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I frammenti degli Hypomnemata di Egesippo : edizione del testo,traduzione, studio critico

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(1)

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI "ROMA TRE"

FACOLTÀ DI LETTERE E FILOSOFIA

DOTTORATO IN CIVILTÀ E TRADIZIONE GRECA E ROMANA (XXIV CICLO)

in cotutela con en cotutelle avec

UNIVERSITÉ DE GENÈVE

FACULTÉ AUTONOME DE THÉOLOGIE PROTESTANTE

DOCTORAT EN THÉOLOGIE

C

ECILIA

A

NTONELLI

Matricola n.10566-203,ʺROMA TREʺ–Étudiante n.09-333-816,ʺUNIGEʺ

I

FRAMMENTI DEGLI

Ὑπομνήματα

DI

E

GESIPPO

:

EDIZIONE DEL TESTO

,

TRADUZIONE

,

STUDIO CRITICO

L

ES FRAGMENTS DES

Ὑπομνήματα

D

’H

ÉGÉSIPPE

:

ÉDITION DU TEXTE

,

TRADUCTION

,

ÉTUDE CRITIQUE

Relatori – Directeurs de Thèse

PROF. ALBERTO D’ANNA

,

Università degli Studi ʺRoma Treʺ

PROF. ENRICO NORELLI

,

Université de Genève

Coordinatore – Coordinateur

PROF.VITTORIO FERRARO Università degli Studi ʺRoma Treʺ

ANNO ACCADEMICO – ANNÉE ACADÉMIQUE

2010-2011

(2)
(3)

3

I

NDICE

I. I

NTRODUZIONE GENERALE ... 7

I. 1. Importanza del tema e cenni di storia della ricerca; problemi emersi, proposte di soluzione, piste aperte ... 7

I. 2. La trasmissione dei frammenti di Egesippo e le principali loro edizioni e raccolte fino a oggi. Impostazione del presente lavoro ... 15

I. 3. Questioni di metodo. Le citazioni di Eusebio ... 24

II.

E

DIZIONE

,

TRADUZIONE E ANALISI STORICO

-

LETTERARIA DEI SINGOLI FRAMMENTI ... 29

II. 1. Eusebio di Cesarea, Storia Ecclesiastica 2,23,1-19 ... 29

NOTA INTRODUTTIVA ... 29

La citazione di Egesippo in Storia Ecclesiastica 2,23,1-19 nel contesto di Eusebio: il secondo libro nel piano della Storia Ecclesiastica e i temi ivi trattati . ... 32

Collocazione del frammento di 2,23,1-19 all’interno degli Hypomnèmata. Ordine originario dei frammenti esaminati nel presente studio . ... 39

NOTE DI COMMENTO ... 43

II.1.1. L’introduzione di Eusebio al racconto del martirio di Giacomo: Storia Ecclesiastica 2,23,1-3 ... 43

Richiami di 2,23,1-3 ad altri passi della Storia Ecclesiastica ... 49

Egesippo «ἐπὶ τῆς πρώτης τῶν ἀποστόλων γενόμενος διαδοχῆς» e la sua affidabilità di scrittore ecclesiastico ... 54

Eusebio, Egesippo e la testimonianza su Giacomo di Clemente di Alessandria 55 Giacomo il ʺFratello del Signoreʺ ... 60

II.1.2. La descrizione di Egesippo di Giacomo Fratello del Signore, detto «il Giusto» e «Oblias»:Storia Ecclesiastica 2,23,4-7 ... 68

Giacomo, Egesippo e la ʺδιαδοχήʺ della Chiesa di Gerusalemme ... 69

Giacomo «il Giusto» ... 75

La descrizione di Giacomo ... 80

(4)

4

II.1.3. Predicazione di Giacomo e conversioni da lui prodotte: Storia Ecclesiastica

2,23,8-9 ... 101

II.1.4. Il martirio di Giacomo il Giusto in Egesippo e la conclusione di Eusebio: Storia Ecclesiastica 2,23,10-18 e Storia Ecclesiastica 2,23,19 ... 105

Forma espressiva e sintassi. Ancora sulle ʺdiZografieʺ riconosciute da Eduard Schwartz ... 113

Il martirio di Giacomo, la morte di Gesù, la morte di Stefano ... 118

Il ruolo di Giacomo ... 124

a) Giacomo intercessore per il popolo: ritardo del compimento del giudizio finale su Israele ... 124

b) Ricerca di testimonia biblici che si riferiscano a Giacomo (Is 3,10 in Storia Ecclesiastica 2,23,15) ... 138

c) Diverse tradizioni sulla morte del ʺgiustoʺ: precipitato dal pinnacolo del Tempio, lapidato o ucciso a colpi di bastone? – Gli altri racconti noti: Giuseppe Flavio, Antichità Giudaiche 20,IX,1 (= 20,197-203, cf Eusebio, Storia Ecclesiastica 2,23,20-25); Riconoscimenti pseudo-clementini I, 66-70; Seconda Apocalissi di Giacomo 61-62 ... 141

Le tradizioni sul luogo della tomba di Giacomo ... 159

II. 2. Eusebio di Cesarea, Storia Ecclesiastica 4,7,15-4,8,3 ... 169

NOTA INTRODUTTIVA ... 169

Il contesto del IV libro della Storia Ecclesiastica . ... 169

NOTE DI COMMENTO ... 171

II.2.1. Confronto degli schemi espositivi di Eusebio in Storia Ecclesiastica 4,7,15-4,8 e in 4,21-22 ... 176

(a) Lo storico di Cesarea e la sua presentazione di Egesippo ʺeresiologoʺ ... 176

(b)Questioni di cronologia ... 179

(c) Egesippo, «ἠ αὐτοῦ παράδοσις», «Ἰουδαϊκὴ ἄγραφος παράδοσις» ... 183

II.2.2. Egesippo, Antinoo e il culto degli idoli ... 186

II. 3. Eusebio di Cesarea, Storia Ecclesiastica 4,21-22 ... 195

NOTA INTRODUTTIVA ... 195

Obiettivo dell’analisi dei passi di Egesippo citati in Storia Ecclesiastica 4,21-22 e loro contenuto . ... 195

(5)

5

NOTE DI COMMENTO ... 199

II. 3. 1. Dati biografici riguardanti Egesippo. L’introduzione di Eusebio ai capitoli che seguono (Storia Ecclesiastica IV, 21), l’introduzione al testo di Egesippo (Storia Ecclesiastica IV, 22, 1) e la prima citazione (Storia Ecclesiastica IV, 22, 2-3) ... 199

(a) Il suo «διαδοχὴν ἐποιησάμην» ... 202

(b)Gli Hypomnèmata: natura dell’opera ... 219

II. 3. 2. Διαδοχή, sana fede, origine delle ʺeresieʺ cristiane e seZe giudaiche. La seconda citazione (Storia Ecclesiastica 4,22, 4-6 e 7) ... 223

II. 3.3. ʺEreticiʺ, scriZi ʺapocrifiʺ, Vangelo degli Ebrei, ʺVangelo siriacoʺ. La terza citazione (Storia Ecclesiastica 4,22,8-9) ... 235

II. 3.4. Conclusione ... 241

III. C

ONCLUSIONI

G

ENERALI ... 247

A

PPENDICI ... 257

I. Tavola comparativa della numerazione dei frammenti di Egesippo nelle principali raccolte ... 257

II. Fig. 1. Ricostruzione dell’area sacra del Secondo Tempio di Gerusalemme Fig. 2. Topografia di Gerusalemme. Le identificazioni del pinnacolo del Tempio e della tomba di Giacomo nel cristianesimo primitivo e in età bizantina ... 261

III. Sinossi del testo greco e della traduzione italiana dei frammenti analizzati (si veda fascicolo a parte) ... 263 (293)

B

IBLIOGRAFIA ... 265

(6)
(7)

7

I. Introduzione generale

I.1. Importanza del tema e cenni di storia della ricerca; problemi emersi, proposte di soluzione, piste aperte

Il presente lavoro ha come argomento centrale lo studio dei frammenti dell’autore cristiano antico Egesippo. La sua attività letteraria si situa nella seconda metà del II secolo d. C., intorno al 170-180, come egli stesso illustra parlando del proprio viaggio intrapreso fino a Roma via Corinto mentre vi ricopriva la carica episcopale Eleutero1. Si tratta di un

autore di lingua greca, con ogni probabilità proveniente dalla Palestina, molto vicino in particolare all’ambiente e alle tradizioni proprie dell’area di Gerusalemme. Come vedremo meglio qui sotto, il suo scritto ci è giunto soltanto in forma frammentaria, per lo più per mezzo di citazioni di Eusebio di Cesarea nei primi quattro libri della sua Storia Ecclesiastica; tali frammenti ci forniscono, in effetti, praticamente tutte le informazioni che possediamo su questo scrittore, talvolta mediate, tuttavia, dall’interpretazione che ne dà Eusebio, il che rende naturalmente ancor più difficoltoso riconoscerne l’attendibilità e il grado di genuinità.

