutare la massa magra del paziente obeso. La tolleranza all'apporto calorico è limitata dalla capacità di metabolizzare i substrati calorici, carboidrati (4-5 mg/kg/min corrispondenti a circa 5.76-7.2 g/kg/die) e lipidi (2.5 g/kg/die); in particolare, nel paziente critico si consiglia di non superare i 5 g/kg/die di carboidrati e 1 g/kg/die di lipidi per via venosa (7, 8). Da recenti studi sono emerse raccomandazioni sui fabbisogni giornalieri di specifici acidi grassi per prevenire lo sviluppo di carenze di acidi grassi essenziali (AGE o EFA, Essential Fatty Acids). A tale scopo l’acido linoleico (ω-6) deve essere fornito nella quantità del 1% - 2% delle calorie totali, e l’acido alfa-linolenico (ω-3) nella quantità dello 0.5% delle calorie totali (9). La somministrazione di calorie deve iniziare dal limite inferiore del range indicato, proseguendo secondo step di 2.5-5 Kcal/kg fino al raggiungimento dell’obiettivo, e comunque senza superare il limite superiore

TABELLA I - EQUAZIONI PER LA STIMA DEL DISPENDIO ENERGETICO

1. FORMULA Harris Benedict (H-B) stima il Dispendio energetico basale (BEE): Uomini: 66.5 + [13.75 x peso att. (kg)] + [5 x altezza (cm)] - [6.75 x età (anni)] Donne: 655 + [9.56 x peso att. (kg)] + [1.85 x altezza (cm)] - [4.67 x età (anni)] Bambini: 22.1 + [31.05 x peso att. (kg)] + [1.16 x altezza (cm)]

2. FORMULA di H-B fattori di correzione per patologia o attività stima il Dispendio energetico a riposo (REE)

FATTORI di CORREZIONE del Fabbisogno energetico basale stimato con la formula di Harris-Benedict

FATTORI: di STRESS (SF) di ATTIVITÀ (AF) Malnutrito 1.00

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Chirurgia elettiva 1.10 Allettato sveglio 1.10 Chirurgia complicata 1.25 Deambulante 1.25-1.50 Trauma o sepsi 1.25-1.50

Si suggerisce di scegliere un fattore di correzione di uno solo dei due gruppi 3. Dispendio energetico totale (TEE)

stimato con calcolo di REE (BEE x Fattore di patologia o attvità) + quota variabile dipendente da attività fisica + azione dinamico-specifica (ADS) dei nutrienti + temperatura (T°C). misurato con calorimetria indiretta.

Fabbisogni idrici

Il fabbisogno idrico, specifico per ogni paziente, è influenzato dal grado di attività fisica ed inoltre varia con l’assunzione degli alimenti e con gli stati patologici. Il fabbisogno idrico dell’adulto in assenza di perdite

patologiche e di insufficienza d’organo (con funzione renale, cardio-respiratoria ed epatica normale) varia tra 30 e 40 mL/kg/die, o tra 1 e 1.5 mL/Kcal somministrate (13). Nell’anziano l’apporto idrico deve essere ridotto a 25 mL/kg/die. [4]

(24)

4. Descrizione di Microbiopassport

Sui 20 pazienti malnutriti è stato effettuato un campionamento fecale, inviato al gruppo Wellmicro Srl dell’Università di Bologna.

Il gruppo di Wellmicro Srl utilizza il processo di sequenziamento del DNA batterico (Next Generation Sequencing) estratto dalle feci. Tali tecniche, mediante le quali viene prodotto il Microbiopassport, garantiscono un’identificazione completa e affidabile del microbiota intestinale.

4.1 Estrazione del DNA genomico batterico

Le cellule batteriche, conservate in glicerolo 50%, sono centrifugate a 13000 rpm per 5 min, lavate con 1 ml di PBS sterile, e risospese in 0.5 ml di TES buffer. Alla sospensione cellulare conservata in ghiaccio, sonoi aggiunti 8 μl di lisozima (10 mg/ml) e 2 μl di mutanolisina (1 mg/ml). Dopo incubazione a 37°C per 30 min, sono addizionati 10 μl di proteinasi K (20 mg/ml) e 10 μl di RNasi A (10 mg/ml), e la sospensione cellulare è incubata a 65°C per 1 h. Dopo ulteriore aggiunta di 100 μl di SDS 10%, incubazione per 15 min a 65°C e successivamente in ghiaccio per almeno 30 min, sono addizionati al campione 620 μl di soluzione fenolo/cloroformio/H20 (Applied Biosystem). I campioni sono mescolati per inversione per 2 min e centrifugati a 6500 rpm per 10 min. Un ml di etanolo ice-cold è aggiunto al layer acquoso trasferito in un nuovo eppendorf tube sterile. I campioni sono nuovamente mescolati per inversione ed incubati in ghiaccio per almeno 30 min. Dopo centrifugazione a 13000 rpm per 5 min e rimozione del surnatante, i pellet di DNA sono asciugati e risospesi in 50 μl di H20 sterile. I campioni di DNA sono quindi quantificati con lo spettrofotometro NanoDrop ND-1000 (NanoDrop Technologies) e conservati a -20°C.

