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Analisi del grado di competitivita e di innovazione del settore lattiero-caseario toscano

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Academic year: 2021

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(1)

Dipartimento Scienze Veterinarie

Corso di Laurea Magistrale in Scienze e Tecnologie delle Produzioni Animali

Tesi di Laurea

Analisi del grado di competitività e di innovazione del

settore lattiero-caseario toscano

Candidato

Relatore

Prof./Dott. Roberta

Moruzzo

Veronica Fanucchi

Correlatore

Prof./Dott. Francesco Di

Iacovo

Anno accademico 2016 – 2017

(2)

2

INDICE

SOMMARIO ... 5

ABSTRACT ... 6

INTRODUZIONE ... 7

1 L’INNOVAZIONE QUALE STRUMENTO DI COMPETITIVITÀ ... 10

1.1 COS' E' L'INNOVAZIONE ... 10

1.2 L’IMPORTANZA DELL’INNOVAZIONE ... 12

1.3 PERCHE’ L’INNOVAZIONE SI LEGA ALLA COMPETITIVITA’ ... 21

1.4 COME SI MISURA L'INNOVAZIONE ... 26

2 LE SFIDE DELL’INNOVAZIONE IN AGRICOLTURA ... 29

2.1 L’INNOVAZIONE E L’AGRICOLTURA ... 29

2.2 LE NOVITA’ INTRODOTTE DALLA POLITICA EUROPEA PER LO SVILUPPO RURALE (2014-2020) ... 31

2.3 I PROGRAMMI QUADRO PER LA R&I ... 34

2.4 IL PIANO STRATEGICO PER L’INNOVAZIONE E LA RICERCA NEL SETTORE AGRICOLO, ALIMENTARE E FORESTALE ... 36

3 LA SITUAZIONE DEL SETTORE LATTIERO-CASEARIO... 40

3.1 IL CONTESTO EUROPEO E NAZIONALE ... 40

3.2 IL CONTESTO TOSCANO ... 49

4 METODOLOGIA ... 53

5 RISULTATI ... 55

5.1 PRESENTAZIONE DELLE AZIENDE ... 55

5.2 INTERVISTE IN PROFONDITA’ ... 57

5.3 L’INNOVAZIONE NELLE AZIENDE ANALIZZATE ... 75

6 CONCLUSIONI E FUTURI SPUNTI DI LAVORO ... 81

7 BIBLIOGRAFIA ... 83

8 SITOGRAFIA ... 88

ALLEGATI ... 89

ALLEGATO 1: SCHEDE DI SETTORE ... 90

ALLEGATO 2: QUESTIONARIO PER LE AZIENDE ... 99

(3)

3

INDICE FIGURE

Figura 1. Cartina di Cuba con le 4 province d’interesse ... 8

Figura 2. Implementazione di un processo ... 8

Figura 3. Interrelazioni tra tipologie di innovazione ... 12

Figura 4. Performance di innovazione degli stati membri UE ... 16

Figura 5. Gli elementi della struttura del settore: il modello delle cinque forze di Porter ... 24

Figura 6. Determinanti dell'innovazione di prodotto e di processo nelle piccole imprese di produzione alimentare ... 28

Figura 7. La catena del valore dei prodotti lattiero-caseari in Italia nel 2015 ... 43

Figura 8. Localizzazione delle 10 aziende visitate ... 53

Figura 9. Localizzazione Azienda 1 ... 57

Figura 10. Fienile Azienda 1 ... 58

Figura 11. Yogurt al gusto Marrone ... 59

Figura 12. Punto vendita aziendale ... 60

Figura 13. Punto vendita aziendale ... 60

Figura 14. Localizzazione Azienda 2 ... 62

Figura 15. Vacche razza Frisone ... 63

Figura 16. Stalla Cooperativa ... 64

Figura 17. Localizzazione Azienda 3 ... 66

Figura 18. Razza Frisona ... 67

Figura 19. Localizzazione Azienda 4 ... 69

Figura 20. Kit controllo alimentare ... 70

Figura 21. Sistema di areazione stalla ... 71

Figura 22. Localizzazione Azienda 5 ... 72

Figura 23. Azienda cooperativa ... 73

Figura 24. Azienda cooperativa ... 73

Figura 25. Livelli di innovazione individuati ... 76

Figura 26. Percorso innovativo dell’Azienda 1 ... 77

Figura 27. Percorso innovativo dell’Azienda 2 ... 78

Figura 28. Percorso innovativo dell’Azienda 5 ... 78

Figura 29. Percorso innovativo dell’azienda 3 ... 79

(4)

4

INDICE TABELLE

Tabella 1. Quadro di valutazione dei risultati della ricerca e dell'innovazione ... 27

Tabella 2. Rappresentazione delle 6 aree prioritarie tematiche ... 37

Tabella 3. Scheda settore Zootecnico ... 39

Tabella 4. Produzione di latte nelle principali aree mondiali di produzione (milioni di Ton) ... 40

Tabella 5. Consegne di latte e utilizzi nella UE - 2015 ... 40

Tabella 6. Aziende con vacche da latte e relativo numero di capi ... 46

Tabella 7. Evoluzione della produzione ai prezzi di base di latte di vacca, pecora e capra, 2005-2015 ... 47

Tabella 8. Latte delle diverse specie raccolto presso le aziende agricole dalle latterie distribuite per regione in Italia nel 2015 ... 48

Tabella 9. Consistenza per Provincia degli allevamenti bovini con orientamento produttivo da latte ... 49

Tabella 10. Medie a lattazione Regione Toscana ... 50

Tabella 11. Latte raccolto presso aziende agricole dall’industria lattiero casearia per tipo (quintali) ... 50

Tabella 12. Descrizione delle 10 aziende ... 54

Tabella 13. Caratteristiche produttive ... 55

Tabella 14. Caratteristiche mercato di riferimento ... 56

(5)

5

SOMMARIO

Il presente lavoro di tesi si inserisce all’interno del progetto “Via Lactea”, promosso dal COSPE (Cooperazione per lo sviluppo dei paesi emergenti) con la partecipazione del Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Pisa. Il suddetto progetto, iniziato nel febbraio 2014, ha una durata prevista di 36 mesi e prevede di intervenire in modo integrale sulla filiera del latte in 4 province di Cuba (Mayabeque, Matanzas, Cienfuegos, Villa Clara) con vocazione produttiva riconosciuta, con l’obiettivo di ridurre le perdite ed aumentare la produzione in termini qualitativi e quantitativi. Attraverso il rafforzamento della filiera del latte il progetto mira direttamente a migliorare i mezzi di sostentamento della popolazione locale, supportare la sicurezza alimentare e nutrizionale dei beneficiari diretti e indiretti nelle comunità di riferimento.

I principali elementi per implementare l’azione riguardano la formazione per produttori e dirigenti, il potenziamento della zootecnica familiare con tecnologia e pratiche agronomiche adeguate, la replica di buone pratiche, la partecipazione delle donne, la promozione di valori sociali e cooperativi, la valorizzazione di risorse locali e la promozione di spazi di concertazione tra gli attori pubblici e privati. Il lavoro di tesi nasce dopo un periodo di tirocinio svolto presso il COSPE e si pone l’obbiettivo di valutare i rapporti fra innovazione e performance d’impresa, nell’ambito della gestione dei prodotti, processi e organizzazione, all’interno della filiera lattiero-casearia toscana.

Tale analisi sarà inserita all’interno del progetto “Via Lactea” per capire come le buone pratiche sviluppate nell’ambito della filiera del latte in Toscana possano essere applicate sul territorio cubano.

(6)

6

ABSTRACT

This thesis is part of the "Via Lactea" project, promoted by COSPE (Development Cooperation for Emerging Countries) with the participation of the Department of Veterinary Sciences of the University of Pisa. This project, which began in February 2014, has a projected duration of 36 months and plans to intervene in an integral way on the milk chain in four provinces of Cuba (Mayabeque, Matanzas, Cienfuegos, Villa Clara) with a recognized production vocation, Goal to reduce losses and increase production in qualitative and quantitative terms. Through the strengthening of the milk supply chain, the project aims directly at improving the livelihood of the local population, supporting the food and nutrition safety of direct and indirect beneficiaries in the reference communities.

