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Archeologia urbana ad Alghero: dal <i>Castellas</i> al Monastero di Santa Chiara

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SASSARI

FACOLTÀ DI LETTERE E FILOSOFIA

DIPARTIMENTO DI STORIA, SCIENZE DELL'UOMO E DELLA FORMAZIONE

Scuola di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo

indirizzo: archeologia

CICLO XXVI

Direttore: Prof. Marco Milanese

Archeologia urbana ad Alghero:

dal Castellas al monastero di Santa Chiara

Tutor: Dottorando:

Prof. Marco Milanese M. Chiara Deriu

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________________________________________________________ Maria Chiara Deriu

Dal Castellas al Monastero di Santa Chiara. Tesi di dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo - Archeologia.

Università degli Studi di Sassari. Indice

Introduzione p. 3

1. Archeologia urbana ad Alghero: la città storica alla luce delle recenti indagini p. 7

1.1. La città medievale p. 10

1.1.1. Il Castellas e il circuito difensivo p. 15

1.1.2. Lo spazio urbano p. 17

1.1.3. Le aree sepolcrali: il cimitero medievale di San Michele p. 20 1.2. Dalla Signoria dei Doria a L'Alguer catalana-aragonese p. 23

1.2.1. Il quartiere ebraico p. 26

1.2.2. Interventi sulle mura civiche p. 34

1.2.3. Le aree sepolcrali. Il cimitero di San Michele nel periodo catalano-aragonese p.35

1.3. La città spagnola p. 37

1.3.1. Le mura p. 39

1.3.2. I complessi ecclesiastici e le aree sepolcrali p.44

La chiesa e il cimitero di Santa Croce p. 45

Il cimitero della peste e il Collegio gesuitico di San Michele p. 47

Il Complesso monastico di Santa Chiara p. 52

1.4. Le fortificazioni e l'incasato nel Settecento tra trasformazioni e continuità d'uso p. 57

1.5. Le trasformazioni ottocentesche p. 62

2. Lo scavo dell'Ex Cortile dell'Ospedale Vecchio di Alghero (sett.1500) p. 68 2.1. Attestazioni archeologiche del primo impianto insediativo di Alghero (Periodo I) p. 69

2.2. Il quartiere ebraico (Periodo II) p. 72

2.3. Ruralizzazione dell'area (Periodo III) p. 92

2.4. Il Monastero di Santa Chiara (Periodo IV) p. 93

2.5. L'Armeria del Regio Esercito Sabaudo (Periodo V) p.96

2.6. L'Ospedale Vecchio (Periodo VI) p.98

2.7. Scuola media e attività contemporanee (Periodo VII) p. 104 3. Monete e tessere dalle stratificazioni del Cortile dell'ex Ospedale Vecchio

di Alghero (XIV-XX sec.)

p. 106 3.1. Circolazione monetale ad Alghero e nella Sardegna settentrionale

tra la fine del XIII e gli inizi del XIV secolo

p. 109 3.2. L'uso di moneta ad Alghero e nel quartiere ebraico

tra il XIV e l'inizio del XVI secolo

p.113

Secoli XIV, inizi XV: penisola iberica (Castiglia e León) e Sicilia (Messina) p. 116

Secolo XV: Sardegna (Alghero, Bosa, Cagliari), penisola iberica (Minorca) e italica (Roma, Napoli)

p. 121

Gettone di conto di Norimberga di XV secolo dai depositi algheresi p. 130

Secolo XVI (prima metà): Sardegna (Alghero, Cagliari) p. 134

3.3. Circolazione monetale ad Alghero tra la II metà del XVI e il XX secolo p. 139

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Dal Castellas al Monastero di Santa Chiara. Tesi di dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo - Archeologia.

Università degli Studi di Sassari.

Secoli XVIII-XX p. 143

3.4. Catalogo delle monete e degli oggetti monetiformi p. 145

Tavole immagini p. 160

4. Circolazione delle ceramiche ad Alghero tra XIII e XVI secolo p. 164

4.1. Smaltate p.164

Penisola iberica, area valenzana (XIV-XVI secolo p.164

Penisola iberica, area catalana (XIII-XV secolo) p.179

Penisola italica, Savona e Pisa (XIV-XVI secolo) p.187

4.2. Ingobbiate p.189

4.3 Invetriate p.190

Francia meridionale, Linguadoca e Provenza (XIII-XV secolo) p.192

Penisola iberica, Barcellona, Tarragona (XIV-XVI sec.) p.196

Penisola italica, Liguria (XIV-XVI secolo) p.221

Produzioni non identificate (XIV-XVI sec.) p.224

Penisola italica: produzioni subregionali (XV-XVI sec.) p.226

4.4. Grezze da fuoco: penisola iberica (Catalogna) e Sardegna p.235

Elenco corpi ceramici p.241

Note conclusive p.245

Bibliografia p.251

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Dal Castellas al Monastero di Santa Chiara. Tesi di dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo - Archeologia.

Università degli Studi di Sassari. Introduzione

Alghero, città portuale di fondazione medievale, è stata interessata a partire dalla metà degli anni '90 del XX secolo da numerosi interventi archeologici d'emergenza, preventivi e programmati realizzati in collaborazione tra la Soprintendenza per i beni Archeologici delle Province di Sassari e Nuoro1, la Cattedre di Archeologia Medievale e di Archeologia Urbana dell'Università di Sassari2 e l'Amministrazione Comunale3.

Le indagini archeologiche effettuate in questi anni, hanno interessato una quantità rilevante di depositi pluristratificati in zone nevralgiche della parte storica di questa città, importante scalo commerciale nel Mediterraneo occidentale, inizialmente centro genovese, in seguito baluardo catalano, spagnolo e, successivamente, roccaforte sabauda.

Delle zone indagate, riveste certamente un'importanza nodale la fascia urbana occupata nel basso medioevo dal quartiere ebraico, realtà di rilievo nel panorama dell'archeologia giudaica europea4. La comunità occupa a partire dal primo decennio della seconda metà del XIV secolo fino almeno alla fine del XV l'estremità settentrionale della città storica prospiciente il porto, la zona interessata in precedenza dal primo impianto urbano genovese, il Castellas. Il paesaggio di questa parte di Alghero subisce in seguito profondi cambiamenti, con la costruzione tra il Cinquecento e il Seicento della chiesa di Santa Croce e del complesso monastico di Santa Chiara. La trama dell'incasato viene in parte annullata alla fine dell'Ottocento con la costruzione dell'Ospedale Civile e dell'annesso cortile funzionale alla deambulazione dei degenti, l'attuale piazza della Juharia, anch'essa sottoposta ad indagine archeologica. L'analisi di un gruppo eterogeneo di indicatori economici, sociali e cronologici, costituiti da reperti ceramici e numismatici provenienti da quest'ultima area ha contribuito a delineare la cultura materiale delle società pregresse e i flussi commerciali che hanno interessato Alghero nei secoli a partire dalla sua fondazione. Di questo importante sito pluristratificato, che attraversa circa 700 anni di storia della città, è stata riscontrata maggiore affidabilità stratigrafica nei depositi attribuiti alle fasi costruttive, di vita e di abbandono del kahal ebraico - distribuiti in un arco cronologico compreso tra la metà del XIV e gli inizi del XVI secolo - sui quali pertanto si è concentrata l'analisi dei reperti. Ciò ha offerto la possibilità di

1 Ispettrice di zona: dott.ssa Daniela Rovina.

2 Direzione scientifica degli scavi: prof. Marco Milanese.

3 M.Milanese 2013, Alghero. Archeologia di una città medievale, Sassari, con bibliografia precedente. 4 M. Milanese 2011, Fuilles récentes dans la juharía médiévale d'Alghero en Sardaigne, in P.Salmona, L.Sigal (a cura di), L'archéologie du judaïsme en France et en Europe, Paris, pp.153-160.

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contribuire allo studio della storia economica, sociale e culturale della fiorente comunità ebraica algherese, la seconda più importante dell'isola dopo Cagliari, nonché di stabilire definitivamente la cronologia di questa parte dell'insediamento.

Lo studio della presenza ebraica ad Alghero, consolidato dalla mole di informazioni provenienti dallo spoglio dei documenti d'archivio5, sta avendo negli ultimi decenni un forte impulso grazie al contributo dell'archeologia urbana.

