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Capitolo 1: Generalità botaniche
1.1 La famiglia delle Euphorbiaceae
Il genere Euphorbia appartiene alla famiglia delle Euphorbiaceae.
Le Euphorbiaceae sono una vasta famiglia comprendente circa 300 generi e 8000 specie; da qui la grande complessità per la loro classificazione (Mwine e Van Damme, 2011). La famiglia è per lo più cosmopolita e in maggioranza comprende piante erbacee, ma alcune specialmente nei tropici, si ritrovano sottoforma di arbusti o alberi. Data la grande varietà e diversità molte di esse sono succulente e cactiformi a fusti carnosi, prismatici con stipole spinose che vivono nelle regioni subdesertiche dell’Africa (Treccani, 1956).
La famiglia consiste di specie di grande importanza economica come il Ricinus communis L., Euphorbia pulcherrima Willd. ex Klotzsch. (la comune stella di Natale), Manihot esculenta Crantz, e moltissime altre.
1.2 Il genere
Euphorbia
Si affermava nell’antichità, ed è Plinio che ce ne trasmette la notizia, che la parola “Euphorbia” derivasse dal nome di Euforbio, medico di un re della Mauritania, essendo lo scopritore dei principi venefici contenuti in queste piante. Secondo però i glottologi il nome latino “Euphorbia” trova nel linguaggio ellenico la sua spiegazione nel fatto che le piante appartenenti a questo genere rilasciano un succo latteo caustico e venefico che ebbe un grande uso nella medicina. L’antichità della denominazione “Euphorbia” fu raccolta dai primi precursori botanici del Rinascimento ed il nome venne appropriatamente usato, con valore generico, ancor prima da Linneo, il quale gli diede l’avvallo nel 1735 (Motta, 1960; Mwine e Van Damme, 2011).
Il genere Euphorbia è estremamente numeroso e vario, raggruppa infatti più di 2000 specie diverse di piante che variano tra loro morfologicamente. Sono piante monoiche o, occasionalmente, dioiche, che possono essere erbacee o arbustive, con piante annue, bienni o perenni, di aspetto e portamento assai diverso tra loro, talora anche succulento, molte volte provviste di vasi laticiferi o sinciziali in cui è contenuto
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corrosivo, talvolta assai velenoso. Il latice è un deterrente per gli erbivori che quindi evitano di nutrirsi di queste piante e nell'uomo il contatto con le mucose può provocare infiammazioni molto dolorose. Tale secrezione è assai più abbondante nelle specie arboree tropicali, benché non manchi anche in specie proprie di altre regioni più temperate (Maugini et al., 2006; Motta, 1960).
Hanno foglie talvolta opposte, prevalentemente alterne, in alcune specie verticillate, spesso provviste di stipole con piccole appendici membranacee; sono semplici o variamente composte. I fiori sono unisessuati, in alcuni casi assai ridotti dalla soppressione di alcune parti, principalmente attinomorfi, riuniti in una particolare infiorescenza, il ciazio, simulante un unico fiore bisessuale circondato da brattee basali (Fig 1.1). Questi sono composti da numerosi fiori maschili aclamidi i quali hanno sempre un solo ed unico stame bratteolato, e di un unico fiore femminile centrale pendulo su un lungo pedicello. Questa infiorescenza è avvolta da un involucro pentamero di brattee saldato insieme, i cui lobi sono alternativa a quattro ghiandole formanti altrettanti grossi nettarii marginali; le ghiandole sono esse stesse colorate e lucenti, le brattee molto vistosamente colorate ed hanno funzione vessillare per attirare gli insetti (con l’esempio più tipico che è quello di Euphorbia pulcherrima Willd. ex Klotzsch.), (Fig 1.2). Stili e stimmi sono di varia forma, questi ultimi di solito trifidi. I ciazi sono poi compresi all’interno di infiorescenze composte come spighe, ombrelle o glomeruli. Il frutto è uno schizocarpo, una forma che aprendosi con brusca deiscenza in tre porzioni, ciascuna monocarpellare e monosperma, prende il nome di tricocco (Fig 1.3). Talvolta però il frutto è indeiscente, ma contiene comunque sia sempre un solo seme (Motta, 1960).
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Fig 1.2 - Brattee di Euphorbia pulcherrima Willd. ex Klotzsch.
Fig 1.3 - Tricocco di Euphorbia palustris L.
1.2.1 Habitat
Questa famiglia comprende numerosissime specie di varia natura quindi si possono trovare nei più svariati habitat a partire dal fatto che appartengono ad entrambi gli emisferi, più diffuse nei climi tropicali, mancano soltanto e totalmente nelle regioni artiche e subartiche. Vengono considerate piante cosmopolite ma i principali paesi dove possono essere ritrovate sono l’Africa e l’America meridionale (Motta, 1960). Alcune specie di Euphorbia come Euphorbia characias L., Euphorbia exigua L., Euphorbia dendroides L. si possono ritrovare anche in climi più temperati come quelli dell’Italia e della macchia mediterranea soprattutto in parti del territorio incolte, fra le macerie e a varie altitudini (Fig 1.4).
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Fig 1.4 - Distribuzione di Euphorbia characias L. , Euphorbia exigua L., Euphorbia dendroides L.
