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Memorie d’acqua
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Sommario
Introduzione ...6
Primo Capitolo ...9
1.1 Catastrofi e cultura ...9
1.1.1 La multidimensionalità di un disastro ambientale ... 9
1.1.2 Cenni storici della Bolivia ... 11
1.1.3 Leggi boliviane sul medio ambiente ... 13
1.2 Contesto culturale boliviano in relazione all’acqua... 18
1.2.1 La visione andina dell’acqua ... 18
1.2.2 Riti e mitologia in riferimento all’acqua ... 21
1.2.3 Hybris ambientale ... 24
Secondo Capitolo ... 27
2.1 Ambiente e conflitti in Bolivia ... 27
2.1.1 Aspetti fisici generali ... 29
2.1.2 Breve geomorfologia di una valle nelle Ande ... 35
2.1.3 Caratteristiche climatiche generali della valle di La Paz ... 37
2.1.4 Fiumi di La Paz: introduzione generale ... 39
2.2 Río Choqueyapu ieri ... 41
2.2.1 Breve introduzione al Río ... 41
2.2.2 Prima fase ... 44
2.2.3 Seconda fase ... 48
2.2.4 Terza fase ... 52
2.3 Río Choqueyapu oggi ... 54
2.3.1 Omertà e indifferenza ... 54
2.3.2 Analisi della CGE del 2013 ... 56
2.3.3 Dal 2002 al 2017: un aumento del quasi 100% dei livelli di inquinamento ... 60
2.3.4 Nuovi progetti? ... 63
Terzo Capitolo ... 65
3.1 L’oblio ... 65
3
3.1.2 Mecapaca: l’anti – oblio ... 70
3.2 Conclusioni ... 74
Interviste ... 76
a. Carla Hannover ... 76
b. Miguel Canaza ... 81
c. María Cristina & Alex ... 94
d. Pedro ... 105 e. Juán ... 109 f. Anonimo ...113 Ringraziamenti ... 118 Appendice fotografico ... 119 Appendice documenti ... 126
I. Preambolo della costituzione Boliviana ... 126
Bibliografia ... 128
4 Dove il Mediterraneo si avvicina alla terra Abbraccia l’orizzonte morbido. Accarezza le coste, Di rientranze tondeggianti. Immenso, lo sguardo si adagia.
Bagnarsi, come un fare l’amore, con la stessa sacrale perdizione.
E prego per un’immensa liberazione. Qui in questo cielo, Trovo lo spazio conforme a me.
Qui in quest’acqua, Io ho le mie radicazioni.
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Abstract
Questa ricerca ha come obiettivo quello di analizzare le dinamiche antropologiche conseguenti all’inquinamento delle acque del Rio Choqueyapu specificatamente nella zona urbana di La Paz e nella zona agricola del Mecapaca, considerando non solo i diversi attori rivieraschi, ma anche chi si sta occupando per un possibile miglioramento della situazione idrica (in particolare alcuni esponenti del giornale Pagina 7 di La Paz).
Nel concreto l’obiettivo è quello di svolgere una ricerca etnografica dedicata alla difficile convivenza con un quadro ambientale degradato, dove l’elemento acqua oggi è sempre più connesso a contesti di conflitto, di competizione, di scarsità e inquinamento.
In tal senso saranno prese in considerazioni anche tutte le mobilitazioni sociali attorno alla sua gestione pubblica o privata. L’opacità della gestione dei flussi fluviali nel nostro particolare caso è sempre più connessa alle preoccupazioni per una crisi ambientale già in atto, che ingloba anche questioni come, per i modelli di sviluppo, l’agricoltura e quindi l’alimentazione. L’acqua è, potenzialmente e naturalmente, buona da bere, da irrigare, da canalizzare, da sfruttare, ma, allo stesso tempo, è buona da pensare, sognare, simbolizzare nelle relazioni sociali di tante, tutte, le culture.
The objective of the research is to analyse the anthropological dynamics resulting from the pollution of the waters of the Rio Choqueyapu specifically in the urban area of La Paz and in the agricultural area of Mecapaca, considering not only the different actors of the shores, but also those who are working for a possible improvement of water situation (in particular some exponents of the newspaper Pagina 7 of La Paz).
Practically, the goal is to carry out an ethnographic research dedicated to the difficult coexistence with a degraded environmental framework, where the water element is today even more linked to contexts of conflict, competition, shortage and pollution.
In this sense, all the social mobilizations around its public or private management will be taken into consideration. Particularly in this case, the opacity of the managements of river flows is increasingly connected to concerns about an environmental crisis already ongoing, which also includes issues such as development models, agriculture and therefore nutrition. Water is, potentially and naturally, good to drink, to irrigate, to channel, to exploit, but, at the same time, it is good to think, to dream, to symbolize in the social relations of most of the cultures.
6 Introduzione
L’idea di un percorso di questo genere nasce tra le aule di San Basilio a Venezia. Non credo sia un caso che il seme di questa ricerca sia germogliato proprio in una città in cui l’acqua è l’elemento cardine della vita degli abitanti e non solo: a Venezia tutto si muove al ritmo della laguna.
L’acqua è sempre stata una presenza scontata nella mia vita. Sono nata e cresciuta in un paese relativamente piccolo dell’est veronese dove gli elementi paesaggistici principali sono i vigneti, i campi di mais, le colline di San Briccio e quelle del Pian di Castagné. Nel mio paese scorre un solo fiume, il Fibbio, ma un tempo era normale trovare vari canali d’irrigazione sparsi per i campi. Proprio dietro il mio condominio per esempio, quando ero piccola, c’era Fossa Pozza, un piccolo canale che andava ad irrigare i vari campi di mais o maggese che mi ritrovavo come vicini di casa. Sono cresciuta lì, tra i pomeriggi all’aperto e le barchette di carta lasciate correre nelle trasparenti e fredde acque di Fossa Pozza. Ora, dopo vent’anni dalle barchette di carta, non ci sono più i campi, e il mio piccolo fossato è stato per la gran parte ricoperto per fare spazio a nuove case e nuove strade. Ma ricordo davvero con grande affetto i miei vecchi paesaggi e quell’acqua pulita.
È sempre stato normale e scontato bere l’acqua del rubinetto a casa mia. Come è ormai un rito fermarmi a Giazza tutte le volte che vado a fare un giro tra le montagne del Carega per fare scorta dell’acqua del Fraselle, in pratica ci si può riempire le bottiglie direttamente dalle acque del fiume. E questo ha fatto in modo che per me l’acqua sia scontata, ha fatto in modo che sia di così facile accesso da farla diventare normale, discreta, dovuta. Infatti le attività o le esigenze di ciascun individuo, o gruppo umano, determinano una particolare relazione con l’ambiente e con lo spazio geografico circostante; le caratteristiche proprie del luogo, relative ad un particolare tipo di vegetazione o a determinati idrografici, contribuiscono a formare il modo specifico di concepire e rappresentare il territorio.
Il paesaggio è un elemento culturale inscindibile da altri aspetti del sistema di pensiero di ciascun popolo: la cosmologia, la mitologia, le tradizioni storiche, le concezioni religiose, si
7 proiettano su un territorio e vi si radicano, intrecciando inevitabilmente il contesto storico con quello fisico e geografico.
Il paesaggio poi è anche il prodotto di una trasformazione operata dagli uomini sulla natura, con le attività economiche, il disboscamento, le coltivazioni, i terrazzamenti, i canali, la costruzione di edifici e tanto altro. La comprensione del mondo esterno non può assolutamente considerarsi soddisfacente senza una conoscenza minima dei criteri in cui gli uomini organizzano le proprie conoscenze e percezioni in merito ai territori con cui sono in contatto. Proprio per questa ultima riflessione ho trovato personalmente interessante la storia del Rio Choqueyapu. Si tratta infatti di una storia di trasformazione, sicuramente. Di una drastica trasformazione, forse addirittura è una storia di scomparsa.
L’utilizzo del termine percezione indica uno specifico modo di intendere la relazione tra soggetto e territorio e le prime applicazioni riguardano l’ambito dei rischi ambientali1. Per
questo trovo interessante effettuare un’analisi e delle riflessioni a partire da un ambiente compromesso, facendo perno soprattutto su emozioni, sensazioni e memoria. L’acqua del Rio scorre attraverso il tempo e attraverso la memoria degli abitanti di La Paz, e più passano gli anni più le sue acque sono emblema della corruzione ambientale e del disinteresse umano verso un ecosistema che è ormai fatalmente compromesso.
