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C’era una volta il White. Chiara Checcaglini, Breaking Bad. La chimica del male: storie, temi, stile, Mimesis, Milano-Udine 2014

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RECENSIONI

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CINERGIE

il cinema e le altre arti

Cinergie, il cinema e le altre arti

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Cinergie uscita n°8 novembre 2015 | ISSN 2280-9481

C’era una volta il White

Chiara Checcaglini, Breaking Bad. La chimica del male: storie,

temi, stile

, Mimesis, Milano-Udine 2014

Insieme a I Soprano, The Wire e Lost, Breaking Bad sta diventando uno degli oggetti seriali su cui più si concentra l’attenzione (e la passione) degli studiosi, con una serie di pubblicazioni che hanno cominciato a uscire già a partire dalla sua penultima stagione (2012). Il libro di Chiara Checcaglini Breaking Bad. La chimica

del male: storie, temi, stile (Milano-Udine, Mimesis,

2015) si propone come un ragionamento sistematico sul mondo di Breaking Bad, capace di orientare rispetto ai temi principali della serie e al contempo di rendere l’idea della pluralità di approcci con cui ci si può avvicinare alla creazione di Vincent Gilligan.

Il primo capitolo del libro analizza la storia produttiva di Breaking Bad (“Dietro le quinte”), rivelando i passi e le consegne che hanno portato Gilligan e la AMC alla realizzazione della serie. Il secondo (“Da Mr. White a Heisenberg”) affronta la questione più intrigante posta da Breaking Bad, ovvero quella dell’identifi cazione con il suo personaggio principale. La complessità e il fascino del racconto si basano infatti soprattutto sulla volontà di leggere, interpretare, decodifi care, capire la trasformazione cui va incontro Walter White, personaggio che calamita l’attenzione dello spettatore e sembra volerlo trascinare nella direzione del male. Dilemmi morali, eccessi giustifi cativi, cambiamenti d’opinione in corso d’opera, paragoni con gli altri bad guys alla Tony Soprano, variazioni sul “se fossi al suo posto”, domande ingenue che si fermano sull’enunciato e altre che ragionano sull’enunciazione: queste e molte altre questioni attraversano la mente dello spettatore, costretto a confrontarsi con tale inquieta e incredibilmente coinvolgente fi gura fi nzionale. Al centro della nostra attenzione di spettatori viene posto un enigma estremamente umano, certo ben diverso dai misteri o pseudo-misteri alla Lost. Non è un caso se molte scene chiave propongono Walter White che si guarda allo specchio – che è anche metafora della relazione degli spettatori con loro stessi tramite il volto del personaggio. Come nota con acutezza Checcaglini, solo nella quinta stagione, “dal punto più distante della comprensione empatica dello spettatore, può ripartire la tragica riumanizzazione del protagonista” (p. 45).

Il terzo capitolo è dedicato alle persone che circondano Walter, affrontando il caso particolarmente interessante della moglie Skyler e del carico di ostilità di cui è oggetto da parte dei fan della serie. Il quarto analizza il tema dei “Luoghi”, certo una questione chiave delle narrazioni lunghe con la loro immersività anche spaziale o geografi ca. Nel capitolo sullo stile l’autrice cita un gruppo di autori/opere che hanno infl uenzato la serie. I riferimenti di Gilligan, le citazioni interne agli episodi e la lettura critica di Checcaglini mettono in fi la i nomi di Martin Scorsese (Casino), Quentin Tarantino (Pulp Fiction, Kill

Bill vol. 1, Le iene), i Coen (Fargo), Sam Peckinpah (Pat Garrett e Billy the Kid), Sergio Leone (Il buono, il brutto, il cattivo, C’era una volta il West), Akira Kurosawa (I sette samurai), Stanley Kubrick (opere

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Cinergie uscita n°8 novembre 2015 | ISSN 2280-9481 marca stilistica di Breaking Bad diventa uno sfacciato mosaico di stili, che non ha timore di variare le componenti formali – illuminazione, taglio dell’inquadratura, montaggio, rapporto tra immagine e musica – secondo le esigenze narrative ed espressive del momento, forte della propria specifi cità di narrazione lunga e seriale e delle possibilità di riproposizione che essa permette”. Il merito di Gilligan è di aver saputo derivare da questo universo citazionale non solo sfaccettato ma – come scrive l’autrice – persino sfacciato un’opera dall’evidente, robusta coerenza visiva.

Il cambiamento che nel corso delle cinque stagioni attraversa Walter White si specchia nella sua professione, quella di chimico, se per chimica – come si preoccupa di precisare il personaggio stesso – si intende “scienza del cambiamento”. Checcaglini dedica quindi giustamente l’ultimo capitolo del libro alla scienza di Breaking Bad, una componente tematica essenziale per dare profondità al mondo narrativo della serie e alla caratterizzazione psicologica di Heisenberg/Walter White.

Il libro riesce in defi nitiva a fornire al lettore una mappa che somma visione d’insieme e interessanti ingrandimenti critici. Anche alla luce della molteplicità di prospettive esposta da Checcaglini, Breaking

Bad conferma di essere (già) un classico contemporaneo, capace di assorbire tutte le invenzioni e le

disillusioni del post-moderno (Gilligan lo defi nisce un “western post-moderno”) e allo stesso tempo di rifi utarlo, respingendone il cinismo e l’ironia ai piedi dell’esplorazione dell’animo umano.

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