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La forza del perdono nella persecuzione dei cristiani

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Academic year: 2022

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La forza del perdono nella persecuzione dei cristiani

LA PERSECUZIONE: IL LUOGO DEGLI EVENTI

Sono un seminarista pakistano che studia in Italia da giugno 2017. Tra i miei ricordi c’è un’esperienza di persecuzione dei cristiani che mi ha fatto riflettere sulla forza del perdono;

una storia di vita vissuta a Lahore in Pakistan.

Ho vissuto questa forza del perdono nella persecuzioni dei Cristiani in una zona prevalentemente cristiana di Lahore, Pakistan, che si chiama Youhanabad. Ci sono 481 chiese a Lahore. Youhanabad è la più grande area cristiana della maggior parte della città, Lahore, dando spazio a oltre 200.000 cristiani (cattolici e protestanti). Questa zona ha più di 4 chiese cattoliche e un seminario maggiore nazionale di filosofia (seminario maggiore di San Francesco Saverio).

Tutto questo rende Youhanabad un facile bersaglio per persecuzioni dei cristiani.

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Chiesa cattolica di San Giovanni era il primo obiettivo di attacco durante persecuzione

L’ATTACCO

Era da poco terminata la celebrazione dell’eucaristia che abbiamo sentito un tuono. Dopo alcuni minuti abbiamo scoperto che due delle chiese in Youhanabad sono state attacate dai terroristi di Jamaat-ul-Azhar, un grupo terrorista di Tehrik- i-Taliban Pakistan. Quando sento questo nome, unico pensiero che viene nella mente e’ persecuzione. Ognuno di noi voleva andare nelle chiese . I bombardieri volevano entrare nelle chiese ma le guardie volontarie li hanno fermato alle porte.

Non trovando alcun modo per entrare si sono fatte esplodere alle porte delle chiese uccidendo più di 15 persone e alcune ferite. In pochi minuti il mondo e’ cambiato per noi. Qualche tempo dopo, siamo andati nelle chiese e tutto ciò che abbiamo trovate fu sangue e carne umana sparsi sul terreno e sui muri.

Le persone piangono e cercano i loro cari, alcuni morti e tanti feriti. E stata una situazione terribile.

Worshippers killed in Pakistan church bombings: Al Jazeera English

LA RISPOSTA ALLA PERSECUZIONE

La situazione non è cambiata. Circa 4.000 cristiani arrabbiati sono usciti dalle loro case e hanno cominciato protestare contro questa persecuzione e ingiustizia. Quando vedo questa aggressione e protesta mi ricordo il brano del vangelo quando uno dei discepoli di Gesù colpì un servo del sommo sacerdote (Mt 26). Questi stessi sentimenti hanno stimolato una aggressione in Cristiani e hanno ucciso due uomini Musulmani considerandoli terroristi. Questa azione ha creato una situazione più grave. Questi uccisione hanno dato lo spazio alla lotta musulmana cristiana. Questo era il momento dove

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tutti i capi religiosi, preti Musulmani e Cattolici e i vescovi sono usciti a trovare i mezzi di armonia, perdona e pace tra questi due religioni.

INVITO DEL PAPA

Papa Francesco ha trovata questa persecuzione dei cristiani molto dolorosa e lo stesso giorno nella preghiera d’angelus, ha assicurato la sua preghiera per i fedeli morti e feriti e il dono della pace per il paese. “Con dolore, con molto dolore, ho appreso degli attentati terroristici di oggi contro due chiese nella città Lahore in Pakistan, che hanno provocato numerosi morti e feriti. Sono chiese cristiane. I cristiani sono perseguitati. I nostri fratelli versano il sangue soltanto perché sono cristiani. Mentre assicuro la mia preghiera per le vittime e per le loro famiglie, chiedo al Signore, imploro dal Signore, fonte di ogni bene, il dono della pace e della concordia per quel Paese. Che questa persecuzione contro i cristiani, che il mondo cerca di nascondere, finisca e ci sia la pace.”[1]

OPINIONE

Quando parliamo del Pakistan nei paesi europee, il primo concetto che viene nella mente è “La persecuzione dei cristiani in Pakistan”. Questa ingiustizia si trova con tutti i suoi sinonimi, per esempio ostilità, inimicizia, malanimo, malevolence, disturbo, tormento, molestia e ossessione. Il significato di persecuzione in Pakistan va oltre la sua definizione e si trova nei tutti i campi della vita quotidiana, per esempio persecuzione sul lavoro, persecuzione giudiziaria, persecuzione nell’educazione, attentati d i n a m i t a r d i n e l l e c h i e s e e v i o l a z i o n e d e i g r u p p i fondamentalisti durante i servizi di preghiere sono cose notevole.

È facile perdonare il persecutore che ha ucciso tuo figlio di

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15 anni? È facile fare la pace chi vuole ucciderti? Come penseresti quando vedessi sangue umano intorno a te? È facile parlare di pace e perdono dopo aver trovato solo alcuni pezzi del corpo dei tuoi cari? Io non so come rispondere queste domande, pensa tu. Se tu eri in quella condizione, come avresti agito? Mi piacerebbe ascoltare le tua risposta. . .

http://www.diocesilazio.it/la-nostra-dipendenza-da-dio-miseric ordioso/

[ 1 ] P a p a F r a n c e s c o , 1 5 M a r z o 2015 http://www.vatican.va/content/francesco/it/angelus/2015/d ocuments/papa-francesco_angelus_20150315.html

Speranza è orizzonte, paura è

disorientamento

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Non-perdere Speranza per vivere bene

Futuro di speranza: questo è ciò che ci concede Dio

La speranza è la benedizione per l’uomo, Dio ha creato l’uomo essere intelligente con qualità, valori, virtù, poteri, talenti e potenzialità diversi. Ma la cosa triste è quando usiamo tutto il nostro intelletto in modo cattivo e inappropriato. osserviamo che le cose vanno male e si cade nel panico e nel disordine delle cose. L’esempio più rilevante può essere visto quando il mondo intero soffre in una situazione di pandemia. Questo invisibile micro Corona virus ha spaventato il mondo; ha spaventato le persone.

Queste hanno paura di avvicinarsi, di condividere con gesti del corpo i propri sentimenti. Molte altre paure sono in tutto il mondo. Ma a darci speranza è la parola di Dio: “Io, infatti, conosco i progetti che ho fatto a vostro riguardo – dice il Signore – progetti di pace e non di sventura, per concedervi un futuro pieno di speranza” (Geremia, 29:11).

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Senza speranza in una vicenda della mia vita

Quando sono stato al seminario St.Francis Xavior, diLahore, in Pakistan, per i miei studi filosofici. Mentre guardavo il notiziario televisivo ho sentito che Jhang, città in cui sono nato e dove vive ancora la mia famiglia. Era ancora una volta sotto minaccia di esondazione; questa città, infatti, è vicina a un grande fiume.

La mia famiglia e tutte le altre famiglie hanno dovuto lasciare le loro case il prima possibile. Così hanno di forza abbandonato la casa e sono andate in un’altra città dove non c’era paura di alluvione. Quei giorni sono stati molto difficili per me. Io e la mia famiglia siamo stati senza speranza e avendo paura di perdere la nostra casa. E tutte le cose che i miei genitori avevano guadagnato dopo un lungo periodo di duro lavoro.

E in realtà stava accadendo con noi in quel momento, forse stavamo diffidando di Dio, forse stavamo dimenticando l’importanza della speranza. Poi dopo due settimane è stato annunciato che non c’è più paura dell’inondazione e la mia famiglia è tornata a casa. Ci ha insegnato questo incidente a essere fermi nella fede come cristiani.

Una cosa che mi fa pensare molto di più questi giorni. A volte lasciamo le nostre case per salvarci la vita e a volte dobbiamo rimanere a casa per salvarci la vita.Per esempio, come corona virus ci ha fatto chiusi a casa .

La speranza, dalle parole di papa

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Francesco

Papa Francesco, la speranza è la vita, non c’è vita senza speranza. Papa Francesco ha dichiarato: “Diffidenza e paura indeboliscono le relazioni e aumentano il rischio di violenza”

Papa: “Non abbiate paura, riconquistiamo diritto alla speranza“. E in particolare il recente documento di Santo Padre Francesco, pubblicato il giorno della pace mondiale:

“Dialogo di pace, riconciliazione e conversione ecologica”.

Pace nel mondo significa presenza di Gesù Cristo nel mondo.

Questo piccolo documento è stato come una nuova speranza e un nuovo modo di mostrare alle persone la giusta strada. Quando le persone soffrono e affrontano diverse brutte situazioni.

