In Italia una strategia nazionale sulle aree urbane è finora man-cata, ma nessuno dei program-mi politici che si sono confron-tati nell’ultima tornata eletto-rale ha messo in evidenza que-sto vuoto que-storico come un pro-blema. In attesa di capire se al-le paroal-le (mancate) seguiran-no fatti, abbiamo chiesto a due assessori all’Urbanistica di ca-poluoghi toscani, Elisabet-ta Meucci (Firenze) e Fabri-zio Cerri (Pisa), e al sindaco di Pistoia, Samuele Bertinel-li, che ha mantenuto le deleghe in materia di governo del terri-torio, quali siano dal loro pun-to di vista i temi salienti inpun-torno a cui intavolare, tra i vari livel-li istituzionalivel-li e i cittadini, una nuova stagione di confronto sulle città improntato a un’idea non retorica di sviluppo soste-nibile. Ecco cosa ci hanno ri-sposto.
Il titolo di questo numero di Opere è “La città dialogante”: una traduzione libera e aperta della nozione di smart city. So-stenibile, intelligente, connes-sa, dialogante... Che idea di cit-tà le suggeriscono queste defi-nizioni? Firenze > Colgo uno di questi aggettivi, “dialogan-te”, perché l’espressione “città del dialogo” mi sembra quella che rappresenta meglio il mo-dello di città che sarebbe bel-lo costruire, includendo le altre aggettivazioni. Per un assessore all’urbanistica essa evoca quella di “spazio pubblico” e sollecita una riflessione intorno a due concetti, pluralità e provviso-rietà, che caratterizzano, rispet-to al passarispet-to, la città
contempo-ranea. In una società plurali-sta e multiculturale, la necessità di un denominatore comune si traduce proprio nella qualifica-zione e nello sviluppo degli spa-zi pubblici, non più vincolati al-la ricerca obbligata d’un segno monumentale da lasciare ai po-steri. Pistoia > Un’idea di cit-tà aperta e democratica, riqua-lificata nei suoi spazi pubblici e privati. Una città intelligente è una città che riflette, aprendosi all’Europa e al mondo, sul pro-prio futuro, investendo sulle reti materiali e immateriali del pro-prio territorio. Pisa > La no-stra Amminino-strazione ha conia-to lo slogan “dalla smart city al-la smart community”. Al cen-tro ci devono essere i cittadini e i loro bisogni, non più circoscri-vibili entro rigidi confini ammi-nistrativi. Per questo con gli al-tri Comuni del territorio pisa-no abbiamo attivato una serie di azioni coordinate: l’approva-zione di un Regolamento Edili-zio unitario, l’avvio del procedi-mento per un Piano struttura-le intercomunastruttura-le, un unico pro-getto per il trasporto locale che presenteremo alla gara regio-nale per il gestore unico. Secondo lei in che termini i te-mi della città dovrebbero entra-re a far parte dell’agenda del governo nazionale? FI > Il pri-mo tema che viene in mente è quello della città metropolita-na che ha ormai un rango co-stituzionale. Sembrava quasi che con il governo uscente ci si fosse arrivati, poi è tornato tut-to in altut-to mare. L’auspicio è che il tema abbia un adeguato rilie-vo nella prossima legislatura,
ri-partendo da un’analisi su quali siano le politiche che richiedo-no un livello di goverrichiedo-no inter-medio fra Comune e Regione. PT > Sono convinto che, per il futuro del paese e delle nostre città, dovrebbe essere resa di-gnità alla pianificazione pubbli-ca, che non può più essere de-mandata al prezioso, ma talora esoterico, dibattito tra urbani-sti, architetti e giuristi. I cittadi-ni e la politica devono tornare a discutere di strategie di lungo periodo per il futuro della cit-tà e lo strumento attraverso il quale possono farlo è il piano, la programmazione moderna-mente intesa. PI > È indispen-sabile una legge quadro nazio-nale sul governo del territorio, ispirata alle normative regiona-li più innovative (tra cui quella toscana) e che tratti