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Academic year: 2021

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America Meridionale

Fa parte del continente costituito da due masse continentali distinte (America Settentrionale e America Meridionale), unite fra loro mediante una lunga e stretta regione istmica che, con i festoni insulari delle Antille , costituisce l'America Centrale. I limiti astronomici dell'America continentale sono: 71 o 58' nord (Penisola di Boothia ) e 53 o 54' sud (Capo Froward nella Penisola di Brunswick); 168 o 05' ovest (Capo Principe di Galles) e 34 o 47' ovest (Capo Branco). Considerando anche le isole ascritte all'America, i punti estremi sono: 83 o 39' Nord (Capo Morris Jesup in Groenlandia) e 55 o 59' dud (Capo Horn ); 172 o 25' ovest (Aleutine ) e 11 o 39' ovest (Groenlandia ). A oriente l'America è bagnata per tutta la sua lunghezza dall'Oceano Atlantico e a ovest dall'Oceano Pacifico; a nord dal Mare Glaciale Artico e da ramificazioni dell'Oceano Atlantico, di cui la maggiore è la Baia di Hudson. Nel settore centrale l'Oceano Atlantico è profondamente articolato a formare il cosiddetto Mediterraneo americano (Golfo del Messico e Mare Caribico o delle Antille).

GEOGRAFIA FISICA

Morfologia. La struttura dell'America Meridionale è piuttosto semplice e ricorda per molti aspetti

quella dell'America Settentrionale, sia per la forma sia per la disposizione dei maggiori elementi morfologici. Anch'essa ha forma pressoché triangolare con la base rivolta a Nord al Mar delle Antille e all'Oceano Atlantico e il vertice a Sud, proteso verso le terre antartiche. Le forme costiere sono meno articolate, non presentando nessuna grande penisola e nessuna insenatura di notevole interesse, se si eccettua il Río de la Plata . Poche anche le isole: le maggiori sono la Terra del Fuoco a sud, quelle dell'arcipelago cileno lungo la costa pacifica meridionale, Trinidad a nord.

Geologia. La formazione degli altipiani orientali è geologicamente la più antica di tutti gli elementi

morfologici che compongono l'America Meridionale Si tratta di massicci archeozoici e paleozoici, costituiti inferiormente da scisti cristallini più o meno intensamente corrugati, e superiormente da poderosi strati, per lo più di arenarie, disposti orizzontalmente. Le Ande sono di formazione molto più recente, essendo state innalzate dall'orogenesi alpina. Le basseterre centrali infine sono costituite da sedimenti cenozoici e neozoici.

RIlievo. Morfologicamente l'America Meridionale è scomponibile in poche unità fondamentali: la

Cordigliera delle Ande, le pianure centrali e gli altipiani orientali. Le Ande sono costituite da una serie di catene molto elevate e dal rilievo aspro, che divergono notevolmente nel settore settentrionale. Le catene racchiudono spesso estesi altipiani come quello della Bolivia. Le alteterre orientale sono rappresentate dagli altipiani della Guayana e del Brasile, separati fra loro dal bacino del Rio delle Amazzoni. Si tratta di due estese regioni montuose, di antica formazione, che l'intensa azione erosiva ha smembrato in molti elementi, separati da valli profonde. Le basseterre centrali si articolano in tre grandi bacini: quello dell'Orinoco, compreso fra le Ande settentrionale e il Massiccio della Guayana; quello del Rio delle Amazzoni, delimitato dalle Ande centro-settrionale e dagli altipiani del Brasile e della Guayana; il bacino del Paraná-Uruguay che si collega con la Pampa e con le regioni della Patagonia .

