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Nota trimestrale nazionale sull’andamento climatico e della stagione irrigua. Aprile-giugno 2010

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NOTA TRIMESTRALE NAZIONALE

SULL’ANDAMENTO CLIMATICO

E DELLA STAGIONE IRRIGUA

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1 Servizio tecnico Ambiente ed uso delle risorse naturali in agricoltura Resp. Guido Bonati Ambito di ricerca Gestione delle risorse idriche in agricoltura Resp. Raffaella Zucaro

Progetto Attività di supporto e assistenza tecnica alla programmazione dei fondi previsti per le calamità naturali Responsabile di progetto Antonella Pontrandolfi (pontrandolfi@inea.it)

Nota trimestrale nazionale sull’andamento della stagione irrigua. Aprile-Giugno 2010

La nota è a cura del responsabile di progetto.

Gruppo di lavoro:

Federica Floris, Teresa Lettieri, Roberto Nuti, Dario Macaluso, Manuela Paladino, Antonio Papaleo, Gianluca Serra, Rossana Spatuzzi, Marco Taddei, Fabrizio Mirra, Domenico Casella, Anna Maria Lapesa, Fiorella Scaturro.

L‟attività di monitoraggio non sarebbe stata possibile senza la collaborazione delle seguenti Istituzioni:

MIPAAF, Direzione generale per la Qualità dei Prodotti Agroalimentari - Fondo di solidarietà nazionale; Dipartimento della Protezione Civile, Centro Funzionale Centrale;Regione Valle d’Aosta; Regione Piemonte; Regione Liguria; Regione Veneto; Regione Lombardia; Regione Friuli Venezia Giulia; Provincia Autonoma di Trento; Provincia Autonoma di Bolzano; Regione Emilia-Romagna; Regione Toscana; Regione Lazio; Regione Umbria; Regione Molise; Regione Campania; Regione Basilicata; Regione Puglia; Regione Siciliana; Regione Sardegna; Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente - Servizio idro-meteo della Regione Emilia-Romagna; Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Lombardia; Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente del Piemonte; Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente del Friuli Venezia Giulia; Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente del Veneto; Agenzia regionale per lo sviluppo e l’innovazione nel settore agricolo- forestale della Toscana; Agenzia servizi settore agroalimentare delle Marche; Autorità di bacino dei fiumi dell’Alto Adriatico; Autorità di bacino fiume Arno; Autorità di bacino fiume Po; Agenzia interregionale per il fiume Po; Autorità di bacino fiume Tevere; Centro di agrometeorologia applicata regionale della Regione Liguria; Consorzio di bonifica di II grado per il Cer; Consorzio di bonifica Parmigiana Moglia Secchia; Consorzio di bonifica II grado generale di Ferrara; Consorzio di bonifica e irrigazione Canale Lunense; Consorzio di bonifica Naviglio Vacchelli; Consorzio di bonifica Cellina Meduna; Associazione irrigazione Est Sesia; Associazione irrigazione Ovest Sesia; Enti regolatori dei grandi laghi (Consorzi di gestione dei bacini dell’Adda, Chiese, Mincio, Oglio e Ticino); Ente regionale per i servizi all'agricoltura e alle foreste della Regione Lombardia; Ente regionale di sviluppo agricolo della Regione Friuli Venezia Giulia; Institut agricole régional della Regione Valle d’Aosta; Istituto sperimentale agrario di San Michele all’Adige; Unione regionale bonifiche Emilia-Romagna; Unione regionale bonifiche irrigazioni e miglioramenti fondiari della Lombardia; Agenzia regionale per l’innovazione e lo sviluppo dell’agricoltura nel Molise; Molise acque; Protezione civile Centro funzionale della Regione Molise; Consorzio di bonifica Destra Sele; Consorzio di Bonifica Ufita; Consorzio di Bonifica Velia; Agenzia lucana di sviluppo e di innovazione in agricoltura; Autorità di bacino interregionale della Basilicata; Consorzio di bonifica Vulture Alto Bradano; Consorzio di bonifica Alta Val d'Agri; Consorzio di bonifica Bradano-Metaponto; Consorzio di bonifica della Capitanata; Associazione siciliana dei Consorzi ed Enti di bonifica e di miglioramento fondiario; Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente della Sardegna; Ente acque della Sardegna.

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2 Indice

Pag.

Introduzione 3

Sommario - Andamento del I trimestre 2010 in Italia 5

1. Bacino del Po 11

Allegato 1 20

2. Alpi orientali 23

3. Appennino settentrionale 29

4. Appennino centrale 35

4.1 Approfondimenti sulla regione Abruzzo 39

5. Appennino meridionale 41 5.1 Campania 42 5.2 Molise 46 5.3 Puglia 51 5.4 Basilicata 55 5.5 Calabria 61 6. Sicilia 64 7. Sardegna 70

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3 Introduzione

L‟attività di monitoraggio della stagione irrigua, che l‟INEA svolge da circa un decennio, come noto si è sviluppata in relazione alle esigenze di supporto informativo del MiPAAF e delle Regioni sulle aree soggette a crisi idriche ed eventi siccitosi. L‟attività si è avviata nelle regioni meridionali nel corso del biennio siccitoso 2000-2001. Un‟ulteriore richiesta è giunta sulle regioni del Centro Nord con la siccità del 2003 e l‟attività si è svolta dal 2005 nell‟ambito del progetto INEA “Monitoraggio dei sistemi irrigui delle regioni centro settentrionali”. A partire dal 2009, l‟attività di monitoraggio si è ampliata, reincludendo anche le regioni meridionali e insulari, quindi ha assunto carattere nazionale.

I contenuti e i risultati dell‟attività hanno suscitato anche l‟interesse dell‟ufficio del MiPAAF che gestisce il Fondo di solidarietà nazionale, che ha chiesto un supporto sui danni richiesti e da riconoscere alle Regioni attraverso attività di analisi ed elaborazioni sull‟andamento agrometeorologico e le implicazioni per il settore agricolo. Nel 2009 è stato quindi finanziato il progetto INEA “Attività di supporto e assistenza tecnica alla programmazione dei fondi previsti per le calamità naturali”, tra le cui attività principali è incluso il monitoraggio della stagione irrigua.

Per tali motivazioni, nel 2010 l‟INEA ha ritenuto opportuno riorganizzare le attività tra i progetti, rendendole più funzionali ai filoni di indagine in corso, accorpando il monitoraggio della stagione irrigua al progetto “Attività di supporto e assistenza tecnica alla programmazione dei fondi previsti per le calamità naturali”.

Considerate le finalità del progetto, si è evidenziata la necessità di verificare l‟impostazione del lavoro rispetto agli obiettivi prefissati e al supporto informativo da fornire a livello nazionale.

Un primo elemento emerso riguarda il nuovo assetto istituzionale sulla pianificazione e la gestione delle risorse idriche a livello nazionale con l‟applicazione della Direttiva quadro 2000/60/CE, che istituisce i distretti idrografici quali unità territoriali di riferimento. Come noto, in Italia nel corso del 2009 si sono concluse le procedure di stesura dei Piani di gestione dei distretti idrografici, per cui è sembrato opportuno riorganizzare le informazioni rilevate e analizzate nella nota trimestrale in funzione del nuovo assetto. A tal fine, la nota è organizzata per distretti idrografici, con analisi ed elaborazioni per bacini idrografici principali, ad eccezione del distretto meridionale, che, data la numerosità dei bacini e l‟estensione territoriale, si è preferito mantenere suddiviso per singole regioni. All‟inizio di ogni capitolo è riportata la specifica delle regioni e province di appartenenza per singolo distretto idrografico, cui fanno riferimento le elaborazioni dei dati agrometeorologici del CRA-CMA (medie mensili e decadali provinciali). Nel caso in cui le province siano a cavallo tra più distretti idrografici, si è operata una scelta in funzione della % di territorio ricadente nei due distretti.

Per ogni distretto idrografico e per i relativi bacini principali, la nota riporta l‟analisi di 3 sezioni di dati, relative all‟andamento dei parametri agrometeorologici a livello provinciale, all‟andamento delle disponibilità idriche dei bacini e alle implicazioni per il settore agricolo.

Per quanto riguarda i dati agrometeorologici (temperature, precipitazioni e calcolo dell‟indice di bilancio idroclimatico) si è ritenuto importante operare una sintesi funzionale dei dati CRA-CMA, introducendo le medie climatiche 1971-2000 e utilizzando i dati per provincia, in modo da raffrontare direttamente l‟andamento di temperature, precipitazioni e bilancio idroclimatico a livello territoriale. I dati di maggior dettaglio per singola stazione, rilevati anche attraverso reti agrometeo regionali, sono comunque analizzati e commentati, in particolare nei casi di fuori norma, eventi particolari e in generale sulle stazioni che ricadono in bacini e aree di particolare interesse agricolo.

