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Le curiosit dell'etimo in ferrovia

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Academic year: 2021

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(1)Le curiosità dell'etimologia In ferrovia Carmela Tadaldi-Cisto. Binario: dal latino binàrius, formato sul numerale distributivo bini, "a due a due"; quindi: "composto di due elementi". Cremagliera: vocabolo di estrazione francese: crémaillère, "catena del camino". Come questa catena tiene sospeso il paiolo sul focolare, così la speciale rotaia dentata sostiene le vetture, in un certo tipo di ferrovia adatto per ripide pendenze. Decauville: questa è parola francese, ma comunemente usata in tutto il mondo per indicare una piccola ferrovia a scartamento ridotto per trasporti di materiali e anche di persone, soprattutto nei cantieri edili e stradali. Prende il nome dall'industriale francese che la ideò e che per primo la usò: Paul Decauville, vissuto dal 1846 al 1992. Facchino: adesso nelle stazioni vuol essere definito ufficialmente "portabagagli", ma chi lo invoca a voce alta dice pur sempre «facchino!». Né del resto è la parola ignobile, «faquin», a sua volta derivato da un termine facque, che probabilmente equivaleva a "sacco"; propriamente, "portatore di sacchi". Funicolare: è un sistema di trazione per il trasporto di persone per mezzo di funi, sul suolo e su rotaie, allo scopo di superare forti pendenze. Spesso si fa confusione tra funicolare e funivia: quest'ultima non ha rotaie, non corre sul suolo, ma ha come "via" una "fune" sospesa a dei piloni, sulla quale sono agganciati delle cabine o dei carrelli o anche semplici sediole (e in questi casi si parla più propriamente di seggiovia). Galleria: nel latino medievale era detto galilaea un porticato o atrio a volta davanti a chiesa o abbazia (c'è chi fa derivare il vocabolo proprio dalla Galilea, la regione della Terrasanta dove nacque Gesù); il nome è a noi ritornato nell'attuale significato attraverso il francese galerie. Per la galleria ferroviaria c'è chi dice tunnel, voce inglese derivata da un tonnel, che nel francese antico significava "botte" (per la forma). Passaggio a livello: cioé un passaggio che è a livello stradale, un passaggio pedonale, dove i binari della ferrovia corrono allo stesso livello del piano della strada che li attraversa. Pensilina: collegato con l'aggettivo pènsile: infatti è una tettoia che sta sopra le teste dei viaggiatori, sospesa su colonne o altri sostegni. Rotaia: evidente il collegamento con rota, cioé "ruota". Normale il suffisso -aia (come fungaia da fungo, risaia da riso, occhiaia da occhio, eccetera). Scartamento: dal francese écartement, e questo dal verbo écarter, nel significato di "separare, allontanare", donde anche l'italiano scartare. Scartamento come termine ferroviario si riferisce alla distanza che intercorre tra le due rotaie, coerentemente al significato del verbo francese da cui deriva. Semaforo: i semafori sono alla base del traffico ferroviario; noi pedoni o automobilisti ci occupiamo piuttosto dei semafori stradali, ma la funzione di questi preziosi regolatori del traffico non cambia: quella di segnalare se la via è libera o no, se si può passare o no. Infatti il nome, che abbiamo modellato sul francese sémaphore, è composto di due parole greche: sêma, che vuol dire "segno" e -phoros, "portatore" dal verbo phéro, "io porto": in altre parole il termine vale alla lettera "portatore di segni, di segnali": di quei segnali che se non vengono rispettati portano al disastro..

