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Le prime fonti documentarie relative ad una sorgente che serviva l’area del Portus Pisanus romano e nel Medioevo quella di Porto Pisano, risalgono al XIII secolo.

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CAPITOLO III

Acquedotto e fontane

Le prime fonti documentarie relative ad una sorgente che serviva l’area del Portus Pisanus romano e nel Medioevo quella di Porto Pisano, risalgono al XIII secolo.

Si trattava della sorgente di S. Stefano ai Lupi che tramite un condotto portava l’acqua potabile in città

1

.

L’accrescimento di Livorno da Castrum a Curtis Liburni nel medioevo determinò un sensibile incremento demografico causando un crescente fabbisogno di acqua potabile. Allora l’approvvigionamento avveniva principalmente dalla raccolta dell’acqua piovana in apposite cisterne ricavate negli abitati e dall’acqua emunta nei pozzi nelle immediate vicinanze dell’abitato. Nel 1421 il Castrum Liburni contava circa 1.200 abitanti e poiché il fabbisogno era cresciuto ulteriormente si sopperiva alla mancanza di acqua potabile prelevandola da sorgenti ancora più lontane e trasportandola per mezzo degli acquajoli

2

. Sotto Francesco I dè Medici

3

fu realizzato il primo acquedotto di Livorno, che allacciava la Fonte del Riseccoli con l’abitato ed aveva una portata di circa 30 barili l’ora

4

. Questo condotto approvvigionava i lavatoi pubblici, la Fonte del Villano e la Fonte Reale. La polla era ubicata presso il Cisternone e correva in un cunicolo interrato. Alcuni resti di questo acquedotto e della Fonte del Riseccoli furono rinvenuti durante gli scavi per la realizzazione delle fondamenta dell’attuale Cisternone.

1 Tracce di antichi impianti idraulici romani sono stati ritrovati nei pressi della Fortezza Vecchia.

2 Gli acquajoli erano persone adibite esclusivamente al trasporto e alla distribuzione dell’acqua.

3 Francesco I dé Medici Granduca di Toscana dal 1574 al 1587.

4 Un barile d’acqua corrispondeva mediamente a circa 45,5-46 litri d’acqua.

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Agli inizi del XVII secolo a seguito della costruzione dei fossi (1601-1607), furono interrotte numerose falde freatiche e si manifestò la salinizzazione di numerosi pozzi situati all’interno della città. Per rimediare a tale inconveniente si cercarono sorgenti più lontane e la scelta cadde su quelle di Limone del Monte la Poggia. Il Granduca Ferdinando I ordinò la immediata costruzione di un nuovo acquedotto che entrò in attività nel 1611 e prese il nome di Acquedotto di Limone o delle Vigne. Dal momento che l’acqua potabile proveniente dalle sorgenti di Limone poteva bastare per una popolazione solo di 8.000 persone, quante ne contava Livorno nel 1645, nuovi problemi di approvvigionamento si manifestarono cinquant’anni dopo quando la città racchiudeva tra le sue mura ben 11.300 abitanti. Nonostante l’aggiunta di nuove sorgenti all’Acquedotto di Limone, l’acqua era sempre insufficiente, e nulla cambiava nonostante il continuo trasporto da parte degli acquajoli di botti piene d’acqua in città e la costruzione di nuovi pozzi e cisterne; anzi proprio a causa dell’aumento del consumo di acqua piovana conservate nelle cisterne dei palazzi nel 1762 ci furono numerosi casi di febbre infettiva

5

. Qualche anno dopo fu proposto al Sovrano Ferdinando III la relazione dell’Ingegnere Salvetti

6

che prevedeva la realizzazione di un nuovo acquedotto.

L'Acquedotto Leopoldino, noto anche col nome di Acquedotto di Colognole rappresenta una delle principali opere pubbliche realizzate a Livorno nell'Ottocento. I lavori, affidati all'ingegner Giuseppe Salvetti, furono avviati nel 1793 e subirono diverse interruzioni a causa dell'instabilità politica del Granducato di Toscana.

5 CAULI L.- MAZZANTI R.- TADDEI M., 2006, p.56.

6 Ferdinando III con motuproprio del 7 novembre 1792, ordinò che ponessero mano all’opera dell’Acquedotto.

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Pasquale Poccianti, sotto il Granducato di Leopoldo II eseguì le opere più importanti, tra cui i tre monumentali serbatoi disposti lungo il percorso delle condotte.

