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Blockchain & agrifood

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Academic year: 2021

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Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali

Corso di Laurea Magistrale in Produzioni Agroalimentari

e Gestione degli Agroecosistemi

Anno Accademico 2018/2019

Tesi di Laurea Magistrale:

BLOCKCHAIN & AGRIFOOD

Candidato: Relatore:

Leonardo Spadoni Prof. BARTOLINI Fabio

Correlatore:

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2

DiSAAA-A

SOMMARIO

INDICE FIGURE E TABELLE ... 3

INTRODUZIONE ... 5

LA TECNOLOGIA BLOCKCHAIN ... 7

3.1 Introduzione ... 7

3.2 Blockchain ... 8

3.3 Caratteristiche della blockchain ... 12

3.4 Un po' di storia ... 15

3.5 Applicazioni della blockchain ... 19

IL SISTEMA AGROALIMENTARE ... 23

4.1 Il sistema agroalimentare ... 23

4.2 Gli attori del sistema ... 24

4.3 La filiera agroalimentare ... 28 4.4 Tracciabilità e rintracciabilità ... 30 SMART AGRIFOOD ... 32 5.1 Introduzione ... 32 5.2 Agricoltura 4.0 ... 35 5.3 Blockchain e agrifood ... 39 5.4 Asimmetria informativa ... 45 METODOLOGIA ... 48 RISULTATI ... 51 7.1 Statistiche descrittive ... 51

7.2 Creazione dei profili ... 54

7.2.1 Analisi Principale componente ... 54

7.2.2 Cluster analisi ... 56

7.3 Risultati ... 57

8. CONSIDERAZIONI FINALI... 71

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA ... 73

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DiSAAA-A

INDICE FIGURE E TABELLE

Figura 1 - Schema di funzionamento di ledger centralizzato (a sx) e ledger distribuito (a dx) 9 Figura 2 - Schematizzazione del modello permissionless (a sx) e permissioned (a dx). ... 15

Figura 3 Iò sistema agroaliementare. Il settore primario (in verde), il secondario (in celeste) ed il terzario (in arancione). ... 23

Figura 4 - Schema del sistema agroliementare. ... 24

Figura 5 - Rappresentazione grafica della "catena del valore". ... 27

Figura 6 - Processo di produzione aziendale. Tracciabilità (da monte a valle) e rintracciabilità (processo inverso). ... 31

Figura 7 - Linea temporale delle tappe di rivoluzione industriale più importanti. ... 33

Figura 8 - Grafico che indica i dispositivi connessi alla rete nel corso degli ultimi anni. ... 35

Figura 9 - Crescita della popolazione mondiale. ... 36

Figura 10 - Gli attori della filiera. Si noti i controlli che intercorrono ad ogni passaggi. ... 40

Figura 11 - Logo (a sx) e grafica della piattaforma FoodChain. ... 41

Figura 12 - Logo Demeter. ... 42

Figura 13 - Logo "Filiera Qualità" di Carrefour. ... 45

Grafico n. 1 – Ripartizione maschio-femmina degli intervistati ... 51

Grafico n. 2 – Ripartizione maschio-femmina in relazione alle zone di origine. ... 52

Grafico n. 3 – Divisione degli intervistati in base alle fasce d’età. ... 52

Grafico n. 4 – Ripartizione degli intervistati in base al titolo di studio... 53

Grafico n. 5 – Distribuzione maschio-femmina in base al profilo di consumatore. ... 57

Grafico n. 6 – Ripartizione dei profili in base alle fasce di età. ... 58

Grafico n. 7 – Andamento del profilo con l’aumentare dell’età. ... 59

Grafico n. 8 – Reperibilità delle informazioni in funzione del profilo. ... 60

Grafico n. 9 – Filiere più trasparenti secondo gli intervistati. ... 60

Grafico n. 10 – Importanza attribuita alla conoscenza di informazioni inerenti la qualità delle materie prime. ... 61

Grafico n. 11 – Ripartizione maschio-femmina dell’importanza. ... 62

Grafico n. 12 – Soddisfazione in merito alle informazioni fornite dai produttori rispetto alla qualità e origine delle materie prime. ... 62

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DiSAAA-A Grafico n. 14 – Accettazione di un possibile aumento dei prezzo per il servizio offerto ... 64

Grafico n. 15 – Fasce di incremento del prezzo per il servizio offerto ... 64

Grafico n. 16 – Accettazione dell’incremento di prezzo in relazione alle fasce di età. ... 65

Grafico n. 17 – Conoscenza della tecnologia blockchain... 66

Grafico n. 18 – Conoscenza della blockchain in base al genere... 66

Grafico n. 19 – Correlazione del livello di istruzione con conoscenza blockchain. ... 67

Grafico n. 20 – Correlazione gradi di conoscenza blockchain e ore passate su internet... 67

Grafico n. 21 – DAP prima e dopo in base al genere. ... 69

Grafico n. 22 – DAP in relazione alle varie filiere agroalimentari. ... 69

Grafico n. 23 – DAP dei profili di consumatore prima e dopo (nelle varie filiere). ... 70

Grafico n. 24 – DAP “prima e dopo” in relazione ai profili di consumatore. ... 70

Tabella 1 - La varianza spiegata presa in considerazione è cerchiata in rosso... 55

Tabella 2 - Correlazione tra le componenti principali e le variabili selezionate. ... 55

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5 DiSAAA-A

INTRODUZIONE

Come sarebbe bello se ognuno di noi potesse accedere in maniera chiara e veloce a tutte le informazioni di cui un prodotto agroalimentare può disporre? Ad esempio usando un semplice smartphone ed una connessione internet?

Questa è la sfida (una delle tante) che attendono tutti gli attori del settore agrifood nell’immediato futuro; un futuro che, come sappiamo, corre sempre più veloce. Basti vedere come le nuove tecnologie prendano il sopravvento l’un sul l’altra; in maniera così veloce che non hai nemmeno il tempo di acquistare un qualsiasi dispositivo che già ti propongono il modello successivo, con nuove funzionalità, più elegante, più smart ecc...

Allora a noi non resta che adattarci e cercare di sfruttare a nostro favore tutti quei servizi che le industrie high-tech presentano giorno dopo giorno.

La blockchain è un chiaro esempio di come tutti (o quasi) i settori di produzione stiano prendendo una piega rivolta verso la tecnologia e la comunicazione.

Potremmo considerare l’agricoltura e le tecnologie informatiche agli antipodi, ma ci accorgeremo subito che, anche se così fosse, negli ultimi anni il settore primario, il più antico e forse il più povero, sta entrando prepotentemente in contatto con prodotti e servizi all’avanguardia come la blockchain.

E’ quindi lecito chiedersi come la blockchain possa aiutare i molteplici attori della filiera agroalimentare a crescere, sia dal punto di vista delle aziende sia da quello dei consumatori.

Lo scopo della presente tesi è quello di verificare le potenzialità che la tecnologia blockchain sta dimostrando di possedere ed i possibili sviluppi che potrebbe portare con sé. La parte iniziale introduce al mondo della blockchain, alle sue caratteristiche principali e al meccanismo di funzionamento:

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6 DiSAAA-A

successivamente viene spiegato il sistema agroalimentare con tutte le sue peculiarità. In seguito viene analizzata l’evoluzione in cui il settore agroalimentare è stato coinvolto negli ultimi anni, con l’intreccio sempre più intimo delle nuove tecnologie applicate.

Nell’ultima parte della ricerca si espone e si analizzano i dati raccolti per mezzo di un questionario cercando di esporre con pensiero critico i risultati.

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7 DiSAAA-A

LA TECNOLOGIA BLOCKCHAIN

3.1 Introduzione

La tecnologia Blockchain è inclusa nella più ampia famiglia delle tecnologie Distribuited Ledger (DLT) a cui aggiungono alcune funzionalità tipiche di altre soluzioni. Quando si parla di distribuited ledger intendiamo una tecnologia impostata sul fatto di avere a disposizione un registro distribuito tra i vari partecipanti del network. Ogni partecipante al sistema dispone di una copia del registro dove sono annotate tutte le varie transazioni in maniera inequivocabile.

