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"Salirò, salirò....." Ipotesi di riuso per il pozzo piezometrico del Corfino a Pieve Fosciana

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Academic year: 2021

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INTRODUZIONE

L’oggetto di studio della presente tesi di laurea è il pozzo piezometrico dell’impianto idroelettrico dimesso del Corfino, ubicato nel Comune di Pieve Fosciana, in provincia di Lucca.

Questa particolare struttura, che aveva la doppia funzione di ridurre a limiti inavvertibili le sovrappressioni per colpo d’ariete e di consentire rapide variazioni di portata nelle condotte in occasione di repentine variazioni di carico, sfruttando la massa d’acqua accumulata, è abbandonata ormai da quasi cinquant’anni a seguito della sostituzione di alcune parti dell’impianto originario con elementi più moderni.

Figura 1 Il pozzo piezometrico dell’impianto dimesso del Corfino.

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Introduzione

2 Con i suoi 56 metri di altezza, il tubo emerge con prepotenza nel panorama di una porzione significativa della Garfagnana. Molti sono gli escursionisti che la usano come punto di riferimento per orientarsi e anche durante la Seconda Guerra Mondiale serviva ai piloti di aerei per capire dove si trovassero con una certa esattezza.

Trattandosi di un segno forte sul territorio, i Garfagnini sono molto legati a questa specie di obelisco, testimonianza di una delle attività produttive che maggiormente caratterizzano la valle del Serchio, e i più preferirebbero vederla rinascere a nuova vita, anziché abbatterla per recuperare una fetta di natura che potrebbe sembrare deturpata da questa costruzione.

Inizialmente, poiché anche l’edificio della centrale relativo all’impianto dimesso, è abbandonato da tempo, ci si è chiesti se non valesse la pena di concentrare lo studio su questo fabbricato. L’ipotesi è stata scartata perché da ricerche effettuate si è constatato che la tendenza è quella di riutilizzare questa tipologia di edifici semplicemente come musei dell’acqua, dove si illustra il processo che porta alla produzione di energia elettrica. Non che questa idea fosse poco interessante, ma è già possibile, in determinati periodi dell’anno, visitare alcune centrali attive, dove si danno queste informazioni e inoltre è presente un progetto che propone di trasformare la centrale di Sperando, nel bacino della Lima, nella sede permanente di un museo della storia dell’elettricità del bacino del Serchio.

Per affrontare in maniera adeguata il tema del recupero del pozzo piezometrico, si è iniziato dalla raccolta il più possibile esauriente di informazioni riguardo all’impianto dismesso e la sua localizzazione. La tesi inizia con una descrizione del territorio e si focalizza l’attenzione sul fiume Serchio, spiegando l’importanza che questo corso d’acqua ha avuto e ha tutt’oggi. In particolare, ci si sofferma (fornendo, in appendice, le informazioni fondamentali sul loro funzionamento) sugli impianti idroelettrici posti lungo il fiume e i suoi affluenti.

Dalle indagini effettuate è chiaramente emerso che il tubo piezometrico è fuori da qualsiasi catalogazione: nel Piano Strutturale di Pieve Fosciana ha risalto la zona in cui si trova per le sue caratteristiche naturali, in Soprintendenza non è catalogato e l’ENEL, proprietario della costruzione, lo ha lasciato in stato di abbandono.

Una volta inquadrato il contesto, per non incorrere in banalità o in errori grossolani, si è deciso di affrontare lo studio di strutture che avessero qualche affinità col pozzo piezometrico. Si sono cercate analoghe costruzioni recuperate, ma questa ricerca ha dato esito negativo. L’attenzione si è allora spostata sulle torri dell’acqua,

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Introduzione

3 cioè sui serbatoi pensili generalmente impiegati a servizio di grandi sistemi acquedottistici, che però hanno forme assai diverse dal tubo piezometrico, perché più sviluppate orizzontalmente. Riguardo a questo argomento, si sono trovati diversi esempi sia in Italia che all’estero, che testimoniano come il recupero di queste costruzioni sia un tema molto attuale soprattutto nel nord Europa, dove sono state trovate soluzioni fantasiose e ardite.

Non ancora soddisfatti e soprattutto curiosi, vista la localizzazione del pozzo piezometrico, si è ritenuto utile fare una carrellata su torri panoramiche magari poco conosciute ma molto particolari, alcune ubicate in contesti naturalistici di rilievo.

