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Le politiche economiche del fascismo nel Dodecaneso: il governatorato di Mario Lago (1923-1936)

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ABBREVIAZIONI...3

INTRODUZIONE ...4

1 IL DODECANESO OTTOMANO ...18

1.1 L’ORGANIZZAZIONE POLITICA ...22

1.1.1 I privilegi sultanali...22

1.1.2 Religione, minoranze e millet...26

1.1.3 Le riforme (tanzimat)...29

1.2 LA VITA ECONOMICA DEL DODECANESO OTTOMANO...34

1.2.1 Rodi e Kos ...35

1.2.2 Le isole privilegiate ...46

1.2.3 Le isole delle spugne...47

1.2.4 L’organizzazione del lavoro nel settore delle spugne ...52

1.2.5 Lo sviluppo economico dell’Anatolia e il Dodecaneso ...53

1.2.6 Il ruolo della diaspora greca ...57

1.2.7 Impero, Potenze e privilegi ...58

1.2.8 I limiti delle rivoluzioni industriose...60

1.2.9 Le altre isole privilegiate...62

2 LA CONQUISTA E L’OCCUPAZIONE (1912-1924)...64

2.1 LA GUERRA DI LIBIA...65

2.1.1 La preparazione della spedizione ...67

2.1.2 Le operazioni militari ...69

2.1.3 Le reazioni internazionali all’occupazione dell’arcipelago ...71

2.1.4 Le trattative di pace ...73

2.1.5 L’impatto sull’opinione pubblica italiana...75

2.1.6 Le reazioni della popolazione locale...77

2.2 LE RIVENDICAZIONI SUL DODECANESO E L’ASIA MINORE...83

2.2.1 La Grande Guerra nel Dodecaneso...85

2.2.2 Lo spopolamento delle Isole Privilegiate...87

2.2.3 Il dopoguerra...93

2.2.4 Il secondo trattato di Losanna ... 100

3 L’AMMINISTRAZIONE ITALIANA ... 102

3.1 L’OCCUPAZIONE MILITARE E IL DIRITTO INTERNAZIONALE ... 103

3.1.1 L’atteggiamento dei primi governatori ... 105

3.1.2 L’amministrazione militare ... 106

3.2 IL GOVERNATORATO CIVILE DI MARIO LAGO ... 109

3.2.1 Il Possedimento ... 114 3.2.2 La cittadinanza egea... 117 3.2.3 Il Governatore ... 122 3.2.4 L’amministrazione locale ... 124 3.2.5 Le delegazioni di governo ... 127 3.2.6 L’Ordinamento Comunale... 128 3.2.7 Le comunità religiose ... 131

3.2.8 Il regime doganale e fiscale ... 134

3.2.9 Il bilancio del Possedimento ... 146

3.2.10 Il potere legislativo ... 151

3.2.11 Il regime giudiziario ... 152

4 LE POLITICHE ECONOMICHE DI MARIO LAGO... 157

4.1 LA FUNZIONE DEL POSSEDIMENTO... 158

4.2 I LAVORI PUBBLICI A RODI ... 165

4.2.1 Lo studio e l’uso propagandistico dell’Archeologia ... 173

4.2.2 I restauri del centro storico... 177

4.2.3 La costruzione della nuova città italiana ... 188

4.2.4 Kos e Portolago ... 193

4.3 LO STUDIO DEL TERRITORIO ... 197

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4.3.2 Il catasto ... 199

4.3.3 Prospezione geologica e mineraria ... 202

4.4 AGRICOLTURA ... 207

4.4.1 La riforma fondiaria ... 216

4.4.2 Gli istituti bancari e il credito agrario... 225

4.4.3 Il supporto governativo alle iniziative metropolitane ... 228

4.4.4 I villaggi rurali... 233

4.4.5 Popolamento rurale e popolazione metropolitana ... 242

4.5 INDUSTRIE ... 248

4.5.1 Vino... 250

4.5.2 Olio ... 253

4.5.3 Tabacco ... 254

4.5.4 Altre industrie agricole... 256

4.6 TURISMO ... 258

4.6.1 La clientela mediorientale... 261

4.6.2 La valorizzazione turistica del territorio... 263

4.6.3 I tappeti... 264

4.6.4 Le ceramiche e le produzioni locali minori... 268

4.6.5 Il fallimento del settore turistico... 269

4.7 COMMERCIO ... 271

4.7.1 La fine dei commerci di transito ... 271

4.7.2 La crisi delle esportazioni ... 273

4.7.3 L’affermazione dell’Italia come importatore... 281

4.8 LA CRISI DEMOGRAFICA ... 283

CONCLUSIONI ... 291

BIBLIOGRAFIA... 296

SITOGRAFIA ... 310

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ABBREVIAZIONI

ACS: Archivio Centrale dello Stato

ANMI: Associazione Nazionale per soccorrere i Missionari Italiani ASBI: Archivio Storico della Banca d’Italia

ASDMAE: Archivio Storico Diplomatico del Ministero degli Affari Esteri AUSSME: Archivio dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito

AUSSMM: Archivio dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore della Marina Militare BDI: Banca d’Italia

BU: Bollettino Ufficiale

CAIR Compagnia Agricola Industriale Rodi

CCIE: Compagnia Commerciale Italiana per l’Egeo DBI: Dizionario Biografico degli Italiani

DG: Decreto Governatoriale IGM: Istituto Geografico Militare MAE: Ministero degli Affari Esteri MR: Messaggero di Rodi

SGI: Società Geografica Italiana TCI: Touring Club Italiano

TEMI: Tabacchi Egei Manifattura Italiana

AIΣΛ: Αρχείο Ιταλικών Αρχιτεκτονικών Σχεδίων Λέρου (Collezione dei Disegni Architettonici di Leros)

ΓΑK-ΑΝΔ: Γενικά Apχεία του Κpάτους- Αρχεία Ν. Δωδεκανήσου (Archivio di Stato della Regione del Dodecaneso)

ΓΑK –TAΛ: Γενικά Apχεία του Κpάτους- Τοπικό Αρχείο Λέρου (Archivio Locale di Leros)

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INTRODUZIONE

Scopo di questo lavoro è indagare le trasformazioni della vita economica delle isole del Dodecaneso durante il governatorato di Mario Lago (1922-36) e le strategie adottate dal governo italiano di fronte a queste dinamiche.

La storia delle isole del Dodecaneso occupate dall’Italia nel 1912 e poi annesse, pur conservando un regime di larghe autonomie, nel 1924, ha suscitato un crescente interesse scientifico nel corso dell’ultimo decennio1. Fino agli anni novanta l’attenzione degli storici si era focalizzata prevalentemente sulle vicende relative al secondo conflitto mondiale2 e solo un ristretto numero di studiosi, di norma provenienti da altre

discipline, si era interessato al tema dell’amministrazione civile italiana durante il periodo interbellico o a quello della precedente occupazione militare3. Fanno eccezione i lavori di Cesare Marongiu Bonaiuti, dedicato alla politica religiosa dei governatori italiani4, e quello di Esther Fintz Menascé, focalizzato sulla storia della comunità ebraica

di Rodi5. Nel 2003, l’editore Il Mulino ha pubblicato la tesi di dottorato dell’australiano Nicholas Doumanis6

, dedicata alla memoria popolare della dominazione italiana sulle

isole, che è diventato un riferimento imprescindibile per chi si voglia occupare di questa vicenda.

