NELLA STORIA
DISCORSO
LETTONELL’ACCADEMIAPONTIFICIA TIBERINA Ildi
20
Oliifcnom
rtSTEGfiUREL'ANMYERSARIO DELLA CORONAZIOU DTBOA BAKTTTartSOMMOPOMTVPICBFxo ix:
GLORIOSAMENTE REGNANTE
TA«
MONS. FRANCESCO NARDI
Prrliu I'AiIhtAi A.Rtli
ROMA
DALLA TIPOGRAFIA SINIMDERGHI
1870
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Il Pontificato romanonella Storia
»
ha una
legge,EminentissimiPrincipi,Mon-
signori Illustrissimi e reverendissimi,Illustri Signori(1), stabilitadal Regolatore deirUni- verso, che
può
dirsicomune
almondo
fi- sico, ed al morale. Questa leggesuprema
è l’ordine,senza il quale gli essericreati,anzi- ché darequella maravigliosa vista che nelledue
lingue piò colte dell’anticomondo
lorvalse perantonomasiailnome
dibellezza,darebber quelladell’orribilecaos.Però questa legge uni- versalenon
operanellostessomodo
nelledue
diversenaturedi esseri.Nelmondo
fisicoessa èforza irresistibile ,che legai corpi tra se,(I)Vias9Ì!it«vanngliEmioRmiCardinaliRiario Sforza ArclTescorodi Napoli,Pace!Arciv.diPerugia,AntonucciAnir. d'Ancona, deBonnechose Arci», diRoano,Barili,«Moreno.8.A.Rnia Monsig.doTarnociyPrincipe Arcir.diSalisburgo,emoltissimialtriToscorieprelati.
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—
l—
e gli at()»ui col corpo,oiulei giorni,i mesi, gli anni, i secolisncceJonsi senzache questa gran macchina, che nò l'occhio,nèilpensie- romisurano,patiscail più lieve cangiamento.
Nell'istante incuilanostraterra spinta dalla forza centrifugaprecipiterebbe nei
campi
ge- lati dello spazio,una mano
invisibile lare- spinge verso il gran centroonde
ha luce, calore evita.— Non
cosinelmondo
morale.Signori,al qualeè dataladivinaprerogativa dellalibertà.In esso
non
leggicheincatenino,non
forze che costringano,ondo
possibile la indefinitaperfezione,ma
possibilealtresì lade- viazione daU'ordine.Pertantolasuprema
legge del creatodovea
essere anchequimantenuta, anzi (]ui innanzi tutto, poichéilmondo
fisico senza il morale apparirebbe quasiuno
stu- pendo,ma
inutilissimo trastullo della divinità.Senonchè
amantenere questa legge qui oc- correvaaltromodo
chenon
fossela coazione;occorreva che la
mente
infinita salissedirei quasi più alto, e imaginasse ordinamentipiù- sublimi,cheintera lasciandoairuoinolalibertà, loguidasserosulcammino
tracciatogli,e svia- toadessoilriconducessero. Eccovi,o Signori la ragione suprema, perchè Iddio disposee mantiene questomassimo
prodigio dellasua sapienza e bontà, chechiamiamo
llivelazione eRedenzione; ecco perchè disposeemantiene questa Chiesadestinata aperpetuarloper tut- tel’età.Non
volleIddio impedirenell’uomo.
—
5—
nella società
, nellastessa Chiesa lacolpa e l’errore,
ma
ordinòun
ministero,edun ma-
gisteroperenne, e indefettibile,che li sanas- sero.
Non
volle impedire letempeste,ma
le contennein certi limiti,eapprestòtalidifese che nessuna violenza potesse superare; einmezzo
a questomar
procelloso delmondo
aperseun
portosicuro,e acceseun
faroche vi guidasse, eduna
fermarocciasucuiquel faro sorgesse, affinchè il navigante,cheama
e vuole la salute,sapesse ove diriggere la prora.Già voi,o Signori, presentiteache ac- cenni, e
come
questo porto sicuro,questo faroinestinguibile, questa roccia incrollabile siano il pontificato
romano. Uno
sguardoal passato, o Signori,un
solorapido sguardo,
varrà a mostrarvi
come
essofosse,realmente pertutti i tempiil custodedell’ordinemo-
rale nella Chiesa, e nella società. Siatemi benigni.
I primi nemici del Pontificato furono i
Cesari. Dall’
immane
figliodi Agrippinasino al perfidoLicinio,pochie incerti furonoi ri-.posidella Chiesa, e presto seguiti da
nuove
esmisuratepersecuzioni.Qual fuilcontegnodei Ponteficiromani inquesta battaglia di 3 secoli? Dal primo cheentrava umile pescatore Galileo,a
com-
batterel’onnipotente e universale idolatria.DigitizedbyGoogle
—
r>—
sino al nobile* Melcliiaile, chel'esscrvir opfi- niKs,/ìlius christiiwae paclsj etpatercìiristia- naeplehh^
come
lochiaii\aS.Ajiostino(Hpi-st.ol.162)
non
salvò datomicnti, epcrsecu-/aoni, tutti i Pontefici dei tre primi secoli sonoscritti dalla Chiesa nella gloriosalista elei sue)i martiri.Forse
non
tuttiperirono per inanodelcarnefice;ma non
eralaloro stessa vitaun
continuo, e assaiduromartirio?Co-
stretti a celarsi nellecase di
Pudemte
, Cle- mente, Lucina, Marcello,Quirine),orifuggirsi negliijiogei dellevieAppia,Ostiense, Latina, oNoincntana;
minacciati ogni dìeogni ora dasacerdoti,damagistrati,dascttarii,datra- elitori;tratti,appena
scoperti,alanguire nelle orride carceri delfanticaRoma,
o nel fondo delleminiere,ocondannati abagnar deiloro sudorile seghedeimarmi, qlesorgentimura
delleterme,quali col poplite reciso, quali collemembra
atfrantedaireculeo,ocarichedicatene, sinchélascure,oileonimettesscrfineal soffri- re,non
era forse tuttoilloro pontificatoun
lun-go
olocausto?Ebbene,o Signori, in questi tre • secoli, sottouominiqualifuronoNerone,Do-
miziano, Massimino, Decio, Gallo, Valeriano, Diocleziano, Massenzio, e inmezzo
aun
po- polodegno
di tali padroni, quale di questi uomini gloriosi fallial suoformidabile
com-
pito? Nessuno, o Signori, che favolosa ò la cadutadiMarcellino.'Futtimemori
deH’esem- pio dato dal Principe dei pastori,sofirirono,
—
7—
>senzalagnarsi
,senzaturbarsi, senza
neppure
lasciarloscritto,onde
selosappiamo
è piut- tosto damonumenti,
damemorie,
e indica- zioni di autori piùrecenti. Illoronome non
si legge su archi trionfali, o su medaglie gratulatorie,
ma
sottogliumili arcosolii dellecatacombe
, e ne’ sacri dittici delle antiche liturgie.Però
iltempo, oSignori, checrollò gliarchi,corrose eseppellì lemedaglie,ri-
spettò quegliumiliricordamenti,che valsero aigenerosi
fammirazione
di tuttiisecolicri- stiani.E
giustamente, o Signori. Ilsoffrire, anzichétradire il dovere,ilsoffrirequando
amutar
lapena
in premio,1’umiliazionein onori
, lo privazioni in lautezze basterebbe
una
parolaod un
atto,è il più eloquente
ammaestramento
che darpossono coloro che presiedono nellaChiesa.Onde
ionon
credo interrotto l’apostolato diClemente
dal suo esilio, nè quel di Marcellodallasuacondan-
na a pascere lefiere neH’aufìteatro,nèquel d’Alessandro dal lungocarcere soflferto, an- che semiiraltro avesser fatto chepatire in silenzio.Senonchè ben
sapeauoancheinquella loro terribilevita trovarmodo
d’adempiere ogni dovere de’primi Pastori.Clemente
so- pivala fervida lite di Corinto,dove
alcuni laicisi ergevano a maestri delclero,e del vescovo con ardimento, che oggi ancora si rinnovella; Piocombatteva
i Gnostici venuti a infestare la fedee morale cristiana nellaDigtlizedbyGoog[e
•
-
8—
stessa
Roma;
Eleuterio raccoglieva leme-
morie dei martiri lionesi,mandava
aevange- lizzare laBrettagna,condannava
irigori fa- risaici deiMontanisti, e lesuperstizionigno- stiche;Urbano
stabiliva la sacra legge,se-condo
cuidovranno perpetuamente
erogarsii beni ecclesiastici;Cornelio, eStefano deci-
devano
locontroversiedella Chiesa asiatica, e deUafricana;Antere
ordinava i fasti de’martiriromani; Lucio
temperava
versoica- duti il rigoredelle penitenze ecclesiastiche;Aniceto,Telesforo, Igino,Alessandro,Sisto, regolavanolaliturgìa, ladisciplina,1’ordine de’ sacri giudizii, e ogni partedel ministero.
