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Fxo ix: NELLA STORIA ROMA DISCORSO MONS. FRANCESCO NARDI LETTO NELL ACCADEMIA PONTIFICIA TIBERINA DALLA TIPOGRAFIA SINIMDERGHI

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(1)

NELLA STORIA

DISCORSO

LETTONELL’ACCADEMIAPONTIFICIA TIBERINA Ildi

20

Oliifcno

m

rtSTEGfiUREL'ANMYERSARIO DELLA CORONAZIOU DTBOA BAKTTTartSOMMOPOMTVPICB

Fxo ix:

GLORIOSAMENTE REGNANTE

TA«

MONS. FRANCESCO NARDI

Prrliu I'AiIhtAi A.Rtli

ROMA

DALLA TIPOGRAFIA SINIMDERGHI

1870

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(2)
(3)

Il Pontificato romanonella Storia

»

ha una

legge,EminentissimiPrincipi,

Mon-

signori Illustrissimi e reverendissimi,Illustri Signori(1), stabilitadal Regolatore deirUni- verso, che

può

dirsi

comune

al

mondo

fi- sico, ed al morale. Questa legge

suprema

è l’ordine,senza il quale gli essericreati,anzi- ché darequella maravigliosa vista che nelle

due

lingue piò colte dell’antico

mondo

lorvalse perantonomasiail

nome

dibellezza,darebber quelladell’orribilecaos.Però questa legge uni- versale

non

operanellostesso

modo

nelle

due

diversenaturedi esseri.Nel

mondo

fisicoessa èforza irresistibile ,che legai corpi tra se,

(I)Vias9Ì!it«vanngliEmioRmiCardinaliRiario Sforza ArclTescorodi Napoli,Pace!Arciv.diPerugia,AntonucciAnir. d'Ancona, deBonnechose Arci», diRoano,Barili,«Moreno.8.A.Rnia Monsig.doTarnociyPrincipe Arcir.diSalisburgo,emoltissimialtriToscorieprelati.

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(4)

l

e gli at()»ui col corpo,oiulei giorni,i mesi, gli anni, i secolisncceJonsi senzache questa gran macchina, che nò l'occhio,nèilpensie- romisurano,patiscail più lieve cangiamento.

Nell'istante incuilanostraterra spinta dalla forza centrifugaprecipiterebbe nei

campi

ge- lati dello spazio,

una mano

invisibile lare- spinge verso il gran centro

onde

ha luce, calore evita.

— Non

cosinel

mondo

morale.

Signori,al qualeè dataladivinaprerogativa dellalibertà.In esso

non

leggicheincatenino,

non

forze che costringano,

ondo

possibile la indefinitaperfezione,

ma

possibilealtresì lade- viazione daU'ordine.Pertantola

suprema

legge del creato

dovea

essere anchequimantenuta, anzi (]ui innanzi tutto, poichéil

mondo

fisico senza il morale apparirebbe quasi

uno

stu- pendo,

ma

inutilissimo trastullo della divinità.

Senonchè

amantenere questa legge qui oc- correvaaltro

modo

che

non

fossela coazione;

occorreva che la

mente

infinita salissedirei quasi più alto, e imaginasse ordinamentipiù- sublimi,cheintera lasciandoairuoinolalibertà, loguidasserosul

cammino

tracciatogli,e svia- toadessoilriconducessero. Eccovi,o Signori la ragione suprema, perchè Iddio disposee mantiene questo

massimo

prodigio dellasua sapienza e bontà, che

chiamiamo

llivelazione eRedenzione; ecco perchè disposeemantiene questa Chiesadestinata aperpetuarloper tut- tel’età.

Non

volleIddio impedirenell’

uomo.

(5)

5

nella società

, nellastessa Chiesa lacolpa e l’errore,

ma

ordinò

un

ministero,ed

un ma-

gisteroperenne, e indefettibile,che li sanas- sero.

Non

volle impedire letempeste,

ma

le contennein certi limiti,eapprestòtalidifese che nessuna violenza potesse superare; ein

mezzo

a questo

mar

procelloso del

mondo

aperse

un

portosicuro,e accese

un

faroche vi guidasse, ed

una

fermarocciasucuiquel faro sorgesse, affinchè il navigante,che

ama

e vuole la salute,sapesse ove diriggere la prora.

Già voi,o Signori, presentiteache ac- cenni, e

come

questo porto sicuro

,questo faroinestinguibile, questa roccia incrollabile siano il pontificato

romano. Uno

sguardoal passato, o Signori,

un

solorapido sguardo

,

varrà a mostrarvi

come

essofosse,realmente pertutti i tempiil custodedell’ordine

mo-

rale nella Chiesa, e nella società. Siatemi benigni.

I primi nemici del Pontificato furono i

Cesari. Dall’

immane

figliodi Agrippinasino al perfidoLicinio,pochie incerti furonoi ri-

.posidella Chiesa, e presto seguiti da

nuove

esmisuratepersecuzioni.

Qual fuilcontegnodei Ponteficiromani inquesta battaglia di 3 secoli? Dal primo cheentrava umile pescatore Galileo,a

com-

batterel’onnipotente e universale idolatria.

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(6)

r>

sino al nobile* Melcliiaile, chel'esscrvir opfi- niKs,/ìlius christiiwae paclsj etpatercìiristia- naeplehh^

come

lochiaii\aS.Ajiostino(Hpi-

st.ol.162)

non

salvò datomicnti, epcrsecu-

/aoni, tutti i Pontefici dei tre primi secoli sonoscritti dalla Chiesa nella gloriosalista elei sue)i martiri.Forse

non

tuttiperirono per inanodelcarnefice;

ma non

eralaloro stessa vita

un

continuo, e assaiduromartirio?

Co-

stretti a celarsi nellecase di

Pudemte

, Cle- mente, Lucina, Marcello,Quirine),orifuggirsi negliijiogei dellevieAppia,Ostiense, Latina, o

Noincntana;

minacciati ogni dìeogni ora dasacerdoti,damagistrati,dascttarii,datra- elitori;tratti,

appena

scoperti,alanguire nelle orride carceri delfantica

Roma,

o nel fondo delleminiere,ocondannati abagnar deiloro sudorile seghedeimarmi, qlesorgenti

mura

delleterme,quali col poplite reciso, quali colle

membra

atfrantedaireculeo,ocarichedicatene, sinchélascure,oileonimettesscrfineal soffri- re,

non

era forse tuttoilloro pontificato

un

lun-

go

olocausto?Ebbene,o Signori, in questi tre secoli, sottouominiqualifuronoNerone,

Do-

miziano, Massimino, Decio, Gallo, Valeriano, Diocleziano, Massenzio, e in

mezzo

a

un

po- polo

degno

di tali padroni

, quale di questi uomini gloriosi fallial suoformidabile

com-

pito? Nessuno, o Signori, che favolosa ò la cadutadiMarcellino.'Futti

memori

deH’esem- pio dato dal Principe dei pastori,sofirirono

(7)

,

7

>

senzalagnarsi

,senzaturbarsi, senza

neppure

lasciarloscritto,

onde

selo

sappiamo

è piut- tosto da

monumenti,

da

memorie,

e indica- zioni di autori piùrecenti. Illoro

nome non

si legge su archi trionfali, o su medaglie gratulatorie,

ma

sottogliumili arcosolii delle

catacombe

, e ne’ sacri dittici delle antiche liturgie.

