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Academic year: 2021

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Lina Unali

Mostre a Londra.

Nota sulla mostra di arte grafica cinese China Design Now al Victoria and Albert

Museum e sulla città di Shenzhen

Nel giorno in cui è arrivata a Londra la fiaccola di Olimpia (6 aprile 2008), la cui ricezione ha causato problemi di ordine pubblico, mentre la British Library metteva in mostra documenti relativi all’Imperatore con cui gli ambasciatori di re Giorgio III per la prima volta trattarono, il museo Victoria and Albert esibiva esemplari di grafica cinese che si potrebbero definire esaltanti per un certo numero di elementi in essi riscontrabili: un senso estetico definibile come modernissimo, grande flessibilità di linee, inconsueto dinamismo, commistione di differenti stili compositivi, imitazione selettiva di modelli europei, la creazione di un’arte che supera il gusto comune, ma che allo stesso tempo lo informa, lo ispira, lo modella.

Dopo la visita restano nella mente impressioni e informazioni apparentemente eterogenee, ma in un certo qual modo formidabili: la notizia della presenza a Shenzhen, città situata a una cinquantina di chilometri a nord di Hong Kong, di migliaia di giovani, provenienti da tutto il paese, che studiano, progettano, costruiscono, producono pubblicità, fabbricano libri, innalzano grattacieli; immagini visive quali quelle di tre pupazzi

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lucidi e bianchi, a macchie nere, alti circa un metro rappresentanti tre panda

Ji Ji, Hi Panda, toy figure, 2006

che riportano alla mente certi gatti di porcellana della Dinastia Ming, anche se questi ultimi sono di dimensioni molto minori; cartoni animati dalla destinazione di pubblico incerta, in cui si vedono piccole figure umane che muovono un cilindro con i piedi: giocatori di mahjong, un tipo di scacchi praticatissimo in Cina, profili di giocolieri intenti ad acrobazie.

Gatto della Dinastia Ming.1

Quel che si vede potrebbe significare un senso di importanza del poco e del piccolo e allo stesso tempo di non importanza. Si può assistere sugli schermi pendenti dalle pareti a piccole proiezioni dal linguaggio filmico innovativo, con figure umane semplici e attraenti, come una studentessa cinese, snella, emancipata, in jeans, con il viso piatto, con gli occhiali

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che testimoniano i suoi interessi intellettuali e l’abitudine degli studenti cinesi a indossarli con orgoglio come segno distintivo, e il ragazzo che la corteggia, la insegue con calma in corto spazio. L’azione si svolge davanti a un uomo più anziano, seduto lì vicino, nella cui mente forse frulla la registrazione dell’incontro che sta avvenendo sotto i suoi occhi, quasi una resa filmica del flusso di coscienza, come si realizzò nel cinematografo almeno una volta splendidamente nel film tedesco Der Himmel über Berlin (Il cielo sopra Berlino).

Presentiamo sulla scia del programma la città di Shenzhen.

In passato, soltanto trenta anni fa, Shenzhen era un insieme di villaggi di pescatori situati su un territorio di circa 350 chilometri quadrati a nord di Hong Kong, antistante il mare da due parti. Con una mossa abilissima il territorio su cui erano situati è stato trasformato nel 1980, ai tempi del Presidente Deng Xiaoping, in occasione della nuova politica di riforma economica della Cina, in un complesso denominato Zona Economica

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vicinanza a Hong Kong ha permesso di emularne le capacità produttive e il potere. Hong Kong deve aver fatto da traino.

In questo momento Shenzhen è una città di 10.000.000 di abitanti dell’età media di 27-30 anni.

Mi informo su cosa si dica attualmente in Cina su Shenzhen e mi viene presentata dai miei interlocutori, con entusiasmo, una città attivissima, dai ritmi veloci, un magnete che attira i giovani più capaci da tutta la Cina, coloro che vogliono anche in maniera audace contribuire alla realizzazione di nuove idee, operare in aziende di avanguardia, costruire grattacieli, interpretare in modo progressivo l’antico carattere cinese, anticipare il futuro. Non si tratta di un progetto che col tempo, come spesso succede altrove, deluda, entri in crisi, diventi inefficiente e venga successivamente abbandonato. Questi elementi di frustrazione sembrano essere estranei al carattere della gioventù cinese. Coloro che ne parlano indicano, anche tramite gesti, i grandi passi che vengono costantemente fatti, descrivono entusiasticamente l’attuazione di sempre nuove idee, lo sviluppo di un pensiero sempre più moderno. Sono ormai trent’anni che i settori più culturalmente elevati della gioventù si formano in aziende nelle quali a volte hanno lavorato una ventina di anni prima anche i loro genitori. Si tratta della realizzazione di una sorta di utopia basata sulla confluenza di tante persone intente a raccogliere sia l’eredità della cultura cinese e occidentale sia a proporre un’arte allo stesso tempo di elite e spettante al popolo. Essi formulano nuove idee per l’utilizzo della disciplina chiamata graphic design, disegno grafico, sperimentano con nuovi linguaggi, basati, per quanto riguarda l’editoria, anche sulle implicazioni insite del carattere cinese. La loro influenza si fa sentire in tutta la nazione.

Shenzhen è la capitale dell’industria editoriale cinese che elabora il carattere della lingua scritta in forme nuove.

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Nel catalogo della mostra si legge: “La natura unica dei caratteri cinesi, legata a una l u n g a t r a d i z i o n e d i calligrafia, considerata come la più alta forma d’arte, ha dato origine a un forte interesse per la tipografia nella prima generazione di disegnatori grafici cinesi. Al contrario della tipografia occidentale, costruita

prevalentemente intorno a un alfabeto di 26 lettere, il carattere tipografico cinese è composto da una serie di caratteri (detti radicali)3. Questi caratteri sono pittogrammi, ideogrammi o una combinazione di entrambi. La formazione di un carattere potrebbe coinvolgere la connessione, la giustapposizione o la combinazione di differenti elementi. Questo rende i caratteri cinesi non soltanto visivamente ma anche semanticamente più ricchi di una singola lettera. La pratica e lo studio della tipografia è molto ampio. Include la composizione tipografica e il disegno dello stile del carattere, la scrittura e la calligrafia, e la tipografia mobile per film e video. Per molti disegnatori, la sperimentazione in tipografia è alla base di un nuovo linguaggio grafico e dell’identità visiva cinese”4.

La mostra al Victoria and Albert Museum estende il suo interesse anche a quel che viene prodotto in questo settore alla capitale Pechino e a Shanghai, ma si è voluto qui concentrare l’attenzione su Shenzhen, sulla realizzazione di un progetto unico, ancora sconosciuto a molti, i cui protagonisti sono in prevalenza giovani di provenienza diversa, distaccati dalle loro famiglie per produrre, a ritmo accelerato, nel campo delle arti. Il concetto di design non ha niente di ripetitivo. Ogni obsolescenza è negata. La crescita economica è garantita.

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Arredamento di un alloggio studentesco a Shenzhen5.

Note

1 Gatto della Dinastia Ming (Foto L.U.).

2 I caratteri per luna e vento, prima di ogni elaborazione, sono i seguenti: luna,

(carattere semplificato: ) vento.

3 Nota di L.U.

4 Catalogo della mostra intitolata China Design Now, tenutasi al Victoria and Albert

Museum di Londra, 15 marzo-13 luglio 2008.

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