Solitamente, nella vita di tutti i giorni, la copia del registro è tenuta da un unico soggetto, si può trattare di banche e intermediari finanziari se parliamo di operazioni finanziarie; istituzioni pubbliche e private se parliamo di società o enti che operano nel settore pubblico e/o privato e di tutti gli annessi e connessi; aziende private se parliamo di attività lavorativa delle varie filiere. Un modo semplice ma efficacie per capire la differenza tra un registro distribuito e un registro centralizzato è pensare al normale svolgimento dell’attività bancaria. La banca possiede i dossier di moltissime persone, è ovvio che conosce ed annota tutte le varie disposizioni che giornalmente eroga come i bonifici, i giroconti, gli investimenti e chi più ne ha più ne metta. Tutte queste operazioni sono trascritte in un database (il cosiddetto “registro”) privato e personale, che la banca stessa custodisce nel pieno rispetto della privacy. Questo non è che un classico esempio di “Centralized Ledger” dove un soggetto, in questo caso la banca, dispone del registro, ovvero un database, dove sono annotate tutte le operazioni fatte; tutto ciò è solo una dimostrazione di come la nostra società è organizzata; pensiamo all’ufficio anagrafe del nostro Comune; le pratiche erogate ad ogni cittadino rimangano trascritte

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all’interno del loro database senza possibilità di accesso da parte di altri concittadini. Questi sono solo due semplici esempi per capire il significato di “registro centralizzato”. E’ ovvio che per tutelare la riservatezza occorre usufruire di un sistema che tuteli la privacy della persona.

3.2 Blockchain

Blockchain, che letteralmente significa catena di blocchi, è una tecnologia informatica che sfrutta la distribuzione del database su più dispositivi. In pratica non è che un Libro Mastro1 in cui sono registrate tutte le

transazioni effettuate, condiviso e validato da tutti i nodi della catena.

Infatti come avevamo precedentemente descritto il funzionamento del database centralizzato ricorrendo all’esempio della normale attività bancaria, nella blockchain il database è distribuito su tutti i nodi del network. La sostanziale differenza è che un database posseduto da un unico soggetto autoritario (nel nostro casa la banca) potrebbe, teoricamente, essere modificato a proprio piacimento; nel momento in cui esso è installato su di un server, chiunque vi abbia accesso potrà facilmente modificarne i contenuti. Ci si basa, in questo caso, su un rapporto di fiducia uno a tanti.

La blockchain è stata creata appositamente per evitare tale rischio. Essa è diversa perché non è collocata su un determinato server ma si trova su migliaia di computer, diversi, installati in giro per il mondo. Si parla quindi di database distribuito. La blockchain, se sviluppata a dovere, è ripartita su talmente tanti computer che è assolutamente impossibile modificarla in quanto bisognerebbe andare a manipolare una miriade di pc, il che risulta improbabile. Da qui il concetto di distributed ledger ovvero una reale e completa “logica distribuita”

1 Libro Mastro: registro su cui vengono annotate e conservate tutte le operazioni di gestione

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9 DiSAAA-A

dove non esiste più nessun centro e dove la governance2 è costruita attorno

ad un nuovo concetto di fiducia tra tutti i soggetti. Nessuno (ma proprio nessuno) ha la possibilità di prevalere e il processo decisionale passa rigorosamente attraverso un processo di costruzione del “consenso”. (Bellini M., 2020)

2 Governance: l’insieme dei principi, delle regole e delle procedure che riguardano la gestione e il

governo di una società, di un'istituzione, di un fenomeno collettivo.

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Di seguito sono elencate le componenti principali che contribuiscono a dare vita ad una blockchain:

Nodo: sono i partecipanti alla blockchain e sono costituiti fisicamente

dai server di ciascun partecipante.

Transazione: è costituita dai dati che rappresentano i valori oggetto di

“scambio” e che necessitano di essere verificati, approvati e poi archiviati. (Castellani M. et al., 2019)

Blocco: è rappresentato dal raggruppamento di un insieme di

transazioni che sono unite per essere verificate, approvate e poi archiviate dai partecipanti alla blockchain.

Ledger: è il registro pubblico nel quale vengono “annotate” con la

massima trasparenza e in modo immutabile tutte le transazioni effettuate in modo ordinato e sequenziale. Il Ledger è costituito dall’insieme dei blocchi che sono tra loro incatenati tramite una funzione di crittografia e grazie all’uso di hash. (Garavaglia R., 2019)

Hash: è una operazione (non invertibile) che permette di mappare una

stringa di testo e/o numerica di lunghezza variabile in una stringa unica ed univoca di lunghezza determinata. L’Hash identifica in modo univoco e sicuro ciascun blocco. Un hash non deve permettere di risalire al testo che lo ha generato. (Poletti G., 2018)

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Ricapitolando, ogni nuova transazione da registrare viene unita ad altre nuove transazioni e va a formare un blocco, che viene aggiunto come anello di una lunga catena di transazioni cronologiche. Ogni volta che si genera un blocco si allunga la catena. Questa catena va a comporre il grande Libro Mastro della blockchain, che è posseduto da tutti gli utenti.

Perché un nuovo blocco di transazioni sia aggiunto alla blockchain è necessario appunto che sia controllato, validato e crittografato. Solo con questo passaggio può diventare attivo ed essere aggiunto alla blockchain. Per effettuare questo passaggio, è necessario che, ogni volta che viene composto un blocco, venga risolto un complesso problema matematico che richiede un cospicuo impegno, sia in termini di potenza che di capacità elaborativa. Questa operazione viene definita Mining3 ed è appunto svolta dai

Miner4.

Il lavoro del Miner è assolutamente fondamentale nell’economia della gestione delle blockchain. Chiunque può diventare un Miner e può competere per essere il primo a risolvere il complesso problema matematico legato alla creazione di ogni nuovo blocco di transazioni, in modo valido e crittografato, così che possa essere aggiunto alla blockchain. (Bellini M, 2020) Ovviamente per i Miner questo tipo di attività comporta una spesa, talvolta ingente, in termini di costi energetici, ecco perché spesso vengono ricompensati con criptovalute5 (come ad esempio bitcoin).

3 Mining: è il meccanismo di elaborazione del complesso calcolo matematico che deve essere risolto

per convalidare il blocco ed aggiungerlo alla catena.

4 Miner: sono i partecipanti al processo di mining che competono tra loro per essere i primi a

risolvere il problema in modo da avere la giusta ricompensa.

5 Criptovalute: Il termine si compone di due parole: cripto e valuta. Si tratta quindi di valuta

‘nascosta', nel senso che è visibile/utilizzabile solo conoscendo un determinato codice informatico. La criptovaluta non esiste in forma fisica (anche per questo viene definita ‘virtuale'), ma si genera e si scambia esclusivamente per via telematica. Non è pertanto possibile trovare in circolazione dei bitcoin in formato cartaceo o metallico.