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4 Per quanto riguarda la sezione relativa alle disponibilità idriche potenziali, i dati disponibili per i diversi corpi idrici a livello nazionale sono molto eterogenei, quindi si è operata un‟analisi per bacino idrografico laddove la tipologia di dati disponibili consente elaborazioni più omogenee. Inoltre, sarebbe importante poter confrontare i volumi d‟invaso e/o di portata dei corsi d‟acqua con le medie storiche, in modo da avere più spunti di riflessione sull‟andamento della stagione, nonché l‟andamento climatico più a lungo termine. Sotto questi aspetti, vi sono diversi problemi di disponibilità dei dati, per cui l‟analisi è effettuata laddove possibile.

Dato l‟inquadramento agrometeorologico e delle disponibilità, vi è infine l‟analisi delle implicazioni per il settore agricolo, finalità principale dell‟attività. In particolare, si evidenzia se e dove eventi meteorologici fuori norma abbiano determinato anomalie che generano ripercussioni sulle aziende agricole in termini di pratiche agricole, produzioni e danni alle strutture. Inoltre, le note trimestrali hanno evidenziato a volte problemi legati ad attacchi parassitari fuori norma o alla presenza di nuovi patogeni. Considerata l‟importanza della tematica nel contesto generale di cambiamento climatico e impatto in agricoltura e data la collaborazione in corso con il MiPAAF su tali aspetti, sempre nell‟ambito del progetto, nella nota trimestrale, nuova e particolare attenzione è data alla tematica.

Infine, in collaborazione con l‟ufficio del MiPAAF che gestisce i fondi per le calamità naturali, si è inteso completare il quadro dell‟andamento e degli eventi che stanno caratterizzando l‟anno attraverso una breve disamina degli atti di riconoscimento dei danni su cui le Regioni hanno fatto richiesta nei mesi precedenti.

Il lavoro descritto ha risvolti di analisi nel breve periodo sulle problematiche della singola stagione, ma ha una sua importanza anche nelle analisi di medio e lungo periodo. L‟attività risulta centrale e in prospettiva di grande interesse, in quanto, analizzando tutti i dati raccolti negli anni, sarà possibile contribuire alle analisi sugli effetti dei cambiamenti climatici sulle pratiche agricole e sull‟andamento del settore, e sarà possibile trarre spunti di riflessione sulle politiche di adattamento del settore agricolo.

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5 Sommario

Andamento del II trimestre 2010 in Italia

Inquadramento a livello europeo

Per meglio inquadrare la situazione meteorologica in territorio italiano nel trimestre aprile-giugno, è utile accennare alle condizioni che hanno caratterizzato il continente europeo. Dai rapporti periodici del NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration1), emerge che ad aprile vi è stata una diffusa anomalia termica positiva nei settori meridionali e centro orientali del continente, in particolare sono stati interessati i Paesi del mediterraneo (Spagna, Italia, Grecia, Turchia, Balcani) e le Repubbliche Baltiche, parte della Scandinavia e la Russia europea (in queste ultime aree si sono registrati i maggiori scarti). Al contrario, scarti negativi dalla media del mese si sono registrati nell‟Europa nord occidentale, in particolare nel Regno Unito (fino a -2°C).

Il mese di maggio ha mostrato altre anomalie: a livello globale si sono avute temperature medie superiori alla media climatica, mentre in Europa il mese è stato mediamente più freddo, in particolare in Olanda, Danimarca e Germania settentrionale (tra -2 e -3°C).

Per quanto riguarda le precipitazioni, si hanno a disposizione delle elaborazioni su scala globale del NOAA (fig. a), dalle quali emergono diverse anomalie climatiche che coinvolgono, per quanto riguarda l‟Europa, soprattutto i Paesi del Nord Ovest con scarti negativi dalla media climatica, e i Paesi Nord orientali con scarti positivi.

Figura a – Precipitazioni Marzo-Maggio 2010 – Anomalie rispetto al periodo 1961-1990

Fonte: National Oceanic and Atmospheric Administration - National Climatic Data Center (NCDC), 2010

Infine, l‟andamento del mese di giugno ha determinato particolari problematiche di disponibilità idriche in Israele, che sta affrontando una delle più gravi siccità dagli anni „20. Ma il dato che colpisce maggiormente è quello relativo al Regno Unito, con un mese di giugno siccitoso, il più secco dal 1929.

1

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6 Contestualmente, intensi eventi precipitativi ed esondazioni si sono verificati nell‟Europa centrale, colpendo e procurando danni a strutture e alla popolazione in particolare nella Repubblica Ceca, in Slovacchia, Ungheria e Croazia.

Andamento agrometeorologico in Italia

Entrando più nello specifico in relazione all‟andamento climatico nelle varie aree del Paese, il trimestre aprile-giugno si è caratterizzato per diverse anomalie delle temperature e delle precipitazioni (graff. a, b e c), manifestatesi in modo differente nelle diverse aree e nei tre mesi. In particolare, si evidenziano temperature massime mediamente più basse della media climatica (fino a quasi -3°C) nel Nord Ovest a maggio e valori, invece, sopra la media oltre i +2°C in Sardegna nel mese di aprile.

Grafico a – Temperature medie massime in Italia nel II trimestre 2010 – scarto dalla media climatica

Fonte: elaborazione INEA su dati CRA –CMA, 2010

Le temperature medie minime hanno mostrato scarti negativi rispetto al clima solo nel mese di maggio, mentre aprile e giugno sono stati caratterizzati da scarti positivi in quasi tutte le zone del Paese.

Grafico b – Temperature medie minime in Italia nel II trimestre 2010 – scarto dalla media climatica

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7 Per quanto riguarda l‟apporto pluviometrico, aprile è stato poco piovoso rispetto alla media, in particolare nel Nord Italia, con una evidente e brusca controtendenza a maggio, quando, ad eccezione della Sicilia, sono caduti cumulati di pioggia mediamente superiori, fino a +50 mm, dei valori climatici. Anche giugno, pur con scarti minori, si è confermato un mese più piovoso della norma.

Grafico c – Precipitazioni medie in Italia nel II trimestre 2010 – scarto dalla media climatica

Fonte: elaborazione INEA su dati CRA –CMA, 2010

L‟andamento di temperature e precipitazioni ha, ovviamente, influenzato il bilancio idroclimatico (BIC, differenza tra precipitazioni e evapotraspirazione) delle diverse aree nei tre mesi. Con l‟avanzare della primavera e la fase iniziale dell‟estate il bilancio tende a diventare negativo, tant‟è che l‟inversione di valori segna sostanzialmente l‟inizio della stagione irrigua (apporti idrici tramite la pratica irrigua). Rispetto a questa media climatica, dopo il mese di aprile (poco piovoso) si è passati ad anomalie tendenzialmente di segno positivo a maggio e giugno, in particolare a maggio, in corrispondenza delle precipitazioni più elevate della media. A differenza del I trimestre 2010, la Sicilia presenta valori sostanzialmente nella media climatica (negativi in termini assoluti in questo periodo dell‟anno).

Grafico d - Bilancio idroclimatico media provinciale di giugno - scarto dalla media climatica

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8 Disponibilità idriche potenziali

Lo stato idrologico dei diversi bacini centro settentrionali, in questo secondo trimestre dell‟anno è apparso in una generale situazione di buona salute tanto da permettere di ipotizzare che, anche quest‟anno, in quest‟area del Paese, l‟andamento della stagione irrigua non dovrebbe essere segnato da particolari criticità nelle disponibilità di risorsa. In merito all‟agricoltura irrigua (e alle disponibilità di risorsa) non sono state evidenziate criticità in questi primi mesi della stagione irrigua.

Sono risultati anche oltre la media degli ultimi anni i valori di altezza e di portata dei principali copri idrici del Nord Italia, in particolare del fiume Po e dei suoi maggiori affluenti in territorio piemontese e lombardo. In particolare, nella porzione del medio bacino interessata dai grandi laghi lombardi, da cui il Po riceve i maggiori afflussi, non si riscontrano anomalie in termini di altezza dei laghi e di portate erogate ai fiumi emissari, affluenti in sinistra idrografica del Po.

Parimenti, i bacini idrografici del Nord Est del Paese (distretto idrografico Alpi Orientali, bacini dell‟Alto Adriatico) non hanno fatto segnalare criticità in relazione alle disponibilità idriche.