Il titolo della sua opera in cinque libri, Hypomnèmata, dal significato piuttosto sfumato e polivalente – il termine vuol dire, com’è noto, ʺannotazioniʺ o ʺappuntiʺ ma può anche far riferimento ai diversi ʺlibriʺ che compongono uno scriZo – ha reso difficile definire con assoluta certezza il suo genere letterario di appartenenza, sul quale molto si è discusso e che si è lungamente ritenuto di tipo storico, al seguito di Girolamo, Gli uomini illustri 2,2, il quale afferma che egli avrebbe composto in linguaggio semplice tutte le «storie delle vicende ecclesiastiche» dalla passione del Signore fino alla sua epoca, «omnes a passione Domini usque ad suam aetatem ecclesiasticorum actuum texens historias».2 In realtà,

tuttavia, studi come quelli di Niels Hyldahl e poi di Alain Le Boulleuc hanno indirizzato la riflessione in modo da giungere a una posizione, per lo più condivisa dagli studiosi, che la natura più propria dell’opera di Egesippo non sia tanto di tipo storico, quanto piuttosto di ispirazione innanzi tutto antieretica, condividendo tuttavia anche alcuni temi e caratteri degli scritti apologetici. A causa dell’impossibilità, rilevata in particolare da Michael Durst, di trarre informazioni dirette sul contenuto dell’opera a partire dal titolo che essa porta, le conclusioni sul genere letterario dello scritto e sul suo scopo e significato sono state raggiunte necessariamente soltanto sulla base del contenuto dei frammenti più o meno consistenti che ce ne sono arrivati, come si vedrà subito qui sotto. L’opinione attualmente più diffusa e, in effetti, la più conforme ai dati disponibili, è, appunto, che la sua opera avesse come interesse precipuo e come intento centrale quello antieretico – si veda in particolare il frammento di Storia Ecclesiastica 4,22,4-6 e il commento ad locum che

1 Per le questioni relative alla cronologia e alle poche informazioni biografiche su questo autore, si

veda il commento al frammento cui si riferisce Eusebio, Storia Ecclesiastica 4,22,1-3, citato testualmente in Storia Ecclesiastica 4,22,3.

2 Su questa querelle si veda oltre, nel commento a Storia Ecclesiastica 4,21-22, la sezione 1b. Dati biografici

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8

illustra il suo modello eresiologico – coniugato con alcuni tratti più propri del genere apologetico – si confronti Storia Ecclesiastica 4,7,15-4,8,3 con il tema della divinizzazione di Antinoo e dell’origine degli idoli pagani appunto dalla divinizzazione di personaggi insigni dopo la loro dipartita.

Ora, uno degli obiettivi più complessi dello studio di questo autore consiste proprio nella composizione in un quadro unico e coerente delle diverse e varie informazioni che egli trasmette nei suoi frammenti, nel tentativo di comprendere quale fosse il filo conduttore dei suoi Hypomnèmata, quale posto essi occupino nella storia del suo tempo, di quali ambienti e contesti sociali e culturali siano espressione e quali tradizioni e concezioni vogliano veicolare e trasmettere. Infatti, proprio a causa del contenuto vario e, almeno in apparenza, piuttosto eterogeneo dei frammenti, essi raramente sono stati presi in considerazione nel loro insieme e studiati in quanto tali, con un’attenzione specifica e mirata al significato generale che doveva avere l’opera dalla quale provengono. Per lo più, essi sono stati sino a oggi considerati ed esaminati nell’ambito dello studio di uno in particolare degli argomenti che essi trattano, come fonte che potesse contribuire a rischiarare l’uno o l’altro dei temi storici o letterari che sembrano interessare ogni singolo frammento: per esempio, tanto per citare qualcuno di questi lavori sul nostro autore che abbiano un taglio incentrato su un particolare aspetto, lo studio di Le Boulluec cui si è accennato sopra ha concentrato la sua attenzione sul modello eresiologico di Egesippo, inserendolo nella sua riflessione generale sulla nascita dell’eresiologia e del concetto stesso di ʺeresiaʺ nel primo cristianesimo; in molti altri casi, un forte interesse è sorto intorno al nostro autore a causa della dibattutissima menzione della ʺδιαδοχήʺ, cioè della ʺsuccessioneʺ, dei ʺvescoviʺ di Roma, che egli avrebbe composto nella capitale dell’Impero giungendovi per mare via Corinto e la cui interpretazione è legata strettamente al problema più generale della nascita delle prime liste episcopali delle maggiori chiese del cristianesimo primitivo e dei modi e dei tempi dell’origine del monepiscopato a Roma, su cui si sono recentemente pronunciati, giungendo a risultati profondamente discordi, per esempio Manlio Simonetti e Allen Brent;3 moltissimi, poi, gli studi – ricordo, tra tutti, i

contributi di Richard Bauckham e di F. Stanley Jones – che si sono interessati a Egesippo nel contesto della ricerca sulle tradizioni, per lo più di ascendenza giudeo-cristiana, riguardanti Giacomo il Giusto, Fratello del Signore e primo vescovo di Gerusalemme, che ne valorizzarono il ruolo e la figura, delineata in modo molto peculiare nel frammento contenente uno dei quattro racconti antichi pervenutici sulla sua morte, cioè questo stesso, le narrazioni di Giuseppe Flavio nelle Antichità Giudaiche 20,IX,1, la II Apocalisse di Giacomo 61-62 e le Ricognizioni pseudo-clementine I,66-70.4

Nonostante il respiro anche molto ampio di simili studi e la profondità dell’analisi che vi è condotta, manca, tuttavia, a tutt’oggi, un lavoro complessivo che assuma Egesippo come suo oggetto d’indagine diretto e specifico, ne prenda in considerazione i frammenti in modo attento e completo e, alla luce di questo studio, lo inquadri esaustivamente nel

3 Si veda il commento a Storia Ecclesiastica 4,21-22, in particolare la sezione 1.a. Dati biografici riguardanti

Egesippo. Il suo «διαδοχὴν ἐποιησάμην».

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denso e importante periodo storico del II secolo; l’intento che si vorrebbe conseguire con il presente lavoro, nonché il suo principale elemento di novità, è precisamente quello di ottemperare a tali obiettivi, per quanto lo consenta l’esame dei frammenti scelti per questa fase della ricerca tra tutti quelli trasmessi, come vedremo.

Un primo ordine di problemi che i frammenti pongono riguarda la comprensione del testo in quanto tale. Esso si presenta, in effetti, piuttosto oscuro in alcuni punti, sia per il suo aspetto formale complessivo, con frasi non sempre disposte in modo ordinato e organico, sia per la presenza di alcune espressioni specifiche di difficile interpretazione, che gli studiosi hanno tentato di spiegare in vario modo, senza però raggiungere una posizione condivisa in merito. Un caso paradigmatico in tal senso è quello del passo consacrato a Giacomo il Giusto, Storia Ecclesiastica 2,23,1-19: già Eduard Schwartz, infatti, nell'apparato della sua edizione critica della Storia Ecclesiastica, aveva osservato come qui il testo abbia alcune frasi ripetute in modo pressoché identico a distanza di pochi paragrafi e come i nessi logici che legano un periodo all'altro a volte non siano stringenti né calzanti; in molti punti, infatti, egli crede di riconoscere la presenza di ʺdiZografieʺ, cioè di ʺripetizioniʺ, che egli aZribuisce alla natura composita del racconto, che a suo avviso sarebbe stato rimaneggiato e interpolato, rendendo di fatto impossibile ricostruirne l’originale. Vedremo come in realtà tale posizione di Schwartz sia oggi ben poco condivisa dagli studiosi e come in realtà le sue presunte ʺdiZografieʺ debbano ricondursi piuZosto allo stile proprio di Egesippo e alla genesi stessa del racconto: egli stesso o già le sue fonti, infatti, devono averlo costruito mettendo effettivamente insieme tradizioni diverse, coniugate insieme, tuttavia, sin dall’inizio, e nate in gran parte per narrativizzazione di testimonia biblici usati come prefigurazione dei fatti narrati. Anche per quanto concerne la presenza di espressioni enigmatiche, questo brano fornisce alcuni eloquenti esempi: molti si sono interrogati su quale fosse il senso esatto dell'appellativo «ὠβλίας» attribuito a Giacomo, o su cosa significasse la domanda posta a Giacomo su «quale sia la porta di Gesù», in 2,23,8 e 2,23,12, senza però che nessuno studioso sia effettivamente riuscito a dare a riguardo interpretazioni del tutto soddisfacenti e unanimemente condivise dagli altri.5 Vedremo come l’interpretazione del passo come frutto dell’ampio utilizzo di

strutture narrative e testimonia tratti dalla Scrittura offra alcune nuove piste di interpretazione di tali elementi enigmatici del testo.