Risale al 2006 lo studio di Maria Gabriella Pasqualini sulle vicende dell’Esercito Italiano nel Dodecaneso. La prima parte del lavoro, basata quasi esclusivamente sulle carte conservate nell’Archivio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito, fornisce

1 Questa tendenza va probabilmente attribuita, oltre che ad un rinnovato interesse per la storia del Colonialismo italiano, ad una maggiore accessibilità alle fonti conservate presso i due archivi storici più importanti per la ricostruzione delle vicende del Possedimento; quello del Ministero degli Affari Esteri a Roma e quello della regione del Dodecaneso, a Rodi. Quest’ ulima istituzione, in particolare, è impegnata da anni in un complesso lavoro di classificazione dei documenti risalenti al periodo della dominazione italiana.

2 Paricolarmente interessanti a questo riguardo i volumi di A. Levi, Avvenimenti in Egeo dopo l’Armistizio(Rodi, Lero

e le Isole Minori),Ufficio Storico della Marina Militare, Roma 1972 e P. Iuso, La resistenza dei militari italiani all’estero: isole dell’Egeo, Commissione per lo studio della resistenza dei militari italiani all’estero, Roma 1992. Una

ricca bibligrafia sull’argomento è citata in coda al volume di Maria Gabriella Pasqualini L’Esercito italiano nel

Dodecaneso. Speranze e realtà. I documenti dello Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio Storico SME, Roma 2006

3 Le vicende in questione avevano interessato soprattutto un certo numero di archeologi, architetti ed urbanisti che shanno esaminato la gestione del patrimonio culturale delle isole le trasformazioni della fisionomia urbana della città di Rodi. cfr E. Papani Dean, La dominazione italiana l’attività urbanistica ed edilizia nel Dodecaneso, 1912-1943, in « Storia Urbana», anno 1979, n. 8; L. Ciacci, Rodi italiana 1912-1923. Come si inventa una città, Marsilio, Venezia 1990; G. Gresleri, P.G. Massaretti e S. Zagnoni (a cura di), Architettura italiana d’oltremare 1870-1940, Marsilio, Venezia 1993; M. Livadotti e G. Rocco (a cura di), La Presenza italiana nel Dodecaneso tra il 1912 e il 1948. La

ricerca archeologica. La conservazione. Le scelte progettuali, Prisma, Catania 1996; S.Martinoli ed E.Perotti, Architettura coloniale italiana nel Dodecaneso 1912-1943, Fondazione Agnelli, Torino 1999; E. Perotti, Isole Italiane dell’Egeo, in: G. Gresleri e P.G. Massaretti (a cura di), Architettura italiana d’oltremare: atlante iconografico, HBononia University PressH, Bologna 2008, si rimanda il lettore a quest’ultima pubblicazione per una

bibliografia più dettagliata sull’argomento.

4 C. Marongiu Bonaiuti, La politica religiosa del fascismo nel Dodecaneso, Giannini, Napoli 1979

5 E. Fintz Menascé, Gli Ebrei a Rodi: storia di un’antica comunità annientata dai nazisti, Guerini e associati, Milano 1992

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un’analisi molto documentata sull’operato dei governatori militari7. Nel novembre del 2007 si è tenuto, presso la sede dell’Accademia di Galileiana di Lettere, Scienze ed Arti di Padova, il convegno internazionale La Politica culturale del fascismo nel

Dodecaneso, cui hanno preso parte studiosi italiani e stranieri, tra cui gli ellenici

Zacharias Tsirpanlìs, Alexis Franghiadis e Kostandinos Svolòpulos8F.

Data al 2007 anche il lavoro della geografa Virginia Aloi9, dotato di una ricca bibliografia, che indaga le trasformazioni territoriali avvenute sulla sola isola di Rodi durante i decenni della dominazione italiana. La studiosa fa parte di un gruppo di ricerca, coordinato dalla Prof.ssa Marcella Arca Petrucci, le cui indagini sono state raccolte in un atlante storico-tematico pubblicato nel 201010. Va infine ricordato il lavoro di Luca Pignataro, in corso di stampa presso l’editore Solfanelli di Teramo11 che ha il merito di aver ricostruito, grazie ad un’imponente ricerca di archivio, l’evoluzione dell’amministrazione locale tra il 1912 e il 1947. Nessuno di questi autori ha però affrontato direttamente la questione delle politiche economiche coloniali sul complesso delle isole del Dodecaneso.

La storiografia ellenica ha dedicato una maggiore attenzione al tema, giungendo a conclusioni drastiche: oltre ad aver applicato i metodi repressivi tipici del regime fascista, gli Italiani furono incapaci di risolvere i problemi economici e sociali generati dalla crisi degli anni trenta, ostacolarono lo sviluppo dell’agricoltura e della pesca, non riuscirono a far sviluppare l’industria, si disinteressarono totalmente della sorte delle popolazioni locali quando non deprivarono i dodecanesini delle loro già scarse risorse per incentivarne l’emigrazione. In definitiva, gli occupanti lasciarono le isole in una condizione di arretratezza strutturale ancora peggiore di quella riscontrabile durante la

7 M. G. Pasqualini, op.cit. Il volume, organizzazto in tre macrocapitoli, analizza anche il ruolo strategico del Possedimento negli anni 1924-36 e le vicende relative alla seconda guerra mondiale

8 M. Peri(a cura di), La politica culturale del Fascismo nel Dodecaneso. Atti del Convegno – Padova, 16-17

novembre 2007, Esedra, Padova 2009

9 V.Aloi, Rodi:un posto al sole? L’identità territoriale dell’isola sotto i governatorati civili di Mario Lago e Cesare

De Vecchi (1923-1940), Tesi di Dottorato di Ricerca in Storia dell’Italia contemporanea: politica, territorio e società,

Università Roma Tre, Anno Accademico 2006/2007, Tutor: Prof.ssa Marcella Arca Petrucci

10 M. Arca Petrucci(a cura di), Atlante geostorico di Rodi. Territorialità, attori, pratiche e

rappresentazioni(1912-1947), Gangemi, Roma 2010

11 L. Pignataro, Il Dodecaneso Italiano1912-1947. Forme istituzionali e pratiche di governo, Tesi di Dottorato di Ricerca in Storia politica e rappresentanza degli interessi nella società italiana ed internazionale – F. Mazzonis, XXI ciclo(2006-2009), Tutore del dottorando: Prof. Francesco Bonini. Pignataro aveva già pubblicato una serie di contributi scientifici sulle vicende del Dodecaneso italiano a partire dal 2001. cfr L. Pignataro, Le Isole Italiane

dell'Egeo dall'8 settembre 1943 al termine della seconda guerra mondiale, in «Clio. Rivista internazionale di studi

storici», anno 2001, n. 3; Id., Il tramonto del Dodecaneso italiano 1945-1950, in «Clio. Rivista internazionale di studi storici», anno 2001, n. 4 ; Id, L’Archivio del Governo italiano nel Dodecanesso, in «Le Carte e la Storia», anno 2008, n. 2; Id, Ombre sul Dodecaneso italiano, in «Nuova Storia Contemporanea», anno 2008, n. 3; Id., Il Dodecaneso

