• Non ci sono risultati.

Se l'Egitto dei romani è la costa Alessandrina

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Se l'Egitto dei romani è la costa Alessandrina"

Copied!
9
0
0

Testo completo

(1)
(2)

Enti promotori

Museo Egizio, Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Soprintendenza Pompei

Comitato scientifico Paolo Giulierini, Christian Greco, Massimo Osanna Curatori della mostra

Alessia Fassone, Christian Greco, Federico Poole con la collaborazione di Eva Mol Curatore del catalogo Federico Poole Autori testi

Paolo Gallo, Valentino Gasparini, Christian Greco, Eva Mol, Eric M. Moorman, Rosanna Pirelli, Federico Poole, Francesca Restano, Miguel John Versluys

5 marzo/4 settembre 2016 Museo Egizio via Accademia delle Scienze 6, Torino

Traduzioni Federico Poole Redazione testi Caterina Ciccopiedi Schede

Nicola Barbagli (N.B.), Simon Connor (S.C.), Massimo Cultraro (M.C.), Laura D’Esposito (L.D’E.), Susanne Erbelding (S.E.), Alessia Fassone (A.F.), Marialaura Iadanza (M.I.), Alberta Martellone (A.M.), Eva Mol (E.M.), Gabriella Pantò (G.P.), Patrizia Petitti (P.P.), Federico Poole (F.P.), Rosanna Pirelli (R.P.), Francesca Restano (F.R.), Valeria Sampaolo (V.S.), Anna Maria Sodo (A.M.S.), Gabriel Zuchtriegel (G.Z.) Enti prestatori

Baia, Museo Archeologico dei Campi Flegrei

Bari, Museo Archeologico di Santa Scolastica

Benevento, Museo del Sannio Brescia, Museo di Santa Giulia Città del Vaticano, Musei Vaticani Firenze, Museo Archeologico Nazionale Karlsruhe, Badisches Landesmuseum Monaco, Museum Ägyptischer Kunst Monaco, Staatliche Antikensammlungen

und Glyptothek

Napoli, Museo Archeologico Nazionale Napoli, Museo di Capodimonte Pompei, Soprintendenza Pompei Roma, Museo Ostiense - Ostia Antica Sibari, Museo Nazionale Archeologico

della Sibaritide Torino, Archivio di Stato Torino, Polo Reale – Museo di Antichità Vienna, Kunsthistorisches Museum

Organizzazione e comunicazione

Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino

Progetto allestitivo Lorenzo Greppi Grafica in mostra Francesca Bellini delle Stelle, Chiara Ronconi Realizzazione dell’allestimento Permasteelisa S.p.A. Trasporti Arteria S.r.l. Restauri Consorzio Croma Sponsor Serenissima S.p.A. Catalogo

© Fondazione Museo della Antichità Egizie di Torino

© Franco Cosimo Panini Editore S.p.A. Via Giardini 474/D - 41124 Modena www.francopanini.it ISBN 9788857011066 Finito di stampare nel mese di febbraio 2016 da Stamperia Artistica Nazionale S.p.A. (Trofarello, Torino)

(3)

5

L’Egitto a Pompei

Christian Greco, Massimo Osanna, Paolo Giulierini

L’egitto nella letteratura greca

Christian Greco, Massimo Osanna

Platone, Diodoro e l’arte egiziana

Federico Poole

Iside e la leggenda osiriaca

Federico Poole

Gli dèi egiziani e le dinamiche culturali nel mondo antico

Miguel John Versluys

Se l’Egitto dei Romani è la costa alessandrina

Paolo Gallo

Il tempio di Iside a Benevento

Rosanna Pirelli

Il tempio di Iside a Pompei e la sua scoperta

Eric M. Moorman

Il culto di Iside nelle dimore di Pompei ed Ercolano

Valentino Gasparini

La casa di Octavius Quartio a Pompei

Eva Mol Iside a Industria Francesca Restano Bibliografia

Indice

9 15 25 39 57 63 89 105 121 135 163 177

(4)

63

Non è necessario aver fatto grandi studi di egittologia per rendersi conto, osservando l’apparato monumentale eterogeneo proveniente dai santuari “isiaci” di Roma, Benevento o Pompei, che gli autentici culti egiziani di tradizione faraonica, con le loro teologie e i loro ri-tuali, non hanno mai veramente attraversato il mare Mediterraneo e raggiunto la Penisola italica. Questi santuari, dove le statue di Iside o di Serapide si trovano talvolta accanto a frammenti architettonici di antichi templi faraonici smantellati, talaltra insieme a simulacri di altre divinità orientali ed elleniche, o affiancate da ritratti di faraoni o funzionari egiziani vissuti secoli prima, sono l’espressione di una religiosità profondamente diversa e lontana da quella egiziana di tra-dizione faraonica.