Strettamente legato al problema testuale, dunque, in questo caso più che in molti altri, è quello legato alla comprensione delle informazioni e delle tradizioni trasmesse da Egesippo, le quali si rivelano, in effetti, di fondamentale importanza per la comprensione del modo in cui si stabilì il sistema istituzionale e dottrinale che avrebbe caratterizzato il cristianesimo dei secoli successivi; non sempre è semplice, del resto, risalire al modo in cui tali tradizioni siano sorte e si siano diffuse e a come esse si inseriscano nella storia dell’epoca contemporanea, nel quadro della quale costituiscono fonti preziose, anche se non sempre di facile utilizzazione, che contribuiscono alla conoscenza di ambienti poco

5 Per «ὠβλίας» si veda la sezione 2. La descrizione di Egesippo di Giacomo Fratello del Signore, detto «il

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noti e poco studiati del primo cristianesimo. Inoltre, una componente rilevante dell’importanza intrinseca dei frammenti sta anche nel fatto che alcuni dei dati che essi ci consegnano non hanno riscontro in alcun’altra fonte a nostra disposizione e, dunque, il loro studio consente di accedere a racconti e notizie che rimarrebbero altrimenti del tutto ignoti, come mostra per esempio l’episodio descritto in Storia Ecclesiastica 3,19-20, nel quale alcuni appartenenti alla famiglia del Signore, cioè i nipoti di Giuda, sono ricercati e interrogati da Domiziano in quanto discendenti di Davide e poi, trovati innocenti, guidano le comunità di Galilea fino all’età di Traiano.

Nell’opera di Egesippo si toccano, in effetti, aspetti rilevanti della vita e delle concezioni delle comunità giudeo-cristiane, verosimilmente di area palestinese, del II secolo d.C., i quali sono spesso coniugati, tuttavia, con idee e logiche più legate alla realtà del mondo cristiano di provenienza pagana ed ellenizzante, il che rende naturalmente ancor più complessa e interessante la loro analisi. Ciò emergerà nel seguito, per esempio, da una parte, dallo studio delle tradizioni legate ai discendenti della famiglia di Gesù cui si è accennato sopra, e della comprensione giudaizzante di Egesippo dell’origine del fenomeno, cosiddetto, ʺereticoʺ, provenienti, secondo la concezione dell’autore, dalle fazioni presenti nel giudaismo; dall’altra, dall’analisi della comprensione, sua e del suo ambiente di origine, della successione episcopale come erede di quella apostolica o dal legame che egli stabilisce tra l’origine degli idoli pagani e la divinizzazione di personaggi defunti, secondo il modello ʺevemeristicoʺ, con l’esempio di Antinoo.

Per spiegare meglio quale ordini di riflessioni suggeriscano i frammenti che ci accingiamo a studiare, introduciamo alcuni di questi elementi di particolare interesse per lo studio della figura di Egesippo, che verranno poi approfonditi nel corso della trattazione.

Un primo concetto intorno al quale sembra ruotare l'idea di Egesippo della storia della chiesa cristiana sembra essere, come si è in parte già visto, quello della ʺsuccessioneʺ. In effetti, Egesippo sembra condividere con gli altri autori delle origini cristiane la preoccupazione di stabilire un criterio attraverso il quale individuare le figure di riferimento delle comunità, in quanto depositarie sulla terra dell'autorità che era stata di Cristo e responsabili della trasmissione veritiera del suo messaggio. In una prima fase della storia della chiesa, la fedeltà all'annuncio del Salvatore e la diffusione di questo nella sua autentica forma si volevano garantite da διδάσκαλοι, ʺmaestriʺ, e πρεσβύτεροι, ʺanzianiʺ; tali figure, senza assumere necessariamente un ruolo di direzione all'interno della chiesa, ricevevano autorità grazie al carisma loro proprio, trasmesso attraverso una catena di contatti diretti da maestro a discepolo, la quale risaliva, in ultima battuta, a Cristo stesso, come illustra, per esempio, la testimonianza di Papia di Gerapoli, in Storia Ecclesiastica 3,39, che, all'inizio del II secolo, poteva ancora incontrare tali figure carismatiche, discepoli di discepoli di Gesù. In seguito, venendo a mancare persone che potessero vantare un tale rapporto diretto con uomini ancora legati personalmente a Gesù, si dovettero trovare figure nuove che preservassero e trasmettessero l'annuncio autentico del Messia; esse furono identificate con le autorità ecclesiastiche, cioè con i vescovi: la loro autorevolezza fu garantita non più dal possesso di abilità carismatiche analoghe a quelle

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dei primi ʺdidascaliʺ e profeti, ma, appunto, dallʹasserita discendenza del loro ministero, senza soluzione di continuità, da quello dei Dodici. È appunto a questa fase di accrescimento e rafforzamento del ruolo episcopale che appartiene verosimilmente il nostro autore. Sia nel raccontare il suo incontro con i vescovi di Corinto, sia nella descrizione dellʹelezione sul seggio episcopale di Gerusalemme di Simeone, cugino di Gesù – in cui proietta verisimilmente all’indietro una struttura posteriore dei ministeri – egli mostra di riconoscere ai vescovi il ruolo di garanti della conservazione, nelle diverse comunità, di una uniforme e retta dottrina di fede, aderente allʹoriginario messaggio di Gesù, nonché di legare lʹefficacia e la legittimità di un tale ruolo alla ʺregolaritàʺ del modo in cui avviene il passaggio da un vescovo allʹaltro in una stessa comunità. Naturalmente, lʹimportanza attribuita alla successione da Egesippo sarebbe ulteriormente valorizzata e confermata nel caso in cui si ritenesse autentica la notizia della «διαδοχή», nel senso di ʺlista di successioneʺ dei vescovi romani, che egli avrebbe composto secondo Storia Ecclesiastica 4,22,3, come sembra in effetti possibile fare, come vedremo.

In effetti, nel periodo nel quale Egesippo compone la sua opera, erano attivi numerosi gruppi e fazioni cristiane, più o meno distinte e distinguibili rispetto alla cosiddetta ʺGrande Chiesaʺ, per lo più appartenenti allʹampia e variegata categoria delle correnti «gnostiche», che egli tuttavia non menziona con questo appellativo, almeno nei frammenti giunti fino a noi. In tale situazione di pluralismo dottrinale e di contrapposte rivendicazioni di autenticità, il modello ideologico adottato dalla corrente proto-ortodossa fu quello della difesa dellʹunica autentica tradizione apostolica, trasmessa dalla chiesa, dalla pluralità e falsità delle dottrine abbracciate dai gruppi avversari. Indice di una tale ideologia è il modo in cui il nostro autore descrive, per lʹappunto, lʹorigine delle eresie.

Esse sarebbero sopravvenute, infatti, in seguito ad un tentativo di usurpazione del seggio episcopale di Gerusalemme da parte di un certo Thebouthis, appartenente alle ʺsetteʺ del giudaismo: se tale manovra fosse andata in porto, avrebbe generato, per lʹappunto, unʹirregolarità nella linea della successione, che avrebbe a sua volta portato allʹintroduzione immediata di dottrine false – provenienti appunto dalle fazioni giudaiche – allʹinterno della chiesa. Egesippo sembra credere, invece, che una simile eventualità si realizzi soltanto in un secondo momento, coincidente con il periodo a lui contemporaneo.

Secondo lʹanalisi di Alain Le Boulluec, in effetti, lʹapparizione di deviazioni interne alla comunità cristiana si verificherebbe soltanto nellʹultima delle quattro tappe che egli ritiene di poter riconoscere nella concezione egesippiana dellʹorigine dellʹeresia: le prime tre fasi vedrebbero invece la minaccia delle false dottrine come ancora proveniente da personaggi e gruppi esterni alla chiesa.

In Egesippo, dunque, in una prima fase, lʹautenticità della tradizione cristiana, unica vera erede dellʹantica alleanza degli ebrei, sarebbe minacciata dalle insidie delle sette giudaiche: questo momento sarebbe rappresentato, da una parte, dai racconti delle accuse e del martirio di Giacomo Fratello del Signore e poi di Simeone figlio di Cleopa e, dallʹaltra, dallʹinchiesta istruita da Domiziano contro i discendenti di Giuda, fratello di Giacomo, in quanto appartenenti alla stirpe di Davide. La seconda tappa sarebbe costituita proprio dallʹintervento di Thebouthis, corpo estraneo che tenterebbe di introdursi nella

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chiesa (analogo sarebbe l'intervento di altri quattro personaggi, anch'essi provenienti dalle sette giudaiche – Simone, Cleobio, Dositeo e Gorteio, che fonderebbero dei gruppi propri). Da questi, nella terza fase, deriverebbero le note eresie gnostiche cristiane propriamente dette. Solo nella quarta tappa si avrebbe infine la presenza, ormai all'interno della comunità, di «falsi cristi, falsi profeti, falsi apostoli», che dividerebbero l'unità della chiesa con «discorsi corruttori contro Dio e contro il suo Cristo», secondo Storia Ecclesiastica 4,22,6: una simile realtà dei fatti segnerebbe la definitiva uscita da un' "epoca delle origini", caratterizzata dalla perfezione della conservazione dell'annuncio autentico di Cristo e dalla totale assenza di corruzione all'interno della chiesa.