Il tracciato, originandosi dalle Sorgenti di Colognole, raggiunge la città di Livorno con un percorso di diciotto chilometri. L'acquedotto, in pietra, attraversa le suggestive colline alle spalle della città per mezzo di gallerie ed arcate; nel tratto livornese, oltre ai citati serbatoi, di notevole interessere architettonico ed ingegneristico sono le grandi arcate che si ergono presso il Cisternino di Pian di Rota, lungo la Via delle Sorgenti.

Entrò parzialmente in funzione nel 1816 e fu interessato da

continue opere di ampliamento su progetto e sotto la guida

dell’Ingegnere Pasquale Poccianti, succeduto al Salvetti, e completata

nel 1842 anno in cui vi fu la vera inaugurazione dell’Acquedotto di

Colognole.

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120 3.1 Le fontane

Nel maggio del 1827 Pasquale Poccianti traccia a Paolo Garzoni Venturi

7

, Governatore di Livorno, il programma delle future opere dell’acquedotto: enumera diciotto fontane per la città e nove per i sobborghi.

Nella sua relazione

8

il Poccianti si richiama all’idea del comodo per la popolazione, ma non manca di ricordare anche il valore di abbellimento che le fontane, di differente forma, potranno avere. In realtà a tale data egli non traduce le sue idee in una precisa idea progettuale. Rimangono una serie di studi, riferibili, con ragionevole certezza, alle fontane per Livorno, di cui alcune presumibilmente destinate alle logge di Piazza Grande

9

. Risolte in forma di monumento celebrativo, le fontane qui descritte dimostrano una facilità d’invenzione. Varianti, per lo più di uno stesso modello (un ipotetico monumento al principe) esse assemblano elementi codificati del linguaggio neoclassico: il cubo, il basamento circolare che diventa scalinata, l’apertura semicircolare da cui scaturisce il getto d’acqua, il bugnato, la colonna.

7 Governatore civile di Livorno dal 1823 al 1835.

8 ASL, “Deputazione sugli Acquedotti” 22, P. Poccianti, Relazione e perizia generale dei lavori per il compimento dell’opera, Art. 1, 30 aprile 1827 in cui indicava il tracciato dei condotti lungo le vie cittadine e la posizione delle fonti.

9 Si parla di due nuovi fonti: una presso le Logge Strambi e un’altra nella Piazzetta della Dogana.

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Figura 43: Studio di una fontana per Livorno.

(Matteoni D., 2001, p. 52).

Figura 44: Studio di una fontana per Livorno.

(Matteoni D., 2001, p. 52).

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Figura 45: Studio di una fontana, da erigere davanti alle Logge di Piazza Grande a Livorno.

(Matteoni D., 2001, p. 53).

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Le fontane progettate dal Poccianti avrebbero rifornito in maniera adeguata i vasti sobborghi nati dall’espansione della città fuori dalle mura buontalentiane. Il progetto comprendeva oltre alla fonte della Pina d’Oro (già esistente)

10

, la costruzione di una fonte nella piazza d’Arme fuori Porta a Pisa, cioè in Piazza Garibaldi, e di altre sei, pensate all’incrocio delle strade dei borghi con la linea delle guglie, fra le quali quella da erigere alla fine del Borgo Reale (Fonte Del Gigante), e un’ultima nell’altra Piazza d’Arme della città, fuori porta dei Cappuccini.

Con la loro presenza, queste fonti rendevano sicuramente più belli e caratteristici vari punti della città, ma il loro aspetto ci è oggi per lo più sconosciuto. Infatti, fra le carte relative alla costruzione dell’acquedotto cittadino che ancora si conservano, solamente undici disegni raffigurano fontane monumentali e possono con molta probabilità essere considerati come i progetti elaborati per la costruzione di alcune delle fonti previste dal Poccianti.

10 DINELLI L., 2003, p. 234.

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124 3.1.1 Fontane del Tacca

Ubicazione: Piazza Colonella Data: 1630 c.

Le fontane più note dal punto di vista storico sono sicuramente le due fontane del Tacca oggi in Piazza Colonnella. Nel 1626 la proposta del Tacca di finire il monumento dei Quattro Mori con due fonti venne accolta con favore dalla corte medicea.