Questa religiosità d’ispirazione egiziana non giunge in Italia di-rettamente dalla Valle del Nilo, ma attraverso due potentissimi filtri “mutageni”, entrambi profondamente ellenizzati: quello della Grecia e dell’Egeo e quello di Alessandria d’Egitto. Che i primi elementi re-ligiosi isiaci si diffondano nella penisola italica attraverso i contatti sviluppatisi con i centri commerciali greci, Delo primo fra tutti, è un fatto ormai ben noto e studiato sul quale non è necessario insistere. La funzione di Alessandria e delle altre città della costa egiziana me-diterranea nella diffusione dei culti isiaci in Occidente è, invece, più sfuggente di quanto si creda.

Nel periodo imperiale, insieme al grano e al porfido rosso del Mons Claudianus cos’altro arriva a Roma dall’interno dell’Egitto? Esistono idee, iconografie, insomma prodotti intellettuali della cultura indige-na di tradizione faraonica che la Valle del Nilo è capace di trasmettere all’Italia direttamente, bypassando Alessandria e la cultura

elleniz-SE L’EGITTO

DEI ROMANI

È LA COSTA

ALESSANDRINA

Paolo Gallo

(5)

65 64

zata degli amministratori locali? In altri termini: quanto è diffusa, quanto è profonda la conoscenza diretta dell’hinterland egiziano a Roma?

L’Egitto è una delle province culturalmente meno romanizzate dell’impero: qui l’architettura romana ha un impatto minimo e i do-cumenti scritti in latino sono una vera rarità: la “lingua franca” del paese è il greco. I pochi cittadini romani che vi circolano sono perlo-più Greci o orientali ellenizzati che hanno ricevuto la civitas romana. I soli che vantano davvero una conoscenza diretta della cultura indi-gena sono i militari e i funzionari che si recano in Egitto su incarico dell’imperatore: una cerchia numericamente ristretta. Certo, le fonti segnalano la presenza nella penisola italica di qualche “egiziano”: ma in questo contesto l’aggettivo non indica una connotazione etni-co-culturale precisa ed è spesso usato per designare semplicemente personaggi alessandrini o individui di cultura ellenizzata nati in Egit-to. Attualmente non risulta che alcun sacerdote egiziano abbia mai avuto incarichi in uno dei templi isiaci dell’Italia romana.

Sappiamo invece che il precettore di Nerone, Cheremone, era un alto sacerdote alessandrino. Più fattori alimentano il sospetto che, spe-cialmente nell’Italia d’epoca imperiale, l’immagine dell’Egitto reale sia stata – a livello popolare – largamente confusa, se non addirit-tura sostituita, con quella di Alessandria d’Egitto e della costa ales-sandrina, cioè con la regione più facilmente accessibile, conosciuta e frequentata del paese, che è anche, paradossalmente, la meno “egi-ziana”. Tutto ciò che dall’hinterland egiziano giunge a Roma sembra passare, in effetti, attraverso il filtro commerciale e culturale delle cit-tà portuali più grandi della costa mediterranea: in primis Alessandria e Canopo, dove i commercianti e i marinai, gli intellettuali, gli artisti e i viaggiatori sono numerosissimi. Le importanti scoperte archeologi-che avvenute in questi ultimi anni, tanto nel centro dell’antica capita-le quanto nelcapita-le località costiere a essa vicine, sembrano suggerire che la regione alessandrina abbia avuto una influenza molto più ampia di quanto si credesse sui contenuti e sui temi “egiziani” ed “egittizzanti” che raggiunsero i siti dell’Italia centrale.