L'origine delle eresie risalirebbe, dunque, come già accennato, all'opposizione, generatasi alla morte del re Salomome, tra una parte "positiva" di Israele (Regno di Giuda e tribù di Giuda), da cui proverrebbero prima il Salvatore e poi la chiesa, e una porzione "negativa" del popolo ebraico (Regno di Israele e tutte le tribù tranne Giuda), dalle quali nascerebbero le fazioni presenti nel giudaismo, a loro volta origine e causa, in ultima battuta, delle eresie cristiane.

Questo tipo di interpretazione confermerebbe lo stretto legame tra il nostro autore e il mondo giudaico e una sua certa familiarità con le tradizioni e la cultura proprie di quell'ambiente. Del resto, egli sembra non dare alcuna spiegazione sulla natura dell'errore dei gruppi che descrive, né sui contenuti delle loro dottrine, ma pare invece insistere fortemente sull'eterogeneità e sulla difformità presenti al loro interno, contrapposte alla concordia e all'uniformità delle opinioni e delle posizioni presenti nella chiesa, così come l'unica tribù di Giuda si contrapponeva un tempo alle molteplici altre.

Degno di considerazione è, inoltre, il fatto che, tra i criteri di legittimità della successione dei vescovi, almeno a Gerusalemme, sembra essere centrale per il nostro autore quello dell'appartenenza alla famiglia di Gesù. In effetti, dall'espressione «πάλιν ὁ ἐκ θείου αὐτοῦ Συμεὼν ὁ τοῦ Κλωπᾶ καθίσταται ἐπίσκοπος, ὃν προέθεντο πάντες ὄντα ἀνεψιὸν τοῦ κυρίου δεύτερον», Storia Ecclesiastica IV, 22, 4, appare piuttosto chiaro che il fatto di essere «cugino del Signore» fu, se non l'unico criterio, almeno uno dei criteri per cui Simone fu eletto vescovo di Gerusalemme. Sembrerebbe che l'autore abbia un particolare interesse per la successione episcopale di quella città e che tale successione ricalchi una sorta di genealogia dei parenti di Gesù, prima con Giacomo e poi con Simone, presentati come capi di un collegio che dirige una comunità. Come mostra Richard Bauckham, «il concetto di successione in una carica di tal genere è profondamente radicato nella tradizione giudaica»6. Inoltre, che le prime liste episcopali siano le eredi delle liste di

successione regale e soprattutto sacerdotale giudaica è l'opinione sostenuta da Arnold Ehrhardt, nel suo libro sulla successione apostolica nei primi due secoli7. Sebbene una

simile concezione sia stata accolta dalla quasi totalità degli studiosi successivi, è doveroso citare il contributo di Allen Brent, che va in una direzione completamente diversa,

6 RichardBAUCKHAM, Jude and the Relatives of Jesus in the Early Church, T&T Clark, Edinbourgh 1990, p.

86.

7 Arnold EHRHARDT, The Apostolic Succession in the First Two Centuries of the Church, London,

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criticando esplicitamente l'opinione di Ehrhardt. Brent contesta l'esistenza di un "califfato"8

derivato da Giacomo il fratello del Signore; sostiene, invece, che il modello della successione episcopale – in Egesippo come in tutti gli autori anteriori ad Ippolito – sia legato piuttosto a quello della successione dei maestri nelle scuole filosofiche antiche e non a quello dei sommi sacerdoti e dei sovrani di Israele; si vedrà, tuttavia, come anche questa posizione sia stata recentemente modificata dallo stesso Brent, che sembra aver sviluppato un’opinione diversa sull’origine dell’episcopato: gli "episcopi" sarebbero originariamente, innanzi tutto, gli incaricati di tenere le relazioni con le altre comunità.

Il pensiero di Egesippo, dunque, viene invocato, a seconda dei casi, come testimonianza a favore dell'una o dell'altra opinione, in questo caso riguardo la concezione delle origini della successione in ambito cristiano. In effetti, bisogna precisare che – per questo, come per gli altri fenomeni che l'autore descrive o ai quali fa riferimento (nascita delle eresie, sviluppo della gerarchia ecclesiastica, ecc.) – vi sono due ordini di problemi diversi: il primo è quello che riguarda la ricostruzione delle concezioni che Egesippo aveva di tali fenomeni e il modo in cui egli li concepiva; il secondo, invece, è quello di comprendere quale sia stata la loro effettiva realtà storica, per la quale i dati e le interpretazioni ricavati da Egesippo possono costituire solo una delle fonti di informazione, da mettere in relazione con tutte le altre testimonianze antiche sull'argomento.

Lo scopo della presente ricerca è principalmente quello di rispondere alla prima delle due questioni, anche se, naturalmente, come detto, l’esame critico delle concezioni di Egesippo, come pure di quelle delle sue fonti, in quanto ricostruibili, serve poi di base all’utilizzazione della sua testimonianza quando ci si pone il problema storico in maniera diretta. È tuttavia importante che i due procedimenti si riconoscano come chiaramente distinti e separati tra di loro.

Si deve poi notare che, com’è stato già da molti più volte osservato, le tradizioni cui Egesippo si riferisce e dalle quali trae le informazioni che riporta siano, come detto, di origine e ascendenza giudeo-cristiana9: esse sono ancora fortemente legate ad una visione

per la quale il cristianesimo non è che l'unica autentica espressione ed emanazione del giudaismo e unico vero erede del patrimonio di fede del mondo giudaico. A questo genere di concezioni si legano, infatti, in un modo o nell'altro, pressoché tutti gli argomenti trattati da Egesippo e spesso è proprio la lettura in chiave giudeo-cristiana a costituire il

8 Si tratta, secondo la sua definizione, di una «forma di governo nella quale il potere e l'autorità sono

legittimati esclusivamente in termini di legami di sangue con il carismatico fondatore della dinastia». Cf Allen BRENT, Diogenes Laertius and the Apostolic Succession, in Journal of Ecclesiastical History 44 (1993), p. 367-389, in particolare su Egesippo p. 382-386; la citazione è tratta da pagina p. 383.

9 Il concetto di "giudeo-cristianesimo" ha ricevuto, nell'ambito degli studi sul cristianesimo delle

origini, numerose interpretazioni e significati diversi e resta tuttora soggetto a discussione. Tra i contributi più recenti sull'argomento, con un resoconto iniziale della storia degli studi, il libro di OscarSKARSAUNE, ReidarHVALVIK (ed.), Jewish Believers in Jesus, Peabody, Massachussets, Hendrickson Publishers 2007. Tale categoria non deve dunque utilizzata in modo acritico, ma spiegando di volta in volta in che termini e in che modo essa si possa eventualmente applicare a Egesippo e al suo ambiente di provenienza.

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criterio che permette di stabilire delle connessioni tematiche tra un passo e l'altro e di ipotizzare quale sia il filo rosso da seguire per ricostruire e delineare il senso complessivo dell'opera: si pensi proprio alla spiegazione data da Le Boulluec dello schema eresiologico di Egesippo. Tuttavia, è necessario verificare di volta in volta l’informazione di Eusebio sul ʺcristianesimoʺ di Egesippo e meZerla in rapporto con gli studi aZuali sul giudeo-cristianesimo, inquadrando il modo in cui Eusebio si serve del nostro autore all'interno dell'osservazione più ampia del metodo che lo storico adotta abitualmente nell'utilizzare i materiali e le fonti a sua disposizione.

Lo scopo del presente lavoro è dunque quello di reimpostare la ricerca su Egesippo, conferendole questo nuovo taglio che lo vede come oggetto peculiare e specifico di indagine, prendendo in considerazione in modo analitico e approfondito le questioni poste da alcuni dei frammenti più importanti e densi di contenuti e di spunti di riflessione, per poi proporre un primo quadro di sintesi dei risultati emersi da questa prima indagine.

La complessità della ricerca e dei temi trattati o anche soltanto toccati nei frammenti ha infatti reso necessario scegliere, tra tutti i passi del nostro autore che ci sono pervenuti, quelli che sembravano rivestire maggior interesse al fine di ottenere una chiave di lettura dell’autore e della sua opera, nella prospettiva di inquadrare poi nel contesto così ottenuto, nel seguito della ricerca, anche lo studio dei frammenti mancanti, giungendo così alla composizione di un quadro unitario e completo sull’autore, il suo tempo e la sua opera. La scelta è stata fatta inoltre in modo tale da toccare nello studio temi-chiave per lo studio di Egesippo anche apparentemente distanti tra loro, allo scopo di tentare poi di ricostruire, per quanto possibile, il filo conduttore che li lega, fornendone una lettura il più possibile generale e ad ampio raggio.