Clima. Il clima è direttamente influenzato dalla posizione astronomica dell'America Meridionale,

per circa due terzi compresa nella fascia tropicale, mentre la sezione meridionale è compresa nella zona temperata australe. Nella fascia torrida il clima è caldo e umido, con alti indici di piovosità lungo le coste caribiche e nell'Amazzonia, mentre nel bacino dell'Orinoco e nelle regioni interne dell'altopiano del Brasile le precipitazioni si fanno più scarse. La regione andina è climaticamente influenzata dall'altitudine, che permette buone possibilità all'insediamento umano anche nelle regioni equatoriali. Nelle regioni meridionali la temperatura decresce a mano a mano che si procede

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verso sud, tanto che nella Terra del Fuoco, a una latitudine relativamente poco elevata, il clima ha già caratteristiche subpolari.

Idrografia. Anche nell'America Meridionale la disposizione della Cordigliera delle Ande a ridosso

del litorale pacifico determina una notevole differenza fra i fiume che scendono ai due opposti versanti. Quelli che tributano all'Oceano Pacifico scolano una regione ampia poco più di un milione di chilometri quadrati e sono generalmente brevi e di scarsa importanza; quelli che tributano all'Oceano Atlantico raccolgono le acque di oltre 16 milioni di km 2 e hanno lunghezza e portate notevoli. Verso nord scorrono il Magdalena e l'Orinoco; verso est scende il Rio delle Amazzoni, che raccoglie le acque di una vastissima zona; dall'altopiano del Brasile scendono, con direzioni diverse, il Tocantins , tributario dell'estuario del Rio delle Amazzoni, il São Francisco, il Paraná e il Paraguay, che, dopo la loro confluenza, tributano, unitamente all'Uruguay, al Río de la Plata. Il continente sudamericano è povero di bacini lacustri; i maggiori sono quelli delle regioni intermontane delle Ande, il Titicaca e il Poopó .

FLORA E FAUNA

Flora. Data la grande estensione del Sudamerica, si possono distinguere tre regioni floristiche: una

tropicale (foresta vergine), una andino-pampeana (savana) e una antartica (boschi a latifoglie). Nel bassopiano amazzonico e in gran parte della Guayana domina la foresta equatoriale (selvas) che si estende, lungo la costa atlantica, tra la foce dell'Orinoco e la zona di Rio de Janeiro e, a ovest, lungo i versanti orientali delle Ande, dalla Colombia al Brasile. Nell'altopiano del Brasile, meno piovoso, predomina la savana con le formazioni tipiche dei campos cerrados e caatinga. Anche nel bacino dell'Orinoco si ha una particolare forma di savana a Graminacee e Ciperacee checostituisce la formazione tipica dei llanos. Nelle pampas dell'Argentina, nell'Uruguay meridionale e in gran parte del Chaco prevale la steppa a Graminacee. Nella Patagonia la steppa si fa sassosa con scarsa vegetazione, mentre più a sud, verso lo Stretto di Magellano, si trovano boschi ricchi di faggi australi (Nothofagus). Paesaggio totalmente desertico si ha inalcune regioni costiere pacifiche del Cile settentrionale e del Perú meridionale.

Fauna. L'America Meridionale costituisce con quella Centrale la Regione neotropica, nella quale

vivono in particolare: le Scimmie Platirrine, i vampiri, gli Sdentati con l'armadillo e il formichiere, i Carnivori col puma e col giaguaro, il roditore Chinchilla, il tapiro. Tipici delle Ande sono i Camelidi lama, alpaca e vigogna. Tra i Rettili sono comuni alcune lucertole velenose (eloderma), tra gli Uccelli i tucani, i colibrì, gli uccelli mosca. Nella fauna ittica di queste regioni sono caratteristici i caimani e il piranha.