Però

iltempo, oSignori, checrollò gliarchi,corrose eseppellì lemedaglie

,ri-

spettò quegliumiliricordamenti,che valsero aigenerosi

fammirazione

di tuttiisecolicri- stiani.

E

giustamente, o Signori. Ilsoffrire, anzichétradire il dovere,ilsoffrire

quando

a

mutar

la

pena

in premio,

1’umiliazionein onori

, lo privazioni in lautezze basterebbe

una

parola

od un

atto

,è il più eloquente

ammaestramento

che darpossono coloro che presiedono nellaChiesa.

Onde

io

non

credo interrotto l’apostolato di

Clemente

dal suo esilio, nè quel di Marcellodallasua

condan-

na a pascere lefiere neH’aufìteatro,nèquel d’Alessandro dal lungocarcere soflferto, an- che semiiraltro avesser fatto chepatire in silenzio.

Senonchè ben

sapeauoancheinquella loro terribilevita trovar

modo

d’adempiere ogni dovere de’primi Pastori.

Clemente

so- pivala fervida lite di Corinto,

dove

alcuni laicisi ergevano a maestri delclero,e del vescovo con ardimento, che oggi ancora si rinnovella; Pio

combatteva

i Gnostici venuti a infestare la fedee morale cristiana nella

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(8)

-

8

stessa

Roma;

Eleuterio raccoglieva le

me-

morie dei martiri lionesi,

mandava

aevange- lizzare laBrettagna,

condannava

irigori fa- risaici deiMontanisti, e lesuperstizionigno- stiche;

Urbano

stabiliva la sacra legge,se-

condo

cui

dovranno perpetuamente

erogarsi

i beni ecclesiastici;Cornelio, eStefano deci-

devano

locontroversiedella Chiesa asiatica, e deUafricana;

Antere

ordinava i fasti de’

martiriromani; Lucio

temperava

versoica- duti il rigoredelle penitenze ecclesiastiche;

Aniceto,Telesforo, Igino,Alessandro,Sisto, regolavanolaliturgìa, ladisciplina,1’ordine de’ sacri giudizii, e ogni partedel ministero.

Così in

mezzo

alfinfierire dellepersecuzioni, in

mezzo

a quantola ferocia

pagana

seppe inv'entarcdipiù crudele,sorgevatacitoefer-

mo

questonobileedifiziocristiano, spregiato, c quasi

non

visto dalsuperbogentile,sinché a poco a pocoil

temuto

simulacro di

Giove

capitolino, cadde rovesciato dall’umile croce del Nazareno.

I sofisti,e Giulianotentarono indarno di ravvivare il gentilesimo;lamaligna pianta era

morta

per sempre.

Senonchè

altre uesorsero in sua vece nelsenostesso del Crfetiauesimo,perchè fosse pienala parola di Cristo, che nel mistico

campo

aveva voluta lazizzaniainterposta al

buon

granosino aldìdellamesse,epredetto clici nemicidell’

uomo

sarebberoidomestici suoi.

(9)

9

E

in vero

non

solo domestici

ma

fra-

telli, e

usando

la bella frase di S. Leone,

eoncorporati aCristo,ed a noi,erano quegli uomini ambiziosi chesorseroa tenereilluogo deipersecutori giudei, e pagani.

Non

sitrattavapiùdi

una

guerraester- na,

ma

di

un

dissidio famigliare, d’

una

di- scordia fra battezzati, anzi,ahi dolore1tra sacerdoti e vescovistessi, che dimentichidel

tremendo

officio, essi maestridi verità, essi

mente

e cuoredelpopolo, chiamatia rendere ragione

non

delle loro

anime

soltanto,

ma

anche delle altrui, s’eran fatti per orgoglio maestri d’errore, e ministri di perdizione.

Quali uomini queifanaticied impurignostici!

que’caparbiiDonatisti! quell’ipocritaPriscilia- no!e queirorribileprete Ario ch’ebbeilfunesto privilegio didareil suo

nome

ad

una

delle più lamentevoli scissure della Chiesa,

gua-

stando la fedecattolicadall’EufratealTago, daideserti della Libiaalle pianureSarmati

-

che!

Mai

sino a Luterofumanifestoquanto

un

solo

uomo

possa operare di

male

nel

mondo. Non

alcuna plebe,o magi.strato,

ma

lostesso secondo Cesare cristiano,ela

mag-

gior parte dei ree popoli germanici eslavi prestopadroni dell’occidente, anzi ahiterro- re! moltissimi vescovi, traiquali parecchidi gran

nome,

abbracciaronolarea dottrina,ne-

gando

il

primo

cardinedel cristianesimo, o aizzando parricidi leautorità civilicontro la

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(10)

10

-

Chiesa,

Ad

Ario successeroMacedonio,

Ne-

storio, Eutichc,Sergio, Pirro, egllmperatori iconoclasti; quindi a spezzare il santo anello che stringeva anoiquel prezioso oriente,ove

si

compirono

ifattidei

due

Testamenti, quel- Toriente

ove

nacque,visse,emorì l’Autoredi nostra salute, e iprimi gloriosi martiri, e incomparabili maestri della fedecristiana, a strapparciquesto caroOriente, al quale vol- geansi

ptegando

i fedeli,

venne

un’altro uo-

mo

fatale.Fatto vescovo controleleggi della Chiesa,adulatore deiPapi sinché sperò se- durli, poi loroaccanitonemico,idolatrato dai suoi bisahtinipuerilmentegelosidi

Roma,

ri- volsei doni d’un feliceingegno, e dell’aura popolareadividereanzichéadunire, a distrug- gere anziché a edificare.

O

Fozio! avesti l’ambita sede, avesti rapplauso di molti vescovi,dell’Imperatore, dei cortegiani, del popolo;scrìvesti ilMiriohi- blon,il Ìsomocanoìi^illessico,recasti all’odia- ta

Roma

tal ferita che dieci secoli

non

sa- narono,e di tutto questo chehai? Null’altro cheil severo giudizio della Storia, e quello

ben

più terribile di Dio. Chi ha

una

sola scintilla di fede tremi.

Ebbene, oSignori, in

mezzo

atutteque- steprocelle ariane,semiariane, nestoriane,

mo-

nofisite,monotelite, iconoclaste,e nella fiera elunga guerradiFozio,qualfuilcontegnodei Papi? Custodia inviolata della sacra dottrina,

(11)

-

11

mantenimento

(leU'unith,fermezzaincrollabile innanzi ai principi, ai popoli^eaivescoviri- belli.

Vi

furono spessoinquei sette secoli

Pon-

tefici perseguitati,carcerati, esiliati, percossi nelle stesse vie di

Roma

dagli sgherri bisan- tini;

ma un

Pontefice solo chefallissealsa- crodeposito

non

vi fu. Imperatori, vescovi e sinodi perseguitano Atanasio,e Giulio

Pa-

pa l’accoglie, lo difende, e lo sostiene.

Ne-

storio ha per sefautorità dellaseconda

Sede

cristiana, faula imperiale, gran

numero

di vescovi, e Celestino

papa

lo combatte,e lo vince. Eutiche colla sua finta santità avea già in Efeso ottenuto

un

doloroso trionfo,

ma

è vinto in Calcedonia

da

Leone.Giusti- niano

sommove

l’oriente,e la Chiesa tutta collalunga e dolorosa lite dei treCapitoli,

ma

Vigilio

papa

latronca.