DNA fingerprinting del microbiota intestinale mediante PCR-DGGE

La regione V2-V3 del gene 16S rRNA è amplificata mediante impiego del set di

primer universali eubatterici HDA1-GC/HDA2 e dei primer Bif164/Bif662-GC specifici per il genere Bifidobacterium

(25)

Le reazioni di amplificazione sono condotte in Biometra Thermal Cycler T Gradient (Biometra), con AmpliTaq Gold DNA Polymerase (Applied Biosystem) come DNA polimerasi termostabile. La composizione della miscela di reazione (volume finale 50 µL) è la seguente: 0.5 µM di ciascun primer, dNTPs 200 µM, 1X PCR Buffer, MgCl2 2 mM, 1.25 U di DNA polimerasi, e 4 µl di templato di DNA genomico 20 ng/µl. Il termociclo utilizzato per il set di primer HDA1-GC/HDA2 è il seguente: 95°C per 15 min; 30 cicli di 95°C per 30 s, 56°C per 30 s, 72°C per 60 s; e 72°C per 8 min. Per i primer Bif164/Bif662GC è utilizzato il seguente temociclo: 95°C per 15 min; 30 cicli di 95°C per 30 s, 60°C per 30 s, 72°C per 40 s; e 72°C per 7 min. I prodotti di amplificazione (200 bp con i primer universali eubatterici, e 500 bp con i primer del genere Bifidobacterium) sono visualizzati mediante elettroforesi su gel di agarosio al 2%, utilizzando come marker il ladder 100 bp (Fermentas).

L’analisi DGGE è effettuata utilizzando l’apparato D-Code Universal Mutation

System (Bio-Rad). La separazione sequenza-specifica dei frammenti amplificati è ottenuta in gel di poliacrilammide 8% (w/v) [acrylamide-N,N’bisacrylamide, 40:3 (w/v)], 20 cm x 20 cm x 0.75 mm. Per il set di primer HDA1-GC/HDA2 è utilizzato un gradiente chimico di urea e formammide 30-60%, 45-55% per i primer Bif164/Bif662-GC. Una soluzione denaturante al 100% contiene urea 7 M e formammide 40% (v/v); il gradiente è generato mediante Gradient Maker ed Econo Pump (Bio-Rad). Un volume di campione compreso tra 8 e 16 μl, addizionato di loading dye (bromophenol blue 2%, xylene cyanol 2%, glicerolo 100%, H20 25%) in rapporto 1:1, è caricato sulla superficie di uno stacking gel contenente poliacrilammide 8% (w/v). La corsa elettroforetica è effettuata in 0.5X TAE buffer (Tris 20 mM, acido acetico glaciale 10 mM, EDTA 0.5 mM pH 8), a voltaggio costante di 90 V e alla temperatura di 60°C per 16-17 h. Per la detection dei fingerprinting, è utilizzato un protocollo di colorazione silver come descritto da Bassam et al. (1991). Le immagini, acquisite mediante Molecular Imager Gel Doc XR System (Bio-Rad), sono analizzate

(26)

con FPQuest Software v. 4.5 (Bio-Rad). I frammenti di DNA di interesse sono excisi da gel, lavati in 1X PCR buffer, ed incubati o/n a 4°C in 20 µl di tampone. Quattro µl della soluzione di buffer sono utilizzati come templato per la riamplificazione della regione V2-V3 mediante impiego degli stessi set di primer (HDA1/HDA2, Bif164/Bif662) privi di GC-clamp. Dopo purificazione dei frammenti mediante Wizard® SV Gel and PCR Clean up system (Promega), è effettuato il loro sequenziamento utilizzando lo strumento 377 sequencer (ABI-PerkinElmer). Il confronto, mediante algoritmo BLAST (Altschul et al., 1997), con le sequenze geniche di rRNA depositate in GenBank, ha consentito l’identificazione dei frammenti.