GEOGRAFIA UMANA

Popolazione. Al momento della scoperta la popolazione autoctona dell'America era molto scarsa,

concentrata prevalentemente nel Messico, nell'America istmica e sulle alteterre andine. La colonizzazione ha praticamente cancellato le tracce delle popolazioni originarie dell'America Settentrionale, ove attualmente è ridotta a poche centinaia di migliaia di individui che vivono in riserve. Nell'America Meridionale e istmica invece la percentuale di popolazione indigena è piuttosto elevata e, per esempio, in Bolivia costituisce la stragrande maggioranza degli abitanti. Il popolamento delle Americhe da parte di elementi europei ha avuto caratteri di gradualità sino alla metà del XIX secolo, quando iniziò una forte corrente migratoria che si protrasse per circa un secolo e che agli Americani di origine prevalentemente anglosassone e iberica aggiunse Americani di origine italiana, francese, tedesca, danubiana, slava. Un altro elemento che già dalla fine del XVIII secolo era entrato a far parte dei popoli d'America è rappresentato dai negri, originariamente trasferiti dall'Africa come schiavi. Nell'America Meridionale i valori del popolamento sono inferiori

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a quelli dell'America Settentrionale. Anche la distribuzione risulta più uniforme, fatta eccezione per vastissime zone del Brasile (Amazzonia e Mato Grosso) e dell'Argentina (Pampa, Patagonia, Terra del Fuoco) che risultano praticamente disabitate. Senza considerare Trinidad, Tobago, Curaçao, ove la densità è molto alta, gli Stati che hanno una maggiore densità di popolazione sono l'Ecuador, la Colombia e l'Uruguay.

Etnologia. Convinti di essere approdati sulle coste asiatiche, i primi scopritori del continente

americano designarono col nome di Indi o Indiani gli abitanti delle zone di nuova scoperta, esteso poi a tutta l'America e sostituito infine dagli studiosi col termine più proprio di Amerindi. Nel suo complesso la popolazione indigena del continente americano va considerata come la derivazione dalla fusione di più tipi, componenti il cosiddetto ciclo delle forme boreali dell'uomo. Regionalmente, però, si possono distinguere vari tipi con caratteristiche proprie (tipo andino, bororò, fuegino). Tutto ciò si accorda con l'ipotesi che fa risalire il popolamento americano a ondate distinte che si sarebbero succedute a partire da una fase non molto antica del Pleistocene. La classificazione oggi più accettata è quella che distingue i seguenti tipi somatici umani: Eschimidi, Columbidi, Planidi, Sonoridi, Appalacidi, Andidi, Istmidi, Amazzonidi, Pampidi, Lagidi e Fuegidi. Prima che Cristoforo Colombo approdasse sulle coste dell'America Centrale, il continente americano era abitato da vari gruppi etnici: nelle regioni pianeggianti del New Mexico erano stanziati i Pueblos, dediti all'agricoltura, mentre sugli altipiani abitavano i Toltechi e gli Aztechi, popoli forti e ben organizzati, in possesso di un elevato grado di civiltà; nel Messico meridionale e nelle regioni dell'America Centrale erano stanziati i Maya, una delle famiglie etniche precolombiane più evolute per conoscenze e costumanze di vita, mentre nelle isola del Messico abitavano i Caraibi, dediti all'attività marinara.

Culture indigene. Benché la colonizzazione europea abbia troncato lo sviluppo di molte civiltà

