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Interest rate risk nel banking book: un'analisi della gestione del rischio di tasso negli shock scenarios

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Academic year: 2021

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Interest Rate Risk nel banking book:

un’analisi della gestione del rischio di

tasso negli shock scenarios

Laureando: Tommaso Moro

Numero di matricola: 989076

Economia e Finanza Università Ca’ Foscari – Venezia

Anno accademico: 2016-2017

Relatore: Andrea Giacomelli

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INDICE

1. INTRODUZIONE

2. IL RISCHIO DI TASSO E LE SUE METRICHE

• PERIMETRO D’AZIONE

• TIPOLOGIE DI INTEREST RATE RISK

LE MISURE DI RISCHIO

3.

LA REGOLAMENTAZIONE EUROPEA

DELL’INTEREST RATE RISK

• PREMESSE

• ECONOMIC VALUE OF EQUITY

• NET INTEREST INCOME

• COSTRUZIONE DEL MARGINE DI INTERESSE

• SCENARI DI SHOCK

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• PILLAR I PROPOSAL

4. ANALISI EMPIRICHE

• STUDIO SUI PERCENTILI

• NII SENSITIVITY NELL’APPLICAZIONE DEGLI SCENARI

5. STRUMENTI CON OPZIONALITÁ

• NON-MATURING DEPOSITS

• ALTRI TIPI DI BEHAVIOURAL OPTIONS

• AUTOMATIC INTEREST RATE OPTIONS

• CALCOLO DELLA MISURA DI RISCHIO EVE

6. CONCLUSIONE

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1. INTRODUZIONE

L’Interest Rate Risk è un rischio fondamentale da considerare per gli intermediari finanziari, che ha assunto sempre una maggiore importanza negli ultimi anni e che determina cambiamenti nel valore di tutte le poste rilevanti delle banche. Le attività e le passività di una banca sono costituite da prodotti che, per loro natura, sono sensibili alle variazioni dei tassi d’interesse, sia dal punto di vista del capitale nozionale sia dei flussi intermedi generati. Per capire bene questa tipologia di rischio, è bene definire subito che cosa si intende per attività bancaria. La raccolta di risparmio tra il pubblico e l'esercizio del credito costituiscono l'attività bancaria1. Come si evince dall’articolo del T.U.B. riportato sopra, una banca commerciale raccoglie depositi ed eroga prestiti. La prima operazione avviene tipicamente nel breve termine, molto spesso sotto forma di sight deposit2, dove è prevista contrattualmente la facoltà 1 Articolo 11 – Testo Unico Bancario

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per il correntista di prelevare senza alcun preavviso qualsiasi importo fino al raggiungimento dell’intera somma depositata. L’esercizio del credito, invece, viene frequentemente praticato sul lungo termine. La data di estinzione, solitamente, viene fissata lontana nel tempo per poter incontrare gli interessi di entrambe le parti: il cliente, molto più spesso di tipo retail o corporate, si impegna ad estinguere il debito contratto attraverso il pagamento frazionato su diversi anni, poiché non dispone subito della somma necessaria ai suoi scopi; il finanziatore, da parte sua, incrementa la sua redditività applicando un tasso d’interesse, dato che risulta esposto al rischio per una certa durata di tempo. L’attività di raccolta a breve ed erogazione a lungo termine prende il nome di trasformazione delle scadenze. Tale strategia genera un mismatch delle scadenze tra le poste attive e passive, e ciò rappresenta un fattore di rischiosità fondamentale nella gestione bancaria. Questo rischio è determinato dallo sfasamento nelle date e dallo sbilanciamento negli importi delle attività e delle passività detenute, le quali, a seguito di una variazione riscontrata nei tassi di mercato, impattano sulla formazione del margine d’interesse e sul valore del patrimonio netto. Da sottolineare, inoltre, è la presenza di una stretta connessione con il Liquidity Risk, poiché sono le stesse aspettative dei tassi futuri a guidare

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le scelte sulle modalità di funding necessarie a colmare il fabbisogno di liquidità. Ad esempio, se vi sono aspettative di ribasso dei tassi, risulterà conveniente impostare una strategia di roll-over di finanziamenti a breve termine; se, invece, si hanno attese rialziste, la provvista sarà strutturata a più lungo termine al fine di sfruttare la temporanea situazione favorevole. Nel corpo centrale dell’elaborato viene effettuata un’analisi sulle curve di mercato, mostrandone le distribuzioni per diverse currencies e su diversi orizzonti temporali di riferimento, e mettendole a confronto con gli scenari di shock più frequentemente adottati. In tal modo è stato possibile osservare il quantile occupato dallo scenario simulato e apprezzarne così il grado di severity nel tempo. Lo studio appare di notevole significato soprattutto a fronte di una situazione di mercato che vede da oltre 2 anni il perdurare di tassi negativi sullo short/medium term. Questo evento ha comportato una notevole modifica nelle strategie e nella redditività degli intermediari, che hanno dovuto affrontare una situazione mai vista prima. Inoltre, parallelamente è stato effettuato un approfondimento sul Net Interest Income applicato ad un reale contesto bancario, in cui si è potuto valutare la diversa sensitivity degli strumenti finanziari all’interno del bilancio.

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Infine, nell’ultimo capitolo, si sono esaminati nel dettaglio quei prodotti finanziari che possiedono opzionalità legate a specifici modelli comportamentali. Queste tipologie di strumenti, come i Non-Maturing Deposits e i Prepayment Loans, possiedono un impatto rilevante nel calcolo delle metriche di rischio. I depositi a vista, da contratto, consentono al titolare di prelevare ad ogni momento l’intera somma depositata senza alcun tipo di preavviso; a tal proposito, le banche studiano e sviluppano modelli comportamentali che forniscano utili indicazioni sulle variazioni di volume di questa importante fonte di funding a fronte di determinati scenari di mercato. I Prepayment Loans, invece, sono quei prestiti che vengono rimborsati anticipatamente rispetto alla scadenza, con o senza il pagamento di una penale, e che anch’essi necessitano di uno studio sul comportamento dei soggetti prenditori di fondi. Dato per esempio un insieme di mutui a tasso fisso erogati in una determinata valuta, e stabilita una diminuzione della curva dei tassi in quella valuta pari a -200bps, verosimilmente sarà ragionevole aspettarsi un aumento dei rimborsi, dovuto proprio dal fatto che i clienti avranno convenienza ad estinguere in anticipo il proprio mutuo beneficiando cosí dell’abbassamento dei tassi.

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Risulterà pertanto fondamentale per un intermediario valutare correttamente il rischio d’interesse al quale è esposto, al fine di poter formulare la migliore strategia e massimizzarne i benefici.

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2. IL RISCHIO DI TASSO E LE SUE METRICHE

PERIMETRO D’AZIONE

Nell’analisi del rischio di tasso, occorre fare una premessa riguardo al perimetro da considerare. A tal proposito, si determina una prima e fondamentale distinzione nell’universo degli attivi bancari: “Si definisce Trading Book il portafoglio di negoziazione costituito da strumenti finanziari detenuti con finalità di trading per conto di clienti, di profitto derivante dal differenziale tra il prezzo bid e il prezzo ask (c.d. bid-ask spread), o di copertura verso diverse tipologie di rischio”. Pertanto, il portafoglio di trading contiene al suo interno quell’insieme di attività non possedute con lo scopo del mantenimento fino alla scadenza. I titoli di tale portafoglio devono sempre essere prontamente liquidabili, ed i guadagni e le perdite da esso generati sono registrati giornalmente sulla base del cambiamento dei prezzi di mercato. L’elevato grado di leverage impiegato può essere fonte di rilevanti perdite. Di conseguenza, viene identificato come Banking Book tutto ciò che non fa parte del Trading book.