4.2 Analisi HPLC di acidi grassi volatil

i

L’analisi HPLC è condotta al fine di determinare la produzione di SCFA (acido acetico, propionico, butirrico e valerico), acido lattico e acidi grassi ramificati (iso-butirrico e iso-valerico). Dopo centrifugazione a 13000 rpm per 15 min, 20 µl di campione sono stati iniettati in HPLC. Il sistema HPLC utilizzato consiste di L-7100 Hitachi pressure pump, L-7200 Hitachi autosampler, L-7350 Merck-Hitachi column oven (Merck-Merck-Hitachi), ed RI detection. La colonna impiegata, ion-exclusion REZEX-ROA Organic acid column (Phenomenex), è mantenuta a 85°C. Acido solforico 0.0025 mM in HPLC-grade H20 è stato utilizzato come eluente, ed è stata impostata una flow rate di 0.5 ml/min. I campioni sono stati quantificati sulla base di curve di calibrazione ottenute con standard a valori di concentrazione compresi tra 12.5 e 100 mM.[6]

(27)

4.3 Parametri di base

Una caratteristica del microbiota intestinale è il livello di diversificazione in termini tassonomici dei gruppi batterici presenti (biodiversità). Ovvero, più sono numerose le specie di batteri presenti nell’ecosistema intestinale e più il profilo in esame è da considerarsi sano. Il valore qui riportato è un indice che quantifica tale grado di biodiversità dove un numero maggiore indica una maggiore diversificazione.

Il termine disbiosi indica un’alterazione dell’ecosistema microbico intestinale rispetto a quello che è considerato un profilo sano. L’alterazione può essere data sia da una bassa che da una eccessiva presenza di uno o più gruppi batterici. Il valore qui riportato è un indice che quantifica tale grado di disbiosi dove un numero maggiore indica un maggiore grado di disbiosi.

4.4 Legenda grafica e rappresentazione del report

ANALISI DESCRITTIVA

La struttura del microbiota intestinale è rappresentata come abbondanza relativa delle famiglie batteriche presenti nel campione. Ogni punto indica la percentuale con la quale una determinata famiglia batterica è presente sul totale dell’ecosistema batterico. Le famiglie identificate da un punto rosso costituiscono un elemento di disbiosi poiché sono presenti con un’abbondanza superiore o inferiore ai parametri considerati per i controlli sani (intervallo di confidenza del dataset di riferimento rappresentato dalle aree verdi), mentre le famiglie che rientrano nei parametri sono rappresentate da un punto nero.

(28)
(29)

4.5 Efficienza metabolica del microbiota

La tabella descrive l’efficienza metabolica del microbiota intestinale nelle principali funzioni fisiologiche in cui è coinvolto. Viene valutato il potenziale del microbiota di produrre composti rilevanti per la salute in quantità ottimali, in leggero eccesso o carenza o eccessivamente alte o carenti.

La produzione di un’adeguata quantità di acidi grassi a corta catena (acetato,

butirrato e propionato) è importante per il corretto funzionamento del sistema

immunitario, sia a livello locale che sistemico, e del metabolismo energetico.

Una corretta produzione di lattato è invece importante per il mantenimento di un corretto pH all’interno del tratto intestinale.

Un’eccessiva produzione di (acido solfidrico) può essere un fattore di rischio perché favorisce l’infiammazione e la permeabilità intestinale.

La produzione di LPS (lipopolisaccaride) batterico, o endotossina, è importante per educare e stimolare il sistema immunitario, ma un eccesso di produzione può divenire un fattore di rischio per diverse patologie.

L’attività proteolitica è legata alla presenza di specie batteriche in grado di degradare le proteine alimentari; un eccesso di questa attività può portare alla produzione di composti bioattivi in grado di interferire con un corretto metabolismo energetico.

Legenda:

-2 Carenza di funzione -1 Tendenza a carenza di funzione

0 Pienamente nella norma +1 Tendenza eccesso di funzione

(30)

L’attività mucolitica, cioè di degradazione dello strato mucoso che riveste l’interno dell’intestino, è importante per il rinnovo e la salute della mucosa, ma un eccesso di

questa attività può favorire il danneggiamento della mucosa stessa.

4.6 Microbiota e salute

I seguenti indici associano il profilo dell’ecosistema batterico analizzato con le principali funzioni fisiologiche dell’ospite in cui il microbiota intestinale è coinvolto. Tali indici sono calcolati tenendo conto delle abbondanze relative di quei gruppi batterici coinvolti in ognuna delle funzioni fisiologiche indicate.