Benché originarie della Valle del Nilo, le divinità oggetto dei culti “isiaci” sviluppatisi a Roma e in Occidente (Iside, Osiride, Nefti,

Statuetta di Bastet a testa di gatto. Bronzo, h. 11 cm. Epoca Tarda (722-332 a.C.). Torino, Museo Egizio. C. 270.

pide, Anubi, Bubasti, Api, Arpocrate, il Nilo, ecc.) devono la loro diffu-sione nel Mediterraneo alla mediazione delle città costiere egiziane, dove spesso avevano già assunto forme ellenizzate. Che il maggiore tempio della metropoli alessandrina, il Serapeum, sia la versione el-lenizzata di quello di Saqqara e che esso sia stato l’epicentro dell’ir-radiazione del culto della triade Serapide-Iside-Arpocrate sembra ormai stabilito e accettato comunemente. La funzione di Alessandria nella diffusione di altre divinità originarie della Valle del Nilo è stata però sottovalutata: il caso recente della dea-gatta Bubasti, protettrice dei nascituri e degli infanti – il cui culto è ben attestato in diversi centri isiaci d’Italia – invita gli studiosi alla riflessione.

Nessuno aveva mai pensato di attribuire ad Alessandria un ruolo nella diffusione mediterranea del culto di Bubasti fino al 2009, quan-do uno scavo d’urgenza ha rivelato l’esistenza, nel cuore dell’anti-ca metropoli, di un importante santuario della dea formatosi con la nascita stessa della capitale (IV secolo a.C.) e attivo fino all’epoca imperiale avanzata. Di questo antico tempio cittadino, poi ingran-dito da Berenice II e Tolomeo III (di cui si sono ritrovati i depositi di fondazione), nessuna fonte storica, archeologica o epigrafica aveva mai conservato memoria né indotto alcuno studioso a sospettarne l’esistenza. Oggi, centinaia di oggetti, monumenti ed epigrafi ritro-vati al suo interno mostrano la grande popolarità che questa divinità già perfettamente ellenizzata aveva presso i primi abitanti di Ales-sandria: belle statue greche ex voto che ritraggono bambini attestano l’efficacia della dea egiziana nel salvamento dei figli dei primi coloni greci, mentre diversi piccoli oggetti votivi ancora inediti (conchiglie, rametti di corallo, punte di freccia, bronzetti di divinità della costa siro-palestinese, ecc.) lasciati da marinai e da viaggiatori mostrano chiaramente la funzione che la città ebbe nell’irradiazione di que-sto culto sulle coste del Mediterraneo. L’antichissima dea-gatta Ba-stet, già popolarissima presso i Greci d’Egitto ai tempi di Erodoto e il cui centro di culto principale è Bubasti nel Delta orientale, ha un carattere mutevole: quando è irritata diventa pericolosa e aggressiva e colpisce i bambini con febbre e malattie; se soddisfatta e tranquilla, diventa invece una placida micia domestica, che protegge e allatta amorevolmente i piccoli. Decine di statuette votive di stile ellenistico ritrovate nel suo tempio alessandrino la rappresentano come una ele-gante gatta nell’atto di ghermire un volatile. Queste piccole terrecotte

Statua raffigurante una gatta che allatta i gattini. Bronzo. Epoca Tarda (722-332 a.C.). Parigi, Museo del Louvre.

Statuetta ex voto di gatto. Terracotta dipinta. Bubasti (da Abdel-Fattah, Abd el-Maksoud, Seif el-Din 2012, fig. 15a).

(6)

67 66

tolemaiche sono la sintesi perfetta della personalità affascinante e pericolosa di Bubasti: la vita dell’uccello inerme che tiene fra le sue grinfie dipende dalla sua clemenza; e così il futuro di molti bambini malati che, grazie ai suoi poteri, la dea può uccidere con la malattia oppure guarire. Qualcuno stabilirà se il famoso mosaico del gatto con pernice trovato nella Casa del Fauno a Pompei alluda veramente al culto di Bubasti: ma l’origine alessandrina di questa iconografia, e il veicolo religioso attraverso il quale è giunta a Pompei, grazie a questa scoperta sono ormai indubbi.