The main elements to implement the action include training for producers and executives, upgrading of family-owned zootechnics with appropriate technology and agronomic practices, replication of good practices, participation of women, promotion of social and cooperative values, Local resources and the promotion of concerted spaces between public and private actors. Thesis work is born after a period of internship at COSPE and aims to evaluate the relationship between innovation and business performance in product, process and organization management within the dairy industry -casearia toscana. This analysis will be included in the "Via Lactea" project to understand how good practices developed within the milk chain in Tuscany can be applied in the Cuban territory

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7

INTRODUZIONE

L’innovazione rappresenta un importante strumento in grado di determinare il successo delle imprese in termini di competitività. L’innovazione è, infatti, quel processo che consente di realizzare vantaggi competitivi attraverso nuove forme di produzione, di prodotto e di organizzazione. Innovazione significa discontinuità rispetto a una prassi di pura e semplice continuazione della traiettoria in essere (Rullani, 2012).

In questa dinamica la Piccola e Media Impresa, compresa quella agricola, può recuperare la sua dimensione propria che è quella della organizzazione strategica dei fattori della produzione, riguadagnando attraverso proprio l’idea di successo una la propria identità e autonomia rispetto a mercati dominati da grandi imprese e dalle multinazionali.

Non risulta però semplice capire come e soprattutto in che direzione innovare. Non sempre l’innovazione nasce da un “terremoto tecnologico” ma spesso è rappresentata dalla nascita di un nuovo prodotto o più spesso anche solo da un nuovo modello organizzativo. Sulla base di queste riflessioni si inserisce un progetto “Via Lactea” promosso dal COSPE, un’associazione privata, laica e senza scopo di lucro nata nel 1983 che opera in più di 30 Paesi nel mondo. Il progetto è stato presentato il 6 febbraio 2014 ed ha una durata prevista di 36 mesi. I principali attori del progetto sono:

• l’Associazione ANAP, rappresentante degli agricoltori associati e le loro famiglie;

• l’ACPA, Associazione Cubana delle Produzioni Animali, per lo sviluppo tecnico sostenibile delle produzioni animali;

• l’Università Marta Abreu de las Villas;

• l’Università dell’Avana;

• la Facoltà latinoamericana di scienze sociali;

• Istituto di scienze agraria dell’Avana;

• la GEIA (Gruppo Imprese dell’Industria Alimentare), che raggruppa le imprese dell’industria alimentare di Cuba;

• l’IIIA (Istituto di ricerca e formazione per lo sviluppo dell’industria alimentare);

• la Legacoop Toscana;

• la Regione Toscana.

Nel dettaglio il progetto vuole promuovere un modello di filiera pubblico-privato (cooperativo) che prenda in considerazione tutti gli attori della filiera del latte, dalla produzione alla distribuzione, con criteri di qualità.

(8)

8 Il miglioramento della funzionalità e il rafforzamento della filiera del latte bovino, anche in termini di innovazione, nelle 4 province cubane selezionate dal progetto (Mayabeque, Matanzas, Cienfuegos, Villa Clara) (fig. 1) richiede un approccio analitico e sistematizzato.

Figura 1. Cartina di Cuba con le 4 province d’interesse Fonte: Elaborazione propria

A tal fine il progetto intende identificare e codificare una serie di azioni che nel loro insieme costituiscano un dettagliato ma flessibile piano operativo. La flessibilità del piano operativo è garantita dall'implementazione di un sistema di monitoraggio e controllo ben strutturato, basato su obiettivi e risultati inizialmente definiti. L’approccio metodologico utilizzato (fig. 2) prevede di dividere il lavoro nelle seguenti fasi:

Figura 2. Implementazione di un processo Fonte: Elaborazione propria

(9)

9

Il lavoro di tesi si inserisce all'interno del suddetto progetto, in particolare nella fase II. Obiettivo del lavoro di tesi è quello di ricostruire la situazione del settore lattiero-caseario toscano e di capire se le esperienze presenti sul territorio toscano possano rappresentare best practices in termini di innovazione (relativamente alla gestione dei prodotti, dei processi e dell’organizzazione) così da poterle replicare sul territorio cubano.

La prima parte del lavoro consiste in una raccolta bibliografica che presenta il significato del termine innovazione, dimostra il valore dell'innovazione come strumento di competitività e chiarisce il legame fra innovazione e mondo agricolo.

La seconda parte, attraverso una desk analysis, illustra la situazione della filiera lattiero-casearia a livello europeo, nazionale e toscano.

Per la realizzazione della terza parte si svolgono interviste ad aziende che rappresentano best practices del settore, con lo scopo di evidenziare i punti di forza che hanno permesso loro di avere successo in termini di competitività e distinguersi a livello innovativo sul territorio toscano.

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1 L’INNOVAZIONE

QUALE

STRUMENTO

DI

COMPETITIVITÀ

1.1 COS' E' L'INNOVAZIONE

Sebbene l'innovazione sia stata studiata approfonditamente, non c'è un metodo accettato all'unanimità per misurarla. Molti ricercatori si sono concentrati su innovazioni collegate alla tecnologia, come l'introduzione di prodotti che richiedono cambiamenti radicali nel processo di produzione (Measuring Innovation, 2006).

Il concetto di innovazione comunque può essere visto estendendolo oltre l'innovazione radicale di prodotto basata sulla tecnologia. L'innovazione può essere anche considerata per apportare modifiche incrementali in prodotti e processi, così come nella struttura organizzativa e per sfruttare nuovi mercati (European Journal of Innovation Management, 2015).

Secondo Rullani (2012) l’innovazione è quel processo che consente di realizzare vantaggi competitivi attraverso nuove forme di produzione, di prodotto e di organizzazione. Innovazione significa discontinuità rispetto ad una prassi di pura e semplice continuazione della traiettoria in essere (Rullani, 2012).

Il processo di innovazione si articola in 5 fasi: ricerca di base, ricerca applicata, sviluppo, produzione, marketing (Markides, 1999).

1. Ricerca di base: la prima fase del processo d’innovazione è la ricerca di base. Si tratta di

un’attività di ricerca finalizzata all'aumento delle conoscenze senza diretti fini applicativi, basata sulla pura curiosità intellettuale e sulla volontà di scoprire le leggi fondamentali che spiegano i fenomeni della natura. La ricerca di base esplora ciò che è sconosciuto, ampliando il campo del possibile, e produce conoscenza per lo più generale e teorica.

2. Ricerca applicata: in questa fase, l’attività di ricerca viene finalizzata per ottenere

determinati risultati applicativi ed esplorare strade e metodi alternativi per realizzare fini pratici. Produce modelli, metodi e prototipi che saranno poi testati e valutati nella fase successiva di sviluppo. E’ il primo momento in cui l’invenzione inizia a trasformarsi in innovazione.

3. Sviluppo: a questo punto del processo innovativo, l'attività è volta a passare dalla fase

prototipale alla vera e propria fase di produzione. Questa fase implica una ricerca sui dettagli di produzione che in genere finisce nell’assorbimento di risorse economiche. Ovviamente lo sviluppo viene condotto (prevalentemente dalle imprese) sulla base anche di una finalità commerciale, cioè con l'obiettivo di realizzare un nuovo prodotto o servizio da vendere o una nuova tecnologia da applicare nel processo produttivo.

(11)

11

4. Produzione: qui ha luogo il vero e proprio mutamento che porta un'invenzione a diventare

un'innovazione. Infatti, in questa fase, l’attività principale è attuata dai processi produttivi delle imprese, al fine di realizzare ciò che è stato ideato e sviluppato attraverso la ricerca nelle tre fasi precedenti. A questo punto l’innovazione è pronta ad essere introdotta sul mercato.

5. Marketing: è l’atto conclusivo del processo, dove l’innovazione viene commercializzata

sul mercato e comprende tutte le azioni aziendali riferibili al mercato destinate al piazzamento del prodotto finale. In questa fase il top management prende le decisioni riguardanti il pricing, il posizionamento e la promozione dell’innovazione col fine di

ottenere il maggior profitto derivante dall’innovazione creata.

A seconda dell’oggetto specifico dell’innovazione si possono quindi distinguere quattro tipologie di innovazione (Schumpeter, 2013):

• Innovazione di prodotto: è l’introduzione di un bene o servizio, nuovo o considerevolmente migliorato, per ciò che riguarda le sue caratteristiche e gli usi per cui è concepito, compresi miglioramenti sostanziali nelle caratteristiche tecniche, nei componenti e materiali, nel software incorporato, nelle modalità d’uso o in altre caratteristiche funzionali. L'innovazione di prodotto è associata soprattutto a cambiamenti in corso.

