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Studio di metodi per il miglioramento della risoluzione spaziale in microscopia di forza elettrostatica

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Academic year: 2021

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Universitร  degli Studi di Pisa

Dipartimento di Fisica

Corso di Laurea in Fisica

Anno Accademico 2018/19

Tesi di Laurea Magistrale

Studio di metodi per il miglioramento della

risoluzione spaziale in Microscopia di Forza

Elettrostatica

Candidato: Relatore:

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2

Indice

Introduzione 4

1 Materiali dielettrici nanostrutturati 6

1.1 I materiali dielettriciโ€ฆโ€ฆโ€ฆ 6

1.1.1 Caratteristiche generaliโ€ฆโ€ฆโ€ฆ 6

1.1.2Polarizzabilitร  di materiali nanostrutturatiโ€ฆโ€ฆโ€ฆ 9

1.1.3 Proprietร  delle interfacceโ€ฆโ€ฆโ€ฆ 10

1.1.4 I materiali nanodielettriciโ€ฆโ€ฆโ€ฆ. 15

1.1.5 Doppio strato elettricoโ€ฆโ€ฆโ€ฆ. 16

1.2 Studio delle interfacce dielettricheโ€ฆโ€ฆโ€ฆ 22

2 Microscopia di Forza Elettrica 25

2.1 Microscopia a Forza Atomica (AFM)โ€ฆโ€ฆโ€ฆ. 25

2.1.1 Aspetti generaliโ€ฆโ€ฆโ€ฆ 27

2.1.2 Contributi di Forza Elettrica nella AFMโ€ฆโ€ฆโ€ฆ. 29

2.1.3 Modalitร  di operazioneโ€ฆโ€ฆโ€ฆ 34

2.2 Microscopia di Forza Elettricaโ€ฆโ€ฆโ€ฆ 34

2.2.1 Modello di interazione elettrica punta-campioneโ€ฆโ€ฆโ€ฆ 36

2.2.1.1 Modello di Hudletโ€ฆโ€ฆโ€ฆ 39

2.2.1.2 Modello Straightโ€ฆโ€ฆโ€ฆ 42

2.2.2 Misura della Forza Elettrica in Lift Modeโ€ฆโ€ฆโ€ฆ 44

2.3 Risoluzione spaziale in microscopia a forza elettrostatica (EFM)โ€ฆ 46 2.3.1 Definizione e caratteristiche generaliโ€ฆโ€ฆโ€ฆ 46

2.3.2 Force mode e Gradient modeโ€ฆโ€ฆโ€ฆ 48

2.3.3 Caso di campione bimetallicoโ€ฆโ€ฆโ€ฆ 50

3 Materiali e Metodi 55

3.1 Apparato sperimentale EFMโ€ฆโ€ฆโ€ฆ 55

3.2 Materiali e Sondeโ€ฆโ€ฆโ€ฆ 57

3.2.1 Campione metallico pianoโ€ฆโ€ฆโ€ฆ 57

3.2.2 Multistrato PS/PLAโ€ฆโ€ฆโ€ฆ 58

3.2.3 Punte conduttiveโ€ฆโ€ฆโ€ฆ 60

3.3 Procedure di misuraโ€ฆโ€ฆโ€ฆ 64

3.3.1 Caratterizzazione geometrica: curve di forzaโ€ฆโ€ฆโ€ฆ 64

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3

4 Risultati e discussione 69

4.1 Calibrazione sondeโ€ฆโ€ฆโ€ฆ. 70

4.1.1 Modelli teoriciโ€ฆโ€ฆโ€ฆ 70

4.1.2 Modello integraleโ€ฆโ€ฆโ€ฆ 73

4.2 Risoluzione spaziale EFM 75

Conclusioni 86 Bibliografia 88

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4

Introduzione

Le tecniche di microscopia a scansione di sonda, come la microscopia a forza atomica (AFM), permettono di caratterizzare e manipolare superfici su scala nanometrica. In AFM la forza di interazione tra una punta acuminata e la superficie alla quale รจ avvicinata puรฒ essere misurata tramite un sensore di forza composto tipicamente da una leva elastica, detta cantilever. Nel caso si vogliano indagare proprietร  elettriche, come ad esempio potenziali di superficie, distribuzione di carica o costanti dielettriche, si utilizza la AFM per misurare forze elettrostatiche (microscopia di forza elettrostatica EFM). Con la miniaturizzazione dei dispositivi elettronici e la realizzazione di materiali nanocompositi รจ diventato sempre piรน importante riuscire a misurare le proprietร  elettriche di una superficie o di unโ€™interfaccia con alta risoluzione spaziale. Sono tuttโ€™ora in corso studi mirati al miglioramento della risoluzione spaziale EFM, che data la natura a lungo raggio delle forze elettrostatiche non riesce a equiparare quella atomica raggiungibile dalla AFM. In questo lavoro di tesi si รจ partiti da un metodo EFM normalmente utilizzato, chiamato a modulazione di frequenza (FM), e si sono sperimentate strategie capaci di migliorarne ulteriormente la risoluzione spaziale.

Questa tesi รจ organizzata in quattro Capitoli. Nel primo Capitolo viene introdotta una categoria di materiali, i cosiddetti nanodielettrici, che sono dei materiali isolanti nei quali le proprietร  dielettriche macroscopiche sono dominate da una strutturazione, sulla scala micro o nanometrica, piuttosto che dalle proprietร  intrinseche dei materiali. Tra questi si possono annoverare dielettrici compositi dove allโ€™interno di una matrice isolante sono disperse varie tipologie di particelle o nanostrutture, materiali con separazioni di fase sulla scala nanometrica, dielettrici multistrato. Eโ€™ proprio per lโ€™indagine di questo tipo di sistemi che la microscopia a forza elettrica ha bisogno di raggiungere una

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5

migliore performance, in quanto le proprietร  elettriche alle interfacce delle nanostrutturazioni possono variare su scale che molto spesso sono al di sotto dei 10 nm. Nel Capitolo 2 viene illustrata la tecnica EFM, partendo dal metodi di base che รจ la Microscopia a Forza Atomica nei suoi vari modi di operazione, soffermandosi su quelli piรน pertinenti alla EFM stessa; in seguito si tratta il problema della misura delle proprietร  elettriche locali tramite sonde di prossimitร  e si affronta il tema della risoluzione spaziale delle stesse. Col Capitolo 3 si passa alla descrizione del lavoro sperimentale oggetto della tesi, nonchรฉ delle procedure di analisi dei dati utilizzate per le calibrazioni strumentali e la misura della risoluzione spaziale, per la quale รจ stato utilizzato uno speciale campione opportunamente concepito per facilitare lโ€™interpretazione dei risultati e ottenere un migliore raffronto con le previsioni teoriche. Infine, nel quarto Capitolo vengono presentati i risultati sperimentali sia riguardo alla calibrazione delle sonde, che รจ stata perfezionata applicando un metodo originale di analisi dei dati che tiene conto in maniera piรน puntuale delle condizioni di misura, sia per la determinazione della risoluzione vera e propria, condotta con quattro diversi modelli di sonda e in due diversi modi di operazione. Questa varietร  di risultati ha consentito di fornire un quadro ben definito sulle potenzialitร  della tecnica e sulle condizioni per la sua migliore applicabilitร  per lo studio dei materiali dielettrici nanostrutturati.

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6

Capitolo 1

Materiali dielettrici nanostrutturati

1.1 I materiali dielettrici

1.1.1 Caratteristiche generali

I materiali dielettrici ideali si definiscono come di conducibilitร  elettrica nulla, e sono quindi degli isolanti elettrici perfetti. Al loro interno puรฒ esistere un campo elettrico; infatti, in contrasto col caso dei conduttori perfetti (conducibilitร  elettrica infinita), dove invece non puรฒ esistere, le cariche elettriche componenti il materiale sono legate ai siti atomici, e per effetto di un campo elettrico possono solo spostarsi dalle loro posizioni di equilibrio. Tale spostamento provoca la formazione di momenti di dipolo microscopici, la cui densitร  di volume รจ detta polarizzazione elettrica, una grandezza vettoriale indicata con P

e funzione della posizione. In approssimazione lineare, cioรจ per campi elettrici sufficientemente poco intensi, la polarizzazione รจ proporzionale al campo elettrico locale Ecome:

0

P=๏ฅ ๏ฃE (1.1)

dove ๏ฃ รจ il coefficiente adimensionale di suscettivitร  dielettrica, ed ๏ฅ0 la costante

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7

Lโ€™applicazione ad uno strato di materiale dielettrico di un campo esterno Eext

uniforme (Figura 1.1(a)) provoca una polarizzazione omogenea del materiale, che corrisponde allโ€™accumulo di due cariche di superficie uguali e opposte di densitร  superficiale ๏ณp, mentre allโ€™interno il materiale rimane mediamente

neutro. Le due cariche sono tali da produrre allโ€™interno dello strato un campo elettrico di modulo ๏ณp/๏ฅ0, di verso opposto a quello esterno (campo di

depolarizzazione) per cui il campo elettrico allโ€™interno risulta Eext โ€“ ๏ณp / ๏ฅ0. La

definizione di polarizzazione implica che il suo valore sia pari a ๏ณp, per cui il

campo interno risulta Eext โ€“ P / ๏ฅ0. Dato che la polarizzazione รจ proporzionale al

campo interno, deve valere P = ๏ฅ0 ๏ฃ ( Eext โ€“ P / ๏ฅ0), per cui P= ๏ฅ0 ๏ฃ Eext / (1 + ๏ฃ),

Definendo la costante dielettrica relativa ๏ฅr = 1 + ๏ฃ, si puรฒ scrivere r 0 ext r 1 ( ) P ๏ฅ ๏ฅ E ๏ฅ โˆ’ = (1.2)

Il valore della carica superficiale risulta quindi proporzionale ad Eext tramite il

fattore (๏ฅr -1) / ๏ฅr, che รจ nullo per ๏ฅr = 1 mentre tende ad 1 per ๏ฅr grandi. Per un conduttore perfetto ๏ฅr รจ infinita, e infatti il campo allโ€™interno si annulla.