I principali bacini del Centro Italia, fatta eccezione per la sempre critica situazione del lago Trasimeno in Umbria, e i numerosi invasi delle regioni meridionali e insulari hanno mostrato un andamento positivo, soprattutto rispetto alla media degli ultimi dieci anni.

Settore agricolo e problematiche emerse

Alla luce di quanto illustrato in termini di andamento meteorologico, il settore agricolo è stato interessato da fenomeni contrastanti, avendo avuto, nello stesso tempo, vantaggi importanti e circoscritte penalizzazioni, dovute soprattutto all‟intensità dei fenomeni di maltempo e una diffusa preoccupazione per le condizioni fitosanitarie (fig. b).

Da una parte si è consolidato il generale livello di ricarica idrica dei suoli e il livello dei principali invasi ad uso irriguo, iniziato già nel trimestre precedente, con indubbi vantaggi di prospettiva a medio e lungo termine, dall‟altra diversi eventi meteorologici estremi, di forte intensità, hanno provocato, in diversi contesti, difficoltà operative, ritardi e scadimenti della qualità delle produzioni oltre che danni infrastrutturali.

Per quanto riguarda le regioni settentrionali, si segnalano soprattutto esondazioni (fiumi Adda e Oglio, piene del fiume Brembo) e sommersioni dei terreni in alcune aree, soprattutto in Lombardia (l‟intensità di pioggia ha toccato punte da record con 250 mm nelle 24 ore e 180 mm in 7 ore) nel Lodigiano, nel Milanese e nel Cremonese, con conseguenti danni da ristagno idrico per le colture in campo, interruzioni delle semine e difficoltà di accesso ai campi. Danni sono segnalati ai prati stabili, con la perdita dei primi sfalci, al mais e alle orticole. Vi sono stati anche danni strutturali alle reti di bonifica ed irrigazione con cedimenti di argini di canali, avarie ad attrezzature e lesioni a manufatti quali ponti-canale e partitori (Naviglio Vacchelli e Consorzi del Cremonese).

In Emilia Romagna, a metà maggio si sono avuti danni alle colture frutticole e a colture cerealicole per grandinate localizzate, in provincia di Modena e di Ferrara, che si sono aggiunti ai danni da freddo dello scorso inverno.

Di diversa tipologia i danni rilevati in Veneto e in Friuli, con forti grandinate che hanno interessato, in alcune zone del Padovano e del Trevigiano, sia i vigneti che le colture in pieno campo di ortaggi, tabacco,

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9 mais e soia non protetti da reti antigrandine. Anche qui si sono avuti allagamenti in più aree, con danni accentuati in assenza o insufficienza delle reti di drenaggio.

In Toscana difficoltà e qualche danno (perdite di semine e problemi sui fruttiferi) sono stati segnalati in provincia di Lucca per l‟eccesso e la violenza delle precipitazioni.

Nel Lazio si sono avuti ripetuti fenomeni di attacchi di funghi e parassiti, soprattutto sulle ciliegie nel Reatino e sull‟actinidia in provincia di Latina, oltre ad alcune grandinate nelle valli dell‟Aniene.

Su gran parte degli areali centro settentrionali si è evidenziato un leggero ritardo, rispetto allo scorso anno, nello sviluppo fenologico di alcune coltivazioni come i cereali, dovuto, essenzialmente, alle basse temperature che hanno caratterizzato i mesi invernali precedenti.

Problemi si sono riscontrati in Abruzzo e in Molise a causa degli attacchi di peronospora e oidio (macchie d‟olio) sulla vite, tenute sotto controllo con adeguati trattamenti, oltre che a pesanti attacchi sul pomodoro del lepidottero tropicale Tuta absoluta. La persistente umidità ha favorito localizzati attacchi di Monilia su albicocco, susino e ciliegio.

Anche nel Sud della penisola si sono avute luci e ombre. Se parte del territorio è stato interessato da nubifragi, grandinate e colpi di vento, con relativi problemi, dall‟altra, in positivo, le esigenze idriche delle piante, nel trimestre, sono state, sostanzialmente, soddisfatte, con cospicui risparmi sui volumi d‟acqua irrigua, visto che si sono potuti evitare molti degli interventi di cosiddetta preirrigazione. Il gran caldo della seconda decade di giugno ha però attivato in pieno la campagna irrigua.

In Campania si è registrato solo un generalizzato ritardo delle operazioni colturali con conseguente sfasamento delle semine successive e un allungamento del periodo critico degli adacquamenti irrigui, con richieste di volumi maggiori soprattutto per le coltivazioni di mais destinati agli allevamenti bufalini. Si sono avuti attacchi di fitofagi sul castagno e di Tuta absoluta sul pomodoro.

In Puglia non si sono evidenziati danni particolari se si escludono alcuni problemi di cascola per il ciliegio a causa del forte vento nel Barese, associati talvolta a vento e grandine. Oltre ai noti problemi di peronospora sulla vite, sono segnalate anche sofferenze e ritardi sul pomodoro.

Nel Metapontino, in Basilicata, si è affermata una nuova emergenza fitosanitaria, il vaiolo, più comunemente conosciuto come Sharka, che sta minacciando l‟agricoltura della zona su diversi ettari di frutteti, tra albicocche, susine e pesche, con un aggravio dei costi e difficoltà di gestione delle pratiche agricole e fitosanitarie.

Di diversa tipologia invece i fenomeni registratesi in Sicilia. Nel mese di maggio, per la concomitanza di elevate precipitazioni e alte temperature, sono da registrarsi attacchi fungini ripetuti a danno dei fruttiferi come oidio, corineo e bolla del pesco.

Infine, in Sardegna si sono registrate rese inferiori sul carciofo nel Sassarese e sulle ortive, per attacchi di peronospora, attacchi di afidi e forti ondate di vento sulla vite e sul ciliegio nella zona di Villacidro, problemi di allegagione nel Campidano sempre sul ciliegio. Le abbondanti piogge del trimestre precedente e di metà giugno hanno avuto, in sintesi, come effetto negativo diffusi problemi di tipo fitosanitario.

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10 Figura b – Problematiche emerse nel settore agricolo nel II trimestre 2010

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11 1. Bacino del Po

Il distretto idrografico Padano territorialmente coincide con il bacino idrografico del fiume Po (fig. 1.1). Al fine di rendere più funzionale e leggibile l‟analisi, il bacino è suddiviso in tre settori: Alto bacino, nel quale ricadono la Valle d‟Aosta e tutte le province piemontesi; Medio bacino, in cui ricadono le province lombarde esclusa quella di Mantova e le province di Piacenza e Parma; Basso bacino, comprendente i territori delle province di Mantova e quelle emiliano romagnole di Reggio Emilia, Modena e Ferrara2.

Figura 1.1 – Inquadramento delle province e delle stazioni di rilevamento idrometriche

Fonte: elaborazioni SIGRIAN-INEA

I dati medi delle precipitazioni del mese di aprile nel bacino hanno evidenziato un deficit precipitativo pari a circa il 46% rispetto alle medie climatiche riferite al periodo 1971-2000 (graff. 1.1, 1.2 e 1.3). Il deficit maggiore è stato osservato nell‟Alto bacino (-51%) e soltanto in provincia di Ferrara (Basso bacino) i cumulati registrati ad aprile sono stati leggermente superiori a quelli climatici. Situazione diversa si è delineata a maggio, quando, grazie alle abbondanti piogge, soprattutto nella prima metà del mese, su tutto il bacino si è registrato un surplus precipitativo medio pari a +35% rispetto alla media climatica. Gli scarti maggiori si sono avuti nel Basso bacino (+50%), mentre nell‟Alto e nel Medio bacino gli scarti sono stati rispettivamente pari a +27% e +31%.

2 Nel territorio del bacino ricadono parzialmente anche le province liguri, Bologna, Ravenna, Lucca, Massa Carrara, la provincia di Trento e le province venete di Rovigo e Verona. Sulla base della prevalenza territoriale, però, sono trattate in altri distretti idrografici.

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12 Parimenti al mese di maggio, anche le piogge di giugno hanno generato uno scostamento dalla norma positivo (+23%). Le maggiori precipitazioni, sia in termini assoluti che rispetto alla media climatica, si sono avute nel Basso bacino (+70%).