Letteralmente incastrate nelle sue rive, troviamo centinaia e centinaia possibili storie di vita, di persone che vivono a contatto con quella che si può ormai definire una cloaca a cielo aperto; e da questa convivenza più o meno forzata, partirà il nostro cammino. Un cammino alla ricerca delle varie modalità adottate per incorporare la presenza del rio enfermo2 nella
quotidianità attraverso i sensi e le emozioni, percorso che mi porterà a cercare di comprendere e riconoscere l’esperienza percettiva come modalità di espressione culturale. «Le reazioni emotive che noi percepiamo come naturali sono in realtà determinate
1 Pezzullo L., “Verso una geografia degli spazi vissuti”, in Paolillo A. (a cura di) Luoghi Ritrovati, Itinerari di geografia umana tra natura e paesaggio, ISTHAR, Vidor (TV), 2013, pp. 126-27
2 Può succedere di sentire gli stessi boliviani riferirsi al Rio Choqueyapu con rio enfermo, il fiume malato; lo si può trovare per esempio nel dossier del giornale Pagina 7 (Bolivia) del 2 novembre 2017: Un río enfermo que nos alimenta, consultabile al sito https://www.paginasiete.bo/opinion/editorial/2017/11/2/enfermo-alimenta-157956.html
8 culturalmente e […] le nostre emozioni sono il risultato della forma della nostra vita sociale e della storia del gruppo a cui apparteniamo» (Franz Boas, I888, pp.635-6).3
E non meno importanti in questo percorso, saranno la memoria e l’oblio. Memorie embodied, come per esempio il lavare i panni nelle acque color piombo del Rio, oblio generazionale, dove ormai dopo quarant’anni di contaminazione sconsiderata delle acque del fiume non ci si ricorda più cosa significa avere accesso all’acqua potabili in maniera semplice, non esiste più il rapporto uomo – natura.
Utilizzando le riflessioni di Gianluca Ligi4, ci rendiamo allora conto che la presenza invisibile
e pericolosa di agenti tossici contaminanti non solo inquina la struttura chimica dell’acqua corrente, ma intacca e sovverte l’identità sociale degli individui colpiti, anche lungo una molteplicità di livelli simbolici diversi. Nonostante questo vedremo che diversi gruppi sociali vivono in circostanze pericolose e sono insediati in zone ad alto rischio, non solo perché non sono adeguatamente informati del pericolo, ma anche perché lo percepiscono in maniera differente rispetto agli esperti, molte comunità non se ne vanno perché non possono andarsene. Si tratta per la maggior parte di gruppi marginalizzati, che probabilmente vivono nelle così dette “aree in via di sviluppo” come è proprio la zona urbana periferica di La Paz. Una volta chiaro il quadro ambientale e sociale della zona presa in analisi sarà inevitabile andare alla ricerca di quella che possiamo definire la memoria del río, per riuscire in qualche modo a storicizzarlo. Questo significherà andare incontro a piccoli pezzi di storia politica, economica, culturale e affettiva delle persone che incontreremo e contemporaneamente significherà cercare di ricostruire il complesso puzzle della storia fisica, climatica, geologica dei luoghi, del territorio, e dell’ecosistema colpiti da quella che possiamo definitivamente chiamare catastrofe.
3 La citazione è stata utilizzata nel testo a cura di Pennacini C.: La ricerca sul campo in antropologia, oggetti e metodi, Carocci Editore, Roma, 2013, pag. 259.
9
Primo Capitolo
1.1 Catastrofi e cultura
1.1.1 La multidimensionalità di un disastro ambientale
Dal primo giorno del mio arrivo in Bolivia, a Santa Cruz de la Sierra, ho cominciato a capire che tutta questa mia ricerca avrebbe avuto bisogno anche di un chiaro contesto politico e culturale. Sì, perché quando si parla di Hybris Idraulica5, di problemi di inquinamento e mala
gestione, è abbastanza ovvio che non è possibile limitarsi solamente ad un contesto puramente geografico (anche se pure quest’ultimo è necessario). E in Bolivia il contesto sociale è molto complesso. È un paese che si trova in questi ultimi anni di fronte ad una politica di apparente salvezza e recupero dei valori nazionali, soprattutto per gli indigeni, ma che lentamente si sta trasformando in una dittatura subdola e ingannevole. Evo Morales, l’attuale presidente in carica dal 2005, con i suoi giochi di potere è riuscito a mettere in ginocchio la libertà di un paese che davvero ne avrebbe bisogno.
È vero anche che Morales non è una novità, la storia politica e sociale di questo paese è costellata da golpe e corruzione, da inganni e mezze verità. Ripensiamo alla Guerra del Chaco del 1932, per esempio, contro il Paraguay, dove venivano arruolati i campesinos e i pongos che nemmeno sapevano che sarebbero stati mandati al fronte il giorno successivo6 e che
andavano a combattere una guerra che non era la loro, ma era quella dei ricchi. Ripensiamo ai Barones del Estaño, come Simon Patiño, che riusciva a influenzare la politica a suo piacere e che lasciava i mineros, i minatori, a lavorare in condizioni deplorevoli finché nel 1952 con
5 Tracotanza idraulica
6 I campesinos sono i contadini, i pongos erano dei semi schiavi che lavoravano per il patrón. Diario di campo del 22.12.2018, Jaime mi parla di suo padre.
10 la rivoluzione d’Aprile non si arrivò finalmente a nazionalizzare le miniere della Bolivia7. E
questo è nulla in confronto alla grande complessità della storia della Bolivia8. Sfogliando le
pagine del libro Historia de Bolivia, ci si rende conto di come la storia si ripeta per svariate volte, a scapito di una popolazione che nonostante tutto sembra non aver perso del tutto le speranze.
In questo lavoro parleremo più che altro di quello che può essere definito un disastro ambientale, una catastrofe: l’inquinamento delle acque di un fiume. Ma arriveremo a considerare tutto quello che ci sta attorno. Nel momento in cui pensiamo alla parola “disastro”, la maggior parte delle volte viene associata ad un qualcosa di improvviso e imprevedibile, spesso inarrestabile come può essere un terremoto o un’alluvione. Nel nostro caso però è diverso, la storia del Choqueyapu è la storia di una grave malattia, silente, che non mostra troppi sintomi e che ha un lungo decorso durante gli anni. Ma sicuramente una malattia mortale.
Per riuscire davvero a tradurre un tipo di evento del genere è necessario quindi adottare un tipo di approccio olistico9, che è proprio dell’antropologia. Per questo essa è la disciplina
probabilmente più appropriata per teorizzare le sfide portate dai disastri ambientali. Le catastrofi ambientali succedono sia nella dimensione sociale che in quella prettamente materiale, e probabilmente li potremmo ubicare in un preciso spazio di intersezione presente tra le due: i disastri esistono in quanto complessi formati da eventi materiali e costruzioni sociali. L’analisi di un disastro ambientale sembra essere, proprio grazie a questa multidimensionalità10, particolarmente adatta ad illuminare la complessa relazione
uomo-ambiente, in particolare grazie alla modalità in cui questi eventi mettono alla prova il gruppo sociale dal punto di vista materiale, sociale e ideologico.
7 J. De Mesa, T. Gisbert, C. D. Mesa Gisbert, Historia de Bolivia, tercera edición actualizada, Editorial Gisbert, La Paz, Bolivia, 1999.
8 Per approfondimenti: J. De Mesa, T. Gisbert, C. D. Mesa Gisbert, Historia de Bolivia, tercera edición actualizada, Editorial Gisbert, La Paz, Bolivia, 1999
9 A. Oliver-Smith, Catastrophe & Culture, the anthropology of disaster, School of American Research Press, Oxford, 2002.
11 I disastri infatti vengono vissuti e socialmente tradotti in maniere totalmente differenti da diversi gruppi sociali. Vedremo infatti la differente posizione dei paceñi e quella degli agricoltori del Mecapaca, diverse posizioni che generano interpretazioni multiple di un certo evento o processo in atto. Un singolo disastro può frammentarsi in diversi spettri di circostanze e interpretazioni, in accordo con le esperienze e l’identità di quelli che ne vengono colpiti11. Dal momento in cui si deve affrontare una catastrofe, ogni dimensione
della struttura sociale assieme alla totalità delle sue relazioni e correlazioni interne sono coinvolte nel processo di “ri-normalizzazione”; ci troveremo, durante il processo, di fronte a continue contraddizioni, cooperazioni e conflitti, resistenze e progressi. Ma cosa succede quando il processo di “ri-normalizzazione” non può essere messo in pratica perché la catastrofe viene lentamente occultata e quindi dimenticata? Questo è il nostro caso, perché il Choqueyapu sta scomparendo, piano piano, dalla memoria di alcuni gruppi di persone. Ed è drammatico.