Queste linee guida sono un nuovo modo e che conducono alla vera strada. Papa Francesco aveva elaborato il disordine e la violenza del mondo e ci ha indicato come possiamo ottenere pace e serenità.Le parole di usate al giornata mondiale della pace ci aiutano anche oggi nella situazione di Corona virus.Se sentiamo, ” non abbiate paura” ci da coraggio di andare avanti senza paura della Corona Virus.

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Paura indebolisce le relazione

Papa inizia questo documento dicendo: “diffidenza e paura indeboliscono le relazioni e aumentano il rischio di violenza”. Quando rifletto personalmente su queste linee e osservo intorno al mondo e alla società. Vedo che queste parole sono realmente avvenute nel nostro mondo. Poiché le persone non hanno più fiducia, hanno paura nei loro cuori.

Paura della perdita e paura di barare, paura della sconfitta, paura della povertà e molte altre paure che abbiamo creato.

Sebbene questa paura possa essere per breve tempo,( come oggi nel monda paura della corona Virus che credo non e’ per sempre ) ma il suo impatto ed effetto è per lungo tempo. La paura ha il potere anche di spezzare la relazione. Anche ha il potere di dubitare delle relazioni e la paura può portare la violenza nel mondo e succede davvero. Ma invece di tutte queste brutte e inadeguate situazioni. Papa Francesco dice, “la speranza è il cuore”, quando vedo queste parole, immediatamente mi viene in mente la Chiesa primitiva e soprattutto dopo l’Ascensione di Gesù Cristo.

La speranza nella chiesa primitiva:

Possiamo trovare esempi concreti di speranza nella Chiesa primitiva. Invece di persecuzioni, eresie e difficoltà non smettono mai di crescere, piuttosto la loro fede continua a crescere. Ma viene la domanda: perché non hanno mai temuto, scoraggiato o creato violenza perché hanno creduto totalmente in Gesù e nel Suo insegnamento, si esercitano pienamente su di loro. Vi è abbondanza di esempi che possiamo vedere dove gli Apostoli hanno condotto la vita di speranza.

Nella lettera di San Paolo a 1 Timoteo 4: 10, “Perché è per questo che lavoriamo e ci battiamo. Perché abbiamo fissato la

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nostra speranza sul Dio vivente, che è il Salvatore di tutti gli uomini, specialmente dei credenti”. Quando uno in tutte le situazioni cattive o buone fa di Gesù la sua speranza, la paura non arriva mai nella vita. Il problema di questo mondo e’ penso che il grande ostacolo nella nostra vita spirituale sia che siamo persone senza speranza.Per esempio come oggi tutto il mondo a causa della Corona virus ha paura nel cuore.

E questo può accadere in famiglia, in istituto, in gruppo, in aziende o persino nella Chiesa. La disperazione può portarci alla morte, ma la speranza può mostrare un modo nuovo e positivo. Descrivendo la pace come “un grande e prezioso valore, l’oggetto della nostra speranza e l’aspirazione di tutta la famiglia umana”.

Speranza e paura: per non concludere l’argomento :

Oggi vediamo le guerre tra le nazioni, penso che queste guerre avvengano perché gli umani stanno diventando egoisti. Il loro atteggiamento egoistico verso gli altri diventa la causa di guerre, ingiustizie, agitazioni.

Ma la domanda è come rimanere fermi nella speranza e come andare avanti con zelo, dovremmo sempre ricordare le parole di Papa Benedetto XVI, “ Io so che voi giovani aspirate alle cose grandi, che volete impegnarvi per un mondo migliore.

Dimostrate agli uomini, dimostrate al mondo , che aspetta proprio questa testimonianza dai discepoli di Gesù Cristo”.oggi abbiamo bisogno di avere fiducia nel nome di Dio vivente.Non ce’ bisogno di mettere paura della corona virus nei cuori.

L’articolo del Nostre Volte che ci fa aiuta e insegna che speranza ci rende concretamente testimoni del futuro che entra in noi prima che accada e ci apre all’amore .

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Bibliografia

The Holy Bible ,the new revised version , Catholic Edition ,The theological publications in India , Bangalore , 1999, 1995, 1989.

http://sociale.diocesidicomo.it/la-pace-come-cammino-di-speran za-dialogo-riconciliazione-e-conversione-

https://gds.it/articoli/cronaca/2020/04/12/papa-non-abbiate-pa ura-riconquistare-diritto-alla-speranza-97e52aad-9a25-.

Askuola con Gesu’,Itinerario formativo della Gioventu’

Francescana d’Italia , Edizione porziuncola.

Pensieri ai giovani , Benedetto XVI, Libreria editrice Vaticano , L’osservatore Romano,2010

Sitografia

http://www.diocesilazio.it/vocazione-al-sacerdozio-testimonian za-a-trani/

http://sociale.diocesidicomo.it/la-pace-come-cammino-di-speran za-dialogo-riconciliazione-e-conversione-

https://gds.it/articoli/cronaca/2020/04/12/papa-non-abbiate-pa ura-riconquistare-diritto-alla-speranza-97e52aad-9a25-.

Diritti di autore e liberatoria

Immagini e video prese dalla rete di uso pubblico

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Vocazione al sacerdozio.

Testimonianza a Trani

Cappella del Collegio Urbano

Quando uno pensa per la prima volta di entrare in seminario, ci sono tanti motivi che lo spingono per tale vocazione. Però il sentito è il desiderio di servire il popolo di Dio, suoi fratelli e sorelle. È un nobile desiderio. Ma manca qualcosa di grande, senza di che si fa il sacerdozio sembrare un’opera umana. Esso è desiderare Cristo, perciò Paolo dice “per me vivere è Cristo” (Fil, 1, 21). Qundi il sacerdozio è vivere in santità di vita. Desiderare la santità.

Sarebbe una contradizione teologica desiderare di diventare sacerdote e non desiderare allo stesso tempo di essere santo, cioè, lasciare entrare Cristo nella propria vita. La vocazione nasce in una comunità. Essa nutre e rafforza questo desiderio.

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Come hai incontrato Gesù, il donatore della vocazione?

Al livello personale sempre non è così facile scoprire la propria chiamata in modo spontaneo. La vocazione si nasconde dentro i semplici eventi di vita quotidiana. Ma il punto di partenza sarebbe l’incontro con Gesù. Come L’hai incontrato? È una domanda che porta varie risposte secondo l’esperienza che uno ha fatto. Per me certamento che sono cresciuto in una famiglia cristiana posso dire semplicemente dai miei genitori.

Però come un ragazzo a quell’età non basta. Mi sono reso conto di aver davvero incontato Gesù quando sono stato invitato da un mio amico cherichetto nella loro parocchia.

Ho avuto delle emozioni strane e forti che durarono per giorni. Tutta era tranquilità e gioia. E sono diventato cherichetto come il mio amico. Per me è il cambio radicale di vita che è avvenuto gradualmente. Pian piano nasce la mia vocazione ma come giovane dovrò percorrere delle formazioni primo di essere ammesso. Grazie al curato che m’ha accompagnato. Ma mi devo molto a quella comunità cristiana di St. Mary in Sud Sudan che ha preso la responsibilità di consigliarmi spesso ma soprattutto le loro preghiere. Mi hanno aiutato ad aprofondire la mia chiamata.

Testimonianza vocazionale a Trani

A Roma tra fratelli seminaristi ci condividiamo simili esperienze. La vocazione nata in una comunità. Ecco perchè la nostra eperienza a Trani conta molto. Nella fondazione di qualsiasi comunita cristiana espescialmente quelle che si definiscono le chiese giovani, esiste il contributo anzi l’impegno di un missionario. Possiamo dire che abbiamo ricevuto la nostra fede tramite l’opera di un missionario.

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Così ci siamo dovuto recare a Trani per raccontare questo fatto. Come le comunità cristiane aiutano a nutrire le vocazioni tra i giovani. Siamo i testimoni di questo. E per celebrare bene il mese missionario del 2019 abbiamo dovuto andare in una comuntità per condividere con loro questa bellezza vocazionale.

Mettere al centro di questa attività la missione e l’attività missionaria. Insieme alla Chiesa universale, ad Ottobre 2019, abbiamo celebrato il messe missionario guidato dal tema

“Battezzati e inviati” che allo stesso momento è stato scelto come motto annuale del Pontificio Collegio Urbano. A differenza degli altri anni, l’anno scorso il mese di ottobre è stato chiamato “Messe Missionario Straordinario”(MMS) perchè è accompaganto con la celebrazione di 100 anni della lettura Apostolica Maximum Illud (BENEDETTO XV 20 NOVEMBRIS 1919).