Figura 1.1. (a) Strato dielettrico sottoposto a un campo elettrico esterno Eext. (b)

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8

Nel caso piรน realistico nel quale lo strato dielettrico sia sottoposto ad un campo elettrico uniforme ma questa volta generato allโ€™interno di un condensatore le cui armature siano tenute ad una differenza di potenziale fissata ๏„V (Figura 1.1(b)), la carica di polarizzazione ๏ณp che si forma sul dielettrico รจ in grado di indurre

una carica addizionale sulle armature stesse, richiamando altra carica fornita dai generatori di potenziale in modo da tenere questโ€™ultimo al valore fissato. Chiamando Ed ed Ev i campi elettrici allโ€™interno del dielettrico e dello spazio

vuoto rimanente, per definizione di potenziale si deve avere, con riferimento alla Figura 1.1(b), ๏„V = Ed hd + Ev (h โ€“ hd). Inoltre, applicando opportunamente il

teorema di Gauss, scegliendo delle superfici di Gauss che includano la carica superficiale presente sulle diverse superfici del condensatore e dello strato dielettrico, si ottiene che ๏ฅd Ed = Ev. La soluzione di questo sistema fornisce i

valori di Ed ed Ev, dati da:

d d d(1 d) V E h๏ฅ h ๏ฅ ๏„ = + โˆ’ (1.3) d v d d(1 d) V E h h ๏ฅ ๏ฅ ๏ฅ ๏„ = + โˆ’ (1.4)

Notiamo che sia il campo elettrico nel materiale che quello nel vuoto dipendono dalla costante dielettrica del materiale.

La capacitร  C รจ definita come la carica che il generatore deve portare sulle armature del condensatore per ottenere una data differenza di potenziale fra le stesse. Nel caso del condensatore vuoto, questa capacitร  vale, per unitร  di area,

๏ฅ0 / h, mentre nel caso di condensatore pieno di dielettrico, essa vale ๏ฅ0 ๏ฅd / h, cioรจ ๏ฅd volte quella del condensatore vuoto. Per il condensatore parzialmente riempito, si puรฒ definire una costante dielettrica efficace ๏ฅeff che ne fornisca il valore della capacitร . Questa vale:

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9 eff d d d 1 1 1 h h ๏ฅ ๏ฅ ๏ฅ = ๏ƒฆ โˆ’ ๏ƒถ + ๏ƒง ๏ƒท ๏ƒจ ๏ƒธ (1.5)

In maniera analoga si puรฒ ricavare una costante dielettrica efficace di un sistema composto da piรน strati con diversa costante dielettrica.

1.1.2 Polarizzabilitร  di materiali nanostrutturati

I materiali dielettrici esistenti in natura possono avere varia forma e struttura: cristalli, solidi amorfi e semicristallini, liquidi. Per un materiale omogeneo, la costante dielettrica รจ determinata dalla polarizzabilitร  degli atomi o molecole costituenti. Possono esistere diversi tipi di processi che conferiscono polarizzabilitร  al materiale, tra i quali:

- orientazionale, caratteristico delle molecole con momento di dipolo permanente, che tende ad orientarsi parallelamente al campo elettrico; - vibrazionale ionico, in cui i nuclei si spostano rispetto alla loro posizione

di equilibrio nella molecola o nel solido;

- vibrazionale elettronico, in cui gli elettroni degli atomi si spostano rispetto al proprio nucleo.

Esiste la possibilitร  di ottenere materiali isolanti con polarizzabilitร  elettrica piรน elevata rispetto a quella naturale, introducendo una strutturazione. Consideriamo come esempio delle particelle metalliche che vengano incluse in un materiale isolante, che diremo matrice. Gli elettroni del metallo possono muoversi liberamente lungo la superficie della particella, ma non possono allontanarsi da essa, in quanto racchiusi in un isolante. Un campo elettrico applicato รจ in grado di accumulare gli elettroni da un lato della particella, lasciando carico positivamente lโ€™altro lato, e creando cosรฌ un dipolo elettrico. La polarizzabilitร  efficace di un materiale cosรฌ strutturato differisce da quella della matrice, rimanendo tuttavia il materiale globalmente isolante.

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Se le inclusioni nella matrice sono di piccole dimensioni e omogeneamente distribuite, il materiale apparirร  macroscopicamente omogeneo, ma le sue proprietร  dipenderanno dalla natura delle inclusioni e possibilmente anche dal fatto di avere creato delle interfacce fra inclusioni e matrice. Il comportamento della materia ad una interfaccia, infatti, si puรฒ differenziare notevolmente da quello dei singoli materiali componenti. Un esempio รจ quello appena discusso di particelle conduttive in matrice isolante, dove gli elettroni del conduttore sono costretti ad accumularsi presso lโ€™interfaccia. I casi in cui una specie, ad esempio gli elettroni, o piรน in generale una caratteristica chimico-fisica di un sistema risulti costretta in una regione spaziale limitata vengono detti di confinamento

spaziale. La creazione di interfacce fra due materiali risulta spesso in effetti di

confinamento. I materiali confinati possono esibire comportamenti che si discostano da quelli dei materiali componenti, e ciรฒ puรฒ essere sfruttato per produrre materiali con caratteristiche mirate.

La trattazione dei fenomeni allโ€™interfaccia viene svolta nella maniera piรน semplice considerando un problema unidimensionale, anche se nella pratica i sistemi possono essere mono-, bi- o tri-dimensionali. Qui di seguito introduciamo la definizione di interfaccia secondo Gibbs e alcune sue caratteristiche salienti.

1.1.3 Proprietร  delle interfacce

Una superficie delimita un corpo, ad esempio un solido o un liquido dal gas circostante, oppure un solido dal liquido circostante. Piรน in generale si parla di interfaccia o interfase. Alcuni solidi possono esistere in due o piรน fasi, cosรฌ come alcuni liquidi. Un esempio di due fasi solide รจ quello delle fasi cristallina e amorfa di una stessa sostanza. Un esempio di liquido che puรฒ esibire due o piรน fasi รจ quello dei cristalli liquidi. Inoltre, due liquidi immiscibili, mescolati assieme, col tempo si separano formando interfacce di separazione.

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Si possono distinguere le fasi che compongono un sistema in fasi disperdenti, o continue o esterne, e fasi disperse, o discontinue o interne. Esiste inoltre il caso di fasi bicontinue, dove non รจ presente la fase dispersa. Ad esempio, nella miscela acqua/olio, l'acqua costituisce la fase continua e l'olio quella dispersa, nella forma di goccioline.

Una interfaccia รจ definita come la regione di spazio al confine fra due regioni composte di due diversi materiali o fasi, in cui una certa grandezza fisica subisce la variazione dal valore che essa assume in uno dei due materiali, inteso come il valore caratteristico del materiale bulk assunto allontanandosi sufficientemente dallโ€™interfaccia, al valore nellโ€™altro. Sottolineiamo che a seconda delle grandezze fisiche considerate, le relative interfacce non sono necessariamente coincidenti. La trattazione delle interfacce dal punto di vista termodinamico, quindi in condizioni di equilibrio, รจ dovuta a Gibbs. Consideriamo un sistema di due fasi

๏ก e ๏ข divise da una interfaccia s, ad esempio un sistema liquido-vapore, e per semplicitร  consideriamo una interfaccia planare. Consideriamo una variabile estensiva Y la cui densitร  y varia dal valore y๏ก della fase bulk ๏ก al valore y๏ข della fase bulk ๏ข, spostandosi lungo la coordinata x attraverso l'interfaccia. In Figura 1.2 viene rappresentato un esempio di questa situazione, dove la grandezza estensiva รจ il numero di molecole N e la relativa densitร  รจ c (concentrazione molare). La regione di transizione presenta una variazione continua fra y๏ก e y๏ข. Scegliamo un piano arbitrario di divisione alla coordinata x = xs, di area A, che

divide il volume totale in V๏ก e V๏ข e rappresenta una interfaccia di volume Vs nullo (piano divisorio di Gibbs). Esistono anche altri modelli, piรน realistici, dove l'interfaccia ha volume Vs > 0, ad es. il modello di Guggenheim. Tuttavia, il

modello di Gibbs รจ il piรน semplice, seppur contenendo i concetti basilari, per cui viene usato per descrivere la fenomenologia di base.

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Figura 1.2. Il piano divisorio di Gibbs nel caso di una interfaccia liquido/vapore, posizionata in modo da fornire un valore dellโ€™eccesso interfacciale nullo. Da Ref. [3].

La generica quantitร  estensiva Y per l'intero sistema vale: s

Y = y V๏ก ๏ก +y V๏ข ๏ข +y A (1.6)

definendo ys come densitร  superficiale di Y. Se la grandezza estensiva รจ ad

esempio il numero di molecole N, abbiamo s

N =c V๏ก ๏ก +c V๏ข ๏ข +c A. Per il volume, si ha V =V๏ก +V๏ข, essendo l'interfaccia ideale di Gibbs di volume nullo.