1.1.2 Cenni storici della Bolivia
Nel 1825, dopo una lunga guerra per l’indipendenza contro la Corona spagnola, grazie al libertador Simón Bolivar, la Bolivia viene dichiarata indipendente e proclamata repubblica12.
Durante il primo secolo di vita si susseguirono diversi eventi politici e bellici che segnarono in maniera indelebile la storia boliviana, i più importanti sono stati: la Guerra del Pacifico (1879-1884), conflitto bellico contro il Chile, la Guerra Federal (1898-1899) che vide come protagonisti la parte nord del paese, i liberales, contro la parte sud, i conservadores, e dalla quale derivò lo spostamento della sede del governo dalla città di Sucre alla città di La Paz13.
11 A. Oliver-Smith, Catastrophe & Culture, the anthropology of disaster, School of American Research Press, Oxford, 2002.
12 J. De Mesa, T. Gisbert, C. D. Mesa Gisbert, Historia de Bolivia, tercera edición actualizada, Editorial Gisbert, La Paz, Bolivia, 1999.
12 Infine ci fu anche la Guerra del Acre (1899-1903) che furono una serie di battaglie contro il confinante Brasile.
Economicamente in questa epoca ebbe un’incredibile crescita il settore minerario, che fino a poco tempo prima a causa dell’incessante instabilità politica dei primissimi anni della Repubblica, risultava quasi completamente smantellato. Così nacque in un primo momento un ciclo produttivo molto remunerativo legato all’estrazione dell’argento, e all’inizio del XX secolo vi fu un nuovo focus per lo stagno14.
Giusto alla fine del primo centenario della Repubblica, nel paese si verificarono due processi che ridefinirono la sua situazione politica e sociale: la Guerra de Chaco contro il Paraguay (1932-1935), dove migliaia e migliaia di boliviani e paraguayani persero la vita; e la Rivoluzione d’Aprile del 1952, capeggiata dalle classi più povere e che ebbe tra i suoi risultati una nuova Riforma Agraria, la nazionalizzazione delle miniere, il suffragio universale e una nuova Riforma Educativa sotto la presidenza di Estenssoro. Questa epoca fu caratterizzata da un’importante crescita economica, specialmente tra gli anni ’60 e ’70.
Tra un’infinita serie di golpe che furono guidati da diversi leader militari, la Bolivia iniziò una nuova tappa storica a partire dal 1982 con il ritorno della Democrazia e l’abbandono del regime militare o della dittatura. Nonostante nel 1985 a livello economico si registrò una grande crisi, con una delle più alte iperinflazioni registrate in tutto il mondo15, il Governo
decise di liberalizzare il regime economico dando non pochi vantaggi al settore riguardando l’offerta e la domanda del mercato lavorativo.
Da allora sono accaduti momenti nei quali si è passati attraverso diversi enfoques di amministrazione politica ed economica dello stato, fino al 2005: l’elezione di Evo Morales sembrava davvero quella piccola svolta che mancava ancora a questo paese tanto ferito e sfruttato: il presidente indigeno, il presidente Aymara, il presidente cocalero16. Da allora
14J. De Mesa, T. Gisbert, C. D. Mesa Gisbert, Op. Cit., La Paz, Bolivia, 1999. 15 J. De Mesa, T. Gisbert, C. D. Mesa Gisbert, Op. Cit., La Paz, Bolivia, 1999.
16 Ritengo particolarmente rilevante riportare alcune delle opinioni che ho raccolto durante il campo in relazione al rapporto indigeno Aymara – indigeno. Per alcune persone (Diario di campo del 30.11.2018) l’indigeno Aymara cocalero è comparabile al colone spagnolo, poiché essi scesero dall’altopiano per raggiungere le valli, cacciando gli indigeni prevalentemente Quechua del posto, sottoponendoli ai lavori nelle piantagioni di coca.
13 Morales, grazie a, mi permetto di sbilanciarmi, imbarazzanti giochi di potere, è riuscito a restare in carico per tre mandati. Cambiando più volte la Costituzione a suo piacere e interesse. Fino al 21 febbraio 2016. Dove Morales, contro ogni pronostico, perde ad un referendum popolare. Da allora vari movimenti sociali, tra cui il famoso 21F, cercano di rivendicare i loro diritti e di far sentire la propria voce17. Il 2019 sarà un anno di sorprese: il
27 gennaio Morales riuscirà comunque a presentarsi alle primarie, mentre ad ottobre 2019 ci saranno le vere e proprie elezioni. Questo è ancora tutto da vedere.
Figura 1: Esempio di propaganda politica, probabilmente da parte del 21F.
1.1.3 Leggi boliviane sul medio ambiente
La Bolivia riflette l’intensità e le evoluzioni tra il suo popolo e l’ambiente, e la ricchezza, la biodiversità di questo paese sono anche frutto di un risultato di continua interazione tra le due parti. Sicuramente almeno una volta nella vita abbiamo sentito parlare di Pachamama,
Per cocalero s’intende il coltivatore di coca.
17 È molto comune a La Paz vedere murales di propaganda politica, la maggior parte di quelli che ho potuto vedere per esempio, nella mia zona (Villa Copacabana, nord-est della città, quartiere semi-popolare), dicono Evo Asesino, poiché non solo questa presidenza è connessa a leggi cambiate e ricambiate solo per interesse personale ed è quindi un assassinio alla Democrazia, ma tante persone sono state zittite (in un modo o in un altro) dal momento in cui venivano identificate come oppositori del governo.
14 in relazione alla stretta e forte connessione che hanno alcuni popoli dell’America Latina con la dimensione naturale dei loro paesaggi. Già in questo capitolo, nel leggere le varie leggende e i vari miti connessi alla naturaleza, ci si accorgerà che la connessione tra la Madre Terra, Pachamama, e l’abitante andino è molto forte. Questo potente sentimento di appartenenza e rispetto possiamo facilmente ritrovarlo in alcuni articoli del Titúlo II, capitolo I e II della nuova Costituzione di Morales (2009), che riporto qui di seguito:
Artículo 34218
Es deber del Estado y de la población conservar, proteger y aprovechar de manera sustentable los recursos naturales y la biodiversidad, así como mantener el equilibrio del medio ambiente.
Artículo 34619
El patrimonio natural es de interés público y de carácter estratégico para el desarrollo sustentable del país. Su conservación y aprovechamiento para beneficio de la población será responsabilidad y atribución exclusiva del Estado, y no comprometerá la soberanía sobre los recursos naturales. La ley establecerá los principios y disposiciones para su gestión.
Artículo 34720
I. El Estado y la sociedad promoverán la mitigación de los efectos nocivos al medio ambiente, y de los pasivos ambientales que afectan al país. Se declara la responsabilidad por los daños ambientales históricos y la imprescriptibilidad de los delitos ambientales.
II. Quienes realicen actividades de impacto sobre el medio ambiente deberán, en todas las etapas de la producción, evitar, minimizar, mitigar, remediar, reparar y resarcir los daños que se ocasionen al medio ambiente y a la salud de las personas, y establecerán las medidas de seguridad necesarias para neutralizar los efectos posibles de los pasivos ambientales.
18 Articolo 342: È dovere dello Stato e della popolazione conservare, proteggere e usufruire in maniera sostenibile delle risorse naturali e della biodiversità, così come è dovere mantenere l’equilibrio del medio ambiente.
19 Articolo 346: Il patrimonio naturale è di interesse pubblico e di carattere strategico per lo sviluppo sostenibile del paese. La sua conservazione e lo sfruttamento per il beneficio della popolazione sarà di responsabilità esclusiva dello Stato, e non comprometterà la sovranità relativa alle risorse naturali. La legge stabilirà i principi e le disposizioni in relazione alla sua gestione.