Collegio Urbano e la vocazione

In sintonia con questo evento il nostro collegio missionario, cioè, Collegio Urbano, ha mandato un gruppo di seminaristi nella diocese di Trani per fare una testimonianza vocazionale dal 4 al 7 ottobre. Il target di questa missione è per condividere e donare ciò che abbiamo ricevuto dai missionari e dalle nostre piccole comunità cristiane nelle terre di origine, quelli che ci hanno predicato il Vangelo, il perchè di entrare in seminario, e questa testimonianza è bassata sull’esperienza della propria vita. Quindi, è il racconto di storia della mia vita e la mia vocazione. Non qualsiasi tipo di storiella ma una storia dove si vedono gli interventi di Dio, un vero incontro perchè la storia personale è il luogo privilegiato dell’incontro con Lui.

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L’influenza dei genitori

Ricordo nella parrocchia di S. Margheritta di Savoa dove sono stato per la messa di domenica, c’erano bambini con i loro genitori. Abbiamo avuto la condivisione in modo di dibattito con i bambini, tipo domande e risposte. Una bambina mi ha fatto una domanda: “andavi a messa con i tuoi genitori?”, “si”

ho risposto io.

Mi sono ricordato di alcuni belli scenari quando ero bambino, sedevo vicino al mio padre guardandolo pregare ‘il padre nostro’ sul letto, e mia madre che mi portava a messa le domeniche, e quando era assente mio padre. E come posso dimenticare la nonna che m’ha fatto innamorare dal Sunday School. Era emozionante. Inaspettatamente dopo la messa, la sacrestia era piena di bambini che sono venuti a conoscermi e alcuni mi hanno chiesto “perchè tuo papà non andava a messa con te e tua madre?”. I genitori sempre aiutavano i loro figli a scoprire bene la loro vocazione. Ma anche ci sono genitori che lo ostacolavano.

Questa esperienza è importante sia per loro che per noi, per capire chi è il missionario e cosa è la vocazione e la missione? Anzi per spiegare meglio il ruolo che una comunità può fare per aiutare i giovani ad incontrare Gesù. E chiarire che il missionario non è soltanto colui che viene mandato in un territorio con determinato compito ma anche colui che rimane nella propria patria e predica il Vangelo dove si trova. E tutti quanti siamo chiamati ad essere missionari nei nostri luoghi di lavoro, scuole e tra gli amici testimoniando con la propria vita questo grande incontro con Gesù, e seguire lui, questo ci rende felici.

http://www.diocesilazio.it/la-vocazione-di-samuel-da-medico-de l-corpo-a-medico-del-cuore/

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https://www.bing.com/search?q=Trani+Cathedral&filters=ufn%3a%2 2Trani+Cathedral%22+sid%3a%224ab3e92a-2670-73db-80fb- ac508a4fe4e3%22&FORM=SNAPST

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Adivasi, “tribù” del bosco a

cui appartengo

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La mappa dell’ india (Jharkhand)

La mia storia e del mio popolo. Ho vissuto la mia infanzia e

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l’adolescenza in contesto adivasi e lo sono anche io. Nella mia cultura quando celebriamo qualsiasi festa tradizionale gli anziani del villaggio ci raccontano la storia e il significato della festa. In questo modo la nuova generazione hanno la possibilità di conoscere e conservare nella memoria i ricordi dei loro antenati, delle loro tradizioni e possono trasmettere alla generazione futura.

Ho avuto la possibilità di conoscere bene la mia cultura.

Perché sono vissuto nel villaggio e da quando ho preso la coscienza anche ho affrontato le difficoltà sulla mia pelle.

Perciò amo la mia cultura e sono orgoglioso di essere un Adivasi. Le nuove generazione di oggi che vivono nelle grandi città spesso si vergognano di dichiararsi di essere Adivasi.

Negano la propria identità, ritengo che queste persone sono ignoranti della loro cultura e tradizione così ricca dei valori umani e sociali.

Gli Adivasi in India: Jharkhand

La Comunità Adivasi

Nella cultura indiana ci sono state tante civiltà che col

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tempo sono scomparse o per lo meno hanno perso la loro identità. Oppure si sono lasciate assorbire da civiltà più forti. Ma non tutte le civiltà hanno perso la loro identità.

Adivasi, una delle civiltà più antiche dell’India, ancora oggi resiste. Sono sempre predisposti ad accogliere le novità per cui si sono mischiati anche con gli altri popoli. Per esempio tra il fine II millennio a.c. vennero contatto con le tribù Arya e presto si sono resi conto questi gli volevano sottomettere. Prendere loro come gli schiavi e volevano cancellare la loro storia e la dignità si sono ribellati contro di essi.

Il XIX secolo molto importante per questo popolo perché si sono incontrati con una nuova religione che gli ha dato una nuova dignità nella storia dell’India. si apre invece a quel

“qualcuno” che eleva la condizione della sua storia. Il popolo Adivasi ancora oggi sta in continuo lotta per i propri diritti.

Adivasi: cultura, tradizioni,

religione

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Il Ballo Tradizionale degli Adivasi

La parola Adivasi significa “abitanti originari” o “sin dal principio”. Sono i veri indigeni dell’India. Sin dall’origine vivevano in stretta simbiosi con la natura. Infatti, hanno un rispetto profondo per la natura e da essa ricavano tutto il nutrimento per sopravvivere. Costituiscono l’8% della popolazione indiana; sono 80 milioni. La maggior parte degli Adivasi si trovano in Jharkhand, Orisa, Chattisghar.

All’interno di questa civiltà si trovano le varie tribù, le più conosciute sono: Munda, Oraon, kharia Santal, Ho, ecc. si distinguono tra loro sulla base culturali. Maggior parte della popolazione vive nei posti rurali circondato dal bosco.

Lavorano nei campi, vendono i materiali primari del bosco, vivono della ciaccia e del pascolo. Essa è una popolazione ricca dei riti e di tradizioni che vengono tramandate in generazione in generazione. Un popolo pacifico, gioioso, semplice, che piace fare feste ricchi di canti e balli tradizionali che sono simbolo della unità e della uguaglianza.

Sanno vivere nelle piccole comunità condividendo e collaborando tra loro.

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Le caratteristiche più importanti degli Adivasi

Tra le caratteristiche più importanti che rende unici gli Adivasi, sta nel fatto che, l’uomo e la donna ha la stessa dignità sia nella famiglia che nella società, hanno rispetto per gli altri sino alle loro bestie e non praticano l’infanticidio. Un popolo che sa convivere con la natura senza danneggiarla, adora la natura e le sue forze, e ritengono sacro “jal-jungal-jamin” (acqua, foresta e terra) avevano una relazione indissolubile con questi elementi. Raggiungano il Divino attraverso la natura.

A partire del 1830 sono riportati in Assam dal governo coloniale britannico che aveva bisogno di operai per lavorare nella piantagione del tè, ecco perché fino ad oggi essi si trovano in West Bengal e in Assam.

Adivasi, un popolo spesso maltrattato

Sin dall’inizio il popolo Adivasi ha subito varie invasioni a causa delle questioni politiche ed economiche dalle altre civiltà. Stando sempre circondati dalla natura conoscono molto bene i luoghi fertili. Vivevano solo dalla coltivazione e dal pascolo, non sento consapevoli della ricchezza che c’era nel loro territorio. Come: l’oro, il carbone, il petrolio e tanti altri materiali primari. Gli altri popoli conoscendo questa ricchezza nascosta cercavano sempre di cui sempre di conquistare il territorio. A causa della scarsa educazione non erano in grado di costruire nuove tecnologie per la propria difesa. Per cui era facile vincerli in battaglia.

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La Condizione Critica degli Adivasi

Gli Adivasi sono una popolazione che ha subito di più lo sfruttamento rispetto agli altri. Essendo robusti, erano costretti a lavori forzati, pesante. Costretti a fare le cose che erano contro il loro stile di vita. Per esempio sgombrare le loro amate foreste. Ma questo popolo non hanno mai accettato di essere sottomesso dagli altri, preferivano morire. Inviati, ci sono sorsi dei líder che hanno combattuto contro lo sfruttamento degli Adivasi. Birsa Munda uno dei eroi, sopranominato come “the tribale hero”. Uomo di grande forza mistica e volontà che negli anni novanta riuscì a cacciare via est india company del governo britannico che voleva possedere Jharkhand allora chiamato Chotanagpur.