La prima parte del lavoro è dedicata ai risultati emersi in circa vent'anni di archeologia della città ad Alghero, acquisiti dall'edito e dall'inedito, sviluppati in rapporto alla storiografia tradizionale. Segue la trattazione del contesto archeologico di provenienza costituito dall'area del cortile dell'ex Ospedale Vecchio, di cui si propone, in riferimento alle fasi del quartiere ebraico, un aggiornamento della datazione assoluta, alla luce delle nuove informazioni acquisite dallo studio degli indicatori cronologici. All'analisi del campione di monete e oggetti monetiformi, che ammonta a 74 pezzi, è dedicata la parte successiva del lavoro che aggiunge nuovi dati a quanto ad oggi noto circa la circolazione monetale nella Sardegna nord-occidentale.

La conoscenza del quadro monetale di Alghero nei secoli era finora affidato a lavori ancora inediti e da quanto emerso dallo studio del numismatico Vincenzo Dessì sulla composizione di un importante ripostiglio sepolto nella prima metà del XVI secolo costituito circa 400 esemplari d'argento e di mistura, rinvenuto agli inizi del '900 del XX secolo6.

L'analisi dei reperti numismatici ha portato all'individuazione di alcuni esemplari, stando allo stato attuale degli studi numismatici, non diffusi nell'Isola e di alcune varianti di serie monetali attualmente note, nonché al riconoscimento di una moneta inedita di zecca locale. Lo studio ha permesso inoltre di realizzare carte di provenienza delle emissioni che, unitamente alle carte dei luoghi delle aree di produzione dei manufatti ceramici - incluse nell'ultimo capitolo - hanno concorso a disegnare i complessi flussi commerciali che hanno coinvolto a partire dal medioevo Alghero, nei quali la comunità ebraica ha avuto un ruolo non certo marginale.

Quanto ai reperti ceramici, l'analisi quantitativa di oltre 8000 frammenti, tra cui è stato selezionato un consistente gruppo di individui diagnostici, è stata eseguita associando allo studio morfo-tipologico e funzionale l'osservazione macroscopica dei corpi ceramici, al fine di determinare, oppure quantomeno ipotizzare, l'area di origine dei manufatti, in

5 C. Tasca 2008, Ebrei e società in Sardegna nel XV secolo. Fonti archivistiche e nuovi spunti di ricerca, Firenze, con bibliografia precedente.

6 V. Dessi 1970, Ripostiglio di monete medievali rinvenuto presso Alghero in Gli scritti di numismatica, cit., pp. 27-145.

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attesa di analisi minero-petrografiche sulle matrici selezionate. Questo approccio è stato significativo soprattutto per le classi ceramiche più complesse, quali le invetriate. L'analisi ha permesso inoltre di realizzare tavole crono-morfologiche sulle numerose varianti del vasellame di diversa provenienza da mensa e da fuoco utilizzato dagli abitanti di Alghero, nonché di alcuni contenitori da trasporto impiegati nel commercio, una volta arrivati a destinazione, utilizzati nelle dimore per stoccare gli alimenti.

Lo studio congiunto e contestuale dei reperti ceramici e numismatici, entrambi traccianti commerciali di rilievo, oltre ad avere permesso di arrivare ad alcune considerazioni conclusive, ha portato alla realizzazione di una carta composita sulla provenienza delle due tipologie di reperti. Ciò ha consentito di definire maggiormente l'articolazione dell'ambito geo-politico ed economico in cui si inserisce nel medioevo e nel postmedioevo l'importante città algherese, costituito dall'Europa occidentale e il bacino del Mediterraneo occidentale.

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Le planimetrie e le carte tematiche presenti all'interno del testo sono state elaborate rispettivamente da Paola Derudas e da Alessandro Vecciu. ai quali vanno i miei più sentiti ringraziamenti. I disegni e i lucidi sono stati eseguiti da chi scrive e da Giovanni Carboni, anche autore delle decorazioni ceramiche, che ringrazio, inoltre, insieme ad Antonella Fresi, per i preziosi consigli. Ringrazio Alessandra Sanna per aver con pazienza riletto il testo e il dott. Marco Biagini, responsabile dell'area di scavo dei contesti analizzati nonché autore, unitamente al prof. M.Milanese, di buona parte delle foto legate alla sequenza. Ringrazio inoltre Donatella Cherchi, Fabiana Casula, Laura Biccone, Angela Simula che a vario titolo hanno dato un contribuito a questo lavoro. Un ringraziamento speciale va alla mia famiglia, in particolare, a mia madre Ofelia e ad Agostino.

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1. Archeologia urbana ad Alghero: la città storica alla luce delle recenti indagini

Collocata in una penisola naturale della costa nord-occidentale della Sardegna, nella regione storica denominata Logudoro, Alghero ha rivestito nei secoli, a partire dal medioevo, un ruolo di primaria importanza nell'ambito delle dinamiche geopolitiche ed economiche del bacino del Mediterraneo.

La conoscenza dei processi storici di questa città di fondazione genovese, caposaldo a partire dalla seconda metà del Duecento del consolidamento territoriale in Sardegna della famiglia signorile dei Doria e in seguito, dalla metà del Trecento baluardo nodale per la tenuta prima catalana e poi spagnola nell'isola, ha ricevuto negli ultimi anni un maggiore impulso sotto la spinta di un'incessante attività archeologica7. La comprensione di questo centro urbano, infatti, delegata in passato alle sole fonti scritte, da circa quindici anni si avvale anche delle fonti materiali, che hanno concorso ad approfondire e, in alcuni casi, a ridisegnare quadri storici precostituiti.

L'archeologia urbana ad Alghero ha avuto un carattere occasionale, con interventi spesso di emergenza, e programmato, secondo strategie convergenti tra le esigenze di natura urbanistica e la ricerca archeologica, sempre in più stretta dialettica con le

finalità di documentare e valorizzare quei segmenti del patrimonio archeologico urbano,

sepolto ed in elevato, sul quale i lavori pubblici andavano a incidere8 (tav.1).

I cantieri di scavo affiancati ai lavori di riqualificazione urbanistica o di adeguamento dei sottoservizi, hanno permesso il recupero e l'analisi di consistenti porzioni di stratificazione archeologica altamente informativa, indagate con metodo stratigrafico e secondo i criteri della archeologia globale, senza privilegiare pertanto un periodo cronologico rispetto ad un altro. Tale approccio, a carattere diacronico, ha permesso di cogliere la complessità insita nel divenire di un centro tuttora vivente, dalla sua fondazione fino ai nostri giorni. Inoltre, ha portato a potersi misurare con la storiografia tradizionale su temi caratterizzanti questa importante realtà urbana, quali la cronologia della fondazione del borgo, l'evoluzione dello spazio urbano, il quartiere ebraico, le trasformazioni delle mura cittadine, le aree sepolcrali, la cultura materiale e la storia della popolazione9. L'archeologia urbana ad Alghero si muove, alla stregua di molte città

7 M. Milanese 2006, L'Alguer. Deu anys de arqueologia de la ciutat entre recuperació urbana, politiques culturals i planificació, in L'Alguer, n. 104, pp.9-16.

8 M.Milanese 2006, Alghero: la città tra problemi storiografici e nuove strategie d'indagine archeologica, in M.Milanese, M. Fiori M., A Carlini, Temi e problemi dell'archeologia urbana ad

Alghero: nuovi dati della città tardo medievale dagli interventi 2004-2005, in Archeologia medievale,

XXXIII, p.481.

