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BibliotEconomia: attività e passività culturali: 16° Seminario Angela Vinay, Venezia, Palazzo Querini Stampalia, 7-8 ottobre 2005

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BibliotEconomia: attività e passività culturali: 16° Seminario Angela Vinay, Venezia, Palazzo Queri-ni Stampalia, 7-8 ottobre 2005, a cura di Chiara Rabitti. Venezia: Fondazione QueriQueri-ni Stampalia, stam-pa 2006. 99 p. (Collana Queriniana; 32). Anche: http://www.aib.it/aib/sezioni/veneto/vinay16.htm.

Attività e passività sono parole dell’economia, ma anche della cultura. Attività può rife-rirsi dunque sia alla situazione finanziaria delle istituzioni culturali sia alle modalità con cui esse comunicano il loro patrimonio. Allo stesso modo, passività è una componente del bilancio delle istituzioni stesse e insieme un attributo della situazione in cui esse ope-rano. Con questa premessa, Chiara Rabitti introduce il tema del 16° Seminario che la Fon-dazione Querini Stampalia, di cui è direttrice, dedica a Angela Vinay.

La lettura “economica” del tema (tipica dei Seminari Vinay, intitolati dal 2000 Biblio-tEconomia) per alcuni relatori è in realtà algebrica, priva di una visione d’insieme della gestione degli istituti culturali e considera l’introduzione dei servizi a pagamento una rispo-sta efficace alla riduzione di risorse. Federico Acerboni, docente dell’Università Ca’ Fosca-ri di Venezia, propone invece di correggere il bilancio delle istituzioni culturali con l’indi-cazione delle «esternalità positive» (tutte le attività economiche indotte nel territorio dalla presenza di attività culturali) e con l’inserimento – tra i proventi » – dei finanziamenti pub-blici, come prezzo attribuito dalla collettività ai servizi culturali. Inoltre egli suggerisce di effettuare la valutazione economica degli istituti culturali con una prospettiva ampia, sia in senso temporale, sia in senso spaziale, considerando gli interessi di tutti gli stakeholders. Anche Celestino Spada, docente dell’Università di Roma “La sapienza” e redattore della rivista «Economia della cultura», offre un filtro interessante per questa prima chiave di let-tura del tema del seminario. Sulla scorta dei dati provenienti dall’ISTAT e dalla contabilità dello Stato e delle regioni relativi alla spesa per i beni e per le attività culturali egli mostra come negli anni Novanta la spesa pubblica per la cultura sia aumentata più di quella privata e di quella degli sponsor. Spada incrina così la diffusa convinzione secondo cui la spesa privata ha il primato nel finanziamento della cultura, e ricolloca il dibattito in una luce più corretta. La seconda interpretazione del tema del seminario – l’analisi delle dinamiche del-l’attività culturale – appare più complessa e contraddittoria. L’opposizione iniziale atti-vo/passivo si riproduce in altri binomi: presente/futuro, cultura di base/cultura speciali-stica, internet/libro, libertà dell’informazione/copyright. L’attività culturale viene intesa da alcuni come servizio culturale, da altri come evento turistico, spettacolo. La “passi-vità” viene tradotta invece come incompetenza, mancanza di risorse o di politiche. Qual-che elemento di superficialità («la cultura e quanto ad essa attiene: l’istruzione e così via», p. 95) si aggiunge a un intermittente incertezza terminologica.

Tuttavia vanno segnalati alcuni contributi (Gian Bruno Ravenni, Area di coordina-mento cultura e sport della regione Toscana e Pier Francesco Ghetti, rettore dell’Univer-sità Ca’ Foscari) che cercano di definire le responsabilità delle istituzioni culturali nella conservazione e nella trasmissione del sapere e delle sue tracce. Si rivelano interessanti anche i tentativi di tracciare i confini normativi e strategici delle attività culturali, all’in-terno del triangolo Codice dei beni culturali-Manifesto UNESCO sulle Biblioteche pub-bliche-Linee di politica bibliotecaria per le autonomie.

Complessivamente quindi se da un lato la frammentazione dei contenuti riflette l’eteroge-neità dei relatori e delle loro competenze, dall’altro si rivela un’operazione preliminare alla costru-zione di nuove politiche culturali in cui biblioteche, archivi e musei condividano orientamen-ti e risorse pur nella diversità delle competenze. Le contraddizioni generate nel corso del dibatorientamen-tito non trovano qui una soluzione teorica o programmatica. Piuttosto costituiscono l’eredità del seminario successivo, che non a caso si intitolerà Conservare il futuro.

Anna Vaglio Biblioteca dell’Università Bocconi, Milano

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