Grafico 1.1–Precipitazioni nell‟Alto bacino del Po, medie mensili aprile-giugno 2010 e media climatica

Fonte: elaborazione INEA su dati CRA –CMA, 2010

Grafico 1.2 – Precipitazioni nel Medio bacino del Po, medie mensili aprile-giugno 2010 e media climatica

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13 Grafico 1.3 - Precipitazioni nel Basso bacino del Po, medie mensili gennaio-marzo 2010 e media climatica

Fonte: elaborazione INEA su dati CRA –CMA, 2010

Le temperature massime, nel corso del mese di aprile e di maggio hanno avuto un andamento piuttosto eterogeneo nelle tre sezioni del bacino. Nell‟Alto bacino, il valore medio è stato inferiore alla media climatica (di circa 2°C ad aprile e 4 a maggio); nel Medio bacino il valore medio di aprile è stato superiore a quello climatico (+ 1°C), mentre a maggio è stato inferiore di circa 2°C. Infine, il Basso bacino è stato caratterizzato da temperature massime mediamente in linea con il clima ad aprile, mentre a maggio le temperature sono state inferiori alla norma di circa 2°C (graff. 1.4, 1.5 e 1.6 in allegato 1).

Nel corso del mese di giugno, le temperature registrate nell‟Alto bacino hanno continuato, mediamente, ad essere inferiori al valore climatico di riferimento (- 2°C), mentre nel Medio e Basso bacino sono risultate nella media climatica.

Con riferimento alle temperature minime, i valori medi di aprile per le tre sezioni del bacino hanno avuto un andamento più omogeneo (graff. 1.7, 1.8 e 1.9 in allegato 1). In tutte e tre le sezioni il valore medio è risultato di poco inferiore al valore climatico (-0,5 nell‟Alto, -0,7 nel Medio e -0,4 nel Basso bacino). A maggio le temperature minime hanno continuato ad assumere valori medi inferiori a quelli climatici, con scarti però leggermente maggiori (da -0,6°C nel Medio bacino ai -1,3°C nell‟Alto). Nel mese di giugno, a differenza di aprile e maggio, le temperature minime sono risultate in linea con la media climatica nell‟Alto e Basso bacino, mentre nel Medio bacino mediamente sono risultate superiori di circa 1°C.

Relativamente ai tre settori in cui è stato suddiviso il bacino del Po, nel grafico 1.10 sono riportati i valori medi del bilancio idro–climatico (BIC), che rappresentauno degli indici climatici che si collegano al potenziale deficit di risorsa nei suoli, ottenuto dal confronto tra le precipitazioni e la quantità di acqua dissipata dal sistema suolo–colture attraverso l‟evapotraspirazione (ETP). Nel grafico sono riportati i valori assunti dal BIC nel periodo aprile-giugno 2010 e i valori della statistica mensile riferiti al periodo 1971-2000.

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14 Grafico 1.10 – Bilancio idroclimatico nel distretto idrografico Padano di aprile-giugno 2010 e medie climatiche

Fonte: elaborazione INEA su dati CRA –CMA, 2010

In tutto il territorio del distretto idrografico in aprile il BIC è stato sempre negativo e inferiore al valore climatico (lo scarto in mm dal clima è passato dai -58 mm nell‟Alto bacino ai -26 mm nel Basso bacino). A maggio, grazie alle precipitazioni e alle temperature minime e massime inferiori alla norma, il valore del BIC in tutte e tre le sezioni del bacino ha mostrato valori superiori a quelli climatici (fino a +35 mm del Basso bacino). Nel mese di giugno, il BIC, pur evidenziando un deficit nell‟umidità dei suoli (tipico del periodo), rispetto al clima ha mostrato valori migliori nell‟Alto e nel Basso bacino e peggiori nel medio Bacino.

L‟analisi delle disponibilità idriche potenziali si basa sul monitoraggio dell‟andamento idrologico dei principali corpi idrici del bacino del Po. Nell‟Alto bacino è effettuato attraverso l‟analisi dei principali corsi d‟acqua superficiali utilizzati a fini irrigui: Dora Baltea (a Tavagnasco), Tanaro (ad Alba), Scrivia (a Serravalle) e Toce (a Candoglia) (fig. 1.1). Nel Medio bacino, risulta importante l‟analisi idrologica del sistema dei grandi laghi lombardi, le cui acque, attraverso i rispettivi fiumi emissari (il Ticino, l‟Adda, l‟Oglio e il Mincio) confluiscono nel Po. Lo stato idrologico del Po è trattato in un‟unica sezione, prendendo in considerazione i dati delle stazioni idrometriche di Isola S. Antonio (confine tra l‟Alto e il Medio Bacino), Piacenza e Cremona (Medio bacino) e Boretto, Borgoforte, e Pontelagoscuro (nel Basso bacino).

La portata media dei quattro affluenti dell‟Alto bacino nei mesi aprile-maggio è risultata inferiore a quella del 2009 (anno considerato particolarmente positivo) (graf. 1.11). La portata media della Dora Baltea e dello Scrivia (escludendo il 2009) è risultata in linea con gli altri anni, quelle del Toce e del Tanaro hanno evidenziato una tendenza all‟aumento.

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15 Grafico 1.11 – Portate medie dei fiumi nell‟Alto bacino del Po medie aprile-maggio 2010 e anni precedenti

Fonte: elaborazione INEA su dati ARPA Piemonte, 2003, 2006, 2007, 2008, 2009, 2010

Rispetto all‟andamento delle portate di aprile e di maggio (analisi delle medie giornaliere), ad eccezione dello Scrivia, che ha mantenuto un andamento quasi costante, gli altri tre fiumi hanno mostrato una serie di picchi più o meno importanti che hanno raggiunto il loro massimo sul finire della prima settimana di maggio: il Toce, ad esempio, è passato dai 109 m3/s del 2 maggio agli oltre 400 del 6 maggio; la Dora Baltea negli stessi giorni da 138 a oltre 300 m3/s. Successivamente, l‟andamento medio giornaliero è stato alla diminuzione e solo sul finire del mese si è assistito ancora a qualche picco dovuto alle ondate di piena a seguito delle precipitazioni. Rispetto al trimestre precedente, i deflussi mensili sono risultati in aumento. Tale situazione è da ricondurre, in gran parte, alle precipitazioni poiché le basse temperature che si sono registrate in alta quota hanno limitato lo scioglimento nivale.

Nel Medio bacino, come noto, l‟andamento idrologico risulta fortemente condizionato dal sistema dei grandi laghi lombardi (Maggiore, Como, Iseo e Garda); le acque dei laghi e dei fiumi emissari sono destinate anche all‟irrigazione delle aree della pianura padana e sono utilizzate direttamente o indirettamente (attraverso l‟afflusso al Po) in sinistra e in destra idrografica del fiume.

L‟andamento delle altezze idrometriche del lago di Garda nel corso del trimestre aprile-giugno è stato costante e su livelli molto prossimi a quelli massimi del periodo 1950-2007. Unica eccezione è stato il piccolo aumento avvenuto nel corso della prima settimana di maggio dovuto alle precipitazioni avvenute nei giorni precedenti; passata l‟ondata di piena, le altezze hanno continuato a mantenere un livello costante fino a fine giugno.

Le altezze del lago Maggiore nel corso di gran parte di aprile non hanno evidenziato particolari oscillazioni (in aumento o in diminuzione), ad eccezione dei giorni tra l‟ultima decade del mese e la prima metà di maggio, quando si sono avuti picchi in corrispondenza degli eventi precipitativi (le altezze sono passate da +102 cm del 26 aprile ai circa 200 cm del 14 maggio). Superata questa fase, dopo un picco meno importante della seconda decade di giugno, le altezze sono scese e si sono stabilizzate alla fine del mese.

Il lago di Como nel trimestre aprile-giugno ha avuto un andamento generale nelle altezze simile a quello del lago Maggiore. L‟inizio del mese di aprile è stato caratterizzato da una leggera tendenza all‟aumento delle altezze, ma senza importanti oscillazioni; tra l‟ultima decade di aprile e la prima metà di

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16 maggio le altezze hanno cominciato ad aumentare, passando dai +22 cm circa del 26 aprile ai +122 del 14 maggio. In quei giorni, a Malgrate il lago ha raggiunto la quota di esondazione di piazza Cavour a Como. In seguito, anche grazie alle operazioni di svaso, le altezze sono scese e in giugno, dopo un piccolo aumento osservato all‟inizio della seconda decade, hanno continuato a diminuire fino alla fine del mese.

Il lago d‟Iseo sin dall‟inizio di aprile ha mostrato un andamento sempre crescente delle altezze tanto da passare da valori prossimi allo zero idrometrico a valori superiori ai 100 cm nel corso di giugno.