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precedente dominazione ottomana12. Queste tesi sono state in parte contestate dai lavori di Doumanis e Pignataro, che pongono l’accento sul ruolo modernizzatore degli italiani, concretizzatosi, soprattutto sulle isole maggiori, nel riordinamento amministrativo e nella costruzione di importanti infrastrutture, prima tra tutte la rete viaria di Rodi. Pignataro si avvale, tra l’altro, di molti rapporti inviati da Lago a Roma, rapporti in cui il Governatore descrive come ormai sicuro e ben avviato lo sviluppo economico delle isole, oltre che delle positive impressioni espresse da molti osservatori, sia italiani che stranieri, per trarre un bilancio sostanzialmente positivo sull’operato di Lago, che viene descritto anche come un ottimo amministratore. Doumanis, poi, afferma che, al contrario di quanto sostenuto dai suoi colleghi greci «la dominazione italiana ebbe un profondo impatto sulle isole in quanto rimosse numerosi vincoli al loro progresso: i nuovi arrivati promossero infatti lo sviluppo economico e la creazione di posti di lavoro, che in gran parte sarebbero stati sussidiati dallo Stato italiano»13; soprattutto, «i programmi di lavori pubblici e gli altri progetti degli italiani diedero a molti abitanti del Dodecaneso la possibilità di migliorare la propria situazione economica senza dover necessariamente emigrare. Come dimostrano le fonti orali, alla dominazione italiana viene ascritto il miglioramento delle opportunità di lavoro e delle condizioni di vita della maggior parte della popolazione »14.

La mia analisi prende le mosse da una relazione che il successore di Lago, Cesare Maria De Vecchi, invia a Galeazzo Ciano nel gennaio del 1937, poche settimane dopo il suo arrivo sulle isole15. Il lungo rapporto, che esamina molto criticamente tutti gli aspetti della politica di Lago, si trasforma in un vero e proprio atto di accusa quando viene illustrata la situazione economica delle isole. De Vecchi descrive un contesto in cui prevalgono la miseria e l’emigrazione, mentre il Governo locale non tiene in conto i bisogni della popolazione e sperpera le modeste risorse del bilancio locale in progetti evidentemente controproducenti comunicando dati falsi, anche ai propri diretti superiori, per nascondere le lacune di tali politiche. De Vecchi prova le sue affermazioni

12 Mi riferisco, in particolare, a L. Divani e Ph.Constantopoulou (a cura di)H, The Dodecanese - the Long Road to

Union with Greece - Diplomatic Documents from the Historical Archives of the Ministry of Foreign Affairs,

Kastaniotis, Athens 1997; Z. Tsirpanlìs, Italocratia sta Dodecanisa. 1912\1943, Rodos 1998; A. Franghiadis, La

Politica Economica del Fascismo nel Dodecaneso, in M.Peri (a cura di), La politica culturale del Fascismo nel Dodecaneso. Atti del Convegno – Padova, 16-17 novembre 2007, Esedra, Padova 2009

13 N. Doumanis, op.cit., p.33 14 ivi, p. 39.

15 Relazione sulla situazione nelle Isole Italiane dell’Egeo e sopra la condotta da tenersi del Governatore del

Possedimento a Sua Eccellenza Galeazzo Ciano Conte di Cortellazzo, datata19 gennaio 1937, in ASDMAE, AP

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con delle evidenze demografiche: tra il 1912 e il 1936, la popolazione delle isole era diminuita da circa 160.000 abitanti a poco più di 110.000.

Il documento in esame, investito di tutta l’autorevolezza di una relazione del Governatore al Ministro degli Esteri, è una schiacciante prova documentaria a sostegno delle tesi espresse dalla storiografia greca, ma sembrava essere, assieme alla stampa panellenica degli anni venti e trenta16, una delle pochissime voci discordanti circa la qualità della gestione economica di Lago. Per comprendere meglio la portata di queste affermazioni, che trovano un effettivo riscontro nelle variabili macroeconomiche relative al periodo, occorre innanzitutto domandarsi che cosa intenda Lago per «sviluppo» dell’economia locale, quale fosse la situazione da lui trovata al suo arrivo, quali i piani di breve e lungo periodo per la sorte dell’arcipelago e quali siano state le principali difficoltà incontrate dall’amministrazione italiana nell’attuazione di questi piani. Il lavoro è diviso in tre parti. La prima è un’introduzione storica che descrive l’organizzazione politica ed economica dell’arcipelago durante gli ultimi decenni della dominazione ottomana, le vicende che spinsero gli Italiani all’occupazione del Dodecaneso nel 1912 e le lunghe battaglie diplomatiche che portarono all’annessione delle quattordici isole nel 1924.

Dal punto di vista politico, gli anni precedenti il 1912, furono caratterizzati da forti contrasti nei rapporti tra la popolazione ortodossa e il governo sultanale. Queste tensioni erano generate da un lato dalle riforme politiche messe in campo dalle autorità turche allo scopo di modernizzare l’Impero, mutamenti che avevano finito per cancellare le secolari immunità godute dalle cosidette isole privilegiate, dall’altro dall’affermarsi del nazionalismo panellenico tra i Dodecanesini. Allo stesso tempo, a dispetto della visone veicolata dalla letteratura fascista, e, almeno in parte, da quella ellenica, quest’epoca fu anche un momento di grande sviluppo economico e demografico per alcune isole che riuscirono ad approfittare del generale aumento dei traffici nel Mediterraneo orientale specializzandosi nella produzione di alcune merci particolarmente pregiate come le spugne marine, i tabacchi e le primizie. A questa situazione di relativo benessere,

16 Centinaia di articoli di giornale ed altre pubblicazioni, spesso tradotti in italiano, scritti da personalità legate all’irredentismo dodecanesino sono conservai nell’ASDMAE, nel fondo Affari Politici. Per quanto riguarda il periodo 1925-1930 si vedano le buste 988, f. Propaganda irredentista; 989, f. Propaganda irredentista; 990, f. Stampa; 991, f. Iredentismo Dodecanesino; 993, f. Irredentismo; 994, f. Irredentismo. Anche le buste 2, 4, 6, 8, 9, 10, 11, 12 e 13, del fondo 1931-45 contengono dei fascicoli archiviati sotto il titolo Propaganda Irredentista o Irredentismo. Altri documenti del genere sono rintracciabili nei rapporti politici e nelle miscellanee. Gran parte delle pubblicazioni furono stampate in Grecia o ad Alessendria d’Egitto.