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3.3 Caratteristiche della blockchain

Adesso che abbiamo capito il funzionamento della blockchain rispetto ad un normale registro centralizzato possiamo elencare quelle che sono le principali caratteristiche e che ne fanno, della blockchain, uno dei mezzi di maggior interesse in prospettiva futura, e presente, per lo sviluppo e l’adozione di nuove applicazioni in svariati settori economici:

Affidabilità: la blockchain è affidabile. Non essendo governata da un

ente unico, ma dando a tutti i partecipanti diretti una parte di controllo dell’intera catena, la blockchain diventa un sistema meno centralizzato, meno governabile, e allo stesso tempo molto più sicuro e affidabile, ad esempio da attacchi di malintenzionati. Se infatti soltanto uno dei nodi della catena subisce un attacco e si danneggia, tutti gli altri nodi del database distribuito continueranno comunque a essere attivi e operativi, saldando la catena e non perdendo in questo modo informazioni importanti;

Trasparenza: le transazioni effettuate attraverso la blockchain sono

visibili a tutti i partecipanti, garantendo così trasparenza nelle operazioni;

Convenienza: effettuare transazioni attraverso la blockchain è

conveniente per tutti i partecipanti, in quanto vengono meno gli interlocutori di terze parti, necessari in tutte le transazioni convenzionali che avvengono tra due o più parti (ovvero le banche e altri enti simili);

Solidità: le informazioni già inserite nella blockchain non possono

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informazioni contenute nella blockchain sono tutte più solide e attendibili, proprio per il fatto che non si possono alterare e quindi restano così, come sono state inserite la prima volta;

Irrevocabilità: con la blockchain è possibile effettuare transazioni

irrevocabili, e allo stesso tempo più facilmente tracciabili. In questo modo si garantisce che le transazioni siano definitive, senza alcuna possibilità di essere modificate o annullate;

Digitalità: con la blockchain tutto diventa virtuale. Grazie alla

digitalizzazione, gli ambiti applicativi di questa nuova tecnologia diventano tantissimi. (Bellini M., 2020)

Come detto, ana delle caratteristiche più importanti della blockchain è la sicurezza. Ciò è affidato alla Marca Temporale6 che viene creata ad ogni

transazione e impedisce anche che l’operazione stessa, una volta eseguita, venga alterata o annullata.

La Marca Temporale consente di associare una data e un’ora certe e legalmente valide a un documento informatico. In altre parole, la Marca Temporale consente di definire una validazione temporale che può essere opponibile a terzi.

L’immutabilità7 è l’altro grandissimo valore della blockchain che ovviamente

attiene anche alla sicurezza dei dati. E se torniamo all’esempio del “vecchio” database, ci dobbiamo ricordare che per cambiare o danneggiare o distruggere

6Marca Temporale o Timestamp è costituita da una sequenza specifica di caratteri che

identificano in modo univoco, indelebile e immutabile una data e/o un orario per fissare e accertare l’effettivo avvenimento di un certo evento. La rappresentazione della data è sviluppata in un formato che ne permette la comparazione con altre date e permette di stabilire e definire un ordine temporale. La pratica dell’applicazione di tale Marca Temporale è detta Timestamping

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un central ledger (registro centralizzato) è necessario violare l’autorità centrale che lo gestisce, nel caso della blockchain è invece impossibile in quanto sarebbe necessario violare tutte le copie del libro mastro possedute da tutti i partecipanti della blockchain e occorrerebbe farlo simultaneamente. Una operazione che è praticamente (quasi) impossibile, anche se ovviamente occorre valutare la dimensione della blockchain in termini di partecipanti, ovvero di nodi. Nello stesso tempo, non può nemmeno esistere un “falso Libro Mastro” in quanto tutti i partecipanti sono in possesso di una sola ed unica versione autentica che possono impugnare per un confronto e per verifica. Ecco che arriviamo al concetto di Trust e di Fiducia8. La fiducia e il controllo

delle transazioni passano dall’autorità centrale, nel sistema classico, a tutti i partecipanti. Le transazioni basate sulla blockchain non sono centralizzate e nascoste, o “chiuse”, ma sono decentralizzate e trasparenti, aperte a tutti. In questo caso, la blockchain è di tipo Permissionless, cioè “senza autorizzazioni” e non esiste nessuna autorità speciale che può negare l’autorizzazione a partecipare al controllo e all’aggiunta di transazioni.

Le blockchain che invece necessitano di autorizzazioni per poter accedere sono dette Permissioned e definiscono delle governance che attribuiscono, a uno specifico gruppo di operatori, la gestione e l’autorità nel definire gli accessi, i controlli, le autorizzazioni e soprattutto la possibilità di aggiungere transazioni al Libro Mastro. Le blockchain Permissioned possono unire i valori di trasparenza, di immutabilità e di sicurezza della blockchain garantendo a determinati soggetti come Banche, imprese e Pubbliche Amministrazioni la possibilità di un controllo, anche rilevante e sostanziale, sulle modalità di esecuzione delle transazioni.

8 Trust e fiducia intese come la creazione di un universo digitale in cui i componenti sono

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Il tipo di Blockchain utilizzato dal protocollo Bitcoin e che corrisponde al modello pensato dai suoi progenitori appartiene al primo tipo. Ovvero Permissionless.

3.4 Un po' di storia

L'interesse per il mondo delle criptovalute risale a circa due decenni fa. Gran parte del lavoro è stato svolto dal crittografo statunitense David Chaum. Nel momento in cui lavorava presso l'istituto nazionale di ricerca di matematica ed informatica ad Amsterdam, fondò nel 1990 una delle prime valute digitali denominata DigiCash. Tale moneta permetteva agli utenti di rimanere anonimi attraverso una sorta di firma digitale ottenuta tramite l’applicazione di una serie di algoritmi, in cui il contenuto di un messaggio veniva nascosto prima di essere firmato. Il progetto di DigiCash purtroppo fallì, nel 1998, perché si basava su un sistema centralizzato simile all'operato

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di una banca tradizionale, e in parte perché non si è mai riuscito ad adattare al settore finanziario e normativo. Gli aspetti della filosofia di Chaum sono però riemersi dieci anni dopo, infatti, molti sostengono che l'inventore dei bitcoin, Satoshi Nakamoto, si sia ispirato proprio al crittografo statunitense. Il 31 ottobre 2008 nella mailing list del sito web www.metzdowd.com apparve un documento intitolato “Bitcoin: A Peer-to-Peer Electronic Cash System” da parte di un creatore misterioso che si celava sotto lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto. Nel documento vennero resi noti per la prima volta il protocollo e le informazioni riguardanti il funzionamento del bitcoin. Il bitcoin si definisce una moneta digitale che si basa su principi della crittografia. La differenza da altre forme di pagamento è che non è controllato da nessun intermediario finanziario o autorità centrale, perciò ha un carattere decentralizzato. Pertanto, né i governi né terzi detengono un potere intermediario sulle transazioni. È una criptomoneta che utilizza un software open source basato su un sistema elettronico P2P (peer-to-peer)9 e si avvale della tecnologia Blockchain che

consente di preservare l'anonimato degli utenti. La simbologia utilizzata per il bitcoin si divide in due tipologie di abbreviazioni:

✓ B, BTC o XBT, con le lettere maiuscole: che indicano il protocollo, il software, ovvero lo stesso network;

✓ b, con la lettera minuscola: è l'unità di moneta o di conto.

Secondo varie ricostruzioni si pensa che Satoshi Nakamoto abbia cominciato a lavorare sui bitcoin già nel 2007. Tuttora non sappiamo se dietro questo nome si nasconda una sola persona o un gruppo di individui.

9 P2P peer-to-peer indica un modello in cui i nodi non sono gerarchizzati unicamente sotto forma

di client o server fissi ('clienti' e 'serventi'), ma anche sotto forma di nodi equivalenti o 'paritari' (peer), potendo fungere al contempo da client e server verso gli altri nodi terminali (host) della rete.

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Dopo la pubblicazione del paper nel 2008, il 3 gennaio dell'anno successivo venne estratto il primo blocco “0” dal quale si generarono 50 bitcoin. Tale blocco venne denominato come “Genesis block”. Nei giorni seguenti fu distribuita la prima versione del software client “Bitcoin-QT”, che ha permesso l'utilizzo della valuta digitale. Fino alla metà del 2010 Nakamoto ha continuato a sviluppare il software dopodiché si è ritirato annunciando di essersi “trasferito” ad altri interessi. L'ultima notizia risale al 2011 in cui dichiara di aver lasciato il progetto dei Bitcoin nelle buone mani di Gavin Andresen10,

considerato dai più il vero creatore. Da anni continuano le ricerche per svelare la vera identità che si nasconde dietro allo pseudonimo di Nakamoto ma il mistero non è mai stato svelato.