I frammenti scelti per questo studio sono, dunque, sostanzialmente i seguenti, che analizzerò nell’ordine di citazione in cui compaiono all’interno della Storia Ecclesiastica, rinviando a uno studio ulteriore una nuova classificazione di tutti i frammenti che tenga conto della loro analisi complessiva.

a) La citazione sulla figura di Giacomo il Giusto, detto il Fratello del Signore, primo vescovo di Gerusalemme, in Storia Ecclesiastica 2,23,1-19, e sul suo martirio, con un confronto con gli altri testi che narrano lo stesso episodio, i quali mostrano rilevanti differenze rispetto alla versione di Egesippo, menzionati sopra. Vedremo nel corso dello studio di questo racconto come esso presenti la peculiarità di essere costruito quasi esclusivamente a partire da citazioni bibliche, uso di testimonia veterotestamentari e strutture narrative tratte anch’esse dalla Scrittura, in particolare dall’Antico Testamento, secondo un metodo che è stato riscontrato anche nello studio di altri testi cristiani antichi – un esempio per tutti, l’Ascensione di Isaia o i racconti antichi su Maria, dove Enrico Norelli ha messo in luce appunto questo modello di costruzione della narrazione – ma che non era stato ancora studiato in modo generale e sistematico per quanto riguarda questo passo Egesippo, anche se Richard Bauckham ha intrapreso questa pista, sviluppando una riflessione in merito alla dipendenza di questo passo da strutture e temi del Sal 118.

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b) l’origine degli idoli pagani e la divinizzazione di Antinoo, in IV,7,15 e IV,8,1-2, da analizzarsi in particolare connessione con la sezione seguente e le tematiche eresiologiche

c) Storia Ecclesiastica 4,21-22, che comprende almeno quattro frammenti distinti, secondo le classificazioni precedenti: 1. in 4,22,1-3, viaggio di Egesippo a Roma passando per Corinto e composizione di una διαδοχή episcopale della chiesa dell’Urbe, la cui natura e significato sono sempre stati oggetto di dibattito tra gli studiosi, e la riflessione sulla quale è inoltre legata al problema della cronologia e del significato della nascita del monepiscopato a Roma, come detto; 2. origine delle eresie in 4,22,4-6, con l’uso, anche in questo caso, di testimonia veterotestamentari che ne sarebbero prefigurazione, e lista delle sette giudaiche in 4,22,7; 3. scritti giudeo-cristiani noti a Egesippo (Vangelo degli Ebrei e ʺVangelo siriacoʺ) e origine degli scriZi apocrifi in 4,22,8-9; insieme a questo passo di 4,22,1-9 deve essere letto il frammento di 3,16, sulla conoscenza di Egesippo della Lettera ai Corinzi di Clemente di Roma, da vedersi in stretto legame con 4,22,1, dove l’epistola è appunto menzionata come nota al nostro autore.

Come si vede, le ampie e complesse tematiche affrontate hanno un valore non soltanto per lo studio dell’autore in quanto tale e della sua opera, ma anche in relazione ad alcuni temi importanti per la comprensione dei fenomeni e dei processi storici e culturali che attraversano il cristianesimo nelle primissime fasi del suo sviluppo. Anche se l’obiettivo di questo lavoro è essenzialmente quello di esaminare e cercare di comprendere innanzi tutto l’opera di Egesippo in sé stessa, inevitabilmente in alcuni casi questa ricerca si intreccerà con quella più generale sui contesti e sui temi di più ampio respiro toccati nei frammenti, sui quali la testimonianza di Egesippo contribuisce a far luce.

I.2. La trasmissione dei frammenti di Egesippo e le principali loro edizioni e raccolte fino a oggi. Impostazione del presente lavoro

Come accennato sopra, la maggior parte dei frammenti di Egesippo ci è trasmessa attraverso le citazioni del secondo, terzo e quarto libro della Storia Ecclesiastica di Eusebio di Cesarea.

Oltre a questi, troviamo, innanzi tutto, un frammento citato in un’Epitome della storia della chiesa, conservata nel Codex Baroccianus 142, che arriva fino alla fine della Storia della Chiesa di Socrate, cioè all’anno 439 e che utilizza come fonti Eusebio stesso, ma anche Filippo di Side, in Panfilia, autore di una Storia Cristiana10, insieme ad alcuni altri scrittori

antichi11: il testo di Egesippo sembra provenire appunto da una citazione che era contenuta

nell’opera di Filippo di Side.12 L’edizione del frammento di Egesippo ivi contenuto è stata

10 Si tratta di un’opera in 36 libri, composta tra il 434 e il 439 d. C. e giunta fino a noi in forma

frammentaria; la storia qui narrata si estendeva dalla creazione del mondo fino almeno al 426.

11 Tra costoro, anche Teodoro il Lettore, Storia Tripartita, prima metà del VI secolo.

12 Il Codex Baroccianus 142, del XIV secolo, conservato nella Bodleian Library di Oxford, contiene, nei

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preparata da John Anthony Cramer13 prima e poi da Carl Gotthard de Boor14; ora, è

interessante osservare che vi sono alcuni estratti di Eusebio che si prolungano al di là del testo della Storia Ecclesiastica così come esso è trasmesso e proprio De Boor ha dimostrato che colui che ha composto l’epitome deve aver tratto passi aggiunti dall’opera di alcuni altri scrittori antichi: il passo che ci interessa proverrebbe appunto dalla Storia Cristiana di Filippo di Side, ma, come si è accennato, la questione è dibattuta. Alain le Boulluec15, non

si pronuncia sulla derivazione del passo di Egesippo da qualcuno in particolare degli autori dai quali è tratta l’Epitome, mentre sia Romolo Perrotta16, sia Ermenegildo Cocco17

aderiscono esplicitamente all’idea di una sua derivazione dall Storia Cristiana di Filippo di Side.

Un secondo passo di Egesippo esterno alla Storia Ecclesiastica è in Stefano Gobaro, teologo triteista del VI secolo, a sua volta citato nella Biblioteca di Fozio, cod. 232 (IX secolo)18.

Infine, vi sono frammenti che sembrano essere contenuti nel Panarion di Epifanio di Salamina, autore antieretico del IV secolo: la maggior parte di essi coincide con i passi citati da Eusebio o comunque riguarda argomenti affini, benché essi non siano esplicitamente indicati da Epifanio come provenienti dall’opera di Egesippo. I contatti tra i

Xantopulo, che l’ha utilizzata come fonte per la sua propria Storia Ecclesiastica, composta intorno al 1320. Per le indicazioni su quali fogli del manoscritto contengano rispettivamente gli scritti dei vari autori e sul dibattito relativo all’origine dei frammenti del Baroccianus che non risalgono a Eusebio, cf Enrico NORELLI, Esposizione degli oracoli del Signore: i frammenti, Milano, Paoline (Letture cristiane del primo millennio 36), 2005, p. 366-368.

13 John Anthony CRAMER (ed.), Anecdota Graeca e codicibus manuscriptis Bibliothecae regiae parisiensis, II,

Oxonii, e Typographeo academico 1839-1841 (ristampa : Hildesheim, Olms 1963), p. 88.

14 Carl Gotthard DE BOOR, « Neue Fragmente des Papias, Hegesippus und Pierius in bisher

unbekannten Excerpten aus der Kirchengeschichte des Philippus Sidetes », in: Ernst NOELDECHEN, Die Abfassungszeit der Schriften Tertullians. Carl Gotthard DE BOOR Neue Fragmente des Papias, Hegesippus und Pierius in bisher unbekannten Excerpten aus der Kirchengeschichte des Philippus Sidetes (Texte und Untersuchungen zur Geschichte der altchristlichen Literatur 5, 2), Leipzig, Hinrichs 1888, p. 165-184, sul passo di Egesippo cf in particolare p. 169 (testo) e 175-176 (annotazioni).

15 Alain LE BOULLUEC, La notion d’hérésie dans la littérature grecque. IIe-IIIe siècles, I-II, Paris, Études

augustiniennes, 1985, I, (cf in particolare su Egesippo, Le schéma hérésiologique d’Hégésippe, p. 92-112), p. 97, nota 230.

16 Romolo PERROTTA, Hairèseis. Gruppi, movimenti e fazioni del giudaismo antico e del cristianesimo (da

Filone Alessandrino a Egesippo) (Pubblicazioni dell’Istituto di Scienze religiose in Trento, series maior 11), Bologna, Dehoniane, 2008, su Egesippo p. 193-198, su questo punto in particolare p. 193.

