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C’è ancora il Lifelong Learning?

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Academic year: 2021

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2016, VOL 12, N. 27, I-II

C’è ancora il Lifelong Learning?

Walter Rinaldi, Presidente di Edaforum

Cento anni fa, Dewey sosteneva che l'educazione dovesse essere un luogo di democrazia, di assunzione di responsabilità e di apertura di nuove possibilità di scelta, che la democrazia cioè non possa essere “insegnata” senza esperirla.

Dalla “Strategia di Lisbona” alla “Strategia Europa 2020”, prima la caduta dell’ottimismo rispetto alla globalizzazione economica, poi la lunga crisi, hanno affievolito il radicalismo liberista dei primi anni Novanta, spingendo a ridefinire nei documenti dell’Unione Europea e dell’OCSE l’apprendimento permanente. Esso viene visto sempre di più non solo in termini dipendenti dalla ”economia della conoscenza”, ma come espressione della realizzazione di sé da parte del soggetto, come “inclusione sociale” e come “conferimento dei poteri ai cittadini”, anche se centrale rimane il suo significato di sviluppo della “cittadinanza attiva e occupabilità” (non “piena occupazione”). Tali spazi, più soggetti a ridefinizione e rielaborazione dei contenuti, sono anche quelli attorno ai quali più serrati e rigorosi devono essere il dibattito e la riflessione sulla dimensione lifelong come sfida educativa per il nostro tempo, oltre ogni riduzione di significato.

Due sono i livelli di intervento, che oggi, più di altri, possono orientare la prassi educativa all’insegna del lifelong learning: quello della messa a tema del modello culturale e formativo, come espressione di un nuovo principio di riferimento per ogni ordine di scuola e per ogni altra esperienza formativa; quello inter-istituzionale delle relazioni tra esperienze e istituzioni diverse. Entrambi sono stati oggetto di sperimentazione e iniziative di varia importanza strategica. Entrambi esprimono le spinte al cambiamento che, nei mondi vitali dell’educazione e della formazione rimescolano le carte della tradizione scolastica, dell’educazione degli adulti, delle esperienze dell’educazione di comunità, della formazione professionale e delle professioni. La dimensione lifelong, proprio in quanto abbraccia tutto il corso della vitae in quanto si riferisce alle molte facce e ai molti significati dell’esperienza,coincide in gran parte con le tendenze più strettamente in rapporto con la cultura informale,o in cui l’educazione e la formazione dialogano con i nuovi bisogni formativi, ma anche con le modalità di apprendere e di conoscere più vicine alla realtà sociale e culturale postmoderna, da parte delle nuove generazioni, dei giovani adulti, delle persone che esprimono nuove tipologie di “adultità”.

In questo quadro, rientra l’impegno di EdaForum, fin dalla sua istituzione. La finalità di un’associazione come   EdaForum,   nell’ambito di una concezione dell’educazione permanente   che ne sottolinea gli aspetti di   emancipazione e di partecipazione democratica, è pertanto quella di favorire la nascita di un sistema integrato e flessibile in cui tutti gli apprendimenti, in qualsiasi contesto conseguiti, possano porsi su un piano di pari dignità ed essere riconosciuti e valorizzati, per consentire a tutte le donne e a tutti gli 


Autore per la Corrispondenza: Walter Rinaldi, Edaforum, c/o I.S.I. Sandro Pertini Viale C.B. Cavour, 267 - 55100 Lucca. email: rinaldiwalter@virgilio.it

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uomini la possibilità di accedere a percorsi educativi e formativi  lungo l’intero arco della loro vita e di governare personalmente il proprio ruolo nella società della conoscenza.

È un programma di lavoro che EdaForum porta avanti da sempre e la Rivista Lifelong Lifewide Learning contribuisce a sostenere favorendo il dibattito a livello nazionale e arricchendolo con contributi internazionali.

Con questo numero di Lifelong Lifewide Learning, ha voluto proporre uno spazio di riflessione sulle dinamiche che oggi caratterizzano il lifelong learning.

Oggi, in Italia, si rischia di continuare ad affrontare il tema dell’educazione permanente solo in connessione con la dimensione occupazionale. Il nostro paese è caratterizzato da livelli di istruzione mediamente bassi. Questo porta a vedere nella formazione professionalizzante di breve respiro una soluzione facile ai problemi legati al lavoro e allo sviluppo individuale. La logica di ridurre le proprie attese per trovare una risposta sembra una soluzione pragmatica e di buon senso, ma cela trappole di notevole dimensioni: per rispondere a esigenze di cambiamento e accelerazione del mercato si pensa spesso soltanto a come addestrare le persone a svolgere mansioni semplici e temporanee. Siamo in presenza di una nuova forma di "alienazione" basata sulla frammentazione non solo del lavoro ma anche della stessa attività formativa? Che fine fa, così, la dimensione progettuale a medio e lungo termine, sia in termini di sviluppo individuale che di reti sociali? Si abbandona ogni finalità di empowerment del soggetto e della stessa società?

Con Democracy and Education, Dewey evidenziava il ruolo complesso dell’educazione, quale garanzia di una società in divenire, in cui la partecipazione di tutti alla conoscenza - intesa innanzitutto come inquiry - rende possibile la discussione pubblica sui fini e sui mezzi di una forma di vita fiduciosa in un comune progresso umano.

Bibliografia

Dewey , J. (1926). Democracy and education: an introduction to the philosophy of

education. New York: The Macmillan company.

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