Il Bitcoin, quindi, è una valuta virtuale presente solo nel mondo di internet e quindi può essere utilizzata solo per le transazioni online. Il bitcoin è una stringa di codice (composta da lettere e numeri) elaborata da un software gratuito. Questa moneta dunque si basa su un software open source, ovvero un programma che può essere scaricato e utilizzato da chiunque liberamente senza alcun tipo di limitazione. Il principale software il "core software" si trova sul sito internet www.bitcoin.org.

Un software permetterà quindi a chiunque di verificare il codice sorgente creando la propria versione personalizzata. Non vi è nessuna autorità centralizzata che emette moneta o che controlla il sistema (come la BCE per l'Euro o la Federal Reserve per il Dollaro) e per questo ha la caratteristica di essere decentralizzato.

L'emissione del bitcoin e il sistema delle transazioni è molto diverso rispetto ai tradizionali sistemi monetari. A coniare bitcoin non si occupano le banche centrali ma i microprocessori. La materia prima è l'energia elettrica e per

10 Gavin Andresen è uno sviluppatore e programmatore informatico statunitense, originario della

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coniare questa valuta occorre una grossa potenza di calcolo, per questo non è facile creare bitcoin. La generazione di nuovi bitcoin, come detto precedentemente, prende il nome di Mining, che significa estrazione. Lo scopo principale di Nakamoto era risolvere il problema della “doppia spesa” presente nel commercio elettronico. La doppia spesa si ha quando il medesimo denaro viene destinato contemporaneamente a due diversi riceventi. Per evitare la doppia spesa, occorrono però degli intermediari di fiducia che devono controllare le transazioni al fine di aggirare tale problema. Questi ultimi, per evitare che avvengano casi di frode o furti d’identità, devono effettuare continue indagini sui clienti per dimostrare la loro affidabilità e in cambio dell'operato ovviamente trattengono una percentuale sulle transazioni, con conseguenti costi da sostenere.

Per partecipare agli scambi l'utente deve creare un portafoglio virtuale chiamato in gergo “wallet” in cui potrà conservare tutti i bitcoin che possiede (tutto questo senza dover identificarsi con il proprio nome o con un documento d'identità) per consentire la loro vendita o l'acquisto. Il portafoglio può essere facilmente scaricato dal sito principale www.bitcoin.org. Esistono numerose tipologie di portafogli bitcoin, quelle scaricabili sul proprio computer, sul proprio smarthphone o la tipologia virtuale. Ognuno potrà scegliere di adottare la tipologia che più preferisce. Le transazioni di bitcoin da un wallet all'altro avvengono tutte in tempo reale senza alcun costo. Ogni wallet avrà un proprio indirizzo corrispondente a una parola chiave molta lunga, composta da 34 caratteri che serve a inviare bitcoin a un altro portafoglio. Gli wallets sono anonimi, quindi in una transazione non sapremo mai chi è il mittente e chi è il destinatario.

Dopo che le transazioni sono avvenute, esse sono salvate in un registro pubblico e trasparente, consultabile liberamente sulla rete. Questo permette di

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verificare facilmente da dove proviene ogni singolo bitcoin dal momento in cui è entrato in circolazione e quali sono le operazioni per cui è stato utilizzato, fermo restando la salvaguardia dell’anonimato degli utenti. Ogni attore, dunque, che crea un portafoglio diventa un singolo nodo della rete Peer to Peer (P2P). In questa rete ci possono essere infiniti nodi, i quali comunicano tra loro attraverso l'utilizzo di una connessione Internet standard. Una rete P2P è composta da un insieme di nodi collegati tra di loro, ma non necessariamente ogni nodo è collegato a tutti gli altri. Ogni nodo può agire come client e come server contemporaneamente. Questa architettura potrebbe apparire più costosa rispetto alla semplice rete client – server, ma viene compensato dalla velocità più elevata. Tale architettura risulta, infatti, più pertinente per le valute digitali, in quanto può essere più resistente agli attacchi esterni. Naturalmente non tutti i nodi della rete sono ugualmente affidabili.

3.5 Applicazioni della blockchain

Il bitcoin e la moneta digitale sono state le prime applicazioni della blockchain, ma quando ci si è resi conto delle potenzialità della tecnologia, e che fosse essa la vera rivoluzione introdotta, si sono aperti nuovi orizzonti di sviluppo:

▪ Blockchain e finanza: La finanza e l’economia sono ad oggi i settori in cui blockchain richiama il maggior interesse. Non essendoci enti terzi per la gestione delle transazioni, blockchain abbatterebbe i costi delle commissioni delle banche permettendo maggiore velocità e affidabilità delle transazioni;

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▪ Assicurazioni: Secondo Ernst Young11, blockchain potrebbe essere utile

nel campo delle assicurazioni. La possibilità di rendere più sicure e decentralizzate le transazioni consentirebbe di ridurre i tentativi di frode e fornire report migliori. Blockchain consentirebbe alle compagnie assicurative di verificare in tempo reale cambiamenti e trend massimizzando la gestione di capitali e fondi, oltre che sfruttare al massimo strategie di Big Data12 per analisi più approfondite;

▪ Smart contracts: la blockchain abilita gli smart contracts13 che

potrebbero portare vantaggi notevoli nel mondo digitale riducendo le asimmetrie informative e l’opportunismo per o post contratto tra i contraenti del contratto. L’idea di base di questa applicazione è di ridurre gli accordi reciproci fra imprese o soggetti singoli attraverso un codice che esegue automaticamente i contratti. Gli smart contracts possono essere visti come un protocollo software che esegue una funzione quando determinate condizioni sono stabilite. Per esempio un contratto tra una banca e un acquirente per l’acquisto di una vettura potrebbe prevedere che il cliente ha diritto all’auto finchè effettuerà i pagamenti, in caso contrario il contratto restituirà il controllo delle chiavi digitali alla banca. Questo processo avviene in modo trasparente, automaticamente ed a un costo inferiore rispetto ai metodi tradizionali. Il funzionamento degli smart contracts è relativamente semplice: un

11 Ernst & Young (EY) è un network mondiale di servizi professionali di consulenza direzionale,

revisione contabile, fiscalità e transaction. EY conta 284.000 dipendenti (2019) in tutto il mondo. Il network è presente con più di 700 uffici in 150 Paesi. La società fa parte delle cosiddette Big Four: le quattro più grandi aziende di revisione.

12 Big Data vuol dire (letteralmente) “Grandi dati”, ovvero grandi quantità di dati, che presi insieme

occupano molto spazio di archiviazione, nell’ordine dei Terabyte.

13 Gli smart contract sono protocolli informatici che facilitano, verificano, o fanno rispettare, la

negoziazione o l'esecuzione di un contratto, permettendo talvolta la parziale o la totale esclusione di una clausola contrattuale.

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protocollo esegue un’azione come il rilascio di fondi, l’invio di informazioni o un acquisto quando sono soddisfatte determinate condizioni (per esempio un pagamento ricevuto). Il vantaggio di questa applicazione è la riduzione del coinvolgimento umano necessario per creare, eseguire e far rispettare un contratto, abbassando i costi e aumentando la garanzia di esecuzione;

▪ Pagamenti digitali: Grandi vantaggi dall’utilizzo di blockchain potrebbero trarre i pagamenti digitali, nonostante siano da trovare soluzioni a diversi problemi come il tempo per portare a termine una transazione. Ad oggi le tempistiche per la gestione di pagamenti con blockchain sono ancora troppo lente e questo risulta essere in controtendenza in un’era dove la tendenza è la massima velocità;

▪ Settore sanitario: Blockchain consentirebbe di far compiere un balzo in avanti anche al settore ospedaliero rendendo più facile e completo l’accesso da parte dei medici alle cartelle cliniche dei pazienti. Poter, in pochi secondi, risalire a tutta la storia del paziente consentirebbe agli addetti ai lavori di esercitare meglio la propria professione, accorciando i tempi di ricerche e cure.

▪ Settore alimentare: la blockchain potrebbe essere un ottimo alleato delle imprese del settore alimentare consentendo loro di aumentare la propria trasparenza nei confronti del consumatore finale tracciando la storia completa del prodotto (Seeds & Chips, 2018). (I casi specifici dell’utilizzo di blockchain in questo settore, ed esempi di utilizzo ad oggi, sono riportati nel corso della presente tesi.)