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Questa categoria costituisce la fetta di maggiore importanza per importi e volumi di una banca e contiene molteplici prodotti al suo interno tra i quali, per citarne alcuni, gli impieghi in prestiti e le partecipazioni di natura strategica o verso controparti con le quali è in essere una relazione di lungo periodo. Seguendo la classificazione dettata dall’IFRS 9, il banking book è suddivisibile in 3 sotto-categorie: 1. Available for Sale (AFS): ne fanno parte gli strumenti finanziari detenuti per la vendita. Questi financial assets sono valutati al fair-value, e i cambiamenti nel prezzo hanno un diretto impatto sull’Equity. Interessi, perdite durevoli di valore3 e guadagni o perdite generati dal cambio valuta sono mutamenti che coinvolgono questi strumenti, ma che non hanno effetti sul capitale. 2. Loans & Receivables (L&R): in tale gruppo sono ricompresi gli strumenti che rappresentano finanziamenti, crediti e/o titoli obbligazionari non quotati su un mercato attivo con flussi di pagamenti fissi o comunque determinabili. Sono valutati contabilmente al costo ammortizzato. 3. Held-to-Maturity (HTM): si fa riferimento ai titoli detenuti fino alla scadenza, volendo intendere tutti quei financial assets con

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pagamenti fissi o comunque determinabili, il cui scopo non è la cessione anticipata prima del termine naturale del contratto. Anch’essi vengono trascritti a bilancio al costo ammortizzato. Stabilita questa distinzione tra i differenti financial assets, gli studi svolti nel presente testo faranno riferimento al solo banking book, sia perché è la stessa autorità di controllo ad aver disposto una specifica regolamentazione sul solo portafoglio bancario, ma anche perché i prodotti del trading book, per loro natura, sono caratterizzati da volumi ridotti e volatilità elevata. Spesso può accadere che, soprattutto in una realtà di grandi dimensioni e di forte complessità, appaia irrealistico e notevolmente time-consuming compiere un monitoraggio continuo del rischio di ogni singola società all’interno di un gruppo bancario. Di conseguenza, solitamente viene stabilito un criterio di materialità attraverso cui selezionare le società controllate di maggiore rilevanza ed importanza all’interno del perimetro, che, nell’insieme, costituiscono già la maggiore parte di esposizione a livello consolidato. Un esempio concreto di criterio adottato per discriminare le società ritenute materiali ai fini dell’esposizione al rischio di tasso, è rappresentato dallo 0,2% degli Interest Rate Sensitive Assets:

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“Una legal entity, appartenente ad un gruppo bancario operante su larga scala, viene considerata materiale a livello di rischio di tasso d’interesse se l’ammontare totale dei suoi assets giudicati sensibili alle fluttuazioni dei tassi risulta maggiore o uguale allo 0.2% del totale degli IRSA4 dell’intero gruppo” La soglia di materialità risulta idonea se le società scelte come ‘significant’ riescono a catturare complessivamente il 92-95% dei Sensitive Assets totali di gruppo. Detto ciò, si apre il quesito su quali poste possano essere considerate sensitive e quali non-sensitive. Secondo la disciplina emanata dall’European Banking Authority, ai fini di Interest Rate, vengono esclusi tutti gli assets non dedotti dal Common Equity Tier 1 (CET1), come le partecipazioni detenute o le immobilizzazioni non finanziarie. Consideriamo come esempio esplicativo l’universo dei mutui erogati dalla banca. I mutui a tasso fisso5 risultano sensitive poiché il present value viene determinato dal tasso di attualizzazione utilizzato e, pertanto, al variare del discounting rate si modificherà di conseguenza anche il valore del mutuo. 4 Interest Rate Sensitive Assets

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I mutui a tasso variabile6 sono anch’essi sensitive per definizione, sia dal punto di vista del tasso di attualizzazione impiegato sia dal punto di vista dei cash flows generati, i quali risultano indicizzati in ogni fixing date sulla base del tasso di riferimento osservato sul mercato. Non viene considerato, per il calcolo dell’esposizione, il Free Equity, calcolato come differenza tra l’Equity con altre Non-Interest Bearing Liabilities e l’ammontare totale dei Non Interest Earning Assets. Le attività definite insensibili sono quindi composte da: partecipazioni al capitale di terzi (equity instruments), immobilizzazioni materiali e immateriali (property, plant and equipment – intangible assets), attività fiscali differite (deferred tax assets) ed altre tipologie di attività non rientranti nelle categorie precedenti, come le riserve di oro o di altri metalli preziosi (other assets). Fanno parte, invece, delle passività insensibili: le passività fiscali (tax liabilities), altre passività tra cui le emissioni di garanzie finanziarie deteriorate (other liabilities), e gli accantonamenti effettuati (provisions). Tutte queste poste, insieme al capitale proprio, non generano un incremento del rischio al quale l’istituto di credito è esposto. 6 floating loans

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TIPOLOGIE DI INTEREST RATE RISK

Una volta che è stato definito quindi il perimetro di azione su cui impatta il rischio di tasso d’interesse, si introducono le categorie in cui esso risulta suddivisibile: • Il Gap Risk è un rischio che si riferisce al cambiamento dei prezzi degli strumenti nel corso del tempo connesso al movimento dei tassi, e si genera dalla struttura a termine degli strumenti finanziari all’interno del banking book. Dal momento che le date di revisione dei tassi sono tutte diverse tra loro, il rischio per una banca aumenta quando il tasso d’interesse corrisposto sulle passività cresce prima che faccia altrettanto il tasso ricevuto sulle attività, oppure che il tasso ricevuto sugli assets diminuisca prima di quello pagato sulle liabilities. Questo può comportare per le banche periodi in cui i margini sull’interesse siano minimi o negativi, ed anche cambiamenti sfavorevoli nell’Economic value delle poste finanziarie. L’impatto di tale rischio è differente a seconda che le variazioni occorse risultino di pari entità su tutta la struttura a termine dei tassi d’interesse (parallel risk) oppure di differente entità tra i diversi periodi temporali (non-parallel risk). Quest’ultimo caso invalida gli hedging ratios tra strumenti che si rivalutano in scadenze diverse.

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• Il Basis Risk descrive l’impatto di cambiamenti nei tassi d’interesse sui prodotti finanziari che possiedono una durata simile ma che vengono prezzati attraverso differenti curve dei tassi d’interesse (reference rate basis risk), diversa durata ma con la stessa curva di riferimento (tenor basis risk), oppure ancora che hanno la stessa durata e le stesse curve di riferimento ma che sono espressi in differenti valute (currency basis risk). Esso si manifesta tipicamente quando due investimenti con segno opposto in una strategia di copertura subiscono delle variazioni di prezzo non perfettamente equivalenti. Questa imperfetta correlazione tra i due investimenti crea i presupposti per un eccesso di guadagno o di perdita rispetto a quanto preventivato dalla strategia di hedging, aggiungendo pertanto rischio alla posizione. • L’Option Risk, per ultimo, attiene invece a quella componente di rischio derivante da posizioni in opzioni o da elementi di opzionalità presenti negli assets, nelle liabilities o negli strumenti fuori bilancio di una banca, dove quest’ultima detiene la possibilità di modificare il volume ed il timing dei suoi flussi di cassa. Ciò implica una potenziale risposta non-lineare al cambiamento dei tassi.

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Molti prodotti con opzionalità incorporate risultano assai difficili da valutare data l’intenzione di detenerli sino alla scadenza (Held-to-maturity nature), o la mancanza di mercati che effettuino compravendite di strumenti con opzioni analoghe. Tale rischio può essere scisso in automatic option risk e behavioural option risk. Il primo si genera direttamente dalle caratteristiche stesse del prodotto stand-alone, le quali si modificano in maniera aurtomatica al raggiungimento di una prefissata condizione; un esempio di uno strumento rientrante all’interno di tale categoria è un “capped-rate loan”, in cui un prestito a tasso variabile si tramuta in uno a tasso fisso per tutta la durata residua quando il market rate raggiunge un livello massimo stabilito nel contratto. Il behavioural option risk, invece, si genera da un comportamento del cliente in risposta alle condizioni di mercato, come un diritto di estinzione anticipata del prestito o di prelievo anticipato di un deposito a termine. In questo cluster, le determinanti non sono riconducibili soltanto a fattori di rischio tasso ma anche a fattori sociali e demografici propri della clientela considerata. Tutti e tre le tipologie di rischio hanno un impatto potenziale sulla determinazione futura dei flussi finanziari della banca.