4.6.1 Indici positivi

I seguenti indici sono relativi a funzioni del microbiota intestinale importanti per il mantenimento della salute e del benessere dell’ospite, per cui valori elevati di questi indici si ottengono quando il microbiota intestinale presenta caratteristiche necessarie per adempiere con efficienza alla funzione indicata.

• Immunomodulazione

Il valore indica la potenzialità del microbiota di favorire il corretto funzionamento del sistema immunitario prevenendo l'insorgere di stati infiammatori causati da una scorretta attività del sistema immunitario stesso ed è calcolato sulla base dell'abbondanza relativa di gruppi batterici immunomodulanti.

• Gut-Brain Axis (funzionalità emotive e cognitive)

Il valore indica la potenzialità del microbiota di modulare positivamente diversi aspetti delle funzionalità emotive e cognitive. L'indice è calcolato sulla base dell'abbondanza di alcuni microorganismi dell'ecosistema in grado di favorire una riduzione o un aumento di stress, di stati di ansia e depressione, agendo sul nervo vago e/o modulando la biosintesi di serotonina sia a livello intestinale che nel cervello, regolando l'integrità

(31)

della barriera ematoencefalica e il funzionamento delle cellule immuni associate al sistema nervoso centrale (astrociti e microglia) e dei recettori GABA.

• Effetto Barriera

Il valore indica la potenzialità del microbiota di costituire una efficiente linea di difesa nei confronti dell'invasione dell'ecosistema da parte di batteri - potenzialmente patogeni - provenienti dall'ambiente. L'indice è calcolato sulla base del grado di diversità (che influenza la possibilità che si creino nicchie ecologiche "scoperte" e pertanto più facili da aggredire), e dell'abbondanza di alcuni microorganismi in grado di inibire la colonizzazione e/o l'attività di enteropatogeni, sia attraverso la biosintesi di batteriocine e acetato e/o la diretta competizione per le nicchie ecologiche.

4.6.2 Indici negativi

I seguenti indici sono relativi alla proprietà del microbiota intestinale di contribuire all’instaurarsi o al consolidarsi di importanti gruppi di patologie locali o sistemiche. Valori elevati di questi indici NON rappresentano una diagnosi di tali patologie ma si ottengono quando il microbiota intestinale presenta caratteristiche che, in presenza di altre condizioni predisponenti (genetica, ambiente, comorbidità, stile di vita e abitudini alimentari), potrebbero rappresentare un ulteriore fattore predisponente nei confronti del gruppo di patologie indicate.

• Malattie Infiammatorie Intestinali

Il valore indica la potenzialità del microbiota di favorire l'instaurarsi o consolidarsi di malattie infiammatorie intestinali come colite ulcerosa, morbo di Crohn, diverticolite

(32)

ed è calcolato sulla base dell'abbondanza relativa di quei gruppi batterici coinvolti in questo processo.

• Permeabilità Intestinale ("Leaky Gut")

Il valore indica la potenzialità del microbiota di favorire la permeabilità intestinale calcolato sulla base dell'abbondanza relativa di gruppi batterici in grado di avere effetti negativi o positivi sull'integrità dalla mucosa intestinale. Un'eccessiva permeabilità intestinale può facilitare il passaggio di tossine dal lume intestinale ai tessuti circostanti, favorendo l'insorgenza di condizioni infiammatorie.

• Obesità, Diabete di Tipo 2 e Sindrome Metabolica

Il valore indica la potenzialità del microbiota di favorire l'instaurarsi o il consolidarsi di disordini metabolici calcolato sulla base dell'abbondanza relativa di gruppi batterici obesogenici e anti-obesogenici, o in grado di avere un impatto sull'equilibrio del metabolismo energetico dell'ospite.

(33)

• Accumulo di Colesterolo e Patologie Cardiovascolari

Il valore indica la potenzialità del microbiota di agire - nel contesto della dieta e dello stile di vita individuale come fattore favorente l'accumulo di colesterolo, contribuendo a determinare il rischio di malattie cardiovascolari. L'indice è calcolato, tenendo conto anche del potenziale di biosintesi di trimetilammina (TMA) che, in un processo co-metabolico microbiota-ospite, viene trasformato nel fegato in trimetilammina-N-ossido (TMAO), molecola recentemente proposta come fattore di rischio cardiovascolare nel contesto di una dieta ricca di carnitina e colina.