E

Onoriodapri-

ma

forsetroppo temperato controilnascente monotelismo, lo

condannò

tosto che il rico- nobbe, elo

condannarono Agatone

e Gio- .

vanni II.

Ai

feroci iconoclasti l’Isauricoe il

Copronimo

opposerolalor parola, la lorli- bertà, lalor vita Gregorio IIeIII,suiquali segli esarchi di

Ravenna non

poterono

com-

piere le imperiali vendette, lo si deve alla fedeltà di cui i popoli d’Italia circondarono quella Sede,che per mille anni fu per essi la vera e la

massima

difesa dell'oppressione straniera.

Ai

subdoliartifiziidiFozio,incuis’era

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12

personificata la doppiezzae alterigia bisan- tina, resistettero valorosamente Nicolò I

,

Adriano

II, eTottimo Giovanni Vili, ben- chéda prima sorpresoun'istantedaquel versi- pelle. Quindi Martino II e

Adriano

IIIcon- fermaronoildoloroso,

ma

necessario anatema.

Ed

ecco,o Signori, un’altraaccusa con- troi papi.

Ah

se avesserooperato piòmitemente, gridano certi filantropi,quanti malisisareb- bero evitati? Se

Adriano

III avesse trattato Fozio con maggiori riguardi, se

Leone X

non

avessecosi fieramente scomunicato

Lu-

tero, e Paolo III Enrico d’Inghilterra

, e

S. Pio

V

Elisabetta

, esi fosse in genere adoperata

maggior

carità coi Greci, coiPro- testanti, coi settarii d’ogni colore,la Chiesa

non

lamenterebbe tanteperdite, e il gregge cristiano

non

sisarebbe diviso. Cosiquesti pietosi

; pietosi assai piò dell’Apostolo della carità, chescrisse

non

doversi a taliuomini

neppure

il saluto;pietosi assaipiò dell’incar- nata bontà divina, che disse di riguardarli

come

etnici,e pubblicani. Invero soi papi, anziché separare dalla Chiesaifalsatori della vera dottrina,vegliavessero mantenuti, sa- petevoiche sarebbe avvenuto?

Umanamente

parlando

non

visarebbe piòtraccia diChiesa cattolicanel

mondo.

E

questoanziformeràl’eternagloriadei romani Pontefici.

Al

pericolo di perdere il

(13)

-

la

trono, la libertà, la vita; al pericolo d’aver

nemico un

potente monarca;al pericolo an- cor più spaventoso di perdere un’ interana- zione,preferirono tranquillamenteed eroica-

mente

di salvarela Chiesa.

Senonchè male

10 dicevaal pericolo di perdere

una

nazio- ne!

No,

nessuna nazionesiperdettemaifuor- ché per sua propria colpa, o Signori, e .se

Bisanzio segui Fozio e Cerulario, epartedi Svizzera Zuinglio e Calvino, e partediGer-

mania

Lutero

, e Sveziail vile Petersen o' piuttosto il rapace Gustavo, e

Danimarca

il

perfidoCristierno

; se la stessa Inghilterra segui l’adultero e omicidaEnrico, el'ipocrita ecrudeleElisabetta,ahSignori!queste nazio- ni,o parte d’esse già più

non

ci appartene-

vano

'col cuore, ecadde soltantoquella lieve paretemenzognera, checelavaalnostro sguar-

do

il guastoantico eprofondo.

Ne

volete voi

una

prova?

La

feroce tirannia dei

Tudor

c diCromvellosulflrlanda, quella dei principotti germanicisui loro sudditisin

dove

arrivava

11lorbrevescettro,la

immane

oppressionedel Moscovita .sulla sventurata Polonia, valsero forseastrapparci queipopoli?

E Gesù

Cristo

non

è forse ancora lodato da veri credenti sullerivedelBosforo, nelle

montagne

del Li- bano,e nellebeate spiaggia dellaSiria, ben- chédascisecoli vidominilascimitarra

mus- sulmana? No,

Signori, cosi

una

nazione, coni e un’individuo,

non

si perdono che per propria

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(14)

f6

14

colpa,c

come

Dio

uou

piejjalasua legge por salvare chi

non

vuoleseguirla,cosiilsuoVi- cario, eh’è la sua voce sulla terra,

dovea

e deve

mantenere

altaefermala veritìiinfac- cia ai principi, ed aipopoli,

non guardando

cheil Cielo.

Guai

seanche questa voce si piegasse, o spegnesse!

Ed

è ciò chesi tenta,

ma

ò stoltochi lospera, e pusillanimechi loteme.

Altra lotta

tremenda

ebbeasostenereil

Pontificatonelfetà mezzana.

Le

iniquità del- rimpero

romano

aveano

colma

lamisuradel- la giustizia divina, e dagli estremi confini deirAsia mosser popoli ignotia rovesciarsi soprarEuropa.

Una

misteriosa forzaglispin-

geva

verso lioma.

A Poma,

a

Roma,

grida- vatutti idi il suo

demone ad

Alarico,

come

piùtardi e tuttora

ad un

altroAlarico sen- zail geniodel primo; e

ben

presto

Panno-

nia,Illirio,

Germania,

Gallia,

Spagna,

Italia furono inondate

da

genti diversedi lingua, sembianze, e costumi,

ma

unaniminell'ucci- dere,saccheggiare,ed ardere.

Non

siposso-

no

aprirlestorie di quei tempi senza fre- mere, oSignori, ei libri di S. Gregorio, di Paolo Diacono, ei poveri annali monastici di quelleetà, destano compassionee terrore.

Ebbene, o Signori,

mentre Germania,

Fran- cia, Spagna, Italia,

fumavano

d’incendii,ri-

suonavano

di lamenti, eran pienedi paure, di fughe, di morti, chi provvedeva alla mi-

(15)

15

-

sera umanitli? Chi raccoglieva le redini del governo cadentidalle

mani

dei presidi invi- litial prossimardel pericolo? ChiadAttila, a Odoacrc, aTotila, a quei terribili flagelli di

Dio

che furono Alarico e Genserico cal-

le ire

tremende

, risparmiando infinito pianto a sigran parted’ Italia, e

dando un

nobileesempio imitato daigenerosi vescovi e

monaci

d’Occidente? 1 Pontefici, o Si- gnori,i Pontefici romani.

Da

Innocenzo I a

Leone

il grande,

da

questo al grande

Gre-

gorio, ea S. Zaccaria, noi li troviamo

sem-

pre infaccia a questi feroci conquistatori, in- terposti traessi, edi popoli,a difendere, a salvare,a soccorrere,benchéaltro

mezzo non

avessero chela loro carità,e quella dei lor fedeli. '

I qualise ad essi confidavano anchele lorosorti civili, aveanopienamente il diritto di farlo, che

quando

il pilota

abbandona

o sgoverna lanave,i naviganti

ben

possonoe

devono

confidarlaa chisanno poterla con- durrea salute.

Ed

ecco qualisonoleveree piò anticheorigini di questa sovranitàcivile dellaChiesaromana, chesolo piò tardigl’im- peratori conlermarono, o piuttosto riconob- bero.

Ed

io

domando

qual altro principato possa mostrareorigini piò legittime?

Ora

ad esso si

muove

guerra;dachi,eperche

non

èchi noi veda. Si vorrebbe far rivocare ad

una

parte delpopolo italiano il suffragio di

««

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(16)

/fr

IG

-

dieci secoli

;

ma

il popolo italianonoi rivocò, nò il rivocherh.