Pietro Tacca, dopo aver liberato la fantasia nelle invenzioni delle vasche zoomorfe e nei tritoni della parte superiore, inserisce nella base, per collegare i mascheroni di scarico, festoni sì decorativi, ma così ricchi di realistici animali marini da sembrare appena scaricati dalle barche dei pescatori ai piedi del monumento mediceo.

La rappresentazione naturalistica degli elementi marini (conchiglie, pesci, mostri immaginari, ghirlande con crostacei e alghe, mascheroni), usciva dai canoni della tradizionale simbologia marittima e fluviale, inserendosi nello stile "grottesco", in voga nel secolo XVII).

Nella lettura del monumento e delle fontane, si nota l’esistenza di

due momenti contrastanti, uno dinamico e l’altro statico: nel

monumento a Ferdinando il movimento elicoidale ed ascendente dei

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quattro prigionieri, si oppone alla fermezza del granduca che il Bandini rappresentò con lo sguardo sicuro e fermo lanciato verso le vele della sua flotta.

Nelle due fonti, dopo aver ammirato le nature morte dei festoni, si vede in alto la lotta fra i tritoni e le due valze zoomorfe: i primi dilatano le guance e gli occhi soffiando acqua verso quei mostruosi esseri che sono i bacini bronzei, pronti a loro volta, a rispondere con le stesse armi. L’irreale duello si risolve con lo scontrarsi nell’aria dei getti dell’acqua soffiati dalle bocche mostruose.

Il Provveditore Generale delle Fortezze e delle Fabbriche di Livorno, Andrea Arrighetti, si oppose alla originaria destinazione delle fonti e così rimasero dimenticate per lungo tempo fino alla loro collocazione in Piazza SS. Annunziata a Firenze.

Le fontane di Piazza Colonella a Livorno, sono quindi una fedele copia in bronzo di quelle del Tacca realizzate tra il 1963 ed il 1965 dalla fonderia Marinelli di Firenze

11

. E’ la stessa città di Firenze che commissiona le copie a questa fonderia dalla lunga tradizione artistica, per farne omaggio a Livorno, che così dopo lungo tempo riceve se non gli originali (rimasti in città per volere di Ferdinando II, ammirato per la grande opera) almeno le copie sottoposte negli ultimi anni ’90 ad un restauro conservativo attuato dall’ASA Livorno (Azienda Servizi Ambientali Spa).

11 Comune di Livorno, Relazione Tecnica 1999, Arch. Carmina Valentino.

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126

Figura 46: Anonimo del XVIII sec. Due studi da una delle due fontane di Piazza della Santissima Annunziata a Firenze.

Firenze, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, n. 1410.

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Figura 47: Fontana del Tacca a Firenze in Piazza SS. Annunziata.

Figura 48: Copia della Fontana del Tacca a Livorno.

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Figura 49: Fonte del Tacca a Livorno con particolari.

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129 3.1.2 Fonte del Gigante

Ubicazione: giardino pubblico del Parterre Data: 1830 c.

Figura 50: Adolfo Belimbau, Una fonte a Livorno, 1888.

Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Palazzo Pitti, Firenze.

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La scena rappresentata da Adolfo Belimbau in questo dipinto con un gruppo di donne affaccendate intorno ai getti dell’acqua, mostra in primo piano la parte inferiore della fonte del Gigante un tempo posta fra via Garibaldi e via Galilei. La fonte fu progettata dall’architetto Pasquale Poccianti e faceva parte insieme ad altre otto fontane del sistema di distribuzione nelle periferie cittadine delle acque del nuovo acquedotto di Colognole.

La storia della costruzione della Fonte del Gigante

12

, detta anche di Borgo Reale, inizia l’11 Maggio del 1832 quando la Deputazione degli Acquedotti richiese all’amministrazione cittadina l’avvio dei relativi lavori

13

. Poiché il progetto prevedeva la collocazione della fonte dal lato della strada dove era situato il Cimitero ebraico, il Gonfaloniere si rivolse ai Massari della Deputazione Israelitica per domandare una piccola parte del terreno del Cimitero di via del Corallo

14

. La decisione presa qualche giorno dopo dalla comunità israelitica non fu però favorevole e la fonte dovette essere collocata nella sede stradale.

I lavori iniziarono qualche anno più tardi e sono brevemente descritti dal Poccianti nelle sue annuali relazioni tecniche riguardanti l’acquedotto cittadino. Iniziati il 21 Agosto 1837, gli interventi per dotare il Borgo Reale della sua Fonte monumentale proseguirono poi, ed ebbero termine, nell’anno seguente

15

.

