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Transalpini e vassalli in area milanese (secolo IX)

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[A stampa in Medioevo. Studi e documenti, I, a cura di Andrea Castagnetti, Antonio Ciaralli, Gian Maria Varanini, Verona, Libreria Universitaria Editrice, 2005, pp. 7-109 © dell’autore - Distribuito in formato digitale da “Reti Medievali”, www.biblioteca.retimedievali.it].

(2)

STUDI E DOCUMENTI

I

-a cur-a di

Andrea Castagnetti

Antonio Ciaralli

Gian Maria Varanini

Libreria Universitaria Editrice Verona 2005

(3)

ISBN 88-89844-09-4

Pubblicazione parzialmente finanziata con i fondi di Ateneo

Libreria Universitaria Editrice via dell’Artigliere 3/A - 37129 - Verona

(4)

Pag. 7 ” 111 ” 161 ” 163 ” 177 ” 227 Andrea Castagnetti

Transalpini e vassalli in area milanese (secolo IX) Antonio Ciaralli

«Universalis lex». Il ‘Codex Iustinianus’ nei documenti veronesi tra XI e XII secolo

Gian Maria Varanini

Ricerche di storia gardesana

1. Il territorio fra l’Adige, il Baldo e il Garda nei secoli IX e X

2. Insediamento, organizzazione del territorio, società nel-l’alto Garda veronese: Brenzone e Campo di Brenzone (secoli XII-XV)

3. I possessi del monastero di S. Giulia di Brescia nella Gardesana Veronese (secoli XII-XV)

(5)
(6)

TRANSALPINI E VASSALLI

IN AREA MILANESE (SECOLO IX)

(7)

Ernosto vassallo imperiale - 3.3. Hunger, fratello di Ernosto - 3.4. I loro vas-salli - 4. Alpcar !"#$%&#% '()")*+) e il fratello Autcari - 5. Eremberto di Leggiuno vassallo regio e i figli Ermenulfo conte e Appone gastaldo e vassal-lo regio - 5.1. Eremberto vassalvassal-lo del re Ludovico II (846) - 5.2. Il conte Ermenulfo, investito in beneficio del monastero di Massino e ,)"+(+)-+$ di Ludovico II (865-866) - 5.3. Appone .)$/)(&+0$%+"1#-)/!-+$, vassallo e mini-steriale regio e i suoi vassalli (879) - 6. Il conte Liutfredo a Monza e i suoi vassalli franchi (879) 7. Alberico conte di Milano 7.1. Il !"+/)/0$ di Milano -7.2. I primi conti carolingi - 7.3. Alberico conte di Milano e i suoi vassalli (848-880) - 8. Il conte Sigefredo e i suoi vassalli - 8.1. Sigefredo conte di Milano (900-901) - 8.2. Un vassallo e un beneficio del fisco comitale - 8.3. Un vassal-lo franco e i suoi beni fra Milano e Lecco - 9. Vassalli di altri immigrati - 10. Vassalli di un ministeriale imperiale, di un giudice e di altre persone - 10.1. Gerulfo ministeriale imperiale (864-867) - 10.2. Vassalli franchi del figlio di un giudice (867) - 10.3. Vassalli di un monetiere pavese a Milano (849) - 10.4. Intrecci interetnici e professionali a Pavia: un vassallo imperiale, giudici, monetieri, *#.!/+)/!-#$ (887) - 11. Il longobardo Autprando vassallo di Ludovico II (870) - 11.1. Autprando vassallo imperiale a Milano (870) - 11.2. Autprando, ,)"+(+)-+$ di Ludovico II e 2!"!%*!$/#- , ambasciatore a Costantinopoli (871) - 11.3. L’incarico di restaurazione di un "!*)$/#-+!(0" ad Autprando (883) - 12. Vassalli di arcivescovi - 12.1. Lupo di Schianno - 12.2. Attone &#%3)*+")(! supposto vassallo arcivescovile - 13. Vassalli degli abati del monastero di S. Ambrogio e di ecclesiastici - 13.1. Vassalli degli abati del monastero di S. Ambrogio - 13.2. Tazone di Baggio supposto vassallo abbazia-le - 13.3. Un vassallo di un diacono e visdomino della chiesa milanese di nazio-nalità longobarda - 13.4. Vassalli di un arciprete longobardo di una pieve rura-le - 14. Verso una soluzione di continuità.

(8)

Il presente contributo è parte di uno studio sugli aspetti feudali della

società milanese dall’età carolingia all’età comunale (1). Ne ho trattato

finora prendendo in considerazione, dapprima in modi generali e com-parativi, il ruolo svolto dalle famiglie capitaneali e vassallatiche nella complessa struttura della società cittadina del primo periodo comunale,

ponendo a confronto la società milanese con quella veronese (2), poi,

con riguardo specifico ai )1+/)*#+, con quella ravennate (3). Sulla

situa-zione milanese sono tornato a soffermarmi rapidamente nell’Intro-duzione al volume degli atti del convegno sui )1+/)*#+ nel Regno

Italico (4) e l’ho tenuta presente, quale termine di comparazione, nel

contributo ivi dedicato ai )1+/)*#+ nell’ambito delle società di Verona,

Vicenza, Padova, Trento, Ferrara e Ravenna (5).

Per Milano, ancora, dopo avere delineato la vicenda dei di Porta

Romana, da consorti in Velate fra X e XI secolo a )1+/)*#+ cittadini (6),

ho posto in evidenza il ruolo al servizio del regno svolto dalla famiglia transalpina del vassallo regio Eremberto, insediata presso il Lago Maggiore, all’estremo limite occidentale del Seprio, ove egli e i suoi discendenti agirono di preferenza, tra il quinto e l’ultimo decennio del secolo IX: furono con il primo conte Ermenulfo partecipi della corte di Ludovico II e con il secondo conte Ermenulfo, !"#$%"+(+/+)# di

(1) Il contributo presente, con altri citati alle note 7 e 8, anticipa la prima parte di

un saggio dal seguente titolo provvisorio: 4)%,!-")5+!*#%&#+% #/+%,#0&)(+%)%6+()*!%*#(()

&+$ !*/+*0+/7%,-)%+%8)$$)((+%/-)*$)(1+*+%#%+%9 )1+/)*#+: )- +8#$ !8+(+%;$# !(+%<=>=<?@

(2) A. Castagnetti, A#0&)(+/7%#%$! +#/7% !"0*)(#B Convegno di Varsavia su “Il

feu-dalesimo nell’Europa medievale e moderna” (31 maggio-giugno 1997), I ed. 1999, poi in 6#&+!#8!%6#55!.+!-*!%6#&+/#--)*#!@%C/0&+%+*%!*!- #%&+%6@%D#(%E-#11!B a cura di G. Rossetti e G. Vitolo, voll. 2, Napoli, 2000, pp. 205-239.

(3) A. Castagnetti, A#0&)(+/7%#%$! +#/7% !"0*)(#@% II. 93)1+/)*#+: )%6+()*!%#%)

F)8#**)%,-)%=<%#%=<<%$# !(!, Atti del Convegno “La signoria rurale in Italia nel

medioe-vo. II Convegno di studi”, Pisa, 6-7 novembre 1998, tuttora inedito, disponibile in «Reti medievali».

(4) A. Castagnetti, <*/-!&05+!*#B% in 4)%8)$$)((+/7%")..+!- #%&#(%F#.*!%</)(+ !@%<

9 )1+/)*#+: *#+%$# !(+%=<>=<<B a cura di A. Castagnetti, Roma, 2001, pp. 7 ss.

(5) A. Castagnetti, D)%G#-!*)%)%F)8#**)%1#-%G + #*5)B%H)&!8)B%E-#*/!%#%A#--)-)B

in 4)%8)$$)((+/7%")..+!-# cit., pp. 345-491.

(6) A. Castagnetti, <%&+%H!-/)%F!")*)%&)% !*$!-/+%&+%G #()/#%)%9 )1+/)*#+: +*

6+()*!%#%()%I0#$/+!*#%&#(()%$+.*!-+)%+*%G#()/#, «Studi storici L. Simeoni», LIV (2004),

(9)

Berengario I, spinsero la loro azione fino a Milano (7). Nel contempo,

mi sono soffermato, nell’ambito di un contributo sulla famiglia del

lon-gobardo Autelmo di Inzago (8), su un vassallo longobardo di Ludovico

II, Autprando, fratello del vescovo Garibaldo di Bergamo, il primo accertato vassallo imperiale di tradizione longobardo-italica, al quale fu affidata un’importante ambasceria presso l’imperatore bizantino Basilio

I (9). Dei contributi sul vassallo regio Eremberto e sul vassallo

imperia-le Autpaldo vengono qui sunteggiati contenuti e riprese considerazioni. Non prenderò in esame la questione dei rapporti fra i vincoli vassallatici, importati dai Carolingi, e le preesistenti relazioni clien-telari nella società longobarda, la cui problematica sul piano

gene-rale è da tempo oggetto di studio (10), affrontata dal Sergi per

l’am-bito milanese (11). Da quest’ultima ricerca la mia si differenzia per

l’arco cronologico, concernente sostanzialmente l’età carolingia, e, in particolare per l’attenzione prestata agli immigrati transalpini, anzitutto ai vassalli regi e imperiali e ad altri immigrati potenti, e fra loro ai conti, che disponevano di propri vassalli. Ai vassalli milanesi in età carolingia aveva già dedicato la sua attenzione il

Keller (12), nella prospettiva che le origini dei )1+/)*#+ milanesi,

cittadini o rurali, risalissero alla nobiltà carolingia (13): in merito

(7) A. Castagnetti, J*)%,)"+.(+)%&+%+""+.-)/+%*#((:)(/)%4!"K)- &+)%)(%$#-8+5+!%&#(

-#.*!%;LMN>LOL?B Verona, 2004.

(8) A. Castagnetti, J*)%,)"+.(+)%(!*.!K)- &)%&+%<*5).!%;6+()*!?@%<%-)11!-/+% !*

+""+.-)/+%/-)*$)(1+*+B%0*%8#$ !8!%&+%P#-.)"!B%0*%8)$$)((!%(!*.!K)-&!%&+%40&!8+ !%<<%# ()%$ #(/)%# (#$+)$/+ )B di prossima pubblicazione in «Studi storici L. Simeoni», LV

(2005).

(9) <K+&#", parr. 8-9.