• Innovazione di processo: è l’implementazione di un metodo di produzione o distribuzione, nuovo o considerevolmente migliorato, incluse variazioni rilevanti nelle tecniche, nella tecnologia, nelle attrezzature e/o nel software. Nella maggior parte dei casi l’innovazione di prodotto e quella di processo sono interdipendenti. La realizzazione di un nuovo prodotto può derivare dall’introduzione di un’innovazione di processo: i miglioramenti nelle tecniche di lavorazione dei metalli hanno condotto alla realizzazione della catena delle biciclette che a loro volta hanno portato alla produzione di biciclette con cambio di velocità. L’ideazione di nuovi prodotti porta allo sviluppo di nuovi processi; a volte un’innovazione di prodotto di un’azienda si rivela un’innovazione di processo per un’altra impresa. Entrambe le tipologie di innovazione sono di importanza basilare nel raggiungimento di un vantaggio competitivo per l’impresa (Schilling, 2005).

• Innovazione di mercato: è l’implementazione di un nuovo metodo di marketing che prevede modifiche significative nel design, nel packaging, nel posizionamento di mercato, nella promozione o nel prezzo del prodotto.

• Innovazione organizzativa: consiste nell'implementazione di un nuovo metodo organizzativo nelle pratiche commerciali dell'azienda, nel luogo di lavoro,

(12)

12 nell'organizzazione o nelle relazioni esterne. Riguarda l’organizzazione dell’impresa per ottimizzare i processi produttivi.

Le quattro tipologie sopra riportate si interrelazionano fra di loro come si osserva nella fig. 3.

Figura 3. Interrelazioni tra tipologie di innovazione Fonte: Based on Clarysse et al (1998) and Lundvall (1992)

1.2 L’IMPORTANZA DELL’INNOVAZIONE

La Commissione europea riconosce il ruolo vitale svolto dall'innovazione a favore della competitività dell'Europa nell'economia mondiale e non manca di produrre orientamenti e attuare strategie e programmi finalizzati ad assistere lo sviluppo dell'innovazione.

L’innovazione torna a vantaggio dei cittadini, sia in quanto consumatori che in quanto lavoratori, e accelera e migliora la progettazione, lo sviluppo, la produzione e l'utilizzo di nuovi prodotti, nonché i processi industriali e i servizi. È fondamentale per creare posti di lavoro migliori, costruire una società più verde e migliorare la qualità della nostra vita, ma anche per salvaguardare la competitività dell'Unione europea sul mercato mondiale.

La politica dell’innovazione rappresenta l’anello di collegamento tra la politica in materia di ricerca e sviluppo tecnologico e la politica industriale e il suo obiettivo è creare un contesto favorevole affinché le idee possano approdare sul mercato. Essa occuperà un posto sempre più importante nella legislazione europea.

(13)

13 La base giuridica della politica industriale dell'UE in senso lato è rappresentata dall'articolo 173 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), ai sensi del quale «l'Unione e gli Stati

membri provvedono affinché siano assicurate le condizioni necessarie alla competitività dell'industria dell'Unione».

La politica dell'innovazione, la cui importanza è largamente riconosciuta, è anche strettamente collegata ad altre politiche dell'UE, ad esempio quelle in materia di occupazione, competitività, ambiente, industria ed energia. La funzione dell'innovazione consiste nel tradurre i risultati della ricerca in servizi e prodotti nuovi e migliori, al fine di restare competitivi sul mercato mondiale e migliorare la qualità della vita dei cittadini europei.

Analizzando l’ultima politica di comunicazione presentata dalla commissione Europea per le priorità dell’innovazione del giugno 2014, è emerso che le piccole e medie imprese (PMI) costituiscono un obiettivo particolare per la politica dell'innovazione. Più piccola è l'azienda, più si trova ad affrontare i vincoli all'innovazione o alla commercializzazione delle sue innovazioni. Circa il 63% delle imprese che hanno da 1 a 9 dipendenti ha dichiarato di aver introdotto almeno una innovazione dal 2011, rispetto al 85% delle imprese con 500 o più dipendenti (The Boston Consulting Group (2006)).

Il 71% delle imprese fino a 9 dipendenti ha incontrato difficoltà nella commercializzazione delle proprie innovazioni a causa della mancanza di risorse finanziarie, rispetto al 48% delle aziende con 500 o più dipendenti.

In termini di percentuale del PIL assegnata alle attività di ricerca e sviluppo (R&S), l'Europa destina ogni anno una quota inferiore rispettivamente dello 0,8 % e dell'1,5 % a quella destinata a tale scopo dagli Stati Uniti e dal Giappone. Inoltre, si assiste ad una certa fuga di cervelli, dal momento che i nostri migliori ricercatori e innovatori si trasferiscono in paesi dove le condizioni sono più favorevoli. Benché il mercato dell'Unione sia il più grande del mondo, esso continua ad essere frammentato e non è sufficientemente favorevole all'innovazione.

Per invertire tali tendenze, l'UE ha sviluppato il concetto di «Unione dell'innovazione», i cui obiettivi sono i seguenti:

• fare dell'Europa un protagonista di livello mondiale nel campo scientifico;

• rimuovere gli ostacoli all'innovazione (come i costi eccessivi dei brevetti, la frammentazione del mercato, la lentezza nella definizione delle norme e la carenza di competenze) che attualmente impediscono alle idee di approdare rapidamente sul mercato; • rivoluzionare il modo in cui il settore pubblico e quello privato collaborano tra loro, segnatamente realizzando partenariati per l'innovazione tra le istituzioni europee, le autorità nazionali e regionali e le imprese.

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14 L'Unione dell'innovazione è un investimento cruciale nel nostro futuro: ad esempio, raggiungendo l'obiettivo che l'UE si è data per il 2020 di investire in R&S il 3 % del proprio PIL sarebbe possibile creare 3,7 milioni di posti di lavoro e aumentare il PIL di 795 miliardi di EUR di qui al 2025. L'Unione dell'innovazione è una delle sette iniziative faro della strategia Europa 2020 per un'economia intelligente, sostenibile e inclusiva. Lanciata dalla Commissione europea nell'ottobre 2010, essa punta a migliorare le condizioni e l'accesso ai finanziamenti per la ricerca e l'innovazione in Europa, affinché le idee innovative possano trasformarsi in prodotti e servizi atti a generare crescita e occupazione.

L'obiettivo dell'Unione dell'innovazione è creare un vero mercato unico europeo dell'innovazione in grado di attrarre imprese e attività innovative. Per raggiungerlo, sono state proposte svariate misure nel campo della protezione brevettuale, della normalizzazione, degli appalti pubblici e della regolamentazione intelligente. L'Unione dell'innovazione mira anche a incentivare gli investimenti del settore privato e propone fra le altre cose di aumentare gli investimenti europei in capitale di rischio.

Sono stati introdotti vari strumenti per monitorare la situazione nel territorio dell'UE e quantificare i progressi realizzati:

• un esaustivo Quadro di valutazione dell'Unione dell'innovazione, basato su 25 indicatori, e un mercato europeo delle conoscenze per brevetti e licenze. Il Quadro di valutazione dell'innovazione europea (European Innovation Scoreboard – EIS) è uno strumento della Commissione europea sviluppato nel contesto della strategia di Lisbona per fornire una valutazione comparativa della capacità di innovazione degli Stati membri dell'UE;

• l’Innobarometro, ossia un sondaggio d’opinione effettuato ogni anno presso le imprese e il grande pubblico che verte sugli atteggiamenti e le attività attinenti alla politica dell'innovazione. L'indagine dell'Innobarometro fornisce informazioni rilevanti ai fini delle politiche in materia che non è possibile ottenere da altre fonti.

Nel novembre 2013 il Parlamento ha approvato il quadro finanziario pluriennale, assegnando una dotazione di 77 miliardi di EUR (a prezzi 2013) al programma Horizon 2020 per il periodo 2014-2020. In quanto una delle iniziative faro della strategia Europa 2020 volta a garantire la competitività globale dell'Europa, Horizon 2020 è lo strumento finanziario per l'attuazione dell'Unione dell'innovazione.

Questo nuovo programma per la ricerca e l'innovazione si inserisce nella strategia finalizzata a creare crescita e occupazione in Europa e riunisce tutti i finanziamenti a favore della ricerca e dell'innovazione attualmente erogati tramite il programma quadro di ricerca e sviluppo

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15 tecnologico, le attività in materia di innovazione del programma quadro per la competitività e l'innovazione (CIP) e l'Istituto europeo di innovazione e tecnologia (EIT).

Grazie all'introduzione di un’unica serie di norme, Horizon 2020 garantisce una notevole semplificazione e risponde alle sfide cui è confrontata la società contribuendo a ridurre il vuoto esistente tra ricerca e mercato, ad esempio aiutando le imprese innovative a trasformare i loro progressi tecnologici in prodotti validi con un effettivo potenziale commerciale. Lo strumento «Corsia veloce per l'innovazione» è inteso a ridurre sensibilmente il tempo che intercorre tra l'ideazione e l'immissione sul mercato e dovrebbe aumentare la partecipazione dell'industria a Horizon 2020 così come il numero di nuovi richiedenti.