Così in
mezzo
alfinfierire dellepersecuzioni, inmezzo
a quantola ferociapagana
seppe inv'entarcdipiù crudele,sorgevatacitoefer-mo
questonobileedifiziocristiano, spregiato, c quasinon
visto dalsuperbogentile,sinché a poco a pocoiltemuto
simulacro diGiove
capitolino, cadde rovesciato dall’umile croce del Nazareno.I sofisti,e Giulianotentarono indarno di ravvivare il gentilesimo;lamaligna pianta era
morta
per sempre.Senonchè
altre uesorsero in sua vece nelsenostesso del Crfetiauesimo,perchè fosse pienala parola di Cristo, che nel misticocampo
aveva voluta lazizzaniainterposta albuon
granosino aldìdellamesse,epredetto clici nemicidell’uomo
sarebberoidomestici suoi.—
9—
E
in veronon
solo domesticima
fra-telli, e
usando
la bella frase di S. Leone,eoncorporati aCristo,ed a noi,erano quegli uomini ambiziosi chesorseroa tenereilluogo deipersecutori giudei, e pagani.
Non
sitrattavapiùdiuna
guerraester- na,ma
diun
dissidio famigliare, d’una
di- scordia fra battezzati, anzi,ahi dolore1tra sacerdoti e vescovistessi, che dimentichideltremendo
officio, essi maestridi verità, essimente
e cuoredelpopolo, chiamatia rendere ragionenon
delle loroanime
soltanto,ma
anche delle altrui, s’eran fatti per orgoglio maestri d’errore, e ministri di perdizione.
Quali uomini queifanaticied impurignostici!
que’caparbiiDonatisti! quell’ipocritaPriscilia- no!e queirorribileprete Ario ch’ebbeilfunesto privilegio didareil suo
nome
aduna
delle più lamentevoli scissure della Chiesa,gua-
stando la fedecattolicadall’EufratealTago, daideserti della Libiaalle pianureSarmati-
che!
Mai
sino a Luterofumanifestoquantoun
solouomo
possa operare dimale
nelmondo. Non
alcuna plebe,o magi.strato,ma
lostesso secondo Cesare cristiano,ela
mag-
gior parte dei ree popoli germanici eslavi prestopadroni dell’occidente, anzi ahiterro- re! moltissimi vescovi, traiquali parecchidi grannome,
abbracciaronolarea dottrina,ne-gando
ilprimo
cardinedel cristianesimo, o aizzando parricidi leautorità civilicontro laDigitizedbyGoogle
—
10-
Chiesa,
Ad
Ario successeroMacedonio,Ne-
storio, Eutichc,Sergio, Pirro, egllmperatori iconoclasti; quindi a spezzare il santo anello che stringeva anoiquel prezioso oriente,ove
si
compirono
ifattideidue
Testamenti, quel- Torienteove
nacque,visse,emorì l’Autoredi nostra salute, e iprimi gloriosi martiri, e incomparabili maestri della fedecristiana, a strapparciquesto caroOriente, al quale vol- geansiptegando
i fedeli,venne
un’altro uo-mo
fatale.Fatto vescovo controleleggi della Chiesa,adulatore deiPapi sinché sperò se- durli, poi loroaccanitonemico,idolatrato dai suoi bisahtinipuerilmentegelosidiRoma,
ri- volsei doni d’un feliceingegno, e dell’aura popolareadividereanzichéadunire, a distrug- gere anziché a edificare.O
Fozio! avesti l’ambita sede, avesti rapplauso di molti vescovi,dell’Imperatore, dei cortegiani, del popolo;scrìvesti ilMiriohi- blon,il Ìsomocanoìi^illessico,recasti all’odia- taRoma
tal ferita che dieci secolinon
sa- narono,e di tutto questo chehai? Null’altro cheil severo giudizio della Storia, e quelloben
più terribile di Dio. Chi hauna
sola scintilla di fede tremi.Ebbene, oSignori, in
mezzo
atutteque- steprocelle ariane,semiariane, nestoriane,mo-
nofisite,monotelite, iconoclaste,e nella fiera elunga guerradiFozio,qualfuilcontegnodei Papi? Custodia inviolata della sacra dottrina,
-
11—
mantenimento
(leU'unith,fermezzaincrollabile innanzi ai principi, ai popoli^eaivescoviri- belli.Vi
furono spessoinquei sette secoliPon-
tefici perseguitati,carcerati, esiliati, percossi nelle stesse vie di
Roma
dagli sgherri bisan- tini;ma un
Pontefice solo chefallissealsa- crodepositonon
vi fu. Imperatori, vescovi e sinodi perseguitano Atanasio,e GiulioPa-
pa l’accoglie, lo difende, e lo sostiene.Ne-
storio ha per sefautorità dellasecondaSede
cristiana, faula imperiale, grannumero
di vescovi, e Celestinopapa
lo combatte,e lo vince. Eutiche colla sua finta santità avea già in Efeso ottenutoun
doloroso trionfo,ma
è vinto in Calcedoniada
Leone.Giusti- nianosommove
l’oriente,e la Chiesa tutta collalunga e dolorosa lite dei treCapitoli,ma
Vigiliopapa
latronca.E
Onoriodapri-ma
forsetroppo temperato controilnascente monotelismo, locondannò
tosto che il rico- nobbe, elocondannarono Agatone
e Gio- .vanni II.