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tuttavia, fa fronte lo stato delle isole maggiori e di quelle più periferiche dove l’economia, basata sull’agricoltura di sussistenza, era chiusa, povera ed arretrata.

Nella stesura del primo capitolo, mi sono avvalso quasi esclusivamente di fonti bibliografiche. Oltre ai già citati lavori di Nicholas Doumanis, Virginia Aloi e ad alcuni manuali di storia dei Balcani e dell’Impero ottoman17 sono stati utilizzati i principali testi sulla storia dell’arcipelago prodotti a cavallo tra gli anni dieci e venti del Novecento da due irredentisti dodecanesini, Skevos Zervos e Michael Volonaki18, a mia

conoscenza ignoti alla storiografia italiana. E’ risultato di particolare interesse per la ricostruzione della situazione economica dell’arcipelago nel 1912 il Contributo

monografico per lo studio politico ed economico dell’isola di Rodi redatto dal Generale

Giovanni Ameglio, il primo governatore italiano delle isole19. Gran parte dei dati statistici relativi alle risorse dell’arcipelago sono stati dedotti dall’Annuario

amministrativo e statistico per l’anno 1922 a cura del dott. Ermanno Armao R.

Vice-Console d’Italia, addetto al governo di Rodi20, ricco di informazioni anche per il

periodo precedente l’anno di stesura.

Il secondo capitolo è dedicato ai primi dieci anni di dominazione italiana. Il periodo compreso tra il 1912 e il 1923, l’anno in cui Mario Lago giunge a Rodi, è caratterizzato da un quadro internazionale particolarmente agitato; l’occupazione militare italiana, avvenuta durante la guerra di Libia, precede di pochi mesi lo scoppio delle guerre balcaniche, cui seguono il Primo conflitto mondiale, la spartizione dell’Impero ottomano e l’occupazione dell’Anatolia, la Guerra turco-greca, l’affermazione del Kemalismo in Turchia e del Fascismo in Italia.

Le incertezze generate da questi eventi, che pur non svolgendosi sul suolo dodecanesino hanno avuto importanti riflessi sulla vita delle isole, e la natura dichiaratamente eccezionale e provvisoria dell’amministrazione militare si riflettono nell’atteggiamento

17 G.Castellan, Storia dei Balcani (XIV-XX secolo), Argo, Lecce 1999; M.Mazower, The Balkans, Weindenfeld & Nicolson, London 2000; E. Hösch, Storia dei Balcani, Il Mulino, Bologna, 2004; H. Inalcik e D. Quataert (a cura di),

An Economic and Social History of the Ottoman Empire, 1300-1914, vol. II (1600-1914), Cambridge University

Press, Cambridge-New York-Melbourne 1994; R. Mantran (a cura di), Storia dell’Impero Ottomano, Argo, Lecce 1999; D. Quataert, L’Impero Ottomano (1700-1922), Salerno Editrice, Roma 2008; M. Şükrü Hanioğlu, A brief

history of the Late Ottoman Empire, Princeton University Press, Princeton-Oxford 2008

18 M. D.Volonakis, The Island of Roses and her eleven sisters or, the Dodecanese, Macmillan and Co., London 1922, edizione online da: http://www.archive.org S. Zervos, ., The Dodecanese. The History of the Dodecanese through the

Ages, its Services to Mankind and its Rights, A Page, London 1919, edizione online da: http://www.archive.org; altri opuscoli irredentisti sono consultabili in: ΓΑK–TAΛ:, Αρχείο Πάρη Ρούσσου, b. 2

19 G. Ameglio, Contributo monografico per lo studio politico ed economico dell’isola di Rodi, Tipo-Litografia del Comando della 6a Divisione Speciale, Rodi 1913. La copia utilizzata per questo lavoro è quella conservata presso la Biblioteca della Camera dei Deputati.

20 E. Armao, Annuario amministrativo e statistico per l’anno 1922 a cura del dott. Ermanno Armao R. Vice-Console

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dei Governi italiani e delle autorità militari, caratterizzato da una bassa propensione ad investire sul territorio e a modificare le leggi e gli ordinamenti vigenti durante il periodo ottomano. Di fatto, l’Italia liberale attribuiva uno scarso valore all’arcipelago, che veniva considerato un pegno diplomatico da barattare non appena possibile con una zona di influenza nelle ben più ricche terre anatoliche e che, con l’eccezione di Rodi e Kastellorizzo, era sul punto di essere consegnato alla Grecia nel 1920.

D’altro canto, le rivendicazioni elleniche su tutto il Dodecaneso, iniziate pochi mesi dopo la conquista italiana, fomentarono i sentimenti irredentistici della popolazione ortodossa, causando agitazioni e tumulti duramente repressi dalle autorità italiane. Oltre che un’epoca di fermento politico, quello dell’occupazione militare è anche il momento in cui, tagliati i contatti commerciali con le altre aree del Mediterraneo orientale, tutto il sistema economico dodecanesino entra in crisi e si afferma un imponente fenomeno migratorio dalle isole che, in precedenza, erano state le più prospere e popolose.

I documenti utilizzati per la ricostruzione di questo periodo provengono in larga parte dall’AUSSME, ma sono state anche consultate le carte personali del generale Ameglio, conservate presso l’Archivio Centrale dello Stato, ed è stata particolarmente utile, per la ricostruzione delle vicende successive, la Memoria sull’Opera compiuta nel

Dodecanneso dal maggio 1912 al dicembre 1918, redatta dal Generale Vittorio Elia,

che ho consultato presso l’Archivio Storico Diplomatico del Ministero degli Affari Esteri21F. Nella stessa istituzione sono conservati i documenti relativi alla gestione del

Commissariato dei consumi durante il periodo bellico, che attestano la grave crisi alimentare che investì il Dodecaneso e le difficoltà incontrate dall’amministrazione italiana nel garantire il vettovagliamento delle popolazioni civili. Per la ricostruzione delle lunghe controversie diplomatiche che portarono all’annessione italiana ho fatto riferimento soprattutto al testo di Renzo Sertoli Salis Le Isole Italiane dell’Egeo

dall’Occupazione alla SovranitàF

22

,, mentre per la storia delle mire italiane sull’Anatolia

occidentale è risultata ricca di spunti la lettura della ricerca di Marta Petricioli, L’Italia

in Asia Minore: Equilibrio mediterraneo e ambizioni imperialiste alla vigilia della

prima guerra mondiale23.