Horizon 2020 dà attuazione a molti degli obiettivi specifici dell'Unione dell'innovazione, segnatamente concentrando l'attenzione sulle sfide concrete che la società deve affrontare, semplificando l'accesso, coinvolgendo le PMI, potenziando gli strumenti finanziari, promuovendo gli appalti pubblici incentrati sull'innovazione, agevolando la collaborazione e sostenendo la ricerca sul settore pubblico e l’innovazione sociale.

Inoltre, la politica di coesione pone maggiormente l'accento sulla ricerca e l'innovazione. Nelle regioni più sviluppate, almeno l’80% delle risorse del Fondo europeo di sviluppo regionale a livello nazionale è destinato all'innovazione, e le priorità sono un'economia a basse emissioni di carbonio e la competitività delle PMI. Nelle regioni in ritardo di sviluppo la percentuale è del 50%. Conformemente a un’impostazione che privilegia la dimensione strategica, il sostegno è subordinato all'esistenza di una strategia nazionale o regionale di specializzazione intelligente. L'Unione dell'innovazione mira anche a incentivare gli investimenti del settore privato e propone fra le altre cose di aumentare gli investimenti europei in capitale di rischio, che attualmente sono un quarto di quelli statunitensi.

Inoltre, per migliorare l'accesso al credito per i progetti di R&S e avviare progetti di dimostrazione, l’UE ha proposto un meccanismo di finanziamento con ripartizione dei rischi (RSFF), basato sulla collaborazione finanziaria tra la Commissione europea e la Banca europea per gli investimenti (BEI). L’RSFF è inteso a migliorare l'accesso ai finanziamenti BEI per i partecipanti a progetti europei di R&S.

Andando ad analizzare i risultati dell’ultima edizione dell’European Innovation Scoreboard 2016, (Quadro Europeo di valutazione dell’innovazione) sono emersi i seguenti aspetti:

• L'UE registra dei miglioramenti nel confronto con il Giappone e con gli Stati Uniti, ma perde terreno rispetto alla Corea del Sud. A livello globale l’UE continua ad essere meno innovativa della Corea del Sud, degli Stati Uniti e del Giappone, ma il distacco nella resa innovativa con questi ultimi due paesi si è ridotto. Negli ultimi otto anni la Corea del Sud

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16 è riuscita a migliorare la sua resa ad un ritmo molto più celere di quello dell'UE, la quale precede ancora di molte lunghezze diversi altri paesi, tra cui la Cina. La Cina però sta rimontando con un tasso di incremento della resa innovativa cinque volte superiore a quello dell'UE.

• La resa innovativa è misurata sulla base della resa media in relazione a 25 indicatori. I parametri di misura usati nel Quadro europeo di valutazione dell'innovazione distinguono tra tre principali tipi di indicatori e otto dimensioni dell'innovazione, per un totale di 25 indicatori diversi. Gli Abilitatori individuano i principali volani dell'innovazione all'esterno delle aziende e riguardano tre dimensioni dell'innovazione: Risorse umane, Sistemi di ricerca aperti, eccellenti e attraenti, nonché Finanziamento e sostegno. La voce Attività delle aziende concerne le attività di innovazione a livello di azienda e si articola in tre dimensioni dell'innovazione: Investimenti delle aziende, Collegamenti e imprenditorialità, e Patrimonio intellettuale. Gli output descrivono gli effetti delle attività di innovazione delle aziende articolati in due dimensioni dell'innovazione: Innovatori e Effetti economici. • Gli Stati membri sono classificati in quattro gruppi di resa basati sulla loro resa innovativa

media. Sulla base della resa innovativa media calcolata a partire da un indicatore composito, l'Indice sintetico dell'innovazione, gli Stati membri sono classificati in quattro diversi gruppi di prestazione (fig. 4).

Figura 4. Performance di innovazione degli stati membri UE Fonte: European Innovation Scoreboard, 2016

La Danimarca, la Finlandia, la Germania, i Paesi Bassi e la Svezia sono Leader dell’innovazione poiché presentano una resa innovativa nettamente superiore alla media unionale. L'Austria, il Belgio, la Francia, l'Irlanda, il Lussemburgo, la Slovenia e il Regno

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17 Unito sono Forti innovatori in quanto presentano rese innovative superiori o vicine alla media unionale.

Le prestazioni di Croazia, Cipro, Repubblica ceca, Estonia, Grecia, Ungheria, Italia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Portogallo, Slovacchia e Spagna sono inferiori alla media unionale. Questi paesi sono Innovatori moderati. La Bulgaria e la Romania sono Innovatori modesti che hanno una resa innovativa ben inferiore alla media unionale. Si sono registrati due passaggi di categoria di prestazione rispetto alla relazione dell'anno 2015: la Lettonia ha raggiunto il gruppo degli Innovatori moderati e i Paesi Bassi sono assurti a Leader dell'innovazione.

La sfida europea per i prossimi anni sarà dunque quella di incoraggiare e supportare le imprese nell’innovazione per far fronte ai cambiamenti derivanti dall’evoluzione dei mercati.

• È migliorata la tempestività dei dati. Il miglioramento nella tempestività dei dati per la relazione del 2016 è dovuto a due cambiamenti. In primo luogo, il rinvio della data di pubblicazione della relazione ha consentito di includere dati aggiornati fino all'aprile 2016. In secondo luogo, i tempi sono migliorati grazie a cambiamenti intervenuti in diverse fonti di dati, ad esempio i dati sui marchi registrati e sui disegni sono ora acquisiti direttamente attingendo all'Ufficio dell'Unione europea per la proprietà intellettuale (EUIPO), e i dati sugli investimenti in capitale di rischio provengono direttamente da Invest Europe, invece di essere acquisiti per via indiretta tramite Eurostat.

• In un arco di otto anni (2008-2015) la crescita è stata positiva e i risultati sono migliorati per l'UE nel suo complesso e per ben 21 Stati membri: la crescita maggiore si è registrata in Lettonia e a Malta. In sette Stati membri, però, le prestazioni di lungo periodo in termini di crescita sono state negative, ed il tasso di crescita più negativo lo si è riscontrato in Romania.

• In tempi recenti la resa è calata per molti Stati membri. Nonostante un quadro positivo della crescita registrato in molti Stati membri nel periodo 2008-2015, si è constatata un'inversione di tendenza rispetto agli anni prima e dopo il 2012, e diversi Stati membri hanno accusato una crescita negativa della resa innovativa nel periodo 2012- 2015. Più di recente (2014-2015) ben 17 Stati membri hanno registrato una crescita negativa. La tendenza alla riduzione delle differenze in materia di resa tra gli Stati membri, riscontrata nelle relazioni precedenti a partire dal 2012, sembra aver subito una battuta d'arresto. • I paesi maggiormente innovativi dispongono di sistemi di innovazione equilibrati. L'ordine

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18 all'ordine di classifica per ciascuna delle otto dimensioni dell'innovazione. Le differenze di resa tra le varie dimensioni sono più contenute per i Leader dell'innovazione, il che fa pensare che un sistema innovativo equilibrato sia essenziale per raggiungere risultati di alto livello.

• La Svizzera rimane il paese più innovativo in Europa. Se si comparano gli Stati membri dell'UE con altri paesi europei e viciniori, la Svizzera rimane il paese europeo più innovativo. Nuovi paesi emersi quest'anno da questo raffronto sono Israele, un Forte innovatore, e l'Ucraina, un Innovatore modesto. Per quanto concerne gli altri cambiamenti constatati rispetto all'anno scorso, i risultati recenti della Turchia sul piano della resa sono stati rimarchevoli, e tale paese è passato dal gruppo degli Innovatori modesti a quello degli Innovatori moderati.

• Nel prossimo biennio la resa innovativa dell’UE dovrebbe aumentare di circa il 2,5%. Per la prima volta la relazione del 2016 contiene una proiezione analitica della resa innovativa dell'UE in cui si discutono gli sviluppi più recenti, le tendenze e i cambiamenti attesi. Obiettivo di questo esercizio è rispondere alla necessità di informazioni più aggiornate poiché i dati statistici disponibili per gli indicatori sull'innovazione del Quadro europeo di valutazione dell'innovazione sono, in media, vecchi di due-tre anni. L'analisi esamina la resa tendenziale dell'UE in relazione a venti indicatori per i quali si è dimostrato possibile un calcolo valido dei cambiamenti previsti nel breve termine. Per 15 di tali indicatori è previsto un aumento della resa, mentre un calo della resa soltanto per tre indicatori. Le proiezioni per sei indicatori si basano su dati provvisori risultanti dall'Indagine comunitaria sull'innovazione 2014 forniti in via accelerata da 18 Stati membri.