Definiamo l'eccesso interfacciale molare ๏‡i come:

s i i N A ๏‡ = (1.7)

dove assumiamo che il sistema possa essere composto da un certo numero di specie, indicate con l'indice i. L'eccesso interfacciale dipende dalla posizione del piano di Gibbs; come si vede in Figura 1.3, posizionando in maniera diversa il piano divisorio si ottiene un diverso valore di ๏‡. Nell'esempio di ๏‡ > 0 in figura, รจ come se la fase ๏ก fosse aumentata di un'area tratteggiata piccola, mentre la fase ๏ข fosse diminuita dell'area tratteggiata grande, e l'eccesso interfacciale fosse la differenza fra queste due aree, che รจ come se fosse accumulato nell'interfaccia ideale. Al contrario, per il caso ๏‡ < 0 la fase ๏ก รจ aumentata di un'area grande,

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mentre la fase ๏ข รจ diminuita di un'area piรน piccola, dando un impoverimento all'interfaccia.

Figura 1.3. Piano divisorio di Gibbs allโ€™interfaccia, la cui posizione determina lโ€™eccesso interfacciale ๏‡. Da Ref. [3].

Esiste una quantitร , denominata eccesso interfacciale (o adsorbimento) relativo della componente i rispetto alla componente 1:

(1) 1 1 1 ( ) ( ) i i i i c c c c ๏ก ๏ข ๏ก ๏ข โˆ’ ๏‡ ๏‚บ ๏‡ โˆ’ ๏‡ โˆ’ (1.8)

il cui valore risulta indipendente dalla posizione del piano di Gibbs, ed รจ determinabile sperimentalmente, ad esempio tramite misure di tensione superficiale. Nel caso di un sistema solvente/soluto che esibisca una interfaccia con il proprio vapore, a seconda della natura delle specie si puรฒ verificare una situazione di arricchimento o impoverimento allโ€™interfaccia del soluto rispetto al solvente. In Figura 1.4 sono mostrati i profili di concentrazione di solvente (1) e soluto (2), nel caso in cui il soluto sia arricchito all'interfaccia. L'area in grigio corrisponde all'eccesso interfacciale relativo ๏‡2(1) del soluto rispetto al solvente.

Si puรฒ verificare che il secondo membro dell'equazione (1.8) che definisce l'adsorbimento relativo fornisce la misura di tale area.

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Figura 1.4. Andamento della concentrazione del solvente (1) e del soluto (2) allโ€™interfaccia col loro vapore, nel caso di soluto arricchito allโ€™interfaccia. Da Ref. [3].

Le interfacce sono importanti in fisica per alcune principali ragioni. Prima di

tutto, i processi e le trasformazioni fisico-chimiche avvengono

preferenzialmente alle interfacce. Dal punto di vista applicativo, la fisica delle interfacce รจ alla base della nanotecnologia, disciplina di importanza sempre crescente.

Inoltre, il comportamento dei cosiddetti sistemi colloidali รจ determinato prevalentemente dalle interfacce. Vengono detti colloidi le dispersioni con una delle fasi segregata sulla scala sub-micrometrica o nanometrica. Storicamente indicavano una miscela di due sostanze che sembravano disciolte una nell'altra, dall'aspetto omogeneo e somigliante a una colla, ma che non riusciva a superare una membrana porosa senza separarsi. Questo significa che su scala microscopica la miscela non era uniforme. Esempi sono l'albumina e l'amido. Il motivo per cui la fisica dei colloidi รจ dominata dalle proprietร  di interfaccia piuttosto che da quelle di volume sta nel loro rapporto superficie/volume, ovvero lo sviluppo dell'area dell'interfaccia a paritร  di volume del sistema. Ad esempio, per particelle micrometriche nell'aria l'effetto della gravitร , che รจ di volume,

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conta meno che quello di attrito viscoso, che รจ di superficie, se le particelle sono sempre piรน piccole. E' per questo motivo, ad esempio, che le nuvole e il fumo galleggiano nell'aria.

Il rapporto superficie/volume S/V in una dispersione, ad esempio gas/liquido con il liquido come fase dispersa in particelle sferiche di raggio r, si trova come

SN/VN, dove N รจ il numero di particelle considerate:

3 3 4 r N Nv VN = = ๏ฐ (1.9) r V S r N Ns S N N N 3 4 2 ๏ƒž = = = ๏ฐ (1.10)

Quindi, a paritร  di quantitร  di materiale (proporzionale al volume), particelle di raggio minore presentano maggiore superficie esposta.

1.1.4 I materiali nanodielettrici

I nuovi sviluppi della nanoscienza e nanotecnologia considerano quali proprietร  speciali possano essere esibite da sistemi strutturati al livello nanometrico, e come queste possano essere sfruttate. Si tratta di un mondo a metร  fra la fisica del continuo e quella quantistica. Nel caso dei dielettrici, ciรฒ puรฒ riguardare unitร  elementari come macromolecole, monostrati, membrane, e particelle micrometriche o nanometriche. Per sistemi dielettrici le cui lunghezze di scala siano al di sotto dei 200 nm, cioรจ dielettrici nanometrici [Lewis1] o nanodielettrici, le superfici e interfacce tra gli elementi dielettrici, anchโ€™esse di dimensioni nanometriche, diventano gli elementi dominanti. Le consuete leggi di scala del mondo macroscopico e anche microscopico non possono piรน essere usate per predire le proprietร  dei sistemi, e le forze tipicamente osservabili nei

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sistemi colloidali prevalgono. Dato che le interfacce dominano i fenomeni dielettrici a questo livello, i nanodielettrici e le interfacce diventano inestricabili. Una caratteristica delle interfacce dielettriche in equilibrio รจ che sono in grado di sostenere campi elettrici intensi, rendendoli adatti ad applicazioni di accumulo di energia (energy storage) [4]. Infatti, dato che lโ€™energia accumulata in un condensatore รจ pari a U = C V2 /2, a paritร  di capacitร  C e quindi di costante

dielettrica si puรฒ immagazzinare piรน energia se si puรฒ aumentare il potenziale elettrico applicabile prima che si verifichi la rottura (breakdown elettrico).

Inoltre, lโ€™organizzazione molecolare e la non-centrosimmetria, che sono caratteristiche comuni delle interfacce dielettriche, e le proprietร  da queste derivate, le rendono candidate interessanti per la realizzazione di sensori ed attuatori. Lโ€™avvento degli acronimi MEMS e NEMS per i dispositivi elettromeccanici sulla micro e nanoscala mostrano le possibilitร  di sfruttamento tecnologico delle interfacce. Nel seguito verrร  dato un esempio di una proprietร  di interfaccia rilevante in questo tipo di sistemi.

1.1.5 Doppio strato elettrico

Analizziamo una interfaccia fra due diversi dielettrici, dei quali uno sia ideale e lโ€™altro presenti un certo grado di conducibilitร  elettrica. Questo caso puรฒ generalizzare quello precedentemente proposto di particelle conduttrici in una matrice isolante. Supponiamo che il dielettrico ideale presenti sulla superficie una densitร  di carica, ad esempio una carica di polarizzazione formata per lโ€™applicazione di un campo elettrico esterno.

La superficie solida carica attrae i portatori di carica liberi responsabili della conduzione nel dielettrico affacciato, che denominiamo controioni, e li fa accumulare allโ€™interfaccia stessa. Lo strato di superficie carica e controioni si

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chiama doppio strato elettrico. Il semplice strato di controioni idealmente legati alla superficie e che ne neutralizzano la carica si chiama strato di Helmholtz. Un modello piรน realistico รจ quello di Guoy-Chapman, che considera anche il moto termico degli ioni. Le fluttuazioni termiche tendono ad allontanare i controioni dalla superficie, formando uno strato diffuso, piรน esteso del semplice strato monomolecolare di Helmholtz. Il modello di Guoy-Chapman รจ comunque continuo, e ignora la natura molecolare del dielettrico. Lo strato complessivo formato dal monostrato di Helmholtz piรน quello diffuso viene detto di Stern.

Figura 1.5. Schema dello strato di Helmholtz (a sinistra) e di quello diffuso (a destra). Da Ref. [3].

Il potenziale elettrico in funzione della distanza dall'interfaccia viene descritto dalla teoria di Poisson-Boltzmann. Consideriamo una superficie solida planare con densitร  di carica superficiale ๏ณ, sulla quale il potenziale รจ ๏น0 = ๏น(x = 0), in contatto con il dielettrico, di costante dielettrica ๏ฅr. La densitร  di carica di volume ๏ฒe deve soddisfare l'equazione di Poisson:

2 0 e r ๏ฒ ๏น ๏ฅ ๏ฅ ๏ƒ‘ = โˆ’ (1.11)

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Dato che gli ioni nel dielettrico sono mobili, non conosciamo la loro posizione, ma possiamo determinare la loro distribuzione termica tramite l'equazione di

Boltzmann: T k W i i B i e c c = 0 โˆ’ / (1.12)

dove Wi รจ il lavoro necessario a portare uno ione nel dielettrico dall'infinito a

una certa posizione piรน vicina alla superficie. Si assume che si debba compiere solo lavoro elettrico, e non ad esempio lavoro per spostare altre molecole.