(10) Fra i contributi più recenti segnaliamo S. Gasparri, 4#$%-#()/+!*$%&#%,+&Q(+/Q

&)*$%(#%-!R)0"#%&:</)(+#%)0%<=#%$+S (#B% in 4)%-!R)0/Q%#/%(#$%Q(+/#$%&)*$%(:T0- !1#% )-!> (+*.+#**#%;&0%&QK0/%&0%<=#%$+S (#%)0U%#*8+-!*$%&#%OVW?, a cura di R. Le Jan, Lille, 1998,

pp. 145 ss.; A. Barbero, 4+K#-/+B%-) !")*&)/+B%8)$$)((+@%4#% (+#*/#(#%*#((:#/7%&+%3)-(!

6).*!B «Storica», XIV (1999), pp. 32-33.

(11) G. Sergi, G)$$)((+%)%6+()*!B I ed. 1986 con il titolo <%-)11!-/+%8)$$)(()/+ !>K#*#>

,+ +)-+B poi in G. Sergi, <% !*,+*+%&#(%1!/#-#@%6)- 2#%#%$+.*!-+#%,-)%&0#%- #.*+%"#&+#8)(+B

Torino, 1995, pp. 273-295 (d’ora in poi, Sergi, G)$$)((+ cit., con l’indicazione delle pagi-ne della riediziopagi-ne in Sergi, <% !*,+*+ cit.), pp. 273 ss.

(12) H. Keller, C+.*!-+%#%8)$$)((+%*#((:</)(+)%&#((#% +//7%;$# !(+%<=>=<<?B I ed. 1979, tr.

it. Torino, 1995, pp. 270-281, par. 6.1: “Relazioni vassallatiche nell‘Italia carolingia e postcarolingia”.

(10)

rinvio alle osservazioni svolte in contributi precedenti (14).

Dal secondo decennio del secolo IX potremo constatare la presen-za in territorio milanese di vassalli regi e imperiali con i loro vassalli; il reclutamento, dalla metà del secolo, degli ufficiali inferiori dei conti fra i vassalli dotati anch’essi di propri vassalli; la presenza, infine, di vassalli di immigrati non provvisti di incarichi pubblici né in relazione diretta con sovrani e ufficiali. A quest’ultima condizione può essere accostata quella dei vassalli di estrazione locale, di tradizione longo-barda, certa o presumibile, che iniziano ad essere documentati dal terzo decennio del secolo, con l’avvertenza, tuttavia, che, mentre i transalpi-ni erano pur sempre appartenenti ai gruppi dominanti per diritto di con-quista e potevano quindi essere chiamati a rivestire incarichi pubblici, i secondi, eccettuate rarissime eccezioni, erano e rimasero esclusi dagli uffici pubblici sin verso la fine dell’età carolingia, adeguandosi per questo aspetto l’area milanese alla situazione della 4)*.!K)-&+) set-tentrionale.

Ci spingeremo fino ai primi anni del secolo X, quando è attestata l’attività in Milano del conte Sigefredo, impegnato a presiedere negli anni 900 e 901 due placiti concernenti la condizione giuridica delle per-sone e attestanti attività e modalità di amministrazione comitale della giustizia che si riallacciano direttamente all’età carolingia: una attività siffatta si avviava a scomparire in territorio milanese, precedendo una situazione che diverrà più tardi generalizzata; la presenza stessa dei conti divenne assai sporadica, come divenne sporadica, fino ad inter-rompersi, la presenza di vassalli regi e imperiali. Anche i vassalli dei conti milanesi sono poco attestati nella documentazione: ufficiali infe-riori e transalpini con il conte Alberico, nessuno con il conte Maginfredo; due con il conte Sigefredo, uno esterno, che assolve un incarico per il conte, ed uno residente fra Milano e Como.

il regno e l’appartenenza alla nobiltà in età carolingia, si veda la messa a punto storio-grafica di R. Le Jan, A)"+((#%#/%1!08!+-%&)*$%(#%"!*&%,-)* %;G<<#>=#%$+S (#?BParis, 1995, pp. 10-11 e 1)$$+".

(11)

2. Vassalli imperiali e potenti immigrati

La conquista franca provocò l’immigrazione, temporanea o stabile, di gruppi di guerrieri di origine transalpina, soprattutto Franchi ed Alamanni, da tempo ai primi assoggettati e partecipi del loro

espansio-nismo (15). L’esercizio della supremazia politica da parte di Franchi e di

Alamanni si manifestò nella detenzione degli uffici pubblici maggiori

(16) e, in larga parte, anche di quelli minori, ‘esecutivi’, come quelli dei

visconti e degli sculdasci, e, aspetto non secondario, attraverso

l’utiliz-zazione di clientele vassallatiche (17), selezionate prevalentemente su

base etnica (18). I vassalli, che si stabilirono nelle città e nei territori

rura-li, oltre e più che la generalità degli immigrati, ebbero il compito di

(15) Per un inquadramento generale si vedano G. Tabacco, 4)%$/!-+)%1!(+/+ )%#

$! +)(#@%D)(%/-)"!*/!%&#((:<"1#- !%)((#%1-+"#%,!-")5+!*+%&+%C/)/+%- #.+!*)(+, in C/!-+) &:</)(+), II/1, Torino, 1974, pp. 73 ss.; G. Tabacco, 4:)88#*/!%&#+%3)-!(+*.+%*#(%-#.*!%&#+ 4!*.!K)-&+B in 4)*.!K)-&+), a cura di S. Gasparri, P. Cammarosano, Udine, 1993, pp.

375-403; V. Fumagalli, <(%F#.*!%</)(+ !, Torino, 1978, pp. 3 ss.; V. Fumagalli, 4#%"!&+>

,+ )5+!*+%1!(+/+ !>+$/+/05+!*)(+%+*%</)(+)%$!//!%()%&!"+*)5+!*#% )- !(+*.+), in X)$ +/) &#((:T0-!1)%#&%T0-!1)% )-!(+*.+)Y%0*:#I0)5+!*#%&)%8#-+,+ )-#, Spoleto, 1981, pp. 293 ss.

(16) E. Hlawitschka, A-)*Z#*B%'(#")**#*B%P)R#-*%0*&%P0- .0*&#-%+*%[K#-+/)(+#*

;\\M>ONV?, Freiburg im Breisgau, 1960. L’autore ha preso in considerazione solo coloro

che rivestirono uffici pubblici, escludendo quindi dai suoi profili biografici anche alcu-ni personaggi di alto livello politico e sociale, quali i vassalli regi e imperiali che non avessero ricoperto uffici pubblici nel Regno Italico; ovviamente, egli ha escluso dalla sua indagine i personaggi ‘minori’, per i quali esprime considerazioni generali e segna-la segna-la documentazione, fino ad allora edita, delsegna-la loro presenza in tutta Italia, particosegna-lar- particolar-mente intensa nei territori di Milano, Piacenza, Parma, Verona e Lucca; +K+&#", pp. 31-33; pp. 40-41: cartina della distribuzione degli immigrati in Italia nel periodo carolin-gio; pp. 310-328: “Quellennachweis für die nordalpinen Staatssiedler in Italien und ihre Nachkommen (774-1000)”, con l’indicazione della documentazione della presenza in Italia degli immigrati transalpini e dei loro discendenti fino al Mille.

(17) F. L. Ganshof, 32)-(#").*#%#/%(#$%+*$/+/0/+!*$%&#%()%"!*)- 2+#%,-)*I0#, in ])-(

&#-%^-!_#@%4#K#*$`#-Z%0*&%X) 2(#K#*B I, Düsseldorf, 1965, p. 388.

(18) A. Castagnetti, 6+*!-)*5#%#/*+ 2#%&!"+*)*/+%#%-)11!-/+%8)$$)(()/+ !>K#*#,+>

+)-+@% '()")**+%#%A-)* 2+%)%G #-!*)%#%*#(%G #*#/!%+*%#/7% )- !(+*.+)%#%1!$/ )- !(+*.+),

Verona, 1990; A. Castagnetti, <""+.-)/+%*!-&+ +B%1!/#-#%1!(+/+ !%#%-)11!-/+% !*%()%$! +#>

/7%(!*.!K)-&), in ]!""0*+Z)/+!*%0*&%6!K+(+/a/%+"%6+//#()(/#-@%P#.#.*0*.#*%5`+$ 2#* &#"%Cb&#*%0*&%&#-%6+//#%T0-!1)$%;cc@>cM@%d)2-20*&#-/?B a cura di S. de Rachewiltz e J.

Riedmann, Sigmaringen, 1995, pp. 27-60, nel quale vengono presi in considerazione in modi sintetici, oltre al territorio veronese, i territori milanese e piacentino. Di entrambi i contributi sono qui riprese alcune osservazioni.

(12)

affiancare gli ufficiali nella loro attività politica, poiché al vassallaggio di tradizione franca da Carlo Magno furono attribuite funzioni pubbli-che: una finalità pubblica hanno, soprattutto, i rapporti vassallatici

con-tratti direttamente con il re (19); all’occorrenza, compiti pubblici sono

chiamati a svolgere i vassalli dei conti e dei vescovi (20).

I vassalli regi nella legislazione carolingia sono accostati ai conti

(21); nei capitolari italici si parla dell’2!*!- che spetta ai 8)$$+%-#.)(#$ di

Pipino (22) e si specifica che esso è connesso a funzioni pubbliche,

*!$/-) "+*+$/#-+), esercitate quindi direttamente al servizio dei sovrani

(23); in quelli di Ludovico II, re d’Italia e imperatore, i vassalli regi sono

ancora accomunati ai conti (24).

La documentazione italica mostra le funzioni elevate svolte dai vas-salli regi: sono presidenti o copresidenti dei placiti; in molti casi

appaio-no fra altri componenti di rilievo del collegio giudicante (25). I vassalli

imperiali svolgono occasionalmente anche importanti incarichi diplo-matici, come Everardo, siniscalco, e Suppone, )- 2+"+*+$/#-, che con Anastasio bibliotecario compongono un’ambasceria inviata da Ludovico II nell’870 all’imperatore Basilio I per riallacciare le trattati-ve per il matrimonio della figlia di Ludovico con il primogenito

del-(19) P. Brancoli Busdraghi, 4)%,!-")5+!*#%&#(%,#0&!%(!"K)- &!% !"#%&+-+//!%- #)(#B

II ed., Milano, 1999, p. 112; Ganshof, 32)-(#").*#%#/%(#$%+*$/+/0/+!*$% cit., p. 388; G. Tabacco, 4:)"K+.0+/7%&#((#%+$/+/05+!*+%*#((:T0-!1)% !$/-0+/)%&)+%A-)* 2+B I ed. 1975, poi in G. Tabacco, C1#-+"#*/)5+!*+%&#(%1!/#-#%*#((:)(/!%"#&+!#8!B Torino, 1993, pp. 76 ss.; Sergi, G)$$)((+ cit., p. 285; Gasparri, 4#$%-#()/+!*$ cit., pp. 152-153; Barbero, 4+K#-/+B

-) !")*&)/+ cit., pp. 55-60; L. Provero, '11)-)/!%,0*5+!*)-+)(#%#%-#/+%8)$$)(()/+ 2#%*#( F#.*!%</)(+ !%;$# !(+%=>=<<?B in A!-")5+!*#%#%$/-0//0-#%&#+% #/+%&!"+*)*/+%*#(%6#&+!#8!Y ")- 2#$+% !*/+%#%8+$ !*/+%*#(%F#.*!%</)(+ !%;$# @%<=>=<<%?BIII, Roma, 2003, pp. 180-181.