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Nel contesto attuale quasi ogni attività della nostra vita può essere gestita attraverso un a app o connettendosi alla rete, con un afflusso di dati quotidiani che richiedono livelli di privacy adeguati. La sfida è come impedire l’abuso di tali dati e dei dispositivi da cui sono generati. I sistemi centralizzati non si sono rivelati la miglior soluzione, in quanto consentono, agli addetti ai lavori o ad intrusi, di poter usare e abusare dei dati al loro interno. Altri svantaggi inerenti i sistemi centralizzati applicati all’IoT14 riguardano la creazione di punti di

guasto interni e di reti chiuse che limitano l’interconnettività tra dispositivi di diversi produttori, dunque una mancanza di trasparenza e integrità operativa verificabile indipendentemente. Per quanto riguarda l’integrità operativa, il problema risiede nel verificare che un dispositivo connesso non è stato alterato in modo da modificare le sue funzioni. Per esempio per un passeggero di un veicolo autonomo, sarà fondamentale poter verificare indipendentemente se i sistemi del mezzo sono stati alterati (modifica della velocità di sicurezza o delle mappe). La soluzione migliore in questi casi è garantire la sicurezza attraverso la trasparenza, consentendo di verificare l’integrità di un dispositivo attraverso il confronto con stati precedenti validi.

14 IoT (Internet of Things) è un neologismo utilizzato in telecomunicazioni, un termine di nuovo conio

(23)

23 DiSAAA-A

IL SISTEMA AGROALIMENTARE

4.3 Il sistema agroalimentare

Il sistema agroalimentare ricopre tutti i settori dell’attività economica, come si può osservare nella figura sottostante notiamo che il primario è occupato dalla mera attività agricola (colore verde), il secondario provvede alla trasformazione di queste materie in prodotti alimentari (colore celeste) e il terziario si occupa della distribuzione e commercializzazione dei prodotti fino al consumatore finale (colore giallo).

Per la sua eterogeneità quindi il sistema agroalimentare abbraccia, come precedentemente osservato, tutti e tre i settori economici, dal settore primario (agricoltura, pesca, e allevamento), passando per il settore secondario (trasformazione delle materie prime), arrivando al settore terziario

Figura 3 Iò sistema agroaliementare. Il settore primario (in verde), il secondario (in celeste) ed il terzario (in arancione).

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(distribuzione, trasporto, marketing, ristorazione, ecc.). All'interno del sistema sono presenti grossi gruppi industriali a livello internazionale che controllano gran parte delle produzioni, ma vi è anche un gran numero di piccole e medie imprese che vi operano, e si occupano prevalentemente delle fasi a monte del processo produttivo, ossia della fase agricola e della prima trasformazione.

Figura 4 - Schema del sistema agroliementare.

4.3 Gli attori del sistema

Quando si parla di attori di un sistema ci riferiamo a tutti quei partecipanti al sistema stesso che, tramite le loro azioni, contribuiscono a sviluppare e rendere accessibile, ad un potenziale cliente, il prodotto finito.

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Nel contesto agroalimentare gli attori del sistema sono generalmente associabili a quattro categorie distinte: i produttori, i trasformatori, i distributori e i consumatori.

• I produttori: nella prima categoria fanno parte tutte le imprese agricole che con il loro lavoro producono tutte le materie prime che entrano nel sistema agroalimentare. Parliamo quindi dell’attività agricola in senso stretto (coltivazione e allevamento principalmente). In genere è la parte del sistema dove è richiesto il maggior numero di addetti.

I trasformatori: a questa categoria appartengono tutte le imprese che

operano a livello industriale sulle materie prime provenienti dall’agricoltura, per elaborare un prodotto secondario pronto per il consumo finale. In questo caso è possibile suddividere i processi di trasformazione in due sottocategorie ovvero, prima trasformazione se il prodotto finale è ottenuto mediante un unico ciclo di lavorazione (olio, zucchero, formaggi ecc…), seconda trasformazione se il prodotto ottenuto è derivato da materie semilavorate di prima trasformazione (birra, pasta, prodotti da forno ecc…); in quest’ultimo caso sono utilizzati spesso additivi e coadiuvanti tecnologici15.

I distributori: sono le imprese adepte all’acquisizione delle merci dai

produttori e/o trasformatori in modo da rendere disponibile i prodotti

15 I coadiuvanti tecnologici sono sostanze che non vengono consumate come ingredienti alimentare

in sé, ma sono volontariamente utilizzate nella trasformazione di materie prime, prodotti alimentari o loro ingredienti, per rispettare un determinato obiettivo tecnologico in fase di lavorazione o trasformazione e che possono dar luogo alla presenza, non intenzionale ma tecnicamente inevitabile, di residui di tali sostanze o di loro derivati nel prodotto finito, a condizione che questi residui non costituiscano un rischio per la salute e non abbiano effetti tecnologici sul prodotto finito.

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alimentari nei luoghi e nei tempi desiderati dal consumatore finale. In genere si fa riferimento alle GDO, ovvero un insieme di punti vendita gestiti a libero servizio, organizzati su grandi superfici e, generalmente, aderenti ad un’organizzazione o ad un gruppo che gestisce una serie di punti vendita contrassegnati da una o più insegne commerciali comuni.

• I consumatori: di quest’ultima categoria fanno parte i consumatori finali cioè coloro che partecipano a creare la domanda di un determinato prodotto alimentare e che, col passare degli anni, sono passati da essere soggetti passivi del sistema a soggetti attivi, grazie a politiche pubbliche incentrate sulla sicurezza alimentare e alla sempre più crescente disponibilità e facilità di accesso ad informazioni.

Le aziende che partecipano al sistema svolgono una serie di funzioni che è possibile suddividere in funzioni primarie e attività di supporto ad esse, tra le funzioni primarie troviamo:

✓ La logistica in entrata.

✓ Le operazioni proprie dell’azienda, ad esempio le operazioni colturali per la produzione di vegetali.

✓ La logistica in uscita.

✓ Le operazioni di vendita e di marketing.

Tra le attività di supporto troviamo: ✓ La gestione delle infrastrutture

✓ L’approvvigionamento della materia prima, che può essere acquistata o prodotta direttamente in azienda.

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✓ Lo sviluppo delle tecnologie, cioè la scelta dei macchinari, degli strumenti e degli impianti da utilizzare o migliorare.

✓ La gestione delle risorse umane, cioè il reclutamento, la formazione, la motivazione e l’appartenenza all’impresa.

Tutto ciò che l’impresa fa aggiunge valore a quello che entra in azienda, e questo costituisce il margine dell’impresa. Per questo motivo si parla di catena del valore16, creata dall’interazione coordinata tra imprese.

Molto spesso le aziende, sia per un discorso di specializzazione, sia per un discorso di investimento economico, si occupano soltanto di alcune attività inerenti la produzione di un determinato prodotto e delegano alcune

16 La catena del valore è un modello che permette di descrivere la struttura di

una organizzazione come un insieme limitato di processi. Questo modello è stato teorizzato da Michael Porter nel 1985 nel suo best seller Competitive Advantage: Creating and Sustaining

Superior Performance. Secondo questo modello, un'organizzazione è vista come un insieme di 9

processi, di cui 5 primarie e 4 di supporto.

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operazioni ad altre aziende. Si parla in questo caso di coordinamento orizzontale e coordinamento verticale tra imprese.

Il coordinamento orizzontale avviene quando più imprese operano sullo stesso livello della catena del valore; ad esempio le aziende specializzate nella produzione di input in agricoltura come i produttori di sementi, di fertilizzanti e di fitofarmaci sono coordinati (orizzontalmente) tra di loro nel rifornire le aziende agricole.

Nel secondo caso si parla di coordinamento verticale in quanto le aziende operano su diverse fasi della stessa catena come ad esempio la ditta di trasporti, l’azienda trasformatrice e l’azienda di distribuzione in merito ad un determinato prodotto. Si parla in questo caso di filiera.

