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C. Bernardini e L. Bonolis (a cura di) – Conoscere Fermi (nel centena-rio della nascita 29 settembre 1901-2001). Editrice Compositori, Bolo-gna 2001; pp. VIII + 384;£ 20.000,
10.33.
Intenzionalmente rivolto agli inse-gnanti delle scuole medie superiori in vi-sta di un impiego didattico, esce questo bel volume sulla vita e sulle opere di En-rico Fermi, un testo che si propone, nel centenario della nascita del grande fisi-co, di rendere pi`u conosciuto al pubblico italiano un uomo che ha inciso profonda-mente sulla cultura e sul pensiero scienti-fico del Novecento. Dai tempi di Galileo, mai uno scienziato italiano si era distinto per una cos`ı vasta e universale capacit`a di dominare l’intero panorama delle cono-scenze fisiche, negli aspetti sia teorici sia sperimentali, fino alle applicazioni (anche se, a detta dei testimoni, come sperimen-tatore Fermi era pi`u fonte di grandi intui-zioni che modello di rigore metodologico). Caratteristica che si ritrova, anche guar-dando allo scenario internazionale, in un numero assai esiguo di scienziati: oltre a Galileo, non mi riesce facile pensare a nomi che non siano quelli di Newton, von Helmholtz e Lord Kelvin.
Il libro si propone di dare un quadro esauriente e dettagliato dell’opera di Fer-mi e dei suoi influssi sulla fisica del No-vecento. `E formato da una quindicina di capitoli, ciascuno dedicato a uno speci-fico aspetto della ricca e variegata
atti-vit`a di Fermi. Ne sono autori esponenti del Gotha della fisica italiana, da Gior-gio Salvini a Nicola Cabibbo, da Luciano Maiani a Giorgio Parisi, da Franco Bassa-ni a GiovanBassa-ni Gallavotti, per non dire di altri bei nomi quali Renato Angelo Ricci, Carlo Salvetti, Marcello Cini (e mi scuso con gli altri se limito le citazioni). E non-dimeno il genio di Fermi `e cos`ı sovrano, che occuparsi della sua opera deve aver significato, per ciascuno di loro, qualcosa di simile a ci`o che Salieri provava dinan-zi alle creadinan-zioni di Mozart. Sentimento che il lettore, per qualificato che sia, non mancher`a di condividere. Capendo an-che an-che, dopo i secoli bui an-che seguirono alla repressione di Galilei ad opera della Chiesa, senza Fermi la fisica italiana non avrebbe riguadagnato, sullo scenario in-ternazionale, quel rango che, a differenza di altre nostre discipline scientifiche, le viene oggi riconosciuto.
La raccolta si apre con un capitolo a firma Salvini, scritto con la consueta fi-nezza, nel quale di ciascun argomento si offre una sintetica anteprima, molto uti-le per operare deluti-le scelte, soprattutto in vista di usi didattici. Mi piace ricordare, nel tempo minaccioso in cui ci `e dato di vivere, la frase di chiusura: “Dobbiamo liberarci da ogni idea o superstizione che rende gli uomini tra loro nemici, dobbia-mo persuadere e persuaderci che anche il progresso scientifico, dal quale non si torna indietro, pu`o ormai imporci, qua-si violentemente, la necesqua-sit`a della pace e dell’altruismo”.