20 Articolo 347: I. Lo Stato e la società promuoveranno la mitigazione degli effetti nocivi per il medio ambiente, e delle condizioni ambientali che affettano il paese. Si dichiara la responsabilità relativamente ai danni ambientali storici e all’imprescindibilità dei crimini ambientali. II. Chi realizza attività di impatto ambientali dovrà, in ogni stadio della produzione, evitare, minimizzare, mitigare, rimediare, riparare o risarcire i danni che potrebbero verificarsi al medio ambiente e alla salute delle persone, si stabiliranno i mezzi di sicurezza necessari per neutralizzare gli effetti possibili delle responsabilità ambientali.
15 Artículo 35221
La explotación de recursos naturales en determinado territorio estará sujeta a un proceso de consulta a la población afectada, convocada por el Estado, que será libre, previa e informada. Se garantiza la participación ciudadana en el proceso de gestión ambiental y se promoverá la conservación de los ecosistemas, de acuerdo con la Constitución y la ley. En las naciones y pueblos indígena originario campesinos, la consulta tendrá lugar respetando sus normas y procedimientos propios.
Artículo 35422
El Estado desarrollará y promoverá la investigación relativa al manejo, conservación y aprovechamiento de los recursos naturales y la biodiversidad.
E non è finita qui, troviamo anche la legge n° 071 del 21 dicembre 2010, promulgata sempre dallo stesso Morale e dall’Assemblea Legislativa Plurinazionale, che riguarda proprio i diritti della Madre Terra, Ley de derechos de la Madre Tierra:
Artículo 1. (OBJETO)23
La presente Ley tiene por objeto reconocer los derechos de la Madre Tierra, así como las obligaciones y deberes del Estado Plurinacional y de la sociedad para garantizar el respeto de estos derechos.
Artículo 3. (MADRE TIERRA)24
La Madre Tierra es el sistema viviente dinámico conformado por la comunidad indivisible de todos los sistemas de vida y los seres vivos, interrelacionados, interdependientes y complementarios, que comparten un destino común.
La Madre Tierra es considerada sagrada, desde las cosmovisiones de las naciones y pueblos indígena originario campesinos.
21 Articolo 352: Lo sfruttamento delle risorse naturali di un determinato territorio sarà soggetto a un processo di consulta con la popolazione presa in causa, convocato dallo Stato, che sarà di carattere libero, anticipato e informato. Si garantisce la partecipazione della cittadinanza nel processo di gestione ambientale e si promuoverà la conservazione degli ecosistemi, in accordo con la Costituzione e con la legge. Nella nazione e con i popoli indigeni contadini, la consulta avrà luogo rispettando norme e procedimenti propri.
22 Articolo 354: Lo Stato svilupperà e promuoverà la ricerca relativa alla gestione, conservazione e sfruttamento delle risorse naturali e della biodiversità.
23 Articolo 1 (OGGETTO): La presente legge ha come oggetto il riconoscimento dei Diritti di Madre Terra, così come i doveri e le obbligazioni dello Stato Plurinazionale e della società nel garantire il rispetto di questi diritti. 24 Articolo 3 (MADRE TERRA): La Madre Terra è il sistema vivente e dinamico conformato dalla comunità indivisibile di tutti i sistemi viventi e di esseri viventi, interconnessi, interdipendenti e complementari, che condividono un destino comune. La Madre Terra è sacra, data la cosmo-visione delle nazioni e popoli indigeni originari contadini.
16 Artículo 7. (DERECHOS DE LA MADRE TIERRA)
I. La Madre Tierra tiene los siguientes derechos:
0. A la vida: Es el derecho al mantenimiento de la integridad de los sistemas de vida y los procesos naturales que los sustentan, así como las capacidades y condiciones para su regeneración.
1. A la diversidad de la vida:Es el derecho a la preservación de la diferenciación y la variedad de los seres que componen la Madre Tierra, sin ser alterados genéticamente ni modificados en su estructura de manera artificial, de tal forma que se amenace su existencia, funcionamiento y potencial futuro.
2. Al agua: Es el derecho a la preservación de la funcionalidad de los ciclos del agua, de su existencia en la cantidad y calidad necesarias para el sostenimiento de los sistemas de vida, y su protección frente a la contaminación para la reproducción de la vida de la Madre Tierra y todos sus componentes.
3. Al aire limpio: Es el derecho a la preservación de la calidad y composición del aire para el sostenimiento de los sistemas de vida y su protección frente a la contaminación, para la reproducción de la vida de la Madre Tierra y todos sus componentes. 4. Al equilibro: Es el derecho al mantenimiento o restauración de la interrelación,
interdependencia, complementariedad y funcionalidad de los componentes de la Madre Tierra, de forma equilibrada para la continuación de sus ciclos y la reproducción de sus procesos vitales.
5. A la restauración: Es el derecho a la restauración oportuna y efectiva de los sistemas de vida afectados por las actividades humanas directa o indirectamente. 6. A vivir libre de contaminación: Es el derecho a la preservación de la Madre Tierra de contaminación de cualquiera de sus componentes, así como de residuos tóxicos y radioactivos generados por las actividades humanas.
L’Articolo 7 della Ley n°071 è quello sul quale vale la pena soffermarsi un momento. In esso infatti ritroviamo chiaramente i principi di correlazione che esistono nella mentalità del cittadino boliviano, o che per lo meno dovrebbero culturalmente esistere.
Ci ritroviamo infatti di fronte ad un elenco di veri e propri diritti che Pachamama dovrebbe avere come se fosse un vero e proprio soggetto giuridico. Il punto 1, il diritto alla vita, ci pone di fronte l’obbligo di conservare l’integrità dei vari ecosistemi e processi naturali. Il punto 2 invece riguarda il diritto alla preservazione delle differenze e varietà di cui si compone Madre Terra, che ha il diritto a non venire geneticamente modificata se questo processo va a infierire al suo funzionamento o potenziale futuro. Nel punto 3 si parla di diritto all’acqua, in questo caso Pachamama ha il diritto alla conservazione dei cicli naturali delle sue acque, in modo da non compromettere le necessità dei sistemi viventi che le appartengono. Nel
17 punto 4 si parla di preservazione della qualità dell’aria, essa infatti ha il diritto di non essere contaminata in modo da garantire il riprodursi dei vari sistemi naturali di cui è composta. Nel punto 5 la Madre Terra ha diritto ai suoi equilibri, in maniera che i suoi processi vitali possano mantenere una forma equilibrata di continuazione. Nel punto 6, si parla di restauración, che significa che essa ha il diritto ad un ripristino effettivo e opportuno dei sistemi di vita che sono stati affetti da azione umana in modo diretto o non. Il settimo e ultimo punto è il diritto a vivere libera dalla contaminazione e dall’inquinamento, ed è quindi un vero e proprio diritto della Madre Terra alla sua preservazione.
Siamo quindi di fronte ad un corpo legislativo abbastanza trasparente, e in un certo modo anche ben strutturato a livello teorico. Eppure queste leggi non funzionano. Prima di tutto perché ci troviamo di fronte a leggi di tipo macro, come Carla Hannover, giornalista di Pagina 7 ci racconta in un’intervista:
Carla: «....ya...lo que pasa es que tenemos la ley macro no? La ley madre de...de...que tiene que ver con la contminación hidrica...pero cada rio requiere una arreglamentacion, el tratamiento de cada rio requiere una arreglamentación y un plan de manejo no? Hasta donde hemos llegados en la investigación...todavia no teniamos esta arreglamentacion en el rio Choqueyapu...y es bien dificil que se implemente por que..para que se implmente tendrian que trabajar ese texto coordinadamente alcaldia, municipal y...municipio, governación y govierno central...pero como son politicamente opuestos no se...no pueden... entonces no se puede reglamentar el....el manejo de aguas del rio...ese es el gran problema.»25
Leggi macro quindi, e che inoltre necessitano una coordinazione tra vari enti politici che, per quanto riguarda La Paz, sono di partiti opposti. Inoltre, spesso, in Bolivia si creano leggi non per regolamentare cose che devono essere regolamentate, ma per creare la situazione che la legge poi dovrà tutelare26. Mi spiego: solitamente una legge si istituisce dal momento in cui
una situazione esistente richiede la necessità di essere regolamentata basandosi su
25 Intervista del 13.12.2018, Carla Hannover è una giornalista che ha seguito il progetto di un dossier relativo all’inquinamento del Río Choqueyapu, pubblicato nel 2013 da Pagina 7.