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LE MISURE DI RISCHIO

Il monitoraggio dell’esposizione avviene attraverso la valutazione ed il calcolo di due principali metriche. L’Economic Value of Equity7misura il cambiamento di valore dei prodotti finanziari a seguito di prestabiliti movimenti nelle strutture a termine dei tassi d’interesse. Essa consiste nel calcolo della sensitivity del Tier1 in risposta alle variazioni dei tassi nell’ipotesi in cui si verifichino determinati scenari. Il grado di sensibilità è calcolato come differenza tra le poste dell’attivo e del passivo sotto le specifiche condizioni assunte. La seconda metrica monitorata è il Net Interest Income8. Esso è traducibile come margine d’interesse e viene calcolato come differenza tra gli interessi attivi e gli interessi passivi generati dagli strumenti finanziari in bilancio all’interno di un orizzonte temporale lungo 12 mesi. Entrambe queste misure possono risultare di difficile trattamento all’interno delle strategie di copertura, dato che generalmente uno scenario di rialzo dei tassi provoca un effetto positivo sul Net Interest Income ma negativo sull’Economic Value. 7 noto con la sigla EVE o EV 8 noto con la sigla NII

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Infatti, se si registra per esempio uno shock di +100bps, l’EV diminuisce. Questo perché la maggior parte dei mutui erogati sono a tasso fisso e su lunghe scadenze, per cui il present value del singolo cash flow considerato diminuirà all’aumentare del tasso di attualizzazione e della distanza nel tempo, provocando un complessivo DEV negativo. Per bilanciare tale decremento, la banca potrebbe negoziare un Interest Rate Swap in cui riceve il variabile e paga il fisso, cosí da riequilibrarne la sensitività. Tuttavia, tale strategia di copertura altro non fa che aumentare il valore del NII, a causa del più ristretto orizzonte temporale. Aumentando infatti l’esposizione in flussi floating, e avendo questi una revisione del tasso nel breve termine, il nuovo flusso riprezzato dopo lo shock entra nell’orizzonte temporale del NII, aumentandone il delta rispetto allo scenario di partenza. A voler essere più chiari, un flusso fixed risulta sensitive ai fini NII, tuttavia nell’anno non si modifica proprio perché fisso e non ha impatto quindi sul DNII; se il flusso diventa invece variabile e la sua repricing date9 avviene in meno di 12 mesi, esso contribuisce a far variare la metrica tra il base e lo stressed scenario. Pertanto, notevole attenzione va dedicata alle strategie di hedging, che se non risultano calibrate adeguatamente possono incrementare il rischio ed ottenere un effetto inverso rispetto a quello desiderato.

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3. LA REGOLAMENTAZIONE EUROPEA

DELL’INTEREST RATE RISK

PREMESSE

Prima di illustrare la disciplina europea sul trattamento dell’Interest Rate Risk all’interno del banking book, è doveroso fare un breve focus sul tasso, che cosa lo compone e i fattori che lo determinano. Il tasso d’interesse costituisce un parametro fondamentale nella determinazione della redditività presente e futura di una banca, e si caratterizza come variabile aleatoria nel tempo. Esso indica l’ammontare di interesse dovuto in un fissato periodo di tempo, espresso come percentuale annua della somma prestata, presa in prestito o depositata. L’interesse dunque corrisposto dipende direttamente dal valore del capitale prestato, dal tasso applicato, dalla frequenza dei pagamenti e dalla durata dell’operazione. Nel contesto bancario, occorre specificare che il c.d. customer rate applicato al cliente risulta suddivisibile in 5 diverse componenti: - Il Market Rate (Real Risk free rate) è il tasso privo di rischio osservato sul mercato, che è il riflesso della remunerazione legata soltanto al trascorrere del tempo tra l’inizio e la fine dell’investimento.

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- L’Expected Inflation riflette l’aspettativa di mercato sulla crescita dei prezzi. Se entro la scadenza contrattuale del finanziamento erogato sono attese pressioni inflattive, il tasso applicato dovrà riflettere anche tali aspettative poiché il futuro potere d’acquisto della moneta sarà ridotto dall’effetto dell’inflazione. - Il Default-Risk Premium è quella parte di spread che riflette il merito creditizio della controparte e la probabilità che riscontri difficoltà nel rimborso della somma - Il Liquidity Premium riflette invece la liquidità dell’investimento. Questa componente è presente spesso nei titoli di emissione, poiché è evidente che se l’investimento è poco liquido, ossia risulta difficile scambiarlo sul mercato in cambio di denaro, è più alta la probabilità di doverlo svalutare per completare la vendita - Il Maturity Premium. A parità di tutti gli altri fattori, un’obbligazione sarà più esposta al rischio di fluttuazioni sfavorevoli dei tassi quanto più lontana risulterà essere la scadenza dello strumento. Il tasso totale applicato al prenditore di fondi su un prestito è tipicamente composto dal base rate che riflette le dinamiche di mercato, e da un margine commerciale che invece è espressione delle rischiosità proprie

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della singola controparte e che può ricomprendere le ultime 4 componenti elencate sopra. Variazione dei tassi di mercato, pertanto, modificano il tasso base applicato dalla banca e, conseguentemente, hanno un impatto sulla formazione del margine d’interesse e sul valore del patrimonio netto. A seconda della metrica calcolata, vengono effettuate differenti assunzioni sullo sviluppo della struttura di bilancio considerata: • Run-off profile: non viene compiuta alcuna assunzione specifica, e le attività e le passività esistenti non vengono sostituite alla scadenza. Il profilo di rischio riflette quindi solamente le posizioni già presenti in bilancio alla cut-off date • Constant Balance sheet: le attività e le passività sono sostituite alla scadenza con prodotti simili, cosí da lasciare invariata la composizione e il volume del bilancio. Specifiche ipotesi sottostanti al nuovo ciclo di business vengono formulate: - I titoli e le transazioni interbancarie vengono inseriti con le medesime caratteristiche degli strumenti giunti in scadenza; Figura 3.1: Interest rate components

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sui prodotti a tasso fisso, viene effettuata una copertura a 3 mesi. Le coperture su tutte le posizioni in scadenza vengono lasciate scadere. - I prodotti commerciali sono mappati in relazione alle caratteristiche contrattuali, sulla base della maturity, della tipologia di tasso applicato (se fisso o variabile), della valuta e del parametro di indicizzazione. I prodotti a tasso fisso sono coperti attraverso un Interest Rate Swap in cui la gamba floating risulta indicizzata a 3 mesi. - Gli strumenti a vista sono modellizzati con un bullet model10 per la parte valutata come core; la parte residuale non-core è inserita nelle fasce temporali a breve termine entro i 30 giorni. - I Non-Performing Loans si adattano al profilo dei flussi generati da uno zero-coupon loan, senza cedole intermedie e quindi interessi. • Dynamic Balance sheet: gli sviluppi futuri dell’attività bancaria e degli investimenti vengono simulati allo scopo di esaminarne le dinamiche in uno stress test. In un contesto come quello attuale di tassi negativi sul mercato a breve termine, è utile analizzare il possibile trattamento per gli istituti di credito degli strumenti indicizzati ad un tasso variabile.

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Le modalità di approccio che contraddistinguono l’universo bancario sono illustrate nella tabella sottostante: Figura 3.2: Tabella dei floor applicati al tasso Lo scenario S1 prevede l’applicazione di un floor pari a 0 sul market rate, garantendo in tal modo un tasso finale sicuramente positivo che viene determinato dallo spread associato. S1 floor rate = max (rs; rm+rs)

dove: rs = customer spread; rm= market rate

L’approccio S2 applica il floor a 0 sul total rate, che non può mai diventare negativo: ciò significa che, ad esempio, l’intermediario finanziario in qualità di finanziatore non dovrà pagare il suo cliente se il base rate negativo risultasse maggiore dello spread applicato.

Scenario Explanation Reference rate

Margin Client rate

S1 The reference rate itself is floored to zero, in case of it's negative then the client rate equals the margin

S2

The reference rate can be negative, but the all-in client rate is floored to zero.

E.g. even if margin couldn't cover the negative base rate, we wouldn't pay interest to the clients on loans S3 Both the reference rate and the all-in client rate can be

negative (usually applied on interbank business)

0

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S2 floor rate = max(0; rm+rs) Infine, lo scenario S3 non prevede alcun floor e, di conseguenza, il base rate negativo può generare un tasso complessivo applicato al cliente del medesimo segno. S3 floor rate = rm+rs Ad esprimersi su quale approccio possa applicarsi alle diverse tipologie di clienti e di prodotti ci hanno pensato le diverse autorità competenti dei singoli stati. In Italia, come avviene in molti altri paesi europei, la clientela retail risulta maggiormente tutelata sotto questo punto di vista, risultando di fatto vietata la possibilità per l’intermediario di applicare un floor sul base rate e permettendo di conseguenza il solo approccio di tipo S2. Dopo aver illustrato i concetti di fondo legati al mondo del tasso d’interesse, si procede adesso ad illustrare le principali metriche per valutare la rischiosità della banca alle fluttuazioni di questo parametro di mercato: l’Economic Value e il Net Interest Income. Significatività assume il concetto di sensitivity, ossia il cambiamento occorso nella metrica considerata tra lo scenario di base e quello stressato. La sensitivity di 1 basis point permette di apprezzare la

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sensibilità delle poste bancarie per l’effetto di uno scostamento minimo nelle condizioni di mercato.