Se consideriamo i dati di altezza medi del trimestre dei 4 laghi (graf. 1.12), si evidenzia che le altezze dei laghi Maggiore, Iseo e Garda è stato superiore alla media del periodo 2003-2009, mentre le altezze medie del lago di Como sono state leggermente inferiori alla media degli ultimi anni.

Grafico 1.12 – Altezze medie dei grandi laghi lombardi di aprile-giugno 2010 e medie 2003-2009

Fonte: elaborazione INEA su dati Consorzi dei Laghi Lombardi, 2003, 2007, 2008, 2009, 2010

Dal confronto tra le portate erogate dai laghi ai rispettivi fiumi emissari nel trimestre aprile-giugno di quest‟anno con quelle degli ultimi anni (graf. 1.13), emerge un buon livello generale di disponibilità idrica, anche per l‟irrigazione. Tale considerazione tiene conto del fatto che nelle ultime due stagioni irrigue (2008 e 2009) non sono state riscontrate particolari cricità in merito alle disponibilità di risorsa irrigua e del fatto che le portate defluite in questo trimestre del 2010 non mostrano differenze significative con quelle dellos stesso periodo del 2008 e 2009.

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17 Grafico 1.13 – Portate medie erogate dai grandi laghi lombardi di aprile-giugno 2010, e 2007-2009

Fonte: elaborazione INEA su dati Consorzi dei Laghi Lombardi, 2007, 2008, 2009 e 2010

Passando all‟analisi del fiume Po, i dati di portata media rilevati nelle stazioni lungo l‟asta del fiume evidenziano una buona disponibilità di risorsa, con una portata media defluita (dati di aprile e maggio) significativamente superiore a quella media degli anni 2003-2009 (graf. 1.14).

Grafico 1.14 – Portate medie del fiume Po di aprile-maggio 2010 e media 2003-2009

Fonte: elaborazione INEA su dati Regione Piemonte e ARPA Emilia–Romagna, 2003, 2005, 2006, 2007, 2008, 2009, 2010

Un ulteriore elemento che evidenzia come questo inizio di stagione irrigua sia da considerare positivo è il dato relativo alla stazione di sollevamento di Palantone, che serve la rete del Canale Emiliano Romagnolo (CER): al 31 maggio è stato derivato circa il 40% in meno di risorsa rispetto allo stesso periodo del 2009, in quanto nel comprensorio servito dal CER nei primi 5 mesi del 2010 le temperature sono state più basse e la piovosità è stata notevolmente superiore (+58 %) rispetto al periodo gennaio-maggio 2009.

Alla luce dell‟andamento meteo fresco e piovoso soprattutto a maggio, nel settore agricolo emergono situazioni positive in relazione allo stato idrologico dei diversi bacini e al ripristino di condizioni favorevoli di umidità dei suoli, tuttavia, come successo anche nel trimestre precedente, sono state diverse le conseguenze negative delle ondate di maltempo.

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18 In Valle D‟Aosta, le ripetute piogge e le temperature piuttosto basse del mese di maggio hanno favorito in determinate varietà di melo come la Fuji e la Golden il manifestarsi di zone rugginose in corrispondenza della zona calicina, provocando una certa deformazione del frutto. Per quanto riguarda le ciliegie, il periodo piuttosto piovoso in corrispondenza della maturazione dei frutti ha provocato una certa perdita qualitativa del frutto, dovuto all‟annacquamento della polpa. Le precipitazioni, tuttavia, hanno favorito in tutte le colture da frutta (soprattutto quelle non irrigue), un regolare ingrossamento dei frutti. Nei prati e nei pascoli le basse temperature e le precipitazioni di maggio hanno ritardato e disturbato notevolmente le operazioni di fienagione e in molti casi hanno ridotto la qualità del fieno raccolto. Nei pascoli d‟alpeggio, la protratta copertura nevosa e le temperature basse hanno rallentato la ripresa vegetativa. In Lombardia, la pioggia dei primi giorni di maggio ha causato danni alle colture e alle infrastrutture: terreni agricoli sono stati sommersi a causa anche di esondazioni dei canali. In alcune aree del Lodigiano e del Milanese i ristagni d‟acqua hanno costretto molti agricoltori ad interrompere le semine del mais, già in ritardo a causa delle piogge di febbraio.

In provincia di Cremona vi sono state esondazioni del fiume Adda (a Pizzighettone, Formigara e Volongo) e i Consorzi di bonifica in alcuni momenti hanno dovuto attivate le idrovore (utilizzate prevalentemente nei periodi invernali) per lo svuotamento delle aree golenali oltre gli argini. Anche l‟Oglio ha esondato nel Casalasco (Ostiano, Pessina, Piadena e Calvatone,) e le acque per vari giorni hanno sommerso molti campi di prati stabili, per i quali si è completamente perso il primo sfalcio di tutti i foraggi, e campi di mais e di orticole, in particolare pomodori, cocomeri e meloni, per i quali in alcuni casi si dovrà provvedere a nuove semine. Nel territorio del Consorzio Naviglio Vacchelli vi sono stati danni alle strutture dovuti a frane spondali, lesioni a manufatti idraulici (ponti-canale, partitori) e cedimenti di argini dei canali. Sono stati sommersi dall‟acqua campi di mais e di pomodori, con danni maggiori in questo caso, poiché non si può procedere al reimpianto (troppo tardi per ottenere delle produzioni soddisfacenti) (figg. 1.2 e 1.3).

Figura 1.2 – Particolare di area interessata da esondazione di canali consortili nel territorio del CdB Naviglio Vacchelli

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19 Figura 1.3 – Particolare di area interessata da allagamenti nel territorio del CdB Naviglio Vacchelli

Fonte: Consorzio di bonifica Naviglio Vacchelli, 2010

Anche nel Bergamasco a maggio molte aree coltivate a foraggere sono state allagate dalle piogge e dalle conseguenti esondazioni dei canali. Inoltre, le continue piene del fiume Brembo hanno rallentato i lavori di ricostruzione della diga di Ponte San Pietro sul fiume (danneggiata dalla piena del 25 dicembre scorso) e quindi vi è il rischio che le aziende agricole della zona dell‟Isola Bergamasca restino senza l‟acqua per l‟irrigazione.

Infine, a metà giugno abbondanti precipitazioni hanno riportato sott‟acqua alcuni campi di aziende agricole nell‟area che circonda la città di Cremona. Una situazione particolarmente pesante è stata riscontrata nei comuni di Stagno Lombardo, Malagnino, Gadesco Pieve Delmona, Gerre dè Caprioli, Bonemerse, Robecco, Pozzaglio, Castelvere, Olmeneta e Cremona stessa, dove la pioggia, che in alcune zone ha superato i 250 mm (con punte di 180 mm in meno di 7 ore) ha provocato allagamenti di campi coltivati a mais, grano, orticole e foraggiere.

In Emilia Romagna danni si sono avuti con le grandinate di metà maggio sulle colture frutticole, tra cui le famose ciliegie di Vignola in provincia di Modena, sulle orticole e sui cereali (in provincia di Ferrara).

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20 Allegato 1

Grafico 1.4 – Temperature massime nell‟Alto bacino del Po, medie mensili aprile-giugno 2010 e media climatica

Fonte: elaborazione INEA su dati CRA –CMA, 2010

Grafico 1.5 – Temperature massime nel Medio bacino del Po, medie mensili aprile-giugno 2010 e media climatica

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21 Grafico 1.6 – Temperature massime nel Basso bacino del Po, medie mensili aprile-giugno 2010 e media climatica

Fonte: elaborazione INEA su dati CRA –CMA,

Grafico 1.7 – Temperature minime nell‟Alto bacino del Po, medie mensili aprile-giugno 2010 e media climatica

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22 Grafico 1.8 – Temperature minime nel Medio bacino del Po, medie mensili aprile-giugno 2010 e media climatica

Fonte: elaborazione INEA su dati CRA –CMA, 2010

Grafico 1.9 – Temperature minime nel Basso bacino del Po, medie mensili aprile-giugno 2010 e media climatica

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23 2. Alpi orientali

Il distretto idrografico Alpi orientali comprende i bacini dell‟Alto Adriatico, ricadenti nei territori delle regioni Veneto e Friuli-Venezia Giulia e delle Province autonome di Trento e Bolzano. In relazione ai dati disponibili sui bacini idrografici del distretto (fig. 2.1) sono stati analizzati più nel dettaglio quelli dell‟Adige (a cui afferiscono i territori delle province autonome di Trento e Bolzano ed in parte quelli di Verona), del Brenta (in cui ricadono le province di Vicenza, Padova ed in parte Trento), del Piave (che abbraccia le aree dell‟intera provincia di Belluno ed in parte i territori della provincia di Treviso), del Tagliamento (provincia di Udine ed in minima parte Pordenone) e dell‟Isonzo (che comprende parte delle province di Gorizia e Udine).

