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Giorgio Montecchi, Storia del libro e della lettura. Dalle origini ad Aldo Manuzio. Volume I, Milano-Udine, Mimesis, 2015

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Bibliothecae.it, 5 (2016), 2, 432-434 DOI <10.6092/issn.2283-9364/6404> GIOrGIO MOntecchI, Storia del libro e della lettura. Dalle origini ad Aldo Manuzio. Volume I, Milano-Udine, Mimesis, 2015, 253 p., ISBN

978-88-5753-262-2, € 22.

In questo volume che è il primo dedicato alla storia del libro, Gior-gio Montecchi, professore di Bibliografia all’Università degli Studi di Milano, ripercorre l’ampio arco cronologico a partire dal III millennio a.C. fino ad Aldo Manuzio, analizzando lo sviluppo e le modifiche del libro sia come manufatto che come strumento di lettura, riflesso ed espressione della società. Le modalità di esposizione e trattazione degli argomenti, rendono questo testo valido come prima introduzione alla storia del libro e della lettura, particolarmente adatto per studenti che intraprendono questi studi.

L’introduzione del volume si concentra sulla figura di Sant’Agostino e sui cambiamenti della lettura tra il mondo antico e l’Europa cristiana. Il diverso modo di accostarsi ai testi determina una vera e propria svol-ta per la lettura in Occidente. Il nuovo canone bibliografico e il ruolo svolto dal nuovo modo di pensare, organizzare i libri ed elaborare il testo, hanno dominato sull’Europa cristiana e fortemente influenzato i secoli seguenti.

L’itinerario scelto dall’autore inizia con l’analisi del libro nell’anti-chità, dal libro di papiro in forma di rotolo (seguendone la diffusione dall’Egitto, passando per la Grecia e per Roma) fino al libro perga-menaceo in forma di codice, analizzandone il confezionamento e la produzione del testo. L’autore, concentrandosi su alcune figure, tra cui Cassiodoro e Isidoro di Siviglia, sottolinea il ruolo svolto dal codice nel passaggio dalla tarda antichità al primo Medioevo.

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Segue lo sviluppo del libro in Europa durante la Rinascita carolingia fino all’età delle università. Con Ugo di San Vittore si apre la riflessio-ne sul trionfo del codice che prosegue con l’analisi della produzioriflessio-ne all’interno di scriptoria e università, fino all’introduzione della carta in Occidente.

Richard de Bury e Francesco Petrarca anticipano la fortuna che il codice avrà nell’età dell’Umanesimo.

Il volume si chiude con l’introduzione della stampa a caratteri mobili in Europa, da Johann Gutenberg fino a Aldo Manuzio. L’autore, inol-tre, mostra un’attenzione particolare alla diffusione delle tipografie in Germania e in Italia, soffermandosi su Venezia dove operarono figure di spicco come quelle di Nicolas Jenson e Aldo Manuzio.

La narrazione affronta un arco cronologico molto ampio e, conse-guentemente, gli approfondimenti sono rimandati all’apparato biblio-grafico, suddiviso secondo i capitoli del libro stesso.

Dalla lettura si percepisce un certo disequilibrio nella trattazione dei temi. Infatti, all’interno del volume, lo spazio dedicato ai due temi fondamentali – il libro manoscritto e l’introduzione della stampa – ri-sulta diversamente distribuito. L’esposizione delle origini del libro ma-noscritto e dei suoi sviluppi è affrontata in maniera chiara e organica, mentre la diffusione della stampa con Gutenberg e Manuzio avrebbe forse meritato un maggiore approfondimento. Il lettore non esperto della materia potrebbe ricavarne un’immagine non pienamente rispon-dente alla realtà.

L’indicazione “volume I”, nel frontespizio e nella copertina, induce a pensare che si tratti di una prima parte e che sia previsto un seguito. A questo proposito, l’anticipazione di un piano generale dell’opera, che invece manca, avrebbe sicuramente aiutato il lettore a capire se la scelta di riservare un’estensione minore della pubblicazione alla stampa e alla sua diffusione, è motivata dalla ripresa degli stessi argomenti in manie-ra più approfondita in seguito. In ogni caso avrebbe comunque giovato la possibilità di conoscere, anche in linee generali, la suddivisione degli argomenti trattati nel seguito dell’opera.

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Le aspettative create dal titolo e dalla scelta di adottare la marca ti-pografica di Aldo Manuzio come immagine di copertina vengono così in parte disattese dalla lettura del paragrafo a lui dedicato, dove l’attivi-tà di Manuzio meriterebbe maggiore approfondimento anche alla luce delle molteplici iniziative e celebrazioni in occasione del V centenario della sua morte, appena trascorso. Probabilmente, la scelta sarà stata motivata dallo spazio a disposizione, dettato da esigenze editoriali più che da scelte dell’autore.

Per un volume come questo, che ha come destinatari studenti e altri lettori interessati a un approccio iniziale alla storia del libro, sarebbe stato poi molto utile un adeguato corredo di immagini e illustrazioni a supporto della lettura; ciò avrebbe certamente offerto al lettore un riscontro visivo dei temi e delle problematiche affrontate. Questa as-senza, se pur riconducibile ad esigenze (probabilmente anche queste editoriali), non aiuta il lettore alla piena comprensione degli argomenti.

Da sottolineare come, per comprendere meglio e conoscere in ma-niera più approfondita la storia tipografica delle varie città e regioni, l’autore evidenzi la necessità di «tener presente il quadro regionale e a volte internazionale entro cui si muovono» i diversi attori coinvolti. Si delinea, quindi, un quadro generale della stampa nelle città, italiane ed europee, e delle reti commerciali che tra esse esistevano, particolar attenzione è rivolta al commercio e alla diffusione dei libri.

Inoltre, attraverso la citazione di alcuni passi da epistole, crona-che ma ancrona-che dalle stesse opere l’autore dà risalto, in tal modo, alla percezione che i contemporanei avevano della stampa e dei numerosi stampatori che avevano introdotto la nuova attività in diversi centri; ciò rende l’esposizione più completa e permette, anche, alcune riflessioni su quanto esposto e ulteriori spunti da poter approfondire in seguito.

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