Il caso di “Bubasti alessandrina” prova, una volta di più, che sulla costa mediterranea le divinità indigene dall’aspetto più inconsueto forniscono, nel loro aspetto ellenizzato, una rassicurante “versione esportazione” nella quale risiede la fortuna e il successo della loro adozione in Occidente.

Accanto ad Alessandria vi sono altri centri costieri di rielaborazione e di diffusione di temi religiosi e culturali egittizzanti nel

Mosaico raffigurante un gatto che mangia una pernice. I secolo a.C.

Napoli, Museo Archeologico Nazionale.

neo. Le città di Canopo e del suo porto Heracleion, entrambe situate alla foce del ramo occidentale del Nilo circa 20 km ad est di Alessan-dria, senz’altro devono aver svolto una funzione importante, in epoca forse più antica. Il loro ruolo però è stato sottovalutato, senz’altro a causa dell’assenza di documentazione archeologica: i due centri urbani si trovano oggi sommersi nella baia di Abuqir e il loro scavo sistematico è iniziato soltanto pochi anni fa. Avamposto della cultu-ra tcultu-radizionale indigena in territorio alessandrino e porto principale dell’Egitto fino alla creazione di Alessandria, Canopo/Heracleion è frequentato da Greci, Ciprioti e orientali almeno a partire dal VII sec. a.C. ed è sicuramente da qui che l’Egitto ha incominciato ad esporta-re oltesporta-remaesporta-re il messaggio delle sue cesporta-redenze, assieme agli scarabei e scaraboidi prodotti a Naucrati.

Scavi archeologici e studi recenti condotti sulla regione canopica stanno mettendo in luce aspetti di una religiosità locale greco-egizia molto antica nella quale affondano, forse, le radici di molti culti isiaci dai natali poco noti e mal attestati ad Alessandria stessa, come quello di Neilos, Api (forme divinizzate del Nilo in piena) e quello dell’“O-siride-acqueo” che conoscerà una grande fortuna a Delo. Sulle coste del Mediterraneo il Serapeum di Canopo non è meno conosciuto di quello alessandrino e il largo spazio accordato alle sue divinità nella Villa Adriana di Tivoli ne è una testimonianza eloquente. In questo tempio, che accoglie pellegrini provenienti da ogni parte mossi dalla speranza di superare malattie e problemi, la figura di Serapide “ales-sandrino” si sovrappone a una forma particolare e più antica di Osi-ride locale i cui rituali, che coinvolgono direttamente anche la vicina Heracleion attraverso feste e processioni, sembrano intrecciarsi in maniera inestricabile con quelli greci pre-tolemaici in onore di Dioni-so. Pitture vascolari greche del V secolo a.C. confermerebbero questi rapporti teologici precoci e gli studiosi stanno attualmente vagliando nuove ipotesi. Non è chiaro se anche il culto del cosiddetto “Osiri-de-Canopo”, che conoscerà una grande fortuna nei santuari isiaci a Delo e a Roma, abbia avuto origine proprio in questa città; diversi simulacri trovati a Canopo e nei dintorni (Ras-el Soda) ne attestano comunque la grande popolarità. Il contatto tra l’area canopica e la regione centro-meridionale italiana è stato, probabilmente, più forte di quanto si immagini e abbisogna ancora di studi approfonditi. Isi-de che schiaccia il coccodrillo sotto il pieIsi-de, IsiIsi-de seduta che allatta

Affresco raffigurante Io a Canopo, dettaglio con Iside che poggia i piedi su un coccodrillo. Pompei, Tempio di Iside, ekklesiasterion. Napoli, Museo Archeologico Nazionale. Inv. 9558.

(7)

69 68

Horus – di cui Canopo ha restituito una splendida scultura in mar-mo bianco a grandezza naturale – “Iside dolente” e “Iside guaritrice”, sono tutte forme di culto divenute popolari sulle coste italiane e le cui origini specifiche sono strettamente legate ai santuari canopici del

Serapeum, di Taposiri (Parva) e di Menouthis.