Nel complesso, l'indice dell'innovazione nell'UE dovrebbe registrare un incremento relativamente elevato di circa il 2,5% nel prossimo biennio. L'esercizio comprende anche un raffronto delle tendenze tra l'UE e i suoi principali concorrenti. A livello globale, le tendenze osservate negli ultimi anni dovrebbero continuare, ragion per cui dovrebbe restringersi ulteriormente il divario tra la resa dell'UE e quella del Giappone e degli USA, mentre il divario rispetto alla Corea del Sud dovrebbe aumentare e dovrebbe ridursi il vantaggio dell'UE sulla Cina.

Molti studi dimostrano che le aziende che privilegiano l'innovazione sono anche quelle che sperimentano il più alto incremento del fatturato (Innobarometro, 2014). Il 79% delle imprese che hanno introdotto almeno un’innovazione a partire dal 2011 ha registrato un aumento del fatturato di oltre il 25% entro il 2014.

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19 I risultati dell’Innobarometro confermano come l'Unione europea sia ancora in ritardo rispetto ai leader mondiali. In particolare, se la capacità di innovazione dimostra un miglioramento complessivo in tutti gli Stati membri, cresce però solo lentamente la commercializzazione delle innovazioni (introduzione di innovazioni di prodotto / vendita di innovazioni inedite per il mercato e per l'impresa a cura delle PMI).

La maggior parte delle imprese hanno introdotto almeno un’innovazione negli ultimi tre anni: • Il 66% delle imprese ha introdotto almeno un’innovazione nel periodo successivo al

gennaio 2011: si tratta in prevalenza di servizi (38%) o prodotti innovativi (37%).

• Per quasi quattro imprese su dieci (39%) i prodotti o servizi innovativi hanno contribuito per oltre il 25% al fatturato annuale del 2013.

• Più del 75% delle imprese riferisce che il management e i dipendenti hanno contribuito allo sviluppo di idee innovative, mentre il 54% dichiara che tale contributo è giunto da altre imprese.

Inoltre è emerso che le imprese innovative tendono maggiormente a collaborare con i partner: • Risulta più alta la propensione delle imprese a collaborare con imprese partner o consulenti

esterni (35%), oppure con imprese clienti o consumatori individuali (33%), allo scopo di commercializzare, distribuire o promuovere prodotti o servizi innovativi.

• Le imprese che non hanno offerto prodotti o servizi innovativi mostrano una minore propensione a collaborare con imprese partner o consulenti esterni, oppure con imprese clienti o consumatori individuali (17% per entrambe le tipologie).

Invece, pochissime imprese innovative hanno ricevuto sostegno pubblico:

• La maggior parte delle imprese (91%) dichiara di non aver ricevuto sostegno pubblico per ricerca e sviluppo o per altre attività connesse all'innovazione nel periodo successivo al gennaio 2011.

• Poco più di un'impresa su dieci (12%) ha ricevuto una qualche forma di sostegno per commercializzare i propri prodotti o servizi innovativi; le tipologie più frequenti riguardano il sostegno per formare il personale alla promozione di prodotti o servizi innovativi (6%) e l'assistenza finalizzata alla conformità legislativa o normativa (4%). La maggior parte delle imprese innovative ritengono il sostegno pubblico poco efficace:

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20 • Le imprese che hanno ricevuto una qualsiasi forma di sostegno pubblico si differenziano

nettamente tra quelle che riferiscono che tale sostegno è stato importante per sviluppare le innovazioni (48%) e quelle che dichiarano che il sostegno non ha avuto importanza (49%). • Tra le imprese che hanno ricevuto un sostegno finanziario, o di altra natura, da governi e amministrazioni per commercializzare le proprie innovazioni, è maggiore la propensione a considerare tale sostegno non importante (67%).

L’accesso ai finanziamenti costituisce l'ostacolo principale alla commercializzazione di prodotti e servizi innovativi:

• L'’assenza di risorse finanziarie è il problema principale riscontrato nella commercializzazione di prodotti o servizi innovativi (68%), seguito dalla difficoltà di un mercato dominato da concorrenti affermati (64%) e dal costo o dalla complessità della conformità legislativa o normativa (62%).

Gli appalti pubblici come mezzo per stimolare l’innovazione risultano ancora sottoutilizzati: • Nel periodo successivo al gennaio 2011 quasi un'impresa su cinque (18%) ha vinto almeno

un appalto pubblico. Tra le imprese che hanno vinto un appalto pubblico, poco più di un terzo ha fornito prodotti o servizi innovativi nell'ambito del contratto in questione.

• Nello stesso periodo solo un'impresa su venti ha partecipato ad una procedura di "appalto pubblico per soluzioni innovative". Per queste imprese, però, una percentuale molto più alta si è aggiudicata almeno un appalto pubblico (61% contro 15%) o ha presentato un'offerta senza riuscire ad aggiudicarsi l'appalto (38% contro 12%) rispetto alle imprese che non hanno partecipato affatto alla procedura indicata.

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1.3 PERCHE’ L’INNOVAZIONE SI LEGA ALLA COMPETITIVITA’

La competitività è un fattore determinante per la crescita e l'occupazione in Europa ed è molto importante per le piccole e medie imprese (PMI), che rappresentano la spina dorsale dell'economia europea.

La Commissione europea pone grande enfasi sulla competitività, data la sua importanza nella creazione di posti di lavoro e nella crescita in Europa (European Innovation Scoreboard, 2016). In particolare, per i paesi dell’UE il focus si concentra sulla necessità di garantire che essi possano:

• beneficiare di una pubblica amministrazione semplificata e più in generale, di un ambiente favorevole alle imprese;

• ottenere un appropriato accesso ai mercati, sia a livello interno che a livello internazionale; • beneficiare di una buona infrastruttura.

D’altro lato, le imprese europee sono chiamate in prima linea: • nella ricerca e nelle pratiche innovative;

• nella produzione di beni in modo sostenibile;

• nell’intraprendere un sufficiente livello di investimenti.

L’innovazione diviene una leva sempre più fondamentale nel raggiungimento del vantaggio competitivo, in particolar modo nel contesto di globalizzazione in cui sono obbligate a confrontarsi le aziende al giorno d’oggi. Come sostiene Schilling, infatti: “È proprio la globalizzazione dei mercati che rende sempre più fondamentale l’innovazione per l’impresa, è proprio la concorrenza internazionale che spinge le aziende a innovare continuamente per ottenere prodotti con un elevato grado di diversificazione” (Schilling, 2005).

Il concetto di competitività è collegato alla capacità delle imprese e dei settori industriali di raggiungere e di mantenere un determinato posizionamento sui mercati nazionali e internazionali, relativamente ai competitori che operano nei medesimi mercati (Pitts e Lagnevik, 1998; Drescher e Maurer, 1999).

Nelle economie moderne il motore della crescita economica spesso è rappresentato dalla tecnologia e dalle strategie aziendali (innovazione strategica) adottate dalle imprese per distinguersi dai concorrenti.

Il modello delle cinque forze competitive proposto da Porter è lo strumento utilizzabile dalle aziende per valutare la propria posizione competitiva, per prendere decisioni strategiche, per stabilire i comportamenti e atteggiamenti da adottare nei confronti di queste forze.

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22 Secondo Porter “Il vantaggio competitivo nasce fondamentalmente dal valore che un’azienda è in grado di creare per i suoi acquirenti, che fornisca risultati superiori alla spesa sostenuta dall’impresa per crearlo”.

Il modello delle cinque forze competitive analizza gli elementi che guidano la competizione nel settore in cui un’impresa opera. E’ questa, una conoscenza fondamentale per le imprese per arrivare alla formulazione di strategie che rispondano alla struttura esistente del settore o che possano utilizzare l’ambiente esterno a proprio vantaggio.

Le forze sono identificate da: 1. Intensità della concorrenza 2. Minaccia di nuove entrate 3. Minaccia di prodotti sostitutivi 4. Potere contrattuale dei clienti 5. Potere contrattuale dei fornitori

Oltre a queste forze esplicite, sullo sfondo agisce il macroambiente intorno al settore ed alle imprese (ambiente economico, sociale e culturale, tecnologico e politico) che sarà trattato in un paragrafo a parte. Una singola impresa in un determinato mercato/settore si troverà a fronteggiare, quindi, due distinte dimensioni di concorrenza:

• Una forma di concorrenza di tipo verticale, da monte a valle, che va dai concorrenti attuali ai clienti e fornitori;

• Una forma di concorrenza orizzontale (prodotti sostitutivi e minaccia di nuovi entranti) che sottende il cambiamento della struttura del settore e l’innovazione tecnologica.