21 ASDMAE, AP 1919-1930, Dodecanneso-Egeo, b. 980,

22 R. Sertoli Salis, Le Isole Italiane dell’Egeo dall’Occupazione alla Sovranità, Regio Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, Roma 1939

23 M. Petricioli, L’Italia in Asia Minore: Equilibrio mediterraneo e ambizioni imperialiste alla vigilia della prima

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La seconda parte dell’analisi è dedicata all’evoluzione degli organi di governo del territorio durante il governatorato di Mario Lago. Il Possedimento delle Isole Egee, come venne definito il Dodecaneso a partire dal 1924, presentava delle caratteristiche atipiche rispetto agli altri territori sottoposti alla sovranità italiana. Annessa ma non incorporata al Regno, questa regione non veniva considerata né una colonia né una parte del territorio metropolitano. La sua gestione riguardava in modo esclusivo il Ministero degli Esteri, cui il Governatore civile rispondeva direttamente, mentre gli Egei erano cittadini italiani, pur non godendo dei diritti politici e conservando uno statuto personale determinato dalla confessione religiosa. Il Governatore godeva della massima libertà rispetto alle istituzioni metropolitane e di un potere praticamente assoluto nella gestione dell’Arcipelago. Anche dopo l’entrata in vigore del Trattato di Losanna, Lago continuò a disporre di tutti i poteri eccezionali goduti dai suoi predecessori militari, che comprendevano funzioni politiche, amministrative e legislative. Particolarmente importante il fatto che il Governatore aveva facoltà di emanare dei decreti legge non sottoposti all’approvazione di nessun organo di controllo, locale o centrale, mentre poteva decidere se e a quali condizioni estendere al Possedimento le leggi emanate in Italia, tanto che buona parte dei codici ottomani restarono in vigore anche dopo che la stessa Turchia li aveva aboliti. Tutti gli organi locali rispondevano direttamente al Governatore e le persone che ne facevano parte potevano essere sostituite con grande facilità. Il Governo locale disponeva di un proprio bilancio, iscritto nei fondi del MAE e non sottoposto a revisione, attraverso cui venivano gestite sia le risorse locali che i contributi metropolitani. La struttura amministrativa particolarmente agile consentiva al Governatore di progettare e dirigere direttamente tutte le attività in atto sulle isole. «Mario Lago», scriverà Arturo Marescalchi in un appunto per il Duce del 1934, «è insieme agricoltore, bonificatore, architetto, igienista, sociologo e sovratutto gran conoscitore di uomini e fervidissimo italiano fascista»24.

Dati gli scopi del lavoro, è stata dedicata un’attenzione particolare alla natura del bilancio amministrativo del Possedimento e all’evoluzione del regime doganale e fiscale. Il principale riferimento per la stesura di questa parte della tesi è stato il libro del giurista rodiota Vittorio Alhadef, L'ordinamento giuridico di Rodi e delle altre isole

italiane dell'Egeo, pubblicato nel 192725 mentre le informazioni sulle riforme

24 Appunto per S. E. il Capo del Governo firmato Arturo Marescalchi datato 28 marzo 1934, in ASDMAE, AP 1931-45, fondo cit., b. 7, f. Rapporti politici

25 V. Alhadeff, L'ordinamento giuridico di Rodi e delle altre isole italiane dell'Egeo, Istituto Editoriale Scientifico, Milano 1927

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successive a tale data sono state dedotte da alcuni articoli apparsi sul quotidiano locale, il Messaggero di RodiF

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,

e dalle copie del Bollettino Ufficiale del Governo delle isole conservate presso la Biblioteca della Camera dei Deputati27. Dove possibile, i documenti ufficiali sono stati raffrontati con le carte relative all’amministrazione locale conservate nell’ASDMAE e nell’Archivio Storico del Dodecaneso. Questo lavoro mi ha consentito di rintracciare una serie di esigenze e motivazioni che spesso si discostano da quelle ufficiali, o arrivano addirittura a contraddirle, nella genesi del diritto locale. Dopo aver analizzato la situazione di partenza e gli strumenti di governo, la terza parte del lavoro è dedicata più specificamente alla politica economica di Lago. La prima domanda che mi sono posto, a mio avviso fondamentale per comprendere le ragioni per cui i suoi fallimenti economici furono accettati e “coperti” dal Governo metropolitano, è quale fosse il valore, concreto o immateriale, attribuito da Roma alle Isole Egee, ovverosia quale fosse la funzione imputata al Possedimento nel quadro ben più vasto delle politiche fasciste.

La documentazione dell’epoca28 e la letteratura scientifica avvalorano l’idea che dopo una prima fase in cui il Regime continuò a considerare le isole come un avamposto militare utile in vista di un’invasione dell’Anatolia, o il futuro punto di appoggio per i traffici italiani in Levante, Roma manifestò uno scarso interesse per il minuscolo e periferico Possedimento egeo. Soprattutto, a parte alcuni conflitti di competenza tra il Ministero delle finanze, il Commissariato per le migrazioni e l’amministrazione locale, sempre risolti a favore di quest’ultima, le ingerenze del Governo centrale non riguardarono delle questioni di natura economica. Era infatti chiaro che l’unico valore intrinseco delle isole era quello strategico, determinato dalla loro posizione geografica al centro del Mediter raneo orientale, mentre la limitatezza e la geologia del territorio, montuoso, privo di risorse minerarie e spesso sterile, frustravano qualunque speranza di trarre un ritorno economico dal semplice possesso del Dodecaneso. La conquista delle

26 In Italia non esiste una collezione completa di questo quotidiano, di cui si conservano solo tre annate complete presso la biblioteca dell’ Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente(1927-28 e 1933). Le copie consultate per il presente lavoro sono consultabili presso l’Archivio di Stato della Regione del Dodecaneso (ΓAK-ANΔ) e presso l’Istituto Archeologico di Rodi. Numerose informazioni provengono dal numero speciale del 19 febbraio 1933, edito per il decennale del governatorato di Lago, in cui vengono riepilogati tutti i principali provvedimenti presi dal Governo locale fino a quel momento.

27 Altre copie di questa pubblicazione sono conservate presso la Biblioteca A. Baffi della Banca d’Italia.

28 Oltre ai documenti di archivio, per esporre gli atteggiamenti del Fascismo verso il Possedimento e i suoi abitanti, ho fatto abbondante uso della letteratura accademica pubblicata durante il periodo in esame. Ritengo particolarmente interessanti, perché gli interventi sulle isole furono tenuti in massima parte da parte da personalità che presero parte al governo dell’arcipelago, gli atti dei tre Congressi di Studi Coloniali tenutisi a Firenze nel 1931, nel 1934 e nel 1937. A questi vanno aggiunti gli atti del XLVI Congresso della Società Geologica Italiana, svoltosi a Rodi nel 1933, e le pubblicazioni curate dall’Istituto FERT di Rodi, in particolare la rivista Clara Rhodos

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isole era piuttosto percepita come una “tappa” lungo il percorso che avrebbe necessariamente portato l’Italia ad affermarsi come principale Potenza mediterranea compiendo i propri “destini imperiali”29. In base a questa logica, il compito di Lago diventa il garantire «[l’] attrezzamento per l’organizzazione del territorio e per la preparazione delle iniziative metropolitane che dovranno sovvertire le basi economiche, etniche e politiche ai fini dell’espansione italiana in Oriente»30.