Il lavoro per posizionare singoli ioni รจ W+ = e๏น, W- = โ€“ e๏น. Le concentrazioni

degli ioni positivi e negativi sono:

T k e T k e B B e c c e c c / 0 / 0 ๏น ๏น = = โˆ’ โˆ’ + (1.13)

La densitร  di carica locale รจ ) ( ) ( 0 e /kT e /kT e B B e e ec c c e ๏น ๏น ๏ฒ = + โˆ’ โˆ’ = โˆ’ โˆ’ (1.14) per cui: ( , , )/ ( , , )/ 2 0 0 ( , , ) ( e x y z k TB e x y z k TB ) r ec x y z e๏น e ๏น ๏น ๏ฅ ๏ฅ โˆ’ ๏ƒ‘ = โˆ’ (1.15)

Nel nostro caso di superficie planare, per simmetria si ottiene: 2 ( )/ ( )/ 0 2 0 ( e x k TB e x k TB ) r ec d e e dx ๏น ๏น ๏น ๏ฅ ๏ฅ โˆ’ = โˆ’ (1.16)

Per potenziali e|๏น|<<kBT, si puรฒ sviluppare in serie l'esponenziale:

2 2 0 0 2 0 0 2 ( ) ( ) (1 1 ) r B B r B ec c e d e x e x dx k T k T k T ๏น ๏น ๏น ๏น ๏ฅ ๏ฅ ๏ฅ ๏ฅ = + โˆ’ + + ๏‚ป (1.17)

Dando luogo allโ€™equazione di Poisson-Boltzmann linearizzata, che รจ risolubile analiticamente:

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19 D D x x e c e c x ๏ฌ ๏ฌ ๏น / 2 / 1 ) ( = โˆ’ + (1.18)

con la lunghezza di Debye

0 2 0 2 r B D k T c e ๏ฅ ๏ฅ ๏ฌ = (1.19)

Le condizioni al contorno ๏น(0) = ๏น0 e ๏น(๏‚ฅ) = 0 ci danno:

D x e ๏ฌ ๏น ๏น / 0 โˆ’ = (1.20)

Questa descrizione linearizzata funziona abbastanza bene per potenziali fino a 50-80 mV, dopodichรฉ si deve utilizzare una soluzione completa dellโ€™equazione. La situazione รจ illustrata in Figura 1.6.

Figura 1.6. (a) Schema dello strato di Stern che si forma allโ€™interfaccia (AB) fra una particella solida (A) e una matrice che contiene ioni mobili (B). (b) Andamento del potenziale nel caso di teoria di Poisson-Boltzmann linearizzata, dove ๏ฌd indica la lunghezza di Debye. Riadattata da Ref. [2].

Per un dato potenziale ๏น0 dell'elettrodo, รจ utile conoscere la corrispondente densitร  di carica ๏ณ presente sulla sua superficie. Questo ci consente ad esempio

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20

di trovare d๏ณ/d๏น0, che corrisponde alla capacitร  differenziale del doppio strato elettrico, che puรฒ essere misurata sperimentalmente.

Imponendo la condizione di neutralitร  e sostituendo l'equazione di Poisson si ha: 2 0 2 0 0 0 0 0 0 e r r r x d d d dx dx dx dx dx ๏น ๏น ๏น ๏ณ ๏‚ฅ๏ฒ ๏ฅ ๏ฅ ๏‚ฅ ๏ฅ ๏ฅ ๏‚ฅ ๏ฅ ๏ฅ = ๏ƒฉ ๏ƒน = โˆ’ = = ๏ƒช ๏ƒบ = โˆ’ ๏ƒซ ๏ƒป

๏ƒฒ

๏ƒฒ

(1.21)

Usando il risultato della Poisson-Boltzmann linearizzata si ricava: 0 r 0 D ๏ฅ ๏ฅ ๏น ๏ณ ๏ฌ ๏‚ป (1.22)

Detta equazione di Grahame linearizzata. Infine, derivando rispetto a ๏น0 si ottiene: 0 0 r D d d ๏ฅ ๏ฅ ๏ณ ๏น ๏‚ป ๏ฌ . (1.23)

Vediamo quindi che il doppio strato elettrico si comporta, per piccoli potenziali, come un condensatore piano con spaziatura ๏ฌD. Il potenziale di un tale condensatore ha l'andamento lineare mostrato nella figura 1.6, dove la pendenza coincide con quella dellโ€™andamento esponenziale in x = 0.

Consideriamo a questo punto il caso di una matrice dielettrica con inclusioni anchโ€™esse dielettriche, e che uno dei due dielettrici presenti una certa conducibilitร . Ad esempio, si potrebbe considerare una matrice polimerica, con la presenza di ioni o impurezze che determinino la conducibilitร , con inclusioni di particelle ceramiche. Questo รจ un caso molto diffuso nel campo dei materiali dielettrici compositi, dove la matrice polimerica determina principalmente le proprietร  meccaniche e di lavorabilitร  del materiale, mentre le inclusioni di ceramiche con alta costante dielettrica determinano un miglioramento delle proprietร  dielettriche del composito. La presenza di un campo elettrico determina la comparsa di una carica di polarizzazione sulle particelle ceramiche.

(21)

21

Si realizza perciรฒ la formazione di un doppio strato elettrico alla loro interfaccia, dove i controioni della matrice vengono concentrati in prossimitร  dellโ€™interfaccia stessa, ad una distanza dellโ€™ordine della lunghezza di Debye. Sebbene i portatori siano confinati nella direzione normale allโ€™interfaccia, questi hanno una certa libertร  di muoversi parallelamente ad essa, e quindi di spostarsi in seguito a variazioni del potenziale, determinando correnti confinate sulle interfacce. Questo fenomeno รจ detto di conducibilitร  interfacciale.

Lโ€™attivitร  del doppio strato ha un ruolo importante nel comportamento dielettrico dei compositi. Lโ€™effetto della conducibilitร  interfacciale sulle proprietร  dielettriche complessive fu studiato da Oโ€™Konski [5] nel caso di una sospensione random di particelle sferiche con una certa conducibilitร  di superficie ๏ณs. I

parametri del sistema composito sono illustrati in Figura 1.7. A basse frequenze ๏ท di variazione del campo elettrico esterno o per elevati valori di ๏ณs, i portatori

di carica sono trasferiti efficacemente, per azione del campo, lungo lโ€™interfaccia, provocando una polarizzazione indotta alle estremitร  polari della particella, che diventa un dipolo esteso. La costante dielettrica efficace ๏ฅeff puรฒ diventare molto

maggiore di quella del materiale che compone la particella (๏ฅ1). Ad alte

frequenze o piccole conducibilitร , questo non succede piรน, ed ๏ฅeff torna ad essere

determinata, in maniera analoga alla (1.5), unicamente dalle costanti dielettriche delle componenti e dalla geometria.

Figura 1.7. (a) I parametri del modello di Oโ€™Konski per particelle dielettriche in una matrice dielettrica; (b) il dipolo indotto risultante nella particella quando viene applicato un campo elettrico e si realizza conduzione lungo lo strato superficiale. Da Ref. [2].

(22)

22

1.2 Studio delle interfacce dielettriche

Oggetto di questo lavoro di tesi รจ una tecnica di caratterizzazione superficiale, denominata Microscopia di Forza Elettrostatica (EFM), che puรฒ essere utilizzata per lo studio delle proprietร  di interfacce dielettriche. Questa microscopia fa parte della famiglia delle microscopie a scansione di sonda (SPM), che sono state estesamente utilizzate per lโ€™investigazione delle proprietร  locali di superficie dei materiali, misurando interazioni a corto raggio fra una punta e un campione [6]. In EFM, una punta conduttiva di un Microscopio a Forza Atomica (AFM) viene polarizzata elettricamente e le forze elettrostatiche che si generano affacciando la punta ad un campione, tipicamente collegato a terra, vengono studiate [7], in genere, a distanze fra la punta e il campione tali da poter trascurare altri contributi. Queste metodologie sono state largamente usate nella comunitร  scientifica per caratterizzare le proprietร  dielettriche dei campioni sulla scala nanometrica [7,8].

Lo studio portato avanti in questa tesi mira a un miglioramento del potere risolutivo della EFM tramite lโ€™individuazione di modalitร  e parametri di misura applicabili per misure in ambiente aria anche su apparati di ampia diffusione, non richiedendo quindi particolari modifiche o aggiornamenti degli strumenti giร  in uso. Allo stesso tempo, in questa tesi si sono perfezionati i metodi di calibrazione delle sonde EFM giร  diffusamente impiegati, rendendoli quantitativamente piรน affidabili soprattutto per situazioni di lavoro in ambiente aria, che sono quelli piรน praticate. Lโ€™obiettivo a lungo termine di questa attivitร  puรฒ essere la caratterizzazione delle proprietร  dielettriche in prossimitร  di interfacce presenti in varie tipologie di situazioni sperimentali che possano essere adatte allโ€™applicazione delle microscopie a scansione di sonda [9]. In particolare, la regione dellโ€™interfaccia deve essere accessibile alla sonda del microscopio; per questo, i campioni devono essere adeguatamente strutturati o

(23)

23

preparati. Assumendo ad esempio che lโ€™interfaccia da studiare sia quella fra un dielettrico e una inclusione inorganica, il dielettrico dovrebbe essere depositato su un substrato composto della stessa sostanza dellโ€™inclusione, con lโ€™altra faccia del dielettrico esposta (Figura 1.8). Se il film รจ sufficientemente sottile, lโ€™interfaccia con il dielettrico le cui proprietร  vengono misurate รจ quella fra il supporto e il film (Figura 1.8(a)). Se particelle o altre nanostrutture sono incluse nel film per formare un composito, la loro interfaccia รจ quella in corrispondenza della particella, mentre lโ€™effetto dellโ€™interfaccia film/substrato puรฒ essere trascurato se il film รจ sufficientemente spesso (Figura 1.8(b)). Le particelle piรน vicine alla superficie superiore del film (al confine con lโ€™aria o il vuoto) sarร  quella preferenzialmente sondata dalla punta EFM, il che rappresenta una peculiaritร  delle sonde locali. Anche interfasi diffuse possono essere sondate, almeno limitatamente alla regione piรน vicina alla superficie libera, come mostrato in Figura 1.8(c). Le proprietร  in corrispondenza di una interfaccia estesa possono essere sondate, a patto di preparare opportunamente il campione effettuando una sezione trasversale (Figura 1.8(d)). In tal caso, si deve prestare attenzione a possibili effetti di ricostruzione che possono verificarsi dopo aver praticato la sezione. Dโ€™altro canto, la misura delle proprietร  elettriche attraverso una sezione trasversale fornisce informazioni piรน dettagliate sui processi interfacciali presenti e sulla loro variazione spaziale.