4.3 La filiera agroalimentare

Per filiera agroalimentare si intende l’insieme degli agenti economici, amministrativi e politici che, direttamente o indirettamente, delimitano il percorso che un prodotto agricolo deve seguire per arrivare dallo stadio iniziale di produzione a quello finale di utilizzazione, nonché il complesso delle interazioni delle attività di tutti gli agenti che determinano questo percorso; Il termine è stato coniato dall'agronomo francese Louis Malassis nel 1973.

Semplificando possiamo anche dire: l’insieme dei passaggi che una materia prima (input) deve seguire per arrivare al consumatore finale.

Per rendere più chiaro il concetto può tornare utile spiegare brevemente, semplificando, i passaggi di una filiera, ad esempio quella del pane:

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a) Coltivazione di grano: il grano viene coltivato dai vari agricoltori con

seme che può essere autoprodotto o acquistato esternamente;

b) Raccolta e produzione di farina: raccolta effettuata tramite mietitrebbia

e in seguito stoccata e pronta per la macinatura per la produzione di farina;

c) Confezionamento e distribuzione: la farina così ottenuta viene

imballata e stoccata, pronta per essere venduta alle aziende di trasformazione;

d) Produzione di prodotti da forno: la farina viene acquistata dalle

aziende di trasformazione, dai piccoli panifici ai grandi produttori agroalimentari, in modo da poter completare la filiera e realizzare il pane e non solo.

e) Consumo del prodotto finito: i prodotti ottenuti sono pronti per essere

venduti al consumatore finale tramite i vari canali di vendita presenti nel territorio (supermercati, discount, alimentari, ristoranti, ecc…).

La filiera quindi non è che un segmento verticale del sistema agroalimentare così definito perché raccoglie una concatenazione di agenti (e relativi settori) e di operazioni dissociabili, separabili e collegate tra loro da legami di carattere tecnico, commerciale e finanziario. (Chiodo E., 2018)

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4.4 Tracciabilità e rintracciabilità

Tracciabilità e rintracciabilità sono termini spesso usati come sinonimi, ma sono in realtà speculari tra loro. Con il termine tracciabilità si intende il processo che segue il prodotto da monte a valle della filiera e fa in modo che, ad ogni stadio attraverso cui passa, vengano lasciate opportune tracce (informazioni).

Mentre per il termine di rintracciabilità il regolamento C.E n. 178 del 2002 che stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare, istituisce l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, fissa procedure nel campo della sicurezza alimentare, lo definisce come “la possibilità di ricostruire e seguire il percorso di un alimento, di un mangime, di un animale destinato alla produzione alimentare o di una sostanza destinata o atta ad entrare a far parte di un alimento o di un mangime attraverso tutte le fasi della produzione, della trasformazione e della distribuzione” (articolo 3, comma 15).

Si capisce quindi come la rintracciabilità sia il processo inverso (da valle a monte) di un prodotto.

La tracciabilità è di due tipi:

▪ Tracciabilità interna: è la tracciabilità lungo tutto il processo o la trasformazione svolta da ciascun partner sui suoi prodotti. Ha luogo indipendentemente dai partner commerciali e si concretizza in una serie di procedure interne, specifiche di ciascuna azienda, che consentono di risalire alla provenienza dei materiali, al loro utilizzo e alla destinazione dei prodotti;

▪ Tracciabilità di filiera: si tratta di un processo inter-aziendale, che risulta dalla combinazione dei processi di tracciabilità interni a ciascun

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operatore della filiera, uniti da efficienti flussi di comunicazione. La realizzazione di sistemi di tracciabilità interna costituisce dunque un prerequisito senza il quale non vi può essere tracciabilità di filiera. La tracciabilità di filiera è un processo non governabile da un singolo soggetto, ma basato sulle relazioni tra gli operatori; per questo motivo necessita il coinvolgimento di ogni soggetto che ha contribuito alla formazione del prodotto ed è di più complessa e difficile realizzazione.

Figura 6 - Processo di produzione aziendale. Tracciabilità (da monte a valle) e rintracciabilità (processo inverso).

Dal punto di vista dei consumatori la tracciabilità è uno strumento per raccogliere quante più informazioni possibili su un determinato prodotto; se parliamo di carne ad esempio è possibile sapere il luogo di allevamento dell’animale, come è stato allevato e il luogo di macellazione.

Per le aziende invece, oltre che rispetto dei requisiti normativi, è visto anche come uno strumento di marketing strategico per rendere pubblica e trasparente la qualità dei propri prodotti, dimostrare ai consumatori che quello che stanno acquistando è esattamente quello che cercano.

(32)

32 DiSAAA-A

SMART AGRIFOOD

5.1 Introduzione

Le varie evoluzioni tecnologiche che hanno avuto luogo nel corso degli ultimi 4 secoli, hanno segnato in maniera decisiva il mondo dell’industria, definendo in maniera abbastanza precisa tutti quei trascorsi che prendono il nome di “rivoluzioni industriali”

a)

La prima fase: è mappata agli inizi degli anni ottocento con l’arrivo

della macchina a vapore per il funzionamento degli stabilimenti produttivi.

b)

La seconda fase: è l’inizio del novecento, con la produzione di massa,

l’avvento dell’elettricità quindi, dell’energia distribuita nello stabilimento, che ha consentito la creazione e la nascita della classica linea di montaggio.

c)

La terza fase: è l’industria 3.0, abbastanza recente, mappata nella

seconda metta degli anni del novecento. Questa rivoluzione viene chiamata informatica perché legata alla nascita del Digital manufacturing ed alla diffusione di Internet; questi due eventi insieme hanno interconnesso persone da ogni parte del Mondo avviando quel processo noto come globalizzazione. Il fenomeno della globalizzazione era nato grazie all’internazionalizzazione delle imprese ed all’apertura degli scambi commerciali ma, ai giorni nostri, ha assunto un significato molto più complesso; la globalizzazione si pone infatti l’obiettivo di

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creare un mercato globale uniformando i rapporti esistenti tra le imprese e le popolazioni. Lo sviluppo del fenomeno è avvenuto molto rapidamente proprio perché gli eventi della terza rivoluzione industriale che ne hanno causato l’origine, si sono susseguiti in un arco di tempo molto breve.

d) La quarta fase è quella che stiamo attraversando attualmente e ricopre un ruolo fondamentale nell’organizzazione e nelle strategie aziendali presenti e future.

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Non c’è ancora oggi una data certa da assegnare a questa fase, probabilmente perché è tuttora in corso, ma possiamo però prendere in considerazione l’anno 2011, quando per la prima volta è stata utilizzata l’espressione “Industria 4.0”. L’espressione venne coniata alla Fiera di Hannover nel 2011 in Germania e fu ispirata ad un progetto del governo tedesco. Nello specifico la paternità del termine tedesco Industrie 4.0 viene attribuita a Henning Kagermann, Wolf-Dieter Lukas e Wolfgang Wahlster che lo impiegarono per la prima volta in una comunicazione, tenuta alla Fiera di Hannover del 2011, in cui preannunciarono lo Zukunftsprojekt Industrie 4.0. In generale il termine Industry 4.0 indica una tendenza dell’automazione industriale che integra alcune nuove tecnologie produttive per migliorare le condizioni di lavoro e aumentare la produttività degli impianti. Un contributo fondamentale è dato dall’utilizzo della rete Internet che nel corso degli ultimi anni riesce a connettere in maniera sempre più semplificata ognuno di noi con l’utilizzo di devices che ormai sono alla portata di tutti.

Se consideriamo gli ultimi anni, nel 2003 la maggior parte delle connessioni erano caratterizzate da computer connessi in maniera cablata, e il numero di dispositivi in grado di navigare era circa 500 milioni. Nel 2010, con la diffusione dei tablet e degli smartphone, il numero di dispositivi connessi è salito fino a 12.5 miliardi, e si stima che ce ne saranno almeno 100 miliardi nel 2050. Ma non sarà necessario spostarsi cosi in là nel tempo per vedere numeri così elevati. Infatti, ad oggi si stima che ci siano circa 50 miliardi di dispositivi connessi ad Internet.

