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Santa Maria Regina degli Apostoli

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Academic year: 2021

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ANTA

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ARIA

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EGINA DEGLI

A

POSTOLI Quartiere Ostiense

Altre denominazioni: l’originaria titolazione di “Regina Apostolorum” fu tradotta in italiano per distinguere il santuario dall'omonima chiesa parrocchiale "Regina Apostolorum in Piazza d'Armi” nel quartiere Della Vittoria. Situata in via Antonino Pio, in quella che un tempo era la borgata della Montagnola, la chiesa-santuario di Santa Maria Regina degli Apostoli, divenuta parrocchia nel 1976 e basilica minore nel 1984, fu costruita nell’arco di un decennio dal 1945 al 1954 per iniziativa del fondatore della Pia Società San Paolo Giacomo Alberione. È celebrata con particolare solennità la festa della Regina degli Apostoli l’ultima domenica di maggio con una processione che si snoda per le vie del quartiere.

Sono diverse le valenze simboliche e cultuali che si intrecciano nel santuario dedicato alla Regina degli Apostoli: concepito nel pieno revival mariano che seguì i bombardamenti su Roma del biennio 1943-44, si affermò negli anni Cinquanta come il tempio dell’“apostolato della comunicazione sociale”, campo in cui la Pia Società San Paolo si era distinta fondando testate di successo come «Il Giornalino» per i ragazzi (1924) o il settimanale «Famiglia cristiana» (1931) e creando nel 1939 una casa di produzione cinematografica, la Romana Editrice Film (poi Sampaolofilm). A partire dalla metà degli anni Sessanta l’intero complesso cultuale si è andato anche configurando come un pantheon della Famiglia Paolina: nel maggio del 1966 fu traslato dal Verano nella cripta il corpo di Giuseppe Timoteo Giaccardo (1896-1948) beatificato il 22 ottobre 1989; la sottocripta accolse dapprima, nel febbraio del 1967, la sepoltura di suor Tecla Merlo (1894-1964) cofondatrice delle Suore Figlie di San Paolo, e successivamente quella di Giacomo Alberione (1884-1971) che sarà proclamato beato il 27 aprile del 2003. Lo stretto legame tra i vari ambienti del complesso cultuale, il cui progetto originale ispirato al barocco romano è di Giuseppe Forneris e Leo Favini, è sottolineato dall’unico tema iconografico incentrato sul ruolo rivestito da Maria nella storia della salvezza che si dipana dalla sottocripta, alla cripta fino alla chiesa superiore. Qui si distinguono gli otto affreschi della cupola inferiore del pittore Antonio Giuseppe Santagata, che rappresentano episodi evangelici e convergono nel grande affresco centrale della Mater humanitatis che protegge Pio XII e l’intera umanità sotto il suo manto. Sopra i quattro pilastri che sorreggono la cupola sono ricordati i quattro dogmi mariani con le scritte «Mater Dei», «Semper Virgo», «Immaculata» e «Assumpta». Dietro l’altare è posto il grande mosaico Regina degli apostoli che rappresenta Maria circondata da angeli nell’atto di donare Gesù al mondo, mentre in basso sono raffigurati gli apostoli, gli evangelisti e Paolo di Tarso.

Il santuario fu voluto da don Giacomo Alberione (1884-1971) a seguito di un voto formulato durante un bombardamento aereo alla fine del 1943 in cui il fondatore dei Paolini chiedeva l’incolumità per tutti i membri della sua famiglia religiosa. Il luogo della promessa corrisponde al centro della chiesa in cui si legge: "Anno Mariano confecto - diro bello incolumes - filii Matri voto P. - die VIII dec. MCMLIV". Si tratta dunque di un luogo di culto “per scampato pericolo”, non l’unico nato all’indomani degli attacchi aerei sulla Capitale se tali consideriamo le “madonnelle” sorte nelle vie di Roma interessate dai bombardamenti, che segnarono un fenomeno devozionale di ampie dimensioni come testimoniavano i numerosissimi ex-voto oggi rimossi: erano per lo più edicole improvvisate del Divino Amore,

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tra le più celebri quella sorta vicino al Policlinico dopo il bombardamento di un tram e l’icona di via di Villa Serventi al Pigneto in ricordo di don Raffaele Melis colpito mentre cercava di soccorrere i feriti e sepolto nella chiesa di S. Elena di cui era parroco (Caliò 2005, pp. 636-643).

Quando il santuario fu consacrato l’8 dicembre dell’anno mariano del 1954 la guerra era ormai lontana e il nuovo tempio era già divenuto l’emblema monumentale nella Città Santa della intraprendenza della Chiesa di Pio XII nel campo di vecchi e nuovi media. Il culto mariano si saldava all’imponente strumentazione per la propaganda religiosa presente negli adiacenti laboratori come rimarcava la grande campana fusa dalle fonderie Marinelli di Agnone, recante gli emblemi delle attività paoline della stampa, cinema, radio e televisione. Sottolineava questo aspetto l’articolo pubblicato sull’«Osservatore romano» in occasione della consacrazione: «Chi voglia soffermarsi sul significato simbolico di questo tempio dedicato alla Regina degli Apostoli non può prescindere dall’ambiente di lavoro e di fede in cui esso s’innalza, fede specifica nell’apostolato delle Edizioni. Attorno al nuovo tempio pulsa la vita di uno dei maggiori complessi editoriali del mondo cattolico, completato dalle attrezzature delle nuovissime forme che il progresso ha messo a disposizione della propaganda, quali la radio, di cui la Pia Società S. Paolo ha impiantato e gestisce una grande stazione emittente nel Giappone, e l’industria cinematografica, che qui ha un modernissimo impianto per la produzione di films catechistici e moralizzatori» (Bianchi).