Ai
feroci iconoclasti l’Isauricoe ilCopronimo
opposerolalor parola, la lorli- bertà, lalor vita Gregorio IIeIII,suiquali segli esarchi diRavenna non
poteronocom-
piere le imperiali vendette, lo si deve alla fedeltà di cui i popoli d’Italia circondarono quella Sede,che per mille anni fu per essi la vera e lamassima
difesa dell'oppressione straniera.Ai
subdoliartifiziidiFozio,incuis’eraDigitizedbyGoogle
—
12—
personificata la doppiezzae alterigia bisan- tina, resistettero valorosamente Nicolò I
,
Adriano
II, eTottimo Giovanni Vili, ben- chéda prima sorpresoun'istantedaquel versi- pelle. Quindi Martino II eAdriano
IIIcon- fermaronoildoloroso,ma
necessario anatema.Ed
ecco,o Signori, un’altraaccusa con- troi papi.Ah
se avesserooperato piòmitemente, gridano certi filantropi,quanti malisisareb- bero evitati? SeAdriano
III avesse trattato Fozio con maggiori riguardi, seLeone X
non
avessecosi fieramente scomunicatoLu-
tero, e Paolo III Enrico d’Inghilterra, e
S. Pio
V
Elisabetta, esi fosse in genere adoperata
maggior
carità coi Greci, coiPro- testanti, coi settarii d’ogni colore,la Chiesanon
lamenterebbe tanteperdite, e il gregge cristianonon
sisarebbe diviso. Cosiquesti pietosi; pietosi assai piò dell’Apostolo della carità, chescrisse
non
doversi a taliuominineppure
il saluto;pietosi assaipiò dell’incar- nata bontà divina, che disse di riguardarlicome
etnici,e pubblicani. Invero soi papi, anziché separare dalla Chiesaifalsatori della vera dottrina,vegliavessero mantenuti, sa- petevoiche sarebbe avvenuto?Umanamente
parlandonon
visarebbe piòtraccia diChiesa cattolicanelmondo.
E
questoanziformeràl’eternagloriadei romani Pontefici.Al
pericolo di perdere il-
la—
trono, la libertà, la vita; al pericolo d’aver
nemico un
potente monarca;al pericolo an- cor più spaventoso di perdere un’ interana- zione,preferirono tranquillamenteed eroica-mente
di salvarela Chiesa.Senonchè male
10 dicevaal pericolo di perdere
una
nazio- ne!No,
nessuna nazionesiperdettemaifuor- ché per sua propria colpa, o Signori, e .seBisanzio segui Fozio e Cerulario, epartedi Svizzera Zuinglio e Calvino, e partediGer-
mania
Lutero, e Sveziail vile Petersen o' piuttosto il rapace Gustavo, e
Danimarca
ilperfidoCristierno
; se la stessa Inghilterra segui l’adultero e omicidaEnrico, el'ipocrita ecrudeleElisabetta,ahSignori!queste nazio- ni,o parte d’esse già più
non
ci appartene-vano
'col cuore, ecadde soltantoquella lieve paretemenzognera, checelavaalnostro sguar-do
il guastoantico eprofondo.Ne
volete voiuna
prova?La
feroce tirannia deiTudor
c diCromvellosulflrlanda, quella dei principotti germanicisui loro sudditisindove
arrivava11lorbrevescettro,la
immane
oppressionedel Moscovita .sulla sventurata Polonia, valsero forseastrapparci queipopoli?E Gesù
Cristonon
è forse ancora lodato da veri credenti sullerivedelBosforo, nellemontagne
del Li- bano,e nellebeate spiaggia dellaSiria, ben- chédascisecoli vidominilascimitarramus- sulmana? No,
Signori, cosiuna
nazione, coni e un’individuo,non
si perdono che per propriaDigitizedbyCoogle
f6
—
14—
colpa,c
come
Diouou
piejjalasua legge por salvare chinon
vuoleseguirla,cosiilsuoVi- cario, eh’è la sua voce sulla terra,dovea
e devemantenere
altaefermala veritìiinfac- cia ai principi, ed aipopoli,non guardando
cheil Cielo.Guai
seanche questa voce si piegasse, o spegnesse!Ed
è ciò chesi tenta,ma
ò stoltochi lospera, e pusillanimechi loteme.Altra lotta
tremenda
ebbeasostenereilPontificatonelfetà mezzana.
Le
iniquità del- rimperoromano
aveanocolma
lamisuradel- la giustizia divina, e dagli estremi confini deirAsia mosser popoli ignotia rovesciarsi soprarEuropa.Una
misteriosa forzaglispin-geva
verso lioma.A Poma,
aRoma,
grida- vatutti idi il suodemone ad
Alarico,come
piùtardi e tuttoraad un
altroAlarico sen- zail geniodel primo; eben
prestoPanno-
nia,Illirio,Germania,
Gallia,Spagna,
Italia furono inondateda
genti diversedi lingua, sembianze, e costumi,ma
unaniminell'ucci- dere,saccheggiare,ed ardere.Non
siposso-no
aprirlestorie di quei tempi senza fre- mere, oSignori, ei libri di S. Gregorio, di Paolo Diacono, ei poveri annali monastici di quelleetà, destano compassionee terrore.Ebbene, o Signori,
mentre Germania,
Fran- cia, Spagna, Italia,fumavano
d’incendii,ri-suonavano
di lamenti, eran pienedi paure, di fughe, di morti, chi provvedeva alla mi-—
15-
sera umanitli? Chi raccoglieva le redini del governo cadentidalle
mani
dei presidi invi- litial prossimardel pericolo? ChiadAttila, a Odoacrc, aTotila, a quei terribili flagelli diDio
che furono Alarico e Genserico cal-mò
le iretremende
, risparmiando infinito pianto a sigran parted’ Italia, edando un
nobileesempio imitato daigenerosi vescovi emonaci
d’Occidente? 1 Pontefici, o Si- gnori,i Pontefici romani.Da
Innocenzo I aLeone
il grande,da
questo al grandeGre-
gorio, ea S. Zaccaria, noi li troviamosem-
pre infaccia a questi feroci conquistatori, in- terposti traessi, edi popoli,a difendere, a salvare,a soccorrere,benchéaltromezzo non
avessero chela loro carità,e quella dei lor fedeli. 'I qualise ad essi confidavano anchele lorosorti civili, aveanopienamente il diritto di farlo, che
quando
il pilotaabbandona
o sgoverna lanave,i navigantiben
possonoedevono
confidarlaa chisanno poterla con- durrea salute.Ed
ecco qualisonoleveree piò anticheorigini di questa sovranitàcivile dellaChiesaromana, chesolo piò tardigl’im- peratori conlermarono, o piuttosto riconob- bero.Ed
iodomando
qual altro principato possa mostrareorigini piò legittime?Ora
ad esso simuove
guerra;dachi,eperchenon
èchi noi veda. Si vorrebbe far rivocare ad
una
parte delpopolo italiano il suffragio di««
DìgìtizedbyGoogle
/fr
—
IG-
dieci secoli
;
ma
il popolo italianonoi rivocò, nò il rivocherh.Questo
votoviveperennenel suo cuore perprorompere
dinuovo,quando
passata l’ora della divina giustizia suonerà quelladella divina misericordia.Però
non
bastava trattenere i barbari,od
anche frenarne le ire; conveniva far di più, convenia
mutarne
lementi e i cuori.Conveniva da una
feroce tribù Sicambrafar uscirela illustre evalorosanazionefrancese;dai rozzi Boi,Alemanni,Svevi,Turingi,
Wen-
di. Sassoni e Frisoni,ledotteefortinazioni tedesca,belga eolandese; dalle invasioni
Van-
. dale.Visigote,Mussulmanne,
lagenerosa,cat- tolieaSpagna;dallebarbare ordeErnie,Ostro- gote, eLongobarde
questa Italia dei seco-li
XIII
eXIV,
e que.staRoma
cristiana, perché fossero maestread Europa come
nel- la fedeCOSI in ogni arte,in ogni lettera,in ogniscienza.E
invero diqua,da Roma
par- tivanoPatrizio, Agostino, Bonifacio,Colom-
ba,Columbano,
Gallo,Ansgario,Cirillo,Me-
todioper convertire gl’Iberni,
gli Angli, i
Frisii,i Sassoni, gliAlemanni,gliElvezii,gli Scandinavi,gli Slavi.