Sul piano locale, il principale problema politico di Lago, problema che il Governatore presenterà sempre come irrisolto e non risolvibile velocemente, consisteva nelle aspirazioni irredentiste della popolazione ortodossa31

F

. Ne conseguiva una profonda diffidenza verso i Dodecanesini e le loro manifestazioni di consenso verso il Regime32,

nonostante l’evidente mancanza una resistenza locale forte e organizzata33. Di fatto, scriverà Lago nel 1933, «non si snazionalizza una popolazione come questa in pochi anni. E’ una razza intelligente, consapevole della sua millenaria cultura, appoggiata nel

29 Scriverà Carlo Emilio Ferri, «nessuno vorrebbe seriamente affermare che il Dodecanneso interessa l’Italia come punto finale di uno sviluppo storico; il valore delle isole del Dodecanneso è dato dalla loro posizione geografico-militare che permette di farne la base della nostra futura espansione» C. E. Ferri, L'Oriente Mediterraneo e la politica

italiana, in Id. e P. Vaccari (a cura di ), Annuario di Politica Estera per l’anno 1926, Fusi, Pavia 1927, cit. in V.

Alhadeff, op. cit., p. 69

30 Telespresso n. 5077,del 30 dicembre 1931 di Lago a MAE in ΓAK-ANΔ, IΔΔ, b. 212/1937, f. 1

31 Nel 1936, riassumendo l’evoluzione dei sentimenti della popolazione ortodossa verso l’Italia, Lago dichiarerà: «Dall’aperta ostilità, durata – si può dire – fino al trattato di Losanna, e cioè fino a quando si è potuto credere che le Isole sarebbero state cedute alla Grecia, si è passato a mano a mano alla sopportazione, al rispetto, fin quasi alla simpatia; un po’ per la convinzione che la sorte delle Isole è ormai definitivamente decisa, un po’ per le profonde modificazioni nelle condizioni sociali ed economiche verificatesi grazie all’intensa attività del Regime, un po’ infine per i nuovi legami di convenienza e di interesse che vanno ogni giorno più stringendosi tra [i] cittadini metropolitani ed i locali. Ma da ciò a credere che l’animo dei Dodecanesini sia radicalmente cambiato nei nostri riguardi, ci corre: come ho detto mille volte, bisogna che passi almeno una generazione perché la situazione interna si orienti decisamente in senso lealistico nazionale» Telespresso n. 65 di Lago a MAE, del 12 gennaio 1936, oggetto:

Controspionaggio e situazione locale, in ASDMAE, AP 1931-45, fondo cit., b. 11, f. Rapporti politici in genere

32 Lago aveva sempre respinto l’idea di far iscrivere al PNF i sudditi Egei, motivando così la decisione: «non possiamo che compiacerci di questa popolazione che, sotto tutti i riguardi, si manifesta rispettosa, ossequiente, e, nel complesso, ligia all’Italia ed al suo regime. [...] Ma non mi sembra che, per ora, si possa da essa pretendere di più. Fascismo significa patriottismo alla seconda potenza; ed io credo che non possano seriamente appartenervi persone da soli cinque anni divenute suddite italiane, che hanno mentalità ancora non assimilata alla nostra, che, se pure vissute in ambiente politicamente amorfo, sono abituate da secoli ad un segreto orgoglio di razza e di religione. La nuova generazione darà senza dubbio elementi di ben altro fondamento patriottico; ed è per questo che, mentre non ravviso l’opportunità di accogliere sudditi locali nel Fascismo, sto dando sviluppo all’Opera dei Balilla nell’Egeo, cercando di attrarvi giovanetti indigeni. Da questi trarremo poi certamente dei buoni Fascisti. Per le suesposte ragioni in questo fascio non sono iscritti sudditi egei; ed io ritengo che altrettanto sia bene fare presso gli altri Fasci. [...] Oltre le ragioni di sincerità e quindi di fiducia sopraesposte, è anche da rilevare che la loro ammissione a questi Fasci presenta un pericolo di natura politica; e cioè che alcuni elementi particolarmente intriganti e astuti svolgano nei Fasci stessi un’azione contraria al regime, facendo leva sopra i dodecanesini fuoriusciti, i quali potrebbero anche finire per costituire una grossa minoranza se non addirittura la maggioranza. E osservo inoltre che poco omogenei riuscirebbero i fasci egei, se accanto ai connazionali regnicoli si trovassero Dodecanesini non astretti al servizio militare» Telespresso n. 4688, di Lago a MAE datato 29 ottobre 1929, oggetto: Sudditi italiani dell’Egeo – iscrizione ai Fasci in ASDMAE, AP 1919-31, fondo cit., b. 992, f. rapporti politici

33 cfr G. E. Visone, voce LAGO, Mario in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 63, 2004, edizione online da http://www.treccani.it/enciclopedia/mario-lago_(Dizionario-Biografico)/ Lago si dichiarò invece preoccupato della presenza di antifascisti tra gli Italiani che avevano trovato lavoro nel Possedimento, cfr Telespresso n. 21181 del 10 dicembre 1926 a Ministero degli Interni, oggetto: sovversivi, in ASDMAE, AP 1919-30, Dodecanneso-Egeo, b. 989

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mondo da una nazione indipendente di sette milioni di anime»34. Per neutralizzare questi sentimenti e rendere indiscutibile, oltre che manifesta35 la sovranità italiana sul Dodecaneso, Lago agisce su tre fronti: in primo luogo cercherà di creare una chiesa autocefala allo scopo di controllare con maggiore facilità il clero ortodosso che era stato uno dei principali animatori dell’irredentismo36; in secondo luogo, sarà portata avanti una politica scolastica caratterizzata da «sistemi di apparente liberalismo» e finalizzata a creare, «alla seconda generazione», un «nucleo di sudditi egei italo-greci [utili] per la nostra espansione in Levante»37; in fine, il Governo locale avrebbe pianificato un

programma di immigrazione dalla metropoli, allo scopo di «[introdurre] a Rodi e successivamente a Coo, un numero di Italiani attaccati alla terra tale da trasformare la fisionomia etnica di questo territorio e da averne preso reale e definitivo possesso»38F.

Quest’ultimo aspetto del programma di Lago, l’unico in relazione diretta con l’argomento in esame, sarebbe stato portato avanti attraverso la creazione di imprese italiane che, grazie al sostegno governativo, avrebbero dovuto assumere il controllo dei settori più redditizi dell’economia locale e creare dei posti di lavoro da affidare esclusivamente agli immigrati metropolitani.

