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Guarda Scheda tesi: Comunicare la Storia all’epoca dello storytelling. La Trilogia sporca dell’Italia di Simone Sarasso

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Academic year: 2021

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I raccomandati/Los recomendados/Les récommendés/Highly recommended

N. 18 – 11/2017 196

Comunicare la Storia all’epoca dello

storytelling.

La Trilogia sporca dell’Italia di Simone

Sarasso

diGabriele Gelmini

RELATORE: prof. Luigi Weber

CORRELATORE: prof.ssa José Martínez Rubio

CORSO DI LAUREA: laurea magistrale in Italianistica, culture letterarie europee, scienze linguistiche

UNIVERSITA': Università degli Studi di Bologna – Alma Mater Studiorum ANNO ACCADEMICO: 2015-2016

Il presente lavoro di tesi nasce con lo scopo di sondare la possibilità di una lettura alternativa della Storia a partire da quei romanzi in cui essa gioca un ruolo fondamentale. Ho pertanto deciso di focalizzarmi sulla Trilogia sporca dell’Italia, ideata da Simone Sarasso e pubblicata dall’editore Marsilio, che tenta di fornire una

spiegazione – seppur irrealistica – a un vuoto che ancora oggi segna la storia del nostro

Paese: la mancata individuazione dei responsabili della cosiddetta “strategia della tensione”.

I romanzi della Trilogia (Confine di Stato, 2007; Settanta, 2009; Il Paese che amo, 2013) non esauriscono la loro forza comunicativa nel perimetro di una pagina storica ormai per molti conclusa; al contrario, lanciano messaggi forti alla contemporaneità. Oggi, infatti, si assiste alla sclerotizzazione del fenomeno dello storytelling, caratteristica umana innata oramai piegata a un preciso scopo politico: manipolare il

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racconto della realtà per poterlo utilizzare come strumento di consenso. Al tempo stesso, riscuote grande successo proprio in questi mesi il termine “post-verità”, calco del post-truth inglese, che in campo giornalistico indica quelle pratiche di cronaca che suscitano forti emozioni nel fruitore, lasciando in secondo piano il valore di verità dei fatti narrati.

Questi elementi vengono utilizzati in maniera sapiente dall’autore, che fornisce una spiegazione appositamente semplicistica delle stragi avvenute in Italia nei decenni del dopoguerra. Sarasso, infatti, individua un solo responsabile, capace di muoversi camaleonticamente attraverso le stanze dei bottoni e di raggiungere, allo stesso tempo, i vertici delle istituzioni di sicurezza e delle strutture paramilitari, collaborando nel corso degli anni con imprenditori, politici corrotti, mafiosi, starlette e agenti dei servizi segreti.

Il supervillain protagonista della Trilogia, Andrea Sterling, ha tutte le caratteristiche di un personaggio dei fumetti: qui si riconosce l’apporto di James Ellroy e della letteratura “pop” alla formazione letteraria di Sarasso, che non perde occasione di alludere nei romanzi anche ad altri fenomeni letterari contemporanei, Wu Ming su tutti. Attraverso l’irrealistica disumanità del personaggio, l’autore riesce a mantenere il romanzo entro i confini del genere, e a respingere automaticamente tutte le critiche che hanno voluto individuare nell’opera un tentativo di revisionismo storico. Oltre a ciò, però, a Sterling va riconosciuto un secondo merito: la personificazione, nell’architettura complessiva della Trilogia, della tematica del complotto.

Sarasso, infatti, indaga gli Anni di Piombo a partire da questa prospettiva complottistica, avallata anche dal vuoto giuridico ancora vivo in Italia. Le ferite subite dai familiari delle vittime dei numerosi attentati non hanno ancora ricevuto spiegazioni univoche: dove la Storia non arriva, interviene la letteratura a fornire risposte e dotare di senso una realtà che spesso supera la fantasia. Oggi il tema del complotto rivive una stagione di successo, ma probabilmente le ragioni sono le stesse che lo alimentavano negli anni del dopoguerra: il distacco della politica dalle istanze del popolo e la continua e tendenziosa confusione tra piani di verità e finzione. Dimenticandoci dei detrattori che leggono nei romanzi un tentativo capzioso di rilettura della Storia, l’operazione etica di Sarasso di tratteggiare il quadro generale di un’epoca per spingere il lettore ad incuriosirsi, approfondire e in questo modo non dimenticare può dirsi riuscita.

Conclude la tesi un riferimento alla recente storia della Spagna e all’opera di Javier Cercas, autore di una trilogia sul revisionismo storico che la Transizione dal franchismo alla democrazia ha portato con sé. Anche in questo caso, con le dovute variazioni – ad esempio il nome del protagonista coincide con il nome dell’autore, che trae così il lettore in inganno sul valore di verità dei propri assunti – si possono osservare gli stessi fenomeni culturali e sociali mossi dai romanzi di Sarasso. Testimonianza, questa, non solo della somiglianza delle culture dei due Paesi; ma anche del fatto che spesso, quando la legge e la Storia non bastano a fornire risposte esaurienti, l’uomo adotta gli stessi meccanismi per attribuire senso al reale e così alla propria esistenza, in particolare nei periodi storici nei quali questo significato sembra irrimediabilmente perduto.

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Gabriele Gelmini

Università degli Studi di Bologna

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