Figura 2.1 – Inquadramento delle province e delle stazioni di rilevamento idrometriche

Fonte: elaborazioni SIGRIAN-INEA

Nel mese di aprile le precipitazioni anche in questo distretto idrografico hanno mostrato uno scostamento negativo (-51% circa) dalla media climatica 1971-2000 (graf. 2.1). I maggiori deficit si sono osservati nelle province venete di Treviso e Belluno e in tutte quelle friulane. Il successivo mese di maggio si è contraddistinto per le eccezionali piogge cadute con un +43% medio rispetto al valore climatico del periodo.

Il mese di giugno è stato anch‟esso contraddistinto, con un +13% rispetto al valore climatico, da surplus nelle precipitazioni medie.

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24 Grafico 2.1 – Precipitazioni nel distretto idrografico Alpi Orientali, aprile-giugno 2010 e media climatica

Fonte: elaborazione INEA su dati CRA –CMA, 2010

Secondo l‟analisi condotta dall‟ARPAV3, ad aprile in Veneto è stato osservato un deficit precipitativo pari a -54% rispetto al periodo 1994-2009. I maggiori quantitativi di precipitazioni si sono localizzati nel Veneto nord occidentale e sulla pianura sud orientale della regione, mentre più scarsi sono stati i cumulati nella porzione nord occidentale della pianura veneta (province di Belluno e Verona). Gli apporti meteorici di maggio, invece, rispetto alla media del periodo 1994-2009 sono stati superiori del 71%. Le piogge di giugno, soprattutto nella prima metà del mese, hanno interessato prevalentemente le Prealpi Vicentine, in particolare le valli dell‟Astico e del Posina.

Le temperature, sia massime che minime, a livello di distretto mediamente sono risultate superiori alla media climatica in tutti e tre i mesi considerati (graff. 2.2 e 2.3). Le massime sono state superiori alla media climatica di 2°C ad aprile e giugno e di 1°C a maggio; le minime hanno registrato uno scarto medio di + 1,1°C ad aprile, +0,8°C a maggio e +2,2°C a giugno.

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25 Grafico 2.2 – Temperature massime nel distretto idrografico Alpi Orientali, aprile-giugno 2010 e media climatica

Fonte: elaborazione INEA su dati CRA –CMA, 2010

Grafico 2.3 – Temperature minime nel distretto idrografico Alpi Orientali, aprile-giugno 2010 e media climatica

Fonte: elaborazione INEA su dati CRA –CMA, 2010

Nel corso del mese di aprile, l‟indice di bilancio idroclimatico medio del distretto idrografico ha assunto valori sempre negativi e sempre inferiori al valore climatico (lo scarto in mm è stato di -59 mm). Tali

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26 valori sono da associare alle temperature più alte e a livelli precipitativi più bassi della media. Gli scarti in negativo più significativi si sono osservati nelle province friulane (graf. 2.4). Nel corso del mese di maggio, le abbondanti precipitazioni hanno permesso un significativo recupero del potenziale accumulo di risorsa nel suolo: in tutte le aree del distretto il valore del BIC è tornato positivo ed è anche stato superiore alla media climatica con uno scarto di +40 millimetri. Situazione ribaltata nuovamente si è riscontrata in giugno, mese già di per se caratterizzato da deficit di umidità dei suoli, con un valore medio del -40% rispetto al clima. In alcune aree provinciali, tuttavia, il valore assunto dal BIC è stato superiore a quello climatico e a volte positivo contro un valore climatico negativo (Venezia, Padova e Treviso).

Grafico 2.4 – Bilancio idroclimatico nel distretto idrografico Alpi orientali, aprile-giugno 2010 e media climatica

Fonte: elaborazione INEA su dati CRA –CMA, 2010

In relazione alle disponibilità idriche potenziali, sono disponibili dati sui bacini di accumulo nel bacino del Piave e del Brenta e sulle portate medie dei principali fiumi dell‟Alto Adriatico (fig. 2.1).

Partendo dai principali serbatoi del Piave, a fine maggio il volume complessivamente invasato è risultato più alto degli ultimi anni (+5% rispetto al 2009 e + 3% rispetto al 2008). Anche a giugno si è avuta una buona disponibilità di risorsa e un volume sopra la media del periodo.

L‟invaso del Corlo nel bacino del Brenta a fine mese di maggio ha presentato anch‟esso una situazione positiva, con un volume accumulato di +15% della media storica e simile a quello del 2008 e 2009. A metà giugno il volume è risultato prossimo al massimo storico.

Per quanto riguarda le condizioni idrologiche dei fiumi Adige e Brenta, l‟andamento delle rispettive altezze idrometriche sono rilevate presso diverse stazioni di monitoraggio dislocate in territorio trentino (S. Michele d‟Adige, Trento e Vò Destro per l‟Adige; Levico e Val Sugana per il Brenta) e veneto (Verona, Badia Polesine e Cavarzere per l‟Adige; Cismon del Grappa e Stra per il Brenta).

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27 Sul fiume Adige, si è riscontrato un incremento delle altezze medie da aprile a giugno, dovuto alle piogge e alla fusione nivale (graff. 2.5). Nonostante i buoni incrementi delle altezze medie, l‟Adige presso le stazioni di Verona, Badia e Cavarzere ha continuato a registrare (così come nel trimestre precedente) valori inferiori allo zero convenzionale.

Grafico 2.5 – Livelli medi delle altezze idrometriche del fiume Adige di aprile-giugno 2010

Fonte: elaborazione INEA su dati dell’Ufficio Dighe–Provincia Autonoma di Trento, 2010

Rispetto ai dati di portata disponibili, l‟Adige durante il mese di aprile ha mantenuto un valore medio di circa 128 m3/s, inferiore alla media storica, anche se con tendenza all‟aumento (stazione di Boara Pisani, PD). Nel mese di maggio, con le precipitazioni occorse, la situazione si è ribaltata: la portata media mensile è stata di gran lunga superiore alla media storica, grazie soprattutto al picco registrato ad inizio mese (circa 700 m3/s), che ha evidentemente influenzato il dato mensile medio.

Il fiume Brenta ha mostrato un andamento delle altezze variabile nel corso del trimestre (graf. 2.6). Le altezze maggiori sono state registrate a maggio presso le stazioni di Levico, B. Val Sugana e Cismon del Grappa, mentre a Stra sono state migliori quelle di aprile. A giugno, invece, le altezze sono state sempre inferiori a quelle di maggio ad eccezione della stazione di Stra dove invece sono state all‟incirca uguali. Grafico 2.6 – Livelli medi delle altezze idrometriche del Brenta di aprile-giugno 2010

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28 Con riferimento alle sezioni montane del Piave, nel corso del mese di aprile e di maggio le portate medie sono state superiori alla norma (anche oltre del 60% a maggio). Nel corso di giugno l‟andamento è stato variabile nelle diverse sezioni per il differenziato residuo scioglimento nivale. A metà mese in quasi tutte le sezioni le portate sono state sostanzialmente in linea con i valori degli ultimi anni.

Nell‟Alto Bacchiglione (torrente Astico) nel corso del mese di aprile e di maggio le portate medie mensili sono state inferiori alla norma. L‟andamento decrescente delle portate dell‟Astico è continuato anche a giugno, segnando valori inferiori alla media del periodo

In relazione al settore agricolo, con la primavera e con la ripresa vegetativa in molte aree del Friuli Venezia Giulia sono apparsi evidenti i danni causati dalle gelate del dicembre scorso (in alcune zone della pianura friulana erano state registrate temperature minime anche di – 19°C) su colture come l‟olivo, il kiwi e le viti (in particolare gli impianti di barbatelle e i nuovi impianti di vigneto) e sui nuovi impianti di melo e di pero; secondo stime di alcune associazioni di categoria (Coldiretti), in alcuni casi potrebbero risultare compromesse le produzioni dell‟anno, mentre in altre situazioni il danno potrebbe pregiudicare gli stessi impianti.