Nò
portavano secosol- tantoilVangelo, ma
ogni principio delvi- vercivile, edificandocollestessemani tem-
piia Cristo, e ferme città, e
mutando
se-condo
l’anticaprofezia,laasteinzappe, e in vomeri le spade(Mieli./F,5.).,onde
l’antico guerriero,nomade,
e rapacesi faceaperessi pacifico agricoltore, e industre cittadino.Che
cosa, che cosa sarebbe avvenuto (leU’umanità, oSignori, inmezzo
a quel fe- roce rimescolarsi dellepassioni delfctiimez-
zana,se iPontefici collasanta lorvocenon
ne avessero domati gl’impeti, e senon
im- pedite,almeno
interrotte le gifbrre coi loro legati,e colletreguee paci di Dio; senon
a- vessero sospeselevendette,emitigatalabar- barie delle leggicoi loroasili; atterritiquei feudatarii ladronicoi temuti anatemi; posto migliorordine ne’ giudici!col processo cano- nico,sostituendoalleinsensateordalielepro- ve, e il giuramento, ealle barbariche leggi
degne
d’ordeselvaggio,laragionescrittatra- mandataci daiRomani, ed emendata
anche essa dall’equitàevangelica!E
qualaltrapo- tenza, oSignori, proteggeva in queiterribili secoli le ragioni dei popoli in faccia ai so- vrani, e quelle deisovrani in faccia ai po- poli ?Qual
altro argine s’oppose al torrentemussulmano,
pcrchòdi occidentenon
faces- se quel deserto cheavea fatto di oriente?E
chi in quella dura età apriva agl’ infelici innumerevolisoccorsi?chifondavaospitali,or- fanotrofi!escuolepresso ognichiostro, e pres- so ogni chiesa?Chitrascrissee salvòlereliquie dell’antico sapere e degli antichilinguaggi,
impedendo
cheilmondo non
cadesseinquel- l’ultima barbarie, dalla qualeforsenon
sareb- berisortomaipiò?Ipapi,oSignori; essi furo- no che con lenta e infaticabileoperosità pre-DigitìzedbyGoogle
2^0
-
18—
pararono nel senostesso delletenebreigior- ni miglioridei secoli XI, XII, XIII e
XIV.
Salgasipurealleoriginid’ogni coltura, esive-
dranno
convergere versol’Italia,eversoRo- ma
,dove
r anticasapienzamandò
Vultimo lume, e la ntfova ilprimo
bagliore.La
prodigiosa ingratitudine della nostra età,ela sua leggerezza ancorpiò prodigiosa, queste cosenon
ricorda,non
riguarda,non
istima. Leggicchiando scritturelle d’altra lin- gua, e d’altra fede, e quelle peggioriche le ripetono anchetranoi,
gode
invece andarenoverando
gli errori, ei falli di alcunpapa, emagnificarli.Con
diletto ricordalepietre,
ei bronzi tratti dalColosseo, e dalPanteon, dimenticando chenessun’altra cittò della terra conservòcosìinteriisuoi
monumenti
diventi secoli;
gode
parlare del famoso processodi Galileo, dimenticando chesottoiPapideise- coliXV
eXVI Roma
era ilprimoasilodelle lettere, escienze inEuropa
; che Copernico quipubblicavaededicavaaiPapiquell’opera,che
mutava
ilsistema delmondo;
cheGalileo stessoavea trovatoquilapiò calda accoglien- za,eche le patite molestie (nongiàlafavo- losatortura) devea sèpiò chea noi,poi-
chési
può
avereragionenelfondo,e gravissi-mo
torto neimodi.Criticanoilnostrogovernoilpiòmite d’Europa,eormai quasiilsolocristia- no.
Trovano
angustee irregolarilenostrevie, tetre le nostre case, e celebrano i bianchi—
lU—
splendori,eleprosaiche eleganze d’altreteire dimenticando che qui
non
si dhun
passo senza incontrarsi intalmonumento,
che an- chesolosarebbel'orgoglio d’altre città,eche 80,000 viaggiatori traipiùcolti della terra,non
sisazianod’ammirare ognianno
ì tesori adunatinelsoloVaticano, e nellenostresette gallerieraccolte anch’ esse in gran parteda
Pontefici e Cardinali.Oh almeno
fossero stra- nieried
eterodossi costoro, chegodono
cosimiseramente
garrire!Non hanno
abbastanza invidiosinemicil’Italianostra, elanostra fede perché noi italianie cattolicidobbiamo
ag- giungersi a loro?E non vedono
stolti, chesi ridedi essi altresì, esiconchinde che nul-
la,nulla, di
buono
ènon
solo inRoma, ma
al di
qua
delleAlpi,onde
la salute dover venireanoi daldifuori, esiparla,esistam- pasenz’ambagi
di torcipersinoquestosom- mo
privilegio che aRoma
eaItaliaconces- se Iddio,di torciquello, che con frase de-gna
di lorochiamano
ilmonopolio
del go- verno della Chiesa, per aggiustarceneuno
cheda
loro impari ilda
farsi?Ma
ciònon
avverrà, o Signori.Dio
veglia visibilmente sul Vaticano,e vive ancora tra noi lastir- pe e lafede latina,e cattolica.Se
vorranno trovare tranoi deglispogliati, degli esuli,edove
occorra dei martiri,li troveranno, se vorramio deitraditori no,non
litroveranno.DigitizedbyGoogle
L'I-
—
20—
Senonchò, oSignori,
non
furonosoltanto lescienze,lelettere, le artiprostrate nelme-
dioevo, chei papi rilevarono, anzi
non
fu questo cheun
beneficioinsignesi,ma
secon- dario.Assai piùgrave
danno
da ripararsierail decadimento delladisciplina e del
costume
nelpopolo cristiano,anzi nello stesso clero, il sai della terra.Terribiligiorniaveaveduto laChiesa di Cristo,ma giammai
piùterribili di quelliin cui gl’imperatoridiFranconia,ei redi Francia, e d’Inghilterra s’eran fatti padroni delledignitù
,ed offici!ecclesiastici
,
vendendo
le abbazieci vescovatiad uomini chepoi rivendeaiio i benefizi! inferiori. Qual maravigliase la vitae ilcostume