Questo

votoviveperennenel suo cuore per

prorompere

dinuovo,

quando

passata l’ora della divina giustizia suonerà quelladella divina misericordia.

Però

non

bastava trattenere i barbari,

od

anche frenarne le ire

; conveniva far di più, convenia

mutarne

lementi e i cuori.

Conveniva da una

feroce tribù Sicambrafar uscirela illustre evalorosanazionefrancese;

dai rozzi Boi,Alemanni,Svevi,Turingi,

Wen-

di. Sassoni e Frisoni,ledotteefortinazioni tedesca,belga eolandese; dalle invasioni

Van-

. dale.Visigote,

Mussulmanne,

lagenerosa,cat- tolieaSpagna;dallebarbare ordeErnie,Ostro- gote, e

Longobarde

questa Italia dei seco-

li

XIII

e

XIV,

e que.sta

Roma

cristiana, perché fossero maestre

ad Europa come

nel- la fedeCOSI in ogni arte,in ogni lettera,in ogniscienza.

E

invero diqua,

da Roma

par- tivanoPatrizio, Agostino, Bonifacio,

Colom-

ba,

Columbano,

Gallo,Ansgario,Cirillo,

Me-

todioper convertire gl’Iberni

,

gli Angli, i

Frisii,i Sassoni, gliAlemanni,gliElvezii,gli Scandinavi,gli Slavi.

portavano secosol- tantoil

Vangelo, ma

ogni principio delvi- vercivile, edificandocollestesse

mani tem-

piia Cristo, e ferme città, e

mutando

se-

condo

l’anticaprofezia,laasteinzappe, e in vomeri le spade(Mieli./F,5.).,

onde

l’antico guerriero,

nomade,

e rapacesi faceaperessi pacifico agricoltore, e industre cittadino.

(17)

Che

cosa, che cosa sarebbe avvenuto (leU’umanità, oSignori, in

mezzo

a quel fe- roce rimescolarsi dellepassioni delfctii

mez-

zana,se iPontefici collasanta lorvoce

non

ne avessero domati gl’impeti, e se

non

im- pedite,

almeno

interrotte le gifbrre coi loro legati,e colletreguee paci di Dio; se

non

a- vessero sospeselevendette,emitigatalabar- barie delle leggicoi loroasili; atterritiquei feudatarii ladronicoi temuti anatemi

; posto migliorordine ne’ giudici!col processo cano- nico,sostituendoalleinsensateordalielepro- ve, e il giuramento, ealle barbariche leggi

degne

d’ordeselvaggio,laragionescrittatra- mandataci dai

Romani, ed emendata

anche essa dall’equitàevangelica!

E

qualaltrapo- tenza, oSignori, proteggeva in queiterribili secoli le ragioni dei popoli in faccia ai so- vrani, e quelle deisovrani in faccia ai po- poli ?

Qual

altro argine s’oppose al torrente

mussulmano,

pcrchòdi occidente

non

faces- se quel deserto cheavea fatto di oriente?

E

chi in quella dura età apriva agl’ infelici innumerevolisoccorsi?chifondavaospitali,or- fanotrofi!escuolepresso ognichiostro, e pres- so ogni chiesa?Chitrascrissee salvòlereliquie dell’antico sapere e degli antichilinguaggi

,

impedendo

cheil

mondo non

cadesseinquel- l’ultima barbarie, dalla qualeforse

non

sareb- berisortomaipiò?Ipapi,oSignori; essi furo- no che con lenta e infaticabileoperosità pre-

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(18)

2^0

-

18

pararono nel senostesso delletenebreigior- ni miglioridei secoli XI, XII, XIII e

XIV.

Salgasipurealleoriginid’ogni coltura, esive-

dranno

convergere versol’Italia,everso

Ro- ma

,

dove

r anticasapienza

mandò

Vultimo lume, e la ntfova il

primo

bagliore.

La

prodigiosa ingratitudine della nostra età,ela sua leggerezza ancorpiò prodigiosa, queste cose

non

ricorda,

non

riguarda,

non

istima. Leggicchiando scritturelle d’altra lin- gua, e d’altra fede, e quelle peggioriche le ripetono anchetranoi

,

gode

invece andare

noverando

gli errori, ei falli di alcunpapa, emagnificarli.

Con

diletto ricordalepietre

,

ei bronzi tratti dalColosseo, e dalPanteon, dimenticando chenessun’altra cittò della terra conservòcosìinteriisuoi

monumenti

diventi secoli

;

gode

parlare del famoso processodi Galileo, dimenticando chesottoiPapideise- coli

XV

e

XVI Roma

era ilprimoasilodelle lettere, escienze in

Europa

; che Copernico quipubblicavaededicavaaiPapiquell’opera,

che

mutava

ilsistema del

mondo;

cheGalileo stessoavea trovatoquilapiò calda accoglien- za,eche le patite molestie (nongiàlafavo- losatortura) devea sèpiò chea noi

,poi-

chési

può

avereragionenelfondo,e gravissi-

mo

torto neimodi.Criticanoilnostrogovernoil

piòmite d’Europa,eormai quasiilsolocristia- no.

Trovano

angustee irregolarilenostrevie, tetre le nostre case, e celebrano i bianchi

(19)

lU

splendori,eleprosaiche eleganze d’altreteire dimenticando che qui

non

si dh

un

passo senza incontrarsi intal

monumento,

che an- chesolosarebbel'orgoglio d’altre città,eche 80,000 viaggiatori traipiùcolti della terra,

non

sisazianod’ammirare ogni

anno

ì tesori adunatinelsoloVaticano, e nellenostresette gallerieraccolte anch’ esse in gran parte

da

Pontefici e Cardinali.

Oh almeno

fossero stra- nieri

ed

eterodossi costoro, che

godono

cosi

miseramente

garrire!

Non hanno

abbastanza invidiosinemicil’Italianostra, elanostra fede perché noi italianie cattolici

dobbiamo

ag- giungersi a loro?

E non vedono

stolti, che

si ridedi essi altresì, esiconchinde che nul-

la,nulla, di

buono

è

non

solo in

Roma, ma

al di

qua

delleAlpi,

onde

la salute dover venireanoi daldifuori, esiparla,esistam- pasenz’

ambagi

di torcipersinoquesto

som- mo

privilegio che a

Roma

eaItaliaconces- se Iddio,di torciquello, che con frase de-

gna

di loro

chiamano

il

monopolio

del go- verno della Chiesa, per aggiustarcene

uno

che

da

loro impari il

da

farsi?

Ma

ciò

non

avverrà, o Signori.

Dio

veglia visibilmente sul Vaticano,e vive ancora tra noi lastir- pe e lafede latina,e cattolica.

Se

vorranno trovare tranoi deglispogliati, degli esuli,e

dove

occorra dei martiri,li troveranno, se vorramio deitraditori no,

non

litroveranno.

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(20)

L'I-

20

Senonchò, oSignori,

non

furonosoltanto lescienze,lelettere, le artiprostrate nel

me-

dioevo

, chei papi rilevarono, anzi

non

fu questo che

un

beneficioinsignesi,

ma

secon- dario.