17 Ermenegildo COCCO, «I frammenti degli Ὑπομνήματα di Egesippo», in: Luigi CIRILLO,Giancarlo

RINALDI éd., Roma, la Campania e l’Oriente cristiano antico. Giubileo 2000. Atti del Convegno di studi. Napoli 9-11 ottobre 2000, Napoli, Ed. Università degli Studi di Napoli "L'Orientale", 2004, p. 327-396, p. 346-347.

18 Si tratta, come spiega GustaveBARDY,s. v. Etienne Gobar in: GabrielJACQUEMET; GérardMATHON,

Gérard-HenryBAUDRY,PaulGUILLUY (éd.), Catholicisme. Hier, aujourd'hui, demain. Publié sous la direction du Centre interdisciplinaire des Facultés catholiques de Lille, I-XVI, Paris, Letouzey et Ané, 1948-2000, IV, 1956, p. 598, dell’autore di una lunga opera, della quale Fozio fornisce un’ampia analisi, senza tuttavia indicarne il titolo. Essa, continua Bardy, è costituita da una raccolta di citazioni patristiche su varie questioni di teologia, composta in modo tale da fornire per ciascuno dei problemi identificati due risposte contrapposte tra di loro. Lo studioso conclude la notizia osservando che è probabile che Stefano Gobaro abbia scritto in Palestina o in Siria, poco dopo il 560.

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frammenti del nostro autore e il Panarion sono stati studiati soprattutto da Hugh Jackson Lawlor all’inizio del XX secolo e vi faremo riferimento saltuariamente nel corso della trattazione, discutendo alcuni contatti tra i testi in questione. 19

Il testo greco di cui mi sono servita per lo studio dei frammenti coincide in sostanza con l’edizione critica di Eduard Schwartz della Storia Ecclesiastica di Eusebio20, secondo

una scelta analoga a quella che era già stata fatta da Erwin Preuschen, come egli stesso segnala nella sua edizione dei frammenti.21 Tuttavia, ho messo a confronto il testo

proposto da Schwartz con quello delle raccolte dei frammenti di Egesippo redatte da Theodor Zahn22 e da Martin Joseph Routh23. La raccolta di Zahn e quella di Preuschen

costituiscono le due più importanti edizioni dei frammenti di Egesippo. In effetti, anche Ermenegildo Cocco, autore di una più recente raccolta, non propone per questi un nuovo testo greco né una nuova classificazione, ma utilizza, come egli stesso dichiara, quelli proposti da Preuschen.24

19 Hugh Jackson LAWLOR,« The Hypomnemata of Hegesippus », in ID. (ed.), Eusebiana. Essays on the

Ecclesiastical History of Eusebius Pamphili, ca. 264-349 A. D., Bishop of Cesarea: preceded by Essays on the Hypomnemata of Hegesippus, ca. 120-180 A. D., with Publication of the remaining Fragments of the Memorials, and on the Heresy of the Phrigians, with critical and historical Notes, an Index of Passages referred to and a general Index, Oxford, Clarendon Press 1912 (ristampa: Amsterdam, Philo Press 1973), p. 1-107.

20 Eduard SCHWARTZ, Theodor MOMMSEN (ed.), Eusebius Werke, zweiter Band. Die Kirchengeschichte.

Herausgegeben im Auftrage der Kirchenväter-Commission der Königl. Preussischen Akademie der Wissenschaften von Dr. Eduard Schwartz. Die lateinische Übersetzung des Rufinus bearbeitet im gleichen Auftrage von Dr. Theodor Mommsen, I-III, Leipzig, Hinrichs (Die griechischen christlichen Schriftsteller der ersten drei Jahrhunderte herausgegeben von der Kirchenväter-Commission der Königl. Preussischen Akademie der Wissenschaften 91-93), 1903-1909, I, 1903, come sempre con l’edizione di Schwartz del testo greco nelle pagine pari e il latino di Rufino editato da Mommsen in quelle dispari. Dato il grandissimo numero di riferimenti a quest’opera nel seguito della trattazione, il contributo sarà citato d’ora innazni semplicemente come « Eduard SCHWARTZ, p. » seguito dalle pagine interessate nelle diverse sezioni.

21 Erwin PREUSCHEN, Antilegomena. Die Reste der ausserkanonischen Evangelien und urchristlichen

Überlieferungen, Giessen, Töpelmann (1901) 19052, p. V-VI della prefazione alla sua seconda edizione dei

frammenti. In effetti, il testo proposto da Preuschen coincide sostanzialmente con quello di Schwartz, del quale all’epoca era appena uscita l’edizione critica della Storia Ecclesiastica di Eusebio ed egli non presenta, in effetti alcun apparato critico, poiché presuppone, come spiega ancora esplicitamente, che coloro che lavoravano con questi frammenti avevano senza dubbio a disposizione l’edizione di Schwartz; le differenze tra i testi proposti dai due studiosi si limitano a elementi, quali la punteggiatura o l’uso delle maiuscole, che non modificano in alcun modo il senso e il significato del testo, al punto che solitamente non vale neppure la pena discuterli.

22 Theodor ZAHN, Forschungen zur Geschichte des neutestamentlichen Kanons und der altkirchlichen

Literatur, VI, Apostel und Apostelschüler in der Provinz Asien; Brüder und Vettern Jesu, Leipzig, Deichert, 1900.

23 Martinus Josephus ROUTH, Reliquiae sacrae: sive auctorum fere jam perditorum secundi tertiique saeculi

post Christum natum, quae supersunt. Accedunt synodi et epistolae canonicae nicaeno concilio antiquiores. Editio

altera, I-V, Oxonii, Typographeum Academicum 1846(ristampa: Hildesheim-New York, Olms 1974), I, p.

203-284, con i frammenti di Egesippo (p. 205-219) e alcune annotazioni (p. 220-284) (Reliquiae sacrae: sive auctorum fere jam perditorum secundi tertiique saeculi fragmenta, quae supersunt. Accedunt epistolae synodicae et canonicae nicaeno concilio antiquiores, 18141, I, p. 187-225, p. 189-203 frammenti, p. 204-255 annotazioni).

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Per quanto riguarda le traduzioni in lingue moderne dei frammenti, rimane particolarmente importante e utile quella francese della Storia Ecclesiastica di Eusebio proposta da Gustave Bardy 25, rispetto alla quale segnalerò talvolta eventuali differenze, di

forma o di contenuto, rispetto alla traduzione italiana da me proposta, qualora abbiano una qualche importanza per l’interpretazione del senso complessivo del testo studiato.

Nel corso dell’analisi sarà premessa allo studio di ciascun frammento una tabella che illustrerà in che modo il passo in questione, o le diverse sezioni di cui esso si compone, siano stati classificati dagli studiosi precedenti, così da permettere al lettore di averne una visione sinottica complessiva. Riporto qui, invece, una tabella che rappresenta la classificazione di tutti i frammenti nei lavori anteriori a questo, inserendovi anche i passi che in questa sede non saranno esaminati in modo diretto, indicando peraltro brevemente l’argomento del passo, in modo che appaia evidente l’ordine in cui essi sono stati inseriti in ciascun contributo, che in genere dice anche qualcosa riguardo alla successione logica che ogni studioso ha concepito per mettere in successione i differenti brani.26 Per rendere

più immediata la percezione di quali passi compaiano esclusivamente in una delle raccolte oppure in più di una ma comunque non in tutte, segnalo in grassetto, in ciascuna colonna, i passi che non sono presenti in tutte le raccolte. La tabella sarà ripetuta, per facilità di reperimento per il lettore, anche nell’Appendice I. Tavola comparativa della numerazione dei frammenti di Egesippo nelle principali raccolte.

25 Gustave BARDY (ed.), Eusèbe de Césarée. Histoire ecclésiastique. Livres I-IV. Texte grec, traduction et

annotation (Sources Chrétiennes 31), Paris, Cerf, 1952 (e ristampe).

26 Libro, capitolo, e paragrafo di ogni frammento si riferiscono, ove non diversamente indicato,

all’edizione della Storia Ecclesiastica di Schwartz. La pagine alle quali si trovano i frammenti nelle diverse raccolte sono, rispettivamente, Martinus Josephus ROUTH, op. cit., p. 205-219; Theodor ZAHN,op. cit., p. 228-249, compreso un commento passo per passo; Erwin PREUSCHEN, op. cit., p. 107-113; Hugh Jackson LAWLOR, op. cit., p. 98-107.

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Frammento Routh27 Zahn Preuschen Lawlor28

I 4,22,7 + 3,32,3 (sette giudaiche; accusa degli eretici a Simeone e suo martirio) 4,22,729 (sette giudaiche) 4,22,730 (sette giudaiche) […] 4,8,2 […] (Antinoo) II 2,23,4-18 (Giacomo il Giusto) 2,23,3-1931 (Giacomo il Giusto) a. 2,23,3 b. 2,23,4 c. 2,23,5 d. 2,23,6-7 e. 2,23,8-9 f. 2,23,10-19 2,23,3-19 (Giacomo il Giusto) 4,22,7 (sette giudaiche) III 3,20,1-6 + 3,32,6-7 3,11-12 + 4,22,4-5 3,11-12 + 4,22,4-5 2,23,4-18+ 3,5,2-3+ 3,11+ 4,22,4-6 + 3,32,2-3.7

27 Di questa raccolta indico i passi nell’ordine in cui vi compaiono, anche se Routh non classifica i

frammenti con una vera e propria numerazione, ma li riporta, semplicemente, l’uno di seguito all’altro.IL numero del frammento, dunque, risulta semplicemente dal fatto di scrivere qui i riferimenti l’uno di seguito all’altro, ma non risale all’autore della raccolta.

