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View of Elisabetta Musi, <em>Concepire la nascita. L’esperienza generativa in prospettiva pedagogica</em>

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Elisabetta Musi,

Concepire la nascita. L’esperienza generativa

in prospettiva pedagogica, Milano, Angeli, 2007

Tania Terlizzi

Parlare di esperienza generativa significa indubbiamente prendere in considerazione uno degli eventi decisivi, se non in assoluto il più signi-ficativo, della vita di un individuo e della coppia in cui esso ha scelto di spendere la propria adultità. La nascita di un figlio è infatti un evento che sostanzia e significa l’intero percorso esistenziale di un individuo, mutandone in maniera irreversibile e imprevedibile il corso fino a quel momento seguito. È un’esperienza che spesso lascia senza parole, che si preferisce vivere nel privato della propria intimità profonda, spesso incapaci di dare un nome a emozioni e stati d’animo così poco familiari alla nostra interiorità di soggetti razionali e «controllati». Si tratta pe-rò, senza ombra di dubbio, di un evento di enorme portata formativa, intriso com’è di trasformazione e mutamento, di riflessione e di azione progettuale. Stupisce quindi il silenzio delle Scienze pedagogiche su questo momento così decisivo e sulle sue implicazioni emotive e rela-zionali.

Elisabetta Musi, nel suo complesso e interessante volume uscito per le edizioni Angeli nel 2007, prova proprio a indagare le ragioni di que-sto apparentemente inspiegabile silenzio, ma non solo. Opera anche una riflessione di stampo puramente pedagogico sulle più importanti implicazioni dell’evento generativo, concentrando la sua attenzione non tanto sul figlio appena nato, quanto sull’evento generativo in sé osser-vato dal punto di vista di coloro che ne sono primi protagonisti e indi-scussi attori, cioè i genitori. Che si tratti di un evento scelto, calcolato o capitato per caso (e quindi anche un po’ subito), le trasformazioni indi-viduali e di coppia degli adulti protagonisti non possono essere escluse dalla riflessione pedagogica. L’accoglienza del bambino e le dinamiche educative che lo riguarderanno risentono infatti in maniera decisiva del modo in cui si è affrontato l’evento generativo.

Dalla nascita deve dunque prendere le mosse il discorso pedagogico sull’esi-stenza poiché accogliere il venire al mondo ha già in sé tutte quelle dimensioni

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Rivista Italiana di Educazione Familiare, n. 2 - 2007 84

educative del vivere con senso che definiscono l’oggetto di studio di questo volume. La nascita costituisce infatti «l’essere in potenza» di quei significati che si faranno percepibili nel divenire dell’esistenza, secondo la misura delle facoltà umane di comprenderle.

L’idea di fondo che guida le riflessioni contenute nel volume è quella di considerare la nascita come un evento avente una sua logica proces-suale, in grado di spiegare e dare significato al percorso di transizione dalla coppia alla nuova famiglia e, in seguito, dalla nuova famiglia alla società. Riflettere sulla nascita significa riflettere su quell’evento che, da solo, riesce a compiere l’impresa di risignificare la vita dell’individuo sia sul piano intimo e privato sia su quello sociale e collettivo.

L’autrice suddivide quindi il volume in due parti, di cui la prima, a carattere più strettamente teorico, intende:

q prima di tutto indagare le ragioni storiche e socio-antropologiche che hanno determinato una resistenza della cultura pedagogica a occuparsi dell’evento nascita

q secondariamente individuare una serie di categorie concettuali capaci di fondare una vera e propria epistemologia dell’evento nascita, che gli restituisca dignità e autonomia, liberando dal cam-po di riflessione tutti quei concetti di ticam-po ideologico che tropcam-po a lungo hanno circondato l’evento stesso togliendogli forza. Attraverso questi passaggi l’autrice intende gettare le basi per fonda-re una vera e propria Pedagogia della nascita che serva da cornice teo-rica di riferimento in grado di orientare le azioni dei genitori ma anche di tutti quei professionisti che, a vario titolo, gravitano intorno a questo evento: medici, infermieri, ostetriche, pediatri.

La seconda parte del volume si occupa invece delle prospettive edu-cative connesse all’evento nascita, e lo fa affrontandone tutti i vari aspet-ti, partendo da quelli legati al rapporto tra istanze educative e saperi medici relativi alla nascita. La gravidanza e il parto conoscono oggi un processo di medicalizzazione in certi casi esasperato e comunque spesso causa di quel senso di estraneità che porta i genitori a sentirsi non più protagonisti ma spettatori passivi dell’evento stesso. Oltre a proporci un breve excursus storico rispetto al trattamento medico della gravi-danza e del parto, l’autrice si sofferma su un’attenta analisi della situa-zione attuale proponendo anche l’idea di un nuovo «patto formativo» tra personale medico sanitario e neogenitori, in un’ottica di promozione delle risorse che ciascuno può attivamente mettere in gioco in questo momento così delicato.

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T. Terlizzi/Elisabetta Musi, Concepire la nascita. L’esperienza generativa… 85 Gli ultimi capitoli del volume si soffermano infine su una prospettiva di vera e propria «pedagogia familiare, accostando il percorso che porta una coppia di sposi a diventare genitori». L’autrice parte dall’analisi del-le motivazioni che spingono una coppia di persone adulte a desiderare di generare un figlio, e lo fa sposando l’idea che il desiderio di un figlio sia in fondo l’espressione del «desiderare di dare corso al proprio amo-re oltamo-re il tempo che a ognuno è dato di viveamo-re». La nascita così intesa diventa un elemento in grado di conferire compiutezza non più soltanto all’individuo nella sua singolarità, e in particolar modo alla donna, ma soprattutto alla coppia intesa come nucleo fondante basato sull’amo-re. A seguito di questo pensiero così basilare l’autrice analizza tutte le tappe attraverso le quali si deve necessariamente passare nel momento in cui si sceglie di intraprendere questo viaggio avventuroso e unico, e conclude parlando dei primi momenti dopo la nascita del bambino e analizzando i bisogni e le potenzialità insite in questa fase così delicata. Attraverso le pagine del libro è comunque sempre presente l’idea della nascita come «dare la vita».

«Esprimere il proprio assenso alla vita attraverso l’apertura generati-va è come una seconda nascita, in cui confermiamo e ci sobbarchiamo la nuda realtà della nostra apparenza fisica originale. Non è un rivivere attraverso altro da sé, una sorta di indebita appropriazione di ciò che non ci appartiene (condizione inautentica e strumentale della procrea-zione), ma farsi dimora per un nuovo inizio».

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