Assai piùgrave

danno

da ripararsiera

il decadimento delladisciplina e del

costume

nelpopolo cristiano,anzi nello stesso clero, il sai della terra.Terribiligiorniaveaveduto laChiesa di Cristo,

ma giammai

piùterribili di quelliin cui gl’imperatoridiFranconia,e

i redi Francia, e d’Inghilterra s’eran fatti padroni delledignitù

,ed offici!ecclesiastici

,

vendendo

le abbazieci vescovatiad uomini chepoi rivendeaiio i benefizi! inferiori. Qual maravigliase la vitae il

costume

di questi mercenari! rispondeano all’infame contratto!

Invero grida di santaindignazione, e fortis- simi esempi!,

non mancarono

mai,anche nei tempi più rei

;

ma

parole ed esempi! poco giovano se

non vengano

dall’alto,c dall’alto

non

tardarono a venire.

Sco.sso

appena

il duro giogo deifeuda- tari!ladroni,che infestavano la stessa

Roma

nel

X

secolo, i papisulla finediesso,poser

mano

fortcìnente al santo lavoro,che conti- nuato per cinque .secoli fu compitoaTrento e riceverà,spero, l’ultimacorona alVaticano.

Quale.spettacoloper

sempre memorando non

diedero i papi Clregorio

V,

Silvestro II, Benedetto Vili

,

Clemente

II,

Leone IX

,

(21)

-

21

Vittore II, Stefano

IX,

Nicolò II,e Ales- sandro II,sottoiqualigiàvivevaed operava quel fortissimo Ildebrando, che dovea riem- piere del suo

nome

tuttii secoli seguenti!

Non

iconfini

d una

breveorazione,

ma

ampii volumi

non

bastano adir

degnamente

diloro.

La

potenza delPontificato, piangoneldirlo, giacea invilitae quasi assopita.Universaleera

il sovvertimento

delfumane

, edivine cose

,

che lo sfasciarsi dell’

Impero

Carolingio avea portato inFrancia, e

Germania,

e

maggior- mente

in Italia,

dove

le tradizioni gloriose di

Roma,

ancora superstiti, in lotta colleistitu- zioni baibariclie,e col feudalismo,faceano dcH’infelice penisola, e di

Roma

stessa,orrido strazio,lasciando

ampio

dominio aipartiti.

Ciò solo

può

spiegare i dolorosi pontificati de’ quattro Giovanni dal

XII

al

XV

, e dei

due

Benedetti

Vie

VII.

Fu

allora, che

il clero di

Roma

ispiratodaDio,consacrò in S. Pietro il giovane

monaco

Gregorio

V.

Gregoriodi soli

24

anni,trova

un mondo

desolato daguerre, contaminato davizii,

un

clero,ahispavento! anch’essoinpartevizioso;

ma non

dispera.

Sa

che cosa possachicon- fidafortemente in Dio, e s’accinge all’opera.

In Francia

comanda

siano rimessi nelleloro sedi i vescovi legittimi,c vietaa

Re Roberto

le nozze incestuose con Berta,

scomunicando

i vescovi che le aveano consentile. In

Ger- mania

proibisce aivescovi dipassarearbitra-

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(22)

22

-

riamente

da una

sede all’altra,e se ne vo- gliono ritenerepiù d’una, leperdano tutte.

In Italiascomunica l’invasore della

Sede

di Napoli; vuol salvaalla Chiesa edai poveri laeredità dei preti e deivescovi, e punisce di

anatema

chiosassedar giuramento, o pro-

messa

alleautoritàcivili per il papato.

Con-

voca Sinodi tre voltea

Koma, una

a Pavia,

una

aPeggio,

una

a Spoleto;sostiene e di- fende i chiostri, soli asili inquell’età mise- randa, e stabilisce leggisapientini

due

cleri.

E

tutto questo,o Signori intre solianni di governo,interrotti dallarivoltadiCrescenzio, e

da un

esilio di 17mesi! Sulle stesse

orme cammina

ildotto, e forteSilvestroII, l’apo- stolodegli Ungheri,e l’iniziatoredelle Cro- ciate.

Poi,o Signori,la

somma Sede

si vela

nuovamente

di luttosotto i deboli

Giovan-

ni

XIX

e Benedetto IX,

ma

il luttosican- gia presto, e per

sempre

intrionfo per Cle-

mente

II. Dieci solidi

dopo

lasua consacra- zione, egli convoca

un

granSinodo aS.Pie- tro, dichiarando in esso guerra implacabile alla turpe simonia,

scomunicando

i colpevoli e assoggettandoli aperiitenzalungaegrave, se pentiti.

La

rea pianta fu colpita alla ra- dice.

Mandò

ancora alcunrimessiticcio, poiché gli abusi

hanno sempre

caldic tenaci fautori,

ma

languì, isterilì, c presto morì.

Clemente non

pontificò che

un

solo

anno

;però

come

(23)

-

23

-

tutti i grandi uomini sopravvissea sè

mede-

simo,poiché il santo

monaco Brunone

dive- nuto

Leone

IX, continuò l’opera sua.

Leone comanda

subitoaivescoviitaliani di unirsia lui pertoglierel’indegno traffico dellecose divine, ricordando loro

come

essi piòvicini allaSanta

Sede

sianolegati a lei

da

maggiori doveri.Indi percorrelaFrancia, ea

Rheims

lo stesso

anno

ordinaaivescovi e al cleroche vivano piòfedeliallalorosanta chiamata; cessino

da

simonie, cupidigie e

malcostume

;

1’abito,e il trattoconformino alla loro dignità,nè s’immischinoincure se- colari. Alle parole succedono i fatti,e i piò rei dei vescovifrancesisonoprivati diquella sede,cheteneano a

danno

dellaChiesa; quelli di Brettagna chealdelitto

aggiungevano

l’i-

nobbedienza,sono scomunicati. Di Francia

Leone

passa inGermania, e colà altres'irac- coglie a

Magonza 40

vescovi a combattere quella,checon voce apparentementeeccessiva,

ma

nelsuo fondo vera diceasihaeresissimo- niacay ei

40

vescoviconsentono e

promet-

tono al

papa

obbedienza.

Tutto questo, o Signori, operossi

da Leone IX

nel

primo

anno, anzi nei primi 7 mesi delsuo Pontificato;

onde ben

potete argomentareciò eh’eifacesseneicinque anni che seguirono.

Due

Sinodi a

Roma

,

due

a Vercelli,

due

a

Magonza;

viaggi incessanti, lettere assidue, preghiere ferventi, santitàdi

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(24)

-2lA

-

24

costume

tale da meritarsi subito

dopo

la mortel’ouor deglialtari, ecco il suopontifi- cato,

Le due

durissime prove che

Dio

gliri- serbò

, quella di Berengario in occidente,e quella di Michele Cerulario in Oriente tol- lerò con grande

animo

, vincendo la pri-

ma, non

lasciandosi vincere dalla seconda.

Berengario francese si converti

, Cerulario greco restò ribelle.

Anch’

esso

come

il suo prototipoFozio,profondeasi

da

primainpro- testediriverenza e concordia.

Leone

rispon- deaaccettarle inveroquelle proteste ed es- sergli gradite,

ma

piùcredereai fatti,e sa- pere com’esso segretamente operasse il con- trario, di*ciò cheavea sullelabbra, csulla penna. Invero lamaschera anche allora

non

tardòa cadere, eilfalsoamicosipalesòfiero

nemico

, il quale se

non

ci rapi tutt’ afl'atto l’orientelo

dobbiamo

a Leone.