(20) 6^eB%3)1+/0()-+)%-#.0"%A-)* !-0", voll. 2, Hannover, 1883-1897, II, n. 213,

a. 850, Pavia, cap. 1: Ludovico II chiede che i vassalli dei vescovi aiutino i conti e i loro sculdasci per combattere e catturare i gruppi di ()/-!*#$ che depredavano, ferivano e uccidevano i pellegrini che si recavano a Roma.

(21) <K+&#", I, n. 29, cap. 21; n. 25, cap. 2; n. 49, cap. 3; n. 94, cap. 3; ecc.

(22) <K+&#", I, n. 99, cap. 9.

(23) <K+&#", I, n. 102, cap. 10. Cfr. Gasparri, 4#$%-#()/+!*$ cit., p. 149; +K+&#", p.

152, l’osservazione che nei capitolari i vassalli sono poco presenti, se si eccettuano quel-li ritenuti vassalquel-li pubbquel-lici, vassalquel-li cioè di sovrani, conti, vescovi ed abati.

(24) <K+&#"B II, n. 210, cap. 3: capitolare di Ludovico II, emanato a Pavia alla metà

del secolo.

(25) Si veda la documentazione in Castagnetti, J*) ,)"+.(+) &+ +""+.-)/+ cit., pp.

(13)

l’imperatore bizantino (26), e Autprando, che nell’871 fu incaricato di

recare a Basilio I una lettera di Ludovico II (27).

Data l’assenza nella documentazione milanese di conti preposti al governo del comitato fino alla metà del secolo, come appresso

constatia-mo (28), iniziamo la nostra trattazione dai vassalli regi (29), dotati a loro

volta di vassalli, presumibilmente risiedenti, gli uni e gli altri, nel territo-rio milanese e che in questo e nella città agiscono, raccogliendo, all’occa-sione, attorno a sé anche gruppi di immigrati franchi e alamanni, come avviene per Ernosto e il fratello Hunger; in modi analoghi, numerosi sono i transalpini, fra cui alcuni vassalli, che intervengono agli atti del conte alamanno Alpcar e del fratello Autcari; poi ci soffermeremo sul vassallo regio Eremberto e i suoi figli; sui conti di Milano, sui loro ufficiali infe-riori, di nazionalità transalpina, quando conosciuta, e sui loro vassalli. Tratteremo, infine, del vassallo imperiale Autprando, longobardo, e dei vassalli di vescovi e di abati, dei quali non è conosciuta la nazionalità, pre-sumibilmente longobarda.

(26) Fonti e bibliografia in J. F. Böhmer, D+#%F#.#$/#*%&#$%])+$#--#+ 2$%0*/#-%&#*

])-!(+*.#-*B%\fc>OcL, III/1, D+#%])-!(+*.#-%+"%F#.*0"%</)(+)#@%LMW>LL\B bearbeitet von

H. Zielinski, Köln - Wien, 1991; III/2, D)$%F#.*0"%</)(+)#%+*%&#-%g#+/%&#-%E2-h*Za"1,#

0*&%F#+ 2$/#+(0*.#*@%LLL%;LfW?>OVNB bearbeitet von H. Zielinski, Köln, Weimar, Wien,

1998 (d’ora in poi, Pg, seguito dal numero del regesto), n. 301, 869 ex.-febbraio 870. Per la vicenda si vedano L. M. Hartmann, ^#$ 2+ 2/#%</)(+#*$%+"%6+//#()(/#- @% III/1,

</)(+#*%0*&%&+#%,-a*Z+$ 2#%e#--$ 2),/B%Gotha, 1908, III/1, pp. 284 ss. Su Everardo si

sof-fermano Hlawitschka, A-)*Z#* cit., p. 180; H. Keller, g0-%C/-0Z/0-%&#-%]h*+.$2#--$ 2),/

+"%Z)-!(+*.+$ 2#*%0*&%*) 2Z)-!(+*.+$ 2#*%</)(+#*@%D#-%9 !*$+(+)-+0$%-#.+$: +*%&#*%+/)(+#> *+$ 2#*%]h*+.$&+1(!"#*%&#$%O@%0*&%cW@%d)2- 20*&#-/$B «Quellen und Forschungen aus

italienischen Archiven und Bibliotheken», XLVII (1967), p. 143; Castagnetti, J*)%,)"+>

.(+)%(!*.!K)-&) cit., par. 8.

(27) Cfr. sotto, par. 11.2.

(28) Cfr. sotto, par. 8.

(29) Elenchi dettagliati di vassalli, suddivisi in relazione ai loro $#*+!-#$ – re e

imperatori, marchesi, conti, vescovi, abati, persone private –, sono forniti da A. L.

Budriesi Trombetti, H-+"#%-+ #- 2#%$0(%8! )K!()-+!%,#0&)(#%+/)(+)*! , «Atti

dell’Accademia delle scienze dell’Istituto di Bologna. Classe di scienze morali», LXII (1973-1974), pp. 62-63. A questi elenchi abbiamo apportato alcune correzioni ed inte-grazioni, che all’occorrenza segnaliamo.

(14)

3. Il vassallo imperiale Ernosto e il fratello Hunger

i@c%T-*!$/!%8)$$)((!%-#.+!

Primo fra i vassalli milanesi è il vassallo regio Ernosto, che agisce in tre atti privati del secondo e terzo decennio del secolo IX, dotato di pro-pri vassalli, come il fratello Hunger: la sua presenza attesta con immedia-tezza i livelli elevati della vassallità che agisce nell’area milanese.

Nell’aprile 812, in Carpiano, a sud di Milano, tra Melegnano e

Locate (30), si effettua una permuta fra Bruningo, *#.!/+)*$ di Milano,

ed Ernosto, 8)$$0$%&!"*+%-#.+$%– 8)$$0$, come d’uso per i vassalli regi

e imperiali, e non 8)$$)((0$ (31) –, che non dichiara la sua nazionalità né

il luogo eventuale di provenienza o di residenza, come avveniva in

genere per i vassalli regi e imperiali (32). All’atto appongono il loro

$+.*0"%")*0$ tre Franchi.

(30) G. Porro Lambertenghi (ed.), 3!&#U%&+1(!")/+ 0$%4)*.!K)- &+)#B in e+$/!-+)#

1)/-+)#%"!*0"#*/), XIII, Torino, 1873 (d’ora in poi 3D4)*.), n. 87, 812 aprile, Carpiano

= A. R. Natale (ed.), <(%60$#!%&+1(!")/+ !%&#((:'- 2+8+!%&+%C/)/!%&+%6+()*!B Milano, due tomi, s. d. (d’ora in poi 6D), I/1, n. 44. Il documento è datato con l’anno trentottesimo di regno di Carlo Magno (analoga datazione, ad esempio, in C. Manaresi [ed.], <%1() +/+%&#(

9F#.*0"%</)(+)#:, voll. 3, Roma, 1955-1960, I, n. 25, 812 marzo, Pistoia), poiché,

defun-to il re Pipino nell’810, il figlio suo Bernardo è inviadefun-to in Italia nel settembre dell’812: J. F. Böhmer, E. Mühlbacher, D+#%F#.#$/#*%&#$%])+$#--#+ 2$%0*/#-%&#-%])-!(+*.#-@%\fc>OcL, II ed., Innsbruck, 1908, n. 470c; cfr. Ph. Depreux, D)$%]h*+./0"%P#-*2)-&$%8!*%</)(+#*

0*&%$#+*%G#-2a(/*+$%50"%])+$#-/0"B «Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven

und Bibliotheken», 71 (1992), pp. 3-10. Solo dopo l’arrivo di Bernardo nel regno a set-tembre, i documenti italici iniziano ad indicare, accanto all’anno di regno di Carlo, anche il primo e seguenti di Bernardo (cfr. Manaresi, <%1() +/+ cit., I, n. 26, 813 aprile, Lucca; n. 28, 814 febbraio, Spoleto; cfr. anche un documento privato lucchese dell’813, citato sotto, nota 48). Ernosto era presumibilmente vassallo del re Carlo in un regno, la cui reggenza era affidata ad Adelardo di Corbie.

(31) Budriesi Trombetti, H-+"#%-+ #- 2# cit., p. 65: per tutta l’età carolingia e per il

periodo dei re italici, i vassalli regi e imperiali attestati, che ammontano a circa 180-190, sono qualificati come 8)$$+, mentre per gli altrettanto numerosi vassalli di conti, vesco-vi, abati e altre persone la qualifica di 8)$$0$ si alterna con quella di 8)$$)((0$, per cui è possibile affermare che, da un lato, 8)$$0$ designa anzitutto i vassalli regi e, dall’altro lato, che forse tale qualifica si applica fra i rimanenti ai vassalli di maggiore rilevanza. I dati sommari ora indicati sono tratti dalle tabelle riassuntive di Budriesi Trombetti,

H-+"#%-+ #- 2# cit., pp. 60-61, da noi integrate con documentazione ulteriore: ad

esem-pio, Ernosto non compare nell’elenco dei vassalli regi per il secolo IX (+K+&#", p. 6).

(32) A. Castagnetti, 9E#0/+$ +: *#(()%94)*.!K)-&+): )-!(+*.+)B Verona, 1995, pp.

(15)

La qualificazione di Ernosto quale vassallo regio rientra nella pra-tica attestata per i primi due decenni del secolo IX, che vede in tutto il

regno documentati solo vassalli regi e non imperiali (33), con una sola

eccezione (34), nel periodo che va dal regno di Pipino e di Bernardo

all’invio in Italia nell’822 del figlio Lotario (35), cui il regno era stato già

assegnato nell’[-&+*)/+!%+"1#-++ dell’817 (36) e che fu associato

all’im-pero nell’823 (37).

Dei pochissimi vassalli regi attestati per la 4)*.!K)-&+) settentrio-nale, precede Ernosto il vassallo regio Pietro, che assiste in Brescia

all’acquisto di beni da parte dell’alamanno Alpcar (38).