di questi mercenari! rispondeano all’infame contratto!Invero grida di santaindignazione, e fortis- simi esempi!,
non mancarono
mai,anche nei tempi più rei;
ma
parole ed esempi! poco giovano senon vengano
dall’alto,c dall’altonon
tardarono a venire.Sco.sso
appena
il duro giogo deifeuda- tari!ladroni,che infestavano la stessaRoma
nel
X
secolo, i papisulla finediesso,posermano
fortcìnente al santo lavoro,che conti- nuato per cinque .secoli fu compitoaTrento e riceverà,spero, l’ultimacorona alVaticano.Quale.spettacoloper
sempre memorando non
diedero i papi ClregorioV,
Silvestro II, Benedetto Vili,
Clemente
II,Leone IX
,-
21—
Vittore II, Stefano
IX,
Nicolò II,e Ales- sandro II,sottoiqualigiàvivevaed operava quel fortissimo Ildebrando, che dovea riem- piere del suonome
tuttii secoli seguenti!Non
iconfinid una
breveorazione,ma
ampii voluminon
bastano adirdegnamente
diloro.La
potenza delPontificato, piangoneldirlo, giacea invilitae quasi assopita.Universaleerail sovvertimento
delfumane
, edivine cose,
che lo sfasciarsi dell’
Impero
Carolingio avea portato inFrancia, eGermania,
emaggior- mente
in Italia,dove
le tradizioni gloriose diRoma,
ancora superstiti, in lotta colleistitu- zioni baibariclie,e col feudalismo,faceano dcH’infelice penisola, e diRoma
stessa,orrido strazio,lasciandoampio
dominio aipartiti.Ciò solo
può
spiegare i dolorosi pontificati de’ quattro Giovanni dalXII
alXV
, e deidue
BenedettiVie
VII.Fu
allora, cheil clero di
Roma
ispiratodaDio,consacrò in S. Pietro il giovanemonaco
GregorioV.
Gregoriodi soli
24
anni,trovaun mondo
desolato daguerre, contaminato davizii,un
clero,ahispavento! anch’essoinpartevizioso;
ma non
dispera.Sa
che cosa possachicon- fidafortemente in Dio, e s’accinge all’opera.In Francia
comanda
siano rimessi nelleloro sedi i vescovi legittimi,c vietaaRe Roberto
le nozze incestuose con Berta,
scomunicando
i vescovi che le aveano consentile. In
Ger- mania
proibisce aivescovi dipassarearbitra-DigitizedbyGoogle
—
22-
riamente
da una
sede all’altra,e se ne vo- gliono ritenerepiù d’una, leperdano tutte.In Italiascomunica l’invasore della
Sede
di Napoli; vuol salvaalla Chiesa edai poveri laeredità dei preti e deivescovi, e punisce dianatema
chiosassedar giuramento, o pro-messa
alleautoritàcivili per il papato.Con-
voca Sinodi tre volteaKoma, una
a Pavia,una
aPeggio,una
a Spoleto;sostiene e di- fende i chiostri, soli asili inquell’età mise- randa, e stabilisce leggisapientinidue
cleri.E
tutto questo,o Signori intre solianni di governo,interrotti dallarivoltadiCrescenzio, eda un
esilio di 17mesi! Sulle stesseorme cammina
ildotto, e forteSilvestroII, l’apo- stolodegli Ungheri,e l’iniziatoredelle Cro- ciate.Poi,o Signori,la
somma Sede
si velanuovamente
di luttosotto i deboliGiovan-
niXIX
e Benedetto IX,ma
il luttosican- gia presto, e persempre
intrionfo per Cle-mente
II. Dieci solididopo
lasua consacra- zione, egli convocaun
granSinodo aS.Pie- tro, dichiarando in esso guerra implacabile alla turpe simonia,scomunicando
i colpevoli e assoggettandoli aperiitenzalungaegrave, se pentiti.La
rea pianta fu colpita alla ra- dice.Mandò
ancora alcunrimessiticcio, poiché gli abusihanno sempre
caldic tenaci fautori,ma
languì, isterilì, c presto morì.Clemente non
pontificò cheun
soloanno
;però
come
-
23-
tutti i grandi uomini sopravvissea sè
mede-
simo,poiché il santomonaco Brunone
dive- nutoLeone
IX, continuò l’opera sua.Leone comanda
subitoaivescoviitaliani di unirsia lui pertoglierel’indegno traffico dellecose divine, ricordando lorocome
essi piòvicini allaSantaSede
sianolegati a leida
maggiori doveri.Indi percorrelaFrancia, eaRheims
lo stessoanno
ordinaaivescovi e al cleroche vivano piòfedeliallalorosanta chiamata; cessinoda
simonie, cupidigie emalcostume
;1’abito,e il trattoconformino alla loro dignità,nè s’immischinoincure se- colari. Alle parole succedono i fatti,e i piò rei dei vescovifrancesisonoprivati diquella sede,cheteneano a
danno
dellaChiesa; quelli di Brettagna chealdelittoaggiungevano
l’i-nobbedienza,sono scomunicati. Di Francia
Leone
passa inGermania, e colà altres'irac- coglie aMagonza 40
vescovi a combattere quella,checon voce apparentementeeccessiva,ma
nelsuo fondo vera diceasihaeresissimo- niacay ei40
vescoviconsentono epromet-
tono alpapa
obbedienza.Tutto questo, o Signori, operossi
da Leone IX
nelprimo
anno, anzi nei primi 7 mesi delsuo Pontificato;onde ben
potete argomentareciò eh’eifacesseneicinque anni che seguirono.Due
Sinodi aRoma
,due
a Vercelli,due
aMagonza;
viaggi incessanti, lettere assidue, preghiere ferventi, santitàdiDigitizedbyGoogle
-2lA
-
24—
costume
tale da meritarsi subitodopo
la mortel’ouor deglialtari, ecco il suopontifi- cato,Le due
durissime prove cheDio
gliri- serbò, quella di Berengario in occidente,e quella di Michele Cerulario in Oriente tol- lerò con grande
animo
, vincendo la pri-ma, non
lasciandosi vincere dalla seconda.Berengario francese si converti
, Cerulario greco restò ribelle.