18 determinati aspetti presi in considerazione coerentemente con il contesto da cui la legge nasce, in Bolivia invece spesso vengono redatte leggi prima che vi sia un effettivo corpo in grado di sostenere anche solo l’esistenza della stessa legge, forse con la speranza che la regolamentazione “anticipata” porti poi alla creazione anche di un sistema che nella pratica possa davvero mettere in atto le leggi prese in considerazione.
È dunque un contesto sicuramente complesso. Nel caso ambientale, abbiamo questo corpus di leggi fantastiche ma non abbiamo un effettivo ed efficiente corpo di persone in grado di rendere le leggi utili a qualcosa. Ed è chiaramente, anche questa, una situazione abbastanza drammatica.
1.2 Contesto culturale boliviano in relazione all’acqua
1.2.1 La visione andina dell’acqua
Prima di inoltrarsi in territorio andino è d’obbligo fermarsi un momento per cercare di capire cosa significa considerare l’acqua come punto di partenza della ricerca. L’acqua è un elemento che ha una specifica multidimensionalità, è in continuo cambiamento e trasmuta da una forma all’altra senza mai fermarsi (liquido, vapore, ghiaccio); anche per questo essa ha indubbiamente anche una dimensione implicita che la rende una portatrice simbolica ad altissima densità di vicende, miti, leggende, memorie e tradizioni connesse alla sua presenza all’interno di diversi bacini culturali27.
Queste realtà dell’acqua non sono banali e mostrano come la sua presenza non sia riconducibile ad una semplice visione tecnicista: è sì un evento tecnico, dove la tecnica però è già gesto culturale, un condensato di saperi e di istituzioni sociali (Ingold 2004). L’apparente neutralità della “moderna” gestione dell’acqua come H2O monodimensionale e
27 Basti pensare alle decine e decine di fiabe presenti nel repertorio personale di ogni individuo che hanno all’interno della loro narrazione un fiume, un lago, il mare o una tempesta. Per approfondimenti relativi al tema consultare il volume di Sarcinelli P. Storia sociale dell’acqua. Riti e culture, Mondadori, Milano, 1998.
19 “scontata” è in realtà inversamente proporzionale alla potenza simbolica e immaginale che permane, quasi a sopire un portato e una presenza ingombrante.28
Fin dagli inizi dell’aggregarsi sociale delle comunità, nel momento in cui era necessario trovare il luogo in cui si sarebbe andato poi a creare un nuovo insediamento, si poneva una chiara attenzione all’articolato susseguirsi delle morfologie idrauliche con cui ci si doveva rapportare al fine di avviare un necessario e non sempre facile processo di costruzione di una confortevole territorialità29, così da subito fiumi, laghi, mari e lagune si inseriscono nelle
dimensioni cosmologiche delle varie culture, diventando portatori di ruoli specifici; un tale processo di attribuzione di diversi significati nativi ai vari elementi acquatici favorisce un progressivo processo di sintesi tra uomo e natura, capace di produrre narrazioni nelle quali non solo si consolida l’oggettiva rappresentazione geografica ma si affianca a essa anche un vitale patrimonio di significati e rappresentazioni culturali.
Per quanto riguarda la visione andina dell’acqua bisogna innanzitutto fare delle precisazioni: non esiste una società andina, ne esistono tante. Questo è dovuto per la maggior parte alla eterogeneità dell’ambiente e alla diversità delle etnie presenti. Per questo sarebbe un errore immaginare che esiste un’unica visione andina dell’acqua. Quello che segue deve essere considerato come un insieme di casi (o esempi, se vogliamo) che possono essere utili per suggerire la presenza di alcune idee chiave30.
Nella visione cosmologica andina il mare, Mama cocha, che circonda e sostiene il mondo, ha un ruolo molto importante. Questa sua presenza sia attorno alla terra che sotto, si associa al concetto dell’origine del mondo e quindi, di conseguenza, con l’idea del tempo passato. La divinità creatrice quechua, Ticsi Viracocha o Wiraqochan31, che viene spesso identificata
con il mare stesso, non era un “dio creatore” come pensavano gli spagnoli, ma era la forza
28 Van Aken M., La diversità delle acque. Antropologia di un bene molto comune, Edizioni Altravista, Lungavilla (PV), 2012, pag. 30.
29 Vallerani F., Paesaggi d’acqua e controllo umano: dagli approcci adattivi alla tracotanza della modernità, Università Ca’ Foscari di Venezia, 2014 in Hybris, I limiti dell’uomo tra acque, cieli e terre a cura di Camerotto A. e Carniel S., MIMESIS, Sesto San Giovanni, 2014.
30 Il tema che sto trattando si basa su quanto elaborato nel cap. I di Greslou F., Dietschy B., Gelles P., Coolman B., Agua. Visión andina y usos campesinos, HISBOL, La Paz, Bolivia, 1990.
31 Informazioni e nomi tratti dal libro di López M., Baralt, El ritorno del inca rey. Mito y profecía en el mundo andino, HISBOL, La Paz, Bolivia, 1989.
20 vitale invisibile (kamaq o sinchi) che dà vita, una forza fortemente legata all’acqua ma che in realtà si ritrova dappertutto.
Come per il mare, lo stesso per i laghi, anche se in forma minore: sono considerati pacarina (sorgente, fonte) o luoghi sacri d’origine (dei fiumi per esempio); trattandosi di principi profondamente simili che li accomunano, secondo la cosmologia andina l’acqua dei laghi arriva dal mare32. Il lago è anche un luogo d’origine per le persone, e punto d’incontro per i
vari popoli abitanti in zona. Il lago Titicaca, talmente grande da sembrare mare, è il luogo in cui Virachocha creò il mondo e in particolare gli antenati di ogni popolo andino33. Il mondo
si popolò quando la divinità inviò gli antenati a camminare sottoterra, attraverso le vene d’acqua sotterranee, le vene delle colline, dal Titicaca fino ad emergere nelle lagune e sorgenti dove fondarono i loro ayllus (villaggi), distribuendosi le terre e le acque tra ognuno.
Da qui, ecco spiegato il perché della concezione ciclica della circolazione delle acque. Questo movimento ciclico spesso è nascosto, infatti l’acqua del mare si muove, tramite vene sotterranee, e sale fino ad arrivare alla cima del ghiacciaio, da dove l’acqua ricomincia il suo percorso. Nella mitologia Waruchiri34 si spiega come l’acqua arriva fino alla via lattea
(chiamata mayu o fiume) a partire dall’oceano. Per fare in modo che l’acqua arrivi fino alle colline andine, Yaqana (divinità con le sembianze di un lama) beve l’acqua del mare e dopo urina in modo da nutrire e fecondare l’universo35.
Viraqocha lascia il lago Titicaca (la qocha d’origine) e arriva alle acque fertilizzanti attraversando le Ande e arrivando fino all’oceano, da lì riesce a mettere in moto il flusso d’acqua e l’energia di tutto l’universo36. Un movimento che si sposta dall’alto verso il basso,
che è lo stesso principio dell’irrigazione. La circolazione dell’acqua, e la forza vitale che essa porta con sé, sono fenomeni naturali che costituiscono la base della visione andina; l’acqua scorre nei fiumi e arriva all’oceano per venire poi rimessa in circolo passando nel cielo, dalla
32 Diario di campo del 17.12.2018, racconti di Jaime 33 Greslou F., Dietschy B., Gelles P., Coolman B., Ibidem.
34 La provincia di Waruchiri è una provincia del Perù, situata nella regione di Lima. Per approfondimenti vedi l’articolo Dioses y Hombres de Huarochirí del giornale Peruviano El Montonero del giorno 17 giugno 2015, consultabile nel sito https://elmontonero.pe/cultura/dioses-y-hombres-de-huarochiri.
35 La pioggia, come anche l’urina maschile, è simbolo di fertilità e assicura il continuo flusso delle acque. 36 López M., Baralt, Ibidem.
21 Via Lattea37; ma il continuo di questo movimento dipende dalla partecipazione dell’uomo,
simbolizzata in quelle che sono le offerte alle divinità.
Questo ciclo dell’acqua non si esprime solamente in termini di spazio, ma anche nei termini del tempo. La grande potenza dei ghiacciai consiste anche nell’avere un certo tipo di controllo relativo al muoversi dei flussi: essi infatti hanno la capacità di congelare l’acqua in modo da farne scorta per il futuro, determinando così i ritmi della società agricola. Un tempo finisce e ne inizia uno nuovo, che però era già contenuto, tra le nevi del ghiacciaio, nel tempo precedente e così via.
