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La doppia vittoria di Endimione

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Academic year: 2021

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Me pinxit, me fecit

A cura di Eleonora Del Riccio

Storica dell’arte

E-mail: eleonoradelriccio@gmail.com

La doppia vittoria di Endimione

Riv Psichiatr 2018; 53(1): 60 Nel 1600

furo-no celebrate le nozze tra Ranuc-cio Farnese, fra-tello del cardina-le Odoardo, e Margherita Al-dobrandini, ni-pote del papa Clemente VIII. Qualche anno prima, in vista di questo illustre matrimonio, fu commissionato ai fratelli Carracci il ciclo di affreschi che avrebbe dovuto in-corniciare la splendida loggia porticata, probabilmente una sala da musica, posta al piano nobile di Palazzo Farnese e realizzata tra gli anni Settanta e Ottanta del ’500 dall’archi-tetto Giacomo della Porta su progetto del Vignola.

Il tema degli affreschi raccontava dei trionfi dell’Amore Sacro e dell’Amore Profano, trionfi che si accordavano e si completavano vicendevolmente nella grande scena posta al centro della volta.

In quest’ottica, le storie che furono dipinte intorno al pe-rimetro della scena centrale non sono altro che il percorso da intraprendere al fine di poter far conciliare l’Amore Sacro e quello Profano, l’Afrodite Urania e quella Pandemia di pla-tonica memoria (Simposio, Discorso di Pausania).

All’interno di questa scelta iconografica operata proba-bilmente da Giovanni Battista Agucchi rientra anche la sce-na con il sonno di Endimione, il bellissimo pastore di cui Dia-na si era inDia-namorata.

Non volendo perdere l’amato, la dea aveva chiesto a Zeus di far cadere l’uomo in un sonno perpetuo al fine di preser-varne la giovinezza e la bellezza fino alla fine dei tempi. Zeus l’aveva accontentata e così Diana – più spesso ricordata nel mito come Selene, la personificazione della luna – ogni notte si rifugiava, piena d’amore, nella spelonca dove Endimione dormiva.

La storia è romantica tanto che anche John Keats, tra gli altri, dedicò un poemetto mitologico a quest’episodio:

A thing of beauty is a joy for ever: Its loveliness increases; it will never Pass into nothingness; but still will keep

A bower quiet for us, and a sleep

Full of sweet dreams, and health, and quiet breathing.

È interessante notare come questa storia si sia prestata a essere celebrata da un poeta romantico come Keats e da un pittore attento e misurato come Annibale Carracci. Inevita-bilmente influenzato dalla visione della volta michelangio-lesca, dalla tenerezza di Correggio e da un’urgenza colori-stica totalizzante come quella di Tiziano o Veronese, Anni-bale non poteva fare altro che reinterpretare il mito in chia-ve cattolica. Diana è infatti la richia-velazione di tutto ciò, con la sua fisionomia a metà tra una Maddalena penitente o una Madonna accorata sul corpo esanime del Figlio tratto giù dalla croce e l’esempio della statuaria antica studiata e ri-studiata in tutte le sue forme da Annibale, dal fratello Ago-stino e dagli scolari.

E poi c’è Endimione, un’ottima riuscita pittorica del Fau-no Barberini e così bell’esempio di tutte quelle figure addor-mentate che erano state di certo viste dai pittori come, per esempio, l’Arianna dei Vaticani o, ancora meglio, il rilievo di epoca adrianea con l’Endimione addormentato dei Musei Capitolini.

La storia è doppiamente romantica perché il sonno di En-dimione è buono, ristoratore e clemente. Salva l’uomo dal-l’invecchiamento e lo sottrae al destino a cui tutti siamo con-dannati. Un destino evidentemente considerato insopporta-bile dagli antichi che, se da un lato rispettavano i vecchi sile-ni, ammiravano la saggezza del vecchio Socrate o la fedeltà del vecchissimo Argo, non potevano tollerare l’idea di sfiori-re, di perdere la forza e la desiderabilità che si ha quando si è giovani.

Eppure, la storia di Endimione è anche triste. L’uomo non farà nessuna esperienza, non sperimenterà il mondo fuori dall’Elide, non continuerà a far pascolare le sue pecore e non conoscerà la sua discendenza. Eh sì, proprio così, perché dal-l’unione con Diana nasceranno ben cinquanta figlie!

Si sente spesso dire che l’unico modo per sconfiggere la morte è avere dei figli, se così fosse Endimione l’avrebbe vin-ta due volte: salvandosi dalla vecchiaia per volere divino e procreando con molta più ambizione della maggior parte de-gli uomini

BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO

• Ginzburg S. La Galleria Farnese. Milano: Mondadori Electa, 2008.

• Ferrari A. Dizionario di Mitologia. Torino: UTET, 1999. • Keats J. Endymion. 1817, Book 1, vv. 1-5.

• Ovidio. Le Metamorfosi. Milano: BUR Biblioteca Universale Rizzoli, 1994.

• Platone. Simposio. Torino: Einaudi, 2014. Annibale e Agostino Carracci,

Diana ed Endimione (part.), 1589-1600.

Roma, Galleria Farnese

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