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storiche peninsulari e europee, verso una attenta valutazione del substrato storico in vista di una pianificazione urbanistica sostenibile. Un aspetto, questo, che riguarda non solo gli archeologi e l'amministrazione locale, ma una pluralità di attori, quali urbanisti, pianificatori, architetti, tecnici e la società civile in genere, impegnati nella progettazione di una città possibile in continua dialettica tra il suo divenire e le tracce della sua storia10. Tale approccio è maturato nel secondo dopoguerra in ambito anglosassone e negli anni '70 del XX secolo in numerosi paesi europei, tra cui la Francia, dove a partire dagli anni '80/'90 vengono varate leggi specifiche sull'archeologia urbana. Negli stessi anni si hanno le prime esperienze in questa direzione anche In Italia, nelle città di Genova, Milano, Brescia, Verona, Roma. Tali esperienze hanno generato la variegata produzione di cartografia archeologica finalizzata alla tutela del territorio, di cui fanno parte le carte di rischio archeologico11. Attualmente Alghero si sta dotando di uno strumento informativo di valutazione dei depositi e del potenziale archeologico innovativo di supporto alla programmazione della ricerca e alla pianificazione urbanistica. Nato nell'ambito di un progetto regionale di archeologia urbana volto alla costruzione di modelli per la verifica preventiva dell'interesse archeologico, sviluppato all'interno dell'Università di Sassari, tale strumento intende superare la staticità delle carte di rischio archeologico. Si tratta infatti di un complesso database studiato in modo da poter

accogliere un ampio ed eterogeneo volume di dati, che comprende le fonti archeologiche (dati di scavi, sistematici e non, comprensivi dello studio dei materiali), archivistiche, bibliografiche, cartografiche, iconografiche, geomorfologiche, architettoniche ed urbanistiche ... può essere utilizzato tramite l’uso di un applicativo GIS, per elaborare

ricerche puntuali o tematiche all’interno dell’antico circuito murario12.

10M.Milanese 2006, L'Alguer. Deu anys de arqueologia de la ciutat, cit., p.11.

11 D.Manacorda 2011, Archeologia in città tra ricerca tutela e valorizzazione, in M.T. Guaitoli (a

cura di), Emergenza sostenibile. Metodi e strategie dell'archeologia urbana, in Atti della Giornata

di Studi Bologna 27 Marzo 2009, Bologna, pp. 10-22; Brogiolo G.P. 2000, Urbana, archeologia, in R. Francovich, D. Manacorda (a cura di), Dizionario di archeologia, Roma-Bari, pp. 350-355; M.Milanese 2006, L'Alguer. Deu anys de arqueologia de la ciutat, cit.; M. Biddle, D. Hudson 1973, The Future of

London's Past, Worcester; G.P. Brogiolo G. P. 1985, Archeologia urbana a Brescia, in Restauro e città, 1

(1985), n.2, pp.69- 78; P.Hudson P. 1985, La dinamica dell’insediamento urbano nell’area del cortile

del tribunale di Verona, in Archeologia Medievale, 12 , pp. 281-302; D. Manacorda 1982, Archeologia urbana a Roma: il progetto della Crypta Balbi, Firenze.

12M.Milanese (a cura di) 2013, Sotto la pelle della città. Verifica preventiva e infrastrutture. Il caso di

Alghero e un modello di carta del potenziale archeologico urbano per la verifica dell'impatto archeologico, Progetto CRP-49531, L.R. 7 agosto 2007 Promozione della ricerca scientifica e dell'innovazione tecnologica in Sardegna.

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Denominazione sito Tipologia indagine Finalità urbanistiche Campagne di scavo

Chiesa di Santa Chiara

(Piazza Molo) preventivo Riqualificazione funzionale dell'edificio ecclesiastico come biblioteca della Facoltà di Architettura dell'Università di Sassari

2000-2001, 2005, 2008

Cortile Ospedale Vecchio (attuale piazza della Juharia)

preventivo Recupero del complesso architettonico di Santa Chiara con la finalità di trasformare l'area in sede della Facoltà di Architettura

1997-2000, 2007-2008

Piazza Santa Croce preventivo Sottoservizi e riqualificazione piazza 1997-1999

Bastione San Giacomo

(attuali Bastioni di Marco Polo) preventivo Lavori di pavimentazione del tracciato stradale lungo i bastioni a mare 1996-1999,2001

Torre San Giacomo

(Bastioni Cristoforo Colombo) emergenza Rifunzionalizzazione urbanistica 2004

Bastione della Misericordia

(attuali Bastioni Cristoforo Colombo) emergenza Realizzazione di sottoservizi 2005

Mura tra la torre di San Giacomo ed il Bastione dello Sperone

(attuali Bastioni Cristoforo Colombo)

emergenza Realizzazione di sottoservizi 2005-2006

Torre dello Sperone

(Piazza Sulis) preventivo Recupero del monumento e abbattimento barriere architettoniche nell'ambito di un percorso museale 2004

Bastione dello Sperone

(Piazza Sulis) emergenza Realizzazione di una grande vasca per la raccolta delle acque piovane 2006

Rivellino dello Sperone

(Via XX Settembre) emergenza Realizzazione di sottoservizi 2005-2006

Cortile ex Caserma dei Carabinieri -Bastione di Montalbano

(Piazza Pino Piras)

preventivo Riqualificazione urbanistica e musealizzazione delle

evidenze emerse 2004-2005

Ponte della città presso Porta a Terra (Via Vittorio Emanuele)

emergenza Posa in opera per la nuova rete idrica 2006

Bastione della Maddalena (Via Garibaldi)

preventivo Rifunzionalizzazione urbanistica come teatro all'aperto

2001,2004

Teatro Civico

(Piazza Vittorio Emanuele) preventivo Cantiere (climatizzazione e miglioramento dell'acustica) di adeguamento dello stabile 2004-2005

Ex Complesso Gesuitico di San MIchele - Lo Quarter

(Via Carlo Alberto e via Gilbert Ferret)

emergenza e

preventivo Riqualificazione del complesso architettonico di Lo Quarter 2008-2010

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Università degli Studi di Sassari. 1.1. La città medievale

L'origine medievale di Alghero, suggerita dalla storiografia tradizionale, è stata ampiamente confermata dalle fonti materiali emerse in questi ultimi quindici anni di indagini archeologiche nel sottosuolo della città13. Elementi di novità, tuttavia, sono stati acquisiti per ciò che riguarda più specificamente la cronologia della sua fondazione, attribuita notoriamente alla famiglia genovese dei Doria e indicata nel 1102 dallo storico sassarese Giovanni Francesco Fara che scrisse nel XVI secolo14. Questa datazione, benché non sia suffragata da alcun documento dell'epoca che ne avvalori l'attendibilità - Alghero non compare citata in alcuna fonte scritta regionale o continentale del XII secolo15 - è stata recepita a lungo dalla storiografia recente. Ciò almeno fino agli anni '80 del XX secolo, quando alcuni studiosi hanno messo in discussione la sua credibilità16, confutata energicamente anche in seguito, come si specificherà meglio a breve, dalle attestazioni archeologiche.

Le revisioni storiche recenti hanno chiarito che Alghero non viene menzionata nelle fonti scritte prima degli anni ottanta del Duecento. I cartulari dell'archivio di Stato di Genova, redatti tra il 1210 e il 1252, in effetti, non contengono alcuna notizia sulla città17. Stessa affermazione è possibile anche per i cartulari di Bonifacio della prima metà del XIII secolo, in cui appaiono i nomi di alcuni dei più importanti porti del nord Sardegna, quali Oristano, Orosei, Porto Torres, Bosa, ma non quello di Alghero18.

Il centro risulta citato per la prima volta nelle fonti documentarie nel 1281, all'interno di un atto redatto a Genova dal notaio Leonardo Negrino, nonché in diversi documenti in

13 M.Milanese 2013, Alghero, cit., con bibliografia precedente.

14 Lo storico sassarese riporta la notizia nelle opere De corographia Sardiniae libri II e nel De rebus Sardois libri IV deducendola da non meglio identificabili autori spagnoli (Hispani auctores). Si veda al

riguardo F.Bertino 1989, Notizie e ipotesi su un borgo sardo-ligure del Basso Medioevo: l'Alghero dei

Doria, vol.I, Alghero, pp.18-22; F.Bertino 1994, Algerium, Sa Lighera, L'Alguer. Ipotesi sull'origine di Alghero e del suo nome, in Alghero, la Catalogna, il Mediterraneo. Storia di una città e di una minoranza catalana in Italia (XIV-XX secolo), Sassari, p.38.

15 R.Brown 1994, Alghero prima dei catalani, in A.Mattone, P.Sanna (a cura di) Alghero, la Catalogna, il Mediterraneo. Storia di una città e di una minoranza catalana in Italia (XIV-XX secolo), Sassari, p.49. 16 A.Soddu 2007, La signoria dei Doria in Sardegna e l'origine di Castelgenovese, in A.Mattone, A.Soddu (a cura di), Castelsardo. Novecento anni di storia, p.237, nota 13 con ampia bibliografia precedente sull'argomento.