Anch’
essocome
il suo prototipoFozio,profondeasida
primainpro- testediriverenza e concordia.Leone
rispon- deaaccettarle inveroquelle proteste ed es- sergli gradite,ma
piùcredereai fatti,e sa- pere com’esso segretamente operasse il con- trario, di*ciò cheavea sullelabbra, csulla penna. Invero lamaschera anche alloranon
tardòa cadere, eilfalsoamicosipalesòfieronemico
, il quale senon
ci rapi tutt’ afl'atto l’orientelodobbiamo
a Leone.Vittore II, Stefano IX, NicolòII, Ales- sandro II, sono aneli’ essi
una
continuazione diLeone
IX. TrascoiTcreItalia,Francia,Ger-mania
, convocar sinodi, visitare Chiese,e chiostri,restituireladisciplina,
muovere
guerra a quelle due terribili pesti simonia,e con- cubinato,soffriredai principiognioffesasenza provocarli,ma
senzamaitemerli,eccola vita di questi uomini che prepararono lavia al- rimmortale Gregorio VII, il qualevinse af- fatto la lunga battaglia,erestituì allaChiesa di Cristo r antica puritù,1’antico fervore
,
—
25-
l’antica indipendenza,eh’òilsuoprimo ono- re, ela sua
massima
necessità.A
questo grannome
di GregorioVII
s’insulta oggi, o Signori.Uomini
chediconsi cattolicie italianigodono
offenderetaluomo
di cui la Chiesae l’Italia
non
ebbero certa-mente
ilmaggiore
intuttal’età mezzana;taluomo
chesolo,ed inerme, colla sola potenza dellasua parola seppecomandare
all’occidente COSIche ire eranomen
forti di lui, eipo- polipiù lontani a lui obbedivano più che a coloroche cingono laspada.Una
sualettera mettea fineaduna
guerra, un’altra faceacheilpopolo a Coloniaea Milano strappasse da- gli altariipreti concubinarii, un’altratoglieva l’infameuso difarsuelespogliedei naufra- ghi, e
un
suoSinodo fiaccaval’indomita al- terigia delpiù possentesovrano d’Europa
,
che umileglisi prostrava aipiedi.
Noi
catto- licisappiamo come
Gregorio operasse questo, ecome
il potesse;ma
anchecoloro chehan- no soltantouna
scintilla d’amore
all’umana
dignitàe grandezza dovrebbero,
mi sembra,
sentirsi vibrar qualche cosanel cuore,alpen- siero di questa potenza morale, quale
non ebbe
altro esempionella storia.Senonchè
iom’accorgo aver postoilpiede su d’una via infinita. Gregorio VII, e isuoi prossimi antecessori e successorinon
furono che il principiod’unanuova
età, ediovedo
DigitizedbyGoogle
-
2()—
ancora dinanzi a
me
le gloriose crociate,che salvarono l'Europadallabarbariamussulmana, promosse
dai Pontefici dei secoliXI
e XII;lariforma del dirittoprivato civile, e penale, e la creazione deldiritto delle genti operata da quelli delsecolo XIII;lariformadella di- sciplinaproseguitaneigrandiConciliidel
XV
eXVI;
lalottafortee gloriosacontrolarivolta luterana ecalvinista, equellacontroilperfi- diare gallicano,giansenista,febbroniano, giu- seppino, che ancoranon
possiamo dire finita.A
quei pretie vescovi, che strettiin turpe alleanzacon
ree ministri cupidi e ambiziosi, s’adopravano a sminuire isacri dirittidella Chiesa, di quella Chiesa per laquale avreb- bero dovuto darela vita,opponevano
glia- nimifortissimiInnocenzoIII,GregorioIX,Eu-
genio IV, Paolo III, PioIV
eV, SistoV, Urbano
Vili,Clemente
IX, InnocenzoXI,
BenedettoXIII
eXIV,
ePio VI, insegnan-do
,ammonendo
,scongiurando,e all’ultima estremitàusandoquellapotenza cheDio
pose nelle lormani,non
per ucciderema
per sa- nare,oalmeno
porreun
confineaiguasti dei-fumana
superbia ne’campi dellaChiesa, ein quelli della società civile.Tutte queste lotte,o Signori,ne prepa- ravano
una
suprema, loro funesto- corollario.I principi,ei loro vilio improvvidi assenta- toli, avevano
mossa
guerraalla Chiesa cat- tolica, suscitando contro essa forgoglio na--
27—
zionalc,ipregludizii,lacupidigia, egiovandosi delle armi della
menzogna
e della violenza.Stolti!
non
s’accorseroche queste armi erano a doppio taglio, e chenon
sicalmano
a ta- lentolepassioni dei popoliuna
voltacommosse come non
.s’infrenaa talentoun’incendiouna
volta suscitato.Venne tempo
in cuilestes.se parole ed opere usate dai principi contro ipapi, si usarono daipopoli contro i principi,
ma
conben maggiore
e pih terribileeffetto, chè altra èlatutela chevegliaa favoredella Chiesa, altra quellaconcessa ai troni.E
inu- tile,o Signori, ch’io quidispieghi dinanzi a voi le sanguinose e lotolente pagine che chiusero gliannali dell’ultimosecolo,e apri- rono quelli delnostro; solodirò chepiòche lescurialzateincentocittàdellanobile Francia, eilmezzo
millionedicittadini chiusi nelle sue carceri; piò che idue
millioni sgozzati in quellatremenda ecatombe
dell’Impero
fran- cesesuicampi
di tuttaEuropa
dall’uomo
terribile suscitato
da Dio
a punire popoli e re, sinchéfossepunito essostesso, assaipiòmi
spaventano queiprincipii, velenose radici,onde
tutta questaserie di delitti esciagure germinarono, edinuovo
assiduamenteriger- minano.Voi
sapete ache accenni, o Signori.Non
io negherò che quel grande Artefice, che sa cavare il ben dal male,non
traesse nobili egiuste cose, e altre malvagienon
DigitizedbyGoogle
:>v
—
'28-
ne
distruggesse per queltremendo
rivolgi- mento.Che
nessunoloderà Tantico arbitrio de' governi, lamancata
sicurezzadei cittadi- ni,r inegualità loro dinanziallalegge,ilpre- valereinsolente dei feudatarii, l’eccessivo e quasi assoluto pregio della nobiltà,elapoca, o nessuna cura delleplebi.Ma,
o Signori,a togliere i mali voglionsi giusti rimedii, e la violenza, larivolta,il disprezzodeH’autorità, emassime
di quella prima based^ogni ordi- nesocialecheè laReligione, renderàsem-
preillusorio, ed assurdo ognirimedio,ed
ag- graverà invecequeglistessidisordini,ed abusi che voleanoabolirsi. Cosiavvenne, oSignori.Scosso il mite giogo degli antichire, sicad- denell’anarchia religiosaepolitica, che
menò
ad una
spaventosatirannide, quale1moder-
ni annalinon
ricordano;poi rovesciata que- sta,si caddedinuovo
nella licenza, e dalla licenza dinuovo
nel despotisrao, vacillando, eondeggiando sempse
tra la legge della piazza,e quella della sciabola. Sitentaeri- tenta tuttora,ma
le superbe moli edificatehanno
lasortediquella dellapianuradiSen- naar, efinisconosempre
collacontusionedel- lelingue; poichénon
si edifica solidamente sull’arena, ed è arenacheun
soffiosmuove, questaumana
volontàdove manchino
iso- lenni principii.Ed
ecco perchè inmezzo
alla nostrabrillante coltura, inmezzo
ai rapidi progressi delle arti utili alla vita, alle cre--
29-
sciutescienze,e a molte nobili eutiliistitu- zioni, qualinessunoèche
non
lodi,cisentia-mo
vacillaresottoipiediilterreno. Ella èuna
splendida costruttura la nostra, o Signori,
ma non
ha fondamento, eognuno
lo sente.Primi
ad
avvertirlofuronodinuovo
iPon-
tefici.