indigene, introducendo e diffondendo nuovi sistemi di viver civile, in talune zone, specialmente periferiche, si sono radicate notevoli sopravvivenze che ci riconducono alle costumanze di tempi più remoti. L'economia basata sulla caccia e sulla pesca prevaleva nelle provincia più settentrionale, praticata dalle popolazioni eschimesi, aleuti, athabaska, sioux, e in quelle più meridionale, praticata dai Fuegini sulle coste dell'Oceano Pacifico e dai Patagoni nelle steppe a sud del Brasile. Per quel che riguarda l'abbigliamento, nella regione messico-andina i telai a mano fornivano tessuti di fibre animali o di cotone indigeno per semplici vesti, mentre altrove unico indumento era un ridotto perizoma. Nelle zone in cui era diffuso l'allevamento del bestiame erano molto usati mantelli di pelli. I villaggi permanenti erano costituiti da capanne a pianta circolare o quadrangolare, spesso a tetto piatto, da cui prese origine l'architettura muraria dei tempi successivi. Fra i costumi più singolari va ricordato l'uso delle amache e quello delle culle verticali e, nella caccia, dell'arco e della cerbottana, come l'impiego di dischi e bastoncini per la deformazione delle labbra e la deformazione del cranio. Specialmente nelle province messicane grande sviluppo assunsero l'architettura e la scultura, spesso monumentale, che riproduceva sovente le forme animali in cui venivano identificate le divinità (serpente piumato, corvo, coyote) o altri emblemi rituali, come il sole, la luna, l'acqua. Le pratiche religiose, dominate dallo stregone o da una potente classe sacerdotale, si svolgevano pubblicamente con un ritualismo complicato e spesso connesse con danze, uso di sostanze inebrianti e sacrifici umani. Attualmente gli indigeni purosangue si calcola non superino i 15 milioni di individui e la loro forte diminuzione viene attribuita soprattutto alla loro incapacità di adattarsi al ritmo della civiltà di tipo europeo, oltre che agli squilibri e alle carestie apportati dall'economia dei colonizzatori bianchi. Numerosi (circa 10 milioni) sono pure i meticci, conseguenza in gran parte dell'introduzione di elementi negri ai tempi dello schiavismo, o dovuti a mescolanze con elementi di colore delle regioni centrale o caribiche (Antille).

Lingue. Le popolazioni indigene americane vengono anche raggruppate secondo il loro linguaggio,

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Meridionale le principali famiglie linguistiche sono l'arawak, la caribica, la tupí-guaraní, l'araucana, l'alakakuf e la tehuelche.

RELIGIONI

Religioni dei popoli autoctoni. Risalendo alle origini della civiltà dei popoli amerindi, troviamo

che le prime manifestazioni religiose hanno come denominatore comune l'animismo: gli Inca veneravano i sepolcri dei loro morti sulle montagne, sui piccoli corsi d'acqua e talora anche nei loro focolari domestici e in questo non differivano dalle popolazioni stanziate nel bacino amazzonico, del Río de la Plata e della Pampa; gli Aymará veneravano divinità terrestri, progenitori della loro razza; sulle Ande boliviane gli abitanti avevano una ricca mitologia cosmogonica, che identificava l'uomo con l'ambiente che lo circondava; Maya e Aztechi riconoscevano come dei Quetzalcoatl e Huitzilopochti; nel Nord vivevano tribù che possedevano un proprio totem, identificato in un animale mitico; altre popolazioni invece erano rimaste all'animismo. Oggetto di culto erano però anche le forze della natura e degli astri: i popoli andini veneravano le cime innevate; presso gli Inca la divinità principale era il Sole (Inti). La violenza con cui i conquistatori vollero imporre la fede cristiana agli Amerindi non ebbe un esito positivo. Ancor oggi le antiche credenze persistono nello spirito e nelle tradizioni di questi popoli.

Cristianesimo. L'introduzione del cristianesimo in America era stata affidata al Patronato delle

Indie, che agì con aggressiva violenza contro tutto ciò che era in contrasto con la sua intransigenza dogmatica, usando gli stessi sistemi della conquista armata. Soltanto l'arrivo di vescovi e sacerdoti secolari nel XVI e XVII secolo e la creazione della congregazione De Propaganda Fide (1622) riuscirono a limitare lo strapotere del Patronato.

GEOGRAFIA ECONOMICA

Agricoltura e allevamento. Nell'America Meridionale la vastità delle zone utilizzabili unita alla

bassa densità della popolazione ha determinato un cospicuo sviluppo dell'allevamento del bestiame che in alcune regioni (Chaco, Pampa e Patagonia) costituisce la maggiore risorsa economica. L'agricoltura, di più recente sviluppo, ha i suoi cardini nelle colture di piantagione, specialmente caffè e cacao, a cui seguono per importanza economica la canna da zucchero, il tabacco, il cotone e le banane. Diffuse sono anche le colture cerealicole. Grande importanza hanno le foreste che coprono oltre la metà del territorio e che sono oggetto di intenso sfruttamento lungo il Rio delle Amazzoni e i suoi maggiori affluenti e lungo il Paraná-Paraguay.