La concorrenza non si manifesta, infatti, soltanto sotto forma di altri operatori, ma esistono forze competitive che vanno ben al di là degli immediati contendenti in quel determinato settore: clienti, fornitori, potenziali interventi di nuovi operatori e prodotti alternativi, sono tutti concorrenti che si possono rivelare più o meno importanti a seconda del settore (Porter e Montgomery, 1993). L’effetto congiunto delle cinque forze determina il profitto potenziale del settore industriale, misurabile in termini di remunerazione a lungo termine del capitale investito.

Questo si verifica perché le forze influenzano i prezzi, i costi e gli investimenti che devono sostenere le imprese appartenenti al settore stesso (Porter, 1987).

Per esempio, il potere degli acquirenti può, da un lato, determinare i prezzi che l’azienda può imporre e, dall’altro lato, influenzare i costi e gli investimenti dell’impresa richiedendo servizi costosi. La minaccia di nuovi entranti pone un limite ai prezzi e stabilisce gli investimenti necessari per scoraggiarne l’ingresso.

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23 Quanto più pressanti sono tali forze, tanto minore è infatti la capacità delle imprese di alzare i prezzi (e quindi i profitti) nel settore. In questo modello, una forza competitiva potente, è dunque, una minaccia per l’impresa, in quanto ne riduce i profitti. Viceversa, una forza competitiva debole può essere vista come un’opportunità, in quanto offre all’impresa la possibilità di aumentare i profitti.

L’impatto sulla redditività non si manifesta soltanto in termini di margini reddituali (differenza tra costi e ricavi), ma anche, a parità di questi ultimi, nell’entità degli investimenti necessari. Non tutti i settori hanno, quindi, le stesse potenzialità, le quali invece differiscono con l’intensità delle forze in campo (Porter, 1987)

Con questo modello si persegue lo scopo di individuare le forze che rendono la redditività di un settore media, alta o bassa, quali strategie l’impresa debba mettere in campo per sfruttare le opportunità offerte dall’ambiente e come proteggersi dalle minacce. Obiettivo della strategia competitiva di un’impresa operante in uno specifico settore è individuare, infatti, una posizione da cui ci si possa difendere meglio dalle iniziative della concorrenza o influenzarle a proprio vantaggio (Porter, 1997) (fig. 5).

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24 Figura 5. Gli elementi della struttura del settore: il modello delle cinque forze di Porter

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25 Un’innovazione strategica avviene quindi, quando un’impresa identifica un gap nel posizionamento strategico e decide di coprirlo modificandolo con una superiore offerta di valore al cliente o con un miglioramento dell’efficienza, il che si può tradurre in una riduzione dei prezzi. Il posizionamento strategico può essere rappresentato dalle risposte a queste tre domande (Markides, 1999):

• WHO: Quali sono i clienti dell’azienda? Ossia la ridefinizione del segmento di mercato. Si concretizza anche e soprattutto con la scelta di un segmento specifico o di un mercato geografico.

• WHAT: Quale prodotto o servizio offre l’azienda? Ossia ridefinizione delle caratteristiche dei prodotti o servizi. Consiste essenzialmente nella ridefinizione delle caratteristiche dei prodotti o dei servizi che vengono offerti.

• HOW: Come veicolare l’offerta? Cioè attraverso quali politiche di distribuzione e comunicazione viene proposto il prodotto. La capacità di modificare i processi attraverso i quali i beni o i servizi vengono veicolati ai clienti.

Le imprese, per poter effettuare innovazione strategica, devono essere abili a scegliere in modo distintivo dagli altri competitors questi tre campi d’azione, e al contempo dovranno essere altrettanto estrosi nello sviluppare le innovazioni in tutte e tre le dimensioni (Who, What e How) contemporaneamente. Questi aspetti messi in evidenza da Markides e da Porter, sono strettamente legati ad un altro concetto che caratterizza l’innovazione strategica, ossia l’innovazione organizzativa.

Lo scopo delle innovazioni organizzative è duplice; infatti da un lato l’obiettivo è quello di favorire comportamenti attivi ed imprenditoriali stimolati da uno spirito d’iniziativa diffuso a tutti i livelli della gerarchia aziendale, e contemporaneamente di selezionare e sostenere lo sviluppo di progetti innovativi, contribuendo ad integrarli nella strategia dell’impresa.

L’innovazione tecnologica (di prodotto o di processo) rappresenta una sostanziale fonte del vantaggio competitivo dell’impresa, in quanto essa può determinare:

• una riduzione del costo del prodotto (strategia fondata sul “vantaggio di costo”);

• una “differenziazione dei prodotti” offerti dall’impresa (miglioramento della “qualità” dei beni).

Il fenomeno dell’innovazione assume connotati differenti da settore a settore e, all’interno di un settore, da impresa ad impresa. Le implicazioni competitive dell’innovazione dipendono infatti da numerosi fattori, alcuni dei quali sono sotto il diretto controllo del management aziendale, altri invece attengono al contesto economico.

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1.4 COME SI MISURA L'INNOVAZIONE

L’obiettivo principale della misurazione dell’innovazione è comparare la performance e l’attività innovativa di imprese diverse, di paesi diversi, o della stessa impresa (o paese) in periodi storici diversi. Per permettere una comparazione, bisogna quindi assegnare una quantità ad un concetto difficilmente quantificabile quale è l’innovazione.

I parametri di misura usati nel Quadro Europeo di Valutazione dell'Innovazione distinguono tra tre principali tipi di indicatori e otto dimensioni dell'innovazione, per un totale di 25 indicatori diversi (Tab. 1). I principali volani dell'innovazione sono stati individuati all'esterno delle aziende e riguardano tre dimensioni dell'innovazione: Risorse umane, Sistemi di ricerca aperti, eccellenti e attraenti, nonché Finanziamento e sostegno.

ELEMENTI

ABILITANTI INDICATORE FONTE

DATI

Risorse Umane

Nuovi titolari di dottorato per 1000 abitanti di età compresa tra 25 e 34 anni

Eurostat % di popolazione di età compresa tra 20 e 34 anni che ha completato un’istruzione di

terzo livello

Giovani di età compresa tra 20 e 24 anni che hanno raggiunto almeno un livello di istruzione secondaria superiore

Sistemi di ricerca aperti,

eccellenti, attraenti

Co-pubblicazioni scientifiche internazionali per milione d’abitanti Thomson

Scopus Pubblicazioni scientifiche che rientrano nel 10% delle pubblicazioni più citate a livello

mondiale, in percentuale sul totale delle pubblicazioni scientifiche del paese Dottorandi extraeuropei per milione d’abitanti

Eurostat, OCSE

Finanziamenti e aiuti

Spese pubbliche per R&S in percentuale del PIL Eurostat

Capitali di ventura (fase preliminare, di espansione e di sostituzione) in percentuale del PIL

EVCA Eurostat

Investimenti delle imprese

Spese delle imprese per attività di R&S in percentuale del PIL

Eurostat Spese per l'innovazione diverse da quelle per attività di R&S in percentuale del fatturato

Collaborazioni e attività imprenditoriali

PMI innovative in percentuale del totale delle PMI Eurostat

PMI innovative che collaborano con altre in percentuale del totale delle PMI Eurostat

Co-pubblicazioni pubblico/privato per milione di abitanti

Thomson Scopus

Attività intellettuali

Domande di brevetti PCT per miliardi di euro del PIL (€ in SPA) Eurostat

Domande di brevetti PCT riguardanti le problematiche sociali per miliardi di euro del PIL (€ in SPA) sanità

OCSE

Deposito di marchi europei per miliardi di euro del PIL (€ in SPA)

OHIM Eurostat

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27 Deposito di disegni e modelli europei per miliardi di euro del PIL (€ in SPA)

OHIM Eurostat

Innovatori

PMI (più di 10 dipendenti) che introducono innovazioni in prodotti o processi in percentuale delle PMI

Eurostat PMI (più di 10 dipendenti) che introducono innovazioni in fatto di commercializzazione

o di organizzazione in percentuale delle PMI

Imprese a forte crescita (con più di 10 dipendenti) in percentuale sul totale delle imprese2

Effetti economici

Occupazione in attività ad elevata intensità di conoscenze (AEIC) (industria manifatturiera e servizi) in percentuale della manodopera

Eurostat

Esportazioni di prodotti manifatturieri a media e alta tecnologia in percentuale del totale dei prodotti esportati

UN Eurostat Esportazioni di servizi ad elevata intensità di conoscenze (SEIC) in percentuale del

totale dei servizi esportati

UN Eurostat Vendite di innovazioni nuove per il mercato e nuove per l'impresa in percentuale del

fatturato

Eurostat

Entrate dall'estero derivanti da licenze e brevetti in percentuale del PIL Eurostat

Tabella 1. Quadro di valutazione dei risultati della ricerca e dell'innovazione Fonte: Quadro europeo di valutazione dell'innovazione 2016

Le attività di innovazione a livello di azienda si articolano in tre dimensioni dell'innovazione: Investimenti delle aziende, Collegamenti e imprenditorialità, e Patrimonio intellettuale. Gli output descrivono gli effetti delle attività di innovazione delle aziende articolati in due dimensioni dell'innovazione: Innovatori e Effetti economici.