L’attuazione di questo programma, legato a «fini politici» più lontani, è condizionata da una particolare e specifica funzione del Possedimento nel quadro della politica estera fascista; quella di costituire una «carta da visita» delle virtù imperiali della nazione, chiamata a comprovare la propria maturità politica, militare e culturale in un rapporto antagonistico con le altre Potenze coloniali39. La principale richiesta presentata a Lago per il presente era dunque quella di costruire una vetrina di rappresentanza politica: le isole, presentate come modello delle capacità italiane di «forgiare» i territori conquistati

34 Telespresso n. 1472 di Lago a MAE datato 8 ottobre 1933, oggetto: Problema scolastico- Rilievi del Prof. Ferretti, in ASDMAE, AP 1931-45, b. 6, f. Scuole, il documento è citato integralmente in Z. Tsirpanlìs, op. cit., pp.351-361 35 Commentando una sua visita a Cipro avvenuta nell’ottobre del 1927, Lago avrebbe scritto: «non avrei mai creduto di trovare tanta estraneità del Governo e tanta indifferenza della popolazione. Dappertutto dove sono passato cittadini e contadini non si scomodavano affatto alla vista del Governatore; era molto se qualcuno accennava sbadatamente a un saluto. Non una scritta in lingua diversa dal greco, nessuno che parli inglese; mai il minimo segno esteriore del dominio britannico. E ciò dopo 49 anni dall’occupazione, quando si può dire ormai tutti i ciprioti siano nati sotto dominio inglese! Se mi poteva restare un dubbio sulla superiorità del sistema inglese per il Governo di territori abitati da popolazioni in maggioranza greche, dubbio autorizzato dal rispetto senza limiti che sento per l’esperienza coloniale britannica, esso mi sarebbe caduto. Se fra mezzo secolo Rodi dovesse trovarsi nelle condizioni in cui si trova attualmente Cipro, noi certamente considereremmo ciò come il più totale degli insuccessi» Telespresso n. 18611 di Lago a MAE, datato 29 ottobre 1927, oggetto: Visita al Governatore di Cipro, in ASDMAE, AP 1919-31, Dodecaneso, b.992

36 cfr C. Marongiu Bonaiuti, op cit.

37 Telespresso n. 1472 di Lago a MAE datato 8 ottobre 1933, oggetto: Problema scolastico- Rilievi del Prof. Ferretti, cit. Per questo argomento, cfr Z. Tsirpanlìs, La Politica Scolastica del Fascismo nel Dodecaneso(1912-1943), in M. Peri(a cura di), La politica culturale del Fascismo nel Dodecaneso. Atti del Convegno – Padova, 16-17 novembre

2007, Esedra, Padova 2009 e il lungo capitolo redatto da Luca Pignataro nel suo già citato lavoro.

38 Rapporto di Lago a MAE del 18 aprile 1929, in ΓAK-ANΔ, IΔΔ b. 202/1930 39 E. Perotti, Isole Italiane dell’Egeo, cit., p.283

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e i loro abitanti avviandoli verso il progresso e la modernità, sarebbero dovute diventare un mezzo per costruire un immagine di prestigio del Fascismo che ne legittimasse le velleità imperialistiche. Un obbiettivo che secondo Leonardo Ciacci era superiore anche a quello di creare un reale sviluppo e progresso sociale40.

Questa funzione politico-propagandistica, era stata compresa perfettamente dal diplomatico Lago41, che ne fece la principale arma a sua disposizione per chiedere al Governo centrale la massima libertà nell’amministrazione locale e, fatto preoccupante per chi voglia studiare il colonialismo italiano in Egeo, la possibilità di falsificare a sua discrezione tutti i dati che avrebbero potuto far sospettare una situazione meno rosea delle apparenze42. La falsificazione dei dati ufficiali era un fenomeno condotto con una tale disinvoltura che, denuncia De Vecchi, perfino le cifre del censimento del 1936 furono alterate di circa 20.000 unità43.

La coscienza di una situazione del genere pregiudica la possibilità di affidarsi esclusivamente alle fonti ufficiali nella ricerca di dati statistici e impone una grande cautela anche nell’esaminare quelli provenienti dai documenti amministrativi. Per colmare almeno parzialmente questa lacuna, mi è stata particolarmente utile la documentazione prodotta dalla sede egea della Banca d’Italia. Da quando fu istituita, nel 1927, fino al 1936, la filiale chiuse costantemente i suoi conti in negativo, con perdite che arrivarono a sfiorare le 400.000 lire nel 193244 nonostante le agevolazioni amministrative e finanziarie concesse da Stringher all’atto della fondazione45. Le

40 L. Ciacci, Il Dodecaneso e la costruzione di Rodi Italiana. Le molte ragioni di un progetto urbano, in: M. Livadotti e G. Rocco, op. cit., p.282 cfr M. Arca Petrucci, op. cit., p.12

41 «per quanto io non debba fare qui della politica, ed ostenti anzi in ogni occasione di volere e dover fare dell’amministrazione e nient’altro che dell’amministrazione» scrive il Lago nel 1928, « non posso in realtà astrarre dal clima politico e ambientale, anche perché la stessa funzione di Rodi è in sostanza squisitamente politica. Questo territorio che non è nulla per se stesso, è moltissimo come posizione dell’Italia nel Levante. Tutti l’avvertono»Telespresso n. 3316 di Lago a MAE datato 3 luglio 1928, oggetto: Comunicazione di rapporti, in ASDMAE, AP 1919-31, Dodecanneso, busta 991

42 Nel 1931 lo stesso Ministero delle Finanze, interessato a controllare i conti del Possedimento, come non era potuto ancora avvenire, avrebbe riferito a Lago per tramite di Gradi che: «la preoccupazione dell’ E.V. sulla opportunità di pubblicare i documenti finanziari nella loro integrità e tantomeno di esporli a discussione, pare facilmente superabile, perché sino a quando V.E. lo riterrà opportuno, la preparazione dei bilanci di previsione e quindi dei conti consuntivi, potrà farsi con le necessarie cautele circa la specificazione delle entrate e delle spese, deferendo a V.E. l’indicazione più appropriata circa le singole voci di bilancio»Telespresso n. 405627/18 di Grandi a R. Governo delle Isole Italiane dell’Egeo, senza data, oggetto: Gestione amministrativa del Possedimento delle isole Italiane dell’Egeo, in ASDMAE, AP 1931-45, fondo cit., b. 3, f. Rapporti Politici. Vale la pena di sottolineare che gli stessi dati sul commercio del Possedimento furono pubblicati in maniera parziale e distorta, indicando solo il peso globale delle merci ma non il loro valore monetario, fino al 1930

43 Relazione sulla situazione nelle Isole Italiane dell’Egeo e sopra la condotta da tenersi del Governatore del

Possedimento a Sua Eccellenza Galeazzo Ciano Conte di Cortellazzo,cit.

44 L’unica eccezione è il 1931, quando fu registrato un attivo di sole 26.000 lire

45 La storia della sede rodiota dell’Istituto di Via Nazionale è riassunta nel volume di Ercole Tuccimei La Banca

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relazioni annuali inviate da Rodi a Roma46, quasi tutte inedite, dovevano perciò giustificare questi risultati poco incoraggianti. I documenti si soffermano quindi molto dettagliatamente sull’incapacità del Governo coloniale di risolvere i problemi strutturali dell’economia dodecanesina, primo fra tutti il mancato finanziamento dell’agricoltura indigena e la scarsa disciplina del sistema bancario. Una situazione che consentiva la diffusione di pratiche usuraie ai danni di contadini e commercianti.