La statua in marmo da collocare sulla sommità della colonna venne commissionata nell’Aprile del 1838 alla ditta Giacinto Micali, importante negozio di oggetti d’arte che aveva sede in via Ferdinanda, oggi via Grande

16

.

12 Il toponimo “del Gigante” veniva preso dalla zona posta a Nord di Livorno.

13 ARRIGHI I., 1992, p.76.

14 ASL, Comunità n.358. Lettera del Gonfaloniere ai Massari della Deputazione Israelitica del 13 Maggio del 1832.

15 ASL, Deputazione sugli Acquedotti 1838, n.26.

16 ASL, Deputazione sugli Acquedotti 1838, mandato di pagamento n.72.

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La struttura della fonte, che ricalcava le forme neoclassiche era a pianta circolare e si erigeva dal piano della strada dapprima con due bassi scalini e quindi con una base più alta che serviva per posare le brocche ed i vasi. Come ornamento, sopra questi primi elementi realizzati in pietra, era posta un’alta colonna in marmo arricchita da eleganti ornati e sormontata da una statua femminile anch’essa scolpita nel marmo

17

.

Fortunatamente gran parte della fonte si è potuta conservare ed oggi si trova all’ingresso del giardino pubblico del Parterre collocata al centro di una piccola vasca circondata da un’aiuola fiorita. Perduta solamente la parte inferiore in pietra, la fonte presenta ancora adesso perfettamente funzionanti i getti che sgorgano da due piccoli mascheroni. L’alta colonna è adornata sia alla base che alla sommità da foglie d’acanto contrapposte e di valve di conchiglia; nella parte centrale è fregiata da delfini con le code rivolte verso l’alto intrecciate fra loro alternati ad una palmetta che poggia su di una valva di conchiglia. Il susseguirsi dei delfini definisce altresì la colonna in due parti; quella superiore reca in altorilievo una cornucopia, un’ancora ed un caduceo intrecciati ad un doppio nastro, mentre nell’inferiore è su due righe incisa l’iscrizione:

LEOPOLDO II Med. Imperante/MDCCCXXXVIII.

La statua raffigura una giovinetta che sorregge con la mano destra una piccola ciotola. Gli elementi dell’ornato e gli attributi della giovane confermano l’identificazione della figura femminile in Igea,

17A proposito dell’acquisto di marmi per le fonti, bisogna ricordare come il Poccianti si preoccupasse di procurare l’acquisto tramite la Deputazione delle imposte delle porte cittadine destinate dopo il 1834 alla demolizione. In particolare si trattava della Porta a Pisa, della Porta ai Cappuccini e della Porta a Colonella. Conservati presso i magazzini di San Marco, proprietà dello scrittoio delle RR. Fabbriche, i marmi furono in parte venduti in cambio di marmi greggi. Vedi ASL, “Deputazione sugli Acquedotti”, 17.

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figlia di Esculapio e dea della salute; la fonte per questo motivo talvolta viene indicata anche come Fonte Igea

18

.

Figura 51: La Fonte Igea oggi.

18 ASL, Comunità, Serie 6, n.1.

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RIFERIMENTI DOCUMENTALI

 “Illumi Signor Sindaco e Componenti la Giunta Municipale di Livorno.

Caterina Poli proprietaria dello stabile segnato al n.22 in questa Via Garibaldi facendo cantonata con la Via Palestro, serva devotissima della SS. VV. Illume riverentemente espone:

Che rimanendo il suddetto stabile troppo a contatto della Fonte detta del Gigante, ne consegue che i fondi terreni e molti dei piani superiori di quello stabile restano la maggior parte dell’anno imprigionati (…..) moleste che rendono agli inquilini gli accorrenti alla fonte stessa dalle prime ore del mattino a quelle tarde della sera. Che avendo il Municipio rimosso le maggior parti delle fonti pubbliche che restavano nei miglior centri della città onde metterli in luoghi più appartati, la esponente si è decisa avanzare la presente istanza alle SS.VV. Illume affinchè preso in esame il giusto esposto, venga ordinata anche la remozione della fonte suddetta, che a favore di molte persone, con non molta spesa potrebbe essere trasferita sul vicino vicolo delle rimesse di faccia all’asilo Graban nella Via dei Riseccoli.