28 Nel caso della raccolta di Lawlor, segnalo con il simbolo […] i passi in cui egli suppone una lacuna

nel testo di Egesippo, che spesso egli ritiene di poter colmare con passi tratti dal Panarion di Epifanio e talvolta con altri di Ireneo di Lione, che tuttavia io non cito in questa sede e che corrispondono a spazi vuoti nella tabella: si veda, per esempio, il caso del frammento III, dove gli interi passi che egli classifica con le lettere a. e b. del frammento sono costituiti da brani del Panarion e dunque qui non compaiono, mentre tra 2,23,5 e 2,23,6 è ipotizzata una lacuna; sempre a titolo di esempio, e come si vedrà meglio nell’analisi del passo in questione, anche all’interno del §6 Lawlor ritiene manchi del testo, che, nel suo schema, identifica con un altro passo del Panarion, che tuttavia non segnalo in questa tabella. Lo studioso, inoltre, non inserisce quasi mai nel testo che cita le introduzioni e le conclusioni di Eusebio relative ai diversi frammenti, che sono invece quasi sempre inserite nelle altre raccolte. Spesso, inoltre, uno stesso paragrafo della Storia Ecclesiastica è da lui diviso tra frammenti differenti (un esempio per tutti: 4,22,4, è diviso tra III g., h., i., l., con l’intermezzo di j. e k., tratti rispettivamente, a suo parere, dal Panarion – quindi qui non segnalato – e da 3,11 (j.) e da 3,32 (k.)). Egli ritiene peraltro di poter ricostruire da quale libro degli Hypomnèmata provenga il testo citato di volta in volta: i primi due frammenti da lui riportati (I e II nella tabella) provengono, a suo avviso, dai libri I-IV degli Hypomnèmata; tutti gli altri (III-VI), invece, dal V e ultimo libro dell’opera.

29 Egli indica, tuttavia, il passo come «IV, 22, 6», cf Theodor ZAHN, op. cit., p. 228.

30 Anche Preuschen indica il paragrafo come «IV, 22, 6», il che sembra strano, dato che egli afferma

esplicitamente di utilizzare la Storia Ecclesiastica di Schwartz.

31 Tuttavia, il testo che Zahn riporta per l’ultima sezione del frammento 2, cioè quella che egli indica

come 2,23,10-18, corrisponde in realtà soltanto alla conclusione del §18, insieme all’inizio del §19. Anche Preuschen si arresta all’inizio del §19.

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20 (i nipoti di Giuda davanti a Domiziano, guidano le chiese fino a Traiano; i parenti del Signore guidano la chiesa, ancora martirio di Simeone, ancora comparsa degli eretici) (elezione di Simeone di Gerusalemme e origine delle eresie; Vespasiano ricerca i discendenti di Davide) a. 4,22,4-5 b. 3,11-12 (elezione di Simeone di Gerusalemme e origine delle eresie; Vespasiano ricerca i discendenti di Davide) a. 3,11-12 b. 4,22,4-6 (Giacomo il Giusto; insidie dei giudei contro il Signore e

i suoi, tra i quali Giacomo il Giusto, fuga dei cristiani a Pella e punizione divina dei giudei;

elezione di Simeone di Gerusalemme e

origine delle eresie; accusa degli eretici

a Simeone e suo martirio, ancora comparsa degli eretici) a. b. c. 2,23,4-5 […] d. 2,23,6 […] e. 2,23,7-18 f. 3,5,2-3 g. 4,22,4 […] e 3,11[…] h. 4,22,4 […] e 3,11 […] i. 4,22,4 […] j. 3,11 […] k. 3,32,7 l. 4,22,4-6 e 3,32,2 m.3,32,3 e 3,32,2 IV 4,22,4-6 (elezione di Simeone di Gerusalemme e origine delle eresie) 3,19-20,1-732 + 3,32,6-7 (eretici denunciano a Domiziano i discendenti di Giuda; i nipoti di Giuda davanti a Domiziano, 3,19-20,1-733 + Filippo di Side + 3,32,5-834 (eretici denunciano a Domiziano i discendenti di Giuda; i nipoti 3,12 + 3,17-18,1 + 3,19-20,1-7.9 + Filippo di Side+ 3,32,2.4.6 (Vespasiano ricerca i discendenti di Davide;

32 Zahn cita i paragrafi come 3,20,1-8, suddividendoli, ancora una volta, in modo diverso da Schwartz. 33 Anche Preuschen indica il riferimento a 3,20,1-8.

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21

guidano le chiese fino a Traiano; i parenti del Signore

guidano la chiesa, ancora martirio di Simeone, ancora comparsa degli eretici) a. 3,19 b. 3,20,1-4 c. 3,20,5-8 d. 3,32,6 e. 3,32,7 di Giuda davanti a Domiziano, guidano le chiese fino a Traiano; i parenti del Signore guidano la chiesa, ancora martirio di Simeone, ancora comparsa degli eretici, vengono a mancare i conoscitori diretti del Signore e si afferma la gnosi) a. 3,19-20,1-8 b. Filippo di Side c. 3,32,5-8 la persecuzione generale di Domiziano; esilio di Giovanni a Patmos; eretici denunciano a Domiziano i discendenti di Giuda; i nipoti di Giuda davanti a Domiziano, guidano le chiese fino a Traiano; rientro a Efeso di Giovanni da Patmos; martirio di Simeone, arresto degli eretici per la

stessa accusa, i parenti del Signore

guidano la chiesa, ancora martirio di Simeone) a. 3,12 b. 3,17 e Filippo di Side c. 3,19 d. 3,18,1 e Filippo di Side e. 3,20,9 f. 3,20,1 e 3,19 g. Filippo di Side h. 3,20,1-2 e Filippo di Side i. 3,20,3-5 e Filippo di Side j. k. 3,32,6 e 3,20,6-7 l. 3,32,2 m.3,32,4 V 4,22,1 + 3,16 + 4,22,2-3 (viaggio a Roma di 3,32,1-4 (persecuzione dei cristiani dopo 3,32,1-4 (persecuzione dei cristiani 3,16 + 4,22,1-3 + 4,11,7 (la Lettera ai Corinzi

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22 Egesippo; la Lettera ai Corinzi di Clemente di Roma; «διαδοχὴν ἐποιησάμην») Nerone e Domiziano, accusa degli eretici a

Simeone e suo martirio, arresto degli eretici per la

stessa accusa ) a. 3,32,1-3 b. 3,32,3 c. 3,32,4 dopo Nerone e Domiziano, accusa degli eretici a Simeone e suo martirio, arresto degli eretici per la stessa accusa) Roma; viaggio a Roma di Egesippo e «διαδοχὴν ἐποιησάμην») a. 3,16 b. 4,22,1 c. 4,22,2 d. 4,22,2 e 4,22,1 e. 4,22,2 f. 4,22,3 e 4,11,7 g. h. i. j. k. 4,22,3 e 4,22,1 VI 4,8,1-2 (Antinoo) 4,22,1-3 (viaggio a Roma di Egesippo e «διαδοχὴν ἐποιησάμην») a. 4,22,1 b. 4,22,2-3 4,22,1-3 (viaggio a Roma di Egesippo e «διαδοχὴν ἐποιησάμην») Stefano Gobaro in Fozio, Biblioteca, cod. 232. (contro un’interpretazione gnosticizzante di I Cor 2,9) VII 4,22,8-9 (origine degli ʺapocrifiʺ e scritti giudeo-cristiani) 4,22,8-935 (origine degli ʺapocrifiʺ e scriZi giudeo-cristiani) 3,16 (la Lettera ai Corinzi di Clemente di Roma) --- VIII 3,11 (elezione di Simeone di Gerusalemme) 4,8,2 (Antinoo) 4,22,8-9 (origine degli ʺapocrifiʺ e scritti giudeo-cristiani) --- IX Stefano Gobaro in Fozio, Biblioteca, cod. 232. (contro un’interpretazi one gnosticizzante di I Cor 2,9) Stefano Gobaro in Fozio, Biblioteca, cod. 232. (contro un’interpretazione gnosticizzante di I Cor 2,9) 4,8,1-2 (Antinoo) ---

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23 X --- --- Stefano Gobaro in Fozio, Biblioteca, cod. 232. (contro un’interpretazi one gnosticizzante di I Cor 2,9) ---

Come si vede già da un primo esame delle classificazioni proposte, il criterio prevalente con il quale i frammenti sono stati ordinati è quello tematico, secondo un possibile ordine logico nel quale essi potessero presentarsi nell’opera originaria. Tuttavia, le differenze nelle scelte dei vari studiosi mostrano come il problema dell’ordine dei frammenti sia piuttosto difficile da risolvere, come si vedrà meglio nel seguito, in particolare si veda la sezione Collocazione del frammento di 2,23,1-19 all’interno degli Hypomnèmata, all’interno della Nota Introduttiva al passo di Storia Ecclesiastica 2,23,1-19, ma anche il commento a Storia Ecclesiastica 4,22,7.