I culti isiaci e la moda “egittizzante” conquistano tutto l’Impero la-sciando tracce evidenti dall’Afghanistan fino alla Spagna. Ma solo a Roma e nei siti dell’Italia centro-meridionale si registra una presenza massiccia di monumenti originali egiziani d’epoca faraonica, riposi-zionati in nuovi e diversi spazi urbani e cultuali. Il fenomeno è im-pressionante: blocchi di templi faraonici coperti di geroglifici, stele, statue di faraoni, di divinità e di privati, sfingi, obelischi e leoni sono trasportati in massa dalla Valle del Nilo per abbellire templi e sacelli, ville, circhi, piazze, mausolei italiani. Questo apparato monumentale d’arte religiosa egizia, che un sacerdote egiziano vissuto nella XXX Dinastia avrebbe sicuramente giudicato frutto di un “analfabetismo teologico”, evidentemente a Roma ha assunto un significato nuovo: ma chi lo ha elaborato, e dove? La questione è aperta. Ma non si può chiudere senza Alessandria, dove si riscontra lo stesso fenomeno: nel Serapeum della capitale lagide, nei templi di Canopo e di Taposiri Parva (creduta a torto “Canopo” ai primi del Novecento) figura una grande quantità di monumenti faraonici eliopolitani, menfiti, tebani e del Delta ricollocati in un contesto secondario “adottivo”, proprio come nell’Iseum Campense.

Che pensare, poi, degli obelischi di Augusto? Quando l’Impera-tore dà ordine di erigerne in suo onore ad Alessandria e a Roma, da quale esempio è stato ispirato? È rimasto affascinato da quelli di Elio-poli o di Tebe, oppure da quello – alto più di 40 metri – che già svetta-va ad Alessandria grazie all’opera di Tolomeo II Filadelfo? Alexandrie,

encore et toujours

In Epoca Romana il paese dei faraoni non esporta nelle province d’Occidente le immagini delle piramidi e degli altri grandiosi monu-menti che oggi ci colpiscono. Sono piuttosto i paesaggi naturali “nilo-tici” che gli artisti riproducono più volentieri nelle loro pitture e mo-saici: acquitrini costellati di tempietti, gazebi per le feste e capanne di pescatori, paludi animate da coccodrilli, ippopotami, volatili, piante

Statuetta di Iside dolente. Legno dipinto, h. 35,5 cm. Epoca Tarda (722-332 a.C.). Torino, Museo Egizio. C. 203.

nilotiche. Gli studiosi sono d’accordo sul fatto che il famoso “Mosaico di Palestrina” riproduca il Nilo in piena, ma si battono sull’interpre-tazione e l’identificazione delle singole scene. La nostra ipotesi è che quest’opera sia un’astrazione di artisti alessandrini il cui canovaccio, costituito da un paesaggio nilotico fantastico, è punteggiato da sottili “citazioni” che non si prestano a definizioni troppo precise: vanno lette nell’insieme e “da lontano”, come un quadro impressionistico. Almeno a titolo di ipotesi, tuttavia, c’è da chiedersi se il “paesaggio egiziano” delle zone acquitrinose e “grecizzate” che occupano i due terzi della superficie musiva non sia stato largamente ispirato dalle lagune e paludi costiere di cui il territorio alessandrino è ricchissimo: il lago costiero del Mariut, che un tempo arrivava fino ad Abuqir, e i laghi di Edku e Borollos offrono paesaggi così singolarmente simili, che ancor oggi ci si aspetta di vedere uscir fuori dall’acqua coccodrilli e ippopotami.

I rapporti tra il territorio alessandrino ed i siti dell’Italia cen-tro-meridionale presentano ancora molti soggetti di studio interes-santi e nuovi. Ma liberiamoci da una ambiguità: se ad Alessandria gli “dèi egiziani” sono quelli di tradizione faraonica, a Roma gli “dèi egi-ziani” sono, quasi sempre, quelli ellenizzati della costa alessandrina che le onde hanno portato in giro per il Mediterraneo.

Obelisco di Psammetico II (595-589 a.C.) trasportato da Augusto a Roma, oggi in Piazza di Montecitorio.

Mosaico Nilotico da Palestrina. Praenstae. Palestrina, Museo Archeologico Prenestino.