Secondo lo studio “Determinanti dell'innovazione di prodotto e di processo nelle piccole imprese

di produzione alimentare”, redatto dal Dipartimento di Economia Agraria dell’Università di Gent

(Belgio) e pubblicato dal Trends in Food Science & Technology (2004), le piccole aziende di produzione alimentare sono considerate operanti in un settore maturo e a bassa tecnologia, dove le attività di R&S sono limitate e la brevettazione è rara.

Secondo una ricerca basata su un'indagine approfondita tra 177 imprese situate in sei aree rurali dell'Unione europea del 2005 sono stati identificati 4 gruppi di imprese: Non innovatori; Tradizionali; Seguaci; Leader.

I risultati dell’analisi evidenziano come fattori chiave dell’innovazione la competenza della forza lavoro, gli investimenti delle società in know-how e l'uso di fonti esterne di informazione. Non vi è, tuttavia, nessuna prova di una relazione significativa tra le caratteristiche dell'imprenditore e capacità di innovazione dell'azienda.

Fino a pochi anni fa, gli studi di innovazione erano focalizzati su innovazioni radicali, basate sulla tecnologia utilizzata da grandi imprese, mentre i modelli di innovazione sviluppati nelle piccole imprese venivano ampiamente trascurati. Negli ultimi dieci anni, tuttavia, un crescente numero di

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28 studi ha permesso di analizzare i modelli di innovazione nelle piccole imprese (Romijn e Albaladejo, 2002). In sostanza, si sostiene che nelle piccole imprese l’innovazione è associata alle caratteristiche imprenditoriali e alle capacità della forza lavoro (Borch e Forsman, 2000; Romijn e Albaladejo, 2002).

Inoltre, raramente le piccole imprese innovano in modo isolato, ma fanno molto affidamento su fonti esterne di informazione e su altri input. In questo contesto, la capacità di ottenere informazioni e altri fattori di produzione al di fuori dell’azienda è un fattore di innovazione determinante nelle piccole imprese (De Propris, 2000; Diederen, van Meijl, e Wolters, 2002; Freel, 2000, 2004; Romijn & Albaladejo, 2002; Tether, 2002).

Questo lavoro si propone di verificare la misura in cui le determinanti dell'innovazione delle piccole imprese sono rilevanti per l'innovazione di prodotto e di processo in piccole imprese manifatturiere del settore food & drinks, che sono in genere viste come operanti in un settore maturo e con un basso tasso tecnologico.

Dall’analisi della bibliografia esistente è possibile dunque elencare una serie di determinanti che possono essere associate all’innovazione per le imprese del settore alimentare (fig. 6).

Figura 6. Determinanti dell'innovazione di prodotto e di processo nelle piccole imprese di produzione alimentare Fonte: Elaborazione propria

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2 LE SFIDE DELL’INNOVAZIONE IN AGRICOLTURA

2.1 L’INNOVAZIONE E L’AGRICOLTURA

In generale, ma soprattutto in agricoltura, uno dei principali effetti dell’introduzione di innovazioni nelle imprese e nei sistemi territoriali è la crescita della produttività e della competitività che è un’espressione molto sintetica per indicare tutte le diverse modalità con cui tale crescita può sostanziarsi: dalla migliore allocazione dei fattori produttivi alla diversificazione della produzione, dal miglioramento qualitativo dei prodotti alimentari allo sviluppo di prodotti utilizzabili per altri usi, dalla riduzione dei costi indiretti dell’inquinamento ambientale al superamento delle difficoltà di contesto create da alcune specifiche condizioni pedoclimatiche (siccità, erosione, salinità ecc.). Naturalmente, non tutti gli ambiti operativi nei quali l’innovazione può essere utilizzata sono replicabili in ogni contesto e soprattutto, data una determinata condizione, non tutte le innovazioni sono in grado di generare incremento di produttività e competitività.

La Commissione europea con l’ausilio di esperti e di gruppi di approfondimento partecipati da tutti gli Stati membri ha inteso promuovere interventi di stimolo alla diffusione dell’innovazione in agricoltura partendo dalle esigenze operative del tessuto imprenditoriale e coinvolgendo nelle attività tutti i soggetti che meglio rappresentano il sistema della conoscenza agricola di un determinato contesto produttivo e territoriale (imprese, ricerca, consulenza, no profit, organizzazioni dei produttori, industria agroalimentare ecc.).

La modalità ritenuta più comune per la diffusione dell’innovazione è l’imitazione, cioè l’effetto causato dalla verifica, da parte del tessuto imprenditoriale di riferimento, dei vantaggi competitivi di cui può godere l’impresa che l’ha adottata. Si tratta senz’altro di uno stimolo determinante per far nascere l’interesse a conoscerne l’applicazione e gli effetti, ma sulla sua efficienza ed efficacia rispetto ad un rapido processo di adozione sono numerosi i dubbi di esperti e studiosi, anche supportati da evidenze sperimentali (Leeuwis C. 20065, Brunori G. 20096, SCAR/AKIS 2012). Il rinnovato interesse da parte dell’Unione europea ai temi dell’innovazione di questo periodo nasce sicuramente dal positivo apporto che essa può dare alla crescita, ma soprattutto dalla verifica che i sistemi produttivi europei non sono sufficientemente innovativi e non hanno ancora avviato l’auspicato percorso virtuoso verso un’economia basata sulla conoscenza.

Particolarmente, in agricoltura, le innovazioni fanno difficoltà a diffondersi nella media delle imprese, forse perché vengono ideate e prodotte con poca attenzione ai problemi che esse stanno incontrando. Si è ritenuto quindi necessario promuovere, mediante gli strumenti offerti dalla

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30 politica regionale, dello sviluppo rurale e della ricerca, uno sforzo eccezionale di finanziamento e di stimolo con un approccio di sistema e che tiene conto delle complessità sopra descritte.

Sarà importante che durante l’attuazione degli interventi e delle azioni previste i responsabili delle politiche e gli attori dei processi amministrativi e finanziari si concentrino anche sulle modalità di intervento e sugli strumenti utilizzati.

I principali nodi strutturali del settore agricolo sono individuabili nella limitatezza delle dimensioni aziendali, nell’invecchiamento degli agricoltori, nel basso livello di capitale umano e di imprenditorialità, nella difficoltà a sviluppare forme di collaborazione tra imprese. La frammentazione dell’agricoltura pregiudica la competitività in termini di costi di produzione e servizi offerti (logistica, eterogeneità dei livelli qualitativi delle produzioni nel tempo e tra aziende, difficoltà a livello di certificazioni e tracciabilità), rende difficile il reperimento e la diffusione delle innovazioni di processo e prodotto e aggrava le problematiche connesse al peso della burocrazia, al difficile accesso ai servizi, ai costi energetici, all’accesso al credito.

Tutto ciò rende prioritario il sostegno all’integrazione tra aziende (agricole e agroalimentari), sia a livello verticale (nelle filiere) che orizzontale (nel territorio), in modo da conseguire economie di scala e di scopo, ottimizzazione nell’organizzazione dei processi, riequilibrio delle posizioni contrattuali.

Relativamente ai canali più innovativi, la filiera corta nelle sue diverse manifestazioni rappresenta uno dei fenomeni emergenti, al quale spesso le imprese si rivolgono però in modo poco consapevole. La mancanza di infrastrutture e inefficienze di natura logistico-organizzativa limitano fortemente le potenzialità di questi canali, che potrebbero rappresentare una leva di rivitalizzazione per molti territori specie periurbani. Ancora molto ridotto è anche lo sviluppo del commercio elettronico, le cui potenzialità non sono sfruttate che in minima parte.