Vittore II, Stefano IX, NicolòII, Ales- sandro II, sono aneli’ essi

una

continuazione di

Leone

IX. TrascoiTcreItalia,Francia,Ger-

mania

, convocar sinodi, visitare Chiese,e chiostri,restituireladisciplina,

muovere

guerra a quelle due terribili pesti simonia,e con- cubinato,soffriredai principiognioffesasenza provocarli,

ma

senzamaitemerli,eccola vita di questi uomini che prepararono lavia al- rimmortale Gregorio VII, il qualevinse af- fatto la lunga battaglia,erestituì allaChiesa di Cristo r antica puritù,

1’antico fervore

,

(25)

25

-

l’antica indipendenza,eh’òilsuoprimo ono- re, ela sua

massima

necessità.

A

questo gran

nome

di Gregorio

VII

s’insulta oggi, o Signori.

Uomini

chediconsi cattolicie italiani

godono

offenderetal

uomo

di cui la Chiesae l’Italia

non

ebbero certa-

mente

il

maggiore

intuttal’età mezzana;tal

uomo

chesolo,ed inerme, colla sola potenza dellasua parola seppe

comandare

all’occidente COSIche ire erano

men

forti di lui, eipo- polipiù lontani a lui obbedivano più che a coloroche cingono laspada.

Una

sualettera mettea finead

una

guerra, un’altra faceache

ilpopolo a Coloniaea Milano strappasse da- gli altariipreti concubinarii, un’altratoglieva l’infameuso difarsuelespogliedei naufra- ghi, e

un

suoSinodo fiaccaval’indomita al- terigia delpiù possentesovrano d’

Europa

,

che umileglisi prostrava aipiedi.

Noi

catto- lici

sappiamo come

Gregorio operasse questo, e

come

il potesse;

ma

anchecoloro chehan- no soltanto

una

scintilla d’

amore

all’

umana

dignitàe grandezza dovrebbero,

mi sembra,

sentirsi vibrar qualche cosanel cuore,alpen- siero di questa potenza morale, quale

non ebbe

altro esempionella storia.

Senonchè

iom’accorgo aver postoilpiede su d’una via infinita. Gregorio VII, e isuoi prossimi antecessori e successori

non

furono che il principiod’una

nuova

età, edio

vedo

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(26)

-

2()

ancora dinanzi a

me

le gloriose crociate,che salvarono l'Europadallabarbaria

mussulmana, promosse

dai Pontefici dei secoli

XI

e XII;

lariforma del dirittoprivato civile, e penale, e la creazione deldiritto delle genti operata da quelli delsecolo XIII;lariformadella di- sciplinaproseguitaneigrandiConciliidel

XV

e

XVI;

lalottafortee gloriosacontrolarivolta luterana ecalvinista, equellacontroilperfi- diare gallicano,giansenista,febbroniano, giu- seppino, che ancora

non

possiamo dire finita.

A

quei pretie vescovi, che strettiin turpe alleanza

con

ree ministri cupidi e ambiziosi, s’adopravano a sminuire isacri dirittidella Chiesa, di quella Chiesa per laquale avreb- bero dovuto darela vita,

opponevano

glia- nimifortissimiInnocenzoIII,GregorioIX,

Eu-

genio IV, Paolo III, Pio

IV

eV, Sisto

V, Urbano

Vili,

Clemente

IX, Innocenzo

XI,

Benedetto

XIII

e

XIV,

ePio VI, insegnan-

do

,

ammonendo

,scongiurando,e all’ultima estremitàusandoquellapotenza che

Dio

pose nelle lormani,

non

per uccidere

ma

per sa- nare,o

almeno

porre

un

confineaiguasti dei-

fumana

superbia ne’campi dellaChiesa, ein quelli della società civile.

Tutte queste lotte,o Signori,ne prepa- ravano

una

suprema, loro funesto- corollario.

I principi,ei loro vilio improvvidi assenta- toli, avevano

mossa

guerraalla Chiesa cat- tolica, suscitando contro essa forgoglio na-

(27)

-

27

zionalc,ipregludizii,lacupidigia, egiovandosi delle armi della

menzogna

e della violenza.

Stolti!

non

s’accorseroche queste armi erano a doppio taglio, e che

non

si

calmano

a ta- lentolepassioni dei popoli

una

volta

commosse come non

.s’infrenaa talentoun’incendio

una

volta suscitato.

Venne tempo

in cuilestes.se parole ed opere usate dai principi contro i

papi, si usarono daipopoli contro i principi,

ma

con

ben maggiore

e pih terribileeffetto, chè altra èlatutela chevegliaa favoredella Chiesa, altra quellaconcessa ai troni.

E

inu- tile,o Signori, ch’io quidispieghi dinanzi a voi le sanguinose e lotolente pagine che chiusero gliannali dell’ultimosecolo,e apri- rono quelli delnostro; solodirò chepiòche lescurialzateincentocittàdellanobile Francia, eil

mezzo

millionedicittadini chiusi nelle sue carceri; piò che i

due

millioni sgozzati in quella

tremenda ecatombe

dell’

Impero

fran- cesesui

campi

di tutta

Europa

dall’

uomo

terribile suscitato

da Dio

a punire popoli e re, sinchéfossepunito essostesso, assaipiò

mi

spaventano queiprincipii, velenose radici,

onde

tutta questaserie di delitti esciagure germinarono, edi

nuovo

assiduamenteriger- minano.

Voi

sapete ache accenni, o Signori.

Non

io negherò che quel grande Artefice, che sa cavare il ben dal male,

non

traesse nobili egiuste cose, e altre malvagie

non

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(28)

:>v

'28

-

ne

distruggesse per quel

tremendo

rivolgi- mento.

Che

nessunoloderà Tantico arbitrio de' governi, la

mancata

sicurezzadei cittadi- ni,r inegualità loro dinanziallalegge,ilpre- valereinsolente dei feudatarii, l’eccessivo e quasi assoluto pregio della nobiltà,elapoca, o nessuna cura delleplebi.

Ma,

o Signori,a togliere i mali voglionsi giusti rimedii, e la violenza, larivolta,il disprezzodeH’autorità, e

massime

di quella prima based^ogni ordi- nesocialecheè laReligione, renderà

sem-

preillusorio, ed assurdo ognirimedio,

ed

ag- graverà invecequeglistessidisordini,ed abusi che voleanoabolirsi. Cosiavvenne, oSignori.

Scosso il mite giogo degli antichire, sicad- denell’anarchia religiosaepolitica, che

menò

ad una

spaventosatirannide, quale1

moder-

ni annali

non

ricordano;poi rovesciata que- sta,si caddedi

nuovo

nella licenza, e dalla licenza di

nuovo

nel despotisrao, vacillando, e

ondeggiando sempse

tra la legge della piazza,e quella della sciabola. Sitentaeri- tenta tuttora,

ma

le superbe moli edificate

hanno

lasortediquella dellapianuradiSen- naar, efiniscono

sempre

collacontusionedel- lelingue; poiché

non

si edifica solidamente sull’arena, ed è arenache

un

soffiosmuove, questa

umana

volontà

dove manchino

iso- lenni principii.

Ed

ecco perchè in

mezzo

alla nostrabrillante coltura, in

mezzo

ai rapidi progressi delle arti utili alla vita, alle cre-

(29)

-

29

-

sciutescienze,e a molte nobili eutiliistitu- zioni, qualinessunoèche

non

lodi,cisentia-

mo

vacillaresottoipiediilterreno. Ella è

una

splendida costruttura la nostra, o Signori

,

ma non

ha fondamento, e

ognuno

lo sente.