17 F.Bertino 1989, Notizie e ipotesi su un borgo sardo-ligure del Basso Medioevo, cit., pp.139-140; F. Bertino 1994, Algerium, Sa Lighera, L'Alguer, cit., p.45.

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cui si fa riferimento al suo porto19, certamente frequentato anche in anni precedenti a questa data. D'altra parte la presenza a Genova della Signoria dei Doria (De Auria) è documentata per la prima volta dalle fonti scritte genovesi solo a partire dal primo decennio del XII secolo, in un documento del 1110. In questo momento i Doria prendono residenza nel suburbio occidentale della città, all'interno di una "cittadella" nell'area denominata Domoculta, dove in seguito nel 1125, viene costruita la chiesa gentilizia di San Matteo20. E' improbabile, pertanto, che in questa fase la famiglia signorile avesse forza espansiva e capacità fondativa verso l'esterno e, nello specifico, verso la Sardegna. E' solo nel pieno XII secolo che le fonti scritte attestano, in effetti, un loro ingresso più incisivo nel panorama sardo, spinto inizialmente da interessi economici e in seguito anche territoriali21. Questi stessi interessi portano i signori genovesi a disporre, già nella prima metà del XIII secolo, di una solida signoria fondiaria dislocata in alcune aree della Sardegna nord-occidentale.

Tale posizione è il risultato di un pieno inserimento dei Doria all'interno del quadro politico giudicale, specie quello di Torres, corroborato da accorte politiche matrimoniali e da numerose acquisizioni territoriali22. Alcuni contratti colonici del 1235 attestano, tra l'altro, prima della fondazione di Alghero, proprietà di fondi nell'attuale retroterra della città, ubicati presso il villaggio di Nularo (Nulauros), capoluogo di curatorìa. Si tratta di appezzamenti agricoli affidati dai Doria a coloni liguri, che documenterebbero, già a partire dai primi decenni del Duecento, l'interesse della famiglia genovese per lo sviluppo di questo territorio23. Quanto alla nascita della città, è possibile che essa coincida con il progressivo declino e la conseguente caduta del Giudicato di Torres (1259-1272). Il vuoto istituzionale, infatti, avrebbe dato modo ai Doria, nonché alle altre forze coinvolte nelle contese per la conquista dei territori del Giudicato, quali pisani,

19 F.Bertino 1989, Notizie e ipotesi su un borgo sardo-ligure del Basso Medioevo, cit., pp.139-140; F. Bertino 1994, Algerium, Sa Lighera, L'Alguer, cit., p.45; R. Brown 1994, Alghero prima dei Catalani, cit., pp.49-58; L. Balletto, Genova e la Sardegna nel secolo XIII, in Saggi e documenti I, in G. Pistarino, Studi

e testi, 2, Genova, doc.37, p.256.

20 C. Fusero, I Doria, Milano, 1973, p.27; M.Milanese 2006, Alghero: la città tra problemi storiografici e nuove strategie d'indagine archeologica, cit., p.481.

21 M.Milanese 2006, Alghero: la città tra problemi storiografici e nuove strategie d'indagine archeologica, cit., p.481; F. Bertino 1994, Algerium, Sa Lighera, L'Alguer, cit., p.42.

22 A.Soddu A. 2007, La signoria dei Doria in Sardegna e l'origine di Castelgenovese, cit., p.237; O. Schena 2000, La presenza genovese nella Sardegna medioevale (secc. XII-XIV), in A. Saiu Deidda (a cura di), Genova in Sardegna. Studi sui genovesi in Sardegna fra Medioevo ed Età contemporanea, Cagliari, pp. 23-24.

23 R.Brown 1994, Alghero prima dei catalani, cit., p.52-53; M.Milanese 2006, Alghero: la città tra problemi storiografici e nuove strategie d'indagine archeologica, cit., pp.481-482.

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genovesi, giudice di Arborea, comune di Sassari, Spinola e Malaspina, di potenziare la loro posizione in questa parte dell'Isola. In tale contesto politico, quindi, è plausibile, si possa inserire la fondazione del centro fortificato di Alghero, che unitamente ad una rete di castelli ubicati in posizione strategica, come Castelgenovese (Castelsardo), Casteldoria e Monteleone, sorti anch'essi probabilmente nella II metà del XIII secolo, avrebbe garantito ai signori genovesi la difesa dei confini e il consolidamento dei beni acquisiti24, nonché sbocchi sul mare sulla costa settentrionale indispensabili per i traffici commerciali.

La fonte archeologica concorda con l'orizzonte cronologico proposto dalle recenti revisioni storiche. Allo stato attuale della ricerca, infatti, le attestazioni più antiche di epoca medievale emerse ad Alghero sono costituite da frammenti di invetriate Spiral

Ware di produzione campana, di datazione compresa tra il tardo XII e la metà-terzo

quarto del XIII secolo. Questi frammenti, legati alle prime frequentazioni del porto genovese, sono stati ritrovati al momento nello scavo del Forte della Maddalena, in giacitura secondaria, all'interno di stratificazioni datate all'inizio del XIV secolo25. I depositi archeologici riferibili al nucleo originario della città rinvenuti in prima giacitura a contatto con lo sterile non sono databili, tra l'altro, prima della II metà del XIII, in pieno accordo, pertanto, con quanto appena detto circa la datazione della fondazione di Alghero. Queste evidenze sono ad oggi ancora poco numerose. In parte ciò è imputabile alla morfologia irregolare del rilievo calcareo su cui si è sviluppata la città antica, caratterizzato da marcate variazioni altimetriche. E' possibile pertanto che nelle zone in cui la roccia di base è maggiormente rilevata, le tracce archeologiche più antiche siano state in molti casi asportate dalle trasformazioni urbane successive. Tali tracce, invece, in zone con quote inferiori risultano in molti casi difficilmente raggiungibili, in quanto obliterate da metri di stratificazione archeologica. Un caso questo verificato soprattutto nella fascia occidentale della città, interessata nel Cinquecento da potenti opere di terrapienatura delle fortificazioni, su cui si tornerà più avanti, che hanno accresciuto di diversi metri le quote della città26.

La lettura dei processi di formazione e di sviluppo del tessuto insediativo del primo impianto del borgo è resa inoltre difficile dalla scarsezza di notizie di natura

24 A.Soddu 2007, La signoria dei Doria in Sardegna e l'origine di Castelgenovese, cit., pp. 244-245. 25 M.Milanese 2006, Alghero: la città tra problemi storiografici e nuove strategie d'indagine archeologica, cit., p.482.

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documentaria coeve al periodo dei Doria27. Alcune informazioni sull'assetto urbano della città sono deducibili esclusivamente dai documenti catalano-aragonesi28. Tali informazioni, tuttavia, benché non del tutto sufficienti, incrociate con le risultanze delle fonti materiali acquisite in questi anni di indagini archeologiche hanno consentito di approntare ricostruzioni - certamente parziali, ma importanti - di parti significative di Alghero precedenti agli interventi apportati al paesaggio urbano dai successivi dominatori. Attualmente le attestazioni archeologiche maggiormente significative sono state riscontrate nel corso dei cantieri di scavo effettuati nella fascia urbana nord-occidentale, in prossimità del porto, in alcune zone della parte meridionale e lungo alcuni tratti delle fortificazioni civiche, come è possibile osservare nella carta tematica che segue (tav.2).

27 A.Castellaccio A. 1994, Le fortificazioni e le strutture difensive di Alghero (XIV-XV sec.), in A.Mattone, P.Sanna (a cura di ), Alghero, la Catalogna, il Mediterraneo. Storia di una città e di una minoranza

catalana in Italia (XIV-XX secolo), Sassari, p.126.

28 G.Oliva 1989, Il borgo fortificato di Alghero: appunti sulla struttura dell'insediamento nel periodo precedente alla conquista aragonese, in F. Bertino 1989, Notizie e ipotesi su un borgo sardo-ligure del Basso Medioevo: l'Alghero dei Doria, vol.I, Alghero, pp.181-182.