Considerare l’acqua come una forza vitale, come principio di vita, significa considerarla al pari di un essere vivente che partecipa al muoversi dell’universo. Quando ci si riferisce all’acqua, diversamente che per l’italiano, ci si riferisce a un essere androgino: si considera maschile quando è associato agli Apus (gli spiriti della montagna) e ai fiumi (l’acqua che scorre è il seme che fertilizza la terra), si considera femminile quando invece ci si riferisce all’acqua del mare (la mar, per gli andini), delle lagune o delle acque stagnanti che sono connesse al concetto di morte38.
Laureano, un contadino del deserto di Atacama, associa l’acqua corrente ad una voce dolce e allegra: “esta canción tiene origen en la humedad del agua; el agua canta esta canción, por eso uno debe aprenderla del agua”39.
1.2.2 Riti e mitologia in riferimento all’acqua
L’acqua nella cultura pre- incaca e inca ebbe una decisiva importanza, importanza che si può facilmente notare all’interno di alcuni miti che spiegano l’origine della vita e di conseguenza l’origine dell’essere umano. La visione andina che associa all’acqua una grande potenza è
37 Diario di campo 17.12.2018, racconti di Jaime.
38 Da notare come il concetto maschile di acqua sia generalmente associato alla vita mentre quello femminile sia associato alla morte.
39 Greslou F., Dietschy B., Gelles P., Coolman B., Agua. Visión andina y usos campesinos, HISBOL, La Paz, Bolivia, 1990, pagg. 16-17.
22 evidenziata specialmente dal fatto che le sue divinità creatrici o vennero associate all’acqua o furono direttamente identificate con essa: Q’on40, il dio senza ossa che si sposta attraverso
le montagne per arrivare fino al mare portando cibo ai popoli, sicuramente si identifica con l’acqua stessa, per esempio.
L’elemento acqua, nella coscienza andina, come abbiamo più volte detto è associato ad una simbologia di vita, di fonte, di pacarina, inoltre è proprio da una risorgiva che nacquero gli Inca, le persone e gli animali. Diversi miti raccontano che di fronte ad un pericolo, l’Inca, preferisce ritornare in acqua (nella laguna) piuttosto che scontrarsi; in modo da riaffermare il suo potere e il suo carattere semidivino (l’Inca è figlio della divinità Kayapacha41). L’acqua
è quindi, una via di fuga dalla dominazione straniera, dalla ingiustizia. L’Inca è ritornato alle sue acque nei giorni dell’arrivo spagnolo, e tutt’ora si ritrova al sicuro tra le acque della laguna.
Un altro ruolo importante che assume l’acqua è attraverso la sua relazione con il lama42. Le
lagune spesso vengono viste come luogo d’origine e/o come frutto della creazione di questo animale tanto diffuso sulle Ande. Secondo la leggenda, il lama fornisce l’acqua che porta la vita e impedisce le inondazioni che invece la distruggono. Per questo, nei tempi antichi, era uso sacrificare un lama, una figlia della laguna43, quando le piogge non arrivavano
abbondanti. In questo senso il lama (o l’alpaca) e Viracocha (che nacque da un lago alla stessa maniera) sono strettamente connessi non solamente con l’acqua ma anche tra loro stessi. Inoltrandoci attraverso l’antica mitologia andina, scopriamo in realtà che l’acqua a volte appare come un elemento creatore e benefico, mentre altre volte come elemento distruttore. Nella sierra de Ayacucho, in Perù, l’acqua viene associata ad Amaru, un essere ambiguo, un animale dotato di poteri straordinari che vive nelle viscere della terra; è fecondo quando scivola come un serpente (“agua de culebra”) dai picchi più alti ai terreni seminati per fertilizzarli, ma allo stesso tempo distruttore quando, in forma di animale selvaggio (un rospo, un maiale o un toro rosso) si precipita a valle come huayco, alluvione, per punire un
40 Greslou F., Dietschy B., Gelles P., Coolman B., Op. Cit., pagg. 20-25. 41 Idem
42 López M., Baralt, Ibidem. 43 Ibidem
23 villaggio peccatore. Un’ambivalenza che pare rispecchiarsi anche nei riti che hanno come tema l’acqua: sono un equilibrio tra un’ansiosa aspettativa per le piogge e il timore delle inondazioni e le alluvioni44.
Per quanto riguarda in concreto i veri e propri riti, essi si manifestano durante le feste dell’acqua. Queste cerimonie un tempo erano dei momenti privilegiati e cardine della quotidianità dell’uomo andino; all’interno di una dimensione di coesione sociale, esse infatti avevano anche la capacità più trascendente di avvicinare gli uomini alle divinità. Attorno all’aspetto principale di propiziazione, cioè di assicurare e mantenere una certa abbondanza d’acqua, queste cerimonie rituali permettono all’uomo di ingraziarsi attraverso delle offerte le differenti relative divinità.
Ogni cerimonia rituale è strettamente connessa ai ritmi del ciclo agricolo e spesso in queste occasioni ci si occupava anche di controllare che i letti dei fiumi fossero puliti e utilizzabili in maniera efficace.
Un’altra cosa che poteva venire associata a queste feste erano i riti di purificazione, se colpiti da un qualsiasi tipo di malessere o malattia infatti l’acqua era protagonista anche di cerimonie per il trasferimento del male e del peccato: lo scorrere lontano dell’acqua portava via con sé ogni problematica.
Come in tante altre visioni, possiamo quindi vedere, che anche nella visione andina generale l’acqua ha un ruolo importante e addirittura in alcuni casi sacro e regolatore. Una premessa di tale tipo, anche se in realtà molto povera di contenuti rispetto al quadro reale, è necessaria per riuscire a comprendere a fondo il degrado sociale e culturale che stanno vivendo gli abitanti di La Paz. Il Rio Choqueyapu non solo è pericolosamente e irrimediabilmente compromesso dal punto di vista di inquinamento ma ha anche modificato un’intera rete di visioni rispetto all’elemento fiume e alla connessione dell’abitante con il suo paesaggio.
24
1.2.3 Hybris ambientale
La pressione umana sull’ambiente non è certo un fenomeno nuovo nelle Ande, né è una novità il fatto che esistono delle tecniche agricole necessarie capaci di salvaguardare il suolo dall’erosione accelerata. Alcune delle valli andine hanno fornito, senza dubbio, un secolare sostentamento a un numero maggiore di persone rispetto a quello di oggi45 e lo fecero a
minor costo ambientale. L’ingegneria idraulica e la regimentazione dei corsi d’acqua raggiunsero entrambe il loro apice durante il XIV e il XV secolo, quando gli Inca della Valle di Cuzco invasero gli stati-città delle Ande e della costa per stabilire l’impero di Tahuantinsuyu46. L’impero Inca cadde di fronte all’invasione di Pizarro nel 1532.
Conquista a parte, in quell’epoca era stato creato con successo, in un medio ambiente molto fragile, un sistema agricolo efficace e che riusciva a ridurre al minimo il pericolo di perdere produttività della terra. Tuttavia, anche molto prima di questo periodo, era già iniziata la deforestazione di alcune zone delle Ande Centrali. Anche la più minima minaccia di sovra-popolazione sparì rapidamente subito dopo la conquista spagnola. L’influenza combinata della guerra, dei lavori forzati nelle malsane miniere d’argento e mercurio e delle malattie portate dagli europei ridusse drasticamente la popolazione andina di circa tre quarti durante il primissimo periodo di dominio coloniale.
Mentre il dimezzarsi della popolazione ridusse le pressioni dirette sulla terra, ironicamente in questo periodo si contribuì al formarsi delle condizioni sfavorevoli per la conservazione del terreno durante i secoli successivi. Popolazioni quasi invisibili e così tanto spazio a disposizione favoriscono di gran lunga lo stabilirsi di immense proprietà feudali europee. L’antico sistema incaico, con un governo centralizzato e basato sul pagamento di tributi, viene rimpiazzato da quello europeo dove gli spagnoli, favoriti dalla Corona, si fecero padroni
45 Eckholm E. P., Destruccion y desolacion en las alturas. Tension en la Tierra de los Incas in Gumucio M. B. (a cura di) El Pais Erial. La crisis ecólogica boliviana, Ediciones Los Amigos del Libro, La Paz, Bolivia, 1977 46 Tahuantinsuyu («quattro lati del mondo»): nome dell’Impero degli Inca, che all’epoca della conquista spagnola abbracciava i territori dell’attuale Perù, parte di Ecuador, Bolivia, Brasile e Cile. Vedi Treccani Enciclopedia Online al sito: http://www.treccani.it/enciclopedia/tag/impero-inca/ .