• Invecchiamento

Il valore indica la potenzialità del microbiota di agire come fattore predisponente nei confronti di disordini tipici dell'invecchiamento come l'immunosenescenza e l'inflammaging (stati infiammatori tipici dell'invecchiamento) contribuendo a compromettere le normali funzioni immunologiche e metaboliche dell'individuo adulto sano. [7]

(34)

5. Descrizione integratore “Ensure plus advance”

L’integratore utilizzato per questo studio è stato l’“Ensure plus advance” della Abbott, contenente per ogni 220ml, 1,5 g di HMB.

L’HMB è l'acronimo di Idrossi Metil Butirrato, una sostanza metabolica sintetizzata dall'organismo a partire dalla leucina. L'HMB fu isolato per la prima volta nel latte di maiale, e in piccole percentuali è presente in alimenti come il pompelmo, l'erba medica e il pesce gatto. Attualmente, le discussioni più accreditate attribuiscono all’HMB il potere di limitare la produzione di colesterolo partendo da idrossimetilglutaril-CoA reduttasi (o HMG-CoA reduttasi). Altri risultati evidenziano che l’HMB sia in grado di inibire i processi di degradazione di alcune proteine intracellulari. L’HMB sembra inoltre stimolare direttamente la sintesi proteica attraverso meccanismi mTOR dipendenti.

Gli aminoacidi ramificati (BCAA) leucina, isoleucina e valina compiono più di un terzo dei lavori svolti dalle proteine muscolari. Fra queste, la più controllata è la leucina per merito dei suoi effetti generali, fra i quali: importante ruolo nel metabolismo delle proteine, nell’omeostasi glucidica, nell’azione dell’insulina e nel recupero dagli esercizi. E’ormai da 35 anni risaputo che la leucina ha proprietà anticataboliche. I meccanismi attraverso i quali tutto ciò accade non sono ancora stati chiaramente stabiliti; tuttavia si ipotizza che il metabolita della leucina,

l’Alfa-Chetoisocaproato (KIC), può contribuire al raggiungimento di tali risultati. Per

capire, quando ingerita, la leucina viene sintetizzata in KIC, il quale pare abbia la proprietà di limitare le microfratture muscolari. Tuttavia ci sono studi contrastanti i quali evidenziano che tali effetti possono essere riscontrabili solamente in stati di stress gravi, come la fame, o in ustionati gravi. E’stato comunque più volte evidenziato che integrare con BCAA apporta benefici. Integrare con 16g di BCAA risulta essere maggiormente efficace rispetto ad un’integrazione costituita da soli 3g come evidenziato in due studi differenti. La leucina è l’unica coinvolta nella trasformazione di metaboliti specifici come il KIC, suggerendo che questa risposta dose-dipendente è in parte dovuta ad una disposizione abbastanza elevata della stessa leucina per ottenere tali effetti ergogenici. Un’ulteriore prova ha indicato che l’assenza di leucina ha effetti inibitori sulla degradazione delle proteine.

(35)

Dopo che la leucina è stata metabolizzata in KIC, KIC è a sua volta metabolizzato in

isovaleril-CoA dall’enzima alfa-chetoacido deidrogenasi nei mitocondri, o in Idrossi Metil Butirrato (HMB) nel citosol dall’Alfa-Chetoisocaproato diossigenasi. La maggior parte di KIC viene convertita in isovaleril-CoA, in

condizioni normali; approssimativamente il 5% della leucina viene metabolizzata in HMB. In prospettiva occorrerebbe assumere individualmente 60g di leucina per ottenere 3g di HMB, la dose più frequentemente utilizzata negli studi sull’HMB. Ci sono prove convincenti che l’integrazione con HMB possa essere utile in caso di degradazione muscolare in varie condizioni compreso cancro, AIDS, riposo a letto e durante periodi di deficit calorico. L’HMB sembra anche essere sicuro e può migliorare vari indicatori di salute tra cui pressione sanguigna e colesterolo LDL. Quando si vuole integrare con HMB, i risultati correnti indicano che bastano 3 grammi al giorno di HMB.