Risorse minerarie e industria. Per quanto riguarda le ricchezze minerarie è da notare l'abbondanza

del petrolio nella regione del Venezuela, nel Brasile, in Ecuador e nell'Argentina. Il sottosuolo è anche ricco di minerali metalliferi e per alcuni settori la quantità estratta è molto alta: bauxite (12% della produzione mondiale), vanadio, stagno, rame e antimonio. Solo da pochi decenni l'economia dell'America Meridionale è entrata nella fase di industrializzazione e perciò l'industria è sviluppata solo in alcuni settori, principalmente in quello metallurgico, in quello chimico e in quello della trasformazione dei prodotti agricoli e zootecnici.

Comunicazioni. Solo in alcuni Paesi le comunicazioni hanno raggiunto uno sviluppo

ragguardevole, come nell'Argentina, ove dalla regione del Río de la Plata si irradia una rete ferroviaria a maglie piuttosto fitte. Nel Brasile le comunicazioni ferroviarie sono buone solo negli Stati sud-orientale. Nei Paesi andini le linee ferroviarie sono scarse, anche se in qualche caso si spingono ad altezze elevate. Due linee (Buenos Aires-Valparaíso e Antofagasta-Salta) hanno uno sviluppo transcontinentale. Nel settore stradale è da segnalare l'autostrada panamericana che percorre l'America Meridionale in senso meridiano e si allaccia alla rete stradale del Centro e

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Nord-America e la transamazzonica. Grande importanza hanno le vie di comunicazione fluviali (Orinoco, Rio delle Amazzoni e affluenti, Paraná-Paraguay) che facilitano la penetrazione verso le regioni dell'interno, mentre lo sviluppo della rete aerea permette di raggiungere zone prive di altre possibilità di comunicazioni.

ESPLORAZIONI

Scoperta ed esplorazione delle coste. La storia delle esplorazioni dell'America inizia con la

scoperta del Nuovo Mondo (12 ottobre 1492) effettuata da Cristoforo Colombo che, alla ricerca di una via per le Indie orientale per conto del re di Spagna, giunse nelle Bahama e toccò quindi Cuba e Haiti (Hispaniola). Nel corso di un suo secondo viaggio (1494) Colombo esplorò meglio le isole delle Antille e vi sbarcò il primo gruppo di coloni europei. Giovanni Caboto, nei suoi due viaggi (1497-1498), costeggiò l'isola di Terranova e la Nuova Scozia, e Colombo, nel terzo viaggio (1498), giunse alle foci dell'Orinoco. Alonso de Ojeda e Amerigo Vespucci nel 1499 esplorarono le coste sudamericane da capo San Rocco al Golfo di Maracaibo e negli anni 1501-1502 Vespucci si spinse a 50° di latitudine sud, sino in Patagonia. Frattanto i fratelli Gaspar e Miguer Corte-Real (1500-1501) costeggiarono il Labrador, e Colombo (1502-1504) l'America Centrale. Il primo ad affacciarsi all'Oceano Pacifico fu Vasco Nuñez de Balboa (1513) che attraversò l'istmo di Panamá. La connessione meridionale fra l'Oceano Atlantico e Pacifico fu individuata nel 1520 da Ferdinando Magellano durante la sua circumnavigazione del globo. Fra i navigatori che nella prima metà del XVI secolo condussero un'esplorazione sistematica dell'America Settentrionale si ricordano Giovanni da Verrazzano (1524) che esplorò le coste dalla Carolina alla Nuova Scozia e Jacques Cartier che esplorò il Golfo del San Lorenzo e risalì il fiume sino a Montréal (1534-1541). L'esplorazione delle coste pacifiche iniziò con Hurtado de Mendoza che esplorò le coste messicane (1532), Fernández de Grijalva (1533) e Francisco de Ulloa (1539), che individuarono la penisola della Bassa California, Alonso de Camargo, che costeggiò le coste sudamericane dallo Stretto di Magellano al Perú (1539-1540), Juan Rodríguez Cabrillo (1542), che si spinse a sud sino alla Baia di San Francisco. La conoscenza delle coste settentrionale dell'America del Nord si arricchì con i contributi di Martin Frobisher, che approdò alla Terra di Baffin (1576-1578), di John Davis (1587) e di William Baffin (1616), che si spinsero più a nord costeggiando la Groenlandia e la Terra di Baffin, e di Henry Hudson (1610), che navigò la baia che da lui prende nome. Il passaggio di Nord-Ovest, cercato da questi ultimi esploratori, non fu riconosciuto che negli anni 1850 e 1853 da Robert McClure e solo nel 1903-1906 Roald Amundsen lo percorse interamente. Alla conoscenza delle coste pacifiche settentrionale parteciparono, con Simone Deznev (1648) che navigò lo stretto di Bering e con Vitus Bering (1728-1741) che attraversò lo stretto ed esplorò Alaska e Aleutine, anche esploratori russi. James Cook (1778) bordeggiò la costa dalla Columbia Britannica all'Alaska e si spinse sin nel Mar Glaciale Artico. Alla fine del XVIII secolo, Alessandro Malaspina (1791) e George Vancouver (1791-1794) rilevarono accuratamente le coste pacifiche dell'Alaska e del Canada.