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Denominazione sito Area Cronologia contesti Contesti archeologici e architettonici

Chiesa di Santa Chiara 8000 XIII-XIV sec. Paleosuoli argillosi con laterizi a contatto con lo sterile

Cortile Ospedale Vecchio 1000 (sett.1100) XIII-XIV sec. Butti di rifiuti domestici

1000 (sett.1500) XIII-XIV sec. Paleosuoli argillosi con laterizi a contatto con lo sterile; canalizzazioni con pietre e malta; lacerto murario con pietre legate da malta

7500 XIII sec. Probabile canalizzazione di pietre legate con argilla

Piazza Santa Croce 2000 XIII-XIV sec. Banchina per ormeggio imbarcazioni

Bastione San Giacomo 20.000 XIV sec. Tratto di fortificazione costituito da due torrette semicircolari collegate da un muro rettilineo (bozze legate da malta)

Cortile ex Caserma dei Carabinieri -Bastione di Montalbano

/ XIII-XIV sec. Tratto di mura medievali (bozze legate da argilla)

Bastione della Maddalena 2000 XIII-XIV sec. Parte di fondazione della cortina muraria realizzata in bozze legate da argilla associato ad un deposito di I metà XIV secolo 2500 XIII-XIV sec. Tratti di mura in bozze legate da argilla; terrapieno lungo le

mura della prima metà del XIV sec.

Teatro Civico / XIV sec. Magazzino annonario: silos a fossa ovoide per la conservazione del grano Ex Complesso Gesuitico Cimitero medievale di Lo Quarter-S.Michele 1000, 2000 (saggio A), 3000, 9000

Fine XIII - prima metà XIV sec.

Cimitero con sepolture scavate nella roccia (Fase 1)

Tav.2 Indagini archeologiche con restituzioni di evidenze contestuali alla presenza della Signoria dei Doria ad Alghero (restituzione grafica carta di distribuzione A. Vecciu)

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1.1.1. Il Castellas e il circuito difensivo

Allo stato attuale delle ricerche, non si dispone di documentazione cartografica di epoca genovese sull'assetto delle mura civiche. La prima descrizione sul circuito difensivo dei Doria si deve a Pietro IV il Cerimonioso nel 1354, in occasione dell'assedio della città da parte delle forze catalano-aragonesi. In seguito, a dieci anni dalla conquista, nel 1364, il notaio Pere Fuya stila, durante un sopralluogo ad Alghero, una descrizione dettagliata delle mura allo scopo di valutare i costi di realizzazione di opere di consolidamento e rifacimento delle fortificazioni29. Da questo resoconto, conservato nell'Archivio Comunale di Alghero, la cortina muraria risulta scandita da 26 piccole torri (mezzi

toriglioni picoli) e munita di due porte d'accesso, il Portal Rial (sul lato a terra) e il Portal de la Mar (sul lato mare). Adattato alla morfologia del terreno, il circuito difensivo è a

occidente per un lungo tratto (almeno i 2/3) costruito sul mare, fondato su un sistema serrato di scogli, aspetto che rende questo fronte difficilmente espugnabile; sul lato orientale a terra invece la cortina è circondata da un fossato30.

Da un altro documento degli inizi del Quattrocento custodito nell'Archivio della Corona d'Aragona - il libro di conti pertinente ad un contributo di 2.000 fiorini d'oro stanziati dal Parlamento Generale della Catalogna da utilizzare per le riparazioni delle torri e delle mura di Alghero (Libro dei conti di Bartolomeo Clotes) - si viene a conoscenza di un tratto di muro, non menzionato dal rapporto Fuya, definito obra del Guastellas o

Guastelas. Il tratto di mura citato si trova nel limite settentrionale della città, nella zona

maggiormente rilevata del centro storico, alle spalle del sistema portuale. Il toponimo, dal latino castrum, unitamente alla posizione topografica, suggerirebbe la presenza in questo luogo di una zona fortificata, sede probabilmente del primo nucleo urbano di Alghero, da cui si sarebbe sviluppata la città e il sistema difensivo descritto dal Fuya31. E' possibile che il Castellas, di cui allo stato attuale delle ricerche non sono state

29 M.Milanese 2008, Archeologia Postmedievale e Storia Moderna. Ricerche sulle piazzeforti spagnole della Sardegna nord-occidentale, in B. Anatra et al. (a cura di), Contra Moros y Turcos, Atti del

Convegno Internazionale di Studi, C.N.R., Cagliari, p.525.

30 A.Pirinu 2013, Il disegno dei baluardi cinquecenteschi nell'opera dei fratelli Paleari Fratino. Le piazzeforti della Sardegna, in Documenti di Archeologia Postmedievale, 6, Firenze, pp.70,139;

A.Castellaccio 1994, Le fortificazioni e le strutture difensive di Alghero (XIV-XV sec.), in A.Mattone, P.Sanna (a cura di), Alghero, la Catalogna, il Mediterraneo. Storia di una città e di una minoranza

catalana in Italia (XIV-XX secolo), Sassari, p.133.

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intercettate chiare attestazioni materiali, fosse una sorta di cittadella fortificata, il principale baluardo a difesa del castrum genovese32.

Dal punto di vista della fonte materiale, in occasione di recenti scavi contestuali alla realizzazione di lavori pubblici, è stato possibile mettere in luce ampie porzioni del circuito murario genovese di fine Duecento inizi Trecento, inglobate nelle successive fabbriche difensive di epoca spagnola e sabauda. Parti della cinta muraria genovese sono state individuate nella zona nord-orientale della città storica, sul fronte terra, nell'area dello scavo del Forte della Maddalena: opera realizzata nella seconda metà del XVI secolo su preesistenze del primo impianto urbano. Si tratta del residuo di una base di fondazione della cortina, con relativa fossa per la sua messa in opera (area 2000) e di ampi tratti di mura (area 2500), realizzati con l'impiego di bozze di varia dimensione, legate con abbondante argilla33. La cinta difensiva risulta dotata di una postierla (passaggio pedonale), che rimane in uso anche in epoca catalana, per tutto il XV secolo e forse per parte del XVI, fino alla costruzione del bastione34.

A ridosso della cortina, l'indagine archeologica ha rilevato potenti riempimenti realizzati con apporti di macerie e butti di rifiuti domestici. Stando alle associazioni del numeroso materiale ceramico in esso rinvenuto, costituito da frammenti di Maiolica Arcaica Pisana, Maiolica Catalana in Bruno e Verde, Graffita Arcaica Savonese e Maiolica Valenzana tipo Pula, la deposizione dei riempimenti sembra inserirsi nella prima metà del Trecento35. Rimane da capire se questa attività sia contestuale alla costruzione dell'apparato murario oppure ad una fase di ristrutturazione dello stesso, allo scopo di realizzare una sorta di terrapieno di consolidamento per la tenuta della struttura36. Questa potente stratificazione, con alta frazione organica, si connota non solo per l'elevata incidenza di manufatti ceramici, ma anche per la presenza di una quantità consistente di reperti faunistici e di scarichi di scarti di lavorazione del corallo37. E' possibile che quest'ultima attività si svolgesse sulla spiaggia, nelle immediate vicinanze delle mura. L'importanza del corallo presente nei fondali di Alghero è ben presente ai mercanti genovesi anche prima della fondazione del borgo. Anche i Marsigliesi, oltre ai

32 G.Oliva 1992, I luoghi della comunità ebraica nella struttura urbana di Alghero. Appunti sulla struttura urbana di Alghero tra il '300 e il '400, in L'Alguer, n.24, p.10.

33 A.Carlini, M.Fiori 2006, Forte della Maddalena, in M.Milanese, M.Fiori, A.Carlini, Temi e problemi dell'archeologia urbana ad Alghero: nuovi dati sulla città tardomedievale dagli interventi 2004-2005,

in Archeologia Medievale, XXXIII, p.483. 34 M.Milanese 2013, Alghero, cit., pp.50-52.

35 A.Carlini, M.Fiori. 2006, Forte della Maddalena, cit.,p.484. 36 M.Milanese 2013, Alghero, cit., pp.50-52.

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genovesi, sono pienamente inseriti a partire dal XIII secolo nel ciclo produttivo di questo bene prezioso38.