1.2.2 Usi tradizionali e medicinali del genere
Euphorbia
Fin dall’antichità la famiglia delle Euphorbiaceae, venne utilizzata per la cura di vari disturbi quali malattie del fegato, morsi di serpente, come purganti, nell’asma, nei tumori e nei reumatismi come documentato in “Indian Ayurveda medicine system”. Nell’antica medicina cinese, si riportano 33 specie appartenenti a 17 generi di Euphorbiaceae utilizzate come piante medicinali (Mwine et al, 2011).
Ancora oggi, molti intrugli vegetali contenenti specie del genere Euphorbia tra cui latice fresco e tè sono utilizzati in medicina alternativa. Per esempio, E. tirucalli L. è nota per le sue caratteristiche curative contro le malattie come verruche, cancro, gonorrea, artrite, asma, tosse, mal d'orecchi, nevralgie, reumatismi, mal di denti, escrescenze e tumori. E. thymifolia L. è usata come rimedio anti-virale contro virus herpes simplex-2, mentre E. maculata L. è detta curare il colera, la diarrea e la dissenteria. La maggior parte delle specie, tuttavia, sono citate nella medicina popolare dove il loro dosaggio ed efficacia non sono chiare, da qui l'esigenza della ricerca medica per stabilirne la sicurezza.
La ricerca ha dimostrato che alcune piante appartenenti alla famiglia delle Euphorbiaceae sono in realtà potenti piante medicinali e alcuni loro estratti sono stati isolati e brevettati come farmaci moderni (alcuni brevetti statunitensi sono mostrati nella Tabella 1.1)
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Tab 1.1 - Brevetti di medicinali contenenti specie del genere Euphorbia
Altri impieghi di queste piante includono la produzione di biodisel (E.tirucalli L.) , mentre altre sono utilizzate per la loro bellezza come piante ornamentali, tra cui la più famosa è Euphorbia pulcherrima Willd. ex Klotzsch. nota con il nome di Stella di Natale (Mwine e Van Damme, 2011)
1.3 La specie
Euphorbia laurifolia
1.3.1 Inquadramento tassonomico
Dominio: Eukaryota Regno: Plantae
Sottoregno: Viridaeplantae
Divisione o Phylum: Tracheophyta Classe: Spermatopsida
Sottoclasse: Rosidae Ordine: Malpighiales
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Specie: Euphorbia laurifolia Juss. ex Lam.
Nome botanico: Euphorbia laurifolia Juss. ex Lam.
Sinonimi: Euphorbia latazi Kunth, Euphorbia lehmanniana Pax. Nomi comuni: noñocta (Perù), lechero (Colombia, Ecuador)
Fig 1.5 - Euphorbia laurifolia Juss. ex Lam.
1.3.2 Descrizione botanica
Euphorbia laurifolia Juss. ex Lam. è un arbusto o piccolo albero alto da 2 a 6 metri, contenete abbondante latice, possiede rami robusti, apicalmente fogliati e con cime ascellari, molte foglie affollate, intere, brevemente picciolate, oblungo-lanceolate, lunghe 1-1.5 dm, ampie 2-3 cm (Fig 1.6). I ciazi sono verdi, 1-3 per cima, lunghi 5 mm e ampi 8 mm, i lobi principali sono denticolati e lunghi 1.5- 2 mm, aventi ghiandole carnose, privi di peli o altrimenti glabre (Fig 1.7). Gli stami comprendono 25-30 filamenti lunghi 4 mm, aventi antere gialle, lunghe 1-1.5 mm; le brattee sono lacerate ed irsute e di 2-3 mm lunghe, l’ovario è glabro. Il frutto è una capsula trigona, lunga da 8 a 12 mm, liscia e glabra (Fig 1.8) (Macbride, 1951).
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Fig 1.6 - Foglie di Euphorbia laurifolia Juss. ex Lam.
Fig 1.7 - Ciazi di Euphorbia laurifolia Juss. ex Lam.
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Fig 1.9 - Latice di Euphorbia laurifolia Juss. ex Lam.
1.3.3 Diffusione ed habitat
Euphorbia laurifolia Juss. ex Lam. è nativa del centro America, con un’altitudine compresa tra i 950 e i 3000 m sul livello del mare; la sua distribuzione va dal sud del Messico all’Ecuador e perfino in Perù (Fig 1.10 e 1.11). Prospera in un clima tropicale, con precipitazioni medie annue che vanno da 1.000 a 1.200 mm.
In Ecuador ha trovato posto come flora secondaria ritrovandosi nei pressi di recinti, ma anche sui cigli delle strade rurali di zone umide a clima tropicale.
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Fig 1.11 - Luogo di raccolta di Euphorbia laurifolia Juss. ex Lam.
1.3.4 Usi tradizionali
In merito agli usi tradizionali di E. laurifolia Juss. ex Lam. non sono stati ritrovati molti riferimenti, gli unici riportano l’uso delle foglie e del latice fresco della pianta matura da utilizzare sottoforma di infusione acquosa da bere come applicazione terapeutica negli stati di tosse.Si estrapola anche l’utilizzo della corteccia fresca della pianta adulta da utilizzare pestata come impiastro per dare tonicità ai capelli (Tene et al., 2006).