La diffusione dell’innovazione sulla qualità, tipicità e sicurezza degli alimenti verso imprese e territori rurali, quale leva per la competitività e sostenibilità, presuppone un approccio olistico e integrato dei problemi e delle soluzioni disponibili che consenta un’apertura alla domanda senza vincoli ai singoli comparti produttivi.

Riguardo alle esigenze di ricerca e innovazione, è prioritario quindi sviluppare progetti coordinati tra strutture di ricerca e soggetti che rappresentino le necessità delle imprese, secondo approcci che, di volta in volta, possano manifestarsi mediante forme bottom up e top down, così da creare un’interfaccia dinamica e comprensibile.

Possiamo individuare 4 obiettivi fondamentali dell’agricoltura sostenibile e di conseguenza delle attività di innovazione che possono accelerare la transizione dal sistema di produzione-consumo attuale all’agricoltura del futuro prossimo:

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31 1. l’efficienza economica, la redditività e la “sostenibilità” dei sistemi agricoli e di

allevamento;

2. la produzione di cibi sani, salutari e di elevata qualità;

3. la conservazione e riproduzione delle risorse naturali che vengono impiegate nei processi e la produzione di servizi ambientali tra cui la mitigazione dei cambiamenti climatici; 4. la presenza di relazioni tra agricoltura e comunità locali che assicurino la qualità della vita

nelle aree rurali.

2.2 LE NOVITA’ INTRODOTTE DALLA POLITICA EUROPEA PER LO

SVILUPPO RURALE (2014-2020)

Nel quadro del disegno unitario e multilivello della Strategia Europa 2020, la Politica europea per lo Sviluppo Rurale 2014-2020 contribuisce allo sviluppo di un’economia basata sulla conoscenza attraverso la promozione del trasferimento della conoscenza e dell’innovazione nel settore agricolo, forestale e nelle zone rurali. Essa è una priorità trasversale della politica orientata al rafforzamento e all’adeguamento del capitale umano nelle aree rurali e all’attivazione di dinamiche collaborative tra mondo delle imprese e della ricerca. L’obiettivo è quello di migliorare la competitività, la gestione efficiente delle risorse e le performance ambientali delle filiere e dei sistemi economici rurali.

Il regolamento per lo sviluppo rurale 2014-2020 delinea una riforma della politica che completa, di fatto, il percorso di sistematizzazione degli interventi di ricerca, formazione, consulenza e innovazione già parzialmente avviata nel periodo di programmazione 2000-2006, quando, si era resa obbligatoria l’istituzione dei servizi della consulenza (riforma Fischler), prima per il I pilastro (Regolamento 1782/2003) e successivamente per il II pilastro (Regolamento 1698/2005).

Un percorso nel quale i servizi di consulenza in agricoltura vengono ricondotti al contesto più ampio del sistema della conoscenza e dell’innovazione, in cui l’impresa e le sue esigenze/opportunità d’innovazione acquistano un ruolo di centralità.

In quest’ultimo regolamento la CE non si limita a proporre la tradizionale definizione d’innovazione di prodotto o di processo, ma introduce il concetto d’innovazione interattiva che promuove l’attivazione di percorsi di partecipazione paritaria tra attori (a valle della filiera della ricerca) e conduce alla creazione di soluzioni innovative.

La CE proponendo l’estensione dei processi di trasferimento della conoscenza e dell’innovazione ai sistemi economici rurali, oltre i limiti della settorialità, determina un ampiamento della molteplicità degli attori portatori d’interesse e, dunque, degli ambiti su cui essa interviene.

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32 Questi non riguardano più esclusivamente l’incremento della produttività aziendale ma, diversi altri campi d’interesse (dall’agricoltura sociale, all’organizzazione e resilienza aziendale e di filiera, alla sostenibilità ambientale e alla sicurezza sul lavoro). L’innovazione interattiva può essere inoltre intersettoriale, in quanto caratterizzata dallo sviluppo di interessi comuni ma afferenti a diversi settori di uno stesso sistema economico locale (si pensi alle innovazioni sulla produzione di bioenergie).

L’impianto regolamentare comunitario propone un’azione complessa di sostegno ai sistemi nazionali della conoscenza e dell’innovazione, attraverso quattro principali tipologie d’intervento, che le amministrazioni possono realizzare in maniera integrata o singolarmente:

1) Il rafforzamento del capitale umano e delle professionalità degli operatori socio-economici del territorio riguarda le misure d’intervento relative agli articoli 15 e 16 del regolamento, tese a favorire la maturazione di una cultura diffusa della formazione permanente e dell’apprendimento lungo tutto l’arco della vita degli attori rurali. Quelle rivolte ai primi sono principalmente orientate alla maturazione di capacità, abilità e comportamenti individuali e relazionali, alla qualificazione e all’aggiornamento delle professionalità imprenditoriali. Viene inoltre promosso lo sviluppo di dinamiche di confronto tra imprese, al fine di favorirne la resilienza e una maggiore dinamicità complessiva dei sistemi socio-economici rurali.

A tal fine la proposta regolamentare supera i vincoli che di fatto hanno causato una perdita di attrattività delle azioni di formazione/consulenza nel presente periodo di programmazione (vincoli sulle materie oggetto di formazione e consulenza; insufficienza del premio contributivo per l’uso dei servizi di consulenza) e amplia l’offerta delle tematiche oggetto dei servizi di supporto e di trasferimento della conoscenza e dell’informazione (tra le altre: sostenibilità ambientale, marketing, sicurezza sul lavoro, climate change, innovazione, requisiti minimi per le condizionalità aziendali, gestionale aziendale globale, biodiversità, gestione efficiente delle risorse, protezione dell’acqua e del suolo). Inoltre l’indicazione di una più ampia gamma di metodologie utilizzabili per l’erogazione di tali servizi (study visit, short-term farm exchange, workshops, attività dimostrative in azienda, coaching) sembra intesa a favorire la conciliazione tra il lavoro e la formazione. 2) Le azioni di rafforzamento delle professionalità dei soggetti che erogano

consulenza s’integrano di fatto con quelle tese alla ristrutturazione organica dei loro enti e sono finalizzate principalmente a garantirne il miglior supporto alle imprese coinvolte nei processi di trasferimento della conoscenza. Nel dettare le condizioni

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33 di accesso al sostegno, il regolamento mette in stretta relazione l’adeguatezza organizzativa e l’affidabilità degli enti con la coerenza delle professionalità, delle qualifiche e delle esperienze degli staff da essi impiegati, con particolare attenzione alla specificità delle tematiche oggetto di consulenza e al loro aggiornamento. 3) La terza tipologia di azioni mira ad attivare i flussi d’informazione e incoraggiare

la creazione di legami tra i diversi attori del sistema della conoscenza (formatori, consulenti, imprese e ricercatori), attraverso il sostegno all’istituzione e attuazione di network locali, che favoriscano l’attivazione di percorsi d’innovazione interattiva, realizzando sinergie e finalizzando la ricerca scientifica rispetto alle esigenze degli imprenditori.

4) La quarta tipologia di azioni è orientata a facilitare e governare i percorsi di disseminazione dei risultati della ricerca e d’innovazione interattiva implementati nelle aziende, attraverso il sostegno al networking locale e multilivello e l’istituzione di specifici organismi di governance. Rientrano fra queste il sostegno alle azioni di intermediazione e aggregazione degli attori componenti i gruppi operativi (innovation brokerage) e alle azioni del Partenariato Europeo per l’Innovazione in materia di produttività e sostenibilità dell’agricoltura (PEI) e delle reti nazionali dedicate coordinamento dei gruppi operativi e alla disseminazione delle innovazioni (art.62). In particolare, il PEI (art. 61) favorisce l’attivazione della connessione tra la ricerca e la pratica agricola, informando la comunità scientifica sul fabbisogno di ricerca del settore agricolo e incoraggia la messa in pratica, su larga scala e in tempi più brevi, delle innovazioni già realizzate nelle aziende.

A tali azioni vengono aggiunti organismi di governance e coordinamento tecnico-scientifico di diretta responsabilità della CE: la Rete europea per l’innovazione (art. 53), l’Hight level steering board del European innovation partnership (EIP), e lo SCAR Collaborative Working Group on Agricultural Knowledge and Innovation Systems (AKIS). Questi ultimi hanno principalmente funzioni di coordinamento tra la politica di sviluppo rurale per l’innovazione e la ricerca attuata tramite il programma comunitario Horizon e mirano a promuovere la riflessione attorno a temi di ricerca che rispondano più puntualmente alle difficoltà e alle sfide delle imprese rurali, agricole e forestali.

Riferimenti

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