Lo segue Rodolfo, ricordato in due documenti bresciani degli anni 813-814 relativi al monastero di S. Salvatore: una permuta e un

privile-gio. Dapprima (39) troviamo Rodolfo, avvocato del monastero bresciano,

che assiste Adalardo di Corbie nella valutazione di una permuta fra il monastero di S. Salvatore e quello di S. Silvestro di Nonantola: il mede-simo Rodolfo, quando appone il suo $+.*0"%")*0$, viene qualificato come 8)$$0$%&!"*+%-#.+$ – in questo caso, dobbiamo considerarlo vas-sallo del re Bernardo –; non vi è alcun riferimento ad una badessa di S. Salvatore; con lui si sottoscrive il vassallo regio Grimoaldo. L’anno

seguente (40), la permuta viene confermata da Ludovico il Pio: nella *)->

sono quasi mai connotati dal luogo di provenienza o di residenza (+K+&#"B pp. 86-88, documentazione alle note 306-311); per un caso specifico (+K+&#", pp. 88-91), si dimo-stra l’impossibilità di accettare la qualifica di 8)$$+%&!"+*+ + attribuita per errore a quin-dici uomini liberi che assistono al placito svoltosi a Trento nell’845 (doc. citato sotto, nota 207) e che sono connotati dalla residenza nei villaggi del comitato trentino.

(33) Ricordiamo almeno Leone, il primo vassallo regio ad apparire nella

documen-tazione italica: Manaresi, <%1() +/+ cit., I, n. 13, 801 agosto, in territorio di Spoleto (per Leone ai veda il saggio di Bullough, citato sotto, nota 109); poi Arochis (doc. dell’anno 803, citato sotto, nota 49). Elenco dei vassalli regi in Budriesi Trombetti, H-+"#%-+ #->

2# cit., p. 6.

(34) Si tratta di Arochis, per il quale si veda sotto, testo corrispondente (= t. c.) alla

nota 48.

(35) Böhmer, Mühlbacher, D+#%F#.#$/#* cit., n. 762a.

(36) 3)1+/0()-+) cit., I, n. 136.

(37) Cfr. sotto, t. c. nota 52.

(38) Cfr. sotto, t. c. nota 89.

(39) 3D4)*., n. 88, 813 giugno 4, (Brescia). Cfr. F. Savio, ^(+%)*/+ 2+%8#$ !8+

&:</)(+)%&)((#%!-+.+*+%)(%ciWW%&#$ -+//+%1#-%- #.+!*+@%4)%4!"K)-&+), II/1, Bergamo, 1929,

p. 181, che cita il documento nella edizione di G. Tiraboschi, C/!-+)%&#((:)0.0$/)%K)&+)

&+%X!*)*/!(), II, Modena, 1785, n. 20.

(16)

-)/+! i protagonisti della permuta appaiono l’abate del monastero

non-antolano e Rodolfo, -# /!- del monastero bresciano (41). Il vassallo

regio, dunque, era, oltre che )&8! )/0$, anche -# /!- del monastero ovvero abate laico e il monastero gli era stato presumibilmente asse-gnato in beneficio, secondo una pratica sancita in un capitolare

carolin-gio (42), diretta ad assicurare al beneficato il godimento di rendite – ben

cospicue dovevano essere quelle del monastero di S. Salvatore – prove-nienti dal patrimonio dell’ente: per un monastero la porzione, )KK)/+),

spettante all’abate (43).

Altre due attestazioni di un vassallo regio provengono da due

docu-menti veronesi dell’813 (44), assai sospetti, quasi certamente falsi (45).

Per ritrovare alcuni pochi vassalli regi (46), si deve giungere ai primi anni

di regno di Ludovico II (47).

(41) Sulla vicenda si è soffermato G. Andenna, 4#%"!*) 2#%*#(()% 0(/0-)%#%*#(()

$/!-+)%#0-!1#)%&#(%1-+"!%"#&+!#8!B in '-/#B% 0(/0-)%#%-#(+.+!*#%+*%C)*/)%^+0(+)B a cura

di G. Andenna, Brescia, 2004, p. 23.

(42) 3)1+/0()-+)%cit., II, n. 187, “Capitula de missis instituendis”, cap. 8: «Similiter

de omnibus monasteriis inquirant iuxta uniuscuiusque qualitatem et professionem. Similiter et de ceteris ecclesiis nostra auctoritate in beneficio datis».

(43) F. L. Ganshof, 32#% !$:S%+(%,#0&)(#$+"!j , tr. it. Torino, 1989, p. 42; F. L.

Ganshof, 4:Q.(+$#%#/%(#%1!08!+-%- !R)(#%&)*$%()%"!*)- 2+#%,-)*I0#%$!0$%HQ1+*%#/

32)-(#").*#, in 4#% 2+#$#%*#+%-#.*+%&#((:T0-!1)%! +&#*/)(#%#%+%(!-!%-)11!-/+% !*%F!") ,+*!%)((:LWW, 2 voll., Spoleto, 1960, p. 137; F. Felten, 4)+#*aK/#%+*%&#-%])- !(+*.#-5#+/@ T+*%P#+/-).%50"%H-!K(#"%&#-%'&#($2#--$ 2),/%bK#-%&+#%]+- 2#B in 6h* 2/0"B%T1+$Z!1)/ 0*&%'&#(%50-%^-b*&0*.$5#+/%&#$%](!$/#-$%F#+ 2#*)0B Sigmaringen, 1974, pp. 397-431.

(44) V. Fainelli (ed.), 3!&+ #%&+1(!")/+ !%8#-!*#$#, I, Venezia, 1940, nn. 101 e 102,

813 giugno 24, Verona.

(45) C. La Rocca, H) +,+ !%&+%G#-!*)@%<(%1)$$)/!% )-!(+*.+!%*#(()% !$/-05+!*#%&#(()

"#"!-+)%0-K)*)B Roma, 1995, pp. 61-81.

(46) Budriesi Trombetti, H-+"#%-+ #- 2# cit., p. 6, segnala per l’anno 838 il 8)$$0$

&!"*+%-#.+$ Adegrimo, che sarebbe stato quindi vassallo di Lotario, che invero era

impe-ratore: Manaresi, <%1() +/+%cit., I, <*I0+$/+!*#$, n. 6, 838 aprile, Lucca, a p. 575; ma nel documento utilizzato il vassallo Adegrimo – attivo negli anni 807-808 (cfr. H. Schwarzmaier, 40 )%0*&%&)$%F#+ 2%K+$%50"%T*&#%&#$%c

c@%d)2-20*&#-/$@%C/0&+#*%50-C!5+)($/-0Z/0-%#+*#-%e#-5!.$/)&/%+*%&#-%E!$Z)*)B Tübingen, 1972, pp. 169-170) – è

men-zionato da un testimone in riferimento ad una contesa promossa appunto da Adegrimo, vassallo regio, in rappresentanza del fisco, «ad partem palacii», contro Iacobo, vescovo diLucca nei primi due decenni del secolo IX (Schwarzmaier, 40 ) cit., pp. 88-90).

(17)

i@V@%T-*!$/!%8)$$)((!%+"1#-+)(#

Anche per quanto concerne l’attestazione diretta di vassalli impe-riali, la presenza di Ernosto appare precoce, essendo egli il primo vas-sallo imperiale attestato nella 4)*.!K)-&+) settentrionale, preceduto solo da alcuni vassalli che agiscono nelle regioni centrali.

Ad un livello concesso nell’813 dal vescovo di Lucca (48) appone il

$+.*0"%")*0$ Arochis, che si dichiara vassallo dell’imperatore Carlo

Magno, una precisazione certamente voluta e che appare opportuna, oltre che per la sua eccezionalità di vassallo imperiale rispetto a tutti i vassalli regi del periodo dei regni di Pipino e di Bernardo, anche per il fatto che dieci anni prima, fra coloro che facevano parte del collegio

giudicante di un placito lucchese dell’803 (49), il medesimo Arochis era

qualificato 8)$$0$%&!"*+%- #.+$, quindi del re Pipino, elencato dopo numerosi ecclesiastici e un gastaldo: dopo la morte di Pipino, egli fu assunto direttamente nella vassallità di Carlo Magno, a differenza di Ernosto, che rimase vassallo regio.

Con il terzo decennio del secolo iniziano ad essere documentati con frequenza nei placiti i vassalli imperiali: primi sono quattro vassalli di Ludovico I che partecipano ad un collegio giudicante, presieduto

nell’821 a Norcia dai vassalli e messi imperiali Adalardo e Leone (50).

Nel giugno dell’823, ancora in Carpiano (51), Ernosto, qualificato

(48) G. Bertini (ed.), 6#"!-+#%#%&! 0"#*/+%1#-%$#-8+- #%)((:+$/!-+)%&+%40 )B% in

6#"!-+#%#%&! 0"#*/+%1#-%()%$/!-+)%&+ 40 )B%IV/2, Lucca, 1836, Appendice alla

raccol-ta dei Documenti per servire alla storia ecclesiastica lucchese, n. 14, 813 novembre 8, Lucca, documento datato con gli anni di impero di Carlo, quarantesimo, e di Bernardo, secondo: Arochis, in quanto vassallo imperiale, è segnalato da Schwarzmaier, 40 ) cit., p. 170, nota 50, e da Gasparri, 4#$%-#()/+!*$%cit., p. 154, nota 42; non è inserito fra i vas-salli imperiali da Budriesi Trombetti, H-+"#%-+ #- 2# cit., p. 7.

(49) Manaresi, <%1() +/+ cit., I, n. 16, 803 luglio, Lucca.

(50) <K+&#", n. 32, 821 agosto, Norcia. Per la documentazione degli anni seguenti,

rinviamo a Budriesi Trombetti, H-+"#%-+ #- 2# cit., p. 7. Nell’aprile 823, un placito spo-letino (Manaresi, <%1() +/+ cit., I, n. 35, 823 aprile) è presieduto da Leone, vassallo impe-riale; a lui si presenta un altro vassallo imperiale, Guinigi, figlio del defunto duca Guinigi, che riconosce i diritti del monastero di Farfa su una 0-/+$.

(51) 3D4)*.B n. 100, 823 giugno, Carpiano = 6D, I, n. 48. Manaresi, <%1() +/+ cit.,

I, n. 45, p. 148, nell’introduzione al placito degli anni 823-840 (sotto, nota 107), fa pre-sente che questo documento di Ernosto è il primo atto privato che viene datato con gli anni di impero del figlio Lotario I, oltre che di Ludovico I.

