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Ngulsi

Ángela Nzambi (Nanguan ma Nzam) Valencia, Federico Méndez Hidalgo, 2012, 78 pp.

recensione di Francesca Ceppi

I

n occasione del «Seminario internaziona-le sulla internaziona-letteratura in spagnolo della Guinea Equatoriale» tenutosi presso l’Università de-gli Studi di Milano il 17 aprile 2013, nell’am-bito del convegno internazionale Diaspore

e ritorni tra Africa e America, la scrittrice

equatoguineana Ángela Nzambi (Nanguan ma Nzam), classe 1971, ha trasmesso al pub-blico la sua passione per la scrittura con la presentazione del libro Ngulsi, una raccolta di racconti dal tono di fondo nostalgico e con tratti e personaggi ricorrenti. L’opera ha una struttura circolare: si apre con il trasferimen-to della voce narrante da bambina, a metà degli anni settanta, a Ngulsi, luogo mitico in cui sono ambientate le storie, e si chiude con il racconto Kuar ma Nzam che tratteggia ciò che le donne protagoniste del libro sono di-ventate, passando in rassegna la condizione di ognuna e augurandosi un futuro migliore per la generazione successiva.

Ngulsi è il nome che l’etnia Bisio (o

Buje-ba) dà a una zona semirurale della città di Bata, la più popolosa della parte continentale della Guinea Equatoriale, che l’autrice ha la-sciato per recarsi a studiare in Spagna, dove si è specializzata in assistenza socioculturale e dove attualmente vive. Nel seminario, ha spiegato il desiderio e la necessità di coniuga-re due coniuga-realtà culturali diffeconiuga-renti, cogliendo il meglio di entrambe. Questa dualità è eviden-te nel doppio nome della scrittrice: Nanguan, scelto per indicare che è la primogenita, usa-to con familiari e amici e in ambiusa-to letterario, e Ángela María, conseguenza del processo di colonizzazione ed evangelizzazione, nome

che compare sui documenti ufficiali. E si ri-scontra anche nel linguaggio dei testi, dove lo spagnolo veicola elementi di una letteratura tradizionale tipicamente orale: compaiono infatti numerosi localismi, sottolineati dal corsivo; il significato di alcuni di essi è dedu-cibile dal contesto, mentre altri, come brani di canzoni popolari e strumenti del folclore Bisio, richiedono una spiegazione che viene fornita in un apposito glossario in calce al volume.

I racconti si propongono esplicitamente come fotografie di momenti sociali dell’et-nia Bisio (una delle più piccole tra quelle che compongono il mosaico equatoguineano), presentata attraverso i rapporti familiari, le manifestazioni artistiche, la gastronomia, gli usi e le abitudini. L’ultimo testo, intitolato ap-punto Bisio, rafforza il filo comune che lega i racconti, descrivendo per informazione del lettore la struttura della comunità tribale e i suoi principali riti e tipi di musica e danza. Ngulsi è dipinto in termini idilliaci, alternan-do aspetti concreti e fantastici, semplici situa-zioni quotidiane e avvenimenti straordinari: trasformazioni magiche, nefasti canti premo-nitori di uccelli notturni, fenomeni di stre-goneria e forze della natura che reagiscono di fronte a comportamenti umani scorretti. La narratrice è testimone dei fatti, raccon-ta episodi della sua vicenda familiare acco-stando personaggi reali ad altri inventati che formano parte dell’immaginario collettivo del suo popolo. Al centro dei racconti ci sono soprattutto figure femminili. Nsiemang è una ballerina che con le sue danze accom-Tintas. Quaderni di letterature iberiche e iberoamericane, 3 (2013), pp. 272-273. issn: 2240-5437.

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pagna nascite, matrimoni e funerali, e nelle sue canzoni denuncia ingiustizie sociali, per esempio il conflitto tra i diritti di proprietà naturali delle terre in cui sono sepolti i propri avi e la violenza dei nuovi occupanti. Niñá è una curandera che ha imparato le tradizioni terapeutiche Bisio accompagnando il marito Nzila a raccogliere erbe e cortecce nel bosco; alla sua morte lo ha sostituito nell’applicazio-ne dei rimedi, mentre lo spirito del defunto continua a mediare tra le anime. Circonda-ta da un’aura di mistero e timore, Niñá la-scia il suo patio solo in particolari occasioni. Buambo è ammirevole perché nonostante la cecità confida nell’istinto: cammina scalza per il paese, attraversa da sola le piantagioni e il fiume; la protagonista ricorda con ribrezzo le numerose volte che ha dovuto aiutarla a ri-pulirsi i piedi dalle niguas (pulci penetranti). In Chinde emerge il profondo legame con la nonna, che non solo si occupava dei bambini mentre il padre era al lavoro nella selva, ma era anche una preziosa fonte di storie (e un modello per lo stile dell’autrice): «Por las no-ches, sentada alrededor del fogón de la coci-na, relataba anécdotas de nuestros anteceso-res, acontecimientos de la familia e historias imaginadas con seres de distinta naturaleza.

Así iba enriqueciendo nuestra imaginación y cultivando nuestros valores» (p. 35). In Efiry si narra il ritorno dell’omonimo personaggio femminile, citato già in altre storie: la sua as-senza era dovuta alla prigionia con l’accusa di sovversione; qui le spiegazioni sono però lacunose e ambigue, sia riguardo ai motivi dell’arresto, sia sul ruolo di Efiry nella fami-glia, che parrebbe essere materno, o comun-que protettivo.

In Ngulsi si pone spesso l’accento sull’im-portanza e la dignità sociale del narrare, che anima le riunioni e ammaestra, scandisce la giornata e trasmette la cultura ancestrale: «En Ngulsi cenábamos sentados alrededor del fuego de leña en la cocina […]. Chinde aprovechaba el momento para deleitarnos con alguna historia. […] insistía después en la moraleja, que no debíamos desobedecer a los mayores so pena de recibir los mismos castigos que las protagonistas de esas histo-rias» (p. 25). La voce di Ángela Nzambi, con questa sua raccolta d’esordio, si unisce con talento a quelle di María Nsue Angüe, Ra-quel Ilombé, Guillermina Mekuy, Remei Sipi Mayo e Victoria Evita Ika nel recente, ma già più che considerevole, patrimonio di scrittu-ra delle donne equatoguineane.

Tintas. Quaderni di letterature iberiche e iberoamericane, 3 (2013), pp. 272-273. issn: 2240-5437. http://riviste.unimi.it/index.php/tintas

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Ángela Nzambi (Nanguan ma Nzam), Ngulsi [Francesca Ceppi]

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