(8)

177

Fonti

Erodoto, Storie. Traduzione di Augusta Izzo D’Accinni, Milano 1995. Omero, Iliade. Traduzione di Rosa Calzecchi Onesti, Torino 1991. Omero, Odissea. Traduzione di Rosa Calzecchi Onesti, Torino 1991.

L’EGITTO NELLA LETTERATURA GRECA

J. Assmann, Weisheit und Mysterium: das Bild der Griechen von Ägypten, Monaco 2000.

C. Brillante, Genealogie argive: dall’asty Phoronikon alla città di Perseus, in La città di Argo. Mito, storia, tradizioni poetiche (a cura

di P. Angeli Bernardini), Roma 2004, pp. 35-56, 49-50. W. Burkert, Babylon Memphis Persepolis. Eastern contexts of Greek

culture, Cambridge 2004.

D. Del Corno, La letteratura greca: storia e testi, Milano 2002.

E. Hornung, The secret lore of Egypt. Its impact on the west,

Ithaca-Londra 2001.

C. Jacob, F. Polignac, Alexandria, third century BC. The knowledge of the world in a single city, Alessandria d’Egitto 2000.

A.B. Lloyd, The reception of Pharaonic Egypt in Classical Antiquity,

in A companion to Ancient Egypt (a cura di Alan B. Lloyd),

Chichester 2014, vol. II, pp. 1067-1085.

S. MacDonald, M. Rice, Consuming Ancient Egypt, Londra 2003.

A.D. Morrison, Greek literature in Egypt, in A companion to Ancient Egypt (a cura di Alan B. Lloyd), Chichester 2014, vol. II, pp.

775-778.

D.C. Polz, s.v. Thebes, in The Oxford Encyclopedia of Ancient Egypt,

III, Oxford 2001, pp. 384-388.

M.J. Versluys, Aegyptiaca Romana, nilotic scenes and the Roman views of Egypt, Leida-Boston 2002.

PLATONE, DIODORO E L’ARTE EGIZIANA

J. Assmann, Viel Stil am Nil? Altägypten und das Problem des

Kulturstils, in Materialities of Communication (a cura di H.U.

Gumbrecht e K.L. Pfeiffer), Stanford University Press, 1986, pp. 519-537.

G. Becatti, L’arte dell’età classica (2a ed.), Firenze 1971.

J.B. Carter, L.J. Steinberg, Kouroi and Statistics, in “American Journal of Archaeology”, 114, 2010, pp. 103-128.

BIBLIOGRAFIA

W.M. Davis, Egypt, Samos, and the archaic style in Greek sculpture, in “The Journal of Egyptian Archaeology”, 67, 1981, pp. 61-81. E. Guralnick, The proportions of kouroi, in “American Journal of

Archaeology”, 82, 4, 1978, pp. 461-472.

K. Levin, The male figure in Egyptian and Greek sculpture of the seventh

and sixth centuries B.C., in “American Journal of Archaeology”, 68, 1968, pp. 13-28.

R. Neer, The emergence of the classical style in Greek sculpture,

Chicago 2010.

B.S. Ridgway, Greek kouroi and Egyptian methods, in “American Journal of Archaeology”, 70, 1966, pp. 68-70.

ISIDE E LA LEGGENDA OSIRIACA

E.A. Arslan, Iside. Il mito il mistero la magia, Milano 1997. H. Frankfort, Kingship and the Gods, Chicago 1948.

Th. Hopfner, Plutarch, Über Isis und Osiris, 2 voll., Praga 1940-41. Plutarco, Iside e Osiride e Dialoghi delfici (a cura di V. Cilento), Milano

2002.

Un biglietto di sola andata dall’Egitto a Roma?

I. Bragantini, Il culto di Iside e l’egittomania antica in Campania, in

Egittomania. Iside e il mistero (a cura di S. De Caro), Milano

2006, pp. 159-167.

M. Malaise, Inventaire préliminaire des documents égyptiens découverts

en Italie, in “EPRO”, 21, 1972.

H.W. Müller, Der Isiskult im antiker Benevent und Katalog der Skulpturen

aus den ägyptischer Heiligtümer im Museo del Sannio, Berlino 1969. R. Pirelli, Il culto di Iside a Benevento, in Egittomania. Iside e il mistero

(a cura di S. De Caro), Milano 2006, pp. 129-136.

