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1D, Arcara, Matteo, Palermo

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Academic year: 2021

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Euclide Tema 2021.1D

“Vaccini, igiene e antibiotici: pilastri della lotta alle infezioni”

di Matteo Arcara, I A, Liceo Albert Einstein Palermo

Marilena La Rosa

L’evoluzione della medicina nella lotta alle infezioni è avvenuta tra il XVIII e il XX secolo grazie all’uso dei vaccini, alle norme igieniche e all’antibioticoterapia.

La prima tappa in questo percorso è stata il vaccino contro il vaiolo, messo a punto nel 1778 da Edward Jenner.

Il medico inglese aveva notato che oltre al vaiolo che colpiva gli umani esisteva il vaiolo bovino: gli uomini che venivano infettati dal virus del vaiolo bovino avevano pochi sintomi ed inoltre erano immuni al vaiolo umano, che invece causava molti più danni e poteva portare pure alla morte.

Il principio del primo vaccino di Jenner si basava sull’inoculazione del virus del vaiolo bovino alla popolazione, in modo tale da proteggerla dalla variante più aggressiva. L’altro grande passo nel contrasto contro le infezioni è rappresentato dall’introduzione delle prime norme igieniche negli ospedali. A evidenziare l’importanza dell’igiene è stato il medico ungherese Ignac Semmelweis con l’utilizzo nel suo reparto di alcune semplici pratiche igieniche come il lavaggio delle mani e la la pulizia degli ambienti ospedalieri. Queste semplici regole, ovvie ai nostri giorni, hanno contribuito a salvare la vita a molte donne. Semmelweis, infatti, cercava di capire da tempo la causa delle morti in ospedale, soprattutto di donne dopo il parto che contraevano una malattia chiamata “febbre puerperale”.

Il medico ungherese si accorse che nel reparto in cui ad aiutare le donne a partorire c’erano solo ostetriche, le morti per febbre puerperale erano molto ridotte rispetto ai reparti in cui lavoravano anche i medici.

Un’altra osservazione che lo portò sulla giusta strada fu la morte di un medico che, qualche giorno prima del decesso, si era ferito mentre praticava un’autopsia su una donna morta di febbre puerperale; inoltre sul cadavere del collega erano presenti delle lesioni molto simili a quelle delle donne morte di febbre puerperale.

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Grazie a questo caso Semmelweis capì quale era la causa di tutte quelle morti: gli stessi medici che facevano le autopsie, subito dopo trasmettevano i batteri alle donne mentre le assistevano durante il parto.

Il medico, chiamato “salvatore di madri” preparò una soluzione igienizzante in una bacinella e fece lavare le mani ai medici dopo le autopsie, facendo calare così il tasso di mortalità post-parto nel suo ospedale dal 18% al 2%.

Cronologicamente l’ultimo caposaldo della medicina è l’antibiotico, scoperto dallo scienziato britannico Alexander Fleming nel XX secolo.

La scoperta è stata casuale: il medico inglese nel 1928 trovò della muffa su un vetrino in cui erano situate delle colonie di batteri e attorno a questa si accorse che non crescevano i batteri.

Fleming non pulì i vetrini, ma si incuriosì e condusse nuovi esperimenti che lo portarono a confermare le osservazioni sulle proprietà della muffa contro i batteri, salvando così milioni di vite. Egli aveva scoperto la penicillina.

Inizialmente era difficile estrarre il principio attivo dalle muffe, quindi non fu possibile diffondere la penicillina su vasta scala. In un secondo momento gli scienziati che lavoravano sull’antibiotico con l’appoggio delle case farmaceutiche americane (quelle europee erano occupate per la produzione di farmaci per la seconda guerra mondiale), riuscirono ad avviare la produzione industriale.

“Mi hanno ucciso due meravigliose nipotine, ma io ho salvato i bambini di tutta l’Europa. Non la trova una splendida vendetta? Vede, io credo che l’uomo più potente sia quello che riesce a trasformare un nemico in fratello”. Questa è la celebre risposta di Sabin alla domanda: “Vorrebbe vendicarsi delle 2 nipoti uccise dalle SS”.

Albert Bruce Sabin è stato un ricercatore di origine polacca, naturalizzato statunitense, inventore del vaccino per la poliomielite. Sabin si trasferì in America da bambino, per sfuggire al clima di ostilità dovuto alla sua origine ebrea. Dopo essersi laureato in medicina lavorò presso molti laboratori, focalizzando le sue ricerche sulla poliomielite. Nel 1953 riuscì finalmente a trovare la base di un vaccino, usando il virus che causava la polio ma in forma attenuata. L’anno successivo il vaccino era pronto, ma a causa delle operazioni di brevettazione si sarebbe dovuto perdere altro tempo prezioso, che avrebbe ritardato la vaccinazione dei bambini. Per questo motivo Sabin rinunciò al brevetto del suo vaccino, e quindi ai profitti, ma in compenso riuscì a far

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vaccinare tantissimi bambini soprattutto dell’Unione Sovietica e di altri paesi dell’Est Europa.

Ancora oggi, durante la pandemia, i tre pilastri della medicina sono importantissimi, la vaccinazione e l’igiene per prevenire l’infezione da SARS-COV-2 e l’antibiotico per curare le complicazioni causate dal virus.

Per raggiungere l’immunità di gregge ed impedire la circolazione del virus bisogna vaccinare all’incirca l’80% della popolazione.

Un risultato che oggi appare lontano perché c’è scarsa disponibilità di vaccini da somministrare e i paesi meno sviluppati non possono permettersi l’acquisto (in Israele la popolazione è vaccinata per intero, alcuni paesi ricchi addirittura hanno acquistato dosi per vaccinare cinque volte la popolazione, mentre in alcuni paesi africani sono arrivate solo 50 dosi).

In conclusione l’unica speranza per uscire dalla pandemia è proprio il vaccino, ma il solo modo per poter vaccinare gran parte della popolazione mondiale in tempi brevi sarebbe rinunciare al brevetto, proprio come ha fatto Sabin.

Una soluzione espressa recentemente anche da Gino Strada, fondatore di Emergency: “è meschino portare avanti discriminazioni tra paesi ricchi e poveri…. I brevetti bloccano l’aumento della produzione. Ovviamente quelli che ci sono vengono accaparrati dai paesi più ricchi, sospendendo i brevetti, molte aziende in possesso del know-out e della tecnologia potrebbero invece mettersi a produrre e così aumenterebbe rapidamente la disponibilità di dosi.”

Se le case farmaceutiche dunque rinunciassero al brevetto, perderebbero una piccola parte dei loro profitti, ma si potrebbe produrre il vaccino liberamente in ogni paese dotato di tecnologie adeguate, diffondendolo rapidamente anche nei paesi meno sviluppati, con vantaggio per tutta l’umanità.

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Gli studi sono stati selezionati su PubMed e Cochrane Library limitandosi a quelli pubblicati dal 2000 al 2007 e inserendo nel cam- po di ricerca le seguenti parole chiave:

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