Questo fu un fatto molto importante per la storia dei Adivasi che per la prima volta sono conosciuti come una potenza.

All’età di 25 anni fu imprigionato dal governo britannico e fu ucciso nella prigione. Oggi gli Adivasi lo riconoscono come padre della terra. Dopo di lui ci sono stati molti altri che hanno dato un contributo fondamentale per la storia degli Adivasi. Per esempio i due fratelli Sidhu e Kanu, e líder della santhal, ribillione tra 1855-1856, Sibu Soren presidente del movimento jharkhand mukti morch, Hament Soren attuale ministro del jharkhand che rappresentano il popolo Adivasi come un popolo vivo e forte.

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Constant Lievans

Gli Adivasi, ritirati nelle montagne o in luoghi isolati non avevano accesso all’educazione ne conoscevano i propri diritti. Perciò la loro vita era piuttosto difficile e misera.

Questa popolazione per molti anni ha vissuto lontano dalla società moderna, fino al arrivo dei missionari gesuiti, che hanno occupato un ruolo fondamentale nell’educazione.

Adivasi,la conversione al cattolicesimo

Il primo missionario tra gli adibasi fu il padre Constant

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Lievans, era di Belgio. Venne in India come missionario gesuita tra il 1888- 1889 lavoro molto con i Mundari e Oraon ed e sopranominato come Apostolo del Chotanagpir. Ha acceso la luce della educazione e ha portato il cristianesimo tra gli Adivasi. Nel 1886 inizia la sua vita missionaria e viene in India a Chotanagpur, in particolare rimase per tati anni a Ranchi. Secondo una storia, il popolo Adivasi credevano che nel bosco c’era una caverna, dove se entra qualcuno, esse non ritorna fuori, per loro la caverna era dimora del mostro o di spirito magligno. Padre Lievance disse al popolo che il suo Dio è più grande del mostro ed entrò nella caverna poi usci fuori vivo senza alcun danno.

Dopo questo fatto il popolo credettero in lui e nel suo Dio, così furono fondate le prime comunità cristiane. Oggi si conta un numero considerevole dei cristiani Adivasi. Il primo intento di padre Lievance era quello di evangelizzare questo popolo ma poi si è occupato molto della loro educazione e per risvegliare gli Adivasi. Nel 1888 si è stabilito permanente a Ranchi. Ha portato le nuove tecnologie, costruito la chiesa, le scuole e le università in Jharkhand (Chotanagpur) per migliorare la qualità di vita. Da lui inizia una nuova era per gli Adivasi.

Gli Adivasi sono anche chiamati Tribals (popolo nativi). Dopo la civilizzazione attualmente si trovano quasi in tutt’India.

molti di essi a causa dei lavori e gli altri per la mancanza dei lavori nei villaggi sono costretti ad emigrare nelle grandi città. Attualmente gli adivasi si trovano difronte alle queste situazione problematiche:

La politica di assimilazione

– La politica di assimilazione; dopo l’indipendenza l’India si e trovato sotto la forza militari che era basato sul fondamento hinduista. Ai primi tempi gli Adivasi si sono lasciati da influenzare con gli hindu ma dopo si sono accorti che hanno perso la loro lingua, la cultura, i costumi, la

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religione e che si trovano in condizione di inferiorità politica, economica o sociale. Il governo pian piano gli toglieva i loro territori per il suo terrese nel nome della legge.

Induismo

– Induismo; la comunità Adivasi è conosciuto come il figlio della madre terra per la sua natura e la cultura e non poteva accettare induismo che era basata sul principio della disumana gerarchia di caste. Pian piano la cultura induista ha cominciato a penetrare tra gli adivasi convertendo loro in induismo togliendo loro la dignità, soprannominando li

“vanbasi” che significa gli abitanti della foresta. Essi sono dimenticati completamente dal governo dal punto di vista dei loro diritti e la protezione civile.

La modernizzazione

– Gli Adivasi che si trovano nelle grandi città si sono quasi dimenticati della loro cultura originale per cui nelle grandi città la nostra cultura tende di scomparire. nei villaggi ancora e viva ma anche qua si sono influenzati.

La situazione attuale è piuttosto molto seria, perciò gli adivasi devono riguardare la loro cultura per riguadagnare la loro dignità. Quello stile di vita che era basata sulla condivisione e la sostenibilità. Per cui bisogna fare un appello alla costituzione per i diritti affinché tutta la comunità possa andare verso il progresso e la prosperità.

Diritti di autore e liberatoria

Immagini tratte dalla rete, libere da diritti di autore

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Piccole Figlie del Sacro Cuore di Gesù: Missione in Madagascar

La via della missione: avere fiducia e ispirare fiducia:

andare e condurre tutti per la via dell’Amore, dell’Amore forte, generoso, sacrificato, ma che sempre, sempre, in tutte le manifestazioni, in tutte le vicissitudini è Amore.

La missione delle Piccole Figlie è vasta quanto i confini del Cuore di Gesù e si fonda su una lettura attenta dei segni dei tempi per rispondere alle reali esigenze della Chiesa e del mondo. L’attività apostolica, animata da un’intensa e profonda vita di preghiera è strumento indispensabile per “andare

condurre tutti per la via dell’amore” attraverso uno stile semplice che ispira fiducia e si esprime e nella benevolenza del cuore.

Ogni vocazione è “terra sacra” alla quale bisogna avvicinarci senza calzari per potersi mettere in ascolto del mistero di Dio chi lì si vuole rivelare. Questo vuole essere il nostro atteggiamento di Piccole Figlie di fronte ad ogni persona che si mette alla ricerca della volontà di Dio per la propria vita. E quindi la missione. Ogni vocazione è una risposta

d’amore all’amore una risposta libera, gratuita e generosa che attraente con Cristo. [1].

Essere Piccole Figlie del Sacro Cuore: essere missionarie

“Imparate da me che sono mite e umile di cuore” (Mt 11,29).

Amilcare Agostino Boccio nacque a Sale (AL) nel 12 marzo 1891, primogenito di una famiglia di modeste condizioni. Il 5 luglio 1914 fu stato ordinato come sacerdote nella diocesi di Tortona d’Italia. Il 25 marzo 1924, fu fondato la Congregazione delle Piccole Figlie del Sacro Cuore di Gesù con la collaborazione

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di una giovane salese, Guglielmina Remotti, divenuta poi la prima Madre della stessa congregazione delle suore.

Amilcare Boccio (1891-1960) Fondatore della Congregazione di Piccole Figlie del Sacro Cuore di Gesù

Guglielmina Remoti (1881-1966) C o f o n d a t r i c e d e l l a Congregazione di Piccole Figlie del Sacro Cuore di Gesù

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Piccole: siamo chiamate a seguire Cristo nella piccolezza evangelica, che è fiducia illimitata, abbandono incondizionato all’amore del Padre, conformazione continua a Gesù mite e umile di cuore, nella certezza che Gesù può renderci capolavori della sua misericordia, testimoni della sua bontà.

Dalla piccolezza sgorga la gioia: siamo rivestite della grazia sovrabbondante di Cristo che si rivela nell’accoglienza e apertura verso tutti i fratelli che incontriamo e in quella carità fraterna che deve caratterizzare le nostre comunità.

Figlie: siamo chiamate a vivere intensamente, con grande consapevolezza, la nostra figliolanza divina, che è esperienza dell’amore paterno di Dio, manifestato e offerto a noi in Cristo Gesù. È proprio il rimanere piccole che ci rende capaci di essere vere figlie.

Del Sacro Cuore di Gesù: è questa la nostra dimora e il rimanere nell’Amore, significato dal Sacro Cuore, è invito a vivere tutte le nostre giornate per, con, nel Suo Amore. [2].

Essere Piccole Figlie: chiamato ad essere Vittima d’Amore

Io sono Esther, sono consacrata a Dio nell’istituto delle Piccole Figlie del Sacro Cuore. Sono consacrata dei voti di povertà, castità e obbedienza. Io principalmente ho scelto questo istituto perché quando ho incontrato Cristo intimamente

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nella mia vita ho capito che la povertà più grande di una persona è non conoscere Cristo, non conoscere il vangelo. Ho scelto questo istituto perché particolarmente dedito all’evangelizzazione cioè a diffondere il vangelo in particolare diffondere il vangelo attraverso questo:

“dall’animazione parrocchiale fino alla scuola, dalla cura dei malati, alle diverse attività missionarie le Piccole Figlie vivono con entusiasmo e slancio…”

La mia vocazione è strettamente legata nel mio rapporto alla mia relazione con Gesù eucaristica. Nel giorno della prima comunione mi disse: ecco il mio cuore pieno d’amore che attinge da questo tesoro un fuoco ardente. “Sono mite e umile di cuore” (Mt 11,29).