Primi

ad

avvertirlofuronodi

nuovo

i

Pon-

tefici.

Con

maraviglioso coraggio il martire deH’ultiraosecoloPio VI,denunciavaal

mon- do

lavicina tempesta,e

mentre

essaruggi- va presso il suo trono, osava

condannare

quella rivolta, riprovarequeifunesti principii che faveano generata,rigettarelafamosa co- stituzione civiledel clero, e in pieno conci- storo tesserel’elogio del gloriosoed infelice Luigi

XVI. Sapea

la sorte che l’aspettava,

ma

i Pontefici romani, oSignori,

non

guar-

dano

che il Cielo.

Pio VII, che forse avea alquanto pie- gato altorrente delle idee primadi salireil

trono, salito chel’ebbe,

non

trova più che una sola risposta per«tutte le imperioseri- chieste del' despota,

1’antica risposta di Pietro al Sinedrio.

E quando

cinque anni d’inedia edi perfidi consiglilo fecero vacil- lare un’ istante, subito lasua grande

anima

gli dettòla piùdifficile,

ma

insieme lapiù generosa parola peccavi^ e risorse più glo- rioso,lavando colle lagrime di tutta la vita la debolezza di

una

giornata.

Quale

spet- tacolo

, o Signori, questo povero esule

,

inerme, prigioniero,

abbandonato

da ogni u-

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(30)

:ìo

-

malia speranza, che osasolo in

Europa

con- trastare alla volontà di chi la tenea tutta sotto lasua spada!

E

vinse, o Signori,co-

me

vincerà

sempre

chi veramente, e forte-

mente

inDiosiconfida.Tornatotrionfante a

Roma

ripresecon

mano non

affrantadall'età, c dalle patitesciagure,iltimonedellaChie- sa,e

mentre

gettava

un

velo sulle colpe,eac- coglievagenerosoisuoi propri!nemici,rinnovò intrepidamentelaguerra contro quelli della Religionee dell’ordinecivile.

Condannò

l’em- pia società deiliberimuratori,che sovvertele prime basi d’ogni fedo religiosa,

condannò

quelle che falsamentes’abbellano del

nome

di bibliche,

mentre

dellaBibbiastessafannostra- zio,e quelle altresegretecongreghe, che mi-

navano

il suolo della nostrapenisola.

E

per- chè a mali profondiedassidui occorreaforte, estabileriparo,richiamò anovella vita quella intrepidafalangedisoldati di

Gesù

Cristo, che dal suo

nome

s’appeljano, e che il

mondo

onora del suo odioincessante,

non

sapendo qual caratteredi gloria con ciò stessoegli scriva sullaloro fronte.

Leone

succeduto aPio,avea antichevirtù e antichi propositi,e se

ad

avverarligli fu brevela vita, pur noi futanto, che

non

la- sciassegran

lume

disè.Ilgiubileoconvocato contro ilpareredeitimidi, eriuscito utilis- simo risvegliamentodipietàintuttaEuropa;

le societàsegrete, le bibliche,ilmassonismo.

(31)

-

:n

equellaltro turpe

sonno

dell’anima, che si

chiama

indifl'erentismo

,trovarono

nuove

con- danne,

mentre una mano

caritatevole sten- deasi allanobilissima Inghilterra,ead alcune nazioni d’Oriente, perchè venissero a noi.

Breve,

ma non

ingloriosoregnoebbel’ot- tavoPio. nelqualeglistessierrorielestesse malvagieassociazioni trovarono di

nuovo un

santonemico,

ma

i poverischiavi

un

fervido amico,che rinnovandoinobilissimiesempiidi Paolo III,e

Urbano Vili

,proclamò inique (piellecatene,assai prima cheigoverni pen- sasseroa spezzarle.Altre catene vide l’egre- gio Pontefice cadere a terra dalle

mani

della nobile e sventurataIrlanda,allaquale sefi-

nalmente siè resatarda giustizialo dobbia-

mo

in gran parte ad esso, e a

quesP

altro grande Pontefice,che

da

lui ereditòcolle virtù il

nome.

Ben

più lungo eduro Pontificatotoccò all’uomo chiamato dalSignoreagovernarela Chiesa

dopo

l’ottavo Pio.Quale

animo

avesse lo

mostrano

le prime lineedella sua opera,

« Iltrionfo dellaS. Sede,pubblicatanell’ul- tlmo

anno

del secolo scorso »: Desterhsor-

« presa,»scriveva l’intrepidoCamaldolese

da

un’isola della

mia

Venezia,» desterh sorpresa

« ch’ioparli, e scriva de’trionfi della 8.Se-

«de, orache, il

papa

ò prigioniero, dispersi

« i principi dellaChiesa, sovvertitaogni cosa

« divina in ogni parte d’ Italia

, e in gran

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(32)

:n

-

« parted'Europa.

Pur

co.sì"sento,perchèciò

« stessoprova quanto poco valganoglisfor-

zi, anche estremi dei nemici di Dio, e

« quanto veresianoleparole delGrisostomo:

« esser piò facilespegnere il sole, che spe-

« gnerlaChiesa di Cristo ».

Tanta

fedemeritava quel

sommo

luogo, ch’essa valse al

primo

Apostolo; perche se ogni virtòè neces.saria a chi siedein Vati- cano, nessuna lo è piùdi questa. Gregorio

governò

saggiamente,efortemente,eaiprin- cipii sovvertitori giàgrandeggianti opposea-

nimo

invitto.

Fu

accusato di ostinazione; era rostinazione del pilota che perinfuriare dei venti

non abbandona

la .sua via.

E

quali venti granDio!

Da una

partelospirito rivoluzionario risalito sul trono di Francia nel luglio del 1830,e chesubito passò le Alpi. DaU’altro

un

feroce eimplacabile despotismo cheop- primevalanostraChiesa in Russiae Polonia, e lavessava miseramente anche in Prussia.

Quinci scrittori che

proclamavano

bastare la ragioneinognico.saanchedivina,quindialtri che allaragioiie

negavano

affatto ognidirit- to, tutto aspettando da Dio.

E

altri volea separare incautamentelaChiesa dallo Stato

,

altrilavolevano suo mancipio. Gregorio ten- ne raurea via della sapiente moderazione, usando larghezzae carità sin

dove

poteasi,

ma

trovando fermeparoleper condannare quegli ambiziosi trascorsi, eancor più quelle pesti.

(33)

3:i

tulminate dai suoi predecessori,delle società secretoe bibliche, e delturpe indiffereutismo.

A

questeeravenuta

ad

aggiungerseneun’al- tra

meno

empia,

ma

piùassai perniciosa, il

liberalismo,ilqualecolsuo famoso

programma

dell’89,erarimastosino allora fuori dellaChie- sa,e

un

abissodividevalodanoi.

Quand’

ecco uomini insigni per ingegno,efacondiaaccin- gersi a gittare

un

ponte su questo abisso,e aprirea quelle

massime

leportedelSantua- rio.Gregorio

condannò

ricisamenteilreoten- tativo

, nè lo smossela rivolta lamentevole d’alcunoillustrescrittoregiàbenemerito della Religione,dicui

ben

presto si

conobbe

qual fosse l’animo;

mentre

dall’altrocanto virilmen- te

pugnava

pei sacri diritti della Chiesa e dell’umanità contro l’iniquo tiranneggiaredi Russia.