ECONOMIC VALUE OF EQUITY -

D

EV

Il DEV misura il modo in cui la variazione nei tassi d’interesse impatta sul valore economico delle attività, delle passività e degli strumenti fuori bilancio, producendo quindi un cambiamento nel valore dell’Equity bancario. La misurazione dell’impatto dei movimenti nei tassi sull’Economic Value rappresenta uno studio affidabile dei potenziali effetti sulle esposizioni bancarie a lungo termine e costituisce un aspetto cruciale per le strategie e l’adeguato livello di capitalizzazione futuro. Per quanto concerne tale metrica, si devono porre alcune assunzioni: - Si deve escludere il capitale proprio dal calcolo del livello di esposizione. - Si devono includere tutti i flussi di cassa generati dalle poste attive, passive e fuori bilancio sensibili ai tassi d’interesse. Deve essere comunicato ai fini di trasparenza, in adeguamento al Pillar III, l’inclusione o l’esclusione dei commercial margins e di altri componenti di spread nei cash flows.

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Solitamente, il margine commerciale non viene considerato poiché componente fissa parte del credit spread e quindi dipendente dal grado di rischiosità della controparte. Non a caso, l’attività di hedging viene tipicamente effettuata solo sui volumi direttamente determinati dal market rate; la scelta di escludere la componente di ricarico commerciale viene motivata dal fatto che verrebbe gonfiata artificiosamente la sensibilità dello strumento alle variazioni dei tassi. - I flussi di cassa devono essere attualizzati usando un tasso risk-free stand-alone o comprensivo di commercial margin e altre componenti di spread, solo se questi sono stati precedentemente inclusi nei flussi. - La metrica viene calcolata con l’ipotesi di un bilancio di tipo run-off Le misure di Basis Point Value Sensitivity +1bp (BP01) e di Basis Point Value Sensitivity +1bp per time-bucket (BP01 per bucket) sono calcolate come cambiamento nel valore attuale delle posizioni sensibili ai tassi generato da uno shock istantaneo di 1 punto base lungo tutta la curva. La somma delle sensitività in tutti gli intervalli temporali della curva costituisce il BP01. Per volere del regolatore europeo, oltre alla BP01 sensitivity, deve essere misurato anche il cambiamento dell’Economic Value risultante da shock standardizzati, fissati per valutare il comportamento delle poste rispetto a

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movimenti più o meno marcati dei tassi, attraverso lo sviluppo di 6 specifici scenari. In aggiunta, occorre menzionare che le posizioni che possiedono un’opzionalità connessa ai tassi d’interesse, dipendono anche dalla volatilità implicita della curva dei tassi sottostante; attraverso l’indicatore Vega risulta possibile misurare la sensitività del prezzo dell’opzione incorporata nello strumento alla volatilità dell’attività sottostante: tale metodologia, applicata al contesto bancario, consente di imporre uno shock dell’1% sulla volatilità implicita dei tassi lungo tutti i buckets. Concetto correlato al calcolo dell’Economic Value of Equity risulta essere quello di duration. Essa è definita come media aritmetica delle scadenze dei flussi di cassa associati ad uno strumento finanziario, dove ciascuna scadenza è ponderata per il rapporto fra il valore attuale del flusso associato a quella stessa scadenza ed il prezzo dello strumento. Un’estensione di questa formula, che riveste importanza nel presente contesto d’analisi, riguarda la duration modificata, attraverso cui si esprime la sensibilità dello strumento alle variazioni dei tassi di mercato.

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E’ proprio attraverso tale formula che risulta possibile ricavare l’entità degli scenari applicati sul portafoglio bancario.

NET INTEREST INCOME -

D

NII

La variabilità dei profitti è un’importante misura di analisi dei tassi d’interesse, perché una riduzione sostanziale degli stessi può rappresentare una seria minaccia per i livelli di adeguatezza patrimoniale di cui una banca deve dotarsi. Attraverso il computo del Net Interest Income viene definito il totale del margine d’interesse nella finestra temporale di 1 anno, e l’effetto dello scenario applicato si misura come differenza tra i due valori NII nella situazione attuale e in quella di shock. Il calcolo del DNII, noto anche come NII sensitivity, si deve fondare sulle seguenti assunzioni: - Si devono includere i flussi di cassa attesi comprensivi anche di commercial margin e di altre componenti di spread, generati da tutte le poste attive, passive e fuori bilancio sensibili ai tassi d’interesse

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- Il delta viene calcolato sotto l’ipotesi di un bilancio costante, dove i flussi di cassa in scadenza vengono rimpiazzati da nuovi flussi con le medesime caratteristiche in termini di volume, periodo di revisione dei tassi e componenti di spread applicati. - Si rappresenta come differenza nel futuro margine di interesse all’interno di un orizzonte temporale di 12 mesi. Per l’Economic Value, invece, il periodo preso in considerazione risultava indefinito poiché erano tutti i futuri flussi di cassa generati dagli strumenti ad essere attualizzati e, quindi, portati al present value. La repricing gap analysis è lo strumento attraverso cui viene calcolato il rischio di tasso d’interesse sul NII. Il profilo della repricing gap è definito come il valore nozionale che si revisiona all’interno di un certo time-bucket; tale profilo netto, costituito dagli assets meno le liabilities, viene aggiustato con i flussi di cassa incassati e pagati sugli strumenti derivati. Le diverse valute vengono aggregate e rappresentate in Euro Equivalent. I flussi generati da prodotti a tasso fisso sono rappresentati alla data in cui contrattualmente si manifestano, mentre quelli a tasso variabile alla prima data di revisione dei tassi11; nel caso in cui vi sia associata un’opzione puttable/callable, il flusso di cassa è allocato nel periodo temporale corrispondente alla prima data di rimborso. 11 refixing date

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Nel caso lo strumento, invece, sia di tipo forward-starting, dovranno essere rappresentati entrambi i flussi di diverso segno, sia quello iniziale sia quello alla scadenza o alla data di riprezzamento. Infine, per i derivati si sfrutta la metodologia a doppia entrata: prendendo come esempio il più comune Interest Rate Swap, l’incasso della cedola a tasso variabile risulterà negli assets, ed il pagamento della cedola fissa nelle liabilities.

COSTRUZIONE DEL MARGINE D’INTERESSE

L’approccio a building blocks per ricavare il Net Interest Income si fonda sui flussi aggregati degli assets e delle liabilities per i 19 periodi temporali presi a riferimento. L’impatto dei cambiamenti dei tassi su tale metrica reddituale si calcola ponendo a confronto l’NII nello scenario baseline con il valore in uno scenario di shock, ottenendo quindi un DNII. Come già menzionato, i cash flows delle poste finanziarie vengono rinnovate alla scadenza, secondo l’assunzione di un constant balance sheet. Il flusso totale in una certa fascia temporale può essere composto da numerose posizioni di diverso segno con differenti scadenze, in cui il tasso si revisiona in quello specifico bucket.

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Per uno scenario parallelo, l’indicizzazione del tasso non costituisce un fattore che incide sulla metrica, dal momento che la curva subisce uno shock indistintamente su ogni periodo. In aggiunta, la variazione del tasso forward sarà pari a quella applicata al tasso di sconto; quindi, a queste condizioni, diventa irrilevante a quale tasso una posizione si rivaluterà per l’analisi del DNII. Questo perchè il delta è una differenza tra due contesti, e l’unica variabile che muta è la magnitudo dello shock. Si considera un flusso di cassa di importo pari ad A, generato da un asset, che si rivaluta al tempo t. Fino al tempo t, l’asset produrrà un rendimento al tasso

R

t. Trascorso t, lo strumento avrà un rendimento pari al tasso forward tra t e T. Se l’orizzonte temporale di riferimento termina in T, è indifferente se il flusso si riprezza ripetutamente fino alla fine, oppure se si rivaluta una volta sola. Usando il forward rate composto continuamente, l’utile da interesse incassato sul flusso di importo A per il periodo t-T sarà: in cui

R

t corrisponde al tasso nel periodo tra 0 e T. Il termine “-1” tra le parentesi serve per sottrarre il flusso A, cosí che rimanga soltanto il margine d’interesse incassato nel periodo t-T.