Infine, si sono anche inseriti una serie di esempi,che, per ragioni diverse, hanno attinenza col soggetto di questo lavoro. Si riporta il caso del centro idrico di Palpacelli, a Roma, dove l’architetto è riuscito a trasformare elementi funzionali, come serbatoi, in strutture fruibili per il tempo libero mediante l’aggiunta di percorsi e di punti di ristoro posti in elevazione. Si citano poi il progetto di recupero di una ciminiera a Senigallia, il trampolino di Hadid a Innsbruck, che, malgrado la sua imponenza, si sposa perfettamente con l’ambiente naturale circostante e infine si espone il caso di alcuni serbatoi idrici localizzati nelle campagne francesi, dipinti con scene significative per il luogo dove sono inseriti.

La ricerca sul luogo dove è inserito il tubo piezometrico e quella sulle possibilità di recupero, basata sull’analisi di soluzioni adottate per strutture che presentano qualche analogia con il pozzo piezometrico, ha portato a capire la vocazione di questo elemento: la sua posizione, la sua forma, le sue dimensioni richiamano senza ombra di dubbio una torre panoramica, tipologia di costruzione tra l’altro assente in Garfagnana.

Individuata la nuova destinazione d’uso, il passo successivo è stato quello di dare forma all’idea. Seguendo gli insegnamenti di Piano, che nei suoi progetti si fa ispirare spesso, tra le varie cose, dal genius loci, perseguendo il concetto di leggerezza caro a Calvino, si è ritenuto opportuno scegliere un approccio al progetto adeguato al contesto in cui si va ad operare, che sia brioso ma al contempo rigoroso.

La particolare linea di condotta scelta è stata quindi dettata da un lato da uno studio attento e preciso del contesto storico (Futurismo) in cui il pozzo piezometrico è stato costruito, dall’altro lato dalle attuali correnti architettoniche dell’High Tech e del Decostruttivismo: il punto d’incontro tra questi due mondi si chiama Architettura Radicale. Andando a ritroso, si è tornati alla fine degli anni Sessanta e si sono riprese le tecniche in voga in quel periodo che si rifacevano alla Pop Art. Ecco quindi spiegati i

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Introduzione

4 modelli di studio realizzati con materiali poveri, comuni, gli schizzi preliminari e le foto dei modelli eseguiti riprendendo le tecniche utilizzate da Archizoom e Superstudio.

Si è deciso di proporre più scenari di riuso diversi tra loro ma tutti realizzabili, un po’ come si fa quando viene bandito un concorso per il recupero di edifici importanti, per dimostrare come il tema possa avere molteplici sviluppi.

Due sono state le idee principali di partenza, una ispirata al luogo, l’altra al periodo storico in cui il pozzo piezometrico è stato costruito. Nel primo caso, si è ricostruito uno scenario che si ispira ai quattro elementi di Empedocle: la torre, con la sua scala sospesa nel vuoto, rappresenta l’aria; poi ci sono il padiglione del fuoco, inteso come centro di convivialità, dove collocare un punto di ristoro; il padiglione dell’acqua, spazio espositivo in cui si illustra la storia e il funzionamento del centro idroelettrico dimesso del Corfino, dove si possono organizzare mostre che abbiano come tema centrale l’acqua; infine il padiglione terra, dove si possono acquistare i prodotti tipici della zona. Ognuno di questi padiglioni è concepito in modo tale che, sia nella forma che nei materiali, ricordi l’elemento cui è associato.

La seconda idea è scaturita dalla constatazione che la struttura in esame è chiaramente di impronta futurista: uno dei massimi esponenti di questa corrente è stato Depero, che, tra le altre cose, ha disegnato, nel 1932, la bottiglia del Campari così come oggi la conosciamo. Dalla fusione tra la bottiglietta, la torre e un bicchiere da cocktail nasce il secondo modello di studio, in cui il pozzo piezometrico si colora di rosso, l’anello percorribile posto in sommità si trasforma in una piattaforma panoramica e la coppa del bicchiere, rovesciata e posta alla base del tubo, diventa uno spazio in cui accogliere le persone che vogliono salire ad ammirare il panorama della zona.

Da qui, scelto il secondo scenario perché ritenuta più accattivante l’intuizione da cui è scaturito, si è proceduto con la realizzazione di disegni che rappresentassero un ventaglio di soluzioni possibili: il pozzo piezometrico rimane sempre se stesso, base e sommità cambiano aspetto con l’introduzione di elementi di forme diverse e in alcune viste compare anche un corpo a metà della torre, utile punto di sosta per chi decide di raggiungere la cima percorrendo le scale.

Il lavoro si conclude con la scelta di uno degli scenari proposti, gettando così le basi per lo studio di un recupero attuativo.

Figura

Figura 1 Il pozzo piezometrico dell’impianto dimesso del Corfino.

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