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Questi numeri indicano che siamo esattamente nel periodo di maggiore crescita e stiamo vivendo l’esplosione del fenomeno. L’Internet of Things sta di fatto rivoluzionando il mercato e si stanno creando numerose opportunità di crescita e sviluppo. Il 75% delle aziende sta esplorando il mondo IoT per utilizzarne i concetti nei propri processi. Inoltre, i maggiori gruppi di osservatori hanno evidenziato che le aziende restie all’utilizzo di IoT, o che comunque si adatteranno troppo lentamente a IoT, saranno svantaggiate nella competizione con altre aziende che invece ne sposeranno i concetti.

5.2 Agricoltura 4.0

Quando si parla di agricoltura e tecnologia viene subito da pensare a due mondi completamente opposti ma la realtà è che, in un periodo in cui assistiamo ad una rivoluzione tecnologica senza precedenti, l’uso di

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dispositivi smart17 viene in soccorso di un’agricoltura che necessariamente

deve migliorare sotto tutti i punti di vista. Considerando l’ormai noto aumento della popolazione previsto per il 2050, il settore agricolo deve obbligatoriamente rispondere alle esigenze presenti e future.

Secondo uno studio FAO, l’agricoltura dovrà aumentare la sua produzione del 60%, considerando il lasso di tempo che intercorre dal 2010 al 2050, se vogliamo far fronte alle esigenze di tutta la popolazione globale, senza però intaccare le risorse naturali e senza impattare maggiormente sull’ambiente. Ecco perché sempre più spesso risulta utile affidarci a tecnologie evolute per

17 Smart è un aggettivo usato spesso negli ultimi anni è conferisce gli attributi di evoluto, abile,

veloce, dinamico e con funzionalità avanzate.

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ridurre gli sprechi e massimizzare l’efficienza produttiva della filiera agroalimentare. Un esempio pratico è l’agricoltura di precisione in cui, con l’aiuto di specifici sensori, si riesce ad ottimizzare l’uso di agrofarmaci, fertilizzanti ed acqua.

Attualmente le più comuni applicazioni alle pratiche agricole sono:

• Sistemi di posizionamento ad alta precisione (es. GPS): sono la tecnologia chiave per ottenere sempre maggiore accuratezza durante la guida in campo, offrendo capacità di navigazione e posizionamento in tutti i punti del terreno, in qualsiasi momento e in qualsiasi condizione. I sistemi registrano la posizione del campo utilizzando le coordinate geografiche (latitudine e longitudine) e individuano e guidano i veicoli agricoli all’interno di un campo con una precisione millimetrica.

• Sistemi di guida automatizzati: consentono di prendere in carico attività di guida specifiche come sterzatura automatica, seguendo i bordi del campo e la sovrapposizione dei filari. Queste tecnologie riducono l’errore umano e sono la chiave per una gestione efficace del sito:

✓ I sistemi di guida assistita: mostrano ai conducenti la via da seguire sul campo con l’aiuto di sistemi di navigazione satellitare come il GPS. Ciò consente una guida più accurata ma l’agricoltore deve ancora tenere il volante.

✓ I sistemi di guida automatizzati: prendono il pieno controllo del volante consentendo al guidatore di togliere le mani da questo

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durante i percorsi lungo i filari e la capacità di tenere d’occhio la coltivazione, l’irrigazione o altre attrezzature.

✓ I sistemi di guida intelligenti: forniscono diversi schemi di guida (guidance patterns) in base alla forma del campo e possono essere utilizzati in combinazione con i sistemi di cui sopra.

• Geomapping: utilizzato per produrre mappe che includono il tipo di suolo, i livelli di nutrienti in strati e assegnare tali informazioni ad una particolare posizione del campo.

• Sensori e telerilevamento: raccolgono dati a distanza per valutare il suolo e la salute delle colture (umidità, nutrienti, compattazione, malattie delle colture). I sensori possono essere montati su macchine mobili.

• Tecnologia a velocità variabile (VRT): capacità di adattare i parametri a una macchina per utilizzare, ad esempio, semi o fertilizzante in base alle esatte variazioni nella crescita delle piante, o dei nutrienti del suolo o della tipologia.

Altre applicazioni della tecnologia all’agricoltura del futuro sono l’uso del processo di Big data analytics e l’uso della blockchain per la tracciabilità e rintracciabilità alimentare. In particolare quest’ultimo è, secondo gli addetti ai lavori, dove si intravedono le prospettive più interessanti guardando al futuro. Durante ogni passaggio, dal campo al confezionamento, è possibile raccogliere dati utili a mantenere sotto controllo ogni step del processo di produzione.

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5.3 Blockchain e agrifood

L’uso della tecnologia blockchain nella filiera agroalimentare può aiutare a superare scogli che ad oggi appaiono insormontabili. La blockchain permette ad ogni singolo partecipante della filiera di interagire e verificare tutte le informazioni derivanti da un determinato prodotto, abbassando in maniera sostanziale tutti i costi connessi ad esso.

Si potrà creare una vera e propria carta d’identità digitale di ogni singolo prodotto in modo da risalire in maniera rapida al metodo ed al luogo di coltivazione, al sistema di coltivazione adottato (uso di agrofarmaci e fertilizzanti utilizzati), i processi di trasformazione coinvolti nella realizzazione del prodotto, la quantità di chilometri che il prodotto ha percorso fino ad arrivare al consumatore finale.

Grazie all’impiego della blockchain quindi, i prodotti possono essere monitorati in tempo reale durante tutto il loro percorso di vita attraverso la supply chain.

Questo apporta vantaggi sia ai produttori che ai consumatori in termini di sicurezza alimentare. Al consumatore finale basterà un semplice smartphone per connettersi alla piattaforma e verificare tutti i passaggi che quel determinato prodotto ha subito prima di arrivare sul banco del supermercato. Considerando i dispositivi attuali connessi ad internet è sempre più facile pensare a community virtuali che interagiscono tra di loro.

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Questo permetterà inoltre alle aziende italiane di difendere il Made in Italy dal fenomeno di contraffazione e Italian Sounding 18che ogni anno contribuisce al

mancato guadagno del settore agricolo.

Alcune case history legate all’uso della blockchain nell’agrifood:

▪ FoodChain: Una startup italiana che unisce la passione per il cibo a quella dell’innovazione tecnologica. Attraverso la tecnologia blockchain sono tracciate le materie e i prodotti alimentari lungo tutte le filiere produttive, rendendo i dati fruibili e condivisibili via web e mobile a chiunque intenda consultarli. Attraverso codici univoci applicati ai prodotti, vengono resi disponibili tutti i dati relativi alla filiera di produzione e distribuzione. I codici generati sono Qr Code e Tag NFC/Rfid e si possono raccogliere dati sotto diverse forme e senza limitazioni di dimensioni. Un esempio pratico ne è il “Foodchain for

18 L’Italian Sounding è quel fenomeno che consistente nell’uso di parole così come di immagini,

combinazioni cromatiche (il tricolore), riferimenti geografici, marchi evocativi dell’Italia per

promuovere e commercializzare prodotti, in particolare agroalimentari, che in realtà non sono Made in Italy.

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41 DiSAAA-A

Coffee San Domenico” in collaborazione con Presidio Slow Food; un’isola del Golfo della Guinea dove crescono spontaneamente grandi quantitativi di caffè, e così è nato, il primo processo che porterà alla tracciabilità della prima filiera di caffé certificata.

▪ WINE Blockchain EY: Il progetto è stato sviluppato in collaborazione con la startup EZ LAB e con la Cantina Placido Volpone sita in Ordona (FG) e rappresenta una risposta alla fortissima esigenza di tutela che arriva dal Made in Italy agroalimentare come strumento di difesa della qualità e come soluzione di supporto alla trasparenza del ciclo produttivo. EY Italia ha sviluppato la prima soluzione al mondo per la tracciabilità della filiera di produzione del vino. Il vino è una delle eccellenze italiane ed è tra i prodotti più esportati.