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Attualizzandone il risultato, si ottiene: Dato che al margine d’interesse si esercitano solamente shock paralleli, la magnitudo applicata ai tassi forward sarà della stessa entità di quella relativa alla curva dei tassi. Cosí, quando si manifesta uno shock parallelo DR, il tasso riconosciuto dall’asset dopo essersi riprezzato sarà il forward rate nel periodo compreso tra t e T più la magnitudo di importo DR; questo nuovo rendimento continuerà ad essere in uso fino all’orizzonte di calcolo T. Dopo aver inserito il fattore di shock nell’espressione,

Rt

à

Rt +DR

, il present value degli interessi incassati sull’asset diventa: e utilizzando le seguenti approssimazioni: la formula diventa: Sulla base dei risultati precedentemente ottenuti, l’espressione per il cambiamento nel valore attuale del NII applicando uno shock parallelo DR diventa:

(33)

Riscrivendo i fattori di sconto, si ha:

che corrisponde a

–DNII

gi,c

L’interpretazione di tale formula è evidente. Se il flusso di cassa si rivaluta in t = 0, allora fino a T l’impatto dello shock

DR

sarà A.

DR

.T12 Il valore attualizzato sarà A.

DR

.T.DFT Dal momento che il cash flow si riprezza in t, l’effetto complessivo sul NII verrà corretto dall’impatto sul periodo 0-t, dal momento che l’interesse in tale periodo non è coinvolto nel cambiamento dei tassi. L’impatto risulterà pari a A.

DR

.t, e il valore attuale sarà A.

DR

.t.DFt. Sottraendo questo risultato all’impatto sull’intero periodo 0-T, si ricava il cambiamento sul present value del NII. La maggior parte delle banche commerciali tendono a fondarsi soprattutto su questa metrica reddituale per la gestione interna del 12 Il volume dell’asset A moltiplicato per l’impatto dello shock DR per il tempo T

(34)

rischio, mentre invece il regolatore europeo risulta più attento all’indicatore patrimoniale come benchmark ai fini dell’adeguatezza patrimoniale e la sua comparabilità tra gli istituti di credito. L’European Banking Authority, infatti, ha fissato un criterio di adeguatezza patrimoniale sulla base dell’Economic Value, in vigore dal 2018: “per una banca precedentemente identificata come rilevante, il ∆EVE sottoposto al peggiore tra gli shock scenarios calcolati (200 bps) non deve eccedere il 15% del suo Tier1.” Questa soglia stringente ha lo scopo di costituire una dotazione di capitale sufficiente a coprire le perdite derivanti da un improvviso e consistente shock parallelo sulla curva dei tassi, ed è utile ad identificate potenziali anomalie nell’istituto. Tuttavia risulta cruciale la combinazione congiunta di entrambe le misure nella valutazione dell’esposizione: se infatti si procede a minimizzare l’EV sensitivity, puntando al matching delle attività con le passività oltre il breve termine, si incrementa però il rischio di earning volatility. Nel caso in cui l’intermediario finanziario in questione incorpori un’eccessiva rischiosità del capitale o della redditività, è necessario che: • riduca la sua esposizione al rischio attraverso operazioni di copertura spesso tramite strumenti derivati • raccolga capitale addizionale

(35)

contestualmente fissando dei limiti interni di monitoraggio e migliorando la struttura di gestione del rischio. Le due misure di rischio, che caratterizzano l’IRRBB13, sono disciplinate all’interno del Pillar II. Il Comitato di Basilea ha definito tre fondamentali pilastri che definiscono le linee d’azione per il raggiungimento degli obiettivi stabiliti. 1. Minimum Capital Requirements. Questo pilastro definisce i requisiti patrimoniali minimi di cui una banca deve dotarsi a fronte dell’esposizione su diversi rischi, calcolata come percentuale dei Risk Weighted Assets 2. Supervisory Review. Tale pilastro fornisce linee guida per il trattamento di alcune tipologie di rischio residuali14. 3. The Market Discipline. Questo blocco definisce una serie di requisiti di divulgazione a cui gli istituti di credito devono attenersi per il rispetto della trasparenza di mercato, con lo scopo di permettere ai soggetti partecipanti di valutarne in autonomia l’adeguatezza patrimoniale. 13 Interest Rate Risk in the Banking Book 14 Appartengono a questa categoria il rischio di liquidità, il rischio di tasso d’interesse, il rischio reputazionale, di concentrazione e sistemico.

(36)

SCENARI DI SHOCK

Il regolatore ha determinato una serie di diversi scenari di simulazione che gli istituti bancari devono svolgere periodicamente, con lo scopo di monitorare la sensitività delle poste finanziarie a possibili shift delle curve dei tassi, e in tal modo prevedere eventuali cause di future perdite. Si devono pertanto rispettare i seguenti criteri-guida nell’applicazione del processo: • Gli shock ipotizzati sui tassi riflettono uno scenario di mercato stressato • L’impatto dello specifico shock ipotizzato dovrebbe risultare sufficientemente significativo da catturare anche gli effetti nei cambiamenti delle opzionalità, sia quelle già incorporate nei prodotti sia quelle legate a particolari comportamenti della controparte, e la convexity generata sulle attività e passività. • È necessario che l’impatto degli shock sia compatibile con un idoneo orizzonte temporale, oltre il quale la maggior parte dei soggetti abbiano la possibilità di impostare e migliorare il loro livello di esposizione. • La metodologia utilizzata dovrebbe produrre proporzionati shock determinati a livello consolidato, per tutte le esposizioni in valute rilevanti.

(37)

• La determinazione degli scenari dovrebbe idealmente riflettere il sistema economico di ciascun paese, includendo in particolare il livello e la volatilità dei tassi d’interesse Attraverso queste regole di fondo vengono generati diversi scenari, con lo scopo di catturare il gap risk sul ∆NII per shift paralleli della curva, e sul ∆EVE per shift paralleli e non. Al fine di simulare i diversi contesti del paese di riferimento a livello di holding company, sono stati sviluppati un limitato numero di scenari, i quali prendono in esame gli spettri rilevanti delle yield curves. Vengono individuati 6 shock scenarios espressivi dell’IRRBB: parallel shock up parallel shock down steepener shock flattener shock short rate shock up short rate shock down Le prime due simulazioni riguardano movimenti positivi o negativi improvvisi della medesima entità sull’intera curva dei tassi, in modo tale che lo sbalzo osservato sulla curva sia applicato ad ogni time-bucket e, pertanto, risulti parallelo.

(38)

Il terzo tipo di shock (steepening) consiste in una diminuzione dei tassi a breve termine ed un incremento di quelli a lungo termine, ottenendo complessivamente una maggiore inclinazione della curva. Il quarto scenario (flattening) è l’effetto opposto al precedente; si registra, infatti, in questa casistica un aumento dei tassi nel breve e un calo dei tassi nel lungo periodo che genera di conseguenza un appiattimento della curva. Le ultime due situazioni, infine, prevedono alterazioni di tipo up o down che impattano solamente le brevi scadenze. I primi due scenari, di tipo parallelo, si applicano ad entrambe le metriche di rischio tasso, mentre invece tutti gli altri riguardano solamente l’Economic Value of Equity. Innanzitutto, viene generata una serie storica di 15 anni su diverse scadenze per ottenere, gli scenari in ciascuna valuta. Dall’introduzione della metodologia, la serie storica presa in analisi va dal 2000 al 2015, ottenendo i seguenti risultati: Figura 3.3: Tabella degli shock applicati alle valute

(39)

Come si può notare dalla tabella, la valuta europea presenta, a livello regolamentare, uno shock parallelo di 200 punti base, di 250 sul breve termine e di 100 punti sulle lunghe scadenze. Per il dollaro americano, invece, il grado di severity risulta leggermente maggiore: lo shock di tipo parallelo ha la stessa entità di quello sull’euro, mentre, rispetto a quest’ultimo, risulta aumentato di 50 bps negli altri due casi. Pertanto, definiti gli shock da applicare, è possibile delineare gli scenari da eseguire: • Parallel shock for currency c: uno shock omogeneo lungo tutti i buckets positivo o negativo • Short rate shock for currency c: shock positivo o negativo che risulta maggiore nel breve termine. Tale shock, attraverso uno scalare Sshort(tk) = (e-tk/x) con x=4, tende a 0 man mano che ci si avvicina al

periodo temporale più distante15: • Long rate shock for currency c: in questo caso, lo shock è maggiore nei buckets più lontani nel tempo ed è legato al fattore 15 Il valore di x indica il tasso di decadimento dello shock applicato e risulta fissato a 4 per tutte le valute, a meno di diversa disposizione del regolatore locale. tk invece rappresenta il k-esimo periodo temporale. Generalmente, secondo la disciplina standard, si considerano 19 time-buckets dall’overnight (t+1) ad oltre 20 anni.