Figure 1.8. Possibili strutture di campioni per analisi delle interfacce tramite EFM. (a) Film sottile dielettrico, dove viene sondata lโ€™interfaccia col substrato. (b) Inclusioni in film dielettrici, dove viene sondata lโ€™interfaccia con le nanostrutture piรน vicine alla superficie libera del film. (c) Interfase diffusa (le due fasi sono indicate con 1 e 2). (d) Sezione trasversale dellโ€™interfaccia fra dielettrico e substrato.

(24)

24

Notiamo che il caso (a) puรฒ essere utile a studiare effetti di confinamento di un film dielettrico sottile allโ€™interfaccia con un altro materiale, ma non aiuta a stabilire come le proprietร  del film cambino allontanandosi dallโ€™interfaccia. Invece, negli altri casi questa informazione puรฒ essere ottenuta, nel caso in cui la risoluzione spaziale del microscopio sia migliore della lunghezza caratteristica di variazione delle proprietร  allโ€™interfaccia, e cioรจ, rifacendosi alla definizione, dello spessore dellโ€™interfaccia. Questo motiva la necessitร  di migliorare il piรน possibile la risoluzione dei microscopi EFM.

La descrizione delle tecniche di microscopia oggetto della tesi e dello stato dellโ€™arte riguardante le loro applicazioni sui materiali dielettrici nanostrutturati verrร  esposta nel prossimo Capitolo.

(25)

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Capitolo 2

Microscopia di Forza Elettrica

2.1 Microscopia a Forza Atomica

2.1.1 Aspetti generali

La Microscopia a Forza Atomica (AFM) รจ una tecnica di Microscopia a Scansione di Sonda (SPM) che รจ stata inventata nel 1986 da G. Binnig, C. F. Quate e C. Gerber [10], per riuscire a misurare la topografia superficiale di campioni isolanti su scala atomica. A tale scopo รจ stata realizzata una sonda costituita da una punta acuminata fino a pochi nm, posta allโ€™estremitร  di una leva, detta cantilever, di lunghezza dellโ€™ordine di 100 ฮผm, capace di deflettersi a causa delle forze di interazione agenti tra la punta e gli atomi del campione. In prima approssimazione รจ possibile descrivere il comportamento della cantilever come elastico, per cui lโ€™intensitร  della forza agente sulla punta risulta proporzionale alla sua deflessione, ๐น = ๐‘˜ฮ”๐‘ฅ, con k costante elastica della cantilever. Quindi, nota k e la deflessione della cantilever, รจ possibile ricavare la forza agente sulla punta. La deflessione solitamente viene misurata grazie ad un sistema a leva ottica, in cui un fascio laser colpisce il dorso della leva, che lo riflette su una coppia di fotodiodi, capaci di trasformare il segnale ottico in elettrico tramite effetto fotovoltaico. Conoscendo il raggio r dello spot luminoso e la sua intensitร  ๏ฆ, cioรจ il flusso del fascio laser, รจ possibile risalire alla deflessione della cantilever grazie alla relazione โˆ†(๐‘–๐ดโˆ’ ๐‘–๐ต) โˆ โˆ†๐‘ฅ โˆ™ ๐‘Ÿ โˆ™ ฮฆ, con iA

(26)

26

metodo รจ possibile raggiungere una sensibilitร  dellโ€™ordine di frazioni di Angstrom [11].

Il campione puรฒ spostarsi lungo le tre direzioni spaziali, grazie allโ€™azione di attuatori piezoelettrici sui quali รจ posto. Tali attuatori si presentano come cilindri cavi piezoelettrici, con un elettrodo metallico interno e quattro elettrodi esterni. In seguito allโ€™applicazione di opportuni potenziali elettrici si origina uno spostamento lungo z, quindi unโ€™estensione o una contrazione omogenea del tubo, oppure uno spostamento lungo il piano xy, chiamato piano di scansione. In particolare, se si applica la stessa polaritร  ai quattro elettrodi si ottiene lo spostamento verticale, mentre polarizzando una coppia di elettrodi in modo opposto si ha unโ€™estensione del tubo da un lato ed una contrazione dallโ€™altro, che causa uno spostamento orizzontale. Per effettuare la scansione della superficie del campione si adotta la cosiddetta โ€œscansione a rastrelloโ€, per cui la punta avanza con velocitร  costante in una direzione, ad esempio x, detto asse veloce, ed al contempo si muove a velocitร  molto minore nellโ€™altra, y, detto asse lento. Un esempio di ciรฒ รจ riportato in Figura 2.1.

Altrettanto importante รจ la presenza di un sistema di controllo, detto sistema

feedback, utile a regolare, durante la scansione, la distanza punta/campione. Tale

sistema permette di mantenere ad un valore fissato, detto set-point, una grandezza di controllo, che dipende dalla distanza punta/campione z, come puรฒ essere ad esempio la deflessione della cantilever (ฮด). Lโ€™aggiustamento avviene processando il segnale in ingresso al sistema, cioรจ il cosiddetto segnale di errore, ad esempio definito come ๐œ– = ๐›ฟ โˆ’ ๐›ฟ๐‘ ๐‘’๐‘กโˆ’๐‘๐‘œ๐‘–๐‘›๐‘ก, il quale deve risultare nullo. Per soddisfare tale condizione viene inviata una tensione al piezotubo, adatta a modificare la sua posizione in modo tale che, per questo esempio specifico, la deflessione della cantilever risulti uguale alla deflessione di set-point.

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27

Figura 2.1 Esempio di un tipico pattern di scansione di un piezotubo, data

dallโ€™applicazione di una tensione lineare applicata lungo lโ€™asse lento di scansione e di una tensione triangolare applicata lungo lโ€™asse veloce.

2.1.2 Contributi di forza elettrica nella AFM

Nella AFM esistono diverse forze di interazione di origine elettrica tra la punta ed il campione, pur in presenza di una sonda non conduttiva. Tra queste vi sono le forze di Van der Waals (VdW), dovute allโ€™interazione tra i momenti di dipolo del campione e quelli della punta. Queste forze sono di natura attrattiva e a lungo raggio. In generale si distinguono tre diverse componenti delle forze di VdW, in funzione alla natura del dipolo:

โ€ข Forze di Keesom (forze permanenti). dipolo permanente rotante โ€“ dipolo

permanente rotante (interazione tra molecole polari);

โ€ข Forze di Debye (forze indotte), dipolo permanente rotante โ€“ dipolo indotto (molecole polari immerse in campi elettrici, interazione tra una molecola polare ed una apolare);

โ€ข Forze di London (forze istantanee), dipolo istantaneo โ€“ dipolo indotto (interazione tra molecole apolari).

(28)

28

Oltre alle forze di VdW sono presenti, a distanze punta/campione molto piccole, dellโ€™ordine dellโ€™Angstrom, forze elettrostatiche di natura repulsiva, dovute allโ€™interazione degli elettroni dei materiali in gioco. Oppure, quando sono presenti cariche nette sulla punta e sul campione, ad esempio a causa della ionizzazione delle molecole in aria, si ha interazione coulombiana a lungo range [1].

In genere, per rappresentare come varia il potenziale di interazione molecolare con la distanza punta/campione, si ricorre al modello di Lennard-Jones [71],

๐‘ˆ๐ฟ๐ฝ(๐‘ง) = ๐œ€ [(๐œŽ ๐‘ง) 12 โˆ’ 2 (๐œŽ ๐‘ง) 6 ] (2.1) dove ฯƒ rappresenta la distanza al di sotto della quale il potenziale da attrattivo diventa repulsivo, mentre ฮต รจ lโ€™energia di interazione. Il primo termine in parentesi quadra fornisce il contributo repulsivo, relativo allโ€™interazione elettrone/elettrone, mentre il secondo quello attrattivo, contributo tipico dellโ€™interazione dipolo/dipolo. Quindi, variando la distanza z vengono esplorate diverse regioni, in cui la sonda รจ sottoposta a valori di forza caratteristici. La dipendenza del potenziale da z viene riportata in Figura 2.2.