Il santuario della Montagnola si legava così ad altri luoghi di culto della città sorti nel Novecento per premiare, sull’esempio della chiesa salesiana del Sacro Cuore a Castro Pretorio, quegli ordini che si erano distinti nell’“apostolato della comunicazione” e nella diffusione di devozioni con chiare valenze politiche. Ai sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù fondati da Léon Gustave Dehon fu affidata nel 1934 la chiesa di Cristo Re costruita da Marcello Piacentini in viale Mazzini nel nuovo quartiere Delle Vittorie in piazza d’Armi emblema di quella restaurazione cristiana della società annunciata dall’enciclica Quas primas di Pio XI nel 1925 che sembrava aver trovato compimento nella Conciliazione tra Chiesa e Regime fascista. I Missionari Figli del Cuore Immacolato di Maria fondati da Antonio Maria Claret, contemporaneo di don Bosco e primo diffusore della stampa “popolare” in Spagna proclamato beato nel febbraio del 1934 e canonizzato nell’anno giubilare del 1950, ebbero la cura del “tempio votivo internazionale” del Sacro Cuore Immacolato di Maria a piazza Euclide nel quartiere Pinciano: progettato dall’eclettico architetto Armando Brandini per ospitare una copia in mosaico dell’icona del Cuore di Maria tra gli emblemi della Spagna controrivoluzionaria di fine Ottocento, il complesso cultuale, che comprendeva anche il vicino palazzo della curia generalizia dell’Ordine, sarà ultimato solo nel 1952 a più di venticinque anni dall’inizio dei lavori. Il culto mariano si legherà dapprima al culto dei martiri clarettiani della guerra civile spagnola, beatificati nel 1992, presentati nel Dopoguerra, in quello che era diventato il quartiere dell’alta borghesia romana, come un monito ai fedeli dei pericoli a cui andava incontro la Chiesa in un’eventuale affermazione politica del comunismo, per poi circoscriversi nel novero delle attività parrocchiali.

Si tratta in entrambi i casi di luoghi di culto monumentali costruiti

per uno sviluppo santuariale che non si realizzerà mai

compiutamente. Un destino che, seppur in misura minore, segnerà

anche il santuario della Montagnola. Se negli anni Cinquanta il suo

nome si legherà all’apostolato del lavoro promosso da Pio XII

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nell’ultima fase del suo pontificato, come dimostra la presenza il 22

dicembre 1954 degli operai dell'impresa Tudini-Talenti

accompagnati dal cappellano del lavoro (cfr. Archivio del Santuario

storico fotografico, 4.4.1), negli anni successivi il pellegrinaggio si

concentrerà sulla visita al sepolcro dei fondatori, prerogativa quasi

esclusiva delle diramazioni internazionali della Società di San Paolo.

Fonti: ASRA = Archivio del Santuario Regina degli Apostoli alla Montagnola Bibliografia: F. Husu, S. Antonio Maria Claret (1807-1870) arcivescovo e

fondatore dei Missionari Figli del Cuore di Maria, Roma 1950; T. Ariani, Sant’Antonio Maria Claret. Arcivescovo e fondatore dei Missionari figli del Cuore immacolato di Maria (1807-1870), Roma 1950; L. Bianchi, Nella nuova chiesa “Regina Apostolorum” della Pia società S. Paolo, in «Osservatore romano», 11

dicembre 1954, p. 4; G. Riva, Un grande affresco di Santagata in una nuova

chiesa di Roma, in «Corriere della Liguria», 8 gennaio 1955; M. Piacentini, A.

Prandi, B. Zambetti, Il tempio di Cristo Re, Roma 1961; G. Nicodemi, Santagata

Antonio Giuseppe, Milano 1964; Ceschi 1963, p. 176; Dejonghe 1966, pp.

259-260; E. Bettati – U. Muzzin – E. Pasotti, Storia e arte del santuario Regina

Apostolorum, Roma, 1969; Dejonghe 1\969, pp. 259-260; V. Rocchiero, Antonio Giuseppe Santagata, Genova 1983; G. Perego, Il santuario basilica “Regina Apostolorum”, Roma 1985; G. Spinelli, Barbastro, martiri di, in Bibliotheca Sanctorum. Prima appendice, Roma, 1987, col. 125-126; E. Fornasari, Un profeta obbedente. beato Timoteo Giaccardo primo sacerdote paolino, Cinisello Balsamo

(MI) 1989; F. Hussu, Una legione decimata, Roma, 1992; D. Menozzi, Liturgia e

politica: l’introduzione della festa di Cristo Re, in Cristianesimo nella storia. Saggi in onore di Giuseppe Alberigo, a cura di A. Melloni, D. Menozzi, G.

Ruggieri, M. Toschi, Bologna 1996, pp. 607-656; T. Strinati, Arte e architettura a

Roma attorno ai giubilei del Novecento, in La storia dei Giubilei, IV. 1800-2000,

Prato 2000, pp. 206-227; L. Rolfo, Don Alberione, Roma 2000; Santa Maria

Regina degli Apostoli. Santuario, basilica, parrocchia. Guida storico-artistica,

volantino illustrativo, s.l., s.d.; Caliò 2005; M. Alemanno, Le chiese di Roma

moderna, III. I rioni Ripa e Testaccio e i quartieri del quadrante sud-est, Roma

2007, pp. 43-46; C. Cerchiai, Ostiense, in I rioni e i quartieri di Roma, IX, pp. 421-422; A. Manodori, Pinciano, in I rioni e i quartieri, pp. 145-147; M.L. Di Blasi, Il

mio nome è Tecla. Vita e ritratto di Teresa merlo, Milano 2008.

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