Scheda tecnica “Ensure Plus Advanced” su 100 ml:

kcal: 150 kcal/100 mL; 330 kcal/bottiglia 220 mL Carboidrati: 45% (16,80 g/100mL; 37 g/bottiglia) Proteine: 24% (9,10 g/100mL; 20 g/bottiglia) Grassi: 29% (4,80 g/100mL; 11 g/bottiglia) Fibra: FOS 1% (0,75 g/100mL; 1,7 g/bottiglia) Calcio HMB 1% (0,68 g/100 mL; 1,5 g/ bottiglia)

Vitamine & Sali minerali: Vitamina A, Vitamina D3, Vitamina E, Vitamina K1, Vitamina C, Acido Folico, Vitamina B1, Vitamina B2, Vitamina B6, Vitamina B12, Niacina, Acido Pantotenico, Biotina, Colina, Sodio, Potassio, Cloro, Calcio, Fosforo, Magnesio, Ferro, Zinco, Manganese, Rame, Iodio, Selenio, Cromo, Molibdeno. Senza glutine.[5]

(36)

III. Risultati

1. Valutazione nutrizionale su 84 pazienti

Risultati MNA test

Dai grafici si deduce che:

- l’85,7% del campione è a rischio malnutrizione e quindi necessita di maggiori attenzioni sia sanitarie che nutrizionali;

- il 13,10% risulta essere malnutrito, condizione non riscontrata in cartella clinica e non attenzionata dagli stessi pazienti.

- È da rimarcare che solo 1,20 % del campione risulta essere nei parametri di un buon stato nutrizionale.

1,20%

85,70%

13,10%

24-30 17-23,5 <17

(37)

Risultati Indice di Karnofsky

Il 12 % dei pazienti ha un punteggio di 50 (richiede notevole assistenza e frequenti cure mediche), il 26% ha un punteggio di 40 ( inabile, necessità di assistenza e di cure sociali). Il 62% dei pazienti ha un punteggio di 30 (gravi condizioni, richiede ospedalizzazione anche se la morte non è imminente).

12% 26% 62% 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70%

punteggio 50 punteggio 40 punteggio 30

indice di Karnofsky

(38)

2. Identificazione pazienti malnutriti

La valutazione dello stato nutrizionale ha evidenziato che il 38,1% dei pazienti analizzati è malnutrito e che l’85,7% è a rischio malnutrizione.

Sono stati selezionati 20 pazienti malnutriti su un campione di 84 pazienti esaminati.

Patologie dei 20 Pazienti

Su 20 pazienti: 65% ipertesi 45% cardiopatici 25% diabetici,

45% ricoveri per riabilitazione secondaria a frattura di femore.

0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 Ipertensione Cardiopatia Diabete Dislipidemia Neoplasia pregressa Frattura ossea Artrosi Artrite reumatoide Enterite Epatopatia Disfagia LDD BPCO

(39)
(40)

• L’ 80% presenta ipoalbuminemia.

• Il 60% presenta anemia di cui il 92% donne e l’8% uomini. • Il 45% dei pazienti è disprotidemico

• Il 60% dei pazienti ha valori bassi di transferrina.

3.Microbiopassport prima dell’integrazione

3.1Analisi descrittiva

90% 90% 30% 65% 55% 45%

Disbiosi Batteri (Fam.Dominanti)

10% 80% 20% 20% 50% 15% 45% 15% 5% 50% 70% 55% 50% 65% 65%

Disbiosi Batteri (Fam. subdominanti)

(41)

Dal punto di vista strutturale, si nota una sovrabbondanza di famiglie generalmente subdominanti quali Bacillaceae, Enterococcaceae, Lactobacillaceae, Methanobacteriaceae, Peptococcaceae, , Peptostreptococcaceae, Streptococcaceae, Erysipelotrichaceae, Coriobacteriaceae (queste ultime due famiglie sono state correlate a disordini metabolici). All'interno della famiglia Enterobacteriaceae, è stata rilevata la presenza di batteri appartenenti al genere Klebsiella (0.3%). Si nota una sovrabbondanza di Streptococcaceae, che costituiscono oltre il 60% dell'intero ecosistema, non chè di altre famiglie generalmente subdominanti, quali Leuconostocaceae, Enterobacteriaceae. Parallelamente si assiste ad una deplezione di tutte le famiglie dominanti ed health promoting, quali Bacteroides, Faecalibacterium, Ruminoccoccus, Blautia e Roseburia. I Bacteroides rappresentano una delle popolazioni più adattabili e resilienti del microbiota intestinale e sono i primi a innescare la ricostruzione di un ecosistema sano in seguito ad eventi perturbanti come forti diarree o antibiotici; la loro quasi totale assenza è perciò sintomo di un ecosistema meno resiliente e determina un abbassamento della potenziale attività mucolitica del microbiota, importante per il ricambio del rivestimento mucoso dell'epitelio intestinale. Il decremento di Ruminococcus, Faecalibacterium, Blautia e Roseburia, noti gruppi immunomodulanti ed antinfiammatori, si traduce in un abbassamento dell’indice di potenziale immunomodulante e in un abbassamento degli indici che descrivono il potenziale coinvolgimento del microbiota nel favorire l’effetto barriera e la salute emotivo cognitiva dell’ospite e di produzione della maggior parte degli acidi grassi a corta catena (propionato, acetato e butirrato), importanti per la salute del sistema immunitario, dell'epitelio intestinale, per il mantenimento del pH e dell'effetto barriera. Le Methanobacteriacea includono invece generi batterici utilizzatori di idrogeno per produrre metano, molecola infiammatoria responsabile di stati di gonfiore. In condizione di eubiosi le Lachnospiraceae contrastano i Methanobacteriaceae perché utilizzano idrogeno per produrre acetato.