(29)

29

2.1.3 Modalitร  di operazione

In Microscopia a Forza Atomica รจ possibile operare in due condizioni, in funzione della presenza o meno di una forzante esterna:

โ€ข Statiche (Fext = 0)

La punta รจ in equilibrio statico, cioรจ la forza totale che agisce su di essa รจ nulla, quindi la forza di interazione tra la sonda ed il campione produce una deformazione della cantilever, che tramite la forza di richiamo elastica riporta la punta allโ€™equilibrio. In tal caso vale la seguente equazione:

๐น๐‘๐‘(๐‘ง) + ๐น๐‘’๐‘™(๐›ฟ) = 0 (2.2)

con Fpc (z) forza di interazione punta/campione, Fel (ฮด) forza di richiamo elastica,

ฮด = z โ€“ L deflessione della cantilever, dove L รจ la separazione punta-campione,

che rappresenta la posizione z della punta quando non cโ€™รจ deflessione. La soluzione associata allโ€™Eq. 2.2 risulta pari a ๐›ฟ๐‘’๐‘ž = ๐‘ง๐‘’๐‘ž โˆ’ ๐ฟ, che rappresenta la posizione di equilibrio della punta. Misurando come varia la deflessione ฮด con L durante lโ€™intero ciclo di approccio e ritrazione della sonda rispetto al campione, รจ possibile, data la relazione ๐น๐‘๐‘ = ๐‘˜๐›ฟ๐‘’๐‘ž con ๐‘ง = ๐ฟ + ๐›ฟ๐‘’๐‘ž, ricavare le cosiddette

curve forza/distanza. Esistono anche altri tipi di curve di approccio e ritrazione,

nelle quali vengono registrate altre quantitร  in funzione di L. Ad esempio, รจ possibile registrare la forza elettrostatica, che sarร  oggetto dei prossimi paragrafi.

In condizioni statiche si opera nella cosiddetta modalitร  di contatto (CM). In questo caso la AFM lavora in regime di forza repulsiva. Tale metodo รจ semplice da adoperare ma risulta rischioso per la sonda, a causa della presenza di elevate forze di contatto o di attrito.

(30)

30

โ€ข Dinamiche (Fext โ‰  0)

La punta, a differenza di prima, non rimane in equilibrio, poichรฉ la cantilever viene eccitata tramite uno stimolo esterno armonico, ๐น๐‘’๐‘ฅ๐‘ก = ๐น0cos(๐œ”๐‘’๐‘ฅ๐‘ก๐‘ก). La cantilever ha un comportamento assimilabile a quello di un oscillatore armonico, e in genere รจ conveniente eccitare la cantilever con una frequenza uguale alla sua frequenza di risonanza. Di solito lโ€™eccitazione avviene in modo meccanico, cioรจ sfruttando un piccolo attuatore piezoelettrico che supporta la leva. In seguito a tale stimolo, la cantilever compie un moto sinusoidale lungo lโ€™asse z. Lโ€™equazione del moto viene quindi scritta considerando un oscillatore armonico smorzato e forzato:

๐‘š๐‘งฬˆ + ๐›พ0๐‘งฬ‡ + ๐‘˜(๐‘ง โˆ’ ๐ฟ) = ๐น๐‘๐‘(๐‘ง) + ๐น๐‘’๐‘ฅ๐‘ก(๐‘ก) (2.3) con m massa efficace, cioรจ massa corrispondente a un sistema ideale massa-molla, e ฮณ0 il coefficiente di dissipazione.

In condizioni dinamiche รจ possibile operare principalmente in due modi: modalitร  di non contatto (NCM) e modalitร  di contatto intermittente (Tapping Mode).

La NCM viene realizzata mantenendo lโ€™ampiezza di oscillazione piccola rispetto allโ€™estensione del potenziale di interazione (A < 1nm). Per questa ragione รจ possibile linearizzare lโ€™equazione del moto (2.3). Quando la punta รจ in interazione, si considera un oscillatore armonico soggetto ad un ulteriore campo di forza lineare, che fa variare la frequenza di risonanza come:

๐œ”โ€ฒ = โˆš๐‘˜โ€ฒ ๐‘š = โˆš ๐‘˜โˆ’๐œ•๐น๐‘๐‘/๐œ•๐‘ง ๐‘š = ๐œ”0โˆš 1โˆ’๐œ•๐น๐‘๐‘/๐œ•๐‘ง ๐‘˜ (2.4)

La nuova frequenza di risonanza varia in funzione del gradiente di forza tra la punta ed il campione; in particolare se esso risulta maggiore di zero, cioรจ in corrispondenza di forze attrattive si ha uno spostamento di ฯ‰โ€™ verso le basse

(31)

31

frequenze, viceversa in corrispondenza di forze repulsive, per cui il gradiente risulta negativo, lo spostamento avviene verso frequenze piรน alte.

Se la frequenza di eccitazione rimane costante e si adopera lโ€™ampiezza di oscillazione come grandezza di controllo della distanza punta/campione, si parla di modulazione di ampiezza (AM). In modalitร  AM, i tempi di variazione dellโ€™ampiezza sono dellโ€™ordine ๐œ~ ๐‘„ ๐œ”โ„ 0, con Q fattore di merito della cantilever. Per Q alti, come nel caso di operazione in vuoto (Q > 10000), questi risultano troppo lunghi per permettere lโ€™effettuazione di scansioni in tempi praticabili [12]. Per ovviare a ciรฒ, nel 1991 รจ stata introdotta la modalitร  cosiddetta in modulazione di frequenza (FM) [13]. Questa consiste nel variare istante per istante la frequenza di eccitazione cosรฌ da avere una cantilever sempre oscillante alla propria frequenza di risonanza, la quale varia in virtรน dellโ€™interazione punta/campione. In questo caso, la grandezza usata per controllare la distanza punta/campione รจ la frequenza di risonanza istantanea, che non รจ soggetta al limite legato al fattore Q. Per ottenere questa condizione si adotta un sistema di phase-locked-loop. Esso รจ costituito da tre componenti principali (Figura 2.10):

1. Phase Detector (PD), che produce un segnale proporzionale alla

differenza tra le fasi dellโ€™oscillazione della cantilever (โ€œReference signalโ€ in Fig. 2.3) e quella dellโ€™eccitazione (โ€œSignal phase-locked to referenceโ€ in Fig. 2.3);

2. Loop Filter, รจ un circuito di feedback integrale che genera un segnale di

correzione tale da portare la differenza di fase sopra menzionata al valore desiderato, ad esempio a ๏ฐ/2 se si vuole fare oscillare la cantilever a risonanza;

3. Voltage-controlled oscillator (VCO), che genera un segnale sinusoidale

di eccitazione la cui frequenza istantanea viene controllata da una tensione, in questo caso il segnale di correzione prodotto dal Loop Filter.

(32)

32

Figura 2.3. Configurazione base del PLL. Il rivelatore di fase confronta la fase

del segnale di riferimento in ingresso con la fase del segnale in uscita dal VCO e produce un segnale di errore, che viene elaborato in modo da aggiustare istante per istante la frequenza del VCO, in modo da mantenere lโ€™errore di fase invariato e produrre quindi un segnale con fase costante rispetto al riferimento.

In modulazione di frequenza, in generale esistono due modi di operare:

constant-amplitude (CA) mode e constant-excitation (CE) mode. In CA viene

regolata lโ€™ampiezza di eccitazione in funzione di come cambia lโ€™ampiezza di oscillazione della cantilever in seguito allโ€™interazione punta/campione, per ottenere una ampiezza di oscillazione della leva costante. Qui il tempo di risposta non รจ limitato dal fattore Q della leva, quindi tale modalitร  risulta particolarmente vantaggiosa in vuoto. In CE lโ€™ampiezza di eccitazione viene mantenuta costante, per cui, durante lโ€™approccio o ritrazione della punta rispetto al campione, lโ€™ampiezza di oscillazione della cantilever puรฒ cambiare. A differenza del caso CA, in CE il tempo di risposta della variazione di ampiezza รจ limitato da Q, quindi questo modo trova maggiore applicabilitร  in aria. In generale, la modalitร  CE risulta piรน vantaggiosa della CA, perchรฉ questโ€™ultima, mantenendo lโ€™ampiezza costante, รจ piรน soggetta ad eventuali danneggiamenti della punta, specialmente a piccole distanze punta/campione, alle quali, grazie alla presenza di effetti dissipativi, si registra generalmente uno smorzamento dellโ€™ampiezza di oscillazione. Tale smorzamento perรฒ in CA viene corretto dallโ€™aumento dellโ€™ampiezza di eccitazione fornita dal VCO, cosรฌ da riportare

(33)

33

lโ€™ampiezza di oscillazione della leva al valore iniziale. In questo modo la punta รจ piรน soggetta a danneggiamenti.

Rispetto alla CM, in NCM la sensibilitร  รจ molto maggiore; questo รจ possibile grazie allโ€™utilizzo di leve rigide (k = 10-100 N/m), per cui vengono ridotti i rumori termici (โˆ 1

โˆš๐‘˜

โ„ ), ed anche perchรฉ essendo il segnale misurato ad una frequenza dellโ€™ordine delle centinaia di kHz, lโ€™uso di tecniche di demodulazione lock-in consente di migliorare il rapporto segnale/rumore, rendendo possibili misure di forze di interazione di alcuni ordini di grandezza inferiori rispetto al CM [14].

La modalitร  di contatto intermittente o Tapping Mode, a differenza della NCM, viene realizzata usando grandi ampiezze di oscillazione, A = 10-100 nm. In questo caso quindi, considerando sempre lโ€™Eq. 2.3, utile a descrivere il moto della sonda, si ha che non รจ piรน possibile linearizzare il campo di forze, per cui risulta piรน complicata la risoluzione dellโ€™equazione stessa. Inoltre, poichรฉ si lavora con ampiezze elevate, si ha che durante la traiettoria di oscillazione, la punta esplora una regione di distanze che si estende sino al regime repulsivo, e questo ha varie ripercussioni sulla curva di risonanza della cantilever. In particolare lโ€™ampiezza di oscillazione subisce uno smorzamento indotto dai fenomeni dissipativi di superficie, che si va ad aggiungere allo spostamento della frequenza della curva di risonanza, dovuto alla presenza di interazioni conservative, come descritto nel caso NCM [12].

