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I Didattica della storia – 2 / 2019

Editoriale

Beatrice Borghi

Università di Bologna ISSN 2704-8217

DOI: https://doi.org/10.6092/issn.2704-8217/11976

Il racconto della storia sembra essere giunto dinnanzi ad una nuova svolta e ad una sfida improrogabili: oltre che saper parlare a tutti, riuscire a indurre e coinvolgere i destinatari nell’apprendimento delle conoscenze.

La scuola dal 5 marzo ha presentato un nuovo volto, quella della didattica a “distanza”, dell’uso delle tecnologie e didattiche digitali che per necessità si sono imposte come strategie di risposta alla situazione emergenziale educativa. Le nuove tecnologie hanno permesso di ripensare all’insegnamento in stato di emergenza, ma indotto anche ad un necessario e generale ripensamento delle stesse metodologie e degli stessi strumenti per un efficace insegnamento ed apprendimento della storia; pienamente consapevoli che è impossibile sostituire totalmente la ricchezza della relazione educativa, quella che si costruisce negli anni nella scuola, poleis di luoghi, di uomini, di mentalità, di storie. Patrimoni materiali e immateriali che sono unici, irripetibili, che ci raccontano di curiosità, interessi ed emozioni.

Nelle identità personali, civiche ed etniche convivono costanti e varianti, caratteri persistenti e altri mutevoli; pertanto tutte e a qualsiasi raggio sono mutate e continueranno a mutare dato che ogni contatto e influsso le modifica anche impercettibilmente. Mentre si ricercano radici più o meno lontane, è opportuno ricordare che su di esse si sviluppano tronchi, rami e fronde che vivono, crescono, danno frutti e cadono, cambiando continuamente l’immagine e l’identità complessive delle nostre piante collettive.

Un mondo, quello della "polis" scolastica, che difficilmente si può riprodurre in stanze virtuali, da "remoto", a "distanza". E nel momento così delicato e difficile che stiamo vivendo, la voce dei docenti delle scuole si è amplificata ancora di più riuscendo

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a trasmettere agli studenti quel senso di responsabilità e di fiducia educativa capace di rispondere prontamente alle situazioni emergenziali al di là delle istruzioni ministeriali. Siamo dunque soddisfatti di essere approdati al secondo numero della Rivista, in quanto attesta che la sfida di proporre un periodico dedicato alla "didattica della storia" era giusta; ancora di più lo strumento utilizzato: l'"open access", archivio potente e vettore di diffusione dell'immenso patrimonio di pratiche didattiche e di ricerche.

In questo numero, ritroviamo risposte concrete, fattive, che confermano l'agire, il fare, il progettare nuovi e diversificati percorsi didattici; raccontano itinerari di storia ovvero le risposte didattiche all'attuale emergenza educativa che, anche attraverso il mondo virtuale, sono state prima di tutto emozionali e di relazione.

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