SE L’EGITTO DEI ROMANI è LA COSTA ALESSANDRINA

M. Abd El-Maksoud, A. El-Fattah, M. Seif El-Din, La fouille du Boubasteion d’Alexandrie: présentation préliminaire, in L’enfant et la mort dans l’antiquité, vol. III, Arles 2012, pp. 427-446.

D. Frankfurter, Religion in Roman Egypt: assimilation and resistance,

Princeton 1998.

P. Gallo, Luoghi di culto e santuari isiaci in Italia, in Iside. Il mito, il mistero, la magia, Milano 1997, pp. 290-296.

(9)

179 178

M. Malaise, La diffusion des cultes isiaques: un problème de terminologie et de critique, in Nile into Tiber, Egypt in the Roman world, Leia 2005.

M. Malaise, Pour une terminologie et une analyse des cultes isiaques,

Bruxelles 2005.

J. McKenzie, The architecture of Alexandria and Egypt, 300 BC - AD 700, New Haven-Londra 2007.

S. Pfeiffer, The Imperial Cult in Egypt, in The Oxford handbook of Roman Egypt (a cura di C. Riggs), Oxford 2012.

M. Swetnam-Burland, Egyptian priests in Roman Italy, in Cultural identity in the ancient Mediterraean, Los Angeles 2011, pp. 336-353.

IL TEMPIO DI ISIDE A BENEVENTO

R. Cantilena, G. Prisco (a cura di), Alla ricerca di Iside. Analisi, studi e restauri dell’Iseo pompeiano nel Museo di Napoli, Napoli 1992.

E.M. Moormann, The Temple of Isis at Pompeii, in Nile into Tiber. Egypt in the Roman World (a cura di L. Bricault, M.J. Versluys,

P.G.P. Meyboom), Leida-Boston 2007.

Il tempio di Iside a Pompei e la sua scoperta

L. Bricault, Les cultes isiaques dans le monde greco-romain, Parigi 2013.

L. Bricault, M.J. Versluys (a cura di), Isis on the Nile. Egyptian gods in

Hellenistic and Roman Egypt, Leida-Boston 2010.

L. Bricault, M.J. Versluys (a cura di), Egyptian gods in the Hellenistic

and Roman Mediterranean. Image and reality between local and global, Caltanissetta 2012.

L. Bricault, M.J. Versluys (a cura di), Power, politics and the cults of

Isis, Leida-Boston 2014.

W. Burkert, Ancient mystery cults, Cambridge (MA) 1987. M. Pitts, M.J. Versluys (a cura di), Globalisation and the Roman world.

World history, connectivity and material culture, Cambridge 2015.

IL CULTO DI ISIDE NELLE DIMORE DI POMPEI ED ERCOLANO

M. Bassani, Sacraria: ambienti e piccoli edifici per il culto domestico in

area vesuviana, Roma 2008.

L. Beaurin, Isis-Fortuna à Pompéi: le succès d’une déesse intégrée, in “Oebalus”, III, 2008, pp. 267-293.

L. Beaurin, Honorer Isis: les cérémonies isiaques dans les cités de

l’Empire romain occidental, Tesi di Dottorato, Università di Lille III, 2013.

G.K. Boyce, Corpus of the Lararia of Pompeii, Roma 1937. F. Coarelli, Iside e Fortuna a Pompei e a Palestrina, in Alla ricerca di

Iside (a cura di S. Adamo Muscettola e S. De Caro), Napoli 1994,

pp. 119-129.

T. Fröhlich, Lararien- und Fassadenbilder in den Vesuvstädten:

Untersuchungen zur “volkstümlichen” pompejanischen Malerei, Magonza 1991.

A. Krzyszowska, Les cultes privés à Pompéi, Breslavia 2002. M.-O. Laforge, La religion privée à Pompéi, Napoli 2009. W. Van Andringa, Quotidien des dieux et des hommes: la vie religieuse

dans les cités du Vésuve à l’époque romaine, Roma 2009. M.J. Versluys, Orientalising Roman Gods, in Panthée. Religious

transformations in the Graeco-Roman Empire (a cura di C. Bonnet

e L. Bricault), Leida-Boston 2013, pp. 235-259.