2.2 Microscopia di Forza Elettrica

Nel 1988, H. K. Wickramasinghe e suoi collaboratori introdussero una nuova tecnica detta Microscopia di Forza Elettrostatica (EFM), per cui applicando un potenziale elettrico alla sonda, elettricamente conduttiva, si manifestava una forza elettrica indotta, che una volta misurata consente di indagare quali siano le

(34)

34

proprietร  elettriche del campione analizzato [15]. Per ricavare in modo semplice la forza elettrostatica indotta tra la punta ed il campione si modellizza in prima approssimazione il sistema come un condensatore a piani paralleli, di area S e spaziatura d minore rispetto allo spessore dei piani stessi, cosรฌ da avere un campo elettrico omogeneo tra i due piani e gli effetti di bordo trascurabili. Applicando una differenza di potenziale ai piani si verifica che le cariche si accumulino sulla superficie di questi, e si genera un campo elettrico tra essi. Quindi un piano accumula carica positiva e lโ€™altro carica negativa originando cosรฌ una carica [16]:

๐‘„ = ๐ถโˆ†๐‘‰ (2.5) con ฮ”V differenza di potenziale applicata tra i piani e C capacitร , che per il condensatore piano vale:

๐ถ =๐œ€0๐‘†

๐‘‘ (2.6)

A questo punto, calcolando il lavoro W necessario a muovere un elemento di carica da un piano allโ€™altro, sotto lโ€™azione del campo elettrico, ed integrando da 0 a Q, si ha: ๐‘Š = ๐‘„2 2๐ถ = 1 2๐ถโˆ†๐‘‰ 2 (2.7)

Sapendo che il lavoro rappresenta proprio lโ€™energia potenziale immagazzinata e che la forza รจ legata al gradiente dellโ€™energia potenziale, tramite la relazione:

๐น๐‘’๐‘™ = โˆ‡๐‘ˆ๐‘’๐‘™ (2.8) valida nel caso in cui dei generatori esterni mantengano fissati i potenziali delle armature, รจ possibile ricavare lโ€™espressione della forza elettrostatica,

๐น๐‘’๐‘™(๐‘ง, ๐‘ก) = 1

2 ๐œ•๐ถ

๐œ•๐‘ง(๐‘ง)โˆ†๐‘‰

2(๐‘ก) (2.9)

(35)

35 ๐œ•๐น๐‘’๐‘™ ๐œ•๐‘ง (๐‘ง, ๐‘ก) = 1 2 ๐œ•2๐ถ ๐œ•๐‘ง2(๐‘ง)โˆ†๐‘‰ 2(๐‘ก) (2.10)

Tutto questo ha validitร  se si considera il caso in cui lโ€™induzione sia completa, cioรจ la somma delle cariche indotte sui due piani sia nulla [15,17]. Nel caso della EFM, lโ€™induzione completa si ha se si considerano distanze punta-campione molto minori rispetto alla lunghezza caratteristica data dalla media geometrica delle dimensioni tipiche della sonda e del campione analizzato.

Volendo esplicitare la forza elettrostatica nel caso EFM, si considera che ฮ”V =

Vpunta โ€“ Vcampione, per cui, applicando sia una tensione continua che alternata tra la

punta ed il campione, il loro quadrato risulta:

โˆ†๐‘‰2 = (๐‘‰๐‘‘๐‘ + ๐‘‰๐‘Ž๐‘cos(ฮฉ๐‘ก) + ๐‘‰๐ถ๐‘ƒ๐ท)2 (2.11)

dove VCPD rappresenta il potenziale di contatto, cioรจ la differenza dei potenziali

superficiali fra punta e campione. Sviluppando e sostituendo il ฮ”V2 ottenuto

nellโ€™Eq. (2.9), si individuano tre contributi alla forza elettrostatica, rispettivamente, uno continuo, uno di prima ed un altro di seconda armonica:

๐น๐‘’๐‘™,๐’…๐’„(๐‘ง) =1 2 ๐œ•๐ถ ๐œ•๐‘ง(๐‘ง) [(๐‘‰๐‘‘๐‘ + ๐‘‰๐ถ๐‘ƒ๐ท) 2โˆ’๐‘‰๐‘Ž๐‘ 2 ] ๐น๐‘’๐‘™,๐›€(๐‘ง, ๐‘ก) = 1 2 ๐œ•๐ถ ๐œ•๐‘ง(๐‘ง)[2(๐‘‰๐‘‘๐‘ + ๐‘‰๐ถ๐‘ƒ๐ท)๐‘‰๐‘Ž๐‘cos(ฮฉ๐‘ก)] (2.12) ๐น๐‘’๐‘™,๐Ÿ๐›€(๐‘ง, ๐‘ก) = 1 2 ๐œ•๐ถ ๐œ•๐‘ง(๐‘ง) [ ๐‘‰๐‘Ž๐‘2 2 cos(2ฮฉ๐‘ก)]

Si noti che, misurando la componente di seconda armonica della forza, รจ possibile avere informazioni esclusivamente sul contributo capacitivo, in quanto รจ lโ€™unico termine indipendente dal potenziale di contatto.

(36)

36

2.2.1 Modello di interazione elettrica

punta-campione

La modellizzazione fatta finora riguardo la geometria punta/campione รจ sรฌ utile allo studio della forza elettrostatica, ma non รจ molto fedele a quella che รจ la vera geometria del sistema, che risulta invece piรน complessa. In generale, la schematizzazione punta/campione piรน diffusa e adoperata in letteratura รจ la seguente. Si assume prima di tutto che il campione sia costituito da uno strato di materiale dielettrico di spessore omogeneo hd, con superficie perfettamente

piatta e posto al di sopra di un elettrodo portacampione. La punta viene assunta con un apice a forma di calotta sferica di raggio di curvatura R, supportata da un tronco di cono di semi apertura ฮธ0 e altezza H, fissata ad una cantilever

rettangolare, di lunghezza l, larghezza w e spessore t, come riportato da Figura 2.4. Considerando un sistema di questo genere, si ha quindi che la capacitร  totale sarร  data dalla somma di tre termini: la capacitร  apice-campione Capice, la

capacitร  cono-campione Ccono e la capacitร  cantilever-campione Ccantilever:

๐ถ๐‘ก๐‘œ๐‘ก = ๐ถ๐‘Ž๐‘๐‘–๐‘๐‘’ + ๐ถ๐‘๐‘œ๐‘›๐‘œ + ๐ถ๐‘๐‘Ž๐‘›๐‘ก๐‘–๐‘™๐‘’๐‘ฃ๐‘’๐‘Ÿ (2.13)

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Generalmente per le applicazioni EFM le quantitร  rilevanti da studiare sono proprio la derivata prima e seconda della capacitร  rispetto alla distanza apice-campione. Infatti, dalla prima derivata si determina come varia la forza elettrica in funzione della distanza z e dalla seconda il gradiente di forza in funzione di z. In base alla grandezza misurata si distinguono due modalitร  di lavoro: Force

Mode (corrispondente alla modalitร  AM) e Gradient Mode (FM). Nelle Figure

2.5 e 2.6 sono riportati dei grafici illustrativi, ottenuti per ciascun modo di operazione.

Figura 2.5 Andamento della forza elettrica al variare della distanza e relativi

contributi di apice, cono e cantilever. Tale dipendenza รจ stata calcolata considerando una tensione di 1 V e R=20nm, l=100 ฮผm, w=20 ฮผm, H~ 3ฮผm e ฮธleva= ฯ€/8 [18].

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Figura 2.6 Andamento del gradiente della forza elettrica al variare della

distanza e relativi contributi di apice, cono e cantilever. Tale dipendenza รจ stata ottenuta applicando una tensione di 1 V e considerando R=20nm, l=100 ฮผm, w=20 ฮผm, H~ 3ฮผm e ฮธleva= ฯ€/8 [18].

Nel caso Force Mode emerge come per distanze punta/campione inferiori a 5nm domini il contributo di apice, e invece per z maggiori inizino a diventare piรน influenti i contributi dati dal cono e dalla cantilever. In particolare, si nota come per lโ€™intero intervallo di distanze, il contributo di cantilever risulta maggiore di quello di cono. Nel caso Gradient Mode si ha che fino a distanze di circa 100nm lโ€™apice domina sugli altri due contributi e fino a 600nm il contributo di cono risulta maggiore rispetto a quello di cantilever. Quindi, a differenza del caso Force Mode, nel Gradient Mode รจ possibile trascurare totalmente il contributo della cantilever [18].

Scegliendo di operare in FM, si ha che per avere una misura indiretta del gradiente di forza si puรฒ studiare lo spostamento della frequenza di risonanza della cantilever, detto Frequency Shift, dato da:

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con ฯ‰0 frequenza di oscillazione propria della leva in assenza di interazioni e ฯ‰โ€™

definito come nellโ€™Eq. (2.4). Esplicitando ฯ‰โ€™ si ricava:

ฮ”๐œ” = ๐œ”0(โˆš1 โˆ’ ๐œ•๐น๐‘๐‘ ๐œ•๐‘ง โ„ ๐‘˜ โˆ’ 1) ~ โˆ’ ๐œ”0 2๐‘˜ ๐œ•๐น๐‘๐‘ ๐œ•๐‘ง (2.15)

dove lโ€™ultima relazione si รจ ottenuta tramite sviluppo di Taylor al primo ordine ed รจ valida nel limite in cui ฮ”ฯ‰<<ฯ‰0.