(40)

Slong(tk) = 1 - Sshort(tk). • Rotation shocks for currency c: coinvolge i movimenti sulla struttura a termine dei tassi, sia di tipo steepeners che flatteners, in cui i tassi a lungo e a breve subiscono differenti shock, e la risultante ad ogni periodo è cosí ottenuta: Volendo mettere in pratica quanto descritto sopra, sono stati calcolati gli scenari di shock nella situazione attuale dei tassi di mercato. Figura 3.4: Tabella shock scenarios - EUR 2% -2% 3,0% -3,0% 1,5% -1,5%

Time-buckets Bucket mid-point 10/11/17 Steepener Flattener

ON 0,0028 -0,357% 1,643% -2,357% 2,141% -2,855% -0,356% -0,358% -1,980% 1,641% 1M 0,08333 -0,371% 1,629% -2,371% 2,077% -2,819% -0,350% -0,392% -1,944% 1,575% 3M 0,25 -0,329% 1,671% -2,329% 2,020% -2,678% -0,268% -0,390% -1,801% 1,513% 6M 0,5 -0,275% 1,725% -2,275% 1,931% -2,481% -0,157% -0,393% -1,603% 1,419% 1Y 1 -0,191% 1,809% -2,191% 1,756% -2,138% 0,030% -0,412% -1,257% 1,234% 2Y 2 -0,197% 1,803% -2,197% 1,319% -1,713% 0,196% -0,590% -0,828% 0,780% 3Y 3 -0,073% 1,927% -2,073% 1,108% -1,254% 0,454% -0,601% -0,366% 0,555% 5Y 5 0,216% 2,216% -1,784% 0,932% -0,500% 0,929% -0,497% 0,393% 0,361% 7Y 7 0,498% 2,498% -1,502% 0,932% 0,064% 1,324% -0,328% 0,959% 0,350% 10Y 10 0,879% 2,879% -1,122% 1,084% 0,673% 1,796% -0,039% 1,571% 0,492% 12Y 12 1,074% 3,074% -0,927% 1,198% 0,949% 2,024% 0,123% 1,848% 0,603% 15Y 15 1,287% 3,287% -0,714% 1,345% 1,228% 2,263% 0,310% 2,127% 0,748% 20Y 20 1,480% 3,480% -0,521% 1,496% 1,463% 2,473% 0,486% 2,362% 0,897% 30Y 30 1,595% 3,595% -0,405% 1,596% 1,594% 2,594% 0,596% 2,494% 0,996% 40Y 40 1,615% 3,615% -0,386% 1,615% 1,614% 2,614% 0,615% 2,514% 1,015% 50Y 50 1,587% 3,587% -0,413% 1,587% 1,587% 2,587% 0,587% 2,487% 0,987%

(41)

Figura 3.5: Tabella shock scenarios - USD Avendo ottenuto i nuovi tassi dopo l’applicazione di un diverso shock, si generano di seguito le curve per ciascun diverso scenario.

Time-buckets Bucket mid-point 10/11/17 Steepener Flattener

ON 0,0028 1,183% 3,183% -0,817% 4,181% -1,815% 1,184% 1,182% -0,764% 3,581% 1M 0,08333 1,246% 3,246% -0,754% 4,184% -1,692% 1,277% 1,215% -0,636% 3,578% 3M 0,25 1,413% 3,413% -0,587% 4,231% -1,405% 1,504% 1,322% -0,337% 3,613% 6M 0,5 1,615% 3,615% -0,385% 4,262% -1,033% 1,791% 1,438% 0,052% 3,627% 1Y 1 1,882% 3,882% -0,119% 4,218% -0,455% 2,213% 1,550% 0,661% 3,552% 2Y 2 1,837% 3,837% -0,163% 3,657% 0,018% 2,428% 1,247% 1,186% 2,939% 3Y 3 1,946% 3,946% -0,054% 3,363% 0,529% 2,737% 1,154% 1,737% 2,605% 5Y 5 2,097% 4,097% 0,097% 2,957% 1,238% 3,168% 1,027% 2,502% 2,143% 7Y 7 2,217% 4,217% 0,217% 2,739% 1,696% 3,457% 0,978% 2,994% 1,891% 10Y 10 2,358% 4,358% 0,358% 2,604% 2,112% 3,735% 0,981% 3,437% 1,729% 12Y 12 2,428% 4,428% 0,428% 2,577% 2,278% 3,853% 1,002% 3,613% 1,692% 15Y 15 2,497% 4,497% 0,497% 2,568% 2,427% 3,962% 1,032% 3,769% 1,675% 20Y 20 2,563% 4,563% 0,563% 2,583% 2,543% 4,053% 1,073% 3,891% 1,685% 30Y 30 2,592% 4,592% 0,592% 2,594% 2,591% 4,092% 1,093% 3,941% 1,694% 40Y 40 2,576% 4,576% 0,576% 2,576% 2,576% 4,076% 1,076% 3,926% 1,676% 50Y 50 2,547% 4,547% 0,547% 2,547% 2,546% 4,046% 1,047% 3,896% 1,647%

Parallel Short Long

-3,0% -2,0% -1,0% 0,0% 1,0% 2,0% 3,0% 4,0%

ON 1M 3M 6M 1Y 2Y 3Y 5Y 7Y 10Y 12Y 15Y 20Y 30Y 40Y 50Y

EUR Parallel shift 200bps

-2,0% -1,0% 0,0% 1,0% 2,0% 3,0% 4,0% 5,0%

ON 1M 3M 6M 1Y 2Y 3Y 5Y 7Y 10Y 12Y 15Y 20Y 30Y 40Y 50Y

USD Parallel shift 200bps

-4,0% -3,0% -2,0% -1,0% 0,0% 1,0% 2,0% 3,0%

ON 1M 3M 6M 1Y 2Y 3Y 5Y 7Y 10Y 12Y 15Y 20Y 30Y 40Y 50Y

EUR Short shock scenario

-3,0% -2,0% -1,0% 0,0% 1,0% 2,0% 3,0% 4,0% 5,0%

ON 1M 3M 6M 1Y 2Y 3Y 5Y 7Y 10Y 12Y 15Y 20Y 30Y 40Y 50Y

(42)

Figure 3.6: Illustrazione dei 6 scenari di shock Tutti i grafici sul lato sinistro esprimono i tassi di mercato europei, mentre invece quelli sul lato destro sono espressione dei tassi americani. La curva di colore nero indica l’attuale struttura a termine osservata in data 10 novembre 2017; le curve tratteggiate di colore rosso e di colore blu esprimono rispettivamente scenari di shock negativi e positivi. Un ulteriore punto di studio è stata l’analisi di nuovi scenari che risulterebbero applicati se il Comitato di Basilea avesse deciso di revisionarli a fine 2017. Quanto qui ipotizzato, nella realtà non è avvenuto, poichè la revisione di norma avviene ogni 5 anni ed è, pertanto, attesa nel 2020; di conseguenza, gli intermediari nel computo degli shock si riferiscono ancora ai valori relativi al periodo 2000-2015. -1,0% -0,5% 0,0% 0,5% 1,0% 1,5% 2,0% 2,5% 3,0%

ON 1M 3M 6M 1Y 2Y 3Y 5Y 7Y 10Y 12Y 15Y 20Y 30Y 40Y 50Y

EUR Long shock scenario

0,0% 0,5% 1,0% 1,5% 2,0% 2,5% 3,0% 3,5% 4,0% 4,5%

ON 1M 3M 6M 1Y 2Y 3Y 5Y 7Y 10Y 12Y 15Y 20Y 30Y 40Y 50Y

USD Long shock scenario

-2,5% -2,0% -1,5% -1,0% -0,5% 0,0% 0,5% 1,0% 1,5% 2,0% 2,5% 3,0%

ON 1M 3M 6M 1Y 2Y 3Y 5Y 7Y 10Y 12Y 15Y 20Y 30Y 40Y 50Y

EUR steepening/flattening shock scenario

-1,0% 0,0% 1,0% 2,0% 3,0% 4,0% 5,0%

ON 1M 3M 6M 1Y 2Y 3Y 5Y 7Y 10Y 12Y 15Y 20Y 30Y 40Y 50Y

(43)