Quindi mi sono incontrata con l’istituto. Ho sentito nella virtù caratteristica dell’istituto che mi apparteneva sentivo questa è casa mia quindi sono entrata e ho fatto tutto il cammino.

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Casa Madre delle Piccole Figlie Sale (AL)

Diventare Piccole Figlie significa fare dell’Amore, la propria vocazione, offrire con generosità nelle piccole cose di ogni giorno la propria vita perché il Cuore di Gesù venga conosciuto e amato dall’umanità.

Diventare Piccole Figlie significa vivere innanzitutto una vita contemplativa in cui la preghiera e l’unione con Dio non possono che essere sorgente di slancio apostolico. Solo così

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infatti possiamo andare verso i fratelli impegnando tutti possiamo andare verso i fratelli impegnando tutte noi stesse in una missione che ha i confini vasti come quelli del cuore di Cristo.

“Consacrata totalmente al cuore di Cristo, siamo ovunque in missione per dilatare il suo regno di amore e di pace. […].

Aperte all’azione dello Spirito Santo e accompagnate da Maria, Stella della nuova evangelizzazione”. Testimoniamo che Dio ama personalmente l’uomo e vuole essere a sua volta amato da lui (Art. 73). [3].

“Non sono venuto per essere servito ma per servire”. (Mc 10,45).

La vita comunitaria, la preghiera e il lavoro durante gli anni di formazione sono stati ricchi e belli anche c’erano i momenti più difficili, mi hanno insegnato le cose fondamentali dal punto di vista umano, cristiano, culturale e religioso di essere Piccole Figlie del Sacro Cuore di Gesù.

Seguo il mio percorso, è stato realizzato il mio sogno di prendere cura i malati, di servire i poveri come infermiera.

Mi sono accorta che questa ammalati, i poveri avevano bisogno di una vera madre e allora lì ho deciso di condividere questo amore che salva. “Tutto quello che avete fatto a uno di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25, 45).

L’8 settembre 2019 in cui

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Sr Esther prese i voti perpetui nella parrocchia San Giovanni Sale (AL)

“Imparate da me che sono mite e umile di Cuore”

(Mt. 11,29).

Vissuto dieci anni di vita religiosa nella mia Congregazione.

Mi trovo la bellezza di essere piccola.

Dare il significato nella mia vita vuol dire che mi ha fatto capire che Dio mi sta facendo, mi sta preparando come faccio condividere la mia propria vita per gli altri. Stare con Lui, vivere la Sua Parola ci aiuta a capire che senza di Lui non posso vivere. Lui mi accompagna sempre nella mia vita.

La missione “ad gentes”: La passione del Fondatore

Lo Spirito Santo rinnova continuamente la sua Chiesa attraverso il dono di carismi affinché risplenda la bellezza del Vangelo lungo la storia dell’umanità.

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“In molto di voi c’è la passione missionaria ci sia in tutte, anche se non partirete mai. L’amore delle anime vi consumi e non vi dia pace se non quando le vedrete tutte in Gesù” (M.

Guglielmina R.).

La passione missionaria ha vibrato da sempre tra le piccole figlie. Don Amilcare Boccio infatti da giovane seminarista desiderò partire missionari per evangelizzare terre lontane ma il Signore aveva agli progetti, per lui.

Tuttavia questo “segno nel cassetto” non è rimasto senza realizzazione. Dopo il concilio Vaticano II anche la Congregazione ha dato concretezza alla missione “Ad gentes”:

chiamate ad “evangelizzare con i sacerdoti i poveri del mondo”, le piccole figlie comunicano

l’amore gratuitamente ricevuto annunciano la buona novella della vita in Cristo e invitano ad aderire a Lui con piena fiducia. [4].

Il nostro desiderio di essere missionarie ci fa andare là dove la Chiesa ci chiama, per condividere la vita dei più poveri ed essere per ciascuno segno della presenza di Cristo e del suo regno di giustizia di verità di amore e di pace.

Quando ero da ragazza, ero ancora in prima media, sentivo parlare dalle suore missionarie salesiane che facevano catechesi. Quando loro si parlavano, si trasmettevano tutta quella gioia di essere andate al tutto paese. Allora dentro di me forse questo desiderio più che diventare suora ma di essere una missionaria. Poi ho letto il libro: “Storia di un’anima”

Santa Teresa di Gesù Bambino che è il mio desiderio. Voglio essere missionaria anch’io. La congregazione che mi appartengo propria missionaria e vivere la spiritualità di Santa Teresa di Gesù Bambino.

Missione in Madagascar

L’8 ottobre 1970 le prime due Piccole Figlie sono arrivate in Madagascar dando così inizio alla “missione ad gentes” anche nella nostra Congregazione. [5].

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Il racconto della testimonianza in missione delle 1.

Piccole Figlie del Sacro Cuore di Gesù

Ricevere la gioia dello Spirito è una grazia. Ed è l’unica forza che possiamo avere per predicare il Vangelo, per confessare la fede nel Signore. La fede è testimoniare la gioia che ci dona il Signore. Una gioia così, uno non se la può dare da solo. È una gioia traboccante che si può sperimentare solo come frutto e dono dello Spirito Santo (cfr 5,22). [6]

I luoghi in cui presente le Piccole figlie nell’isola in Madagascar

1) Anosibe An’Ala

Nel 1° ottobre 1971, veniva aperta ufficialmente la prima comunità in terra malgascia nel villaggio di Anosibe An’Ala.

La nostra casa è collocata su una collina dalla quale si può ammirare lo splendido paesaggio della foresta. Qui sorgono tre strutture:

a) La casa delle Suore: la comunità delle Piccole Figlie vuole essere segno concreto dell’amore misericordioso del Cuore di Gesù in mezzo ai più poveri tra i poveri. Con gioia e semplicità le suore cercano di vivere l’amore fraterno che diventa segno eloquente della loro consacrazione a Cristo.

Preghiera e lavoro apostolico scandiscono le giornate.

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Comunità delle Suore Anosibe An’Ala

Le suore in foresta Anosibe an’Ala

b) La scuola materna ed elementare frequentata da più di quattrocento bambini, molti dei quali provenienti da villaggi

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a parecchi chilometri di distanza da Anosibe. Per questo molti genitori cercano un alloggio vicino alla scuola e lasciano i propri figli alla cura dei più grandi per tutto il periodo scolastico, facendogli visita periodicamente. Si tratta di un fenomeno in forte aumento che, se da un lato testimonia una forte sensibilità circa la necessità dello studio, dall’altro interpella noi missionarie a rispondere a questa emergenza di assistenza per i più piccoli che sono sostanzialmente lasciati a sé stessi.

Ai più poveri tra loro viene offerto gratuitamente un pasto quotidiano: un piatto di riso con verdura e carne. Le Suore, coadiuvate da insegnanti laici, cercano di rendere lo studio una vera e propria opportunità per costruire un futuro migliore per il Madagascar: solo persone istruite, capaci di leggere in modo critico la realtà, educate ai valori umani autentici, infatti, possono a poco a poco portare sviluppo e creare condizioni di vita migliori per tutti.

I bambini nella scuola delle suore Anosibe An’Ala

c) Il dispensario: servizio necessario per molti ammalati che giungono ad Anosibe An’Ala per trovare una speranza di vita in più. Una Suora infermiera affianca un medico per offrire a chiunque bussa alla porta del dispensario cure e medicine nonché una vicinanza umana di solidarietà. Le suore anche vanno ai diversi paesi a offrire il servizio.

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Diffondere il Vangelo attraverso la cura dei malati, Amare i poveri

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2) Betsifasika Amborompotsy

A nord di Antananarivo, attraverso una strada quasi impraticabile nella stagione delle piogge, in un brullo altipiano sorgono il villaggio di Amborompotsy. Ci troviamo in una zona particolarmente povera del Madagascar, dove sembra regnare la desolazione e gli spazi quasi desertici. La comunità delle suore è impegnata nella scuola materna ed elementare che conta circa 300 alunni. La maggior parte dei bambini proviene da villaggi molto lontani e percorre parecchi chilometri a piedi nudi per raggiungere la scuola. Ai più piccoli ogni giorno viene offerto latte e un pasto caldo che spesso è l’unico a disposizione durante la giornata di questi bambini.