LA CASA DI Octavius Quartio A POMPEI

M. Della Corte, Una famiglia di Sacerdote d’Iside. I MM. Lorei Tiburtini di Pompei, in “Atti e memorie della Società tiburtina di storia e

d’arte”, 11-12, 1932, pp. 182-216.

A. Maiuri, La Casa di Loreio Tiburtino e La Villa di Diomede, Università di Napoli, Facoltà di Architettura, 1947. A. Mangone et al., A multianalytical study of archaeological faience

from the Vesuvian area as a valid tool to investigate provenance and technological features, in “New Journal of Chemistry”, 35, 2011, pp. 2860-2868.

E.M. Mol, Egypt in material and mind. The use and perception

of Aegyptiaca in Roman domestic contexts of Pompeii, Tesi di Dottorato, Università di Leida, 2015.

V. Spinazzola, Pompei alla luce degli scavi nuovi di Via

dell’Abbondanza (anni 1910-1923), 3 voll., Roma 1953.

F.C. Tronchin, The sculpture of the Casa di Octavius Quartio at

Pompeii, in Art, industry, and infrastructure in Roman Pompei (a

cura di E. Poehler et al.), Oxford 2011, pp. 24-40.

ISIDE A INDUSTRIA

F. Barello, Ex-voto di Avilia Amabilis, in Luxus. Il piacere della vita nella Roma imperiale, catalogo della mostra (Torino 2009-2010),

Roma 2009, pp. 471-472.

F. Barello (a cura di), Un abile dilettante. Il lapidario Morra di Lauriano

da Industria, catalogo della mostra (Torino 2012-2013), Torino 2012.

G. Cresci Marrone, G. Mennella, E. Zanda, Industria, in “Supplementa Italica”, vol. 12, 1994, pp. 33-63.

E. Durando, Scavi archeologici nel sito dell’antica città di Industria, in “Atti della Società di Archeologia e Belle Arti per la Provincia di Torino”, VIII, 1917, pp. 116-120.

A. Fabretti, Della antica città di Industria detta prima Bodincomago e

dei suoi monumenti, in “Atti della Società di Archeologia e Belle Arti per la Provincia di Torino”, III, 1880, pp. 17-115. N. Genaille, Documents égyptisants au Musée des Antiquités de Turin,

in “Revue Archéologique”, II, 1975, pp. 227-250. L. Mercando, E. Zanda, Bronzi da Industria, Roma 1998. G.P Ricolvi., A. Rivautella, Il sito dell’antica città di Industria scoperto e

illustrato, Torino 1745.

F. Saragoza, De l’Iseum au forum d’Industria (Monteu da Po, Italie), in Le forum en Gaule et dans les régions voisines (a cura di A. Bouet),

Bordeaux 2012, pp. 315-334.

E. Zanda, Industria, città romana sacra a Iside. Scavi e ricerche

Riferimenti

Documenti correlati

Alessandro Armando, Gianluca Bocci, Giantonio Chiarelli, Gabriele Costa, Gabriele De Maglie, Rocco Mammoliti, Alessio Merlo: SAM: The Static Analysis Module of the

14], si sanciva pure la pie- na occupazione dei territori cispadani da parte degli Etruschi, ma nondimeno i Galli stavano iniziando la loro inarrestabile pe- netrazione dalle

La qualità della vita non è buona: le ricchezze sono infatti concentrate nelle mani di pochi, gran parte della popolazione vive in villaggi rudimentali o in baracche fatiscenti e

Il Costa Rica è l’unico Stato dell’America centrale con una popolazione prevalentemente bianca (77%), concentrata per la maggior parte sull’altopiano centrale dove il clima è

[r]

Contestualmente all’ avvio dei lavori del faro (290 a.C.) Tolomeo I diede inizio alla costruzione del Museo e della Biblioteca ad essa annesso.. Il Museo era dedicato alle

Contestualmente all’ avvio dei lavori del faro (290 a.C.) Tolomeo I diede inizio alla costruzione del Museo e della Biblioteca ad essa annesso.. Il Museo era dedicato alle

In the context of unusual mass functions, it would seem that the requirement is not only that the initial cluster mass function be biased strongly towards stars that undergo