Con
maraviglioso coraggio il martire deH’ultiraosecoloPio VI,denunciavaalmon- do
lavicina tempesta,ementre
essaruggi- va presso il suo trono, osavacondannare
quella rivolta, riprovarequeifunesti principii che faveano generata,rigettarelafamosa co- stituzione civiledel clero, e in pieno conci- storo tesserel’elogio del gloriosoed infelice LuigiXVI. Sapea
la sorte che l’aspettava,ma
i Pontefici romani, oSignori,non
guar-dano
che il Cielo.Pio VII, che forse avea alquanto pie- gato altorrente delle idee primadi salireil
trono, salito chel’ebbe,
non
trova più che una sola risposta per«tutte le imperioseri- chieste del' despota,1’antica risposta di Pietro al Sinedrio.
E quando
cinque anni d’inedia edi perfidi consiglilo fecero vacil- lare un’ istante, subito lasua grandeanima
gli dettòla piùdifficile,
ma
insieme lapiù generosa parola peccavi^ e risorse più glo- rioso,lavando colle lagrime di tutta la vita la debolezza diuna
giornata.Quale
spet- tacolo, o Signori, questo povero esule
,
inerme, prigioniero,
abbandonato
da ogni u-DigitizedbyGoogle
—
:ìo-
malia speranza, che osasolo in
Europa
con- trastare alla volontà di chi la tenea tutta sotto lasua spada!E
vinse, o Signori,co-me
vinceràsempre
chi veramente, e forte-mente
inDiosiconfida.Tornatotrionfante aRoma
ripreseconmano non
affrantadall'età, c dalle patitesciagure,iltimonedellaChie- sa,ementre
gettavaun
velo sulle colpe,eac- coglievagenerosoisuoi propri!nemici,rinnovò intrepidamentelaguerra contro quelli della Religionee dell’ordinecivile.Condannò
l’em- pia società deiliberimuratori,che sovvertele prime basi d’ogni fedo religiosa,condannò
quelle che falsamentes’abbellano delnome
di bibliche,mentre
dellaBibbiastessafannostra- zio,e quelle altresegretecongreghe, che mi-navano
il suolo della nostrapenisola.E
per- chè a mali profondiedassidui occorreaforte, estabileriparo,richiamò anovella vita quella intrepidafalangedisoldati diGesù
Cristo, che dal suonome
s’appeljano, e che ilmondo
onora del suo odioincessante,non
sapendo qual caratteredi gloria con ciò stessoegli scriva sullaloro fronte.Leone
succeduto aPio,avea antichevirtù e antichi propositi,e sead
avverarligli fu brevela vita, pur noi futanto, chenon
la- sciassegranlume
disè.Ilgiubileoconvocato contro ilpareredeitimidi, eriuscito utilis- simo risvegliamentodipietàintuttaEuropa;le societàsegrete, le bibliche,ilmassonismo.
-
:n—
equellaltro turpe
sonno
dell’anima, che sichiama
indifl'erentismo,trovarono
nuove
con- danne,mentre una mano
caritatevole sten- deasi allanobilissima Inghilterra,ead alcune nazioni d’Oriente, perchè venissero a noi.Breve,
ma non
ingloriosoregnoebbel’ot- tavoPio. nelqualeglistessierrorielestesse malvagieassociazioni trovarono dinuovo un
santonemico,ma
i poverischiaviun
fervido amico,che rinnovandoinobilissimiesempiidi Paolo III,eUrbano Vili
,proclamò inique (piellecatene,assai prima cheigoverni pen- sasseroa spezzarle.Altre catene vide l’egre- gio Pontefice cadere a terra dalle
mani
della nobile e sventurataIrlanda,allaquale sefi-nalmente siè resatarda giustizialo dobbia-
mo
in gran parte ad esso, e aquesP
altro grande Pontefice,cheda
lui ereditòcolle virtù ilnome.
Ben
più lungo eduro Pontificatotoccò all’uomo chiamato dalSignoreagovernarela Chiesadopo
l’ottavo Pio.Qualeanimo
avesse lomostrano
le prime lineedella sua opera,« Iltrionfo dellaS. Sede,pubblicatanell’ul- tlmo
anno
del secolo scorso »: Desterhsor-« presa,»scriveva l’intrepidoCamaldolese
da
un’isola dellamia
Venezia,» desterh sorpresa« ch’ioparli, e scriva de’trionfi della 8.Se-
«de, orache, il
papa
ò prigioniero, dispersi« i principi dellaChiesa, sovvertitaogni cosa
« divina in ogni parte d’ Italia
, e in gran
DigitizedbyCoogle
—
:n-
« parted'Europa.
Pur
co.sì"sento,perchèciò« stessoprova quanto poco valganoglisfor-
• zi, anche estremi dei nemici di Dio, e
« quanto veresianoleparole delGrisostomo:
« esser piò facilespegnere il sole, che spe-
« gnerlaChiesa di Cristo ».
Tanta
fedemeritava quelsommo
luogo, ch’essa valse alprimo
Apostolo; perche se ogni virtòè neces.saria a chi siedein Vati- cano, nessuna lo è piùdi questa. Gregoriogovernò
saggiamente,efortemente,eaiprin- cipii sovvertitori giàgrandeggianti opposea-nimo
invitto.Fu
accusato di ostinazione; era rostinazione del pilota che perinfuriare dei ventinon abbandona
la .sua via.E
quali venti granDio!Da una
partelospirito rivoluzionario risalito sul trono di Francia nel luglio del 1830,e chesubito passò le Alpi. DaU’altroun
feroce eimplacabile despotismo cheop- primevalanostraChiesa in Russiae Polonia, e lavessava miseramente anche in Prussia.Quinci scrittori che
proclamavano
bastare la ragioneinognico.saanchedivina,quindialtri che allaragioiienegavano
affatto ognidirit- to, tutto aspettando da Dio.E
altri volea separare incautamentelaChiesa dallo Stato,
altrilavolevano suo mancipio. Gregorio ten- ne raurea via della sapiente moderazione, usando larghezzae carità sin
dove
poteasi,ma
trovando fermeparoleper condannare quegli ambiziosi trascorsi, eancor più quelle pesti.
—
3:i—
tulminate dai suoi predecessori,delle società secretoe bibliche, e delturpe indiffereutismo.
A
questeeravenutaad
aggiungerseneun’al- trameno
empia,ma
piùassai perniciosa, illiberalismo,ilqualecolsuo famoso
programma
dell’89,erarimastosino allora fuori dellaChie- sa,eun
abissodividevalodanoi.Quand’
ecco uomini insigni per ingegno,efacondiaaccin- gersi a gittareun
ponte su questo abisso,e aprirea quellemassime
leportedelSantua- rio.Gregoriocondannò
ricisamenteilreoten- tativo, nè lo smossela rivolta lamentevole d’alcunoillustrescrittoregiàbenemerito della Religione,dicui
ben
presto siconobbe
qual fosse l’animo;mentre
dall’altrocanto virilmen- tepugnava
pei sacri diritti della Chiesa e dell’umanità contro l’iniquo tiranneggiaredi Russia.Anzi
sea Gregorio nuH’altra pagina scrivesselastoria,chequella del l.)icembrel845, giàbasterebbe a rendere ilsuonome
illustre pertuttii tempi, poichéinquei giorniilpiù formidabilesovrano d’Europa,all’apogeo della sua potenza,udìdaun monaco
ottuagenario in Vaticano tali parole quali certonon
val- sero a cancellarglimai
più daH’animo i gior- nalieriomaggi
di cento cortigiani nelle do- ratesalediPietroburgo.— La
durapugna
fu combattuta conanimo
eroico,ma
lodirò con dolore,non
fu vinta, eGregorio
venne
chiamatoallapacede’giusti,lasciandolaChie- sa,e la societàin preda atremende
agita-DigitizedbyCoogle
-
34—
zioiii.