Penetrazione dell'interno. La conoscenza delle regioni interne americane proseguì parallelamente

alla determinazione del contorno della massa continentale. Nell'America Centrale Hernán Cortés percorse il Messico (1519-1522) e nell'America Meridionale la penetrazione fu iniziata da Francisco Pizarro (1531-1533) che conquistò il Perú. Sebastiano Caboto (1527-1528) esplorò la regione della Plata risalendo il Paraná e il Paraguay e Gonzalo Jiménez de Quesada risalì il Río Magdalena (1537-1538). Francisco de Orellana attraversò l'America Meridionale dall'Ecuador alle foci del Rio delle Amazzoni seguendo il corso dei fiumi (1541-1542). Partendo dalla regione della Plata Domingo Martínez de Irala (1547) si spinse sino al Perú. L'esplorazione delle regioni interne si interruppe per riprendere nel XIX secolo dopo la spedizione di Alexander von Humboldt (1799-1804) nel bacino del Río delle Amazzoni. La penetrazione nell'America Settentrionale fu inizialmente opera degli Spagnoli: fra il 1539 e il 1542 fra' Marco da Nizza e Francisco de

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Coronado partendo dal Golfo del Messico giunsero sino all'Arizona; Lopez de Cardenas scoprì i

canyons del Colorado; Hernando de Soto penetrò nell'interno e risalì il fiume Arkansas sino in vista

delle Montagne Rocciose. Nel XVII secolo i maggiori contributi alla conoscenza delle regioni interne furono dati dai Francesi che si erano stabiliti in Canada: Samuel Champlain risalì il San Lorenzo sino ai Grandi Laghi (1608-1615) e René-Robert Cavelier de la Salle giunse alle foci del Mississippi (1681-1682). Nella prima metà del XVIII secolo esploratori francesi si spinsero anche a ovest giungendo ai piedi delle Montagne Rocciose. Mentre la colonizzazione dell'America Settentrionale permetteva di conoscere esattamente il territorio degli attuali USA, la conoscenza e l'esplorazione del Canada erano affidate ai cacciatori di pellicce e ad alcuni viaggiatori, fra cui Alexander Mackenzie (1789) che, seguendo il corso del fiume che porta il suo nome, giunse sino alla sua foce nel Mare Glaciale Artico.

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