Ciò che si è fatto è stato di spostare in avanti di 2 anni le serie storiche considerate, analizzando quindi il periodo dal 01/01/2002 al 31/12/2017. Innanzitutto, occorre per il nuovo periodo considerato, calcolare la media di tutti i tassi d’interesse su base giornaliera dei seguenti time-buckets: 3M / 6M / 1Y / 2Y / 5Y / 7Y / 10Y / 15Y / 20Y EUR = 2,437% USD = 2,781% Dopo aver ottenuto i valori riportati sopra, si è proceduto al calcolo dei parametri di shock globali. Essi, definiti con

a

j, sono parametrati alle curve swap del London Interbank Offered Rate (LIBOR) costruite sui precedenti 9 buckets, sulla base dei valori medi giornalieri dei rendimenti semestrali, presi al 1° e al 99° percentile. Attraverso questa metodologia, sono ottenuti i seguenti parametri: Figura 3.7: parametri di shock globali Infine, applicando ciascun valore di

a

j al valore medio su 15 anni calcolato in precedenza, si ottiene il nuovo tasso di shock da applicare alla singola valuta e al singolo scenario.

(44)

Figura 3.8: costruzione nuovi scenari di shock Come si può notare, per entrambe le valute e su tutti gli scenari, gli shock da applicare risulterebbero meno severi di 50 punti in media negli scenari parallel e short-term, e di 20 punti nel long-term.

Riducendo il periodo temporale a 10 anni, dal 2007 al 2017, i risultati ottenuti produrrebbero shock ancora inferiori, con delta di oltre 80bps rispetto alla metodologia ad oggi voluta dal regolatore. Gli scenari proposti potrebbero però, in alcune circostanze, portare su alcune valute a shock sui tassi irrealisticamente bassi o irrealisticamente alti. Per ovviare a tale criticità, un floor di 100 basis points è applicato su tutti i movimenti dei tassi d’interesse osservati come risultato degli scenari di shock, al fine di assicurare un livello minimo prudenziale. Inoltre, sono posti determinati caps pari a 500 bps per lo short-term, 400 bps per lo scenario parallelo, e 300 bps sul long-term. Discrezionalmente, i regolatori nazionali hanno la facoltà di fissare un floor più elevato da applicare al relativo scenario di riferimento nella valuta locale. Shock 2000-2015 2002-2017 2000-2015 2002-2017 Parallel 200 146 200 167 Short 250 207 300 236 Long 100 97 150 111 EUR USD

(45)

PILLAR I PROPOSAL

Il Basel Committee on Banking Supervision – BCBS - ha proposto cambiamenti nel trattamento del capitale regolamentare ai fini di IRRBB. Questo per assicurare, in primo luogo, che la banca disponga di sufficiente capitale a copertura delle potenziali perdite dovute a fluttuazioni sfavorevoli dei tassi; inoltre, anche per limitare notevolmente le forme di arbitraggio tra il trading book ed il banking book riguardo all’apporto di capitale. Venivano, a riguardo, presentate due diverse strade per l’IRRBB: un rafforzamento dell’approccio Pillar II, oppure l’introduzione di un approccio standardizzato sulla base del Pillar I. La prima opzione presenta il vantaggio di adattarsi meglio alle diverse condizioni di mercato e alle giurisdizioni locali; la seconda, invece, promuove una maggiore adeguatezza patrimoniale e trasparenza. Ricomprendere l’Interest Rate Risk del Banking Book all’interno del Pillar I è una variante che attiene anche al calcolo degli scenari precedentemente descritti, i quali subirebbero alcune differenze. Allo scopo di costruire il parametro di shock per lo scenario i, è proposta una metodologia in 3 passaggi:

(46)

1. Si generano le serie storiche dei tassi per ciascun bucket k = 1, …, K in ciascuna valuta c. Per ciascuna fascia temporale si deve osservare il corrente tasso privo di rischio composto continuativamente

R

c

(t

k

)

2. Si determina un parametro di shock globale

a

j che riflette la volatilità media dei tassi all’interno di un particolare scenario. 3. Si fissa uno scalare

S

j

(t

k

)

che riflette le caratteristiche dello scenario j in ogni punto medio tk di ciascun time-bucket.

Per esempio,

S

short

(t

k

)

è un fattore compreso tra 0 e 1 che raggiunge il suo massimo nel bucket k=1, corrispondente alla fascia temporale più vicina nel tempo, e progressivamente diminuisce tendendo a valore nullo. La tabella presentata sotto illustra gli scalari proposti dal Comitato di Basilea. Figura 3.9: scalari proposti nel Pillar I Nella sua forma generica, lo shock registrato sui tassi risk-free per il bucket tk, espresso nella currency c, può essere definito come:

(47)

D R

j,c

(t

k

) = R

c

(t

k

) . a

j

. S

j

(t

k

)

Questi shock possono essere aggiunti o sottratti al tasso corrente Rc(tk) allo scopo di determinare il tasso post-shock per lo scenario j,

R

j,c

(t

k

).

Questa stessa procedura viene applicata per ciascun bucket mid-point generando cosí una nuova curva dei rendimenti per ogni scenario. Per quanto concerne la durata dello shock, il Comitato di Basilea ha proposto un holding period di 6 mesi. Il tasso d’interesse dopo l’applicazione dello shock dovrebbe soddisfare anche la condizione zero lower bound, in modo che non possa risultare negativo:

R

j,c

(k) = max { R

0,c

(t

k

) + D R

j,c

(t

k

), 0}

Sotto tale condizione, per shift paralleli in condizioni di mercato con bassi tassi d’interesse, lo shock applicato non risulterebbe più parallelo lungo tutta la curva dopo aver eseguito la condizione zero lower bound. Inoltre, i flussi di cassa nozionali associati alle attività e alle passività sensibili ai tassi devono essere allocati nel prescritto intervallo temporale nel quale si manifestano, e verrebbero suddivisi in base al grado di standardizzazione posseduto (c.d. amenability to standardisation):

(48)

• amenable: posizioni che possono essere decomposte in flussi di cassa in cui la scadenza o la data di riprezzamento è determinata. • less amenable: posizioni in cui la scadenza o la data di revisione del tasso risulta incerta. Rientrano tipicamente in questa categoria i prodotti che presentano una componente di opzionalità implicita tale da rendere il timing dei flussi incerto; questa componente non lineare necessita di metodologie probabilistiche per determinare l’allocazione dei flussi lungo i buckets. • not amenable: posizioni che non rientrano nelle due categorie precedenti e che andrebbero trattate attraverso un approccio di valutazione interna alla banca; vi sono inclusi, generalmente, i Non-Maturing Deposits, i depositi a termine soggetti al rischio di prelievo anticipato, e una parte dei mutui soggetti al rischio di estinzione anticipata. Stabiliti i metodi di calcolo sopra descritti, si individuano quindi i seguenti scenari di shock sui tassi d’interesse, che risulterebbero differenti rispetto a quelli in vigore attualmente: • Parallel shock for currency c:

(49)

• Short rate shock for currency c: • Medium rate shock for currency c: questo preciso caso non risulta disciplinato nel processo correntemente in uso, e lo shock risulterebbe maggiore nella parte centrale della curva, tendendo a 0 man mano che ci si avvicina al periodo temporale più recente e più remoto nel tempo • Long rate shock for currency c: • Rotation shocks for currency c: Al momento il cambiamento di disciplina è sottoposto ad approfondita analisi e, nei prossimi mesi, verrà presa una decisione definitiva in merito.