La semplicità delle suore si trova dove gli spazi desertici, una zona

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povera. La gente non conoscono il vangelo.

Non solo un piatto del riso o u n a t a z z a d e l l a t t e m a soprattutto quel calore umano e materno che permettere a tanti b a m b i n i d i c r e s c e r e c o n serenità seppur in mezzo a condizione di vita spesso non dignitose.

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3) Antananarivo

Nel 1986 è stata costruita la comunità delle Piccole Figlie d e l S a c r o C u o r e n e l l a c a p i t a l e d e l M a d a g a s c a r , a d Antananarivo, già presenti nell’Isola rossa dal 1970. Nella stessa casa vengono accolte le postulanti, giovani che hanno chiesto di iniziare il percorso di formazione per prepararsi alla vita religiosa. Sotto la guida di una Sorella esse vivono la loro giornata condividendo la vita delle Suore presenti nella comunità, svolgendo le normali occupazioni casalinghe e prendendo parte alle attività parrocchiali in cui sono impegnate le Suore.

La vita semplice e fraterna della comunità vuole essere testimonianza viva ed efficace dell’amore del Cuore di Gesù, primo modo per annunciare il Vangelo.

Comunità delle Piccole Figlie Antananarivo

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I g i o v a n i i n f o r m a z i o n e gioiose. Andare, condurre tutti per la via dell’Amore

4) Moramanga

Nel villaggio di Moramanga, a 120 chilometri dalla capitale del Madagascar, dove le Suore svolgono un servizio di alfabetizzazione per i bambini più bisognosi. Sono oltre cento i ragazzi che ogni giorno arrivano nella nostra comunità.

Alcuni sono stati portati dai loro genitori, altri invece sono stati cercati dalle Suore nella foresta e nelle zone più povere di Moramanga.

Ogni giorno è garantito loro un piatto di riso con carne e verdura, le cure mediche necessarie per la salute, tempi di gioco e divertimento per una sana crescita. Molti di questi ragazzi non possiedono il certificato di nascita e questo non permette loro di frequentare la scuola; perciò una nostra Sorella è completamente dedita a seguire tutte le pratiche necessarie per risolvere questa situazione di svantaggio sociale e poter così offrire un’opportunità di studio a tutti i bambini che bussano alla nostra porta. Alcune suore si

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dedicano alla Pastorale con la catechesi e la preparazione ai sacramenti. Due Suore della comunità infine sono a servizio del Vescovo di Moramanga: la loro presenza preziosa e discreta è espressione di quell’aiuto materiale e spirituale offerto ai sacerdoti secondo lo spirito della nostra Congregazione.

“Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni c r e a t u r a . ( M c . 1 6 , 1 5 ) . Dall’Italia verso Madagascar

La mamma trasmette la gioia ai suoi figli

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5) Ambatondrazaka

È una città popolosa a nord-est della capitale del Madagascar, sede del Vescovo della Diocesi. La comunità delle nostre suore si trova a fianco di una delle parrocchie della cittadina dove le Suore sono impegnate nell’attività pastorale e in p a r t i c o l a r e n e l l a p r e p a r a z i o n e d e i c a t e c h i s t i i n collaborazione con il Parroco.

Inoltre nella comunità è stato allestito uno spazio di accoglienza per i bambini più poveri che, non avendo l’opportunità di frequentare la scuola per l’impossibilità di pagare la retta, hanno bisogno di essere seguiti nello studio.

Le Suore hanno così organizzato una scuola di alfabetizzazione in cui si può imparare a leggere e a scrivere. Le Suore di Piccole Figlie cercano così di testimoniare quella carità evangelica che spinge a riconoscere negli ultimi la presenza di Gesù da amare, sfamare, vestire e consolare.

Comunità Ambatondrazaka con i bambini poveri

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Le suore col vescovo d e l l a d i o c e s i d i Ambatondrazaka

6) Ambondromamy

Nel 2015, le nostre Suore sono state le prime ad arrivare ad Ambondromamy con il compito di aprire e organizzare il

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dispensario dedito alla cura dei malati e in particolare al servizio delle donne incinte e dei neonati. Poco distante dal dispensario è sorta la scuola elementare, per garantire a tanti ragazzi poveri il diritto allo studio e un futuro più ricco di speranza per una vita dignitosa.

Attraverso l’educazione e le cure mediche le Piccole Figlie desiderano essere segno di vicinanza per la popolazione locale, testimoniando il Vangelo con quel tratto di amore misericordioso che affascina i cuori e vince tutto, secondo il carisma della nostra Famiglia Religiosa: quell’amore che supera anche le distinzioni religiose e diventa linguaggio universale comprensibile per il cuore di ogni uomo e donna.

La missione è un essenziale della fede cristiana in quanto crede il messaggio di Cristo di importanza universale e considera tutte le generazioni della terra come oggetto della volontà salvifica e del disegno di salvezza di Dio, in termini neotestamentari considera il “regno di Dio” che è venuto in Gesù Cristo come destinato a tutta l’umanità. [7].

Un cuore missionario: “riconosce la condizione reale in cui si trovano le persone reali, con i loro limiti, i peccati, le fragilità, e si fa debole con i deboli. (Papa Francesco)

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Il nostro desiderio di essere missionarie ci fa andare là dove la Chiesa ci chiama, per condividere la vita dei più poveri ed essere per ciascuno segno della presenza di Cristo e del suo regno di giustizia, di verità, di amore e di pace. La presenza delle Suore nell’ambito educativo è di fondamentale importanza per poter aprire davanti alle giovani generazioni del Madagascar una prospettiva di cambiamento fondato sull’istruzione e sulle capacità di ciascuno.

La missione rimane una dimensione imprescindibile della fede cristiana, il cui scopo più profondo è quello di trasformare la realtà che ci circonda. In questa prospettiva, la missione è quella dimensione della nostra fede che si rifiuta di accettare la realtà così com’è e mira a cambiarla. [8].

Con semplicità e gioia, voglio essere compagna di viaggio che fanno conoscere e fanno amare Gesù. Amore misericordioso del Padre, sorgente traboccante dell’amore autentica, bello, infinito che rende la vita di ciascuno ricca di senso e splendente di luce. Con umile e grato stupore accolgono ogni talento e con amore cercano di coinvolgere i giovani nell’edificazione di una società più giusta e fraterna (Art.

77). [9].

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“Tutto quello che avete fatto a uno di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25, 45).

BIBBIA

La Bibbia di Gerusalemme, Edizione italiana e adattamenti a cura di un gruppo di biblisti italiani, sotto la direzione di F. VATTIONI, testi biblici: E.P.I. spa, ‹‹editio princeps››

1971, note e commenti: Editions du Cerf, Paris, Ottava Edizione, 2002. Legoprin, Trento 2002.

BIBLIOGRAFIA

[1]: Amilcare B., G. Remotti, Scrivo a voi, il messaggio dei Fondatori delle Congregazione Piccole figlie del Sacro Cuore di Gesù, vol. I- II- III, Sale (Al) 1924-1945.

[2]: GUGLIELMINA R., dal commento alle costituzioni dell’istituto Piccole Figlie del Sacro Cuore di Gsesù, 06 novembre 1946.

[3]: Congregazione Piccole Figlie del Sacro Cuore di Gesù.

Regola di vita Art.73

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[4]: GIOVANNI PAOLO II, Redemtoris missio, 1990, n.34

[8]: DAVID BOSCH, La trasformazione della missione. Mutamenti di paradigma in missiologia, Brescia 2008.

[9]: Congregazione Piccole Figlie del Sacro Cuore di Gesù.

Regola di vita Art.77 SITOGRAFIA

[5]: https://www.youtube.com/channel/UCdmay-QuiECTT8aOfOb8THw [6]: PAPA FRANCESCO “Partite con slancio”. Messaggio del Santo Padre Francesco alle pontificie essere missionarie, www.chiesacattolica.it/il papa-ai-missionari-partite.com, santa sede 21 maggio 2020.

[7]: Missione ad gentes, in it.cathopedia.org/wiki/ad-gentes, 5 dicembre 2015

LIBERATORIE

Le foto e il video sono delle nostre Congregazione e quindi libera dal diritto di autore

LA NOSTRA DIPENDENZA DA DIO MISERICORDIOSO

Nessun Dio nessuna vita, conosci

Dio e conosci la vita

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L’infinita Misericordia di Dio

Introduzione

Gli esseri umani sono esseri sociali e sono sempre impegnati con la loro vita. Siamo tutti molto impegnati con i nostri impegni. Non abbiamo tempo di viaggiare interiormente. Nella nostra vita quotidiana il fattore più importante è dipendere da Dio che è il nostro Padre misericordioso. Ma l’uomo moderno e le famiglie nucleari non hanno tempo di mandare con Dio. È il Padre di tutti e tutti possiamo dipendere da Lui solo, cioè il mio Dio Padre. Anche Gesù ha invitato con il suo invito al suo discepolo e a tutti noi: – “Rimanete in me, poiché rimango anche in voi”.