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Seguono tre testimonianze preziose, ossia i testi scritti in occasione di com-memorazioni fermiane da tre “ragazzi di via Panisperna”, Edoardo Amaldi, Enri-co PersiEnri-co e FranEnri-co Rasetti (quest’ulti-mo, tra i famosi “ragazzi”, l’unico anco-ra in vita). Leggere queste pagine `e un genuino piacere, perch´e da esse si trae un’immagine di Fermi a tutto tondo — uomo e scienziato di rara dimensione — con affettuosi ricordi del suo stile di vita e dei suoi rapporti con amici e allievi. Nel-lo splendido brano di Persico, che risale al 1955, si legge: “. . . considerava il de-naro soltanto come mezzo per procurar-si le comodit`a essenziali e la tranquillit`a necessaria ai suoi studi; ogni manifesta-zione di lusso era per lui un inutile com-plicazione della vita”. E ancora: “Ama-va moltissimo l’esercizio fisico; il tennis, lo sci, le gite in montagna, e godeva di queste cose, anche adulto, con giovani-le abbandono. . . Spesso, nei momenti di distensione, camminando o sostando in vista di un bel paesaggio, l’ho udito re-citare, come tra s´e, lunghi brani di poe-sia classica. . . Temperamento poco incli-ne alla musica, la poesia gli teincli-neva luo-go di canto”. Shakespeare diceva che bi-sogna diffidare di chi non apprezza l’ar-monia dei suoni, perch´e nutre cupi sen-timenti ed `e incline alla finzione: nulla di pi`u falso per Fermi che, anche in que-sto, era evidentemente un’eccezione alla norma. Conclude Persico: “Il nome di Fermi, per la grande maggioranza degli uomini, resta legato alla pila e alle uti-lizzazioni dell’energia atomica. Per i fisi-ci esso si ricollega anche. . . a gran parte dei progressi fatti dalla fisica nell’ultimo trentennio. Ma per tutti coloro che co-nobbero Fermi da vicino e lo ebbero caro, esso `e legato al ricordo indimenticabile di un uomo semplice, saggio e buono, della
bont`a serena dei forti”.
Dopo le testimonianze degli amici, nel libro vengono illustrati ad uno ad uno i grandi temi di Fermi. Il livello talvolta riesce a essere semplice, talaltra diviene inevitabilmente professionale. Tra i risul-tati pi`u grandi, ciascuno tale da rendere Fermi degno di un Nobel, quello a me pi`u caro `e la formulazione della statistica det-ta di Fermi-Dirac, studio teorico giovanile che sta alla base della moderna fisica del-la materia condensata (e, in qualche mo-do ad esso imparentato, il modello atomi-co detto di Thomas-Fermi). La rivoluzio-ne tecnologica legata ai semiconduttori e alla microelettronica deve molto a questo lavoro di Fermi. Da esso scaturisce tut-ta una vastissima nomenclatura, decine e decine di termini quali fermioni, livello di Fermi, velocit`a di Fermi, gas di Fermi, fi-no ai pi`u recenti “quasi-livelli di Fermi”, introdotti per descrivere le condizioni di nonequilibrio di transistor e di laser a se-miconduttore (un particolare curioso: mi `
e capitato di trovare, in testi di casa no-stra, l’inglese quasi-Fermi levels tradotto in “livelli di quasi-Fermi”, come a signifi-care un’identificazione tra lo scienziato e le propriet`a della materia).
Per i colleghi della fisica delle parti-celle, invece, il contributo teorico pi`u alto portato da Fermi `e la spiegazione della di-sintegrazione beta in termini di una tran-sizione neutrone-protone con emissione di un elettrone e di un neutrino, e la sco-perta delle interazioni deboli, passo d’av-vio delle nostre conoscenze odierne, fi-no alla teoria di unificazione delle forze elettromagnetica e nucleare debole.
La terza, fondamentale scoperta di Fermi, questa volta sperimentale, `e la ra-dioattivit`a artificiale indotta dai neutro-ni, e l’intuizione supplementare che per aumentare l’efficienza di cattura di un
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neutrone da parte di un nucleo occorre rallentarlo, un comportamento che sem-br`o allora paradossale, ma che in fon-do non differisce da quello, in meccanica classica, di un proiettile che va a colpi-re un bersaglio solido. Fu questo lavoro, che gli merit`o il Nobel nel 1938, a tra-sformare la problematica dei neutroni da interesse di pochi studiosi a una discipli-na che ha cambiato il mondo, e fu questo lavoro che lo port`o a dirigere la realizza-zione della prima pila nucleare, problema che egli seppe affrontare sotto tutti gli aspetti, sino ai dettagli ingegneristici.