Dall'area di scavo del Forte della Maddalena proviene inoltre il materiale ceramico medievale più antico attualmente rinvenuto negli scavi urbani algheresi, attestante le prime frequentazioni di Alghero. Si tratta, come accennato in precedenza, di alcuni frammenti di Spirale Ware, riscontrati finora in Sardegna ancora in pochi siti. Queste ceramiche hanno visto nell'isola il loro impiego nel medioevo come bacini architettonici nella chiesa di Santa Chiara a Cagliari e in quella di San Priamo a San Vito39.

Un'altra parte consistente della cinta tardo medievale è stata messa in luce nel corso delle indagini archeologiche nell'area del Bastione San Giacomo, nel limite centro-occidentale della città. Si tratta dei resti di due torrette semicircolari collegate da una struttura muraria lineare, eseguite a sacco in cassaforma lignea, con l'impiego di pietrame, anche di piccola dimensione, legate da abbondante malta. I depositi associati hanno restituito materiale ceramico risalente al XIV secolo40.

1.1.2. Lo spazio urbano

Il nucleo abitativo originale della città si situa nella parte più settentrionale della penisola su cui insiste Alghero - compresa nella fascia più rilevata del pianoro calcareo e, quindi, maggiormente difendibile41 - con una zona in via di espansione verso meridione caratterizzata da due assi viari est-ovest (le attuali via Roma e via Gilbert Ferret) di collegamento tra il centro della città e le porte verso terra.

Il tessuto urbano all'interno delle mura civiche, certamente in origine di modesta entità, si presentava molto probabilmente composito, articolato in vuoti urbani, corrispondenti a zone non costruite, a ridosso della cortina muraria, funzionali alla vita quotidiana della comunità (spazi adibiti par la costruzione e manutenzione delle imbarcazioni, il ricovero del bestiame ecc.) e zone edificate. La trama dell'incasato era verosimilmente alternata da spazi interstiziali costituiti da cortili, orti, patii, giardini, di cui rimane traccia anche nei periodi successivi42.

38 M.Milanese, M.Fiori, A.Carlini, Temi e problemi dell'archeologia urbana ad Alghero, cit., p.488. 39M.Milanese 2013, Alghero, cit., p.39.

40 M.Milanese 1999, La sequenza del Bastione di S.Giacomo, in M.Milanese (a cura di), Alghero. Le trasformazioni di uno spazio urbano tra XIV e XX secolo. Il progetto di ricerca e le campagne di scavo,

pp.65-71.

41 A.Castellaccio 1994, Le fortificazioni e le strutture difensive di Alghero (XIV-XV sec.), cit., p.128, nota 19.

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Interventi di archeologia preventiva in questo comparto della città, nella Piazza Santa Croce, nell'area del cortile dell'Ospedale Vecchio e del Complesso religioso di Santa Chiara, hanno fornito importanti attestazioni del primo insediamento genovese.

Le tracce pertinenti a questo orizzonte cronologico sono state pesantemente intaccate dalle successive attività edificatorie contestuali all'insediamento in questo spazio della città del quartiere ebraico bassomedievale, nonché dalle trasformazioni urbanistiche succedutesi fino a tempi recenti.

Ad una parte funzionale della città sono indubbiamente da attribuire le evidenze riscontrate all'interno dell'area di scavo della Piazza Santa Croce (area 2000) in cui è stata documentata una banchina per l'ormeggio di piccole imbarcazioni.

In un periodo precedente a quello medievale, attualmente ancora da definire, questa parte del sito si presentava come una spiaggia e in seguito come un approdo naturale in arenaria. Tale approdo viene adeguato e consolidato in questo periodo con il riempimento di alcuni avallamenti del banco in arenaria con abbondante malta e il livellamento dell'area mediante l'apporto di un deposito di argilla sterile. L'opera viene completata tramite la sistemazione di pali da ormeggio per le imbarcazioni, attestate da alcune buche a sezione circolare. I materiali ceramici e numismatici costituiti da Graffita Arcaica Savonese in associazione con un denaro di Genova del XIII secolo, collocano questo momento della vita di Alghero alla fine del Duecento43.

Tracce indirette della presenza dell'incasato sono state invece intercettate nelle diverse aree indagate del cortile dell'Ospedale Vecchio. Si tratta di paleosuoli argillosi a contatto con lo sterile, parzialmente scavati, ricchi di materiale edile da copertura (coppi), con elevato indice di frammentazione individuati a sud-ovest dell'area (settore 1500). Gli indicatori cronologici (maiolica arcaica pisana, graffita arcaica savonese) consentono di datare la formazione di questi strati tra la fine del XIII-inizi XIV secolo.

Di grande interesse è inoltre il rinvenimento, sempre in questa zona, di canalizzazioni per lo scolo delle acque, con sponde in pietre legate da malta e canale di scolo formato da coppi. Non sono stati intercettati, tuttavia, gli edifici connessi con le canalizzazioni.

43 M.Baldassarri 2000, Lo scavo archeologico della Piazza Santa Croce (area 2000), in M.Milanese et al. Il kahal medievale di Alghero. Indagini archeologiche 1997/1999, in Atti del II Congresso di Archeologia Medievale (Brescia, 30 settembre - 2 ottobre 2000), Firenze, p.70; M.Baldassarri 1999, La sequenza della Piazza S.Croce (area 2000), in M.Milanese (a cura di), Alghero. Le trasformazioni di uno spazio urbano tra XIV e XX secolo. Il progetto di ricerca e le campagne di scavo, in Archeologia Postmedievale,

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Deboli attestazioni in tal senso sono costituite unicamente da un lacerto murario in conci squadrati legati da malta bianca, prospiciente le condutture citate44.

Un manufatto legato verosimilmente a sistemi di canalizzazione è stato individuato anche nel limite settentrionale del cortile (area 7500). Si tratta di una struttura in pietre di trachite sommariamente sbozzate legate da argilla, pertinente a un sistema di raccolta delle acque, probabilmente una vasca di decantazione. I reperti provenienti dagli strati associati alla struttura (maiolica arcaica pisana, graffita arcaica savonese), permettono di orientare la sua messa in opera tra la fine del Trecento e gli inizi del Quattrocento. Questa struttura è stata inglobata in seguito nel corso della costruzione di uno degli edifici del quartiere ebraico45.

Solo alcune evidenze sono riconducibili a livelli di vita. Si tratta di ampie aree interessate da piani di calpestio in terra battuta, legati probabilmente a spazi esterni funzionali alle abitazioni, dotati di aree di fuoco, in alcuni casi organizzate all'interno di strutture in pietra (settore 1500)46. Inoltre nella fascia sud-orientale dell'area (settore 1100) è stata individuata una zona deputata allo smaltimento dei rifiuti domestici, attestata dalla presenza di accumuli di terra con elevata frazione organica. Anche queste azioni si possono far risalire alla fine del XIII o gli inizi del XIV secolo, per l'associazione costante di maiolica arcaica pisana e graffita arcaica savonese47.

Importanti attestazioni materiali di un polo civico appartenente a questo orizzonte cronologico sono emerse nella parte centro-orientale del centro storico, in posizione discosta rispetto al primo impianto insediativo, nel corso dell'indagine archeologica del contesto pluristratificato all'interno dell'ottocentesco Teatro Civico. Di questa area è noto dalle fonti scritte il toponimo medievale di Carra, termine logudorese dal latino

quadra, l'unità di misura adoperata soprattutto per le granaglie, passata in seguito a

denominare la piazza stessa in cui si svolgeva il commercio e la conservazione delle granaglie giunte dall'entroterra48. La posizione topografica del sito ha consentito, quindi,

44 M.Biagini 1999, Ospedale Vecchio. La sequenza del settore 1500, in M.Milanese (a cura di), Alghero. Le trasformazioni di uno spazio urbano tra XIV e XX secolo. Il progetto di ricerca e le campagne di scavo, in Archeologia Postmedievale, 3, p.45; M.Biagini 2000, Settore 1500, in M.Milanese et al. Il kahal medievale di Alghero. Indagini archeologiche 1997/1999, Atti del II Congresso di Archeologia Medievale

(Brescia, 30 settembre - 2 ottobre 2000), Firenze, p.74; cfr. Ivi, p.69-70.