(50)

4. ANALISI EMPIRICHE

STUDIO SUI PERCENTILI

Di seguito viene esposta un’analisi volta ad identificare il grado di severity degli scenari più frequentemente applicati, sulla base delle distribuzioni di frequenza dei diversi tassi di mercato per le due valute maggiormente rilevanti e su differenti orizzonti temporali. Questa verifica è stata compiuta osservando il corrispondente quantile occupato dal singolo shock applicato sull’ultima osservazione disponibile. Attraverso tale procedura, è risultato possibile apprezzare una misura che in qualche modo fornisca la probabilità di accadimento, e di conseguenza, la reale gravità che lo specifico scenario comporterebbe se si verificasse. Innanzitutto, per motivi di rilevanza e praticità, si è scelto di considerare solamente l’euro e il dollaro americano, che corrispondono alle due principali valute sul Forex; non a caso, si stima che circa l’86% degli scambi sui mercati coinvolgano l’USD, ed oltre il 37% coinvolgano l’EUR. In aggiunta, sono le principali divise delle due maggiori economie globali. Gli USA con circa 19.000 miliardi di dollari risultano nettamente la prima economia del pianeta in termini di Gross Domestic Product, primeggiando in molteplici campi quali quello bancario, del commercio e dei trasporti per il settore terziario, e in quello petrolifero e informatico per il settore

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L’Eurozona, invece, possiede un GDP aggregato pari ad oltre 11.000 miliardi di dollari, attestandosi subito dopo, alla pari con l’economia cinese. In aggiunta, Germania Francia e Italia, considerate stand-alone, rientrano nei primi 8 paesi in termini di PIL. È quindi proprio per l’importanza sui mercati internazionali che si è scelto di considerare queste due valute. Si procede innanzitutto a scaricare da Bloomberg le serie storiche, per le currencies precedentemente scelte come rilevanti, dei principali tassi di mercato, ciascuno dei quali relativo ad una diversa scadenza. Sono stati analizzati i tassi elencati di seguito relativi al corrispondente time-bucket: Figura 4.1: tassi di Bloomberg per i diversi buckets

Over Night 1 month 3 months 6 months 1 year 2 years 3 years 5 years

EUR EONIA Index EUR001M Index EUR003M Index EUR006M Index EUR012M

Index EUSA2 Curncy EUSA3 Curncy EUSA5 Curncy

USD US00O/ N Index US0001M Index US0003M Index US0006M Index US0012M Index USSA2 Curncy USSA3 Curncy

USSA5 Curncy

7 years 10 years 12 years 15 years 20 years 30 years 40 years 50 years

EUR EUSA7 Curncy EUSA10 Curncy EUSA12 Curncy EUSA15 Curncy EUSA20 Curncy EUSA30 Curncy EUSA40 Curncy EUSA50 Curncy

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Nella tabella illustrata sopra si sono individuati 16 diversi periodi temporali che vanno dall’Overnight (T+1) al 50 years. Per semplicità di analisi, sono state utilizzate le discounting curves, impiegate nella realtà bancaria per attualizzare i flussi prodotti dai diversi strumenti. Invece, nell’analisi delle metriche secondo la regolamentazione dettata dall’European Banking Authority, viene considerato il mondo multi-curve, formato anche dalle curve costruite sui tassi forward. Per quanto riguarda la valuta europea, il valore overnight preso come riferimento è il tasso EONIA; da 1 mese a 12 mesi si applicano i rispettivi tassi EURIBOR, mentre i flussi oltre l’anno vengono scontati ai tassi swap. Nel dollaro americano invece, si impiegano i tassi LIBOR per i buckets entro l’anno, e i tassi swap per i periodi più lontani nel tempo. Le osservazioni sono su base giornaliera. Si fornisce per prima cosa uno sguardo sui movimenti occorsi dall’inizio del nuovo millennio, includendo quindi periodi economici fortemente differenti che hanno avuto impatto sui mercati negli ultimi 17 anni. Inizialmente, lo scenario economico era caratterizzato da stabilità e crescita fino al 2007, con gli ultimi due anni in cui si è assistito ad un incremento della volatilità. Dal 2008 al 2012 si è giunti in una fase di recessione, con riduzioni sui tassi al fine di favorire politiche espansive di sviluppo.

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Dal 2013 ad oggi si è vista una ripresa economica più marcata sul dollaro e molto più cauta nell’Eurozona, con l’introduzione in quest’ultima area economica di tassi negativi a breve termine. Le variabili esaminate risultano instabili e non stazionarie, il cui movimento lungo il ventennio viene illustrato di seguito.

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Figure 4.2: andamento dei tassi europei nel periodo 2000-2017 Osservando i grafici sopra riportati, riferiti ai tassi europei, si nota come vi sia stato un progressivo declino fino al 2005, ed una risalita toccando in alcuni casi il massimo attorno al 2007-2008; lo scoppio della crisi economica globale, e la mancanza di fiducia tra gli stessi istituti di credito ha comportato un immediato blocco del mercato interbancario, che si è riflesso sui tassi a breve, con un crollo quasi verticale fino al 2010.

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Nel biennio successivo, la Banca Centrale Europea guidata da Trichet ha virato verso una politica rialzista dei tassi d’interesse, che però è risultata prematura ed ha contribuito ad affossare la ripresa economica. Nell’ultimo quinquennio, infine, i tassi sono progressivamente scesi a fronte di una politica espansiva determinata da Mario Draghi, raggiungendo persino dal 2015 valori negativi sullo short-term. Da notare una positiva inversione di tendenza avvenuta negli ultimi 12 mesi sui tassi a più lunga scadenza. Si analizza più in dettaglio il tasso Euribor a 3 mesi, maggiormente utilizzato nel ramo interbancario e per l’indicizzazione dei tassi alla clientela. Questa variabile, rifiuta l’ipotesi di normalità secondo il test di Jarque-Bera, dal momento che la probabilità risulta inferiore ad un alpha pari all’1%; risulta, in aggiunta, una ridotta varianza lungo il periodo considerato. Figura 4.3: statistiche Euribor 3M

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Una simile osservazione è stata svolta sul medesimo orizzonte temporale anche per i tassi espressi in USD, riportando di seguito i grafici.

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Figure 4.4: andamento dei tassi americani nel periodo 2000-2017 Quanto affermato nel caso europeo risulta parzialmente applicabile anche al contesto americano, pur con qualche differenziazione. Si nota subito, infatti, come il tracollo a seguito del credit crunch del 2008 sia stato molto più di forte impatto, anche se, d’altra parte, la successiva crescita è stata decisamente più sostenuta. È focalizzando l’analisi soprattutto sulle brevi scadenze, che si scorgono le maggiori diversità, con tassi in rialzo da oltre un anno e mai scesi nel perimetro negativo.

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Le medesime caratteristiche già enunciate per l’Euribor 3M sono valide anche per il corrispondente tasso Libor. Figura 4.5: statistiche Libor 3M In questo caso, l’ipotesi di normalità è rifiutata ancora con più fermezza e la distribuzione risulta asimmetrica positivamente. Il primo orizzonte temporale scelto per l’analisi è di tipo mid-term, e risulta particolarmente esplicativo per entrambe le valute. Si prendono in considerazione oltre 750 valori dal gennaio 2015 per ognuno dei periodi scelti sulla curva. Questo triennio corrisponde, per gli Stati Uniti d’America, al periodo di svolta economica in cui la nazione è riuscita definitivamente a mettersi gli anni di crisi alle spalle, ricominciando a produrre e a crescere in tutti i settori.

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Il paese attraversava il II governo Obama, producendo un tasso di disoccupazione più vicino ai livelli pre-recessione ed un GDP che performava ad ogni anno meglio rispetto a quello precedente. Il 2015, invece, per l’area Euro, ha rappresentato l’anno dei tassi negativi e del Quantitative Easing. A fronte di una prima azione monetaria espansiva, denominata Targeted Long Term Refinancing Operation (T-LTRO) ed annunciata a metà 2014, in cui però non ha fatto seguito un miglioramento nell’economia reale, l’Europa ha assistito ad una progressiva diminuzione del tasso di rifinanziamento principale, che risulta stabilmente nullo, e ad un tasso addirittura negativo sui depositi overnight presso la banca centrale16. Mario Draghi, nel gennaio 2015, ha annunciato l’avvio di una politica monetaria ultra-espansiva, come stimolo per la ripresa, nota come Quantitative Easing. Questo alleggerimento quantitativo consiste in un acquisto massiccio di titoli sovrani e bancari da parte della banca centrale, immettendo in questo modo liquidità nel sistema. Lo scopo è combattere la deflazione, in un periodo in cui abbassare i tassi non risultava possibile poiché il livello degli stessi era già nullo. 16 Il tasso di rifinanziamento principale viene fissato dalla Banca Centrale Europea e corrisponde al tasso applicato sulla riserva obbligatoria, che ciascuna banca deve detenere presso la stessa BCE. Il tasso sui depositi overnight sta ad indicare il rendimento previsto dalla banca centrale sull’excess reserve, ossia sull’ammontare stanziato in eccesso rispetto alla componente obbligatoria. Attualmente, il tasso di rifinanziamento principale è pari a 0; il tasso sui depositi overnight, invece, è pari a -0.40%.

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