25 di grandissimi appezzamenti di terre, obbligando alla sottomissione anche i piccoli villaggi compresi nella zona.
Sfortunatamente la distruzione delle popolazioni indigene e del loro ordine sociale portarono ad una drastica perdita dell’etica di conservazione e delle tecniche antiche dell’impero. Con la poca forza lavoro rimasta concentrata nelle miniere e nelle haciendas dei terreni fertili delle valli, la maggior parte dei terrazzamenti tradizionali e dei sistemi d’irrigazione antichi caddero in rovine e al giorno d’oggi queste tecniche sono in pratica scomparse da tutte le Ande47.
Se la popolazione andina fosse rimasta ai livelli tecnologici del XVII secolo, l’assenza di pratiche di conservazione non sarebbe così grave. Tuttavia per tutto il secolo scorso la popolazione indigena è cresciuta vertiginosamente provocando conseguenze devastanti per la terra e per le persone che dipendono da essa48. Gli agricoltori si sono visti obbligati a
emigrare su versanti tanto scoscesi che l’erosione è un serio problema fin dall’inizio del ciclo di coltivazione. A terreni per cui è necessario un periodo di riposo di circa otto anni, in modo da recuperare la piena fertilità, si riesce a concedere solamente un anno ogni tanto. In generale, il rendimento agricolo nelle Ande è in fortissimo declino49.
Le riforme agrarie portate a termine in Bolivia dal 1953, e in Perù dal 196450, stanno aiutando
tantissimi residenti della montagna, ma non possono produrre nuovi terreni. Nel sistema economico semi-feudale che ha caratterizzato le Ande, la distribuzione delle terre è certamente un prerequisito per migliorare la produttività delle haciendas e per l’introduzione di tecniche moderne in agricoltura. Concentrandoci in Bolivia, dove ci accorgiamo che il problema dell’erosione del suolo è aumentato durante i quindici anni successivi le riforme del 1953, si capisce che sì è importante salvaguardare i benefici della riforma per le generazioni prossime ma vediamo che è assolutamente necessario introdurre anche nuovi sistemi agricoli e diminuire l’impronta ecologica negativa dell’elevato numero di abitanti.
47 Eckholm E.P., Op Cit, pag. 59 48 Ibidem
49 Ibidem
26 Il tema dell’Hybris (tracotanza) si adatta bene alla situazione del medio ambiente boliviano, dove la presunzione di essersi affrancati dai tempi e modi dei processi naturali ha posto in secondo piano le correlazioni con gli ecosistemi, ivi inclusa la componente antropica, producendo alcune innegabili situazioni critiche, che solo raramente lasciano spazio a consapevoli ripensamenti51.
51 Vallerani F., Op. Cit., 2014
27
Secondo Capitolo
2.1 Ambiente e conflitti in Bolivia
Come già tristemente accennato nel capitolo I, dal momento in cui si capì che l’area amazzonica e quella dell’altipiano erano facili da sfruttare per interessi economici e capitalistici venne totalmente a mancare il rispetto delle poche regole necessarie per fare in modo di sfruttare le risorse naturali senza danneggiare l’ambiente. Uno dei primi e più gravi errori fu quello di considerare rinnovabili risorse che in realtà non lo sono. O almeno, che lo sono ma solamente entro ben determinati limiti. La foresta e i prodotti della terra sono rinnovabili solo fino a quando l’ecosistema riesce a mantenere un certo equilibrio legato ai processi di rigenerazione. Se l’uomo, per interessi economici contingenti, disconosce i principi fondamentali della scienza ecologica e prosegue indisturbato nelle sue azioni di rapina metterà in moto un’azione irreversibile nei confronti di un uso sostenibile delle risorse52.
La Bolivia è un paese ricco di acqua, ma la distribuzione e l’accesso di questa risorsa vitale non sono omogenei e rispecchiano le differenze geografiche che caratterizzano il paese. Come possiamo immaginare poi, l’acqua è spesso la causa di conflitti sociali e politici: tra aree urbane e aree periferiche, tra la campagna e la città o all’interno delle stesse comunità. Le decisioni geopolitiche che non vengono adeguatamente calibrate in base alla capacità del territorio spesso sfociano in conflitti sia ambientali che sociali, mettendo a rischio anche la stessa sopravvivenza delle comunità, che vengono minate alla base dei loro valori umani e biologici. In Bolivia si trovano tre grandi bacini idrici transfrontalieri: il bacino dell’Amazzonia che copre 724.000 km², il bacino del Paraguay-Paranà (o bacino del Plata) che si estende per 229.500 km² e il bacino andino dell’Altopiano per 145.081 km². In Bolivia
52 Correr F., Paolillo A., Bolivia, evoluzioni economiche e nuove dinamiche geopolitiche, ISTHAR, Vidor (TV), 2012, pag. 205.
28 la stagione delle piogge si concentra in pochi mesi all’anno e spesso porta inondazioni che provocano gravi danni alle colture; negli altri mesi, la siccità può essere un problema egualmente grande53.
I principi ecologici e le regole basilari per una politica dettata dalla sostenibilità ambientale non sono presi in dovuta considerazione nemmeno ora che nel preambolo della nuova costituzione (vedi appendice A) appaiono alcuni principi specifici e attenti a queste problematiche: si parla infatti di nuestra amazonia, nuestro chaco, nuestro altiplano. Si parla della madre terra, Pachamama, che è bacino delle mille diversità del paesaggio boliviano compresa anche la meravigliosa diversità umana. È un’introduzione di equità, pluralismo e rispetto, sia tra esseri umani ma anche per e verso le valli, le montagne, i fiumi. Si racconta di convivenza positiva, di collettività, dove ognuno possa avere accesso all’acqua, al lavoro, all’educazione e alla salute. Con la prospettiva di arrivare ad una Bolivia democratica, produttiva e portatrice di pace, che sia impegnata in uno sviluppo a livello integrale e con la libera determinazione di ogni popolo; una Bolivia che adesso può riscrivere la sua storia, accompagnata sì dalla grazia di Dio, ma anche dalla forza di Pachamama.
Nonostante vi siano in questo preambolo ufficiale diverse indicazioni esplicite relative all’utilizzo sostenibile delle risorse naturali e nel rispetto di Pachamama, troppo spesso in Bolivia l’attenzione all’ambiente viene messa in secondo piano. Si arriva allora a chiedersi in che modo possa cambiare il significato di Pachamama, nel momento in cui si perdono i valori di reciprocità tipica della cultura andina54, se la corsa all’economia e il tenere il passo con la
globalizzazione portano a cancellare e omettere tutte quelle sensibilità condivise dalle popolazioni indigene che da secoli vivono con, per e grazie ai cicli naturali.
È chiaro che situazioni di disattenzione ambientale creano poi dei conflitti. Se inquini un fiume a monte, a valle si lamenteranno delle acque sporche. La natura è fatta così, è fatta di reti e nodi, di connessioni, di simbiosi, di cicli che non possono e non potranno mai essere
53 Zeballos Hurtado H., Quiroga Crespo E., Política y economia de los recursos naturales renovables en Bolivia, Plural Editores, La Paz, Bolivia, 2003.
54 Correr F., Paolillo A., Bolivia, evoluzioni economiche e nuove dinamiche geopolitiche, ISTHAR, Vidor (TV), 2012, pag. 206.
29 presi individualmente. L'inquinamento dell'acqua è un problema ambientale importante perché colpisce negativamente la salute e la qualità della vita dei cittadini oltre all'integrità egli ecosistemi. In Bolivia molti fiumi e laghi, così come le acque del sottosuolo vicino alle principali città e alle miniere, sono altamente inquinati. L'attività mineraria e industriale sono la primaria causa d’inquinamento nel paese, seguita dallo scarico di acque reflue e dalle perdite della rete fognaria che coinvolge tanto le riserve superficiali così come le acque del sottosuolo. Ecco perché il Rio Choqueyapu è emblematico: La Paz si trova nella valle formata dal Rio stesso, ed è quindi di conseguenza strettamente connessa al suo scorrere. Eppure, nelle ultime decadi questa relazione di co-dipendenza è sparita, come è sparita l’anima del fiume. Come sono sparite le sue acque pulite, per lasciare posto alle fognature della città.