45 M.Milanese, G.Padua, G.Zizi 2009, Dal quartiere medievale al Monastero, cit., p.223. 46 Ivi, p.70.

47L.Biccone, F.G.R.Campus 1999, Ospedale Vecchio. La sequenza del settore 1100, cit., p.52; L.Biccone, F.G.R.Campus 2000, Il settore 1100, cit., p.73.

48G.Oliva 1989, Il borgo fortificato di Alghero, cit., pp.183-183; M.Milanese 2006, Dal teatro civico al grano di Alghero, in M.Milanese, F.Fiori, A.Carlini 2006, Temi e problemi dell'archeologia urbana ad

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di contestualizzare l'ultimo tratto di sequenza acquisito in corso di scavo, costituito da tre silos tardo-medievali per la conservazione di granaglie, ricondotti ai magazzini annonari attestati dalle fonti scritte a partire dal XIV. I silos, di forma ovoide e diametro ricostruibile di circa m 4, sono incisi nella roccia a picconcello. Gli strati di obliterazione del silos, composti da terra organica ricca di ossa animali e di carbone, oltreché di numerosi cariossidi carbonizzati, hanno restituito materiali ceramici di cronologia compresa tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo, che stabilisce la definitiva defunzionalizzazione di questi manufatti. Nel postmedioevo, l'area subisce una trasformazione, contestuale ad un mutamento della modalità di conservazione delle granaglie, non più stoccate all'interno di silos, ma in un più razionale deposito pubblico denominato di Calassanz49.

1.1.3. Le aree sepolcrali: il cimitero medievale di San Michele

Nella prima fase di insediamento dei Doria, la composizione della società algherese doveva essere quasi prettamente ligure e in particolare genovese, data la forte dipendenza e gli stretti legami con il Comune di origine, sfociati in accordi commerciali a vantaggio dei mercanti genovesi, esonerati dal pagamento del dazio sull'esportazione del grano nei territori amministrati dalla signoria (1287-88)50.

L'indagine presso il complesso architettonico di San Michele, nel limite sud-est della città storica, che ha interessato l'ampio cortile dell'edificio e buona parte degli ambienti interni, ha offerto la possibilità di indagare un ampio campione di questa popolazione. Nel Medioevo infatti, questa zona, inclusa all'interno delle mura medievali e posizionata su un lieve rilievo, era occupata dalla chiesa di San Michele, la seconda per importanza dopo la cattedrale, e dall'annesso cimitero, utilizzato anche in seguito per almeno 350 anni, fino all'insediamento nel XVII secolo dei gesuiti. Sono sporadiche le fonti documentarie - in prevalenza seicentesche - che documentano l'esistenza in questa zona della città del fossar de Sant Miquel. Un'attestazione indiretta è presente nel rapporto sullo stato delle mura del Fuya del 1364, in cui viene nominata la Torre di San Michele che evocherebbe l'esistenza della vicina chiesa con l'annesso cimitero51.

Alghero: nuovi dati della città tardo medievale dagli interventi 2004-2005, in Archeologia medievale,

XXXIII, p.485.

49 M.Milanese 2005, Alghero, Teatro Civico, 2004, cit. pp.219-220. 50 R.Brown 1994, Alghero prima dei catalani, cit., p.52.

51 M.Milanese 2010, Il cimitero di San Michele e l'archivio biologico della città. La scoperta del cimitero medievale di San Michele, in M. Milanese 2010 (a cura di), Lo scavo del cimitero di San Michele ad Alghero (fine XIII-inizi XVII secolo). I campagna di scavo (giugno 2008-settembre 2009), Pisa, pp.15-16.

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Il sepolcreto di San Michele pare pianificato in maniera sistematica con allineamenti costanti, in fosse individuali scavate nella roccia, in alcuni casi indicate da segnacoli sepolcrali risparmiati nel banco roccioso, allo scopo di non perdere l'identificazione degli inumati. Gli individui sono deposti con gli arti superiori incrociati sul torace e allineati lungo l'asse ovest-est, con cranio ad ovest. Da una stima preliminare, questo primo impianto cimiteriale doveva essere piuttosto esteso; buona parte delle inumazioni riconducibili a questa fase si trova, infatti, anche in posizione discosta rispetto all'edificio ecclesiastico52.

Il nucleo più antico, attribuibile sulla base degli indicatori cronologici alla fine del XIII secolo (maiolica arcaica pisana in associazione con invetriata della Linguadoca Orientale), è stato intercettato in un limitato saggio di approfondimento nell'area del cortile dell'ex Collegio Gesuitico (area 2000-saggio A), al di sotto delle sepolture delle epoche successive. L'indagine di questo campione di deposito cimiteriale ha portato alla luce un gruppo di cinque tombe, di cui una con tumulo in materiale lapideo di natura calcarea. Le tombe sono organizzate all’interno del muro di cinta sepolcrale, realizzato in bozze di pietra mista (calcareniti e trachiti) legate con argilla e malta tenace, rispetto al quale le deposizioni sono sistemate in modo ortogonale. Il recinto chiudeva ad ovest il sepolcreto, in coincidenza con un limite fisico dato dal salto di quota rispetto ad un'area sottostante attualmente sede di un tracciato stradale (via Carlo Alberto).

Il muro cimiteriale è stato sfruttato in seguito come base di fondazione per uno dei muri del cortile del Collegio Gesuitico, costruito in quest'area alla fine del XVI secolo. I tagli delle tombe, di forma ellittica, sono stati ricavati incidendo in parte il livello della roccia. Il deposito sepolcrale pertinente a questa fase ha infatti spessori piuttosto esigui ed è separato dallo sterile affiorante solo da uno strato sottile di argilla e di calcare in disfacimento di origine prevalentemente naturale53.

Altre parti dell'impianto cimiteriale medievale - secondo i materiali datanti di cronologia compresa tra la fine del XIII e gli inizi del XIV secolo - sono state intercettate in diversi ambienti interni dell'ex Collegio Gesuitico (aree 1000, 3000, 4000, 9000), dove in alcune circostanze gli scheletri risultano intaccati dalle strutture murarie della fabbrica religiosa. La presenza di chiodi, individuati di frequente attorno alla testa e ai piedi degli inumati, in associazione a fosse profonde intagliate nel banco roccioso (area 1000), hanno portato ad ipotizzare, in alcuni casi, un tipo di deposizione all'interno di casse

52 M.Milanese 2010, Il senso delle cose, cit., pp.36-37.

53 M.C. Deriu 2010, Il settore 2500: la sequenza del saggio A, in Milanese (a cura di), Lo scavo del cimitero di San Michele ad Alghero (fine XIII-inizi XVII secolo), I campagna di scavo (giugno 2008-settembre 2009), Pisa, pp.156-161.

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lignee; le osservazioni di carattere tafonomico effettuate in corso di scavo sui resti scheletrici relativi a queste sepolture, hanno in effetti di frequente confermato deposizioni in spazio vuoto54. In una circostanza è stato possibile documentare una probabile deposizione in barella, suggerita dalla presenza di tracce lignee e di una serie di chiodi allineati lungo i fianchi ed ai piedi dell'inumato (area 4000)55.

E' attestata, oltre alle tombe incise nello sterile di base, la presenza di sepolture in cassa litica di forma rettangolare costruite con pietre di piccola pezzatura legate con malta. Una di esse (area 3000), intonacata all'interno, risulta utilizzata più volte, probabilmente anche in epoche successive. Al suo interno sono stati infatti individuati i resti scheletrici frammisti a terra riconducibili almeno a 16 individui, posti al di sopra e al di sotto di un unico scheletro in connessione anatomica56.

Il campione di individui recuperato finora (circa 50) è rappresentativo di entrambi i sessi e delle diverse età. Analisi preliminari a carattere antropologico hanno permesso di stabilire per i subadulti una mortalità media tra i 4 e i 10 anni, mentre per gli adulti tra i 35 e i 40 anni57. Le indicazioni cronologiche, come detto in precedenza, concorrono a far ritenere che i resti scheletrici documentati per questa fase sepolcrale possano essere riconducibili alla popolazione sardo-ligure presente ad Alghero prima della conquista catalano-aragonese. Tuttavia è necessario attendere indagini antropologiche sistematiche che possano evidenziare in modo scientifico i caratteri di questo campione di popolazione algherese58.