Nessun ramo può dare frutti da solo; deve rimanere nella vite.

Né puoi dare frutti se non rimani in me. “Sono la vite; tu sei i rami. Se rimani in me e io in te, porterai molti frutti; a parte me non puoi fare niente. ” (Giovanni 15: 4-5). Noi esseri umani abbiamo sempre bisogno di accogliere l’invito del Dio misericordioso.

Pertanto, ogni volta e qualunque cosa possiamo dire che ci sono alcune persone che sono i miei migliori amici, familiari, parenti ecc., Ma abbiamo tutti dei limiti. Possono soddisfarci

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con materiali e cose come regali nella nostra vita quotidiana.

Ma c’è solo una persona che può concedere i miei desideri di cuore, la saggezza e la conoscenza non è altro che Dio.

È come il mio amico che posso parlare con lui perché credo che mi conoscesse quando ero nel grembo di mia madre. “Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo e prima che tu nascessi, ti ho consacrato; Ti ho nominato profeta per le nazioni ”. (Ger 1: 5). Solo lui può soddisfare tutti i miei desideri e bisogni.

Il Padre misericordioso conosce tutti i problemi o le lotte che affrontiamo. L’unica soluzione è fidarsi di Dio. Ora la fiducia non significa presumere che Dio alla fine darà ciò che vuoi. No, la fiducia è credere che starai bene con qualunque cosa il Signore voglia. Poiché l’Eterno dà saggezza; dalla sua bocca derivano conoscenza e comprensione; (Pro 2: 6)

CAMMINANDO LONTANO DA DIO

Gli sciocchi dicono nei loro cuori: “Non c’è Dio”. Sono corrotti, compiono azioni abominevoli; non c’è nessuno che faccia del bene. (Sal 14: 1) Vorrei confrontare questa generazione attuale in quanto allontanando dal Signore alcuni degli incidenti in cui le persone non rispettavano il suo comandamento e non badavano alla sua presenza.

Il primo sarebbe: il popolo di Ninive nel libro di Giona per il cambiamento di cuore e il pentimento. “Giona iniziò a entrare in città un giorno di viaggio, e gridò, e disse:” Tra quaranta giorni, Ninive sarà rovesciata ” (Giona 3: 3-4).Ha camminato per tre giorni per attraversare la città da una parte all’altra, quindi la camminata di un giorno di Jonah non sarebbe stata all’altezza del centro città.

Il secondo sarebbe: “Stavano mangiando e bevendo, e si sposavano e venivano dati in matrimonio, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e venne il diluvio e li distrusse tutti.

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Il terzo sarebbe: – Allo stesso modo, proprio come ai tempi di Lot: stavano mangiando e bevendo, comprando e vendendo, piantando e costruendo, ma il giorno in cui Lot lasciò Sodoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e distrusse tutti loro”. (Lc 17: 17-29).

COMUNICAZIONE

Quanto a me, il volo dell’uomo moderno da Dio è come quello del Figliol Prodigo (Lc 15) nel Nuovo Testamento. Il motivo che ho per questo pensiero è che più l’uomo è avanzato nella tecnologia e in molti altri campi si sta allontanando dal Signore e sta perdendo la fiducia in Dio e il rispetto per il bene. Più siamo comunicabili, più diventiamo occupati in questioni secolari per nulla interessate alle cose spirituali e a Dio. Non è più interessato a godere della presenza e cercare il Signore.

Ma questo talento e tutto ciò che abbiamo ottenuto da Dio, che abbiamo ottenuto per glorificare solo Dio. Il silenzio di Dio ha ritardato i piani di Dio. Il valore della sofferenza ha un valore inestimabile nel piano di Dio affinché tutto sia buono[1]. Le strutture di comunicazione sono disponibili in molti modi. Ma stiamo diventando egoisti e non abbiamo fiducia nel Signore. Inoltre, siamo interessati ad andare per cose mondane, il più delle volte seduti davanti ai media Facebook, Twitter, Tiktok, WhatsApp ecc.

Mentre stiamo godendo di tutti i tipi di comunicazioni nella nostra vita di oggi. Siamo come quello del figliol prodigo che non realizza o riconosce l’amore e la cura del Padre che ci benedice molte grazie e amore. Ma molti dei nostri problemi nel vivere per Gesù derivano dal problema alla radice che pensiamo di poterlo fare perché i campi della tecnologia e della comunicazione che siamo avanzati sentiamo di avere molta libertà.

Partiamo dal presupposto che abbiamo il potere. Quindi,

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abbiamo iniziato a provare a spingere il cammello attraverso l’occhio di un ago. E il nostro problema principale non è la fiducia nel Signore, ma la maggior parte delle volte diventiamo come quello del folle ricco del Nuovo Testamento “E dirò alla mia anima, Anima, che hai molti beni deposti per molti anni; rilassati, mangia, bevi, sii allegro. ” (Lc 12,19).

In questo pericoloso periodo di pandemia, Dio ricorda a tutti noi. “Ma Dio gli disse: ‘Stolto! Questa stessa notte ti viene richiesta la vita. E le cose che hai preparato, di chi saranno? ‘”(Lc 12,20). Dimentichiamo anche la certezza di Gesù a tutti noi “Io sono la vite; tu sei i rami. Coloro che dimorano in me e io in loro portano molti frutti, perché a parte me non puoi fare nulla. ” (15: 5).

DECISIONE DI TORNARE AL PADRE

Ogni volta che le persone di Israele peccavano contro il Signore e si rivolgevano a Lui con pentimento di cuore, non le respingeva mai, ma le dava e le accettava molto generosamente.

Quando il popolo di Ninive credeva in Dio; proclamarono un digiuno e tutti, grandi e piccoli, si vestirono di sacco.

Quando la notizia raggiunse il re di Ninive, si alzò dal suo trono, si tolse la vestaglia, si coprì di sacco e si sedette in cenere. “Dio ha visto le loro opere, che si sono allontanate dalla loro via malvagia.

Dio ha ceduto al disastro che ha detto che avrebbe fatto a loro, e non l’ha fatto. ” (Giona 3:10). La grande speranza del re si realizza. Dio cede. Lui cambia idea. Si allontana dalla sua rabbia feroce. Quando penso a questo punto, ciò che viene in mente al momento è tornare al Padre in questo periodo di grande virus corona pandemico, è un suggerimento di invito per l’intera umanità alla schiena al padre celeste.

Anche quando Gesù ha iniziato il suo ministero pubblico, le

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prime parole usate da Gesù non sono altro che il pentimento del cuore “Gesù che dice:“ Il tempo è compiuto e il regno di Dio si è avvicinato; pentirsi e credere nella buona notizia ” (Mc 1:15). E in questo periodo pandemico molti si pongono le domande: perché Dio è così? Per questa domanda posso sicuramente dire nella mia vita che ho visto quando il mondo intero è tornato a Dio che questo momento è il periodo Pandemico.

Perché ora molti di loro hanno capito che senza la divinità la misericordia non può avere alcuna soluzione per essere guarita da questa malattia[2]. Tutti coloro che cercano la risposta della pazienza trovano finalmente la risposta nel silenzio di Dio. La mia risposta a questa situazione di questi grandi guai per ciò di cui abbiamo bisogno è di ritornare al Padre misericordioso come quello del Figlio prodigo: la misericordia è pensata per essere ricevuta da Dio e data agli altri in modo illimitato.

La nostra relazione con Dio e l’accoglienza della sua misericordia deve diventare il fondamento della nostra vita. Ogni persona che Dio mette nella nostra vita sperimenterà la misericordia di Dio attraverso di noi in un modo che Dio sceglie. Mentre restiamo aperti a Lui, Egli ci userà per formare santi vincoli d’amore con tutti coloro che sono disposti a ricevere quell’amore.

IL PERDONO DI DIO

Ma quando venne da solo, disse: “Quante mani di mio padre hanno il pane abbastanza e risparmiano, ma qui sto morendo di fame! (Lc 15:17). Nella maggior parte delle traduzioni della Bibbia questo 17 versetto è tradotto come “Finalmente tornando in sé, ha detto che è tornato in sé” quando ha avuto voglia di morire di fame fisica ed è insopportabile per lui sopravvivere senza cibo. Ha vissuto lontano dalla verità della sua esistenza[3].