In Veneto, le violente grandinate di metà giugno nel Padovano e nel Trevigiano hanno provocato danni alle coltivazioni in particolare nella zona di Castelfranco (provincia di Treviso), dove la grandine ha causato danni alle coltivazioni di ortaggi e tabacco. L‟ondata di maltempo ha investito anche l‟area collinare intorno a Teolo e la Bassa Padovana fra Conselve e Codevigo. Nella zona di Teolo (soprattutto nella frazione di Villa di Teolo e in località Costigliola) e in alcune aree di Rovolon e Cervarese Santa Croce sono stati danneggiati vigneti per la produzione dei vini Doc dei Colli Euganei. In generale, sono stati danneggiati dalla grandine anche gli uliveti e le coltivazioni di mais, grano e soia.

Nella Bassa Padovana la grandine ha causato danni alle coltivazioni nel comune di Agna, dai vigneti di Friularo per la produzione dei vini DOC Bagnoli, alle estese coltivazioni di ortaggi in campo aperto non protette dalle reti antigrandine. Inoltre, estesi allagamenti si sono avuti in tutta l‟area (allagati circa 2.000 ha di territorio agricolo, la metà dei quali nel Conselvano).

Sempre in Veneto, nella seconda metà di giugno una tromba d‟aria ha creato danni a diversi vigneti nel comune di Fossò.

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29 3. Appennino settentrionale

Il distretto comprende alcuni bacini idrografici ricadenti nei territori delle province liguri, alcune marchigiane (Ancona e Pesaro) ed emiliano-romagnole (Forlì, Ravenna e Rimini) e tutte quelle toscane (fig. 3.1). Nel presente capitolo è incluso, per comodità di trattazione, anche il distretto idrografico del Serchio (in gran parte in provincia di Lucca). In bacini principali su cui è stata posta maggiore attenzione nell‟analisi, anche in relazione ai dati attualmente disponibili, sono il bacino dell‟Arno (che abbraccia i territori delle province di Firenze, Prato, Pistoia, Arezzo, Pisa ed in parte il Senese), dell‟Ombrone (in cui ricade quasi tutta la provincia di Siena e parte del Grossetano), del Serchio, che comprende quasi tutta la provincia di Lucca, dell‟Albegna (provincia di Grosseto), del Chiana (Val di Chiana nella porzione Aretina e Senese) e infine del Cecina (provincia di Pisa).

Figura 3.1 – Inquadramento delle province e delle stazioni di rilevamento idrometriche

Fonte: elaborazioni SIGRIAN-INEA

Le precipitazioni del mese di aprile hanno segnato un deficit medio di circa il 10% rispetto alle medie climatiche (graf. 3.1). La situazione è apparsa, tuttavia, eterogenea nelle diverse aree provinciali. Come il resto del Paese, anche quest‟area è stata interessata da abbondanti piogge a maggio, con un surplus pluviometrico del +71% rispetto alla media climatica; in alcune aree (Grosseto, Livorno, Pisa e Siena) i cumulati sono stati eccezionali, superiori alla media climatica con scarti fino a + 180%. Anche giugno è stato contraddistinto da buoni livelli precipitativi: rispetto alla media climatica vi è stato un surplus medio del +42% e le province che hanno beneficiato delle maggiori precipitazioni sono state quelle liguri ed emiliano romagnole.

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30 Grafico 3.1 – Precipitazioni nel distretto idrografico Appennino settentrionale, aprile-giugno 2010 e media climatica

Fonte: elaborazione Inea su dati CRA – CMA, 2010

Sull‟intero distretto le temperature massime di aprile sono state mediamente superiori al valore climatico di circa 0,6°C (graf. 3.2). Gli scostamenti più significativi sono statti registrati in provincia di Arezzo, Grosseto e Siena. A maggio, invece, la temperatura media registrata nel distretto è stata inferiore alla media climatica di circa 2°C. La temperatura di giugno è risultata nella media climatica anche se con una certa eterogeneità a livello di singole aree: si sono registrate punte di +3°C (Arezzo e Lucca).

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31 Grafico 3.2 – Temperature massime nel distretto idrografico Appennino settentrionale, aprile-giugno 2010 e medie climatiche

Fonte: elaborazione INEA su dati CRA –CMA, 2010

Al pari delle temperature massime, anche le minime sono state mediamente superiori alla media climatica ad aprile (+0,4°C) (graf. 3.3); a differenza delle massime, però, i diversi scostamenti provinciali dalla media climatica (sia in negativo che in positivo) sono stati più contenuti. A maggio, la media delle temperature dell‟area è risultata in linea con il dato climatico, ma nelle province di Imperia, Savona, Genova e Livorno, ad esempio, sono stati registrati scostamenti positivi (fino a +1°C), mentre nelle province di Lucca e Pistoia lo scostamento è stato negativo (fino a -2°C). Il mese di giugno ha visto temperature minime ovunque superiori alla media climatica (fatta eccezione per le aree provinciali di Lucca e Pistoia) che hanno generato uno scostamento medio di circa +1°C rispetto alla norma.

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32 Grafico 3.3 – Temperature minime nel distretto idrografico Appennino settentrionale, aprile-giugno 2010 e media climatica

Fonte: elaborazione INEA su dati CRA –CMA, 2010

Il bilancio idroclimatico medio dell‟area ad aprile è stato inferiore alla media climatica (-18 mm) e le province liguri e quelle di Lucca, Massa Carrara e Pistoia hanno evidenziato i maggiori scarti negativi (graf. 3.4); nelle province di Forlì, Rimini, Grosseto, Arezzo, Prato e Ancona il valore del Bic è stato positivo e leggermente superiore alla media climatica. Le piogge di maggio hanno fatto sì che il BIC, in tutte le aree provinciali, si attestasse su livelli positivi e superiori a quelli climatici (in genere in questa stagione sono negativi), con l‟unica eccezione di Savona; nelle province di Grosseto, Livorno, Pisa e Siena si sono registrati i massimi scarti dal clima con punte anche di +108 mm. A giugno, il valore medio del BIC è stato negativo (-48 mm), ma superiore alla media climatica (+14 mm).

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33 Grafico 3.4 – Livelli del BIC per il distretto idrografico Appennino settentrionale, aprile-giugno 2010 e medie climatiche

Fonte: elaborazione INEA su dati CRA –CMA, 2010

Passando all‟andamento delle disponibilità idriche, i valori registrati presso le stazioni di rilevamento sui corsi d‟acqua (fig. 3.1) mostrano situazioni positive in relazione alle disponibilità per l‟agricoltura.

Nel corso del trimestre considerato le altezze medie dell‟Arno, registrate presso le stazioni di Montevarchi (AR) e S. Giovanni Vena Valle (PI) hanno assunto un valore medio superiore a quello dello stesso trimestre negli anni 2003-2009 (graf. 3.5); presso la stazione di S. Giovanni Vena Valle le altezze sono state superiori di circa 36 cm, presso Montevarchi lo scarto è stato più contenuto.

Grafico 3.5 – Altezze medie del fiume Arno di aprile-giugno 2010 e media 2003-2009

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34 Anche le condizioni idrologiche di altri corsi d‟acqua dell‟area (Serchio, Ombrone, Albegna Chiana e Cecina) hanno evidenziato una buona situazione soprattutto rispetto agli anni precedenti. Dal grafico 3.6 emerge che su questi corsi d‟acqua l‟altezza media del II trimestre è stata significativamente superiore alla media delle altezze del periodo considerata negli anni 2003-2009. Situazione particolarmente positiva si è evidenziata sul fiume Cecina, che ha fatto registrare valori sopra lo zero idrometrico.

Da segnalare che le piogge di giugno, avvenute in particolare dopo la metà del mese, hanno fatto sì che i corsi d‟acqua regionali, soprattutto quelli minori, hanno in gran parte raggiunto il loro livello massimo, tanto che i Consorzi di bonifica hanno dovuto attivare casse di espansione e impianti idrovori indispensabili per gestire flussi consistenti determinatisi in poche ore.

Grafico 3.6 – Altezze medie di alcuni corsi d‟acqua del distretto Appennino settentrionale di aprile-giugno 2010 e media 2003-2009

Fonte: elaborazione INEA su dati Servizio Idrologico Regione Toscana,2003- 2010

Si sono registrate alcune problematiche nel settore agricolo. Nell‟area dell‟Emilia Romagna ricadente nel distretto Appennino settentrionale, ai danni da freddo dell‟inverno si sono aggiunti danni dovuti alle grandinate di maggio nel Lughese (Alfonsine, Voltana, V. Pianta, Lugo, Fusignano fino a Bagnara) e nel Ravennate (da Classe passando per Mezzano, Mandriole fino al confine delle provincia).