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L’applicazione poggia su di un database che contiene tutti i passaggi che il prodotto percorre: la varietà dei vitigni impiegati, il tipo di trattamenti fitosanitari eseguiti, il metodo di gestione del vigneto e il tipo di vinificazione adoperata. Il database è accessibile al consumatore finale, il quale può verificare in qualsiasi momento, la provenienza del prodotto, le sue caratteristiche organolettiche e allo stesso tempo di mappare ogni singolo processo produttivo garantendo, grazie a queste informazioni, i valori di territorialità, autenticità e qualità del prodotto e più in generale del Made in Italy.

Il consumatore deve semplicemente disporre di un lettore QR Code sul proprio smartphone e leggere il codice presente sull’etichetta del prodotto (la bottiglia). Con questa lettura verrà reindirizzato in una pagina con un servizio che gli permetterà di seguire tutte le fasi che hanno portato il prodotto sulla sua tavola o nel negozio in cui si trova.

▪ Demeter: Progetto tutto italiano e molto ambizioso, l’idea è quella di mettere in contatto diretto il consumatore finale con l’agricoltore. Tramite l’app sarà possibile selezionare la superficie di terra sulla quale saranno coltivati i prodotti prescelti, senza intermediari. Una volta che il terreno avrà prodotto i suoi frutti, sarà poi possibile scegliere se farseli recapitare a casa o andare a ritirarli direttamente di persona. Si costituisce così, una vera e propria comunità che crea e definisce le regole per il rilascio delle certificazioni per un cibo realmente biologico. Un processo dinamico che assicura controllo e qualità in ogni passaggio. La piattaforma funziona attraverso una

Figura 12 - Logo Demeter.

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moneta virtuale basata sulla blockchain di Ethereum19 chiamata “DMT”

con cui ci si potrà acquistare prodotti freschi e locali, entrando direttamente in contatto con gli agricoltori del luogo. Questo sistema garantirà la sicurezza e la trasparenza necessaria per creare e mantenere attiva la community.

Queste appena citate sono solo alcuni dei progetti in essere che riguardano l’applicazione della blockchain alla filiera agroalimentare, ma ce ne sono molte altre: MyStory™ di DNV GL, AgriDigital, OpenSC, POSTI ecc..

Un altro esempio che aiuta a cogliere il potenziale di questa tecnologia è l’adozione da parte di big players del settore come Walmart e Carrefour che con l’ausilio della piattaforma Food Trust di IBM sono riusciti a tracciare e rendere trasparente svariate filiere.

Walmart è entrata nel progetto per aumentare la fiducia da parte dei consumatori circa l’uso di carne suina cinese, in questo modo il consumatore può verificare provenienza, metodo di allevamento, uso di antibiotici ecc… Inoltre è stato adottato anche per la filiera di mango coltivato negli Stati Uniti, siamo passati da circa 7 giorni, per la verifica di tutta la filiera con metodologia classica, a 2,2 secondi con l’utilizzo della tecnologia blockchain.

Per quanto riguarda Carrefour, uno dei principali player della GDO a livello mondiale, ha adottato l’uso della blockchain a cavallo tra il 2017 ed il 2018, in un periodo in cui, a causa di diversi scandali e notizie sulla sicurezza alimentare, la fiducia dei consumatori nei confronti della grande distribuzione e dei loro prodotti era fortemente compromessa.

Carrefour ha iniziato da uno dei suoi prodotti di punta, il “Pollo Filiera Qualità” allevato ad Auverne, tutti i partecipanti alla filiera inseriscono nella

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piattaforma una serie di dati utili a costruire una vera e propria carta d’identità digitale; possiamo riassumere come segue:

• Incubazione: il pulcino nasce in un incubatoio, le informazioni caricate nel portale in questo caso sono la data di nascita del pulcino, in quale incubatoio è nato ed in che data è stato trasferito presso l’allevatore.

• Allevamento: l’allevatore conferma la data di arrivo dei pulcini e la data di partenza verso il luogo di macellazione. In questo passaggio intervengono il veterinario autorizzato e il fornitore di mangimi, il primo certifica il fatto che non sono stati prescritti antibiotici, il secondo fornisce il dettaglio della composizione delle partite consegnate all’allevatore e l’assenza di OGM. Infine la società Certipaq20 certifica

l’autenticità del marchio di qualità Label Rouge21.

• Macellazione e trasformazione: il macello, che si occupa anche del confezionamento, indica identità, numero di lotto, giorno di partenza verso il deposito Carrefour e data di scadenza del pollo.

20 Certipaq è un ente francese preposto alla certificazione dei prodotti alimentari lungo tutta la

filiera, è responsabile di garantire il controllo e la certificazione delle aziende agricole, delle imprese artigianali o industriali che si impegnano in approcci collettivi o individuali di qualità.

21 Label Rouge ( etichetta rossa ) è un segno di garanzia di qualità in Francia.

I prodotti idonei per l'etichetta Rouge sono prodotti alimentari (compresi i frutti di mare) e prodotti agricoli non alimentari e non trasformati come i fiori. Secondo il Ministero dell'agricoltura francese: "L'etichetta rossa certifica che un prodotto ha un insieme specifico di caratteristiche che stabilisce un livello superiore a quello di un prodotto simile".

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• La distribuzione: il deposito Carrefour registra data di arrivo delle partite e quella di consegna presso i punti vendita.

A questo punto i consumatori non devono far altro che scansionare il QR code posto sulla confezione del pollo per conoscere e verificare tutti i passaggi che quel pollo ha seguito prima di entrare nel loro cestino della spesa.

In seguito, sempre nel 2018, Carrefour ha applicato la blockchain anche alle filiere di pomodoro, uova, latte e il formaggio Rocamadour AOC22. Entro il

2022, la blockchain verrà distribuita su tutte le 100 Filiere Qualità di Carrefour in Francia ha affermato Emmanuel Delerm, specialista di gestione progetti presso Carrefour.

5.4 Asimmetria informativa

La modernità e la tecnologia hanno radicalmente modificato la nostra società, le nostre abitudini e i nostri modi di comunicare. Queste rivoluzioni sono riscontrabili anche nei modi di acquisizione delle informazioni. Grazie a

22 L'Appellation d'origine contrôlée (AOC) è un'etichetta ufficiale francese o svizzeradi protezione

della qualità dei prodotti agroalimentari, equivalente alla Denominazione di Origine

Controllata (DOC) in Italia. I prodotti marchiati AOC sono prodotti tradizionali, legati al loro luogo d'origine o ad un sapere locale.

(46)

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social network, mass media, computer e smartphone le informazioni, almeno quelle pubbliche, sono ad immediata disposizione dei consumatori. Ogni azione umana contribuisce a generare informazioni che possono essere di estrema utilità per altri soggetti, basti pensare alle azioni quotidiane che compiamo (spesa al supermercato, acquisti online, ecc…) ed anche a come queste esprimano le nostre preferenze e come queste preferenze siano utilizzate dagli operatori economici: per lanciare nuovi prodotti; per valutare la reattività del mercato; o per sfruttare il vantaggio informativo al fine di ottenere una posizione di leadership rispetto agli altri. Maggiore è l’informazione e migliore sarà il mercato; ma non è possibile attribuire a priori un valore all’informazione in quanto, se considerato come asset, ossia come un bene economico che genera valore, il suo valore sarà ignoto fino a quando l’informazione non sarà conosciuta. L’informazione, come bene economico è caratterizzata da:

non escludibilità: non è possibile escludere terzi dal “consumo”

dell’informazione.

non rivalità: l’utilizzo dell’informazione da parte di un soggetto

non influisce sull'utilizzo della stessa informazione da parte di un altro soggetto.

non consumabilità: la diffusione dell’informazione non logora il

valore della stessa.

Purtroppo, solamente in un mondo utopico esiste una perfetta condivisione di informazione tra le parti; nella realtà, invece, i venditori agiscono in maniera

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