(18)

8)$$0$%&!"*+%+"1#-)/!-+$, non connotato dall’indicazione di luogo o di

nazionalità, effettua una nuova permuta con un abitante di Carpiano, della quale torneremo a trattare per la presenza di un vassallo. Fra i sot-toscrittori nessuno dichiara la propria legge. Ernosto, se vassallo del-l’imperatore Lotario I, sarebbe il primo noto dei vassalli lotariani per la

4)*.!K)-&+) superiore: Lotario, giunto in Italia nell’822, fu incoronato

imperatore a Roma nell’aprile 823 (52); egli, per i primi sette anni fino

alla rottura con il padre Ludovico I, soggiornò due volte nel regno: dal

settembre 822 al maggio 823 e dall’agosto 824 al giugno 825 (53).

Di maggiore rilevanza, per la conoscenza del personaggio, è il terzo

documento: alla fine di luglio dell’823, a Resenterio, presso Locate (54),

Ernosto, 8)$$0$%&!"*+%+"1#-)/!-+$, e la moglie Weltruda, privi di figli, donano l’un l’altra i propri beni, affinché quello che fra loro fosse sopravvissuto potesse donarli ad enti ecclesiastici, che eventualmente

avessero insieme fondato (55). I beni di Ernosto sono quelli posseduti in

</)(+), quelli della moglie in </)(+) e in '()")*+). La promessa

recipro-ca avviene esplicitamente alla presenza di Rataldo, prete e "+$$0$ +"1#>

-)/!-+$: la qualifica di 1-#$K+/#-, invero, per il "+$$0$ imperiale Rataldo

sarebbe da rettificare in #1+$ !10$, secondo il Hlawitschka (56), per cui

(52) Böhmer, Mühlbacher, D+#%F#.#$/#* cit., n. 770a. Cfr. Hartmann, ^#$ 2+ 2/#

(/)(+#*$ cit., III/1, pp. 109 ss.; P. Riché, 4#$%3)-!(+*.+#*$@%J*)%,)"+((#%I0+%,+/%(:T0- !1#B

Paris, 1983, p. 153; J. Jarnut, 40&`+.%&#-%A-!""#B%4!/2)-%<@%0*&%&)$%F#.*0"%</)(+)#B%in

32)-(#").*#$: e#+-@%X#`%H#-$1# /+8#$%!*%/2#%F#+.*%!,%4!0+$%/2#%H+!0$%;LcM>LMW? , Oxford, 1990, pp. 349 ss.

(53) Jarnut, 40&`+.%&#-%A-!""# cit., p. 352.

(54) 3D4)*.B n. 102, 823 luglio 31, Resenterio@

(55) La donazione reciproca, finalizzata anche agli enti ecclesiastici, è contemplata

nelle raccolte di ,!-"0()# del regno franco: 6^eB%4#.#$B ser. V, A!-"0()#%6#-!8+*.+ +

#/%])-!(+*+%)#8+, A!-"0()#%6)- 0(,+, II, 7, pp. 79-80; cfr. anche A!-"0()# E0-!*#*$#$,

17, pp. 144-145; A!-"0()#%6#-Z#(()*)# , 16, p. 247; A!-"0()#%C)(+ )#%4+*&#*>

K-!.+)*)#B 13, pp. 275-276. Sulle “donations mutuelles” si soffermano L. Feller, 96!-.#*.)K#B%&!/B%9/#-/+):Y%-)11!-/%+*/-!&0 /+8B in D!/$%#/%&!0)+-#$%&)*$%(#%2)0/%6!R#* k.#B Roma, 2002, p. 13, e, soprattutto, J. Barbier, D!/#$B%&!*)/+!*$%)1-Q$%-)1/%#/%&!*)> /+!*$%"0/0#((#$B%4#$%/-)*$,#-/$%1)/-+"!*+)0U%#*/-#%Q1!0U%&)*$%(#%-!R)0"#%,-)* %&:)1-S$ (#$%,!-"0(#$%;G<#>=<#%$+S (#$?B +K+&#"B%pp. 375 ss., che pone in luce anche che si tratta

di una pratica in uso soprattutto tra le famiglie aristocratiche.

(56) E. Hlawitschka, F)/!(&B%P+$ 2!,%8!*%G #-!*)%0*&%P#0.-b*&#-%8!*%F)&!(,5#((B

«Hegau. Zeitschrift für Geschichte, Volkskunde und Naturgeschichte des Gebietes zwi-schen Rhein, Donau und Bodensee», 54/55 (1997-1998), pp. 19-20. L’intervento del

(19)

si tratterebbe di Ratoldo, il noto vescovo di Verona, di origine alaman-na, fedele e attivo collaboratore di Ludovico il Pio – è sufficiente ricor-dare che egli fu tra quelli che denunciarono la ribellione del re italico Bernardo –, già investito di importanti incarichi di "+$$0$ imperiale

negli anni precedenti (57). La sanzione imperiale del contratto fra i

coniugi conferma la condizione elevata di Ernosto, ancor più per la ‘qualità’ del "+$$0$, se del vescovo Ratoldo si trattava.

Altri testi menzionati direttamente sono Rovone, )+0/!- di Weltruda, il gastaldo Menulfo, quindi numerose persone, fra cui nove

'()")**+ e dodici A-)* +, un’alta concentrazione di immigrati presenti

ad un negozio privato, che ben mostra la rilevanza degli attori.

L’investitura dei beni, /-)&+/+! e 8#$/+/0-), espressione più volte

ripetuta che esprime una nozione di ‘signoria’ sulla -#$ (58), viene

effet-6)- 0(,+%cit., I, 12, pp. 50-51), ove è prevista la stipulazione della donazione reciproca

nel 1)()/+0" regio e alla presenza del re.

(57) Nell’aprile dell’820 era stato designato in Aachen da Ludovico il Pio quale

"+$$0$, con il vescovo di Reggio e il vassallo imperiale Leone, ai fini di dirimere una

controversia fra l’abate del monastero di Farfa e il duca Guinigi di Spoleto: F. Bougard,

4)%l0$/+ #%&)*$%(#%- !R)0"#%&:</)(+#%&#%()%,+*%&0%G<<<#%$+S (#%)0%&QK0/%&0%=<#%$+S (#B

Roma, 1995, App., “Plaids et enquêtes perdus”, p. 397, n. 37; ancora quale "+$$0$ avrebbe presieduto un mese prima un placito concernente una lite fra l’abate del mona-stero di Nonantola e il conte veronese Ucpaldo: Manaresi, <%1() +/+ cit., I, n. 31, 820 marzo 31, Verona e Pozzolo sul Mincio, documento invero sospetto, secondo Zamponi,

H) +,+ !%#%.(+%)(/-+@%X!/)%1)(#!.-),+ )%+*%")- .+*#%)%0*)%$!//!$ -+5+!*#B in La Rocca, H) +,+ ! cit., pp. 229-244, il quale ritiene che si tratti di una “copia semplice imitativa”

o di un “falso” (+K+&#", p. 244), giudizio ribadito ora da Hlawitschka, F)/!(& cit., p. 18. Breve profilo di Ratoldo in K. Schmid, F)/!(&, in 4#U+Z!*%,b-%E2#!(!.+#%0*&%]+- 2#, VIII, Freiburg, 1963, col. 1007; per l’inquadramento storico si vedano J. Fischer,

]h*+./0"B%'&#(%0*&%]+- 2#%+"%]h*+.-#+ 2%</)(+#*%;\\M>L\f?B Bonn, 1965, p. 121, e G.

Tabacco, <(%8!(/!%# (#$+)$/+ !%&#(%1!/#- #%*#((:#/7% )-!(+*.+), in C/!-+)%&:</)(+)@% '**)(+

O@%4)% 2+#$) #%+(%1!/#-#%1!(+/+ !%&)(%"#&+!#8!%)((:#/7% !*/#"1!-)*#), Torino, 1986, pp.

20-24; J. Jarnut, ])+$#-%40&`+.%&#-%A- !""#%0*&%]h*+.%P#-*2)- &%8!*%</)(+#*B «Studi Medievali», ser. III, XXX (1989), pp. 641-642.

(58) Per la comprensione dell’istituto germanico della ^#`#-# o +*8#$/+/0-)%si

veda-no F. Schupfer, <(%&+-+//!%1-+8)/!%&#+%1!1!(+%.#-")*+ +% !*%$1# +)(#%-+.0)- &!%)((:</)(+), voll. 3, Città di Castello e Roma, II ed., 1913-1915, III, pp. 9-51, sez. I: «Il possesso ger-manico (^#`#-#, C)+$+*))»; F. Calasso, <(%*#.!5+!%.+0-+&+ !B Milano, II ed., 1967, pp. 120-121; P. Frezza, 49+*,(0$$!%&#(%&+-+//!%- !")*!%.+0$/+*+)*#!%*#((#%,!-"0(#%#%*#(()

1-)$$+%+*%</)(+)B%in <0$%F!")*0"%6#&++%'#8+B%pars I, 2, c ##, Mediolani, 1974, p. 32; G.

Diurni, 4#%$+/0)5+!*+%1!$$#$$!-+#%*#(%6#&+!#8!@%T/7%(!*.!K)- &!>,-)* )B Milano, 1988, pp. 57-82, con ampia discussione della letteratura.

(20)

tuata +0U/)%(#.#%*!$/-) , legge invero non dichiarata – Ernosto seguiva

probabilmente quella franca (59) –, con l’adozione di consuetudini

etni-co-giuridiche appartenenti alla tradizione franco-salica (60), espresse con

la consegna degli oggetti simbolici (61).

L’atto è sottoscritto con il $+.*0" ")*0$ dalla moglie, che lo ha

(59) Hlawitschka, A-)*Z#* cit., pp. 33-34, nota 42, ritiene Ernosto di nazionalità

franca sulla scorta degli indizi costituiti, oltre che dal formulario simbolico impiegato negli atti, dalla presenza di testimoni franchi, riferendosi, probabilmente, più che all’at-to dell’823, di cui alla nota seguente, al documenall’at-to dell’812, citaall’at-to sopra, nota 30, al quale si sottoscrivono tre Franchi. Dei due fratelli l’autore non traccia profili, poiché non risulta abbiano rivestito uffici pubblici. Cfr. anche G. Rossetti, C! +#/7%#%+$/+/05+!*+

*#(% !*/)&!%(!"K)-&!%&0-)*/#%+(%6#&+!#8!@%3!(!.*!%6!*5#$#@ I. C# !(+%G<<<>=B Milano,

1968, p. 123.