(42)

Indice alfa90 di diversità (Biodiversità)

Indice di Disbiosi Microbica

70% 30%

Biodiversità

Valori di Riferimento. 10-17

valori a norma valori fuori norma

Disbiosi 75% Eubiosi

25%

Indice disbiosi Microbica

Valori di Riferimento 0,070-0,326

Disbiosi Eubiosi

(43)

Principali classi funzionali

45% 30% 25%

Produzione Acetato

Carenza Norma Eccesso 100%

Produzione

Butirrato

Carenza 95% 5%

Produzione

Propionato

Carenza Norma Eccesso 55% 45%

Produzione LPS

Norma Eccesso 45% 15% 40%

Attività Proteolitica

Carenza Norma Eccesso 80% 20%

Attività Mucolitica

Carenza Norma Eccesso

(44)

Indici positivi

• Immunomodulazione

80% 15%5%

Produzione lattato

Carenza Norma Eccesso 100%

Produzione Acido

solfidrico

Norma Eccesso 0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 basso medio

Conteggio di immunomodulazione

(45)

Gut-Brain axis.

• Effetto barriera

0 2 4 6 8 10 12 14 16 alto medio

Gut-Brain Axis

0 2 4 6 8 10 12 14 16 18

Alto Medio Alto Medio Basso Basso

(46)

Indici negativi

• Malattie infiammatorie cronico intestinali

• Permeabilità intestinale

. 0 2 4 6 8 10 12

rischio alto rischio medio alto rischio medio basso rischio basso

Malattie infiammatorie intestinali

0 2 4 6 8 10 12

rischio alto rischio medio alto rischio medio basso rischio basso

Permeabilità intestinale

(47)

Obesità, diabete di tipo 2 e sindrome metabolica

• Colesterolo e Patologie Cardiovascolari

0 1 2 3 4 5 6 7 8 9

rischio alto rischio medio alto rischio medio basso rischio basso

Obesità, Diabete di tipo 2 e Sindrome

Metabolica

0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20

rischio medio alto rischio medio basso rischio basso

(48)

• Invecchiamento

0 2 4 6 8 10 12 14 16

rischio alto rischio medio alto rischio medio basso rischio basso

Invecchiamento

(49)

4 Risultati post integrazione

- Dopo la prima settimana, 4 pazienti hanno accusato disturbi gastrointestinali, quali malessere, nausea e feci liquide, che ci hanno portato ad interrompere l’integrazione;

- Un paziente, a causa delle condizioni di salute aggravate, è stata dimessa dalla struttura, e ricoverata in ospedale.

- Tre pazienti sono deceduti.

Difficoltà/complicanze durante assunzione integratori.

- Difficoltà digestive - Pesantezza intestinale - Diarrea

- Molti pazienti riferivano difficoltà digestive come reflusso gastroesofageo, risolto con somministrazione di fermenti lattici e senza antiacido che vanno ad alterare la composizione del microbiota. Due pazienti lamentavano senso di gonfiore addominale e a volte perdita dell’appetito dovuto anche all’aumento dell’apporto proteico. Oltre la metà dei pazienti lamentavano feci liquide subito dopo somministrazione, risolta in alcuni pazienti con una somministrazione frazionata a più intervalli, ma soprattutto dovuta a malassorbimento intestinale fisiologica nell’anziano.

A due mesi di integrazione sono stati riesaminati i campioni fecali dei pazienti con i seguenti risultati: Indice di disbiosi: • Nel 40% diminuito • Nel 20% immutato • Nel 40% peggiorato Indice di Biodiversità:

(50)

L’analisi delle principali classi di batteri dominanti ha evidenziato:

• Bacterioidaceae: il 75% del campione che presentava disbiosi è rientrato nei valori

• Lactobacillaceae: il 66,6% del campione che presentava disbiosi è rientrato nei valori

• Ruminococcaceae: il 100% del campione che presentava disbiosi è rientrato nei valori

• Lachnospiraceae: il 100% del campione che presentava disbiosi è rientrato nei valori

• Veillonaceae e Bifidobacteriaceae: Nessuna variazione rispetto al controllo di base.