Anzi

sea Gregorio nuH’altra pagina scrivesselastoria,chequella del l.)icembrel845, giàbasterebbe a rendere ilsuo

nome

illustre pertuttii tempi, poichéinquei giorniilpiù formidabilesovrano d’Europa,all’apogeo della sua potenza,udìda

un monaco

ottuagenario in Vaticano tali parole quali certo

non

val- sero a cancellargli

mai

più daH’animo i gior- nalieri

omaggi

di cento cortigiani nelle do- ratesalediPietroburgo.

— La

dura

pugna

fu combattuta con

animo

eroico,

ma

lodirò con dolore,

non

fu vinta

, eGregorio

venne

chiamatoallapacede’giusti,lasciandolaChie- sa,e la societàin preda a

tremende

agita-

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(34)

-

34

zioiii.

Senonchò Dio

sapevaqual’

uomo dovea

suscitare, elo fece in

modo ammirando.

Non

aspettate,o Signori,che io oravi ragionipartitamente delnostroglorioso

Pon-

tefice, edelle grandi opere sue a prò della Chiesa, dello Stato, della sua

Roma,

delle scienze, delle lettere,e delle artibelle, e di quanto potea tornare utile e buono.

Me

lo impedisce il tempo,

me

lovieta la sua

mo-

destia, e lo rende inutileatuttivoi la pie-

na

conoscenza dei fatti, che sotto i no- stri stessi occhi accaddero. Tutti sappia-

mo come

le tempeste addensatesi sotto il

precedente pontificato irrompessero violenti.

Quanto

la più generosa volontà potea con- cedere per iscongiurarle fuconcesso;

quanto non

poteasi

venne

fortementerifiutato.Quindi sacrilegii, esangue, e delitti, esventure; le quali,

appena

ristettero,si pose

mano

a ri- parare,

poco

aspettandodallariconoscenzadi molti,fidando nella fermaesapiente volontà dei buoni, e nell'ajuto di Dio. Il compito

non

eralieve; assidue

mene

seguiano al di dentro, pochi e fallaci ajuti veniano dal di fuori.

Molta

cupidigia, moltasuperbia, scarso

appoggio

dachipur doveva,edovrebbe scn-

‘tire di cheveramente sitratti,furonole sirti dolose tra lequali convenianavigare.

Lo

si fece, o Signori,con fermezza, convigilepru- denza,e insieme conquella invincibilebontà, che valse al nerstro Pontefice tale

non

piu

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35

vista misurad'affetto in

Roma,

in Italia, in ogni più lontana nazione;

onde

quel fatto singolare, delqualesiamotuttinoi testimoni!, diuomini e

donne

d’ogni terra, eanched’ogni fede, che

appena

giuntia

Roma,

quasi altro fossea vedersi,

una

solacosa

domandano

e vogliono,edè vedereilPapa. Un’altrofatto, che nessuno avrebbe osato sperare in

un tempo,

in cui

l’wo ha

culto cosi fervido e universale, èquestogenerosotributoche

non

ristà,e quell’altroancorapiùpreziosodi gio- vanid’ogni terradi

qua

edilàdell’Oceano, che ambiscono le insegne d’

una

milizia, la qualesoleaguardarsi, sono

appena

trelustri, con sorriso d’indifi’erenza. Però tutte queste prove d’amore, che

Roma

ed il

mondo

tri- butano al Pontefice,

non

glifecero veloalla mente,

quando

si trattò di compiere i più duri,

ma

insiemei più sacri doveri.Dinuo- vo l’iniquo serpeggiare delle sette

ebbe

da lui condanna;di

nuovo andò

proscrittaquella

dannosa

imposturadelle societù bibliche;

ma

i precipuisforzi furonodiretticontroilfalso liberalismo politicoereligioso,alqualelepiù recenti rivolture aveanocresciuto forzaedo- minioCOSI da renderlo padrone d’Europa, e farlo penetrai’e bene addentro nello stesso recinto del santuario. Ciòlungi dallo sgo- mentare l’intrepidoPontefice, fermò nelsuo cuoreil consiglio;che pari allagravezzadel male dovesseessereilrimedio.

— Onde

nel

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36

-

silenziodellameditazione edellapreghiera

ma-

turòquellasolenneproscrizione di tuttiglier- rorimoderni,che furonorEnciclicaeilSillabo.

Vi

ricordaancora, oSignori, ilfremito di

sdegno

che gli accolse. Si gridò che il

Pontefice volea ucciderelasocietà

moderna!

no,egli

non

voleva ucciderla,voleasanarla,e se profondo era il

male ben

convenia che profondo scendesse anche ilferro salutarea curarlo. Fattasi la calma,si riesaminò il fa-

moso

atto, e si trovò chele preteseenor-

mezze non

eranoche antiche e sacre verità, lequali se

ad

alcuni

suonavano

strane, ciò

non

avvenivase

non

daU’cssersiessi

medesimi

dallaretta viastranamente dilungati.

E

tre annisoli

dopo

quel frastuonodel

mondo

igno- rante,

500

vescovi, voce di tutte le terre cristiane,proclamavanoinVaticano: «Pietro

« haparlato perboccatua, o Pio,noi tutti

« facciamo nostre letue parole. »

E

così sarà anche oggi, o Signori.Si- mili aidiscepoli nella barchettadel lago,an- chenoi uomini di pocafede, trepidiamo.Ci impensierisce il vedere caduta dalCielo al-

cuna

stella di prima grandezza, quasi che fosse stataverastella;, ci assorda il garrire dei giornali giudaiciemassoni, quasi che

non

si sapesseperchè, e per chi scrivano;cisgo-

menta

l’atteggiarside’governi e leloro mi- nacele, quasi che potessero ciòche vogliono, o diconodivolere.

Onde non

infrequentique-

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37

-

rele, e chi lamenta il principio, e chi

teme

la fìne.

Sarei disingenuo,o Signori,se

mi

van- tassi che a

me

altresì

non

avesse

mai

tra- versato l’animo alcun

lampo

di terrore.

Ma

quando

ripenso alle tempeste che

accom- pagnarono ognuno

dei 19 Concilii

ecume-

nici,che precedettero il vaticano,

ben

ve-

do come

stoltacosa era imaginare che ne andasse

immune

questo ch’è fra tuttiil

mas-

simo, COSIpel

numero

dei Padri, che perla gravità deimali ai qualideve metter rime- dio,eper la fieraopposizioned’una

stampa

sfrenataqual nessunaltro Concilioconobbe.

Che

se poi,oSignori,fissiamolosguardonel volto

sempre

sereno delnostro

Padre

e Si- gnore,eripensiamoai

24

annidelsuo

combat-

tutoe gloriosoPontificato, all’energia incrol- labilede’suoiprìncipi!, allafede sovraggrande chel’anima, allapietà sua,allesuepreghiere, alla sua purissima vita, allora,allora, oSi- gnori, ognitimore sicalma,l’

animo

sitran- quilla, e stringendocipiù vivamente a lui

,

conlui esclamiamo:

Se

Dio

è con noi, chisaràcontro dinoi?

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Fr.Rapii.Ardi.Salini 0. P. S. P. .Mufr.Sociu.s

IMPRIMATUR

Joseph AngoliniVicc.sg.

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I

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