2.1.1 Aspetti fisici generali
La struttura geografica della Bolivia è incredibilmente disomogenea (Figura 2), J. Muño Reyes55 propone una divisione semplificata del territorio nazionale in due grandi zone: ad
occidente la parte elevata, il bloque andino, a oriente la bassa pianura, che all’estremo est contiene un piccolo massiccio di rocce cristalline antiche, il macizo chiquitano56. Viene
attribuita un’origine marina al bloque andino, che occupa circa un terzo dell’intero territorio del paese e costituisce la parte occidentale delle Ande. Le pianure ad est invece sono considerate di origine terrestre. Strutturalmente la cordigliera è composta da rocce massicce e compatte, solo più in basso, nelle valli e nelle pianure troviamo materiali diversi, per la gran
parte sedimenti sottili, come la sabbia per esempio57.
A livello strutturale, se osserviamo la cordigliera occidentale, abbiamo di fronte una serie di catene montuose parallele, interrotte da un importante numero di fiumi. Subito ad est della
55 Per approfondimenti consultare il volume di Jorge Muñoz Reyes Geografia de Bolivia (II edición) edita dall’Academia Nacional de Ciencias de Bolivia a La Paz nel 1980.
56 Correr F., Paolillo A., op. cit. pag. 210 57 Ibidem
30 Cordigliera si stende la vasta zona depressionaria dell’altopiano. Una potente alluvione ne ha in gran parte eliminato le asperità e solo in alcune aree ancora emergono delle colline a disposizione irregolare suddividendo la depressione in bacini minori.
31 I corsi d’acqua sono l’origine delle caratteristiche valli (come quella dove sorge La Paz) del settore andino orientale, caratterizzate da forti pendenze e un difficile grado di accesso. Come quella occidentale, anche la cordigliera orientale ha l’aspetto di una vera e propria catena, fino alla parte più a sud dove diventa progressivamente più simile ad un altopiano. Il tratto settentrionale, fino alla valle del Rio La Paz, prende il nome di Cordillera Real, poi di Cordillera de Quizma Cruz.
Ben diversa invece è la struttura del così dello Llano de Mojos58 (Figura 3), la pianura del
Beni59, è infatti il risultato di un lento riempimento a base di sedimenti quaternari arenosi,
argillosi e limoargillosi molto fini, provenienti dalle falde orientali delle Ande, in seguito ad intensi periodi di erosione avvenuti all’inizio dell’era quaternaria a oggi. Di questa parte di territorio è interessante soprattutto la storia più recente, che ha portato a cambiamenti morfologici di una certa rilevanza per quanto riguarda fiumi, lagune, acquitrini e lievi dislivelli. L’insieme di tanto elementi differenti aiuta a mantenere un certo tipo di controllo dei numerosi corsi d’acqua presenti nel territorio. Proprio in questo caso è evidente come un’adeguata conoscenza del territorio e un giusto spazio alla memoria geografica da parte degli abitanti, si riflette sulle scelte di gestione del paesaggio. Diventa necessario conoscere non solo la storia geografica nel passare delle ere geologiche del nostro territorio, ma è necessario essere a conoscenza anche di tutte quelle grandi o piccole modifiche geomorfologiche impresse sia da elementi naturali che antropici.
58 Correr F., Paolillo A., op. cit. pag. 227 - 232
59 Il Beni (in spagnolo Río Beni) è un fiume fra i più importanti per navigabilità. Dopo aver raccolto l'acqua di numerosi affluenti (tra i quali anche il Choqueyapu), si unisce al Mamoré per formare il fiume Madeira.
32 Figura 3: Llanos de Mojos (Fonte:
https://www.researchgate.net/figure/Mapa-general-de-los-Llanos-de-moxos_fig1_291980272 )
L'idrografia del territorio boliviano (Figura 4) è caratterizzata da un certo numero di bacini chiusi, privi di deflusso al mare, che danno origine talvolta a laghi di estensione notevole e più spesso a paludi dai limiti variabilissimi. I più importanti fiumi boliviani fanno parte del bacino del Rio delle Amazzoni e attingono le loro acque sui versanti orientali della regione andina, formando un insieme a ventaglio confluente nel Rio Madeira, uno dei più poderosi
33 affluenti del grande fiume brasiliano60. L'unico fiume amazzonico che nasce all'interno
dell'altopiano andino è proprio il nostro Rio Choqueyapu. In generale i fiumi, quelli che a noi interessano maggiormente, seguono spesso un tracciato a meandri, dovuto alle acque incanalata su suoli poco pendenti e formati da sedimenti molto fini, spesso di provenienza argillosa61. La stabilità di portata dei corsi d’acqua è limitata alla stagione secca, mentre
durante la stagione delle piogge ci troviamo spesso in mezzo ad alluvioni e inondazioni. Questo tipo di fenomeni climatici vanno chiaramente a modificare lo scorrimento e la portata dei fiumi, questo cambiamento stagionale sembrerebbe essere una delle principali cause di un fenomeno erosivo tanto aggressivo.
60http://www.mirabolivia.com/mapahidro.htm
61https://www.scribd.com/document/357068865/ENCICLOPEDIA-GEOGRAFICA-DE-BOLIVIA-pdf, per eventuali approfondimenti consultare il volume di Jorge Muñoz Reyes Geografia de Bolivia (II edicion) oppure il volume di Ismael Monte de Oca Enciclopedia Geografica de Bolivia, consultabile on-line al sito citato in nota.
34 Figura 4: Mappa idrografica della Bolivia (Fonte: https://www.educa.com.bo/content/hidrografia-de-bolivia )
35
2.1.2 Breve geomorfologia di una valle nelle Ande
Durante la ricerca sul campo ho avuto la fortuna, nonostante io sia arrivata in Bolivia in piena temporada de lluvias62, di riuscire a spostarmi in flota63 da una città all’altra. Atterrata
a Santa Cruz de la Sierra a novembre 2018 per arrivare a La Paz, città del río Choqueyapu, ho quindi viaggiato in autobus. Ho inoltre deciso di viaggiare di giorno, in modo da poter godere del panorama durante il camino. Sembrerà banale eppure questa decisione mi ha permesso di rendermi conto della diversità di paesaggi cui si va incontro attraversando questo incredibile Paese. Dalla foresta pluviale di un verde accecante di Santa Cruz, alle cime brulle dell’altopiano. Per questo ho ritenuto necessario informarmi sulle specifiche geologiche e geomorfologiche (seppur in maniera molto generale) della valle di La Paz. Questa città presenta infatti un quadro geologico, geomorfologico che si potrebbe definire complicato. Spostandosi verso l’est della cordigliera orientale si trovano intrusioni granitiche che occupano aree molto estese, come i batoliti64 del Huayna Potosí, Chacaltaya (Figura 5),
Taquesi e dell’Illimani. Quest’ultimi sono tutti di età Triassica, eccetto l’Illimani che invece appartiene all’era dell’Oligocene65. La stratigrafia della valle è, come anticipavo, abbastanza
complessa poiché si trovano rocce a partire dall’età paleozoica fino al recente Quaternario-Olocene. Nella figura 5 vediamo le diverse datazioni radiometriche che si possono trovare nella valle di La Paz.
È sicuro anche che la valle ha passato diversi periodi di glaciazione: Calvario, Kaluyo, Sorata e Choqueyapu66. I primi tre sono fortemente evidenti nelle alte valle di La Paz grazie a due
formazioni moreniche molto spesse.
62 Stagione delle piogge. Come già accennato nel paragrafo precedente, in Bolivia l’anno si divide in stagione secca (da aprile a ottobre) e in stagione delle piogge (da ottobre a marzo).
63 Le flotas sono dei grandi autobus, spesso a due piani, che fanno tratte medio lunghe e ti permettono di spostarti da una città all’altra in maniera molto economica. Le rotte più comuni sono quelle che collegano le grandi città, come per esempio Santa Cruz – Cochabamba – La Paz.
64 I batoliti (dal Greco βαθύς = esteso + λίθος = pietra) sono enormi strutture costituite da rocce ignee intrusive. Possono raggiungere anche decine di migliaia di km2 di estensione e migliaia di km3 in volume.
65 M. I. Moya, R. I. Meneses, J. Sarmiento, Historia natural del valle de La Paz, Museo Nacional de Historia Natural, La Paz, Bolivia, 2017, pp. 14-29.
36 Figura 5: Chacaltaya; ph. Agnese Piva, 15.12.2018