alcuni te-mi fondamentali: recupero del suolo verso nuova edificazione; compattamento verso prolife-razione urbana; sicurezza am-bientale; mobilità e infrastrut-ture (che non possono essere considerate una variabile indi-pendente rispetto ai program-mi di sviluppo del territorio); perequazione urbanistica (vi-sta anche come uno strumento per evitare che le scelte urbani-stiche dei Comuni siano dettate solo dall’esigenza di incamera-re gli oneri di urbanizzazione). Inoltre lo Stato dovrebbe pro-muovere programmi di rinno-vo, monitorando le attività dei Comuni e premiando quelli più virtuosi, capaci di gestire al me-glio le risorse assegnate. A proposito di riassetto istitu-zionale, ritiene che la riduzione
degli enti locali possa favorire l’avvio di politiche integrate? In che modo dovrebbero essere ri-partite le competenze di piani-ficazione e gestione del territo-rio? FI > Una riforma costitu-zionale che abolisca le Provin-ce non risponde tanto alle logi-che della spending review quanto agli obiettivi di razionalizzazio-ne dell’ingegrazionalizzazio-neria istituzionale. L’articolazione potrebbe essere basata su: 1) città metropolita-ne, con competenze sostanzia-li e non solo di coordinamento (ad esempio, non solo la piani-ficazione di carattere strategi-co e statuario ma anche quella di carattere prescrittivo e con-formativo); 2) unioni di Comu-ni per la gestione di alcuComu-ni ser-vizi (valutando se e in quali casi si possa introdurre qualche ele-mento di obbligatorietà); 3) ac-corpamento di Comuni, a par-tire dalla constatazione che, mentre a livello europeo è in at-to da tempo un processo di ag-gregazione dal basso delle uni-tà di governo (in Gran Breta-gna e Germania le municipali-tà si sono ridotte d’un terzo, in Olanda della metà), nel nostro paese è rimasta sostanzialmen-te intatta, fin dall’unità, la strut-tura amministrativa e territo-riale dei Comuni, nonostante le trasformazioni profonde del-la società e del territorio. Ov-viamente il processo di riasset-to va portariasset-to avanti ricercando il giusto equilibrio fra le esigen-ze del controllo democratico e quelle dell’efficienza. Su que-sto aspetto sono necessari ap-profondimenti, in particolare, su quali funzioni si potrebbero appoggiare su agenzie che ope-D i a l o g o c o n l e a m m i n i s t r a z i o n i
Francesco Alberti, Sara Naldoni
2 2
DELLASOSTENIBILITÀ
rino alla scala economicamen-te ottimale — scale che inevita-bilmente sono diverse a secon-da della funzione considerata. PT > Non credo che la soluzio-ne passi, tout-court, dalla riduzio-ne del numero degli enti loca-li, tanto meno se ispirata esclu-sivamente a ragioni di econo-mia della spesa, ma, semmai, da una duplice strada: sempli-ficare un sistema istituzionale troppo parcellizzato rafforzan-do la gestione associata dei ser-vizi da parte dei piccoli Comu-ni e valorizzare i poteri di co-ordinamento delle Province so-prattutto sui temi della mobili-tà, dell’ambiente, della gestio-ne dei rifiuti. Queste dovreb-bero essere ridisegnate in mo-do da farle coincidere coi terri-tori che nel tempo si sono più strettamente connessi (penso, ad esempio, all’area di Pisto-ia, Prato e Firenze). PI > Ab-biamo bisogno d’una riforma organica, capace di risolvere i problemi in maniera lungimi-rante ottenendo così i risparmi finora perseguiti solo attraver-so una politica di tagli. Forse ri-modulare la presenza delle isti-tuzioni sul territorio attraver-so l’aggregazione dei Comuni, con organi di secondo livello (ti-po Circoscrizioni) a rappresen-tare le identità locali, potrebbe essere una soluzione per evitare il trauma del superamento del-le Province — che peraltro, nel-la visione dei padri costituenti, dovevano essere mantenute so-lo fino all’entrata in vigore del-le Regioni.