Senonchò Dio
sapevaqual’uomo dovea
suscitare, elo fece inmodo ammirando.
Non
aspettate,o Signori,che io oravi ragionipartitamente delnostrogloriosoPon-
tefice, edelle grandi opere sue a prò della Chiesa, dello Stato, della sua
Roma,
delle scienze, delle lettere,e delle artibelle, e di quanto potea tornare utile e buono.Me
lo impedisce il tempo,me
lovieta la suamo-
destia, e lo rende inutileatuttivoi la pie-
na
conoscenza dei fatti, che sotto i no- stri stessi occhi accaddero. Tutti sappia-mo come
le tempeste addensatesi sotto ilprecedente pontificato irrompessero violenti.
Quanto
la più generosa volontà potea con- cedere per iscongiurarle fuconcesso;quanto non
poteasivenne
fortementerifiutato.Quindi sacrilegii, esangue, e delitti, esventure; le quali,appena
ristettero,si posemano
a ri- parare,poco
aspettandodallariconoscenzadi molti,fidando nella fermaesapiente volontà dei buoni, e nell'ajuto di Dio. Il compitonon
eralieve; assiduemene
seguiano al di dentro, pochi e fallaci ajuti veniano dal di fuori.Molta
cupidigia, moltasuperbia, scarsoappoggio
dachipur doveva,edovrebbe scn-‘tire di cheveramente sitratti,furonole sirti dolose tra lequali convenianavigare.
Lo
si fece, o Signori,con fermezza, convigilepru- denza,e insieme conquella invincibilebontà, che valse al nerstro Pontefice talenon
piu—
35—
vista misurad'affetto in
Roma,
in Italia, in ogni più lontana nazione;onde
quel fatto singolare, delqualesiamotuttinoi testimoni!, diuomini edonne
d’ogni terra, eanched’ogni fede, cheappena
giuntiaRoma,
quasi altro fossea vedersi,una
solacosadomandano
e vogliono,edè vedereilPapa. Un’altrofatto, che nessuno avrebbe osato sperare inun tempo,
in cuil’wo ha
culto cosi fervido e universale, èquestogenerosotributochenon
ristà,e quell’altroancorapiùpreziosodi gio- vanid’ogni terradi
qua
edilàdell’Oceano, che ambiscono le insegne d’una
milizia, la qualesoleaguardarsi, sonoappena
trelustri, con sorriso d’indifi’erenza. Però tutte queste prove d’amore, cheRoma
ed ilmondo
tri- butano al Pontefice,non
glifecero veloalla mente,quando
si trattò di compiere i più duri,ma
insiemei più sacri doveri.Dinuo- vo l’iniquo serpeggiare delle setteebbe
da lui condanna;dinuovo andò
proscrittaquelladannosa
imposturadelle societù bibliche;ma
i precipuisforzi furonodiretticontroilfalso liberalismo politicoereligioso,alqualelepiù recenti rivolture aveanocresciuto forzaedo- minioCOSI da renderlo padrone d’Europa, e farlo penetrai’e bene addentro nello stesso recinto del santuario. Ciòlungi dallo sgo- mentare l’intrepidoPontefice, fermò nelsuo cuoreil consiglio;che pari allagravezzadel male dovesseessereilrimedio.
— Ondenel
DigitizedbyGoogle
—
36-
silenziodellameditazione edellapreghiera
ma-
turòquellasolenneproscrizione di tuttiglier- rorimoderni,che furonorEnciclicaeilSillabo.Vi
ricordaancora, oSignori, ilfremito disdegno
che gli accolse. Si gridò che ilPontefice volea ucciderelasocietà
moderna!
no,egli
non
voleva ucciderla,voleasanarla,e se profondo era ilmale ben
convenia che profondo scendesse anche ilferro salutarea curarlo. Fattasi la calma,si riesaminò il fa-moso
atto, e si trovò chele preteseenor-mezze non
eranoche antiche e sacre verità, lequali sead
alcunisuonavano
strane, ciònon
avvenivasenon
daU’cssersiessimedesimi
dallaretta viastranamente dilungati.E
tre annisolidopo
quel frastuonodelmondo
igno- rante,500
vescovi, voce di tutte le terre cristiane,proclamavanoinVaticano: «Pietro« haparlato perboccatua, o Pio,noi tutti
« facciamo nostre letue parole. »
E
così sarà anche oggi, o Signori.Si- mili aidiscepoli nella barchettadel lago,an- chenoi uomini di pocafede, trepidiamo.Ci impensierisce il vedere caduta dalCielo al-cuna
stella di prima grandezza, quasi che fosse stataverastella;, ci assorda il garrire dei giornali giudaiciemassoni, quasi chenon
si sapesseperchè, e per chi scrivano;cisgo-
menta
l’atteggiarside’governi e leloro mi- nacele, quasi che potessero ciòche vogliono, o diconodivolere.Onde non
infrequentique-—
37-
rele, e chi lamenta il principio, e chi
teme
la fìne.
Sarei disingenuo,o Signori,se
mi
van- tassi che ame
altresìnon
avessemai
tra- versato l’animo alcunlampo
di terrore.Ma
quando
ripenso alle tempeste cheaccom- pagnarono ognuno
dei 19 Conciliiecume-
nici,che precedettero il vaticano,
ben
ve-do come
stoltacosa era imaginare che ne andasseimmune
questo ch’è fra tuttiilmas-
simo, COSIpelnumero
dei Padri, che perla gravità deimali ai qualideve metter rime- dio,eper la fieraopposizioned’unastampa
sfrenataqual nessunaltro Concilioconobbe.Che
se poi,oSignori,fissiamolosguardonel voltosempre
sereno delnostroPadre
e Si- gnore,eripensiamoai24
annidelsuocombat-
tutoe gloriosoPontificato, all’energia incrol- labilede’suoiprìncipi!, allafede sovraggrande chel’anima, allapietà sua,allesuepreghiere, alla sua purissima vita, allora,allora, oSi- gnori, ognitimore sicalma,l’animo
sitran- quilla, e stringendocipiù vivamente a lui,
conlui esclamiamo:
Se
Dio
è con noi, chisaràcontro dinoi?DìgitizedbyGoogle
IMPRIMATUR
Fr.Rapii.Ardi.Salini 0. P. S. P. .Mufr.Sociu.s
IMPRIMATUR
Joseph AngoliniVicc.sg.
DIgitizedbyGoogle
I