Gioia all’esponente fare osservare che se la elogiabile amministrazione comunale è stata sollecitata di fare eseguire la traslocazione di molte fonti per togliere dai centri più frequentati gli scandali che in gran quantità vi succedevano, giustizia vorrebbe che ciò fosse fatto anche per quelle fonti che recano grave danno, come quella di cui si è parlato, agli effetti dei cittadini, che sono soggetti al pagamento delle dovute tasse. Che è quanto rispettosamente domanda. Livorno li 8 agosto 1876”

19

.

19 CLAS, 1876, Affare n.72.

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Figura 52: Progetto della Fonte Igea con scala.

ASL, Comune Post-Unitario serie 6, n.1.

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135 3.1.3 Fonte Guglia

Ubicazione: Piazza Mazzini Data:1832

Nel luglio del 1832 la progettazione del Campo di Marte nella zona del lungomare dovette armonizzarsi con la realizzazione della Fonte Guglia.

Pasquale Poccianti, (allora direttore della Deputazione degli

Acquedotti), chiese infatti indicazione al collega Cambray Digny su

come avesse potuto procedere alla collocazione della fonte senza

arrecare intralcio alla progettazione della Piazza d’Armi ed il direttore

dello Scrittoio inviò al collega una lettera descrittiva ed una

planimetria che illustrava il progetto, non ancora definitivo, del nuovo

campo per le esercitazioni militari. La soluzione concordata fra i due

tecnici comportò la collocazione della nuova fontana nel punto dove

(20)

136

precedentemente era stato stabilito l’ingresso meridionale del campo di esercitazione

20

.

In questa posizione fu posto l’alto obelisco in pietra che, secondo un canone architettonico comune in tutti i progetti relativi alle fonti cittadine volute dal Poccianti, costituiva l’ornamento della fonte.

Figura 53: Pianta della Nuova Piazza d’Armi per l’Esercizio della Guarnigione di Livorno, con la localizzazione della fonte sulla sinistra;

1832-33. “Nuovi Studi Livornesi” Vol. X 2007, p.345.

20 I lavori di costruzione della fonte ebbero inizio nell’agosto del 1832 e si protrassero almeno fino al febbraio dell’anno seguente. La fonte cessò la sua funzione allorquando l’Amministrazione comunale approvò il riordino delle fonti cittadine oramai inadeguate ai crescenti bisogni della popolazione. La fonte in piazza Mazzini era già abbandonata nel 1892.

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Figura 54: Piazza Mazzini con la fonte Guglia.

Cartolina del 18 agosto 1888.

(Livorno, Biblioteca Labronica, Album Pelosini n.11).

Figura 55: Piazza Mazzini oggi.

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RIFERIMENTI DOCUMENTALI

 Costruzione di diciotto fontane da porsi nella città e porto di Livorno

“La spesa necessaria per la costruzione delle piccole fabbriche di dette fontane non può indicarsi con precisione atteso che ognuna di esse esige un disegno diverso diversa essendo l’altezza dello sgorgo delle acque. Una parte di esse venendo situate in luoghi rispettabili esigono di avere delle forme, che servono a decorarle anziché a deturparle. In altre posson bastare dei piccoli recipienti con un getto distinto dai quali possano empirsi con maggior sollecitudine e vasi più grandi.

Considerando pertanto il lavoro che può occorrervi in genere, tanto nell’opere murate, nei pietrami, nelle pile, canne di piombo, chiavi di bronzo, sfiatatoi, fognoli per lo scolo delle acque di sfiato per trasportarle nelle fogne prossime sotto le strade, giudico che non posso spendersi l’una per l’altra una minor somma di lire 2600 per ciascuna ed in tutto Lire 46.800”

21

.

 Sulla Istanza degli Acquajoli della Fonte dell’Origine.

“Gli acquajoli che frequentano la Fonte dell’Origine con l’acclusa Istanza, Atti n.5725, dicono che non sanno quale sia il motivo che tutte le fonti della città gettano regolarmente, e che a quella dell’Origine debbano sempre sospirare l’acqua e chiedono che ne sia loro data maggior quantità. Il sottoscritto incaricato di referire in proposito non può a meno di fare osservare l’inesatto delle cose esposte.