Indice di efficienza metabolica:

• Acetato: il 50% è rientrato nel valore ottimale, il 25% è rimasto invariato in carenza di funzione, il 25% è peggiorato

• Butirrato: è rimasto invariato in carenza di funzione • Lattato: peggiorato a tutti

• Acido solfidrico: è rimasto invariato nei valori normali

• Lipopolisaccaride: il 20% è migliorato rientrando nei valori ottimali

• Attività mucolitica: l’80% è migliorato nei valori, in particolare il 40% è rientrato del tutto nei valori nella norma

• Attività proteolitica: il 40% è migliorato rientrando nei valori nella norma, il 60% è rimasto invariato.

(51)

Microbiota e salute:

Non ci sono state variazioni significative, se non per i seguenti risultati.

• Immunomodulazione: il 40% è migliorato, il 40% è peggiorato e il 20% è rimasto invariato;

• Gut brain-axis: il 20% è migliorato mentre l’80% è rimasto invariato; • Effetto barriera: il 20% è migliorato mentre l’80% è invariato;

• Malattie infiammatorie: invariato

• Permeabilità intestinale: il 40% è migliorato, il 40% peggiorato e il 20% invariato

• Obesità diabete di tipo II e sindrome metabolica: invariato • Accumulo di colesterolo e patologie cardiovascolari: invariato • Invecchiamento: invariato

(52)

IV Conclusioni

Questo studio ha valutato lo stato nutrizionale di 84 pazienti ricoverati in una clinica riabilitativa e in una clinica assistenziale, selezionando 20 pazienti malnutriti candidati ad un’analisi del microbiota intestinale per valutare la correlazione tra la malnutrizione calorico-proteica e la disbiosi.

Per valutare ciò, è stato utilizzato il test su campionamento fecale dalla Start Up innovativa Wellmicro Srl dell’Università di Bologna effettuato mediante processo di sequenziamento del DNA batterico.

La valutazione dello stato nutrizionale ha evidenziato che il 38,1% dei pazienti era malnutrito e che l’85,7% era a rischio malnutrizione.

La disbiosi era presente nel 75% dei pazienti malnutriti.

Il 30% presentava una scarsa biodiversità, cioè la quantità di variabilità che costituisce il microbiota.

Una bassa biodiversità ed un alto indice di disbiosi aumentano il rischio di malattie infiammatorie intestinali e un’alterata produzione di acetato, propionato, butirrato importanti per il corretto funzionamento del sistema immunitario.

Dopo l’integrazione, riguardo l’indice di disbiosi, si è osservata una riduzione della stessa nel40%, un immutato valore di disbiosi nel 20% dei casi ed un peggioramento nel 40%.

Per ciò che riguarda la biodiversità si evince chenel 100% dei campioni si è osservato un miglioramento del parametro con un aumento medio di 4,6 punti.

(53)

V. Bibliografia

- [1] Ruolo del microbioma, Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove

Tecnologie in Medicina e Chirurgia. GASTROENTEROLOGIA UNIVERSITARIA, UNIVERSITA’ DI PISA.

- [2] ASPETTI DI NUTRIZIONE E MALNUTRIZIONE NELL'ANZIANO Walter Marrocco MMG – FIMMG ROMA

- [3] Valutazione nutrizionale, Linee guida SINPE per la Nutrizione Artificiale

Ospedaliera 2002 - Parte Generale. Rivista Italiana di Nutrizione Parenterale ed Enterale / Anno 20 S5, pp. S9-S11 Wichtig Editore, 2002

- [4] Fabbisogni, Linee guida SINPE per la Nutrizione Artificiale Ospedaliera 2002 -

Parte Generale, Rivista Italiana di Nutrizione Parenterale ed Enterale / Anno 20 S5, pp. S12-S16 Wichtig Editore, 2002

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(Lond). 2008; Published online 2008 January 3. PUBMED E LA RICERCA.

- [6] Impatto di rifaximina sul microbiota intestinale: selezione di bifidobatteri antibiotico resistenti. Dott. Silvia Turroni.

-

[7] WELL MICRO srl, start up innovativa, Spin off Partecipato ALMA MATER

Riferimenti

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