Si noti come dallโ€™equazione 2.15, in particolare dalla proporzionalitร  tra il frequency shift ed il gradiente di forza, emerge che anche per ฮ”ฯ‰, cosรฌ come per la forza e per il suo gradiente, si distingueranno tre contributi: uno continuo, uno di prima armonica ed un altro di seconda armonica.

In generale, i contributi di apice, cono, cantilever della forza elettrica o del gradiente di forza, e quindi la capacitร  del sistema punta/campione e la sua dipendenza dalla distanza z e dalla geometria della sonda, vengono esplicitati ricorrendo ad un modello interpretativo. Negli anni sono stati creati diversi modelli empirici; di seguito se ne descrivono alcuni.

2.2.1.1 Modello di Hudlet

Uno dei primi e piรน accettati modelli presentati in letteratura รจ stato proposto da Hudlet e collaboratori [16]. Qui la sonda viene schematizzata come un cono troncato con apice sferico, vedasi Figura 2.7. In questo caso si trascura il contributo della cantilever. Questo modello, inoltre, รจ relativo ad un campione conduttore, senza lo strato dielettrico sovrapposto.

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Figura 2.7 Rappresentazione schematica della punta nel modello di Hudlet.

La forza elettrica verticale agente sulla punta viene calcolata sommando tutti i contributi della componente z della forza, che agiscono sulle superfici infinitesime della sonda, per cui si ha:

๐น๐‘ง = 1

2โˆฌ ๐œŽ๐ธโƒ— โˆ™ ๐‘งฬ‚๐‘‘๐‘† (2.16)

con ฯƒ densitร  di carica superficiale. Considerando la relazione E = ฯƒ / ฮต0 e

sostituendola nellโ€™Eq. 2.16, si ritrova che la forza elettrica verticale totale agente sulla punta risulta:

๐น๐‘ง =๐œ€0

2 โˆฌ ๐ธ

2๐‘›ฬ‚ โˆ™ ๐‘งฬ‚๐‘‘๐‘† (2.17)

Per esplicitare la forza bisogna ricavare quale sia il campo elettrico presente su ogni punto della superficie della sonda. Per fare ciรฒ รจ necessario semplificare il problema adottando delle approssimazioni, essendo la geometria del sistema abbastanza complessa. In questo caso si adotta unโ€™approssimazione cosiddetta diedra, cioรจ ciascun elemento infinitesimale M della superficie della punta รจ

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considerato come parte di area dS di un piatto di un capacitore piano, inclinato di un certo angolo ฮธ rispetto al piano del substrato (Figura 2.8).

Figura 2.8 Rappresentazione delle linee di campo generate adottando

lโ€™approssimazione diedra.

In questo caso si assume che le linee di campo elettrico, che connettono le due superfici elementari sulla punta e sul substrato, siano di forma circolare, ortogonail ad entrambe le superfici, ed il campo lungo ciascuna linea abbia modulo costante, cioรจ il potenziale elettrico diminuisca in modo lineare lungo la linea. In questo modo si puรฒ calcolare facilmente il campo elettrico, relativo ad ogni porzione infinitesimale della superficie della punta, come la differenza di potenziale divisa la lunghezza della linea di campo. Quindi, una volta esplicitata la componente z del campo elettrico e conoscendo la densitร  di carica presente sullโ€™area elementare dS, รจ possibile ricavare la forza elettrica lungo z. Per trovare la forza elettrica totale lungo z, basterร  sommare la componente elementare della forza sullโ€™intera superficie della punta. Il risultato di tale calcolo, effettuando alcune integrazioni, รจ:

๐น๐ป๐‘ข๐‘‘๐‘™๐‘’๐‘ก = ๐น๐‘Ž๐‘๐‘–๐‘๐‘’๐ป + ๐น๐‘๐‘œ๐‘›๐‘œ๐ป (2.18) ๐น๐‘Ž๐‘๐‘–๐‘๐‘’๐ป = ๐œ‹๐œ€0๐‘‰2{ ๐‘…2(1โˆ’sin ๐œƒ0)

(42)

42 ๐น๐‘๐‘œ๐‘›๐‘œ๐ป = ๐œ‹๐œ€0๐‘‰ 2 [๐‘™๐‘› tan (๐œƒ0 2 โ„ )]2 [๐‘™๐‘› ๐ป ๐‘ง + ๐‘…(1 โˆ’ sin ๐œƒ0)โˆ’ 1 + ๐‘…2๐‘๐‘œ๐‘ 2๐œƒ0/ sin ๐œƒ0 ๐‘ง + ๐‘…(1 โˆ’ sin ๐œƒ0)]

dove R รจ il raggio di curvatura dellโ€™apice della punta, ฮธ0 lโ€™angolo di

semi-apertura del cono, H lโ€™altezza del cono, V la tensione applicata tra la punta e il substrato, e z la distanza punta/campione. La stessa notazione verrร  adottata anche successivamente.

Considerando lโ€™Eq. (2.15) รจ possibile riscrivere tutto in termini del frequency shift, per cui si ricava la seguente espressione:

โˆ†๐œ”๐ป๐‘ข๐‘‘๐‘™๐‘’๐‘ก ๐‘‰2 = โˆ’ ๐œ”0๐œ‹๐œ€0 2๐‘˜ [ ๐‘… ๐‘ง2 โˆ’ ๐‘… [๐‘ง+๐‘…(1โˆ’sin ๐œƒ0)]2+ ๐‘…๐‘๐‘œ๐‘ 2๐œƒ0๐‘ ๐‘–๐‘›๐œƒ0/(๐œ‹2โˆ’๐œƒ0) [๐‘ง+๐‘…(1โˆ’sin ๐œƒ0)]2 + ๐‘ ๐‘–๐‘›2๐œƒ0 (๐œ‹ 2โ„ โˆ’๐œƒ0)2[[๐‘ง+๐‘…(1โˆ’sin ๐œƒ 0)]]] (2.20) 2.2.1.2 Modello Straight

Lโ€™approssimazione diedra adottata per il modello di Hudlet presenta un problema sostanziale che riguarda la terza legge di Newton. Infatti, risolvendo lโ€™integrale dellโ€™equazione 2.17, si ritrova un risultato diverso a seconda della superficie considerata, cioรจ, la forza elettrica agente sulla superficie della punta risulta diversa rispetto a quella che si avrebbe considerando il substrato. Per risolvere ciรฒ si puรฒ ricorre al cosiddetto modello โ€œStraightโ€ [19], consistente con lโ€™approssimazione di Derjaguin [20], descritta di seguito. Viene usata unโ€™approssimazione a piani paralleli, per cui si decompone la superficie della punta in tanti anelli circolari, giacenti nel piano ortogonale a z, la cui area elementare dATP corrisponde alla proiezione dellโ€™area elementare della punta,

dAT, sul piano orizzontale, e a sua volta la proiezione dATP sulla superficie del

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Figura 2.9 (a) Approssimazione diedra e (b) approssimazione a piani paralleli,

con lโ€™indicazione delle linee di campo elettrico.

Con tale modello, oltre ad avere che le linee di campo risultanti sono lungo lโ€™asse z, si ritrova che le aree elementari coinvolte risultano uguali, per cui integrando in relazione alla punta oppure al substrato, la forza elettrica resta la stessa e la terza legge di Newton รจ cosรฌ soddisfatta. Le espressioni risultanti per tale modello sono:

๐น๐‘Ž๐‘๐‘–๐‘๐‘’๐‘† = โˆ’๐œ‹๐œ€0๐‘…๐‘‰2[1 ๐‘งโˆ’ 1 ๐‘ง+๐‘…(1โˆ’sin ๐œƒ0)โˆ’ 1 ๐‘…๐‘™๐‘› ( ๐‘ง+๐‘…(1โˆ’sin ๐œƒ0) ๐‘ง )] (2.21) ๐น๐‘๐‘œ๐‘›๐‘œ๐‘† = โˆ’๐œ‹๐œ€0๐‘‰2๐‘ก๐‘Ž๐‘›2๐œƒ0[๐‘™๐‘› ( ๐ป ๐‘ง+๐‘…(1โˆ’sin ๐œƒ0) โˆ’ 1 + ๐‘…๐‘๐‘œ๐‘ 2๐œƒ0/๐‘ ๐‘–๐‘›๐œƒ0 ๐‘ง+๐‘…(1โˆ’sin ๐œƒ0)]

Si nota come il termine di apice, rispetto al modello precedente, presenta una dipendenza logaritmica in piรน, mentre il termine di cono รจ lo stesso, eccetto per un fattore di proporzionalitร . In termini di frequency shift si ha:

โˆ†๐œ”๐‘†๐‘ก๐‘Ÿ๐‘Ž๐‘–๐‘”โ„Ž๐‘ก ๐‘‰2 = โˆ’ ๐œ”0๐œ‹๐œ€0 2๐‘˜ [ ๐‘… ๐‘ง2 โˆ’ ๐‘…(1โˆ’sin ๐œƒ0) [๐‘ง+๐‘…(1โˆ’sin ๐œƒ0)]2 + 1 ๐‘ง+ 1/๐‘๐‘œ๐‘ ๐œƒ0 [๐‘ง+๐‘…(1โˆ’sin ๐œƒ0)]] (2.22) I modelli descritti finora perรฒ sono validi nel caso in cui si considerino ampiezze di oscillazione piccole, cioรจ minori rispetto alla lunghezza di decadimento dellโ€™interazione. Volendo invece esplicitare la forza elettrica per ampiezze di oscillazione arbitrarie, cioรจ 0.1 < A/ฯƒ <10, con ฯƒ distanza a cui si ha il massimo

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