(60) Si tratta di una delle prime attestazioni delle 1-!,#$$+!*#$%+0-+$ e dell’impiego

di un formulario giuridico transalpino, franco-salico o alamanno, preceduta da quella, molto incompleta, presente in un documento veronese dell’809 (Fainelli, 3!&+ #%&+1(!>

")/+ !%8#-!*#$# cit., I, n. 89, 809 maggio 13, Verona): esso concerne la donazione di

beni alla chiesa cittadina di S. Pietro in Castello, compiuta dall’alamanno Ratoldo, vescovo di Verona, e da Ucpaldo, conte di Verona, a nome del defunto Adumaro, pari-menti conte di Verona, entrambi immigrati transalpini (A. Castagnetti, <(%G#*#/!%*#((:)(>

/!%"#&+!#8!, Verona, 1990, p. 54); la /-)&+ +! del bene – non si adopera ancora il

ter-mine +*8#$/+/0-) – avviene attraverso la consegna della zolla di terra, .(#K), equivalen-te alla "!//)%&#%/#--) o `)$!, e del ramo d’albero, il tutto, come viene esplicitamenequivalen-te dichiarato, attuato secondo la tradizione giuridica propria degli investitori, +0U/)%"!-#"

#/% !*$0#/0&+*#"%(#.+$%*!$/-)#, ove appare rilevante il nesso diretto di "!$ e !*$0#/0> &! con la (#U !*$0#/0&+*)-+). Sui rapporti tra "!$ e !*$0#/0&!B (#U% !*$0#/0&+*)-+)%e (#U%$ -+1/) si veda H. Nehlsen, g0-% 'Z/0)(+/a/%0*&%T,,#Z/+8+/a/%.#-")*+$ 2#-F# 2/$)0,5#+ 2*0*.#*B in 2#-F# 2/%0*&%C 2-+,/%+"%6+//#()(/#- B a cura di P. Classen,

Sigmaringen, 1977, pp. 479-480.

(61) L’elenco degli oggetti simbolici, indicanti il bene ceduto – il ramo d’albero – e

la proprietà sul bene – guanti, bastoncino e coltello –, non è ancora completo: fra gli oggetti simbolici non appare, ad esempio, la zolla di terra, mentre sono pressoché elen-cati in modo completo quelli indicanti la ‘signoria’ sui beni: bastoncino, guanti e coltel-lo. Del formulario manca la descrizione degli atti relativi all’abbandono dei beni e del-l’atto finale, consistente nel deporre in terra e poi nell’alzare, la cosiddetta (#8)/+!B%la pergamena, la penna e il calamaio per consegnarli al notaio. Cfr. Schupfer, <(%&+-+//!%1-+>

8)/! cit., III, pp. 219-232; G. Petracco Sicardi, <*&+ )5+!*+%#/*+ 2#%.#-")*+ 2#%*#((# )-/#%)(/!"#&+!#8)(+%1+) #*/+*#B «Archivio storico per le province parmensi», ser. IV,

XXVII (1975), pp. 139-174; G. Petracco Sicardi, 4)%,!-"0()%$)(+ )%&+%+*8#$/+/0-)%*#(>

(:#/7%")/+(&+ )%#%+%$0!+%)*/# #&#*/+%$/!-+ +B in C/0&+%")/+(&+ + , III, Modena, 1978, pp.

255-262. Ancora utili l’illustrazione e l’ampia documentazione riportata in C. Du Cange, ^(!$$)-+0"%"#&+)#%#/%+*,+")#%4)/+*+/)/+$B rist. anast. Bologna, 1971-1972, IV, pp. 410-413, circa le varie forme di +*8#$/+/0-) attuate con singoli oggetti simbolici, /-)>

(21)

richiesto espressamente, costituendo d’altronde ella l’elemento più debole giuridicamente della coppia. Sottoscrive poi Rovone, che ha assistito Weltruda. Segue la sottoscrizione autografa di Hunger, non elencato in precedenza fra '()")**+ e A-)* +, da identificare con il fra-tello omonimo di Ernosto, attore e sottoscrittore di mano propria del documento dell’836, su cui subito ci soffermiamo. Seguono altre sotto-scrizioni, quasi tutte non autografe, alcune delle quali sono attribuibili ai personaggi sopra elencati.

Nei tre documenti di Ernosto non è indicato il luogo di residenza e/o provenienza, secondo un uso già caratteristico di vassalli regi e imperiali, che, invero, per il secolo IX è adottato anche per larga parte

dei vassalli, da quelli comitali e vescovili a quelli di persone private (62).

i@i@%e0*.#-B%,-)/#((!%&+%T-*!$/!

Hunger, il fratello di Ernosto e sottoscrittore dell’ultimo atto, appa-re agiappa-re un decennio dopo la scomparsa del secondo. Già acquiappa-rente in

proprio di terre in Gnignano, ora in comune di Carpiano (63), Hunger,

abitante in Milano, che si qualifica ulteriormente, si badi, come fratello

del defunto Ernosto, dispone nell’836 (64) dei suoi beni per l’anima sua

e del fratello: egli consegna i beni, quanti ne può donare +0$/)%(#.#%$0) – legge anche in questo caso non dichiarata –, a quattro suoi 2#-!.)/!>

-#$, fra i quali Gunzone, diacono e visdomino, cioè amministratore,

della chiesa milanese (65), e lo scabino Werolfo, affinché li assegnino a

varie persone. Una )$)%")$$)-+ +)B ovvero un podere a conduzione

familiare, in Gnignano (66), è assegnata in usufrutto alla sorella Teotilda

(62) Cfr. sopra, nota 32 e sotto, t. c. nota 143.

(63) Hunger riceve in donazione (doc. dell’ottobre 833, citato sotto, nota 524) terre

dal diacono Gunzone, terre che questi aveva acquistato due mesi prima (doc. dell’ago-sto 833, citato sotto, nota 520); nello stesso villaggio di X!*+)*!, ora Gnignano, situa-to in terrisitua-torio di Pavia, Hunger acquista terre da Paolo notaio figlio del fu Pietro: doc. del gennaio 835, citato sotto, nota 394.

(64) 3D4)*.B n. 127, 836 febbraio, Milano = 6D, I/1, n. 62, copia coeva.

(65) Su Gunzone cfr. anche sotto, par. 13.3.

(66) Il villaggio si trovava allora in territorio pavese e in diocesi di Milano (Rossetti,

C! +#/7 cit., p. 125; cfr. anche A. A. Settia, <(%&+$/-#//!%1)8#$#%*#((:#/7% !"0*)(#Y%()% -#)> 5+!*#%&+%0*%/#--+/!-+!B in C/!-+)%&+%H)8+)@% II@%4:)(/!%"#&+!#8!B Milano, 1987, p. 120) e

(22)

e, dopo la sua morte, in proprietà al di lei figlio Rotcario (67), con la

clau-sola che, in assenza di eredi legittimi, essa passerà al monastero di S. Ambrogio; una seconda )$)%")$$)-+ +) in Gnignano, a lui venduta da Gunzone suddetto, in usufrutto alla cognata Gausperga, vedova, che potrà mantenerne la disponibilità nell’entrare in monastero e assumere l’abito monacale; in caso contrario, la ")$$)-+ +) sarà del monastero.

Case e terre in '.#((! (68) sono assegnate al proprio vassallo Ingiliramo

e alla moglie Engelelda. I beni in 6)(+)*!, forse Mairano, poco a sud di

Melegnano (69), sono attribuiti allo xenodochio di S. Maria eretto nel

vil-laggio di Melegnano (70). Infine, Hunger dichiara che siano resi liberi

dopo la sua morte (71) Villari, suo “pertinente”, e la moglie e figli, con il

diritto per Villari di mantenere quanto acquisito – «cum omni acquisto» –, quello che in altra documentazione del periodo viene definito 1# 0>

(+0" ovvero i beni, per lo più mobili, che i coltivatori dipendenti, servi

o liberi, avevano potuto acquisire in proprio (72), ed ancora case e beni

nel villaggio di C#1/+"!m%il tutto a ricompensa del suo fedele $#-8+/+0". Nell’atto è impiegato il formulario simbolico, in modi più ampi rispetto all’ultimo documento di Ernosto: sono menzionati ramo

d’albe-divenne poi milanese probabilmente per l’influenza esercitata con le ampie proprietà acquisite nella zona dal monastero di S. Ambrogio.

(67) Hlawitschka, A-)*Z#* cit., p. 256, nota 5, accenna alla possibilità che

Rotcario, nipote di Ernosto e di Hunger, possa essere identificato con l’omonimo conte di Bergamo; sottolinea anche che i due erano franchi, molto noti, riccamente dotati e disponevano di vassalli propri. L’ipotesi accennata da Sergi, G)$$)((+%cit., p. 275, nota 14, circa eventuali legami vassallatici fra i nostri due e il conte di Bergamo, deriva pro-babilmente dall’identificazione del nipote, nominato nel testo del documento quale beneficato da Hunger, con il Rotcario omonimo e vassallo di Hunger, che appone il suo

$+.*0"%")*0$ nell’escatocollo; non esatto, pertanto il riferimento alla nota del

Hlawitschka, ora citata, che non accenna a tali rapporti vassallatici. Rossetti, C! +#/7 cit., p. 124, nota 88, distingue i due Rotcario, il nipote e il vassallo, e giudica debole la traccia per l’identificazione del primo con l’omonimo conte di Bergamo.

(68) Forse identificabile con P)#((+!, ora Badile, località che risulta più tardi

inclu-sa, come Gnignano, nella pieve di Decimo: G@%Vigotti, 4)%&+! #$+%&+%6+()*!%)(()%,+*#%&#(

$# !(!%=<<<@%32+#$#% +//)&+*#%#%1+#8+%,!- #*$+%*#(%94+K#-%C)* /!-0": &+%^!,,- #&!%&) P0$$#-!B%Roma, 1974, p. 193.

(69) Rossetti, C! +#/7 cit., p. 124.

(70) Melegnano alla fine del secolo XIII è situata nella pieve di S. Giuliano

Milanese: Vigotti, 4)%&+! #$+ cit., p. 315.

(71) F. Panero, C 2+)8+%$#-8+%#%8+(()*+%*#((:</)(+)%"#&+#8)(#B Torino, 1999, p. 265.

(72) G. Luzzatto, <%$#-8+%*#((#%.-)*&+%1-!1-+#/7%# (#$+)$/+ 2#%+/)(+)*#%&#+%$# !(+%<=

#%=, Senigallia, 1909, poi in G. Luzzatto, D)+%$#-8+%&#(()%.(#K)%).(+%)(K!-+%&#(% )1+/)(+> $"!, Bari, 1966, p. 108.

(23)

ro, zolla di terra, bastoncino, coltello, guanto, indicanti i primi il bene

ceduto, i secondi la proprietà sul bene (73); mancano ancora l’atto

del-l’abbandono del bene ceduto e quello finale della (#8)/+! della perga-mena, con la consegna al notaio.