La Fonte dell’Origine anziché avere in getto di acqua da fare sospirare, ha un getto che è minore a poche, e maggiore a molte altre fonti della città. E’ vero che in passato aveva un getto al quanto più abbondante di quello cui sia stato ridotto attualmente, ma ciò non toglie, come sarà detto in appresso che non sia sempre un getto abbondante inferiore a poche soltanto e maggiore a molte altre delle fonti della città.

21 ASL, Comunità Post-Unitario, Busta 14.

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Elenco della portata dell’acqua nelle fonti della città:

Fonte dell’Origine: due getti uno di metri cubi 1,16, l’altro di metri cubi 1,24.

Detta della Città: identica alla precedente.

Detta dei Cappuccini: due getti uno di 1,35 e l’altro di 2,4.

Fonte di Piazza Mazzini: due getti uno di 3,3, l’altro di 4.

Detta del Gigante: due getti uno di 1,18 e l’altro di 1,22.

Detta del Pontino: un getto solo di 1,27.

Detta dei Lavatoi di Venezia: un getto solo 1,30.

Detta della Pina d’Oro: quattro getti uno di 1,10, uno 1,11, uno 1,15, uno 1,25.

Detta della Latrina del Pantalone: due getti 1,15, uno 1,20.

Detta dei Lavatoi: un getto solo di 1,29.

Detta dei Domenicani: due getti uno di 1,22, uno di1,28.

Detta di Venezia: due getti uno di 2,17, uno di 2,23.

Detta della Piazza del Bertolla: due getti uno 1,35, uno 1,28.

Detta del Villano: un getto 1.

Detta dei Mori in Darsena: due getti uno 1,13, uno 1,16.

Detta della Sassaia: un getto 2,44.

Detta della Via Serristori: tre getti uno 1,17, uno 1,16, uno 1,19.

Detta della Piazza della Fortezza Nuova: un getto solo 1,16.

Detta de San Giovanni Nepomuceno: due getti uno 1,34, uno 1,30.

Nuova Fonte del Porto : un getto solo 1,41.

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Ne può dirsi che la portata delle descritte fonti sia limitata, poiché tutte in complesso sono capaci di erogare in ore 14, 100? litri di acqua, mentre il consumo della città in ore 24 in media nel corso dell’anno dedotte le caserme i pubblici lavatoi ed altri stabilimenti che hanno acqua direttamente senza bisogno di ricorrere alle fonti pubbliche, non è maggiore di metri cubi 6,50. Il Direttore Matteini”

22

.

Figura 56: Progetto per una fonte nei pressi del Cisternone.

CLAS 1876, n.72.

22 CLAS 1876, n.72.

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 Sulla protesta con la quale il Sig. Dario Terreni si oppone alla collocazione di una nuova fonte che esso suppone possa essere collocata presso il Vicolo San Vincenzo.

Il Signor Dario Terreni in proprio e nei nomi, con l’acclusa protesta d’usciere, Atti n.5066, diffida il Municipio a situare sopra una Piazzetta di sua proprietà presso il Vicolo San Vincenzo, una fonte pubblica, che egli suppone possa essere collocata e si protesta per la rifusione di tutti i danni che, verificandosi ciò, potrebbero avvenirne alla sua proprietà. Il concetto di collocare ivi una fonte pubblica fu soltanto ventilata allorquando nello studiare i mezzi più adatti per aumentare l’acqua alla popolazione di S. Jacopo in Acqua Viva, tra gli altri venne ideato anche quello di sopprimere la Fonte di Piazza Mazzini, ed in sua vece collocarne una nuova nella piazzetta compresa tra il vicolo San Vincenzo e la Via del Convento. Questo concetto fu però abbandonato quasi contemporaneamente al suo presentarsi poiché l’autorità Municipale non trovò né conveniente, né opportuno sopprimere la fonte in Piazza Mazzini.

Ciò premesso occorre rettificare un equivoco nel quale sia caduto il Signor Terreni ed è che non tutta la Piazzetta compresa tra Via del Convento ed il vicolo San Vincenzo è di sua proprietà, ma sebbene una porzione soltanto, spettando l’altra porzione al Comune, e sopra questa porzione la fonte avrebbe potuto comodamente situarsi. Ciò risulta assai chiaro da analoghi riscontri fatti sulle mappe e campioni catastali di questo Comune. Per dare una idea del come stanno le cose il sottoscritto unisce qui una pianta della località. L’area della porzione della Piazzetta, spettante al Sig. Terreni che sarebbe quella che, nella detta pianta è distinta con il colore rosso. Fra quest’area e lo stabile affino vi sarebbe stato spazio più che sufficiente per collocarvi comodamente una fonte senza che il passo pubblico potesse essere impedito, ed il preciso punto nel quale la fonte presumibilmente, nel concetto sopra espresso avrebbe potuto collocarsi sarebbe il punto A.