Una critica spesso mossa all’at-tuale legge toscana sul governo
del territorio, la 1/2005, è quel-la di essere troppo generica su come si debba perseguire la so-stenibilità, soprattutto nelle cit-tà. Ora che la legge è in via di riforma, quali suggerimenti da-rebbe per rendere le nuove nor-me più efficaci? FI > Per quan-to riguarda la sostenibilità, si dispone ormai d’un apparato normativo e d’una strumenta-zione valutativa molto ampia, che andrebbe semmai resa più asciutta e meno letteraria, a tutto vantaggio della chiarezza. Detto questo, penso che occor-ra “riposizionare” l’attenzio-ne della legge, oggi soprattut-to rivolta ai vincoli e alle valu-tazioni cui condizionare il con-sumo di nuove risorse territo-riali, prendendo atto che stra-tegie più sostenibili di gover-no del territorio sogover-no inevita-bilmente orientate ad un recu-pero e una rifunzionalizzazio-ne dell’esistente e che dunque si dovrà ragionare più in termi-ni di prestaziotermi-ni che di mc/mq. PT > Nella riforma della legge 1/2005 sono del parere che deb-ba essere preservato il caposal-do della centralità delle ammi-nistrazioni comunali nella pia-nificazione territoriale, tenendo conto della peculiare tradizione italiana e della pulviscolare re-altà dei nostri Comuni. Poiché le politiche per la sostenibilità ambientale richiedono un indi-spensabile coordinamento, cre-do che il legislatore regionale, senza indulgere nella tentazio-ne d’un nuovo centralismo, do-vrebbe incentivare le forme di pianificazione sovracomuna-le. PI > Ritengo che gli obiet-tivi e i temi da trattare a
livel-lo regionale siano, ovviamente a una scala diversa, gli stessi che citavo prima per il livello nazio-nale. Un altro aspetto impor-tante riguarda poi la pianifica-zione intercomunale, non pre-vista dalla 1/2005, che — come annunciato — sarà reintrodot-ta e regolamenreintrodot-tareintrodot-ta dalla nuo-va legge.
Nel dibattito sulle città soste-nibili, alcuni temi hanno as-sunto nel tempo una rilevan-za particolare: la mobilità ur-bana; il potenziamento e la va-lorizzazione delle reti ambien-tali; l’edilizia sostenibile; la tra-sformazione di aree dismesse in nuove parti di città qualifican-ti e a basse emissioni. Quali so-no le iniziative più significati-ve portate avanti nella sua cit-tà su questi temi? E in che mo-do sono riconducibili a una vi-sione organica di lunga durata? FI > Le strategie per la sosteni-bilità hanno trovato una prima enunciazione nel programma di mandato presentato dal Sin-daco e un’esposizione più siste-matica nel Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile, approva-to nel 2010 aderendo al Patapprova-to dei Sindaci delle città europee. Il vincolo della sostenibilità am-bientale ha inoltre ispirato tut-to il Piano strutturale in termini di indirizzi e direttive: nel cam-po della mobilità, con lo svilup-po delle linee tramviarie e le piste ciclabili; nel campo del-le dotazioni ecologiche, con la definizione di nodi e corridoi ecologici fra le aree di interes-se naturalistico (ad einteres-sempio è stata introdotta la monetizza-zione degli standard