Si sottoscrive di mano propria Hunger; appongono il loro $+.*0"

")*0$ il franco Aribaldo, abitante in Milano, seguito da due propri

vas-salli, il franco Rotcario e il burgundo Arduino; poi pone il $+.*0" Ingilramo, senza la qualifica di vassallo di Hunger. Seguono alcune sot-toscrizioni autografe, fra le quali spicca quella di un Walcario, da iden-tificarsi presumibilmente con l’omonimo Walcario, ora gastaldo, che

nell’844, in Milano (74), sottoscrive di mano propria la sentenza emessa

nella seduta finale di una complessa vicenda processuale relativa ad una causa tra il monastero di S. Ambrogio e Teutperto di Vimercate per beni in Balerna. La considerazione del luogo di redazione dei due documen-ti indurrebbe a considerare Walcario quale gastaldo cittadino, secondo

un procedimento adottato da alcuni studiosi (75); ma così non è, poiché

negli stessi anni (76) è attivo in Milano il gastaldo Walderico, che viene

espressamente definito “gastaldo della città”.

i@M@%<%(!-!%8)$$)((+

I fratelli Ernosto ed Hunger come Alpcar, sul quale ci soffermiamo nel prossimo paragrafo, disponevano di propri vassalli. Un primo vas-sallo potrebbe essere attribuito ad Ernosto, il quale nella permuta dell’823 dichiara di avere acquistato il terreno ceduto a Walperto di

Carpiano da certo Aideno, figlio del defunto Oddone, e suo vassallo (77).

(73) Cfr. sopra, t. c. note 59-61.

(74) Manaresi, <%1() +/+ cit., I, n. 48, 844 aprile, (Milano), orig.: poiché il

documen-to dell’836, citadocumen-to sopra, nota 64, è giundocumen-to in copia coeva, non è possibile raffrontare la sottoscrizione autografa di Walcario gastaldo con quella, parimenti autografa, del teste Walcario.

(75) E. Mayer, </)(+#*+$ 2#%G #-,)$$0*.$.#$ 2+

2/#%8!*%&#-%^!/2#*5#+/%K+$%50-g0*,/2#--$ 2),/B%voll. 2, Leipzig, 1909, I, pp. 319 ss.; P. Delogu, 4:+$/+/05+!*#% !"+/)(# *#((:</)(+)% )- !(+*.+)%;F+ #- 2#%$0((:)-+$/! -)5+)% )- !(+*.+)%+*%</)(+)B I), «Bullettino

dell’Istituto storico italiano per il Medio Evo», 79 (1968), pp. 78 ss., 90 ss., 102 ss. Cfr. A. Castagnetti, ^)$/)(&+%#%8+$ !*/+%)%6+()*!%+*%#/7% )-!(+*.+)B di prossima pubblicazio-ne, par. 7.

(76) 6D, I/1, n. 71, 842 agosto 26, monastero di S. Ambrogio (Milano).

(24)

Nell’836 è attestato un vassallo di Hunger, Ingiliramo, #U%.#*#-#

A-)* !-0" (78), menzionato come tale nel testo, in quanto beneficato da

Hunger, ma nell’elenco dei sottoscrittori egli viene designato solo come

A-)* 0$, senza la qualifica di vassallo, un indizio che, suggerendo come

ai transalpini immigrati importasse più la qualificazione di nazionalità che quella di vassallo, la quale poteva, come in questo caso, essere tra-lasciata nelle sottoscrizioni, fa ritenere che altri e forse numerosi immi-grati potessero essere anche vassalli di altri immiimmi-grati, pur se non dichiarati tali. Quest’ultima osservazione si accorda, del resto, con quanto andiamo sostenendo sulla percezione nel complesso non positi-va della condizione di positi-vassallo, eccettuata quella dei positi-vassalli regi e imperiali: ne consegue che poche volte la documentazione offre la pos-sibilità di cogliere la presenza di vassalli propri dei vassalli regi e impe-riali ed anche di privati, dal momento che non è attestata, fra gli immi-grati come fra gli indigeni di tradizione longobardo-italica, la pratica di ricorrere all’autoqualificazione vassallatica negli atti dei quali sono attori, a meno che, appunto, il loro $#*+!- non fosse il re o l’imperatore,

nel qual caso essa ricorre anche in documenti privati (79).

4. Alpcar comes de Alamania e il fratello Autcari

Una vicenda, che è forse la più significativa fra quelle dei primi transalpini attestati nell’area milanese, concerne l’alamanno '( 2#-+! o

Alpcar. Questi nell’807 in Brescia (80) acquista da Dracone, figlio del

defunto Rodemundo, abitante in 40#-*) !, 8+ 0$ in /#--+/!-+0" di

Brescia (81), beni fondiari, costituiti da centri domocoltili, &!"! 0(/)#, e

Aideno, che non si legge per una lacuna nell’edizione di 3D4)*., n. 100, è ricostituita in quella di 6D, I/1, n. 48, sulla base di lettere di incerta identificazione; dubbia inoltre è l’attribuzione del vassallo ad Ernosto.

(78) Doc. dell’836, citato sopra, nota 64.

(79) Castagnetti, J*)%,)"+.(+)%&+%+""+.-)/+ cit., pp. 51-56.

(80) 3D4)*.B n. 84, 807 settembre 1, Brescia, orig. = 6D, I/1, n. 40. Profili di

Alpcar si leggono in Hlawitschka, A-)*Z#* cit., pp. 120-121, e M. Borgolte, D+#%^-),#*

'(#")**+#*$%+*%"#- !`+*.+$ 2#-%0*&%Z)- !(+*.+$ 2#-%g#+/@%T+*#%H- !$!1!.-)12+#B

Sigmaringen, 1986, pp. 46-48.

(81) Secondo Manaresi, <%1() +/+ cit., I, p. 150, nota 2, 40#-*) !% o 40K#-*+) !

sarebbe da identificare con Lovernato, in comune di Ospitaletto Bresciano. Ma le iden-tificazioni di luoghi proposte nell’opera non sono sempre affidabili.

(25)

da ")$$)-+ +)#, nei territori di Seprio (82) e di Stazzona (83), nonché in

località indeterminate 0(/-)%,(08+!%H)&!.

Nel Sepriese erano situate le località (84) di Albizzate, Sumirago,

poco sopra, a nord-ovest, <)"0*&!, Caiello, presso Gallarate, e Germignaga, sulla sponda occidentale del Lago Maggiore, sotto Luino; altri beni erano in 3! !-#/5/5!, da identificare con Coarezza, in comune di Somma Lombardo, e '*#.!, sempre in territorio sepriese. Nel terri-torio di Stazzona erano situate 4! )-*+ e C0"")&#: 4! )-*+, ricordata

anche nel documento dell’842 (85), viene solitamente identificata con

l’odierna Locarno, sulla sponda settentrionale del Lago Maggiore (86),

ma su questa identificazione, che porterebbe il comitato di Stazzona ad estendersi notevolmente verso nord, sono state mosse recentemente

cri-(82) La configurazione del territorio sepriese, poi comitato, è indicata

approssima-tivamente da E. Riboldi, <% !*/)&+%-0-)(+%&#(%6+()*#$#%;$# @%<=>=<<?B «Archivio storico lombardo», XXXI (1904), pp. 54-56, principalmente sulla scorta di DD%A-+&#-+ +%<B n. 896, 1185 febbraio 11, Reggio: dalla sponda orientale del Verbano o Lago Maggiore a quella orientale del Lario o lago di Como. Per le vicende in età carolingia e postcaro-lingia si vedano P. Schaefer, <(%$!//! #*#-+%*#(%"#&+!#8!@%3!*/-+K0/!%)(()%$/!-+)%&#(

6#&+!#8!%+/)(+)*!B I ed. 1931, tr. it. Lugano, 1954, pp. 28-29; G. P. Bognetti, C@%6)-+) A!-+$%H!-/)%&+%3)$/#($#1-+!%#%()%$/!-+)%- #(+.+!$)%&#+%4!*.!K)-&+, in G. P. Bognetti, O.

Chierici, A. De Capitani D’Arzago, C@%6)-+)%&+%3)$/#($#1-+!, Milano, 1948, poi in G. P. Bognetti, 4:#/7%(!*.!K)-&), voll. 4, II, Milano, 1966, pp. 578-636: alcune conclusioni vanno riviste alla luce degli studi successivi, soprattutto di quelli che si avvalgono della ricerca archeologica, quale, ad esempio, G. P. Brogiolo, S. Gelichi, X0!8#%-+ #- 2#%$0+

)$/#((+%)(/!"#&+#8)(+%+*%</)(+)%$#//#*/-+!*)(#B Firenze, 1966, pp. 119-124. Si vedano

ancora G. Soldi Rondinini, <% !"+/)/+%&+%C#1-+!%#%C/)55!*)Y%)$1#//+%.+0-+&+ +%#&%+$/+/0>

5+!*)(+B%«Verbanus», 19 (1989), pp. 297-298, e A. Bedina, C+.*!-+%#%/#--+/!-+%*#(%F#.*! </)(+ !%;$# !(+%G<<<>=<?, Milano, 1997, p. 129.

(83) Riboldi, <% !*/)&+%-0-)(+% cit., pp. 258 ss., secondo il quale il territorio di

Stazzona, poco documentato, comprendeva la zona settentrionale delle due sponde del Verbano. Cfr. anche Soldi Rondinini, <% !"+/)/+%&+%C#1-+! cit., pp. 307-308; Bedina,

C+.*!-+%#%/#--+/!-+ cit., pp. 44-52, con ampia discussione della letteratura precedente; A.

Lucioni, '-!*)%#%.(+%#$!-&+%&#(%"!*)$/#-!%&#+%CC@%A#(+*!%#%^-)/+*+)*!%;$# !(+%=>=<<?B in

'-!*)%n1!-/)%&)%#*/-)- #%+*%4!"K)-&+)%@@@o%/-)%6#&+!#8!%#&%#/7%"!&#-*)B a cura di P.

Frigerio, Verbania-Intra, 1998, pp. 31-32.

(84) Seguiamo per l’identificazione dei luoghi le proposte di C. M. Rota, H)#$+%&#(

6+()*#$#%$ !"1)-$+%!%&+$/-0//+ , «Archivio storico lombardo», ser. V, XLVII/1 (1920),

pp. 47-49, e di A. Lucioni, 4)%1-#$#*5)%1)/-+"!*+)(#%&#(%"!*)$/#- !%&+%C)*/9'"K-!.+!

*#(%/#--+/!-+!%&#(%G#-K)*!B%in C#.*+%)"K-!$+)*+%*#(()%-#.+!*#%&#+%().2+%1-#)(1+*+B%Luino,

2001, pp. 34-35.