(2) Stazione: "luogo di fermata", dal latino stàtio, stationis, derivato da stare, "stare, fermarsi". Tender: non è parola italiana, bensì inglese, nella qual lingua designa chi ha funzione di assistente, di aiutante. E' infatti il carro ferroviario che si annette alla locomotiva a vapore con funzione di vettura di scorta (contiene infatti il carbone per alimentare la fornace). In italiano si chiama "carro-scorta". Treno: è lo stesso di "traino", cioé corteggio, seguito di persone o di cose: in particolare di carrozze. Appunto come séguito di vetture ferroviarie, dall'analogo vocabolo francese train, è venuto il termine nell'uso oggi prevalentemente di convoglio ferroviario. Tram: parola inglese.Veicolo a trazione elettrica per il trasporto di passeggeri, circolante su rotaie. I vocaboli dell'automobilista Benzina: da benzoino (attraverso il francese benzine) e quello a sua volta dall'arabo ban Giawi, cioé "incenso di giava", come gli arabi definivano una rèsina profumata e medicamentosa, estratta da una pianta che era coltivata in particolare nell'isola di Giava. L'odore catarreristico dell'idrocarburo liquido, che doveva avere tanta importanza con l'avvento dei motori a scoppio, richiamò l'idea di quella vecchia rèsina aromatica, già nota fin dal Medioevo. Berlina: ai tempi della trazione a cavalli, si riferiva a un tipo di vettura di lusso, venuta di moda alla fine del seicento, così chiamata perché le prime furono fabbricate a Berlino. I moderni carrozzieri hanno adottato il termine per un tipo di automobile elegante. Box: inglese: "scatola"; nome collegato a sua volta con bosso, cioé legno. Dall'idea della scatola è derivata quella del compartimento, della suddivisione mediante tramezze di un locale; quindi reparto di una scuderia per l'alloggio dei cavalli; o di un pianoterra o seminterrato da utilizzare come rimessa per automobile. Calandra: è, come più o meno tutti sappiamo, la parte anteriore verticale che nelle automobili a carrozzeria aerodinamica protegge il radiatore e il motore retrostanti. Oggi essa prende forme quanto mai svariate, ma in origine era costituita da una serie di piccoli tubi cromati, disposti l'uno sotto l'altro in modo da formare un graticolato. Con ogni probabilità il nome di calandra le fu dato per la somiglianza con la calandra meccanica, cioé quella macchina utènsile costiuita di una serie di cilindri rotanti e aderenti tra loro, destinati a stendere, a comprimere, a lisciare una materia dura ma d^cedevole, riducendola in fogli iù o meno sottili. Il nome deriva dal francese calandre, che probabilmente discende da un latino popolare colindra, plurale neutro del latino classico cylindrum, "cilindro". Cappotta: dal francese capotte, cioé "copertura" (collegato con cappa, come del resto cappotto, che copre la persona, e cappello, che copre la testa; così la cappotta copre la macchina). Còfano: in latino còphinus è la "cesta" (come anche il greco kóphinos), ma ormai per l'automobilista è quella parte della carrozzeria che copre il motore. Cruscotto: nei mulini era il riparo che impediva alla crusca di finire addosso ai lavoranti; il vocabolo è stato poi adottato anche dagli automobilisti, per definire quel pannello che separa il guidatore dagli strumenti della cabina..

(3) Limousine: veramente potremmo dire benissimo all'italiana limosina, cioé della città di Limoges in Francia, o del Limosino, regione storica della Francia occidentale; ma il linguaggio tecnico ha ormai affermato il termine francese. Limousine è il nome generico dell'automobile coperta, il tipo più comune di carrozzeria. Che cosa c'entra la regione di Limoges? I francesi chiamano limousine anche un tipo di grossolano mantello impermeabile usato dai pastori di quella regione, che è famosa per l'allevamento di bovini, ovini e suini. Dall'idea del mantello, della copertura ampia fino a terra, venne il nome di limousine all'automobile chiusa, che in origine aveva invece la cappotta ribaltabile. Panna: c'è chi dice panne alla francese, non volendosi confondere con la "panna" del latte; eppure la derivazione è pur sempre da un vocabolo panna collegato con panno. La locuzione marinaresca "mettere la nave a", cioé di porre il "panno" della velatura in modo che il veliero resti fermo, è passata all'automobilismo: una macchina ferma a mezza strada per un guasto è come una nave "in panna" in mezzo al mare. Pneumatico: in greco pnêuma, "soffio"; l'aggettivo pneumatico, trasformato poi in sostantivo nella terminologia ciclistica, motociclistica e automobilistica, viene appunto da quell'aria in pressione, che si "soffia" dentro mediante pompa o altro attrezzo. Rodaggio: in francese rodage deriva da un verbo roder, che è poi il nostro "rodere". Questo verbo dà l'idea di "levigare per attrito" i vari pezzi di una macchina, che, a contatto tra loro, si assestano con l'uso e funzionano a dovere..

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