I direttori della fiale rodia confermano il quadro delineato da De Vecchi: gli effetti della crisi degli anni trenta, moltiplicati dalla politica di apprezzamento della lira sulla sterlina perseguita dal Fascismo, furono estremamente violenti per le fragili economie delle isole delle spugne, basate quasi completamente sui commerci di esportazione verso l’Inghilterra, e più in generale per tutte le produzioni locali, incapaci di sostenere la concorrenza greca e turca sul mercato internazionale. Non solo, le carte conservate nell’Archivio Storico della Banca d’Italia mettono in luce le speculazioni operate da altri istituti locali, come il Banco di Sicilia, e il monopolio di fatto conseguito dalle poche imprese italiane grazie all’incoraggiamento del governo locale. Un governo la cui azione in campo economico veniva giudicata «incerta e debolissima» e impegnato ad investire soprattutto in operazioni di facciata. «Si sono costruiti più palazzi che poderi», avrebbe scritto Vincenzo Manto, il direttore della filale rodia, nella sua prima relazione annuale47.

D’altra parte, le costanti richieste di agevolazioni finanziarie presentate da Lago al MAE per tutta la durata del suo incarico sono già di per sé un’importante spia dell’incapacità dell’amministrazione locale di rendersi autosufficiente nonché di promuovere un reale sviluppo fondato su basi locali. La necessità di garantire all’erario una fonte di gettito affidabile rimase sempre un problema irrisolto, tanto che, nonostante le affermazioni sulla precisione e la scientificità della propria linea economica, Lago si dichiarava anche incapace di fissare un bilancio di previsione annuale ed esternò reazioni scandalizzate quando a partire dagli anni trenta gli fu presentata la richiesta di sottoporre i piani di spesa ad un controllo preventivo da parte del Ministero delle finanze. In effetti, l’amministrazione coloniale non fu mai in grado di trovare risposte

46 Gli studi preparatori all’istituzione della filiale, redatti dall’ispettore Arturo Paladini sono un’altra fonte ricca di informazioni per la situazione economica del Possedimento alla metà degli anni venti

47 Relazione annuale della filiale di Rodi della Banca d’Italia, datata 20 gennaio 1928 . in ASBI, Filiali Coloniali, b. 9132 cit.. in E. Tuccimei, op. cit. p. 131. Nel 1929 Bognetti scriverà sulla rivista del TCI, «se a qualcuno potesse sembrare che tali edifici siano troppo sfarzosi e monumentali in ragione della città e dell’isola, pensi che Rodi metropoli del possesso italiano nell’Egeo è un’affermazione dell’Italia nel Levante: una affermazione non di dominio militare, ma di capacità e di aspirazioni civili e che, fra popolazioni di mentalità ancora arretrata, concorrono in gran parte a creare la riputazione e a far accettare la supremazia» cit. in S. Martinoli ed E. Perotti, op. cit., p. 32

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risolutive alla crisi delle esportazioni seguita al tracollo dell’economia mondo ottomana o all’oggettiva povertà del territorio, due fattori che, oltre ad incidere negativamente sulle condizioni di vita della popolazione autoctona, rendevano rischiosi e scarsamente redditizi gli investimenti nelle isole. Di conseguenza, gli operatori economici metropolitani che nei piani del Governatore avrebbero dovuto farsi promotori dello sviluppo dell’arcipelago e della colonizzazione, si mostrarono sempre reticenti ad impiegare i propri capitali nei progetti proposti dall’amministrazione locale.

Lago sarà dunque costretto ad assicurare delle solide garanzie agli investitori circa l’opportunità di trarre saggi di profitto adeguati agli impieghi finanziari. Il Governo del Possedimento finirà così per fornire gratuitamente ai capitalisti italiani tutti i fattori di produzione; dalle terre espropriate alle popolazioni locali ai capitali necessari a coprire i costi di impianto, dai lavori di preparazione delle aziende alla compartecipazione nella retribuzione delle maestranze, arrivando ad assicurare direttamente perfino i mercati di sbocco per le merci prodotte nell’arcipelago.

Benché larga parte delle risorse impiegate in questi progetti fossero state sottratte all’economia locale, l’amministrazione coloniale non sarebbe comunque stata in grado di garantire dei vantaggi così ampi senza il sostegno incondizionato del Governo metropolitano, cui Lago promette che le isole arriveranno ad ospitare celermente decine di migliaia di coloni o che viene intimidito con l’idea di un possibile crollo di prestigio del Regime. Così, oltre ai contributi ordinari e straordinari iscritti nei bilanci, Roma assicura anche agevolazioni nei finanziamenti locali, che finiranno per essere garantiti dal Ministero dell’Agricoltura, franchigie doganali a sostegno delle industrie indicate dal Governatore, e arriverà perfino ad accettare che le merci italiane paghino un dazio all’entrata nel Possedimento assicuranndo un ulteriore finanziamento indiretto al bilancio locale.

Nonostante ciò, l’obbiettivo di lanciare una colonizzazione rurale dell’arcipelago non fu mai raggiunto: gli Italiani che si trasferirono stabilmente nel Possedimento furono solo poche migliaia e, per la maggior parte, lavoravano per le forze armate, nell’edilizia o in altre attività legate al terziario. Eppure, nonostante le scelte operate avessero dato, fin dai primi anni, la dimostrazione più aperta della loro fallacia, da parte governativa si continuò a proseguire lungo linee sbagliate, dimostrando l’incapacità di proporre un modello di sviluppo più adatto alle condizioni locali. Uno sviluppo che, ad avviso di De Vecchi, non poteva assolutamente prescindere da quell’innalzamento del livello di vita dei Dodecanesini che il predecessore aveva preferito ignorare.

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Anche il turismo, l’altro settore su cui Lago sembrava fare affidamento per assicurare un ritorno economico alle politiche di valorizzazione artistica del territorio necessarie al prestigio del Regime, si dimostrò inaffidabile da questo punto di vista: il «movimento dei forestieri», benché in crescita, rimarrà sempre talmente limitato da non compensare nemmeno gli investimenti effettuati; anche il Grande Albergo delle Rose, la più importante tra le strutture di accoglienza, dovrà essere statalizzato per evitarne la chiusura.

Per la stesura di quest’ultima parte del lavoro, oltre ai già citati documenti provenienti dall’ASBI, mi sono avvalso delle trentuno buste conservate presso l’ASDMAE nel fondo Affari Politici. La ricerca è proseguita nell’Archivio di Stato della Regione del Dodecaneso, dove ho avuto l’opportunità di svolgere un tirocinio di tre mesi nel corso dell’estate del 2012. Questa esperienza, che prevedeva il supporto alla Direttrice, dott.ssa Irene Tolios, nel riordino e nella catalogazione delle carte contenute nel fondo Papachristodoulou e del ricchissimo Archivio dei disegni architettonici italiani, in corso di digitalizzazione, mi ha dato modo di consultare centinaia di documenti che sono in parte confluiti nel testo. L’archivio dispone anche di una ricca collezione fotografica da cui derivano gran parte delle immagini nel testo.

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