Le modalità di sepoltura riscontrate, discusse finora, permettono di ipotizzare per questo gruppo di individui ceto sociale medio e in alcuni casi privilegiato. Sono numerosi, tra l'altro, gli oggetti di ornamento di un certo valore che accompagnano gli

54 A.Deiana 2010, La sequenza dell'area 1000, in M.Milanese (a cura di), Lo scavo del cimitero di San Michele ad Alghero (fine XIII-inizi XVII secolo), I campagna di scavo (giugno 2008-settembre 2009),

Pisa, pp.51-55.

55 A.Panetta 2010, La sequenza dell'area 4000, in Milanese (a cura di), Lo scavo del cimitero di San Michele ad Alghero (fine XIII-inizi XVII secolo), I campagna di scavo (giugno 2008-settembre 2009),

p.70.

56 A.Deiana 2010, Il settore 2100: la sequenza archeologica, in M.Milanese (a cura di), Lo scavo del cimitero di San Michele ad Alghero (fine XIII-inizi XVII secolo), I campagna di scavo (giugno 2008-settembre 2009), Pisa, p.105; G.Zizi 2010, La sequenza dell'area 3000, in M.Milanese (a cura di), Lo scavo del cimitero di San Michele ad Alghero (fine XIII-inizi XVII secolo), I campagna di scavo (giugno 2008-settembre 2009), pp.60-62.

57 P.Olia 2010, Area 1000. Analisi antropologica preliminare, in Milanese (a cura di), Lo scavo del cimitero di San Michele ad Alghero (fine XIII-inizi XVII secolo), I campagna di scavo (giugno 2008-settembre 2009), p.342.

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inumati, tra cui collane con vaghi di corallo, in giaietto (un legno fossile o lignite), fibbie, bottoni, anelli di argento di buona fattura, di cui uno con disco lavorato a bulino, giglio e riferimento religioso "Ave Maria"59. Non manca inoltre l'uso di seppellire i morti accompagnandoli con l'obolo di Caronte, costituito in un caso da una frazione di follis di IV sec., rappresentante la gloria exercitus, trovata in associazione ad un grosso d'argento in fase con il periodo cimiteriale trattato, battuto a nome di Federico II (II metà XIII-inizi XIV sec.).

Fig. 1 Particolare di una parte del primo impianto del cimitero medievale di San Michele (fotomosaico da G. Zizi 2010)

1.2. Dalla Signoria dei Doria a L'Alguer catalana-aragonese

La piazzaforte genovese di Alghero viene occupata dalle forze catalano-aragonesi nel settembre del 1354, dopo aver resistito ad un lungo e difficile assedio, mentre un'ondata epidemica iniziava a dilagare tra le truppe regie. In tale anno i Doria e gli Arborea acconsentono di sottoscrivere una pace con Pietro IV d'Aragona60, secondo cui, tra le

59 M.Milanese 2010, Il senso delle cose, cit., p.37; M.Milanese 2010, Il cimitero di San Michele e l'archivio biologico della città. cit., pp.18-19.

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diverse clausole, gli abitanti, eccetto i "collaborazionisti" con le forze regie, avrebbero dovuto lasciare la città, che sarebbe stata in seguito ripopolata da elementi iberici61. Il progetto di ripopolamento di Alghero era già nei disegni dell'autorità regia in occasione di un primo tentativo di occupazione della città nel 1353, al fine di stabilire un maggior controllo in una località dimostratasi recalcitrante all'autoritarismo regio e ancora saldamente legata alla politica genovese62. Questo primo tentativo di occupazione, andato fallito a causa di una violenta ribellione della città, è successivo al vittorioso esito della notoria battaglia di Porto Conte tra la flotta veneto-aragonese e quella genovese63.

Le misure adoperate dalla Corona Aragonese per attrarre i pobladors nella città algherese prevedono diversi provvedimenti a carattere giuridico-economico, tra cui l'estinzione dei reati commessi nel luogo d'origine, l'esenzione di dazi e la concessione di case e terreni. Quest'ultimi, in particolare, sono vincolati all'obbligo di residenza in città per almeno cinque anni, con l'obiettivo di favorire il trasferimento di intere famiglie e la formazione di nuovi nuclei familiari. Dalle fonti scritte, risulta che il processo di catalanizzazione della città - non scevro inizialmente da difficoltà, nonostante i numerosi provvedimenti regi - sia stato realizzato in prevalenza con sudditi maiorchini, valenzani, catalani, genti del Rossiglione e della Cerdaña. In modo sporadico è attestata anche la presenza di castigliani, navarresi e siciliani64. All'interno di questo nuovo tessuto sociale che caratterizza Alghero negli anni immediatamente successivi alla conquista della città, una buona parte di abitanti, specie di origine maiorchina, oltre che delle altre provenienze citate, appartiene alla comunità giudaica65.

61 R.Conde y Delgado de Molina 1994, Il ripopolamento catalano in Alghero, in A.Mattone, P.Sanna (a cura di), Alghero, la Catalogna, il Mediterraneo. Storia di una città e di una minoranza catalana in

Italia (XIV-XX secolo), Sassari, pp.75-76.

62 G.Meloni 1994, Alghero tra Genova, Arborea, Milano, Catalogna. Nuovi documenti, in A. Mattone, P. Sanna (a cura di), Alghero, la Catalogna, il Mediterraneo. Storia di una città e di una minoranza

catalana in Italia (XIV-XX secolo), Sassari, pp.59-61.

63 C.Tasca 1990, La comunità ebraica di Alghero fra '300 e '400, in Revista de l'Alguer, I, p.142. 64 R.Conde y Delgado de Molina 1994, Il ripopolamento catalano in Alghero, cit., pp.76-88.

65 G.Olla Repetto 1994, La presenza ebraica in Alghero nel secolo XV attraverso una ricerca archivistica, in A.Mattone, P.Sanna (a cura di), Alghero, la Catalogna, il Mediterraneo. Storia di una città e di una minoranza catalana in Italia (XIV-XX secolo), Sassari, p.149.

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Denominazione sito Area Cronologia contesti Contesti archeologici e architettonici

Chiesa di Santa Chiara 8000 XIV-XVI sec. Edifici del quartiere ebraico e tratto di viabilità (Carrer

de Sant Elm)

Cortile Ospedale Vecchio 1000 (sett.1100) XV-XVI sec. Abitazione del quartiere ebraico 1000 (sett.1500) XV-XVI sec. Edifici del quartiere ebraico 7100 XIV-XVI sec. Abitazione del quartiere ebraico 7500 XIV-XVI sec. Abitazione del quartiere ebraico

Piazza Santa Croce 2000 XIV-XV sec. Edifici del quartiere ebraico

2008 XIV-XV sec. Sinagoga (?)

Bastione San Giacomo (attuale Bastione Marco Polo)

20.000 / Continuità d'uso delle fortificazioni della fase precedente

Cortile ex Caserma dei Carabinieri -Bastione di Montalbano

/ / Continuità d'uso delle fortificazioni della fase precedente

Bastione della Maddalena 2000, 2005 / Continuità d'uso delle fortificazioni della fase precedente

Teatro Civico / / Continuità d'uso come magazzino annonario: silos a

fossa ovoide per la conservazione del grano

Ex Complesso Gesuitico Cimitero medievale di Lo Quarter-S.Michele

1000,2000,4000, XIV-inizi XVI (?) Continuità d'uso dell'area cimiteriale con inumazioni in fosse terragne (Fasi 2,3)

Tav.3 Indagini archeologiche con restituzioni di evidenze relative al periodo catalano-aragonese (elaborazione grafica carta di distribuzione A. Vecciu)

Figura

Fig. 1 Particolare di una parte del primo impianto del cimitero medievale di San Michele (fotomosaico da G
Fig.  4  1573.  Collezione  Bertarelli,  presso  Castello  Sforza  (Milano),  manoscritto  CG m.27-9
Fig.  8  In  alto  scavo  archeologico  del  bastione  di  San  Giacomo. A sinistra le mura medievali, con in basso il  riferimento della mappa  plan de la ville d’Alguer  dove  sono  presenti  ancora  le  antiche  mura    medievali
Fig. 8 Una fase di scavo all'interno del pozzo (immagine  M.Milanese)
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