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Il sentimento del suo dispiacere / pentimento per il suo peccato / azione sbagliata è il risultato dell’introspezione dentro di sé nel 17v. era in grado di accettare la sua indegnità e pensava di aver perso il diritto di essere il figlio (eredità) suo padre, come quello della preghiera di Esdra (Ezra 9: 6, 15)[4].

“Quindi, è partito e è andato da suo padre. Ma mentre era ancora lontano, suo padre lo vide ed era pieno di compassione;

corse e gli mise le braccia attorno e lo baciò”. (Lc 15:20).

Camminò verso suo padre con sentimenti estremi (cuore pesante) di dispiacere ma prima di raggiungere la sua casa il padre compassionevole corse giù dalla cima della casa e lo abbracciò senza alcuna esitazione.

Qui dobbiamo riflettere sull’atto del Padre che quando il figliol prodigo stava tornando dopo un lungo intervallo di anni e nessuna delle persone del villaggio che lo circondava poteva riconoscerlo come figlio di quel ricco padre, ma solo suo padre lo riconosceva persino il suo aspetto esteriore è sfigurato come un mendicante in abiti trasandati.

È per dire che solo Dio può vedere il cambiamento interiore di una persona (Sal 33: 13-14, 1 re 29:17, 1 Sam 16: 7). Come diceva un uomo, “Sono sempre fiducioso di andare a Dio con i miei peccati, perché il perdono è un affare di Dio. Il compito di Dio è amarmi e perdonarmi”.

DECISIONE DI TORNARE AL PADRE CON PENITENZA

Qui dobbiamo riflettere sulla reazione di un genitore normale quando uno dei figli della famiglia è fuggito come questo figlio / figlia prodigo, alcuni genitori accetteranno il proprio figlio / a? Non credo che il loro atteggiamento o reazione andrà bene. Ma direbbero quanto hanno speso il loro tempo e denaro per scoprire dove si trovasse e cercare aiuto per i media, la polizia e così via. E avrebbero espresso tutta

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la loro rabbia a quella particolare persona o non gliene sarebbe importato o non avrebbero aperto la bocca per dire una parola.

Ma la reazione del Padre in questa storia è esattamente opposta e molto accogliente non solo, ma dà abbracci a un verme e ricorda di aver chiesto dove si trovasse la vita passata perché questo Padre era nuovo e suo figlio è cambiato internamente. In altre parole, se facciamo uno sforzo verso un passo verso Dio, Dio scenderà dieci gradini per accettare i Suoi figli / figlie a braccia aperte che ritornano con un pesante fardello di vita. È così che Dio sente di noi quando noi, attraverso il peccato, lasciamo la sua presenza e attraverso il pentimento ritorniamo a lui “.

E anche, in questo periodo, i media sono stati molto buoni perché per Spiritualmente, mentalmente per tutto ciò che è molto utile. E attraverso la videochiamata possiamo chattare e chiamare i miei vicini e cari. Molti di loro hanno iniziato a scrivere molti buoni articoli in grado di dare speranza agli altri e di disegnare le immagini, studiare canzoni come incoraggiare gli altri e comprendere la famiglia, i vicini ecc. E ci ricorda anche le tradizioni dei programmi passati che fanno video e invio attraverso i media. In questo modo molte cose sono iniziate durante il periodo di blocco.

RUOLO DELLA COMUNICAZIONE

Il ruolo della comunicazione ha acquisito notevole importanza oggi. La Chiesa cattolica ha la responsabilità di proclamare la parola di Dio ai suoi membri. Una comunicazione efficace è i m p o r t a n t e p e r l a m i s s i o n e e l ’ e v a n g e l i z z a z i o n e . L’evangelizzazione è possibile attraverso i social network (Facebook, Twitter, video Viva, Zoom, app Whats, Instagram, You Tube ecc.).

Può essere raggiunto dalle persone molto velocemente. Il ministero dell’evangelizzazione è stato dato nelle parole di

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Gesù ai suoi discepoli: deriva il suo mandato dalle parole di Gesù nel Vangelo “vai in tutto il mondo e proclama la creazione della Buona Novella a tutti” (Marco 16:15).

Evangelizzazione significa quindi comunicazione della Buona Novella, tre temi principali nella presentazione del Vangelo:

uno, i sermoni seguono un segno di potere; due, l’uso della Scrittura quando appropriato; e tre, comunicazione attraverso l’interazione personale, faccia a faccia. Predichiamo sulla storicità di Gesù e sulla risurrezione, senza temere la natura divisiva del Vangelo, mostrando il potere di Dio prima dell’annuncio del Vangelo.

Attraverso i media possiamo estendere la nostra relazione umana. Qualsiasi informazione relativa alla relazione umana, all’istruzione, ai programmi di consapevolezza, alle nostre lotte ed esperienze quotidiane, alla parola di Dio e a molti dei nostri amici e popoli. Attraverso la comunicazione diventiamo più vicini a molti amici. I media e la tecnologia hanno aiutato l’intera umanità ad essere più attiva nelle comunicazioni. L’intero universo diventa villaggio globalizzato a causa delle comunicazioni.

[1] Tyler B.,Shalom tidings Christian spiritual magazine, Kerala, India 2016.

[2] https://www.gotquestions.org/God-is-merciful.html

[3] Joseph Ratzinger Pope Benedict XVI., Jesus of Nazareth, New York, 205.

[4] Maurice M., The life of our Lord Jesus Christ, B.Herder book 33 Queen square, London 1953.

SITOGRAFIA

http://forum-phil.pusc.it/articoli/v02-a04 https://youtu.be/GFsY7mQKhWk

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I giovani protagonisti della chiesa

Introduzione

Chiesa con giovani

Al di là di tutte le definizioni, i giovani sono la parte più dinamica di chiesa esocietà il periodo della gioventù è la fase più affascinante della vita. Quando pensiamo ai giovani, facciamo riferimento a tutto ciò che è bello nella vita,come la moda, lo sport, l’arte, i media, le nuove tecnologie, ildivertimento,l’avventura, le relazioni, l’idealismo, la creatività e i grandi sogni.I giovani protagonisti della Chiesa devono fare le proprie responsibilità è quindi

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imperativo che la gioventù non sia vista solo come un’età, ma come uno stato d’animo e un atteggiamento.

Ogni generazione reagisce e si adatta in base alla sua esperienza con la generazione precedente. La gioventù è uno stato naturalmente ribelle. Per i giovani il profitto economico non è la priorità, essi sono molto preoccupati l’uno per l’altro, si accettano e sono inclinati ad aiutarsi a vicenda. Sono meno prevenuti nei confronti degli altri e meno ossessionati dagli status symbol.

La filosofia del “sono migliore di te perché sono ricco, 1.

bianco e libero” non ha molta attrattiva. Però sono fragili e facilmentediventano vittime e schiavi del sesso, della droga o dell’alcool per sfuggire alla

depressione.Secondo Cline Bell, (1984) la cura pastorale deve rispondere al bisogno che tutti hanno di calore, di nutrimento, di sostegno e di cura. La Chiesa può

lavorare come facilitatore del vero amore verso chi ha sete di esso. In particolare verso coloro che

sprofondano nella crisi.

La chiesa e gioventù

Come già detto, i giovani ricevono un’attenzione preferenziale in questi giorni; ma chi sono questi giovani di cui parliamo?

Come possono essere descritti? Le Nazioni Unite classificano i giovani quelli compresi nella fascia di età tra i 15 e i 24 anni.[1] La fascia di età che il Sinodo dei giovani considerava era tra i 16 e i 29 anni.[2] Ma molte altre organizzazioni tendono ad allungare l’età con gli occhi sull’opportunitàfunzionale e sui benefici pratici.

Uno studio sulle categorie giovanili relativo ai consumatori osserva che “la tradizionale definizione demografica di

‘gioventù’ non è più applicabile nella società odierna, e i marketer dovrebbero rivolgersi ai consumatori in base al loro impegno e alla loro partecipazione alla cultura giovanile

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- Il Servo Generale ha di diritto potestà su tutta l’Associazione, su tutte le province, su tutte le case e su tutti i membri maschili e femminili della comunità (cfr CIC 622). -

La povertà è inoltre associata a bassi livelli di istruzione della per- sona di riferimento (l’incidenza è del 17,2% quando è a capo della famiglia una persona con al più la