urbanisti-ci per il verde, in modo da fa-vorire interventi alla scala ade-guata evitando la frammenta-zione); nel campo della quali-ficazione energetica degli edifi-ci, con la revisione, in program-ma, del Regolamento Edilizio, ma anche con la divulgazio-ne e il sostegno di buodivulgazio-ne pra-tiche quali il restyling degli invo-lucri edilizi che coniuga riquali-ficazione estetica ed energetica. Tra le opzioni del Ps, la prima e la più coerente con il principio della sostenibilità è comunque quella dei “volumi zero”. Salvo pochi casi, su cui il Comune è stato soccombente in tribunale, non sono più ammesse nuove edificazioni, ma solo interventi di trasformazione dell’esistente. In questo campo vorrei ricor-dare, come fiore all’occhiello, l’intervento di sostituzione del complesso di edilizia residen-ziale pubblica in via Torre de-gli Ade-gli con nuovi fabbricati ca-ratterizzati dai più alti standard energetici e bioclimatici. L’in-tervento si accompagna alla sperimentazione di alloggi tem-poranei in legno, modulari ed ecologici, per ospitare duran-te le fasi di cantiere gli inquili-ni degli edifici demoliti, che co-sì potranno restare nel quartie-re mantenendo le loro abitudi-ni e relazioabitudi-ni. Gli stessi modu-li potranno in futuro essere ri-utilizzati per interventi in altre zone della città. Ognuno dei temi citati sarà sviluppato nel Regolamento Urbanistico, del quale a febbraio è stato avvia-to il procedimenavvia-to e che arri-verà all’adozione entro l’estate. PT > Su i temi indicati Pistoia ha impostato, negli ultimi
si, varie azioni ispirate alla so-stenibilità. Sulla mobilità urba-na stiamo avviando il procedi-mento di riforma del Piano Ur-bano della Mobilità, e di conse-guenza del Piano Generale del Traffico Urbano, perché siano più decisamente orientati a fa-vorire la mobilità pedonale e ci-clabile. Dopo aver già pedona-lizzato tre piazze nel cuore del-la città storica, pubblicheremo a breve un bando per la siste-mazione anche di Piazza Spi-rito Santo, attualmente desti-nata a parcheggio. Inoltre ab-biamo deliberato un piano che porterà all’estensione 0-24 del-la Ztl esistente nel centro stori-co e, dal prossimo autunno, ad un suo ampliamento. Per quel-lo che riguarda l’edilizia soste-nibile, stiamo per approvare un Regolamento Edilizio che pre-vede per gli interventi di nuo-va edificazione l’obbligatorie-tà della classe energetica “B”, riconoscendo, al fine del cal-colo degli oneri, una riduzio-ne del 25% sul costo di costru-zione per quanti realizzeran-no la classe “A”. Irealizzeran-noltre, dopo l’approvazione del Regolamen-to Urbanistico, rimasRegolamen-to incom-piuto nel precedente mandato, apriremo una nuova fase del-la pianificazione territoriale a partire da una variante gene-rale al Ps che dovrà ispirarsi al criterio della rigenerazione ur-bana come alternativa al con-sumo di suolo. Pistoia, impor-tante distretto vivaistico a livel-lo europeo e mondiale, ha avu-to la fortuna di preservare vi-sibilmente il confine tra città e campagna: sono convinto che ciò rappresenti un valore da
tu-telare ed uno stimolo per la cit-tà e il suo tessuto produttivo con l’obiettivo di farne la “ca-pitale europea del verde”. Tutte le azioni che ho descritto erano previste nel programma eletto-rale che è poi divenuto progetto di governo. Avevo racchiuso il senso di quel progetto nella in-dicazione fondamentale di “Pi-stoia città di tutti”, volendo si-gnificare che Pistoia deve esse-re una città accogliente e inclu-siva, moderna e solidale, che si ispira al valore sociale del lavo-ro e alla plavo-romozione della cul-tura e del sapere come condi-zione di cittadinanza e come leva per una crescita “legge-ra”, nel senso inteso da Calvi-no nelle Lezioni Americane. PI > Pisa sta investendo molto sulla mobilità sostenibile, per fron-teggiare un tasso di motoriz-zazione tra i più alti in Tosca-na. L’elemento nodale del siste-ma a cui stiamo lavorando è il polo intermodale dei trasporti pubblici presso la stazione fer-roviaria (che ha un movimen-to di circa 