In Toscana, le piogge di metà giugno hanno causato danni nel Lucchese e nelle aziende orticole e frutticole della Versilia e della Piana di Lucca, in particolare nel Comune di Capannori, Porcari e Lucca. Molte semine sono andate perse a causa dei campi allagati e le coltivazioni frutticole (ad eccezione di vigneti e oliveti non ancora in fase di maturazione) sono state danneggiate dalla violenza della pioggia.

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35 4. Appennino centrale

Il distretto comprende gran parte delle regioni centrali, estendendosi, da Est ad Ovest, dal Mare Adriatico al Tirreno, comprendendo i bacini che ricadono nelle province di Teramo, Pescara, Chieti e L‟Aquila in Abruzzo, Ascoli Piceno e Macerata nelle Marche, Rieti, Viterbo, Roma e Latina nel Lazio e Terni e Perugia in Umbria (fig. 4.1). Particolare attenzione è posta all‟analisi delle condizioni del bacino del Tevere, che si estende sulle province di Perugia, Terni, Rieti, Viterbo e Roma e anche su parte del Senese e dell‟Aretino. Figura 4.1 – Inquadramento delle province e delle stazioni di rilevamento idrometriche

Fonte: elaborazioni SIGRIAN-INEA

Dal punto di vista meteorologico, ad aprile l‟area centrale del Paese ha mostrato valori di precipitazione in controtendenza rispetto al Nord, con cumulati superiori alla media climatica del 12%, con la sola eccezione della provincia di Latina (graf. 4.1). A maggio le piogge sono state ancora più abbondanti, mediamente pari al +92% rispetto al clima; nelle province di Terni, Roma, Rieti e Viterbo lo scarto è stato superiore, con massimi che hanno raggiunto +165%. Stesso trend si è mantenuto a giugno, anche se con scarti decisamente più contenuti (+7% rispetto alla media climatica).

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36 Grafico 4.1 – Precipitazioni nel distretto idrografico Appennino centrale, aprile-giugno 2010 e medie climatiche

Fonte: elaborazione INEA su dati CRA –CMA, 2010

Le temperature di aprile, sia massime che minime, sono state nella media climatica (graff. 4.2 e 4.3). A livello di singole aree, tuttavia, non sono mancati scostamenti delle temperature massime, come nelle province di Latina e Roma (circa +2°C). A maggio le temperature minime hanno continuato a registrare un valore medio nella norma, mentre le massime sono state in tutte le aree provinciali inferiori, con scostamenti che hanno raggiunto anche i -5°C (provincia di Rieti). A giugno, in media, le temperature massime sono state inferiori al clima (-1°C), mentre le minime sono state superiori (+1°C).

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37 Grafico 4.2 – Temperature massime nel distretto idrografico Appennino centrale, aprile-giugno 2010 e media climatica

Fonte: elaborazione INEA su dati CRA –CMA, 2010

Grafico 4.3 – Temperature minime nel distretto idrografico Appennino centrale, gennaio-marzo 2010 e media climatica

Fonte: elaborazione INEA su dati CRA –CMA, 2010

Il bilancio idroclimatico medio dell‟area sia ad aprile che a maggio è stato superiore al valore climatico (rispettivamente +5 e +66 mm), ad eccezione delle province di Roma e di Latina (graf. 4.4). A maggio il BIC è stato ovunque superiore ai valori climatici e in alcune aree (Terni, Rieti, Roma e Viterbo) lo scostamento è stato consistente (massimo di +110 mm). Questa situazione sul potenziale contenuto idrico del

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38 suolo è stata particolarmente positiva, soprattutto considerando che a maggio il BIC di norma è negativo. Nel mese di giugno il valore medio è stato perfettamente in linea con il clima.

Grafico 4.4 – Livelli del BIC per il distretto idrografico Appennino centrale, aprile-giugno 2010 e media climatica

Fonte: elaborazione INEA su dati CRA –CMA, 2010

Le precipitazioni del trimestre hanno determinato una generale condizione positiva in termini di disponibilità idriche nei corsi d‟acqua, nei bacini di accumulo e nelle falde (tra le principali fonti di approvvigionamento in queste aree del Paese).

Il lago Trasimeno, importante bacino lacustre presente nell‟Alto bacino del Tevere, grazie alle piogge ha parzialmente recuperato una situazione da anni negativa. Pur rimanendo su altezze medie sotto lo zero di riferimento, a fine giugno il livello idrometrico del lago è stato pari a -73 cm, +41 cm rispetto al livello di fine giugno 2009. Lo stato di salute del lago può definirsi migliorato anche se si paragona il livello di fine giugno con il valore massimo raggiunto il 30 aprile 2009 (- 98 cm).

Per questo trimestre non sono stati resi disponibili i dati idrometrici dei corsi d‟acqua principali del bacino del Tevere in territorio umbro.

Dal monitoraggio delle portate del fiume Tevere rilevate presso la stazione di Roma – Ripetta (graf. 4.5) emerge un buono stato idrologico del fiume nel corso dei mesi di aprile e maggio; infatti, le portate medie del 2010, soprattutto quelle di maggio, sono di gran lunga superiori alla media degli ultimi anni. Nel corso del bimestre, i valori più alti di portata sono stati registrati a metà della seconda decade di maggio, quando, per effetto dell‟ondata di piena a seguito degli eventi precipitativi dei giorni precedenti, sono transitate portate medie giornaliere superiori ai 400 m3/s e con punte di massime anche di oltre 650 m3/s.

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39 Grafico 4.5 – Portate del Tevere presso la stazione di Ripetta, aprile-maggio 2010 e media 2003-2009

Fonte: elaborazione INEA su dati Uff. Idrografico e Mareografico di Roma, 2003-2010

In riferimento al settore agricolo, le piogge di maggio e di giugno cadute sul Lazio hanno provocato danni (soprattutto marciume) sulle varietà precoci e precocissime di ciliegie (come la early big e la big lory) coltivate nella Sabina romana (Rieti).

In generale, in molte aree del basso Lazio (provincia di Latina) la ripresa vegetativa del kiwi è coincisa con l‟aggravamento del diffondersi del “cancro batterico dell‟actinidia” causato dal batterio Pseudomonas syringae pv. Actinidiae. Per tale ragione si temono perdite ingenti di produzione e quindi economiche per gli agricoltori. Sempre nel Lazio, a fine giugno una grandinata ha provocato danni alle colture di alcune zone della Valle dell‟Aniene (comuni di San Gregorio da Sassola, Olevano Romano e Arcinazzo Romano), in particolare ai vigneti, agli oliveti e agli orti.

4.1 Approfondimenti sulla regione Abruzzo

A livello regionale, nel trimestre si è registrato un lieve innalzamento delle temperature minime rispetto alla media del periodo 1971-2000 e un abbassamento delle massime (soprattutto in maggio). La provincia che ha subito le maggiori variazioni è risultata L‟Aquila, probabilmente riconducibili alle caratteristiche geografiche della provincia e alla mancanza dell‟attività mitigatrice del mare presente nelle altre provincie.

Più nel dettaglio, il prolungarsi della stagione invernale ha caratterizzato il mese di aprile con temperature minime quasi sempre sotto i 10 gradi. In provincia de L‟Aquila si è registrata una temperatura media di 2,2°C, contro la media di 1°C. La provincia di Chieti ha registrato il valore più alto (6,7°C, quasi 2 gradi in più del periodo 1971-2000), seguita dalla provincia di Teramo (5,4 °C) e Pescara (4,7°C). Valori ben più alti si sono evidenziati a maggio, quando le temperature non sono scese sotto i 5 °C. In provincia di Chieti, probabilmente per l‟effetto mitigatore del mare, la temperatura minima media è stata di 10,4 °C (+ 1 grado rispetto alla media del trentennio 1971-2000). Nel Teramano, i valori minimi sono superiori di circa 5 gradi rispetto al periodo 1971 – 2000 (8,8°C contro i 3,4°C medi). I valori registrati a giugno sono risultati pressoché in linea con la media climatologica nelle provincie di Teramo e Pescara, di contro in quelle di Chieti e L‟Aquila le differenze sono state più significative (circa +2°C).

L‟analisi delle temperature massime in aprile mostra valori allineati con la media climatologica. Il mese di maggio si è caratterizzato per temperature massime sotto la media rispetto al trentennio in esame,

Figura

Figura a – Precipitazioni Marzo-Maggio 2010 – Anomalie rispetto al periodo 1961-1990
Figura 1.1 – Inquadramento delle province e delle stazioni di rilevamento idrometriche
Figura 1.2 – Particolare di area interessata da esondazione di canali consortili nel territorio del CdB Naviglio  Vacchelli
Figura 2.1 – Inquadramento delle province e delle stazioni di rilevamento idrometriche
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