Nel seguito della trattazione, dopo una premessa di carattere metodologico, corrispondente alla sezione Impostazione del presente lavoro e le citazioni di Eusebio: questioni di metodo, presenterò per ciascun passo analizzato, in particolar modo per quelli più lunghi, Storia Ecclesiastica 2,23,1-19 e Storia Ecclesiastica 4,21-22, un’introduzione generale alla citazione eusebiana nel suo complesso, intitolata Nota Introduttiva. Studierò poi in modo più specifico una per una le diverse sezioni in cui esso si compone o può esser suddiviso secondo un criterio tematico: tali sezioni, del resto, sono state talvolta identificate dagli studiosi moderni con frammenti separati e distinti tra di loro, come si è visto nella sinossi riportata qui sopra delle diverse classificazioni dei frammenti; prima dello studio di ogni brano analizzato, riporto una nuova tabella con testo greco e italiano su due colonne, questa volta con un’annotazione di carattere filologico per il primo e una relativa soprattutto alle scelte di traduzione per il secondo, inserendo talvolta, tuttavia, alcuni richiami a temi e riferimenti significativi che saranno poi sviluppati nel corso della trattazione.

Riporto, invece, in un fascicolo a parte, che costituisce l’Appendice III. Sinossi del testo greco e della traduzione italiana dei frammenti analizzati, un prospetto di testo e traduzione su due colonne di tutti i frammenti studiati in modo consecutivo, senza alcuna annotazione, per consentire al lettore di avere sempre a portata di mano i passi che di volta in volta vengono commentati, nel contesto nel quale sono inseriti, potendo agevolmente seguire il testo di ciascun frammento per intero in modo consecutivo.

Tale presentazione permette al lettore, da un lato, di contestualizzare con chiarezza ciascun brano di Egesippo nel quadro del più ampio passo da cui è tratto e, dall’altro, di focalizzare maggiormente di volta in volta l’attenzione sulla sezione specifica che si è

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presa in considerazione, avendone il testo a disposizione davanti agli occhi nel fascicolo a parte, senza doverlo cercare nelle pagine della trattazione che precedono.

I. 3. Questioni di metodo; le citazioni di Eusebio

Prima di cominciare l’analisi del testo dei frammenti, vale la pena di ricordare per Egesippo alcune considerazioni generali di metodo che è opportuno tener presenti nel loro studio, molte delle quali valgono, in effetti, per tutti gli autori trasmessi in tradizione indiretta, a maggior ragione se conservati in forma frammentaria, come quasi sempre accade in questi casi.

Abbiamo delineato alcune delle questioni centrali per lo studio del nostro autore e indicato come scopo della ricerca quello di tentare di ricostruire con la maggiore attendibilità possibile gli originari contenuti, le finalità e il significato complessivo dell'opera in esame, studiandone dapprima in modo analitico i singoli frammenti scelti e poi mettendoli in connessione tra di loro, inserendo, infine, le notizie che essi forniscono nel quadro complessivo del periodo storico al quale appartengono.

Un primo passo, indispensabile per conseguire il risultato desiderato, è naturalmente quello dello studio del testo in quanto tale, come accennato sopra, previa verifica del modo in cui si inseriscano all'interno della trattazione di Eusebio.

L’esame della forma testuale dei frammenti, con lo studio analitico del testo greco, e della loro traduzione, ha permesso di osservare che, in verità, non molti erano i punti in cui vi fossero discordanze significative tra le diverse edizioni dei frammenti, come si è sopra accennato. Tuttavia, a questo proposito è importante operare una distinzione: in effetti, se la costituzione del testo in quanto tale, a partire dai testimoni manoscritti della Storia Ecclesiastica, non sembra presentare particolari problemi, tuttavia si pongono invece alcune questioni riguardo piuttosto all’interpretazione di ciò che si trova nei manoscritti; appunto, piuttosto, a questo secondo aspetto lega spesso anche il problema delle proposte di emendamento. Benché queste ultime riguardino inevitabilmente l'aspetto formale costitutivo in cui il testo si presenta, la loro formulazione e l'accoglienza, positiva o negativa, che ricevono dipendono e sono influenzate dalla comprensione che l'editore ha di ciò che il testo deve voler dire: è appunto questo particolare tipo di problema testuale a trovare eventualmente spazio nel testo di Egesippo. Un esempio paradigmatico, diffusamente discusso nella tesi, è quello famoso della cosiddetta «διαδοχή» che Egesippo avrebbe composto», cui si è già più volte fatto cenno. L'accoglienza o meno della lezione tradita, concordemente presente in tutti i manoscritti, è infatti inscindibilmente legata al modo ogni studioso interpreta il significato complessivo del passo particolare in cui è inserita, ma anche di tutti i frammenti nel loro insieme.

Dopo aver completato lo studio della forma testuale dei frammenti, si è proceduto allo studio analitico dei contenuti e dei problemi posti da ogni singolo frammento, anche

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attraverso la bibliografia secondaria, in particolare quella specifica sull'autore e sulla sua opera; si sono quindi approfonditi, di volta in volta, i singoli problemi particolari e specifici che il testo presentava, prendendo in esame, tuttavia, parallelamente, anche i nessi e le implicazioni con i diversi temi generali ivi richiamati, prendendo in considerazione i principali contributi degli studiosi che se ne sono occupati.

A questa fase, per così dire, "analitica" dello studio del testo, si è cercato di farne seguire, di volta in volta, una "sintetica" che fornisse un’interpretazione complessiva del brano analizzato, allargando progressivamente la costruzione di un coerente sistema interpretativo complessivo, che spiegasse nel modo più ragionevole possibile le caratteristiche, la natura generale e le finalità degli Hypomnèmata, e rispondesse in maniera esaustiva – per quanto consentito a partire dai dati disponibili – ai quesiti e ai problemi che essi pongono.

È chiaro che, in realtà, i due momenti così identificati non sono del tutto separati e distinti tra loro: quasi sempre, infatti, lo studio e la comprensione di un singolo frammento sono possibili soltanto attraverso l'analisi dei suoi contenuti e delle sue tematiche in relazione e in rapporto con quelli degli altri passi. Vi è dunque una certa circolarità ermeneutica, in qualche misura inevitabile, che tuttavia dev’essere tenuta sempre sotto controllo verificando in maniera critica ciascuno dei due procedimenti a partire dall’altro. Ciò si è potuto constatare, per esempio, nel caso di temi come quello del valore della successione episcopale, dell'origine delle eresie e del ruolo dei parenti di Gesù nella gerarchia della chiesa delle origini. Ogni questione, infatti, si ritrova in modo più o meno esplicito e specifico in uno o due dei frammenti; risulta, tuttavia, di fatto, inevitabile e indispensabile affrontare i problemi posti da un particolare brano con l'ausilio dei dati che si hanno dagli altri passi: come spesso accade nello studio degli autori antichi, la prima fonte di spiegazione di ciò che essi scrivono è costituita dalle loro stesse osservazioni e delucidazioni interne al testo, alle quali si aggiungono solo in seconda battuta i dati forniti da eventuali altri scrittori loro contemporanei e, infine, le riflessioni e gli studi moderni sugli argomenti dei quali essi trattano. In questo senso, può consentire, talvolta, una migliore comprensione delle citazioni eusebiane di Egesippo il confronto con le tradizioni riportate da Epifanio: anche qualora non dovesse dimostrarsi sufficientemente fondata l'ipotesi di Lawlor di un loro rapporto diretto con i frammenti del nostro autore – anche se ho dovuto demandare la verifica globale e sistematica di tale dipendenza a una successiva fase della ricerca, tale dipendenza non sembra improbabile – l'analisi di quelle tradizioni è comunque utile per comprendere i differenti meccanismi e modalità secondo i quali i medesimi episodi, racconti e concezioni furono recepiti in ambienti diversi.

Il metodo di lavoro è stato dunque quello di muoversi il più possibile dal particolare al generale, mantenendo, però, uno sguardo vigile sull'insieme dei problemi da affrontare, che permetta una più ampia e profonda comprensione tanto dei singoli aspetti studiati quanto del complessivo sistema organico che essi formano nelle loro reciproche implicazioni e correlazioni.

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