Il libro si chiude con una puntua-le e dettagliatissima cronologia dell’ope-ra scientifica di Fermi, a firma di Luisa Bonolis, con un ricco corredo di fotogra-fie che ritraggono Fermi nei suoi incontri con amici, collaboratori e grandi scien-ziati del tempo. Una cronologia che pu`o rendersi molto utile in vista di ricerche a fini didattici sul personaggio.
Un punto che nel libro non viene son-dato `e quello delle eventuali responsabi-lit`a di Fermi nelle decisioni relative al-l’impiego della bomba atomica su Hiro-shima e Nagasaki. In altra sede Car-lo Bernardini scrive che “bisogna essere molto cauti nell’esprimere, oggi, giudi-zi superficiali sull’attivit`a degli scienzia-ti del gruppo di cui Fermi faceva parte: a qualcuno non `e facile ritornare con la mente agli anni terribili in cui nazismo e fascismo, con gli alleati giapponesi, mi-nacciavano il mondo intero, eventualmen-te realizzando per primi ordigni nuclea-ri che avrebbero rovesciato le sorti della guerra. Ma `e giusto ricordare che, a guer-ra finita, quando Edward Teller e Erne-st O. Lawrence soErne-stenevano l’opportunit`a di realizzare ordigni ancora pi`u potenti come le bombe H, in qualit`a di membro della commissione di consulenza del
go-verno americano Fermi, con Isidor Ra-bi, si oppose dichiarando che “in base a princ`ıpi etici fondamentali noi giudichia-mo che sia un grave errore intraprendere lo sviluppo di quest’arma””.
La figura di Fermi non gode ancora di quel generale riconoscimento che le sue straordinarie qualit`a intellettuali gli me-riterebbero. Il rimprovero va soprattut-to all’Italia, dove vale per Fermi ci`o che spesso si dice, ma mai abbastanza, per l’altro nostro genio della fisica, Galileo Galilei. I due giganti differiscono sotto taluni aspetti, ad esempio la generosit`a nel riconoscere i meriti altrui o la cau-tela nel predire gli esiti di una scoperta scientifica, sempre presenti in Fermi, qua-si mai in Galileo. Per Galileo, in epoca oscurantista, la scienza ai suoi albori pu`o soltanto essere fonte di beneficio; per Fer-mi, in epoca di avvio dell’ipertecnologia, l’immediato futuro potrebbe essere l’ini-zio di un’era di nuova serenit`a, ma anche di un’immane tragedia. E tuttavia, mol-ti di pi`u sono gli aspetti in cui si asso-migliano, come gli ammaestramenti che ci hanno lasciato in eredit`a, segni di un identico stile di lavoro. Merita ricordarli: 1) Mantenere viva la curiosit`a, an-che di fronte a cose all’apparenza insignificanti.
2) Costruire la conoscenza a partire dalle fondamenta.
3) Individuare subito il nocciolo essenziale di una questione.
4) Cercare le soluzioni scegliendo i mezzi pi`u semplici.
5) Cogliere, dietro i dati, gli aspetti unificanti, la legge generale.
6) Tenere sempre presente che l’e-videnza sperimentale `e una conquista definitiva, la spiegazione teorica `e solo un’ipotesi suscettibile di modifica.
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raggiunta la comprensione.
8) Trasmettere il sapere in modo semplice, chiaro e preciso.
Chiamer`o questo l’ottalogo di Galilei-Fermi. Di Fermi, Herbert Anderson dice-va: “La fisica fluiva limpida dal suo ges-so”.
Non a caso, a sessantaquattro anni dalla stesura, il suo piccolo testo Termodinami-ca `e ancora un modello didattico che nes-sun insegnante di fisica pu`o permettersi di non esaminare.