Dalle cose premesse pertanto ritiene il sottoscritto che la protesta della

quale trattasi non ha ragioni sufficienti per sostenersi, e quindi che dal

Municipio non può essere presa in considerazione. Livorno 14 Giugno

1876 Matteini.

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Figura 57: Pianta della località proposta all’erezione di una fonte nei pressi della proprietà del Signor Dario Terreni. La fonte è indicata con la lettera A al centro del progetto.

ASL, Comune Post-Unitario, Busta 6 n.1.

 “Concessione di un getto di acqua potabile nel cantiere dei fratelli Orlando 16 luglio 1872 veduto l’officio dei Signori fratelli Orlando sotto di primo maggio 1871 concernente la richiesta di derivazione d’acqua dalla pubblica fonte sulla piazza già di Marte, ora Mazzini al cantiere San Rocco per dissetare il grosso numero di operai occupati in quello stabilimento industriale. Il Sindaco”

23

.

23 ASL, Comune Post-Unitario, Busta 6 n.1.

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Figura 58: Vue de la Grande Place de Livorno en Italie, 1820 c..

(Frati P., 2006, p.48).

Sulla destra incisione del 1796, (Frati P., 2006, p.40).

Figura 59: Vedute della Darsena di Livorno.

(Frati P., 2006, p.30). Dietro la cancellata si nota una piccola fonte.

A sinistra una stampa del XVIII sec. (Frati P., 2006, p.40).

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144

Figura 60: Antico porto di Livorno. Fonte del Villano sulla darsena nei pressi del monumento dei Quattro Mori.

(Cauli L.- Mazzanti R.- Taddei M., 2006, copertina).

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

“Livorno ebbe quasi sempre acque potabili di cisterna o di fonte; quella dei pozzi non è molto salubre, sebbene sia migliore in generale di quella dei pozzi di Pisa”.

Piombanti G., Guida storica ed artistica della città e dei dintorni di Livorno, Livorno, Editore Arnaldo Forni, 1873, p.369.

“Sortendo dal Lazzaretto di S. Rocco e continuando lungo il medesimo sulla Piazza di Marte arriverà sulla via di Corso Reale (...). A sinistra osserverà una fontana sormontata da un obelisco di pietra travertina”.

Volpi P., Guida del Forestiere per la città e contorni di Livorno, Livorno, Libreria della Speranza, 1846, p.129.

“Proseguendo per detta strada, troverà a dritta la Palazzetta Ciampi ornata di terrazza e di bell’aspetto, e quindi verrà ad una fontana di pietra serena che resta sull’angolo del Borgo dei Cappuccini”.

Volpi P., Guida del Forestiere per la città e contorni di Livorno, Livorno,

Libreria della Speranza, 1846, p.130.

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“Dal Collegio dei RR.PP. Barnabiti di San Sebastiano ritornando per il Corso Reale il turista osserverà varie ed eleganti palazzette fra le quali la più bella è quella Taddei ornate di statue rappresentanti le quattro stagioni di finissimi ed eleganti intagli ed ornati. Indi troverà alla sua dritta una bella fontana a tre faccie costruita di pietra travertina corredata sugli angoli di colonne di ordine dorico e corrispondente fregio di solida e perfetta costruzione, fatta col disegno del Regio Architetto Cav. P. Poccianti”.

Volpi P., Guida del Forestiere per la città e contorni di Livorno, Livorno, Libreria della Speranza, 1846, p.139.

“Passando per Via del Seminario si perverrà sulla Piazza della Pina d’Oro ove si trova una fonte a quattro getti eretta nel 1816 quando fu dato le acque di Colognole a tutte le fonti di Livorno”.

Volpi P., Guida del Forestiere per la città e contorni di Livorno, Livorno,

Libraria della Speranza, 1846, p.140.

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Figura 61: Fonte posta nei pressi di Piazza Guerrazzi ora scomparsa, 1920 c.. Collezione privata di Roberto Leonardi.

Figura 62: Una fonte in Piazza dei Domenicani ora scomparsa.

Collezione privata di Roberto Leonardi.

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