18 mln di passeggeri l’anno), comprendente un ter-minal delle autolinee, progetta-to su un’area di recupero adia-cente, l’attestamento del people mover, che collegherà il centro con l’aeroporto Galilei, e quel-lo d’un nuovo collegamento in sede propria diretto all’ospeda-le di Cisanello, per il quaall’ospeda-le so-no in corso gli studi preliminari. Vorrei ricordare inoltre che sia-mo stati tra i primi in Toscana ad aver istituito le linee di au-tobus “ad alta mobilità” (Lam): tre sono già in esercizio e una quarta sarà inaugurata a breve. A questo si aggiungono i
prov-vedimenti per ridurre le au-to nel centro urbano: dall’isti-tuzione dei varchi elettroni-ci per la Ztl, alla realizzazio-ne di parcheggi scambiatori a nord della città (nuovi parcheg-gi a sud saranno poi realizzati lungo il percorso del people mo-ver), a quella d’un itinerario pe-donale continuo tra la stazione e il Duomo. Per quanto concer-ne il sistema del verde, Pisa fece una scelta di fondo già negli an-ni Settanta, quando fu istituito il Parco di Migliarino-S.Rosso-re, limitando drasticamente la possibilità di occupare nuovo suolo. Con i suoi 13.500 etta-ri, il Parco occupa infatti oltre il 70% dell’intero territorio comu-nale. Abbiamo approvato da circa due anni un Regolamen-to per l’edilizia sostenibile, re-datto con il supporto scientifico dell’Istituto di Energia dell’Uni-versità, che ha introdotto requi-siti minimi per tutti gli edifici e incentivi per chi raggiunge pre-stazioni più elevate. Sul fronte del recupero e della riqualifica-zione urbana accenno soltan-to alle numerose azioni messe in campo con il Piano Integra-to Urbano di Sviluppo Sosteni-bile, che stiamo portando avan-ti senza ritardi sulla tabella di marcia. Tra queste, le più signi-ficative sono certamente il recu-pero delle mura e la trasforma-zione dell’area dell’ex Ospedale Santa Chiara, accanto a Piazza dei Miracoli, su un piano affi-dato su concorso a David Chip-perfield. Il disegno complessivo coinvolge ed integra le diverse tematiche sopra citate, tese ad assicurare una migliore quali-tà di vita e migliori
prospetti-ve economiche per la città, in particolare consolidando il suo ruolo turistico.
Che cosa intende per “dialogo con i cittadini?” FI > Il “dialo-go” non va confuso con la par-tecipazione, che deve avere oc-casioni e procedure più forma-lizzate. Esso presuppone uno scambio, con reciprocità di ascolto e di conferimento di in-formazioni, al fine di migliora-re il processo decisionale. Dal lato dell’amministrazione co-munale è fondamentale la ca-pacità di fornire, sulle questioni oggetto di confronto, un’infor-mazione completa e compren-sibile. In assenza di queste for-me di comunicazione corret-ta, il dialogo rischia di fondar-si su un’afondar-simmetrica informati-va che ne condiziona negatiinformati-va- negativa-mente l’efficacia. PT > Dialo-go con i cittadini significa par-tecipazione civile diffusa, cit-tadinanza attiva. La democra-zia rappresentativa è esigente, perché non è — o meglio non dovrebbe essere — una dele-ga affidata a pochi al momen-to delle elezioni, ma l’impe-gno di rappresentati e rappre-sentanti alla cura della città co-me bene comune. PI > Il dia-logo è innanzitutto predisposi-zione all’ascolto, da applicare nelle diverse circostanze in cui oggi si può esprimere il contat-to con i cittadini: dalle classiche assemblee alla comunicazione attraverso internet, dagli incon-tri con comitati, Associazioni di Categoria ed Ordini Professio-nali, ai momenti di partecipa-zione previsti dalla legislapartecipa-zione regionale.