(85) Doc. dell’agosto 842, citato sotto, nota 117.

(86) Siano sufficienti i rinvii a P. Darmstädter, D)$%F#+ 2$.0/%+*%&#-%4!"K)-&#+%0*&

(26)

tiche fondate: ad esempio, il Bedina, riprendendo un’ipotesi, già formu-lata nel passato, prospetta una possibile identificazione di 4#! )-*+ con un’altra Locarno, situata non lontano da Stresa e Lesa sul Lago

Maggiore (87).

Poiché non viene utilizzato nell’atto di vendita alcun elemento della tradizione giuridica alamanna, né compaiono testimoni professanti una nazionalità transalpina, siamo indotti a ritenere che il venditore Dracone fosse un longobardo, forse mantenutosi fino ad allora nella sua

posizio-ne sociale ed economica per essersi schierato con i vincitori (88). Egli

disponeva di un cospicuo patrimonio, sia per la consistenza dei beni ven-duti, sia ed ancor più, per la loro distribuzione su un’ampia area regio-nale: dal territorio bresciano, ove egli, abitandovi, non poteva non pos-sedere, a quelli di Seprio e di Stazzona, alla regione oltre il Po. La lonta-nanza dei beni, forse ora difficili da controllare per un Longobardo, potrebbe avere indotto Dracone alla vendita, certamente sollecitato anche dall’interessamento all’acquisto da parte di un potente immigrato. Al negozio appone la sua sottoscrizione autografa Pietro, vassallo regio, quindi del re Pipino, ‘rogato’ dall’attore Dracone, ma presente probabilmente per relazioni con l’acquirente Alpcar: un anno prima, il

8)$$0$%-#.+$ Pietro era stato fra i componenti di un collegio giudicante

a Pistoia, elencato dopo il vescovo e uno scabino, e svolgeva poi, nello stesso placito, il ruolo di procuratore per l’abate del monastero di S.

Bartolomeo, in lite per una chiesa con la corte regia (89).

(87) Bedina, C+.*!-+%#%/#--+/!-+ cit., p. 48; l’ipotesi è prospettata anche da Lucioni,

'-!*) cit., p. 47, nota 23, e Lucioni, 4)%1-#$#*5)%1)/-+"!*+)(# cit., pp. 34-35. Cfr. ora

E. Panero, <*$#&+)"#*/+% #(/+ +%#%-!")*+%+*%0*)%/#--)%&+% !*,+*# , Alessandria, 2003, pp. 363-364.

(88) L’ipotesi è di G. P. Bognetti, 4)%P-#$ +)%&#+%^!/+%#%&#+%4!*.!K)-&+B in C/!-+)%&+

P-#$ +), I. D)((#%!-+.+*+%)(()% )&0/)%&#(()%$+.*!-+)%8+$ !*/#)%;cMVN? , Brescia, 1963, p.

453. Per quanto l’onomastica non possa offrire, di per sé, un supporto sufficiente nel-l’individuazione della nazionalità dei singoli, essa può pur sempre costituire un indizio: il nome Dracone, che non appare nell’elenco degli immigrati transalpini fornito da Hlawitschka, A-)*Z#* cit., pp. 322-328, appare in un documento dell’ultima età longo-barda: L. Schiaparelli (ed.), 3!&+ #%&+1(!")/+ !%(!*.!K)-&!, voll. 2, Roma, 1927-1933, II, n. 290, 774 aprile, Verona.

(89) Manaresi, <%1() +/+ cit., I, n. 19, 806 agosto, Pistoia. Per il placito, che

presen-ta aspetti di transizione tra il formulario antico e nuovo, si veda Bougard, 4)%l0$/+ # cit., pp. 126-127.

(27)

Fra gli altri sottoscrittori alla vendita dell’807 si nota Pietro,

arci-prete della chiesa bresciana, e un notaio, presenti probabilmente per il

venditore Dracone.

Alcpar, che nel documento dell’807 si definisce #U%'()")**!-0"

.#*#-#, figlio di Autcherio «de finibus Alamanniae, loco ubi nominatur

Lintzicaua», località rispondente all’odierna Linzgau, non era dimoran-te in Brescia, anzi non aveva ancora stabilita una sua dimora fissa, dal momento che egli si limita a connotarsi attraverso il nome e il luogo di origine del padre, senza indicare la sua residenza: una connotazione che

sottolinea la recente immigrazione (90).

La dichiarazione di nazionalità, che è insolitamente meticolosa sulla residenza della famiglia di origine e che, si noti, concerne l’acqui-rente, non il venditore, cui dovrebbe spettare per rendere valido giuridi-camente l’atto, appare dettata da finalità contingenti, come quella di segnalare la condizione di privilegio dell’acquirente, un acquirente non solo appartenente alle .#*/#$ conquistatrici, ma, come subito diciamo, in contatti diretti con i Carolingi, in seguito conte in '()")**+), come viene qualificato quando si presenta in placito, alcuni decenni dopo, a

reclamare la restituzione dei suoi beni (91).

Egli stesso ricorda che, dopo che aveva proceduto nell’807 all’acquisto dei beni, si era allontanato dalla 4)*.!K)-&+) per svol-gere $#-8+ +)%1)()/+*), precisando di essere stato precettore, K)+0(0$, di Adelaide, figlia del re Pipino, e di averla poi seguita in A-)* +) alla corte di Carlo Magno, il quale, per i servizi resi, l’aveva investito di

(90) Alla situazione di Alpcar si può accostare, con cautela, quella di un altro

Alamanno, attestato due decenni più tardi, in territorio di Bergamo: M. Cortesi (a cura di), 4#%1#-.)"#*#%&#.(+%)- 2+8+%&+%P#-.)"!%;)@%\MW>cWWW?B Bergamo, 1988, n. 11, 829 marzo, Bergamo. Biricone, #U%.#*#-#%'()")**!-0", come Alpcar, nell’atto di ricevere dal vescovo in usufrutto per lui e i suoi figli maschi una 0-/+$ e )$) nel 8+ 0$ di

e#K-#.!, non identificato, situato nella +0&+ )-+) P#-.!"#*$#, 0-/+$, tuttavia, che

prima gli apparteneva e che egli aveva donato per richiesta del padre suo e per l’anima di questo alla chiesa vescovile, ritiene opportuno, subito dopo aver dichiarato la sua nazionalità, sottolineare un trasferimento recente nel territorio bergamasco – «sed modo habitare videor in finibus Bergomate» –, un’indicazione invero assai generica, come se ancora non avesse fissato il luogo di residenza; assistono all’atto cinque Alamanni. Cfr. A. Castagnetti, <*%")- .+*#%)((:#&+5+!*#%&#((#%1#- .)"#*#%K#- .)")$ 2#@%T !*!"+)%#

$! +#/7B%in P#-.)"!%#%+(%$0!%/#--+/!-+!%*#+%&! 0"#*/+%)(/!"#&+!#8)(+B% Bergamo, 1991,

pp. 34-35.

(28)

un !"+p/)q/0$ (92). Specifica inoltre che in questo periodo non gli venne

concesso di tornare nel regno, una richiesta che doveva avere avanzato e che gli fu rifiutata perché potesse continuare a prestare servizio ai sovrani: «venire in hac patria licenciam non habuissem».

Alpcar fu anche al servizio di Ludovico il Pio, che nell’817 lo inviò

in Dalmazia per regolare una controversia confinaria con i Bizantini (93);

di lui un’altra fonte narrativa afferma che era nipote di Unroch (94) e

quin-di in stretti rapporti con la potente stirpe degli Unruochingi, cui

apparten-nero Eberardo, marchese del Friuli, e il figlio Berengario, futuro re (95).

Se il nostro può essere identificato con un omonimo che deteneva

nell’830 il comitato di Hegau (96), egli sarebbe tornato nel Regno Italico

poco dopo (97); un ritorno recente, del resto, suggerisce anche la sua

testimonianza nel placito: forse era rientrato al seguito di Lotario I, quando questi, dopo la sconfitta subita in Francia nelle sue lotte contro

il padre e i fratelli (98), nell’834 era sceso nel suo Regno Italico, con

ampio seguito (99), procedendo anche a requisizioni di beni a favore dei

suoi seguaci (100).

(92) Cfr. sotto, t. c. nota 96.

(93) Anonymi 8+/)%e(0&!`+ +%+"1#-)/!-+$ , in r0#((#*%50-%Z)- !(+*.+$ 2#*

F#+ 2$.#$ 2+ 2/#, Darmstadt, 1955, I, p. 298, cap. 27.

(94) '**)(#$%F#.*+%A-)* !-0", +K+&#", I, p. 110.

(95) Cfr. Hlawitschka, A-)*Z#* cit., pp. 171-172; F. Werner, P#&#0/#*&#

'&#($,)"+(+#*%+"%F#+ 2%])-($%&#-%^- !_#*B I ed. 1967, poi in K. F. Werner, G!" A-)*Z#*-#+ 2%50-%T*/,)(/0*.%D#0/$ 2()*&$%0*&%A-)*Z- #+ 2$@%J-$1-b*.#%>%C/-0Z/0- #*%> P#5+#20*.#*@%'0$.#`a2(/#% P#+/-a.#B Sigmaringen, 1984, pp. 72-76: «Excurs I. Die

Unruochinger»; Borgolte, D+#%^-),#* cit., p. 47; F. Vianello, ^(+%J*-0! 2+*.+%#%()%,)"+>

.(+)%&+%P#..!% !*/#%&+%H)-+.+%;F+ #- 2#%$0((:)(/)%)-+$/! -)5+)% )- !(+*.+)?B «Bullettino

dell’Istituto storico italiano per il Medio Evo e Archivio muratoriano», 91 (1991), pp. 362-363.

(96) Borgolte, D+#%^-),#* cit., p. 46.

(97) Secondo l’ipotesi del Besta, Alpcar sarebbe rientrato in Italia dopo l’837,

quan-do inizia un perioquan-do di ‘calma’ politica fra Lotario e i suoi fratelli: E. Besta, 6+()*!%&!1!

()% !*I0+$/)%,-)* ) , in C/!-+)%&+%6+()*! , II, Milano, 1954, p. 391; ma potrebbe essere

rientrato al seguito di Lotario I per non più allontanarsi.

(98) Riché, 4#$%3)-!(+*.+#*$ cit., pp. 158-159; E. Boshof, 40&`+.%&#-%A- !""#B

Darmstadt, 1996, pp. 208-209.

(99) Jarnut, 40&`+.%&#-%A-!""# cit., pp. 359-360 per i numerosi nobili franchi che

seguirono Lotario I nel Regno Italico.

(100) Per la requisizione di beni da parte dei seguaci di Lotario in Italia, si veda

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